Visualizzazione post con etichetta libri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libri. Mostra tutti i post

venerdì 7 dicembre 2018

Matteo Bussola e Lucrezia Sarnari: le letture di Mamma Avvocato

Per l'appuntamento con il venerdì del libro di oggi, vorrei consigliare due libri di autori italiani già noti alla rete:

Matteo Bussola, con "La vita fino a te", 
ed. Einaudi Stile Libero Extra, 2018, pag. 197


 e 
Lucrezia Sarnari, la blogger di "C'era una vodka", con "Dieci cose che avevo dimenticato",
ed. Rizzoli, giugno 2018, pag. 299



Ho preso al volo in biblioteca il libro di Bussola dopo aver letto ed apprezzato molto "Notti in bianco e baci a colazione" (di cui ho scritto qui).

Lo stile è lo stesso: frammenti di vita e di annedoti, riflessioni e pensieri sparsi, questa volta non solo su figli e amore paterno ma sull'amore in generale tra uomo e donna ma anche sulla vita, gli amici, la società.
Non un romanzo, dunque, ma una raccolta di brevi brani.
Ho riso, mi sono intenerita, divertita e persino un pò commossa.
La delicatezza delle riflessioni e descrizioni e l'acume dello sguardo dell'autore, che coglie particolari divertenti e scorsi di grande umanità in situazioni ordinarie e apparentemente di poco conto, è ciò che caratterizza questo libro, a mio parere.

Dunque, seppur non quanto con "Notti in bianco e baci a colazione",  ho apprezzato molto anche "La vita fino a te".

***

L'autrice di "Dieci cose che avevo dimenticato", Lucrezia Sarnari, è invece mamma, blogger, giornalista e donna.
Il suo è un romanzo d'amore e di crescita, molto femminile, come stile e come contenuti.


Le protagoniste sono due donne, due sorelle diverse per carattere, scelte di vita e gusti, accumunate da un'infanzia trascorsa insieme alla nonna in Umbria, a cucinare dolci per la pasticceria di famiglia e poi divise dalle proprie scelte di carriera.
Si ritrovano in Umbria per prendere una decisione difficile e dovranno fare i conti con il loro rapporto, con i legami familiari ma anche, soprattutto, con le proprie scelte setimentali e professionali, rivedendo la propria scala di priorità.

La figura maschile predominante, invece, è piuttosto negativa, seppur funzionale alla crescita delle sorelle.

Io, che non avevo mai seguito con assiduità il suo blog, ho scoperto una brava scrittrice di romanzo rosa, con quel tocco di introspezione che non guasta, stile scorrevole e poca frivolezza.
Una lettura piacevole, per ore di svago gradevole e qualche riflessione su di noi, la nostra vita e il percorso che abbiamo intrapreso.
Perchè chiederci se siamo felici, forse, non guasta mai.

Unica critica: un pò troppi i passaggi in cui le due protagoniste affermano di aver raggiunto una nuova consapevolezza, perchè alla lunga rischiano di diventare ripetitivi e poco credibili, dal momento che la storia si articola in una manciata di giorni.

venerdì 23 novembre 2018

Le letture di Mamma Avvocato: "Disperata & felice. Diario segreto di una mamma"


"Disperata & felice. Diario segreto di una mamma" di Julia Elle

Un libriccino comodo nel formato tascabile (da leggere in coda o mentre si attende che i figli escano da scuola o, ancora, sul divano mentre si allatta ecc.), in cui ogni mamma può almeno in parte rispecchiarsi, poichè racconta lo sconvolgimento che la maternità porta nella vita di ogni donna e le difficoltà quotidiane, pur nella grande gioia che i figli regalano.



L'autrice è una cantante e, a mio parere, brava yotuber. Nei suoi video racconta infatti i piccoli drammi e le contraddizioni delle mamme.
In questo libro, invece, si mette a nudo, descrivendo se stessa e la sua vita prima della maternità, la sua storia d'amore, l'avvento dei figli, il fallimento del suo rapporto di coppia e la sua nuova quotidianità di bismamma, prendendo in giro la sua "io" di un tempo con ironia ed onestà e ammettendo il rivoluzionario cambiamento subito dal suo stile di vita.
Certo, non è una mamma proprio come le altre, dal momento che afferma di spendere più di 800,00 Euro per una visita dal pediatra che osanna, almeno una volta all'anno, e certamente ha un lavoro (perchè senza dubbio di lavoro si tratta) inusuale, ma è pur sempre una mamma ed una donna come me, come voi, per giunta come alcune, sola.
e questo rende di certo tutto più complicato, sia da un punto di vista pratico che emotivo.



Una lettura di evasione, con un costo di copertina forse eccessivo rispetto ai contenuti, che ho apprezzato meno di altri libri sulla maternità pubblicati negli ultimi anni, se non altro per averlo letto dopo, ma di certo godibile.

Con questo post partecipo al venerdì del libro di Home Made Mamma.



venerdì 16 novembre 2018

Le letture di Mamma Avvocato: "Olga di carta. Il viaggio straordinario" e "Jum fatto di buio"

"Olga di carta. Il viaggio straordinario"  

 e

"Jum fatto di buio. Olga di carta"

di Elisabetta Gnone

Due romanzi editi da Salani che ho letto in due momenti diversi e nell'ordine inverso rispetto a quando sono stati ideati (presumo) e che, stando ad Internet, sono consigliati per ragazzi di 9 - 11 anni.

Io li ho regalati, infatti, a due ragazzine e, prima di farlo, li ho letti.
Mi sono piaciuti, tantissimo.

Si tratta di due storie molto delicate, poetiche, che affrontano temi forti, quale l'accettazione di sè e delle proprie peculiarità, anche fisiche, il bullismo, i lutti in famiglia e la paura dell'ignoto, e lo fanno attraverso un'altra storia, quella che la piccola Olga Papel, una bambina minuta e orfana di entrambi i genitori, racconta ai suoi concittadini.

Perchè Olga Papel è dotata di una straordinaria empatia e racconta storie così strambe ma nello stesso tempo così ben narrate e ricche di straordinari particolari e dettagli, che sembrano vere. O forse lo sono davvero? I suoi concittadini se lò domandano.

Importa davvero? No, perchè le sue storie incantano e guariscono grandi e piccini, rispondono a bisogni precisi e consentono una sorta di catarsi liberatoria nei suoi amici ed ascoltatori.

Intorno a lei, si muovono i suoi amici, Mimma  e Bruco, sua nonna, il cane Valdo, gli altri bambini del paese, il barbiere (che poi è una lei), i genitori di Bruco, il parroco, il maestro, la vecchietta sola e un pò stravagante, il barcaiolo, la "straniera" che ormai vive lì da una vita, l'osservatore di stelle ecc.
Personaggi a cui è facile affezzionarsi, perchè ispirano tenerezza, come Olga ed i suoi amici.

Così, pagina dopo pagina, ci si immerge in un mondo ovattato eppure vivido, in cui Olga racconta e nel contempo vive la sua quotidianità ed i protagonisti delle sue storie, Olga di carta nel primo romanzo, Jum fatto di buio, nel secondo, insegnano ad affrontare il mondo, la tristezza e la paura.

Una lettura ancora prematura per il ricciolino ma che conto di proporgli fra un paio d'anni  e poi ancora, perchè i livelli di lettura di questi libri mi sembrano molteplici.

"Olga di carta. Un viaggio straordinario"  è impreziosito da alcune illustrazioni perfettamente in stile con la storia che racconta.



Peraltro, l'autrice è già nota nella letteratura per ragazzi perchè ideatrice e scrittrice della serie Fairy Oak e del fumetto W.I.T.C.H., nonchè direttrice responsabile per la Walt Disney di riviste femminili e prescolari (un tipo di riviste di cui non ho particolare stima, per quel poco che ho avuto modo di sfogliarle).
 
Io, non avendo figlie appartenenti a  quel target di lettori, non conosco serie e fumetti ma mi pare di capire, ad un primo sguardo, che questi romanzi sono diversi.
Sicuramente meno "commerciali" e ma certamente un pò "magici".


Con questo post, partecipo all'appuntamento del venerdì del libro ideato da Home Made Mamma - Paola.

venerdì 2 novembre 2018

Le letture di Mamma Avvocato: " Da dove la vita è perfetta" di Silvia Avallone

Per il consueto appuntamento con il venerdì del libro ideato da Paola, oggi consiglio:

" Da dove la vita è perfetta" di Silvia Avallone,

pag. 376, Ed. Rizzoli, 2017

 

Questo è il primo romanzo che leggo di questa autrice, che pure, perlomeno in Italia, è molto conosciuta ormai da anni, grazie al suo primo libro, "Acciaio".

E' un romanzo intenso, toccante, commovente, per ogni donna che sia stata madre o desideri esserlo.
Perchè parla di gravidanze (due) e di genitorialità, ma anche della promessa di vita che i bambini portano in sè e che gli adolescenti sanno coltivare.

La gravidanza in età adolescenziale, in un ipotetico quartiere periferico degradato di Bologna, di Adele.
Diciassettenne con una vita famigliare complicata, un padre assente ed ingannevole, una madre che cerca di garantire un futuro alle figlie ma anche di sopravvivere alla povertà ed alla sua rabbia verso il marito ed il poco che gli ha concesso la vita.
Una gravidanza "capitata", portata avanti però per scelta, fino ad una decisione finale che non posso svelarvi, perchè va scoperta leggendo.

E poi la gravidanza a lungo cercata ed immaginata, fra iniezioni di ormoni e tentativi di fecondazione assistita, di Dora e Fabio, trentacinquenni insoddisfatti della vita ed incompleti, divorati dal desiderio di essere genitori, di pancia o, alla fine, anche di cuore, purchè genitori, logorati da pratiche burocratiche, rimorsi, rimpianti e fallimenti, eppure uniti, nonostante tutto, da un sentimento forte e positivo.

Infine, la genitorialità vista al contrario, da figli, di Zeno ma anche di Manuel: il primo è un ragazzo brillante, innamorato, in silenzio, di Adele, che si prende cura di una madre perduta nel suo dolore e cerca di costruirsi, con tenacia ed ottimismo, un futuro diverso, puntando tutto sull'istruzione e sulla scrittura, spazio di evasione dalla realtà e mezzo salvifico; il secondo è il "fidanzato" di Adele, anch'egli intelligente ma privo della forza e della speranza dell'amico Zeno, incapace di tirarsi fuori dal pantano di un'esistenza povera e difficile, incamminato in un futuro di delinquenza a cui è difficile sfuggire. Un ragazzo consapevole della propria condizione ma forse troppo debole per scegliere il proprio destino, forse semplicemente troppo segnato dal passato per crederci.

"Bianca non apperteneva nè a lei nè a nessun altro. 
Era l'inizio di una storia"

Le vite di tutti i personaggi si intrecciano, in voce narranti che si alternano, in punti di vista che cambiano, un pezzo di storia raccontata da ciascuno di loro, fino ad un finale che li coinvolgerà tutti, con una vicinanza che neanche immaginano.

Per me è stato difficile non affezionarmi ad Adele e a Zeno, tanto che la lettura mi ha trascinato rapidamente verso le ultime pagine, per scoprire il finale, che non mi ha deluso.

Un romanzo emotivamente coinvolgente e dunque non facile ma, secondo me, bello perchè pieno di speranza, in fondo.

Lati negativi? Ho avuto difficoltà, a tratti, a non perdermi nei continui salti temporali (il romanzo inizia dalla fine e poi torna a raccontare il principio della storia, per poi nelle ultime pagine riannodare i fili e concludere le storie dei protagonisti) e nell'alternanza delle voci.
Inoltre, i ragionamenti ed i pensieri di Zeno e Manuel mi sono sembrati a volte troppo maturi per provenire da ragazzi di diciassette anni. O forse sono io che mi sono dimenticata cosa significhi avere quella età.
Anche Dora e Fabio, leggendo, mi sono smebrate persone molto più vecchie dell'età anagrafica che attribuisce loro l'autrice (pressapoco la sua, ovvero anche la mia), perchè hanno un bagaglio di vissuto ed una tale disperazione e perdita di fiducia nel futuro che sembrano richiamare altre età, più mature.

Voi, se lo avete letto, cosa ne pensate?

Ora ho davvero voglia di leggere anche "Acciaio"! 




venerdì 19 ottobre 2018

Prime letture autonome, a tema pirati e fiabe: le letture del ricciolino biondo

Ora il ricciolino è in seconda elementare e le sue capacità di lettura ad alta voce e lettura autonoma sono notevolmente migliorate, rispetto allo scorso anno.
La sfida, tuttavia, è  trovare sempre libri con un tema accattivante che possano appassionarlo alla lettura e, possibilmente, senza errori grammaticali e di sintassi evidenti (no, non è scontato).

A questa ricerca si affianca quella di libri scritti in stampatello maiuscolo, da regalare agli amici più piccoli, che hanno appena iniziato il loro percorso alla scuola primaria, ed alla cuginetta, anche lei entrata in prima elementare.

Queste le nostre ultime scoperte

Per il ricciolino, dunque dai 6/7  anni, un'altra serie che ha come protagonisti piccoli PIRATI, dopo la collana in ben 15 volumi di Capitan Fox e la sua ciurma, che tanto gli era piaciuta (ne ho parlato qui),

"La Scuola dei Pirati" di Sir Steve Stevenson, illustrazioni di  Stefano Turconi, testi di Mario Pasqualotto, e.d DeAgostini S.p.a. Novara, 2008,  Euro 7,90 




Si tratta di libretti snelli, di circa 80 pagine ciascuno, di comodo formato, molto colorati e con immagini carine, che raccontano le avventure di cinque bambini, aspiranti pirati (una ragazza, la portoghese Ondina, due gemelli golosi norvegesi, Babordo e Tribordo, l'inglese coraggioso Jim ed il francese brontolone Anton), nella scuola di pirateria del Mar Brodaglia.
Il primo volume è la storia della prova di ammissione alla scuola, poi iniziano le avventure dei protagonisti nel gruppo dei "Lupetti di mare" in cui vengono inseriti, con maestri pirati divertenti, da Capitan Sorrento, cuoco e maestro di cucina, alla maestra di scherma, Capitan Letisse Lutesse, a Capitan Shark, maestro di navigazione, ecc.


La lettura è scorrevole e divertente e ogni libro è accompagnato da una breve descrizione iniziale di protagonisti pirati e maestri (sempre uguale per tutti i volumi) e da un capitolo finale che illustra i "rudimenti della pirateria", spiegando ora i nodi più comuni, ora i trucchi per orientarsi in mare, l'uso dei cannoni e delle mappe e simili nozioni.


Sempre a tema "pirati", però in francese, un libro pop - up con tante curiosità e nozioni sul mondo della navigazione d'abbordaggio, da scoprire con l'ausilio di vignette, finestrelle e persino quiz, che è piaciuto molto sia a noi genitori che al ricciolino.

"Les pirates" ed. Nathan, collana KIDIDOC





Consigliato dai 5 anni, ma a mio parere solo se letto dai genitori, 6/7 per letture autonome, per via del lessico peculiare, visto che i termini della navigazione non sono di solito i primi che apprendono i bambini.

Altri temi, il mondo delle fiabe, per questi LIBRI IN STAMPATELLO MAIUSCOLO, dai 6 anni



Entrambe le collane propongono anche altri titoli, però a noi sono piaciuti questi perchè non eccessivamente caratterizzati per "genere" di pubblico.
C'è infatti una tendenza diffusa a pubblicare libri definiti "per maschi" e  "per femmine" che non sempre comprendo. Se posso cerco di scegliere titoli che possano andare bene sempre e non pongano limiti alla fantasia.

"ORCO STRAORCO" di Patrizia Ceccarelli, ed. Attacca Parole, collana Raffaello Ragazzi

Il libro contiene gli stickers rappresentanti alcuni elementi presenti nel testo della storia che, infatti, sono accompagnati dal disegno esplicativo, per agevolare il "riconoscimento grafico della forma-parola", su cui sembra basarsi ora il metodo didattico di apprendimento della lettura (per lo meno stando all'esperienza del ricciolino e dei cuginetti),

Le immagini sono belle e accattivanti, le pagine poco dense, per non stancare subito i piccoli lettori (e va bene, se sono le prime letture autonome).


Volendo, l'edizione contiene il Qcode per scaricare l'app corrispondente e giocare con il libro sul tablet.

"Racconti per emozioni da brivido" ed. Giunti

contiene invece racconti un pò paurosi con personaggi delle storie dei cartoni animati Disney, da Raperonzolo a Spaccaossa, caratterizzati dalla brevità: per letture serali o piccoli lettori impazienti!


In più, il retro di copertina contiene due segnalibri da staccare, pensati per bambini e bambine (uffi! Almeno non azzurri e rosa), nonchè un sommario in cui annotare facilmente, in modo guidato, le impressioni lasciate dalla lettura.  

Una bella idea per andare poi, in futuro, a ricordare le prime letture!


Altre proposte di libri in stampatello maiuscolo  li trovate in questo post , insieme a una collana per le prime letture autonome, dai sei/sette anni, con protagonista un piccolo cavaliere medioevale.

Con questi consigli  (post  non sponsorizzato) partecipo all'appuntamento del venerdì del libro di Home Made Mamma.

venerdì 12 ottobre 2018

"L'imperfetta meraviglia", le letture di Mamma Avvocato

E' di nuovo venerdì, è di nuovo tempo dell'appuntamento con i consigli di lettura ideato da Paola.

Questa settimana, mi è piaciuto un romanzo di  

Andrea De Carlo, "L'Imperfetta Meraviglia" 


pag. 366, ed. Giunti, 2016.

Era diverso tempo che non leggevo più nulla di questo scrittore milanese, che tanto mi aveva appassionato con "Uto" e "Due di due".
Mi mancava il suo stile di scrittura, poetico e sentimentale, temevo una delusione.
Poi ho visto la copertina, letto il titolo e, trovandoli entrambi invitanti, mi sono lanciata nella lettura. 

No, nessuna delusione, scrive come lo ricordavo e la trama del romanzo mi è piaciuta molto.
Una rock star dal cuore tenero, Nick, che arrivato all'età adulta, è stufo di cantare sempre la stessa musica, quella che certamente porterà guadagni alla sua band ma non rappresenta più quello che i suoi membri sono diventati, è stufo dei suoi c.d. detti amici, per cui negli anni ha accumulato fastidio e disprezzo, è incapace di arginare gli eventi al punto che, pur di trovare un pò di tranquillità e di non dover decidere, è disposto a lasciare che la fidanzata di turno organizzi le sue case, la sua vita e l'ennesimo (per lui) matrimonio.

Nella campagna francese, dove si trova la villa in cui il protagonista si è temporaneamente trasferito, tra paesini pittoreschi e la fine della stagione turistica estiva, vive anche Milena Migliari, una gelataia appassionata, che ama creare sapori unici, producendo quasi interamente a mano gelati artigianali con prodotti locali e di stagione, sperando che i suoi clienti possano apprezzarne il sapore particolare e capire la sua ricerca della meraviglia, imperfetta perchè effimera.
Anche Milena, però, in parte si trascina stancamente: nella sua relazione con Vivianne, fisioterapista che le ha fatto scoprire l'amore tra donne, in apparenza molto più comprensivo di quello tra uomo e donna, molto più libero e rispettoso delle reciproche individualità ma, forse, destinato anch'esso a ingabbiare le parti, con il tempo, in stereotipi limitativi.

Quando Nick e Milena si incontrano per caso, scocca la fatidica scintilla dell'amore a prima vista e...non posso spingermi oltre.
Quel che è certo è che non mi aspettavo il finale, un pò troppo sospeso, per i miei gusti.

Un romanzo piacevole, scorrevole, romantico ma anche riflessivo, intimo.

Consigliato.

venerdì 5 ottobre 2018

"Tartarughe all'infinito": le letture di Mamma Avvocato

"Tartarughe all'infinito" di John Green 

Non si tratta del primo romanzo che leggo di questo autore, bensì il terzo, dopo il "Teorema Chaterine" (qui la mia opinione) e "Colpa delle stelle". 
 Certamente è quest'ultimo ad avermi colpito di più, conquistandomi il cuore e commuovendomi, anche grazie allo stile asciutto e non sdolcinato.

Questo romanzo a mio parere non è alla sua altezza, però questo non significa che non sia stato una piacevole lettura. 
Tutt'altro!
E' scorrevole e l'ho letto in pochi giorni, come accade con i romanzi la cui trama mi incuriosisce, e alcuni passi avrei voluto trascriverli, per la loro semplice ma profonda saggezza.
Tuttavia il confronto con "Colpa delle stelle" lo ha un po' sminuito.

I protagonisti sono tre sedicenni:
Aza, orfana di padre e voce narrante, con problemi psichici , che vive una vita pressochè normale all'apparenza, ma che tale lo è solo per i gesti e per periodi, poichè in altri i suoi pensieri si trasformano in una "spirale" che la intrappola in se stessa e pur non essendo così invalidanti da impedirle di affrontare una ruotine quotidiana, impediscono uan vita "normale";
Davis, figlio di un multimiliardario scomparso misteriosamente (non appena avuto notizia di un mandato di arresto nei suoi confronti), che si ritrova a far da padre al fratellino di 13 anni, dopo aver affrontato da pochi anni la morte della madre;
infine Daisy, l'amica del cuore della protagonista, una ragazza normale, di classe medio-bassa (considerando gli standard americani), che studia e lavora, sognando di potersi permettere il college e, nel tempo libero, scrive fantastorie derivanti da Star Wars, di cui è grande appassionata.

Il rapporto di amicizia tra le due ragazze, con le sue luci ma anche le sue ombre, fa da sfondo alla vicenda della ricerca del padre di Davis, ed alla nascita di un legame speciale tra Aza ed il ragazzo, fatto di sguardi, silenzi, messaggi e riflessioni.

L'atmosfera è sospesa e riesce a trasmettere, da un lato, l'esuberanza esteriore di alcuni adolescenti, che tengono per se stessi i propri problemi, cercando in questo modo di proteggersi ed integrarsi tra i coetanei, dall'altro il senso di insicurezza e incertezza di un'età di transizione in cui affiorano domande sul senso della vita e, spesso, la capacità di sognare si fonde con uno sguardo particolarmente lucido e critico sul mondo adulto, prima che la spinta ad adattarsi alla società e "crescere" o, al contrario, a imboccare strade di ribellione e/o emarginazione, abbia il sopravvento.

Insomma, non quanto "Colpa delle stelle"  ma ve lo consiglio! 
Con questo post, partecipo al consueto appuntamento con il venerdì del libro di HomeMadeMamma.



venerdì 28 settembre 2018

Le letture di Mamma Avvocato: “Ragione e sentimento” di Stefania Bertola


"Ragione e sentimento” di Stefania Bertola, ed. Einaudi, 2017, pag. 224


Di questa autrice ho già parlato spesso, su questo blog (con  "Ne parliamo a cena", forse il più bello in assoluto, di cui ho raccontato sia le mie prime impressioni su questa autrice, sia quelle derivanti dalla rilettura ; "Ragazze mancine", altro riuscitissimo romanzo, al pari di "La soavissima discordia dell'amore"..; ed infine "La luna di Luxor", quello che ho apprezzato meno e "Il primo miracolo di George Harrison" una originale raccolta di racconti), qui perché i suoi romanzi mi piacciono davvero molto e non me ne perdo neppure uno.

In primis, è una scrittrice italiana, anzi, piemontese. E questo mi inorgoglisce (permettetemi un po' di sano campanilismo).

In secondo luogo, i suoi romanzi sono sempre ambientati a Torino, dove ho vissuto per quattro anni e che ho frequentato e frequento ancora, dove ho ancora qualche amica e dove sono nati i gemelli…dunque tra le pagine dei suoi libri, respiro aria di casa e riesco facilmente ad immaginare le protagoniste muoversi tra viali, controviali, vie pedonali, piazze, colline ecc. del capoluogo piemontese.

In terzo luogo, ma forse primo in ordine di importanza, sono scritti in un italiano corretto, con una prosa scorrevole, tanta ironia e una buona dose di leggerezza, anche se le protagoniste, tutte al femminile (i ruoli maschili sono sempre complementari), affrontano momenti difficili della vita.
È un po’ come se sapessero reagire con quell’innata imperturbabilità di facciata e quelle intime forza e  determinazione che, secondo me, rendono vincenti i piemontesi, seppur in modo poco appariscente.

In ogni caso, si tratta di romanzi rosa da leggere tutto d’un fiato, per ridere e sorridere e questo libro non fa eccezione.

Impossibile non sviluppare empatia per Eleonora e non sospirare come lei dinnanzi alla sua svagata sorella Marianna, alla disperata ricerca di un amore puro ed eterno, che somigli a quello descritto dai sonetti di Shakespeare, ed alle trovate della piccola Margherita, capace di elaborare lutti e cambiamenti rifugiandosi in un suo mondo parallelo, ove dialogare con i suoi fidanzati immaginari, niente meno che idoli del rock. 
Impossibile non sorridere, nonostante tutto, vedendo la capacità della madre, Maria Cristina, di mantenere ferme le sue signorili abitudini anche in povertà e, soprattutto, difficile non esultare quando Lux e Rossana, due "rivali” in amore ed in famiglia delle tre sorelle Cerrato, saranno abilmente rimesse al loro posto.

Alla fine, infatti, ragione e sentimento riusciranno a fondersi e trionfare insieme, nella migliore tradizione del lieto fine.
Insomma, una lettura che regala relax e buon umore!!!

Questo è dunque il mio consiglio di lettura per questo venerdì del libro.


venerdì 14 settembre 2018

Cosa leggere nei prossimi mesi: consigli di lettura per l'autunno

Siete in cerca di ispirazioni per scegliere le vostre prossime letture?
Se sì, lasciate che vi parli degli ultimi libri che mi sono piaciuti, per un motivo o per l'altro e...prendete spunto, se vi va!



Gianrico Carofiglio è una garanzia, per me.
Dopo "Il bordo vertiginoso delle cose" e "La regola dell'equilibrio", quest'ultimo con protagonista l'Avvocato Guerrieri, "Le tre del mattino" mi hanno catturato ed incantato.

Un romanzo incentrato sul rapporto padre e figlio, in cui accade poco ma molto succede tra i protagonisti, che si svelano l'uno all'altro e, complice una malattia (non grave, non si tratta dei soliti romanzi strappalacrime in cui ad un passo dalla morte si riscopre il gusto per la vita), iniziano a rivedere alcuni momenti del loro passato comune dal punto di vista altrui, svelando riflessioni e sentimenti, in descrizioni e dialoghi semplici ed intimi.
La voce narrante è quella di un ragazzo che descrive la sua infanzia ed adolescenza ed il padre, a lungo non compreso e forse conosciuto davvero solo da adulto.
Un libro da leggere anche per riflettere sulla scarsa conoscenza che, in fondo, abbiamo dei nostri cari come persone a tutto tondo, per quegli aspetti della loro vita che non si scontrano con la nostra.
***


Il libro  di Beatrice Vio, grande schermitrice paraolimpica italiana, non è un romanzo, non è una autobiografica, non è un saggio motivazionale, non è una raccolta di racconti di vita...non saprei davvero in quale genere classificarlo perchè è un po' di tutto questo.

E' la storia di una bambina diventata donna nonostante le amputazioni che ha dovuto subire a causa della meningite, la storia di una famiglia unita e forte, la storia di una atleta e della sua voglia di vincere, ma anche, soprattutto, un libro per trasmettere ai lettori passione, voglia di vivere e realizzare i prorpi sogni, sempre e nonostante tutto, affrontando la vita con grinta e circondandosi delle persone giuste, con cui fare squadra.

Perchè Beatrice si racconta insistendo su questi aspetti: la determinazione, l'ambizione, l'empatia, il lavoro di squadra, l'ottimismo e la fatica.
Sì, la fatica, di crederci e di lavorare per raggiungere i propri obiettivi.



Se non sapete chi è Beatrice Vio, dovete per forza colmare la lacuna.
Unico difetto del libro: la narrazione non è molto coesa e, a volte, il tono entusiastico dell'autrice può sembrare esagerato.
Io, però, mi sono fatta l'idea che in qualche modo rispecchi davvero la persona che è Beatrice.
***

Di Selvaggia Lucarelli avevo già apprezzato "Che ci importa del mondo", malgrado la mia diffidenza iniziale e una sorta di antipatia a pelle per il personaggio pubblico.

Questo libro mi è piaciuto ancora di più, per la sua sagacia e la sua schietta ironia.
Certo, anche in questo caso l'autrice a volte esagera con le sue esternazioni, però i suoi dieci racconti, incentrati ciascuno su una persona che le ha rovinato un momento della vita (importante o banale ai nostri occhi, non importa), sono esileranti ed appassionanti, nonchè, talvolta, commoventi nella loro essenza.
Perchè chi di noi non ha incontrato sul suo cammino "dieci piccoli infami"?
Può trattarsi di una parrucchiera, della mamma di un'amica, del primo uomo a chimarti "signora" ma anche di un collega di lavoro scorretto, di quel professore universitario che ti ha bocciato una volta di troppo o della tua prima migliore amica che ti "tradito"...non importa.
Quel che conta, è che li ricordiamo per il dolore o diaspiacere che ci hanno causato, anche se dopo anni possiamo ironizzare su di loro e farci una sana risata alle loro spalle, come una piccola ma gustosa, personale vendetta!

Aggiungo solo che ne ho letti tre o quattro in viaggio verso il mare, all'Alpmarito ed al ricciolino e...sono piaciuti anche a loro!
***


Un bel romanzo, che può costituire un ottimo spunto per riflettere sulle nostre priorità ed i nostri affetti  e che in effetti ho letto con piacere.
Tuttavia, è triste. O meglio, a me ha lasciato una impressione di trsitezza ed angoscia che ho impiegato qualche giorno a scacciare.
Forse perchè d'estate si è soliti intrattenersi con letture più allegre, forse perchè la solitudine è un tema che trovo sempre difficile da affrontare...non lo so, però è così.
D'inverno, davanti ad un caminetto accesso e con mio marito sulla poltrona accanto, credo mi avrebbe fatto un altro effetto.

Ciò premesso, è la storia di un'astronauta, e dei suoi compagni, lontani da una Terra che all'improvviso sembra spegnersi, non inviando più alcun segnale e, contemporaneamente, di un anziano astronomo che rimane, solo, in una base scientifica el Polo Nord evacuata in tutta fretta per ragioni imprecisate, che lui stesso non ha approfondito al momento opportuno.
Un uomo che ha sacrificato tutto alla scienza ed al suo egoismo e che solo quando si accorge che sulla Terra sembra essere rimasto l'unico essere umano ancora vivo, inizierà a cercare disperatamente, e tardivamente, un contatto.
Due solitudini che si incontreranno fugacemente.
Il motivo del silenzio della Terra rimane un interrogativo aperto, così come la prosecuzione della vita dell'astronauta e dei suoi compagni, se sarà vita.
Questo è certamente un aspetto che non mi è piaciuto, sia perchè amo i finali "chiusi", sia perchè mi è sembrato uno strategemma per aggirare il problema di fornire uno scenario sensato in cui ambientare la vicenda.
***

Da "Il senso di Smilla per la neve", passando per "I quasi adatti" e "La bambina silenziosa", Peter Hoeg, con le atmosfere cupe ed un pò angoscianti dei suoi libri, cui fanno da contrasto il candore e il gelo dei paesaggi che descrive e le riflessioni molto intime e profonde dei suoi personaggi, è un autore che apprezzo sempre.
Perchè nei suoi romanzi, in cui molto viene taciuto o lasciato intuire e in cui gli interrogativi dell'animo umano sono sempre presenti, trovo sempre una trama inaspettata e originale, finali non scontati e narrazioni quasi ipnotiche.

Protagonista di questo suo ultimo romanzo è una donna di grande intelligenza che, con il marito, famoso e talentuoso musicista ed i suoi due figli gemelli adolescenti, di rare capacità intellettive, si trova coinvolta in un intrigo politico di alto livello in cui cercheranno di usare lei e la sua famiglia come pedine, sfruttando le loro debolezze umane. 
Sottovalutando, però, la loro intelligenza non comune, con esisti imprevisti.
 ***
In ultimo, "Un libro ti salverà" di Erika Swyler

 Ecco un romanzo che, nonostante non fosse incentrato su temi a me particolarmente cari, ha saputo tenermi incollata alle pagine sino alla fine!
Una saga familiare che prende avvio da un giovane bibliotecario, alla ricerca di un futuro, dopo aver affrontato la scomparsa prematura dei genitori ed aver cresciuto da sola la sorellina.
Un uomo che vede crollare la casa di famiglia, sulla spiaggia, pezzo dopo pezzo, sotto i suoi occhi, senza trovare il coraggio di lasciarsi alle spalle le sue mura e quello che rappresentano ma allo stesso tempo senza la determinazione di cercare le risorse per salvarla.
Finchè, inaspettato, un libro antico proveniente da un circo, inviatogli da uno sconosciuto anziano libraio, diverrà una finestra sul passato della sua famgilia e non solo, in grado di rispondere ai suoi tanti interrogativi e, forse, salvare la sua amata sorellina, diventata adulta, e lui stesso, da un destino tragico che sembra accumunare le donne della sua famiglia da diverse generazioni.
Curioso, intrigante, sentimenatle quanto basta, senza dubbio con finale a sopresa (almeno per me), mi è parso davvero un romanzo ben costruito che mi ha tenuto compagnia per molto sere.
***

Questa è solo una sceeta delle mie letture degli utlimi mesi, a cui devono aggiungersi altri romanzi che non mi sento di consigliare, oltre a qualche saggio e manuale (sì, persino un libro di ricette!!!), di cui forse più avanti vi parlerò.

Spero, frattanto, di avervi dato alcuni buoni suggerimenti per questo appuntamento settiimanale con il venerdì del libro, ideato da Paola.


venerdì 15 giugno 2018

Le letture di Mamma Avvocato: da O'Carroll a Niven, dalla Gamberale alla Gazzola, passando per l'America

Tra i libri letti ultimamente, non tutti mi hanno piacevolmente colpito.
Altri sì.

"Agnes Brown mamma" di Brendan O'Carroll, ed. Neri Pozza, in primis.
Un romanzo che racconta la vita di una donna irlandese semplice, un po' sboccata ma certamente vera, una
lavoratrice indefessa, madre precocemente vedova di cinque figli, che si arrangia come può, tra amicizia, fatiche e sogni.
La figura della protagonista, per me, è semplicemente meravigliosa, dipinta in modo efficace in modo tale da catturare l'attenzione e l'empatia dei lettori.

L'ultimo romanzo di John Niven, "Invidia il prossimo tuo".

Come mi era successo per i precedenti libri di questo autore  ( è stato un colpo di fulmine: sagace, originale, forte, coinvolgente, ironico.
Una lettura che cattura e, secondo me, fa riflettere sulla nostra e altrui esistenza, costringendoci a prendere atto anche dei nostri lati pazzi e dei nostri difetti, ad ammettere con noi stessi sentimenti negativi più comuni di quanto siamo disposti a riconoscere.
Certo è che, rispetto ai romanzi precedenti ("Le solite sospette", "A volte ritorno ", "Maschio bianco eterno"), il cinismo aumenta ulteriormente.
E come dare torto all'autore? Come non prendere atto di scomode verità per correggere il tiro?
La trama è in apparenza semplice: due ex compagni di scuola e amici si ritrovano a distanza di molti anni e colui che sembrava una promessa del rock si ritrova barbone, mentre quello che sembrava destinato ad una vita mediocre e fallimentare, ha ottenuto tutto, dal successo professionale
a quello famigliare.
Peccato che la voglia di compiere una buona azione e, forse, anche un desiderio inconscio di rivalsa, ribalti la situazione. Provvisoriamente o definitivamente? E perché? Non ve lo dico, vi rovinerei il gusto della lettura!

Alcuni mi hanno divertito e fatto trascorrere ore di piacevole svago, senza tuttavia entusiasmarmi.






Tra questi, "Te', zucchero e segreti" di Nancy Naigle,
che ricordo per la trama originale, condita da mistero e situazioni da thriller, pur restando tendenzialmente un romanzo d'amore, oltre che per le due ricette contenute  in fondo.


E poi "Adesso" di Chiara Gamberale,
scritto bene e dalla trama non scontata, come i suoi precedenti romanzi, però non tale da colpirmi, come invece avevano fatto "Qualcosa"' "Per dieci minuti" e "La luce nelle case degli altri".
Forse per il semplice motivo che non sono riuscita ad immedesimarmi in nessuno dei personaggi, poiché la mia attuale situazione sentimentale è troppo distante da quella di ciascuno di essi.
Inoltre, ho trovato un po' faticoso seguire le vicende dei diversi protagonisti, tra cui "saltano" i capitoli.
Una nota curiosa: la vera protagonista di questo romanzo è una dei condomini che aveva "adottato" la giovane Mandorla in "La luce nelle case degli altri".


Infine, "Arabesque" di Alessia Gazzola.
Si tratta della continuazione della serie dedicata al medico legale Alice Allevi, di cui ho già scritto in passato (potete trovare i miei post sui precedenti romanzi cliccando sulla etichetta "Alessia Gazzola" o con lo strumento "cerca").
Indubbiamente mi è piaciuto e mi ha divertito, come i precedenti romanzi, però senza più stupirmi davvero ne' nelle reazioni dei personaggi, ne' per il mistero da risolvere.
Anche in questo caso si tratta di un libro che può essere letto da solo, poiché la trama è autosufficiente. 
Tuttavia, solo con una lettura in successione si possano cogliere pienamente i comportamenti e le riflessioni della protagonista, che presuppongono una minima conoscenza del suo passato, soprattutto sentimentale.


Ecco dunque i miei consigli di lettura per questo appuntamento con il venerdì del libro.

domenica 3 giugno 2018

Di teatro per bambini, di combattimenti di spada medioevali, di libri non compresi, di stanchezza, di eventi a pagamento, di bibliotecari volenterosi: insomma, di tutto !

Il tempo mi manca sempre.
Sempre.

Di mille cose da fare per forza ed altre mille che vorrei fare, solo la metà delle prime trovano spazio.
Arrivo al fine settimana spompa, arrivo alle sei di sera, ogni giorno, sognando che siano già le dieci, per avere tutti a nanna. E magari crollare pure io.

La verità è che sono organizzata. Organizzatissima.
Eppure non basta mai.

La stanchezza, lo sconforto, hanno il sopravvento nove volte su dieci. Non posso crollare, eppure dentro spesso e volentieri crollo, emotivamente stravolta, quasi vuota.

In testa scrivo centinaia di post. Poi non trovo modo di scriverne davvero neppure uno, il tempo passa e quando ci ripenso, appaiono fuori luogo, superati. Anche per me.
E rinuncio.
A volte sono avvenimenti che vorrei mettere nero su bianco per ricordare, altre riflessioni che vorrei condividere, altri ancora consigli o sconsigli. 
È frustrante lasciarli andare, per quanto a posteriori possano apparire insignificanti o lo siano davvero per chi legge (ditemi di no, vi prego!)

In questi giorni, ad esempio, ad Ivrea è in programma “La grande invasione”, una manifestazione letteraria con eventi per grandi e piccoli, incontri con scrittori, laboratori, letture ad alta voce.
Sono anni che si svolge e con il ricciolino, una cara amica e i suoi figli, ci siamo stati spesso, divertendoci.
Questa volta, però, il programma è solo on- line, gli eventi sono praticamente tutti su prenotazione e si deve pure pagare, 2 euro a bimbo per ciascuno.
Non è tanto. Però io mi sono anche stufata di pagare sempre tutto in più, a parte.
Oltre alle tasse.
Nonostante siano eventi culturali, nonostante si usino spazi pubblici, nonostante il grosso del lavoro lo facciano volontari, nonostante lo scopo ultimo sia anche vendere (e infatti finisci per comprare libri, se non subito, qualche giorno dopo) e far consumare (gelati, bibite, acqua ecc.) e infatti consumi.
Ecco. 
Tutto si paga in più, a parte, oltre.
E a fine mese si fa sempre più fatica.

Peraltro, lo dico anche se non piacerà a molti leggerlo, in una città rossa da sempre, dove tutti si sentono tanto democratici, progressisti, aperti e acculturati. 
Dove si professa solidarietà e inclusione. E poi pagano pure i bambini, per stare in uno spazio pubblico a sentire parlare di libri o leggere. Vabbè.

Per contro (pane al pane e vino al vino), quest’anno siamo stati a teatro, sempre ad Ivrea, ad una bella rassegna pensata apposta per i bambini. 
Non gratuita ma, visto l’uso del teatro e la bravura delle compagnie coinvolte, decisamente ad un prezzo onesto.







La rassegna (cinque spettacoli per bimbi dai 3 ai 7 anni) e tre per i ragazzini (dai 7 anni), diluiti in sei mesi, avrebbe potuto essere gestita meglio a livello di vendite dei biglietti e degli abbonamenti (concentrata in un pomeriggio, solo in contanti, con fila di ore che si è gentilmente sciroppata la mia amica- grazie!- e con pagamento in contanti), però il livello degli spettacoli è stato eccellente, per varietà e bravura degli attori.

C’e’ stato Pinocchio, in una rappresentazione modernizzata ma fedele nelle scene all’originale, in cui tre giovani attori, con materiale di uso comune, hanno realizzato uno spettacolo veramente bello e coinvolgente.

Poi un cantafavole, che ha suonato, recitato e raccontato tre storie diverse, a sfondo natalizio, tenendo incollati alle sedie bambini (compatibilmente con l’età ) e adulti, da solo, per l’intera ora dello spettacolo.

La durata, infatti, di max un’ora senza pause, per ogni incontro, è  stata pensata per i bambini e ha funzionato.

Uno spettacolo di animazione su nero (ovvero in pratica senza fondale) che ha raccontato la storia vera di Becco Di Rame, un’oca da guardia coraggiosa che ha appassionato e colpito i bambini (e non solo), messa in scena in modo molto particolare da due bravissimi attori, senza che neppure comparissero in scena (se ben ricordo).


E poi Lulu’, teatro di narrazione e figura, anche esso senza sfondo e fondale, eppure d’effetto.
Infine “Un amico accanto”.

La storia di un dragone messa in scena da due donne. Brave. Davvero.
Solo che lo spettacolo ci ha intristito, letteralmente.
Poiché è stato tratto liberamente da un racconto per bambini, siamo andati a cercare il libro di biblioteca.
Questo.




L’autore è famoso soprattutto per “Capitan Mutanda”.
Attenzione, ora vi racconterò la storia di un “Amico accanto”, per dirvi perché non l’ho capita.
Siete avvertiti.

Un draghetto solo al mondo, stufo di stare solo, per l’appunto, parte alla ricerca di un amico. 
Non solo non lo trova, ma un serpente dispettoso gli fa credere che una mela sappia parlare e voglia essere sua amica.
Solo che un tricheco monello, a cui il draghetto l’aveva affidata nella sala d’aspetto del dottore, mentre andava in bagno, chiedendogli di averne cura un momento, se la mangia, lasciando solo il torsolo.

La mela è dunque morta, viene seppellita dal draghetto, di nuovo solo e molto triste, nel giardino.
Qualche anno dopo, è cresciuto un albero di mele ed il draghetto ha finalmente di nuovo delle amiche.
Mele. 
Silenziose.
Stagionali.
Destinate a essere mangiate o a marcire.

Niente. A me è venuto da piangere per la cattiveria del serpente e del tricheco, per la solitudine del draghetto e per la sua disperazione. Così come per il finale.
Idem per il ricciolino.

Voi che morale ci trovate? Oppure, semplicemente, cosa ne pensate?
Aiutatemi a trovare motivo di letizia nella storia, per favore.

Comunque il prossimo anno io e la mia amica speriamo di riuscire a riprendere l’abbonamento per la rassegna teatrale.
Perché per i bambini sono state bellissime esperienze e per noi, al piacere degli spettacoli, si è aggiunto quello di avere un appuntamento fisso in cui incontrarci.
Infatti non ne abbiamo perso uno, ci sono andata anche con la gamba immobilizzata dal tutore, mentre la strada, ovviamente acciottolata, era gelata per il freddo e la pioggia, e pur dovendo saltellare su una gamba sola per arrivarci.

Un’altra bella iniziativa a cui abbiamo partecipato io ed il ricciolino, è stata organizzata dalla biblioteca del paesello e consiste in letture ad alta voce gratuite (con burattini, scenette, il teatro delle ombre e altri “stili” sempre diversi), un pomeriggio al mese, seguiti da piccoli laboratori.

Ecco. Queste per me sono iniziative culturali lodevoli, che regalano intrattenimento di valore, sviluppano la creatività e fanno stare bene insieme. Perciò, agli organizzatori di “Bambini a teatro” ad Ivrea e ai bibliotecari della Valle D'Aosta, io dico grazie, anche a nome di mio figlio.

P.s. Cosa abbiamo fatto al posto di andare alla “Grande invasione”? Siamo stati per un pomeriggio, per la prima volta, alle “Ferie medioevali” di Pavone Canavese (TO), a vedere, (gratuitamente il sabato, la domenica gli adulti avrebbero pagato tre euro), bravissimi schermidori combattere alla moda del Medioevo all’ombra del Castello (con scenografiche e pesantissime armature, cotte di maglia ed elmi e spade da 1,5 kg l’una), guardare abili giocolieri e giocoliere che hanno divertito tutti, ammirare aquile, falconi, poiane e gufi con i loro bravi falconieri, mangiare il gelato e passeggiare tra persone in costume.
Una manifestazione piccola ma davvero molto carina  che, ovviamente, ha conquistato il ricciolino, tornato a casa con una spada di legno in più, un’idea per il suo compleanno e il progetto dello scudo che vuole fabbricarmi nei prossimi giorni con l’aiuto di suo padre.

Insomma, abbiamo fatto centro!