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martedì 5 settembre 2017

Questa casa

Questa casa

Stiamo per salutare questa casa e, pur essendo felice del cambiamento, in questo ultimi giorni mi ha preso un po’ di nostalgia.




Perché questa casa,
quando ancora era solo un letto, un tavolo ed una libreria,
ci ha visti diventare “noi”.

In questa casa,
mentre eravamo ancora in due,
ho preparato la mia tesi,
e l’esame di stato.

In questa casa,
quando ancora era “un’open space”,
abbiamo accolto parenti e amici,
letto, brindato, riso, giocato e pianificato,
semplici gite e viaggi a lungo desiderati,

In questa casa,
che abbiamo liberato,
pulito, pavimentato e tinteggiato con le nostre mani,
abbiamo sognato 
il nostro futuro.

Questa casa,
dalla posizione infelice
ma dalla vista splendida,
ha assistito al mio diventare mamma,
allargandosi e mutando per accogliere un bambino.

In questa casa,
ho portato la mia gatta,
salvandola,
e l’ho vista diventare mamma.

Ero in questa casa,
quando ho temuto,
per due terribili,
infinite ore di incertezza,
per mio marito
e qui l’ho vegliato
in una notte d’ansia,
ringraziando che la montagna non se lo fosse portato via.

Questa casa 
che è stato il teatro di feste,
anniversari, amore,
amicizie,
ma anche di litigi,
telefonate attese e mai giunte,
delusioni e rabbia,
è stata il mio rifugio,
in tempi di malattie, lutti e notizie di separazioni,
e l’eco della mia gioia,
ad annunci di nuove vite e nuove coppie.

In questa casa,
ho curato, cantato, ninnato, ballato e giocato
con e senza mio figlio,
ma anche fotografato,
dipinto, cucinato, praticato yoga,
ricamato, dormito, vegliato, montato mobili e spento candeline.

Questa casa,
mi ha visto provare il mio abito di nozze,
preparare e disfare valigie,
uscire in due e tornare in tre,
uscire in tre e tornare in cinque,
piangere, di gioia e di dolore,
sorridere e gioire.

Questa casa, 
dove ho trascorso parte della mia vita adulta,
in fondo,
so già che un po' mi mancherà.

Perché questa casa,
come tutte le case vissute,
è più di quattro mura e un tetto,
più di un semplice contenitore di oggetti,

è un contenitore di umanità.

giovedì 18 maggio 2017

Piccole grandi gioie

Piccole, grandi gioie della vita. 
Rigorosamente NON in ordine di importanza:

1) il messaggio via web di un'amica ormai expat da anni, incinta come me ma di una settimana in meno, che chiede come va e ti aggiorna e si aggiorna sulle reciproce ecografie del terzo trimestre;

2) la telefonata di una cugina che abita dall'altra parte del Nord Italia, ma è come se fosse qui, che arriva puntuale per sapere come è andata la suddetta eco; e poi io richiamo per sapere come è andata la prima comunione della sua bimba;

3) le e-mail di altre due amiche, che si informano su come sto e sull'andamento della gravidanza. Ed è subito scambio di foto e chiacchere virtuali;

4) un pacco che giunge a sopresa, con una lettera di accompagnamento che mi commuove e tanti pensierini fatti con il cuore (e le mani), da un'amica "virtuale". E mi scopro a pensare che sono questi gesti spontanei e generosi a rendere una persona speciale ed a illuminare la tua vita;

5) vestitini e body che tornano a riempiere la cassettiera, culle che oltrepassano di nuovo la porta di casa, offerte di prestiti di ovetto, abbigliamento ecc. che piovano da ogni dove, generosamente;

6) una udienza che mi aveva tolto il sonno che va bene;

7) un pranzo fuori con un'amica d'infanzia, a metà settimana. Un'ora e trenta che vola chiaccherando e che, dopo, mi fa sorridere e canticchiare per tutto il pomeriggio;

8) una merenda in tardo pomeriggio con gelato in giardino, al sole, con il ricciolino che gioca con amichetto e sorella e noi mamme che parliamo e ci rilassiamo. E l'ora di cena arriva in un lampo;

9) i sandali di nuovo ai piedi. E non importa se questi ultimi non sono perfetti e non ho messo lo smalto. Basta poterli portare;

10) i movimenti dei miei due fagiolini, frequenti e forti, che mi ricordano che loro ci sono. E mi rassicurano (e va bene così, anche se spesso mi svegliano);

11) il ricciolino biondo, con la sua divisa, quella della squadra di bici. Felice.



lunedì 8 maggio 2017

Il flusso dei ricordi



Domenica.
Colazione insieme, poi doccia e crema, mentre Lui corre ad aiutare una cugina con lavori edili.
Perché Lui ha quella  la generosità d'animo che fa anteporre ai propri bisogno, alle proprie urgenze, le richieste altrui. Anche se questo vuol dire ritardare i lavori della nostra, di casa, quando di tempo già non ce n'è. Lui è una di quelle persone che credono che prima o poi tutto il bene che fai torni indietro, dagli stessi o da altri, non importa. E anche se qualche volta sbuffo e protesto per il tempo e le attenzioni sottratte a noi, alla sua famiglia, e perché vedo il suo grado di stanchezza, la verità è  che amo questo aspetto di Lui.

 Io, leggings neri, calze bianche e la stessa camicia ampia a scacchi di lana di quando avevo 13 anni ed andavano di moda, 
Io, seduta su uno scalino, affronto scatoloni.

Taglio, apro. E tornano i ricordi.
Le prime settimane durissime, di straniamento, sonno, incredulità, paura. La fatica di adattarsi ai ritmo, il peso della responsabilità, quel sentirsi prigionieri dei bisogni di una creatura tanto piccola quanto tirannica nelle sue necessità. 
La casa invasa da parenti e amici, il sollievo di parlare con adulti e contemporaneamente la stanchezza di non poterli mettere alla porta per dormire almeno un po'. 
Il silenzio dei giorni di inverno sola, tra pioggia, freddo, cielo plumbeo, un paese che ancora non avevo mai vissuto veramente e mi appariva estraneo, il pensiero del lavoro accantonato, l'attesa della sera e del suo rientro.

E poi le tutine profumate di bucato, stese in fila ad asciugare come soldatini di pace, i colori pastello, le creme morbide e profumate, l'odore della sua pelle, l'emozione del primo bagnetto, i pugnetti chiusi e il facciano rilassato immerso nel sonno. 
Il sospiro soddisfatto dopo la poppata, i sorrisi, le faccette buffe ed i gorgheggi, la lallazione e i primi tentativi di di mettersi a carponi, la testolina ciondolante, gli occhioni aperti sul mondo, la manina dalle unghie sempre lunghe che stringe forte la mia, così ruvida e sgraziata al confronto.
L'amore, che ti assale come un'onda e ti fa quasi piangere di commozione, al solo guardarlo.

Mentre cerco e recupero biberon, ciucci, bodies primi mesi, riduttori e fasciatoio,
mentre il ricciolino di là dorme ancora, con gli stessi pugnetti chiusi e lo stesso faccino sognante, solo con una cascata di riccioli biondi sul cuscino in più,
mentre fuori piove, ancora, in questa primavera che somiglia all'autunno,
io mi immergo nei ricordi e mi domando come sarà, se sarò in grado, se ce la faremo.

Perché loro, Lei e Lui, saranno un Lei e Lui diversi, persone differenti dal fratello, da conoscere, amare e crescere. 
Perché Lui e Lei saranno Lui e Lei, due, in contemporanea. 
Perché ci sarà il ricciolino, ancora così piccolo ma nello stesso tempo già così grande.
Perché non ci sarà Lui grande da aspettare tutte le sere, in soccorso tutte le notti. 
In compenso, ci sarà un trasloco, un paese nuovo, un altro ciclo scolastico da iniziare, il lavoro da sperare e ritmi da riscrivere.

E io sono qui, che apro e chiudo scatole, con indosso gli stessi vestiti della tredicenne che ero ma con capelli bianchi che fanno capolino e nuove rughe sulla pelle e nella testa.
Ho paura, eppure non vedo l'ora.



martedì 2 maggio 2017

Yoga e meditazione in gravidanza: la mia esperienza !

In passato ho già avuto modo di parlare sul blog di libri dedicati allo yoga e del mio innamoramento per questa disciplina (non saprei come definirla, visto che non si tratta di uno sport), iniziato alle elementari e intensificatosi lo scorso anno, grazie ad un corso dal vivo e insegnanti virtuali speciali.

Lo yoga mi ha aiutato a trovare un po' di serenità nell'attesa di una seconda gravidanza che si ostinava a non arrivare ed ora, posso ben affermare che sia la mia salvezza.

Infatti la pancia cresce a ritmo sostenuto e io ho molti piu' disturbi che quando aspettavo il ricciolino, un po' perchè ho cinque anni in piu', sicuramente perchè questa volta porto in grembo due vite anzichè una, non da ultimo per la presenza del ricciolino stesso, che richiede attenzioni, nonchè per il maggiore stress economico, lavorativo e familiare.

Il tempo e le occasioni per passeggiate e nuoto sono ridottissimi e richiedono una certa dose di organizzazione e preparazione, invece la pratica dello yoga è sempre a mia disposizione ed è rapidamente diventato una compagna quotidiana di vita.
Basta un po' di spazio, un tappetino e...relativa tranquillità (a volte ho il ricciolino che mi gira in tondo giocando, a volte i cartoni di sottofondo, pero' riesco comunque ad estraniarmi).

Vi dedico da pochi minuti (ripetendo diverse volte una versione del Saluto al Sole specifica per la gravidanza) a mezz'ora, di solito al mattino (diciamo una media di 15 minuti), spesso mezz'ora in pausa pranzo, a volte dai 15 minuti all'ora anche la sera.

Ci sono giorni in cui pratico per tre volte al giorno, altri in cui riesco solo pochi minuti al mattino o alla sera, sempre almeno uno a settimana in cui non riesco a praticare per nulla, in media pero' riesco a dedicare allo yoga sui trenta minuti al giorno, a volte aggiungendovi dieci minuti di meditazione guidata.
Non sono rari i casi in cui ho approfittato dell'insonnia, per fare yoga!

Non tantissimo a livello di quantità, mi rendo conto, ma la costanza sta dando i suoi risultati: per il momento sto mantenendo un minimo di flessibilità e contrastando mal di schiena e gambe gonfie.

Soprattutto, pero', il tempo dedicato allo yoga è tempo per me e i miei fagiolini.
Mi concentro sul mio corpo, sul respiro e sulla vita che cresce dentro di me, libero la mente e reagisco meglio allo stress.

Non che non urli o sbotti piu' o riesca a farmi scivolare addosso probemi e preoccupazioni senza sforzo (MAGARI!!!!) ma... sono certa che senza starei molto peggio, me ne accorgo quando proprio non riesco a mettermi sul tappetino!

In tutto questo, al momento ho due alleati principali: Laura, con le sue lezioni sul sito Yoga N'Ride, e un libro di yoga per la gravidanza, acquistato dopo averlo preso in prestito per provare dalla biblioteca, di cui vi parlero' nel prossimo post.



Di Yoga N'Ride ho già parlato, la differenza ora è che è da qualche mese che ho sottoscritto l'abbonamento mensile (14,99 Euro al mese, 1 Euro il primo mese di prova, con carta prepagata, nel mio caso) e dunque ho accesso libero, a qualunque ora del giorno e con qualunque dispositivo, a tantissime lezioni e "mini corsi", tra cui uno specifico per la gravidanza.


In realtà, quest'ultimo pur non dispiacendomi, inizio ad apprezzarlo davvero solo ora, poichè lo stile dell'insegnante (che non è Laura, in questo caso, anche se il corso è nel suo "pacchetto"), era un po' troppo tranquillo e ripetivo per il mio modo di essere.
Immancabile, almeno una volta la settimana, è invece una sessione di pratica dedicata al pavimento pelvico (seguendo il link vedrete la mia preferita)...sperando che mi aiuti al momento del parto !

Mi piace moltissimo la possibilità che mi da il sito di cambiare sempre lezioni, ripetendo quelle che preferisco e scegliendo in base alle esigenze del momento ed al tempo a mia disposizione, che siano 15 minuti o un'ora.
Io infatti, pur non annoiandomi mai quando si tratta di vasche in piscina o di correre, ho bisogno di cambiare spesso se si tratta di esercizi o asana, altrimenti mi passa la voglia.
E poi Laura risponde puntualmente ai miei commenti ed alle mie richieste specifiche (inviate via mail), suggerendomi le varianti o lezioni piu' appropriate al mio stato.

Non mi sento sola, insomma!
Poi c'è il blog in cui, in modo approfondito ma chiaro, Laura spiega tutti i segreti e gli aspetti dello yoga come in parte, seppur con stile diverso, Claudia Porta (qui, peraltro, trovate anche una sequenza specifica e gratuita di quest'ultima per la gravidanza)

In questo modo, mi sono avvicinata alla meditazione guidata, seppur per ora per 10/15 minuti, ed allo yoga nidra, provando tra l'altro non solo i video di Laura ma anche quelli di Claudia Porta su quest'ultimo ed il rilassamento guidato.
Purtroppo, pero', mi addormento nove volte su dieci quando tento di praticare yoga nidra (se non sapete cos'è, trovate qui e qui una spiegazione esauriente e la possibilità di provare gratuitamente, rispettivamente conla guida di Laura o Claudia) e senza arrivare neppure a metà della sessione guidata!!!
Il che è un vantaggio se decido di dedicarmi allo yoga nidra di notte, dopo essermi svegliata in preda alle ansie.
Con la meditazione e le visualizzazioni me la cavo meglio, nonostante all'inizio fossei decisamente scettica.
Mi sento ancora un po' ridicola, invece, quando affianco alla pratica i mudra, specifici gesti delle mani con varie funzioni, della cui utilità ancora dubito (sono come San Tommaso, io).
Adoro provare le diverse tecniche di respirazione, o pranayama, quando la rinite allergica ed il raffreddore me lo consentono, che trovo immediatamente rasserenanti o energizzanti, a seconda del tipo.
Inoltre, dopo le prime volte, in cui faticavo fisicamente a tirare fuori la voce per l'imbarazzo e lo scetticismo, sto prendendo gusto persino ad usare i suoni, come l'OM, poichè ho imparato a sentire le vibrazioni che risvegliano dentro di me e, soprattutto, la loro efficacia sulla mente.

P.s. Questo post non è sponsorizzato (ma se Laura volesse farmi uno sconto o aggiungere alla sua offerta sul sito una lezione breve per contrastare raffreddore o rinite allergica, di certo non mi offenderei, ;-).

Semplicemente tengo molto a condividere la mia esperienza, nella speranza che possa essere d'aiuto e di esempio ad altre donne in gravidanza in cerca di uno sfogo sano e salutare, nonchè dare merito, nel mio piccolo spazio, a chi mi sta aiutando ed accompagnando in gravidanza con il suo lavoro, cartaceo o on line, fatto bene e con passione!

lunedì 10 aprile 2017

Sport in gravidanza, secondo me

Avvertenza: questo post non è un elenco di consigli o precetti su se e quali sport praticare in gravidanza.

Il web è pieno di articoli e post di quel tipo e, avendone cercati e letti un buon numero, posso affermare che sono sostanzialmente tutti uguali e ugualmente, per me, lo dico senza giri di parole, di scarsa utilità.



In genere, infatti, le donne in gravidanza vengono invitate a praticare sport regolarmente ma: senza sudare ovvero non accrescere esageratamente la temperatura corporea, senza faticare troppo per non far accellerare i battiti, senza prendere traumi o cadere.
In pratica, viene consigliato sempre e solo di praticare nuoto, meglio se in corsi per gestanti, acquagym per gestanti e camminare. Con tranquillità, però. Tutto qui. Ah no, anche lo yoga è consigliato (come se ne esistesse un solo tipo, come se fosse uno "sport"). Stop.

Io vi dirò invece quella che è la mia opinione e la mia personale esperienza, da persona che è pur sempre solo alla sua seconda gravidanza e non ha alcuna preparazione medica, lo preciso. Sappiatelo. Non sto istigando nè invitando nessuno a fare come me.

Temo che ci sia un eccesso di prudenza ed allarmismo sullo sport in gravidanza. Ovviamente ci sono casi e casi e donne e donne.
Se non hai mai praticato alcuno sport regolarmente, è quanto meno azzardato provare a fare qualcosa di più che acquagym o lunghe passeggiate proprio in gravidanza.
Idem se si hanno problemi medici particolari o se le indicazioni (motivate) dei ginecologi sono nel senso di evitare sforzi ecc.
In quel caso, mi pare normale adeguarsi, ricordando che, per quanto lunghi e sofferti, saranno comunque soltanto nove mesi in una vita.

Ciò detto, io sono rimasta perplessa quando, alla prima visita della mia prima gravidanza, il ginecologo mi ha consigliato di smettere non solo di arrampicare e sciare ma anche di andare in bicicletta e a camminare in montagna. All'epoca non correvo ancora, se no mi avrebbe consigliato di lasciar pedere anche quello.
Con molta onestà intellettuale, alle mie richieste di spiegazioni, mi ha detto che tali sport andavano evitati non perchè di per sè pericolosi per i movimenti richiesti ma: 1) per evitare che, in caso di aborto o minaccia di aborto, anche non causato da cadute ecc., io potessi passare la vita a colpevolizzarmi per aver praticato sport (come mi ha riferito essere successo a sue pazienti), incapace di accettare che purtroppo a volte è solo la natura che fa il suo corso;  2) per cercare di eliminare alcuni dei fattori di rischio cadute e traumi di cui è piena la vita, tenendo conto che non è pensabile smettere di muoversi in auto o in treno, non uscire di casa per non inciampare nel marciapiede ecc. 

Perchè la verità secondo me è che il rischio di un incedente in auto, di una caduta per le scale o di portare troppi pesi o fare sforzi eccessivi tra spesa, altri figli o lavori di casa è decisamente superiore al rischio di farsi male praticando in modo consapevole sport a cui si è già abituati da tempo.
Come se su un'aereo presurizzato non si fosse come ad oltre 3000 mt di quota.
Solo che se non ci sono necessità mediche evidenti, nessuno consiglia alle donne di non svolgere lavori domestici, di non prendere i figli in braccio, di non guidare o di non andare in aereo...piuttosto di stare a casa da lavoro, quello sì. Chissà perchè, eh?

Io all'epoca arrampicavo, sciavo (discesa) e nuotavo. Mi è venuto naturale smettere con i primi due sport, dopo un solo tentativo, perchè ero io stessa a non sentirmi a mio agio e questo rovinava il gesto ed il divertimento. Per fortuna, poi, avevo il nuoto e ho continuato.
Sudando e faticando, pur cercando di non spingermi al massimo come prima e ascoltando di più i segnali del mio corpo.
Tre volte a settimana, in pausa pranzo, come prima, due se gli impegni di lavoro impedivano di fare di più, 40 vasche da 50 mt all'inizio, 35 da metà gravidanza, 30/35 alla fine, perchè il tempo da dedicare allo sport era sempre quello ma io ero più lenta.
Alla fine, ho nuotato anche tutti i giorni, nella speranza di smuovere il ricciolino a nascere (ci sono riuscita a 41+5).

Non era per non ingrassare, come pensava qualcuno (i miei chili li ho presi e mangiavo ai quattro palmenti), ma perchè ne sentivo la necessità, fisica e psicologica.

Sono stata benissimo e non ho preso nessuna delle paventate "terribili e ricorrenti infenzioni" che i più mi avevano prospettato.
Forse è stata fortuna, forse no, non lo so.

So solo che conosco altre donne che hanno fatto lo stesso, altre che, facendo le maestre di sci per vivere, hanno continuato anche in gravidanza, altre che hanno fatto gite di sci alpinismo e persino arrampicato, in palestra e fuori, fino a che la pancia non è diventata troppo ingombrante per l'imbrago.
Donne che hanno fatto ciò che sentivano che il loro corpo era pronto a fare, ciò che le faceva stare bene. E sono state bene.

Eppure hanno ricevuto sguardi di disapprovazione, critiche aperte e spesso feroci, battute del tipo "se poi perdi il bambino, sarà solo colpa tua", roba da non dire neppure alla tua peggior nemica, visto che non mi risulta alcuna correlazione diretta tra sport e aborto.
Critiche anche dal mondo dello sport che, soprattutto per alcune discipline, è ancora molto maschile.
Solo che il loro modo di fare andava contro la "mistica della maternità" prevalente e dunque non piaceva.
Solo che smentiva l'assunto gravidanza = malattia, dunque "sto a casa e mi faccio coccolare" che alcune donne usano come scusa (e che non giova affatto a quelle per cui, purtroppo, è davvero così o agli ultimi mesi, quando per tutte noi ogni incombenza si fa oggettivamente più pesante e avremmo bisogno di maggior comprensione), dunque non piaceva.

Se siete curiosi, questo post su climbing, gravidanza e critiche gratuite è bellissimo. Leggetelo.

E poi io ho camminato, anche in montagna. A sei mesi finiti di gravidanza, siamo andati al Rifugio Benevolo, mt. 2285, poi al Rifugio Gabiet (mt. 2375) e in molti altri luoghi. Io stavo bene, avevo fiato, anche se procedevo più lentamente in salita e più cautamente in discesa, e non ho mai avuto problemi. Quando sono iniziati mal di schiena o di gambe o il fiatone, sono passata a rimanere in piano, senza tanti patemi.
Eppure ricorderò sempre gli sguardi degli altri escursionisti, alcuni increduli, altri critici, solo qualcuno bonario e affettuoso. Manco stessi andando sulla cima del Monte Bianco con i ramponi ai piedi!

Questo per dire che, forse, in questo come in altri campi, si critica e consiglia senza conoscere davvero. E lo fanno anche coloro che in teoria dovrebbero essere esperti.
E no, non è cosa di poco conto perchè se sei davvero abituata ad essere una persona attiva e sportiva, fermarsi è davvero difficile, per il fisico e soprattutto per l'umore.
Già la gravidanza è un periodo di grandi cambiamenti e sconvolgimenti, anche se fortemente cerata e voluta, se poi ci si mette l'abbandono di tutte le (buone) abitudini, senza un reale motivo medico che lo giustifichi, è facile patire.

Come sta andando in questa seconda gravidanza, per me?

E' certamente più dura. Il peso accumulato sino ad ora non è tanto (secondo le tabelle ed i medici): 6 kg in quasi 6 mesi), però io ho più dolori di schiena e gambe che con il ricciolino. 
E poi c'è lui, la casa in un altro posto ed il lavoro più impegnativo, oltre che l'Alpmarito lontano.
In più, continuo ad avere tanto sonno e soffrire di insonnia.
Dunque no, non è la stessa cosa della prima gravidanza e questo influisce, come è normale che sia.

Ora in piscina riesco ad andare solo una volta a settimana e neppure tutte le settimane (però quasi, dai). Quando ci sono, però, sono sempre io e se non sono 40 a 35 vasche da 50 in un'ora arrivo comunque. E mi sento bene, più leggera, più viva.

Ho praticato sci di fondo una volta a settimana, anzichè discesa (ma anche per seguire il ricciolino nella sua attività), fino a febbraio, quando ho iniziato a lamentare dolori alle anche ed a non divertirmi più perchè andavo troppo piano. Così ho smesso senza troppi rimpianti. Ci sarà tempo per ricominciare.

Ho smesso subito di correre ed arrampicare, perchè non mi sentivo affatto tranquilla e mi mancano da matti, però so che ho fatto, per me, la scelta giusta.
Conosco, però, donne che hanno continuato con i loro ritmi e secondo il parere dei loro medici, senza alcun problema particolare.
Camminare cammino poco, perchè prima era buio ed inverno e per mancanza di tempo e voglia, chè a girare come un criceto sulla ruota nei dintorni non avevo proprio voglia. 
Adesso, con il bel tempo ed il tepore, molto di più.
 In compenso ho accompagnato il ricciolino in brevi giri in bici sino ad un mese fa senza problemi.

Cerco di compensare il mio invariato bisogno di movimento con la pratica dello yoga, che mi sta aiutando tanto e, pur non essendo come una bella corsetta o una bella uscita in bici (che mi mancano, soprattutto in questa stagione, quanto mi mancano!), mi regala altri benefici, impagabili.

Questo discorso, però, merita un post a parte.

E voi? Come avete vissuto o non vissuto lo sport in gravidanza? Cosa ne pensate?

p.s. Se vi consigliano di nuotare solo o prevalentemente a rana, anzichè a stile libero, diffidate: lo dice qualcuno che non ha mai nuotiato sul serio!




mercoledì 29 marzo 2017

Moffoline per bambini ai ferri!

Qualche settimana fa (vabbè, siamo sinceri, ormai mesi fa), trovando un gomitolo di lana verde tutto solo soletto nel cesto del cucito, ho pensato di cimentarmi nella realizzazione di un paio di guanti per il ricciolino biondo.

Non ho seguito nessuno schema o istruzione, sono andata a fantasia, anche perché non trovavo nulla che mi soddisfacesse (spesso le spiegazioni fornite dalle riviste di maglia per bambini sono errate o incomprensibili ai principianti come me).
L'esperimento non è riuscito del tutto, però da esso ho imparato molto e so che la prossima volta sarà più facile.
E per questo che vorrei condividere con voi la mia creazione!


I guanti sono venuti un pò troppo lunghi e larghi per mio figlio (5 anni) quindi tenetelo presente, se volete provare.
Per la larghezza, ho usato prima 28 maglie e mi pareva stretto, poi 34 ed era troppo.
Dunque direi che 30 sono l'ideale!

Lavorate in altezza sei ferri per il bordo a due dritti e due rovesci, poi 18 ferri a maglia dritta, quindi separate dito e mano, lasciando 10 maglie per il primo e le restanti per la mano.
Io le maglie che tralascio le metto su una lunga spilla da balia da lana, così che non mi impiccino.
A posteriori, farei il guanto un po' più lungo sul polso, dunque qualche ferro in più prima di separare dito e mano.
Per il dito, arrivati a 15 ferri, iniziate a calare una maglia ogni ferro, per cinque ferri.
Per la mano, lavorare 28 ferri e poi calate una maglia a ferro per sei ferri, in modo da dare una forma più arrotondata a mano e dito.
Io nei miei ho fatto vari esperimenti, quindi il risultato è tutt'altro che uniforme.

Al prossimo paio, ridurrei il numero di ferri per dito e mano e inizierei a calare prima per più ferri, comunque tutto dipende dalla grandezza della manina.
L'unica soluzione è provare continuamente sul piccolo modello o sulla piccola modella!!!

Non sono pienamente soddisfatta del risultato finale, certamente pasticciato, però mio figlio lo ha preso come un dono bellissimo e prezioso, perchè ha visto che l'ho fatto appositamente per lui dedicandogli tempo ed amore, e io sono felice di essere riuscita a finire e capire come muovermi con meno errori al prossimo paio!!!

Quindi, da questo punto di vista, è stato un successo, oltre che una soddisfazione personale.

E voi, avete mai realizzato dei guanti ai ferri? Se sì, come? Devo giusto prepararne due minuscoli per il prossimo inverno!  ;-) !

giovedì 23 marzo 2017

Da mamma a....TRIS MAMMA !



Da mamma a....

(...ruolo di tamburi...)

...TRIS MAMMA !

Immagine dal web


Eh sì, l'ho detto.
Non solo sono in dolce attesa ma dentro di me stanno crescendo non una, bensì due vite!

Precisamente, un maschietto ed una femminuccia.

Poiché si tratta di una gravidanza bicoriale e biamniotica, ovvero con due sacche e due cordoni ombelicali, più che di gemelli mi hanno spiegato sarebbe meglio parlare di fratelli gemelli, perché è come se portassi avanti due gravidanze singole nello stesso momento, con quel che ne consegue in termini di crescita del pancione e dei piccoli.
A me dei termini non importa più di tanto: l'attesa e l'emozione sono doppie!
E' comunque, stando ai ginecologi, il tipo di gravidanza più tranquilla e sicura.

Qualcuno mi ha chiesto come il ricciolino biondo abbia accolto la notizia della gravidanza.
Ebbene.
Glielo abbiamo annunciato poco prima di Natale, poiché anche se non erano trascorsi i canonici tre mesi che si attendono di solito, sapevamo che le feste sarebbero state il momento adatto ad informare il parentado e volevamo che lui venisse a saperlo per primo, in "esclusiva".

Non abbiamo usato parole particolari, giochi o libri, semplicemente ci siamo seduti entrambi con lui e glielo abbiamo detto: si è illuminato, ha sorriso felice, con gli occhi colmi di gioia e poi si è messo a saltellare dall'entusiasmo.
E' stato l'unico, tra parenti, amici, conoscenti e persino rispetto a noi, a non stupirsi minimamente del fatto i fratellini che sarebbero stati addirittura due.
Anzi, mi ha chiesto perché non tre o quattro, perché a lui sarebbe piaciuto!!!

D'altro canto, era davvero tanto che il ricciolino attendeva un fratellino o una sorellina, anche se aveva capito che per noi non era facile spiegargli che non dipendeva dalla nostra volontà, perché quella c'era, ma dal caso, dalla vita, perché ogni concepimento è in se' qualcosa di magico e raro (basta guardare le statistiche sulle probabilità, per accorgersene).
Dunque non chiedeva ma lasciava intendere che era fiducioso che prima o poi sarebbe successo.

All'inizio, poi, il ricciolino era geloso della notizia, avrebbe voluto che la tenessimo tutta per noi è non lo dicessimo a nessuno.

Solo dopo, a distanza di qualche settimana e con il progredire della gravidanza, ha iniziato a manifestare le prime "preoccupazioni", chiedendoci se dopo la nascita dei gemellini avremmo ancora potuto andare in vacanza, dormire in tenda, praticare sport, andare in bici, frequentare la palestra di arrampicata ecc. e poi un paio di volte se ne è uscito con commenti su quanto sia noioso aspettare la loro nascita, perché io non posso più correre o andare in bici e in pattini con lui come prima.

Qualche volta, poi, ci chiede informazioni pratiche, ponendosi interrogativi su come sistemare i seggiolini in auto, quali usare, che passeggino, se mangeranno insieme o separati ecc.

In altre parole, un pò come noi!!!

La differenza è che lui, come è giusto che sia per i suoi cinque anni, la prende sul ridere ed è sereno e tranquillo.
Io di giorno riesco a tenere a bada l'ansia e vedo praticamente solo gli aspetti positivi e la realizzazione del nostro sogno, di notte mi sveglio in preda all'ansia, chiedendomi come farò a gestire tre figli (e credetemi, faccio sogni stranissimi in proposito), il lavoro, la casa (sperando tra l'altro di riuscire a traslocare in tempo), l'assenza dell'Alpmarito in settimana, se e quando riusciremo ancora a fare, tutti insieme e/o separatamente, ciò che ci piace...

Insomma, di notte le paure emergono, non facendomi riposare bene, mentre di giorno la razionalità è messa a tacere dall'emozione o, forse, al contrario mi aiuta a ridimensionare i problemi.
Come è stato per noi?

Io ero sola quando mi hanno detto, alla prima ecografia, che erano due. La gioia e l'emozione hanno subito preso il sopravvento e avevo le lacrime agli occhi.
Poi è subentrata l'incredulita' ed ancora adesso a volte mi dimentico che saranno due, altre invece mi sembra già che non potrebbe essere altrimenti, come se fossi abituata all'idea.
Di notte però...
L'Alpmarito invece non voleva crederci, pensava scherzassi e non sono certa che sia sia ancora ripreso dallo shock! 
La sua prima preoccupazione è stata per le macchine, o almeno una, che prima o poi ci toccherà cambiare....da buon maschietto a iniziato subito a pensare a modelli ed alternative!
Ora, invece, è concentrato quasi esclusivamente sulla casa nuova e sospetto sia anche un modo per non farsi sopraffare dall'idea di due neonati in arrivo.

Avrei ancora molto da scrivere e raccontare ma un pezzetto per volta, altrimenti mi faccio sopraffare dalle emozioni: doppia gravidanza, doppi ormoni, no?

E adesso, mamme di gemelli o comunque trismamme di bimbi piccoli che avete qualche consiglio da darmi...venite a me!!!

martedì 21 marzo 2017

Qualcosa di magico

Oggi è il primo giorno di primavera.



Per me, però, quest'anno è qualcosa di più.

Come le primule, spuntate all'improvviso nel mio giardino, dopo tanta attesa, anche in me qualcosa ha fatto capolino.
Qualcosa di magico.
E quel che ha lungo ho tenuto celato, custodendone con cura la dolce consapevolezza, è arrivato il momento di svelarlo anche a voi.


Oggi entro nel 6° mese.

mercoledì 8 marzo 2017

A tutte le donne. A me. A voi.



Donne che studiano,
spesso più e meglio degli uomini,
donne che lavorano,
spesso più e meglio degli uomini,
perchè nascere donne significa anche presto
imparare che dovrai essere più brava, bella e competente,
per essere considerata nel mondo dello studio e del lavoro
almeno pari ad un uomo medio.
Donne che, nonostante questo,
guadagnano di meno dei colleghi uomini,
qualunque professione facciano o posizione rivestano.
Donne che lottano contro i pregiudizi
e le discriminazioni
Donne che non possono ancora scegliere
Donne che si interrogano incessantemente,
su come conciliare lavoro e maternità,
lavoro e femminilità,
su come crescere al meglio i figli,
su come aiutare i parenti,
su come contribuire alla salvaguardia ambientale,
su come proteggere la coppia dalle tempeste della vita.
Donne che si pongono mille dubbi,
anche quelli apparentemente futili,
il vestito giusto,
il trucco giusto,
la tinta sì o no.
Donne che corrono,
non solo dietro ai figli.
Donne che cadono
ed alla fine si rialzano
in un modo o nell'altro.
Donne che piangono,
per un amore finito
per un cuore spezzato
per un'amicizia perduta,
per i propri bambini
per un film commovente,
per il troppo ridere.
Donne che nuotano,
praticano arti marziali,
vanno in palestra,
fanno yoga.
Donne che alzano la testa e denunciano sopprusi
Donne che subiscono inermi
Donne che denunciano
Donne che hanno paura e non ce la fanno
Donne che chiedono aiuto
e muoiono inascoltate
Donne che chiedono aiutono
e poi aiutano a loro volta altre donne
Donne forti
Donne deboli
in gonna o pantaloni,
tacchi o
scarpe da ginnastica.
Donne da rossetto,
lucidalabbra o
burrocacao.
Mamme,
adottive, grazie alla fecondazione assistita,
di figli del partner,
di figli persi,
di figli trovati dopo tanto cercare
o per caso,
comunque mamme.
Figlie, compagne,
single per scelta o per caso,
ma comunque donne e complete,
perchè in coppia o no,
donne sono.
Donne che amano cucinare,
donne che lo odiano.
Casalinghe o in carriera,
expat o in patria.
Donne,
semplicemente donne.
Dolcemente complicate,
sempre,come diceva la famosa canzone.

A tutte le donne
(tranne quelle che scelgono consapevolmente di essere schiave di un uomo o di una gabbia
 o tramandano pregiudizi e discriminazioni, a quelle no o forse ancor di più, proprio a loro),
l'augurio di lasciarsi andare ad una piccola follia,
che faccia stare bene,
almeno oggi.
Che sia un bignè, una corsa con i capelli al vento,
uno smalto fucsia o una ciocca blu,
un acquisto assurdo o
una scelta importante, di pancia.
Che sia grande o piccola,
purchè sia.
A tutte le donne.
A me.
A voi.

lunedì 30 gennaio 2017

La scelta della scuola primaria

In questi giorni ho compiuto un altro dei passaggi che io considero importanti nella mia vita di madre: l'iscrizione alla scuola primaria di mio figlio.

L'iscrizione

In proposito, ho molto da dire: intanto la questione della iscrizione con modalità telematica, che probabilmente non è uguale in tutta Italia ma ancora una volta mi ha confermato l'idea che ci sia qualcosa di profondamente errato e contraddittorio in tutte le riforme e innovazioni che proclamano una presunta "semplificazione burocratica".
Per iscrivere mio figlio ho dovuto "attivare" il mio fascicolo sanitario elettronico, una sperimentazione che consente di avere on line un databese di tutti i dati sanitari e i risultati degli esami medici, in una sorta di fascicolo personale, a cui potrebbero accedere medico di base, specialisti, pediatra ecc.
Peccato che io non avessi nessuna voglia di attivarlo, dal momento che: 
a) non mi fido della privacy on line e qui si tratta di dati sensibilissimi;
b) per autorizzare i medici ed il personale ospedaliero ad accedere i dati ho dovuto autorizzare anche la Regione, che gestisce il sistema, e l'Agenzia delle Entrate, che quindi si faranno ancora di più i "c..i" miei e potranno usare quei dati per decidere di eliminare determinati farmaci/cure dal piano sanitario, per valutare il mio reddito e il mio stile di vita e, chissà, magari per venderli alle aziende farmaceutiche ed il tutto, ahimè, con il mio "preventivo consenso" ad accedere ai dati (in teoria limitato ma si sa come vanno queste cose);
c) è una sperimentazione di poca utilità perchè limitata alla regione in cui vivo, laddove molti esami e referti non venmgono caricati on line e comunque si possono (a volte si devono, non essendoci alternative) fare nella regione limitrofa e dunque non compariranno mai.
E poi, in sostanza, mi sembra null'altro che un modo per costringere almeno un genitore per coppia ad attivare un "servizio" che pochi hanno scelto volontariamente di avere!

Ovviamente, per attivare la tessera, ho dovuto recarmi presso uno sportello in orari predefiniti, di persona, e firmare consensi su consensi. 
Dunque, ho evitato code e sportelli per l'iscrizione cartacea a scuola ma alla fine ho perso lo stesso tempo (e consumato carta) per l'attivazione della tessera.
Una genialiata davvero, che mi ha lasciato in dotazione un lettore di smart card che non funziona, svariate informative cartacee e pagine di codici, username e password che rischierò di perdere.

A parte le polemiche, è stato interessante notare la struttura e le "voci" della domanda di iscrizione.
La casistica prevista per indicare il regime di potestà genitoriale e collocazione del figlio è impressionante: se non erro ho contato una decina di voci diverse, tra cui l'affidamento a strutture quali "case-famiglie", la collocazione prevalente presso uno dei genitori con affidamento ad entrambi, l'affido esclusivo a parenti ecc.
In tutto questo quasi non trovavo quella che non so se è ancora la casistica più frequente statisticamente: "ambedue i genitori esercitano la Patria Potestà ed il minore abita con loro" .
Da notare, per chi non è del mestiere, che la "Patria Potestà", inspiegabilmente scritta in maiuscolo (perché?????), non esiste più, sostituita dall'espressione più corretta e rispettosa della parità tra i sessi e dei diritti dei bambini, di "responsabilità genitoriale", con la riforma del diritto di famiglia del dicembre del 2013.
Segno dei tempi che cambiano e dell'ignoranza dei nostri amministratori (e programmatori).
Poi la parte relativa all'insegnamento della religione cattolica e delle lingue: scegliendo di non iscrivere mio figlio al primo, mi sono ritrovata questa dicitura: "In caso di scelta di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica è necessario perfezionare la domanda di iscrizione presso la scuola entro l'avvio del nuovo anno scolastico", giusto per semplificare la vita a chi esce dal coro.

La domanda sugli insegnamenti delle lingue straniere è formulata in modo talmente astruso e pleonastico che merita menzione, senza ulteriori commenti:
"E' favorevole al potenziamento delle competenze linguistiche di suo/a figlio/a da relaizzare tramite la completa attuazione degli adattamenti delle indicazioni nazionali del curricolo alla realtà regionale e, in particolare, tramite l'individuazione delle discipline o di parte di esse da insegnare in lingua francese, inglese o tedesca?"

"Relaizzare" e "curricolo" sono le espressioni usate nel modulo, giuro.

La scelta

In tutto questo, con molta fatica, abbiamo fatto la nostra scelta tra tre possibili scuole primarie:
- quella del Comune in cui sorge "casa nuova";
- quella del Comune di residenza;
- quella del Comune limitrofo, in cui attualmente il ricciolino frequenta la scuola materna.

Esclusa subito la prima perchè non prevede il bilinguismo e dunque l'insegnamento della lingua francese  (oltre all'inglese ormai presente ovunque), che noi invece vorremmo per quanto possibile tentare di coltivare,
per quel che mi riguarda, ecco gli elementi che ho valutato io:

- Vicinanza a casa
- Comodità di parcheggio/accesso
- Vicinanza al luogo di lavoro
- Vicinanza ai nonni (o ad altri parenti)
- Offerta di servizio di prescuola e dopo scuola, nonchè doposcuola del mercoledì (in Valle d'Aosta il mercoledì pomeriggio le scuole sono chiuse)
- Flessibilità e costi di tale servizi
- Costo del servizio mensa
- Orari di entrata/uscita e compatibilità con gli impegni lavorativi
- Presenza di amichetti o comunque bimbi che il ricciolino già conosce

Non ho considerato la preparazione degli insegnanti, essendo secondo me un criterio molto soggettivo.
Io  ho comunque "drizzato le orecchie" da tempo e domandato in giro senza pudore e, per fortuna, ho avuto ampie rassicurazioni in merito per entrambe le scuole.
Sicuramente, se così non fosse stato, ne avrei tenuto conto come elemento primario.
Non ho valutato  neppure il numero degli alunni per classe o la loro cultura di provenienza, perchè penso che gli effetti dipendano dalla capacità degli insegnanti di gestire classe e approccio educativo e mi pare molto difficile valutare a priori se possono essere elementi negativi o positivi.

Alla fine ho scelto quella che mi offriva una maggiore vicinanza al mio luogo di lavoro e ai nonni paterni, maggior comodità di parcheggio /accesso, con i servizi di pre e dopo scuola garantiti e più flessibili, minori costi (ho preparato una tabella e valutato l'ipotesi "peggiore" di utilizzo di ogni supporto+ mensa per raffrontare i costi mensili) per i servizi stessi e la mensa.
In altre parole, ho "sacrificato" l'aspetto "amichetti", ovvero continuità scolastica.
In parte perchè nell'altra scuola, dove ci sarebbero due classi, non è possibile prevedere se e con quali amici potrebbe trovarsi, in parte perchè alcuni di essi comunque hanno un anno in più e quindi li incontrerebbe solo nell'intervallo, in parte perchè non è possibile prevedere come si evolveranno queste amicizie nel tempo, mentre è più semplice prevedere costi e problemi logistici, in parte perchè tutto il resto "giocava a sfavore".
Inutile aggiungere che per me è stata una decisione sofferta e che farò di tutto per cercare di consentire al ricciolino di coltivare queste sue amicizie al di fuori della scuola, come fatto sino ad ora, agevolata dalla realtà piccola e raccolta in cui viviamo e dai buoni rapporti intrattenuti con i loro genitori (anch'essi diventati nostri amici).

E voi, avete avuto possibilità di scelta? Se sì, quali fattori avete considerato?
Cosa ne pensate dell'iscrizione per via telematica e come erano i moduli che avete compilato?


lunedì 23 gennaio 2017

Il magico potere del riordino: il mio parere non proprio positivo

"Il magico potere del riordino" di Marie Kondo

 
 
Ebbene sì, alla fine sono caduta anche io nella trappola della lettura di questo manuale di pseudopsicologia e "cura della casa".
Un pò perchè il mio proposito per l'anno nuovo è: "lasciar andare", "semplificare", 
un pò perchè dopo averne lette di cotte e di crude in merito (ad esempio qui da Olga, qui da Mamma al cubo, qui per un punto di vista critico davvero intelligente), ha prevalso la curiosità, 
un pò perchè era in bella mostra in biblioteca...fatto sta che l'ho letto. 
Con un pò di fatica, ma sono riuscita a finirlo.
Perchè fatica?

Perchè i concetti di base del libro sono essenzialmente solo tre:
1 - buttare e poi riordinare tutto in una volta, seguendo una precisa sequenza di oggetti (a partire dai vestiti);
2 - buttare ciò che, preso in mano non trasmette emozioni positive, fregandosene di utilità, valore economico o stato di conservazione;
3 - piegare e collocare in verticale tutto ciò che può essere piegato e collocato in verticale, vestiti e calze compresi.
Ah, dimenticavo: ringraziare e salutare gli oggetti che buttate prima di farlo (il che sembra ridicolo ma in fondo ha un suo perchè, non ultimo quello di attenutare il senso di colpa per il fatto che ve ne state liberando).
Terminate le operazioni, dovreste sentirvi leggeri, liberi e pervarsi da un nuovo senso di consapevolezza di ciò che per voi è davvero importante.
Ora, io non nego che un riordino e decluttering così radicale possa far sentire bene, anzi, a me capita anche solo buttando qualche oggetto superfluo di troppo.
Certo, che spesso al disordine ed al sovraffollamento fisico corrisponda quello mentale, mi pare un concetto abbastanza elementare ed affermato in psicologia e dunque non una trovata particolarmente geniale, ma ripeterlo non può far male.
Ciò che trovo assurdo è il fatto che ciò che poteva essere spiegato perfettamente in una pagina (o anche cinque o sei volendo includere i consigli per ogni categoria di oggetto e la storia dell'infanzia - a mio parere triste - della scrittrice) è ripetuto, e badate bene, non diluito, ripetuto, per 200.
Ecco perchè ho faticato a finirlo.

In più vi è la descrizione dell'infanzia della scrittrice, che ho trovato francamente deprimente.
Non è triste l'infanzia di una che passa le giornate a scegliere cosa e come riordinare e buttare e leggere riviste sul riordino per casalinghe, che peraltro io in edicola non ho mai visto (saranno una prerogativa della stampa giapponese?) !
Uscire, leggere un romanzo, giocare con la casa di bambole, inviatare le amichette, pratica re uno sport, no?

Comunque, a parte il concetto di fondo, di liberarsi dal superfluo - intendendolo in senso soggettivo e non oggettivo - per sentirsi meglio e più liberi, in casa e nella vita, assolutamente condivisibile, 
mi sono sembrate discutibili molte altre affermazioni.
 Ad esempio:

- non dubito che sia successo davvero ai suoi clienti, ma sinceramente che da una casa di due stanze più cucina possano uscire dai 45 ai 60 sacconi della spazzatura in una giornata di riordino mi sembra non straordinario, bensì inquietante.
Delle due l'una: o sono sacchetti piccoli piccoli, del tipo di quelli che ti danno in farmacia, o prima la casa era una discarica.
Perchè va bene un pò di vestiti superflui, va bene qualche oggetto ingombrante, d'accordo al volume di libri e documenti da buttare ma......45 sacchi?!?
Il che mi si collega ad un'altra circostanza inquietante;

- pare che dopo il riordino molti clienti della Kondo siano riusciti a vedere nuovamente il pavimento.
Ecco, non so voi, ma io se entrassi in una casa in cui non si vede neppure più il pavimento tanto è ingombra (fatto salvo un trasloco o lavori in corso), chiamerei il 118 per chiedere un TSO.
No, perchè è da ricovero, altro che terapia del decluttering e dubito che la Kondo possa guarire siffatte manie di accumulo;

- si parla sempre e solo di "buttare" e di sacchi di "spazzatura".
La quintessenza del consumismo e dello spreco.
Noi qui tutti/e a farci paranoie sui pannolini lavabili, i detersivi ecologici, le temperature da tenere in casa per il risparmio energetico, le lampadine apposite, i filtri per il diesel, i prodotti fatti in casa, le buste di plastica che inquinano, la possibilità di acquistare i prodotti sfusi dai dispenser ed evitare le confezioni ecc.
Tutti (giustamente) a pensare, almeno ogni tanto, a riciclare, regalare, dare in beneficienza, riutilizzare ecc.
Tutti alle prese con la raccolta differenziata.
E la Kondo cosa fa? Dice di "buttare". Sacco della spazzatura, discarica e via.
Inoltre, non temete: secondo l'autrice non sentirete mai la mancanza di ciò che avete cestinato ma, se anche fosse, che problema c'è? Uscite a fare compere! Certo, la disponibilitò economica non la mette la Kondo, eh!
Ora, io non so se in Giappone abbiano introdotto la raccolta differenziata nè cosa se ne facciano dei loro rifiuti, però francamente l'anima contadina che è in me (ed oserei dire, in ogni piemontese), si ribella. E pure la mia anima ecologia. Che già non è eccessivamente sviluppata, eh.
Però non ce la faccio a leggere per 200 pagine, senza batter ciglio, di buttare oggetti e vestiti in buono stato e magari pure funzionali ed utili, solo perchè "non trasmettono emozioni".
Capisco quelli che oggettivamente non ti stanno più bene ma si parla anche di abiti appena acquistati, ancora con l'etichetta!
Suggerire almeno di donarli, di regalarli in beneficienza o ad un amica (o di sequestrare la carta di credito allla cliente)? Un pò di responsabilità sociale/ecologica, suvvia!

- Ed infine, la chicca. Buttare i libri, strappare le pagine: per me è sacrilegio.
Non esistono le biblioteche, in Giappone? O è la Kondo a non averci pensato? 



A parte ciò, forse frutto di differenze sociali tra il nostro vecchio continente ed il Giappone, qualche spunto utile c'è.
Io, ad esempio, ho provato il metodo della piegatura delle magliette e dei pantaloni "in verticale", usando scatole di cartone da imballaggio opportunamente ridotte, poichè dovevo metterli in un armadio senza cassetti.
Posso assicurarvi che lo spazio occupato è identico (a meno di non buttare due terzi del guardaroba prima, come suggerisce la Kondo), però c'è l'indubbio vantaggio che si riesce a vederli meglio a colpo d'occhio e a tirare fuori una sola maglietta senza stropicciare, come accadeva prima, l'intera pila.
Il che, per l'armadio di mio figlio, è stata una rivoluzione.
Prima ogni mattina, pur cercando di fare attenzione (quella di un bambino di cinque anni, si intende), stropicciava quattro magliette per prenderne una, salvo poi accorgersi che non era quella che avrebbe voluto e ricominciare da capo; ora l'armadio è più ordinato, i vestiti meno stropiacciati e lui più felice perchè non subisce rimproveri.
Io non ho questo problema, per cui l'esperimento si è fermato lì.

E poi devo ammettere che leggere questo libro mi ha fatto venire una fortissima voglia di svuotare e riordinare, per liberarmi di oggetti che non intendo più conservare.
Segno che la ripetizione ossessiva del concetto ha un certo potere persuasivo!

In sintesi, non vi consiglio di comprarlo, nè di leggerlo per intero, direi piuttosto che è preferibile la lettura di un sunto della tesi della kondo on line o prenderlo in prestito in biblioteca e sfogliarlo saltando qui e là!
E voi, lo avete letto?
Cosa ne pensate?