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lunedì 8 maggio 2017

Il flusso dei ricordi



Domenica.
Colazione insieme, poi doccia e crema, mentre Lui corre ad aiutare una cugina con lavori edili.
Perché Lui ha quella  la generosità d'animo che fa anteporre ai propri bisogno, alle proprie urgenze, le richieste altrui. Anche se questo vuol dire ritardare i lavori della nostra, di casa, quando di tempo già non ce n'è. Lui è una di quelle persone che credono che prima o poi tutto il bene che fai torni indietro, dagli stessi o da altri, non importa. E anche se qualche volta sbuffo e protesto per il tempo e le attenzioni sottratte a noi, alla sua famiglia, e perché vedo il suo grado di stanchezza, la verità è  che amo questo aspetto di Lui.

 Io, leggings neri, calze bianche e la stessa camicia ampia a scacchi di lana di quando avevo 13 anni ed andavano di moda, 
Io, seduta su uno scalino, affronto scatoloni.

Taglio, apro. E tornano i ricordi.
Le prime settimane durissime, di straniamento, sonno, incredulità, paura. La fatica di adattarsi ai ritmo, il peso della responsabilità, quel sentirsi prigionieri dei bisogni di una creatura tanto piccola quanto tirannica nelle sue necessità. 
La casa invasa da parenti e amici, il sollievo di parlare con adulti e contemporaneamente la stanchezza di non poterli mettere alla porta per dormire almeno un po'. 
Il silenzio dei giorni di inverno sola, tra pioggia, freddo, cielo plumbeo, un paese che ancora non avevo mai vissuto veramente e mi appariva estraneo, il pensiero del lavoro accantonato, l'attesa della sera e del suo rientro.

E poi le tutine profumate di bucato, stese in fila ad asciugare come soldatini di pace, i colori pastello, le creme morbide e profumate, l'odore della sua pelle, l'emozione del primo bagnetto, i pugnetti chiusi e il facciano rilassato immerso nel sonno. 
Il sospiro soddisfatto dopo la poppata, i sorrisi, le faccette buffe ed i gorgheggi, la lallazione e i primi tentativi di di mettersi a carponi, la testolina ciondolante, gli occhioni aperti sul mondo, la manina dalle unghie sempre lunghe che stringe forte la mia, così ruvida e sgraziata al confronto.
L'amore, che ti assale come un'onda e ti fa quasi piangere di commozione, al solo guardarlo.

Mentre cerco e recupero biberon, ciucci, bodies primi mesi, riduttori e fasciatoio,
mentre il ricciolino di là dorme ancora, con gli stessi pugnetti chiusi e lo stesso faccino sognante, solo con una cascata di riccioli biondi sul cuscino in più,
mentre fuori piove, ancora, in questa primavera che somiglia all'autunno,
io mi immergo nei ricordi e mi domando come sarà, se sarò in grado, se ce la faremo.

Perché loro, Lei e Lui, saranno un Lei e Lui diversi, persone differenti dal fratello, da conoscere, amare e crescere. 
Perché Lui e Lei saranno Lui e Lei, due, in contemporanea. 
Perché ci sarà il ricciolino, ancora così piccolo ma nello stesso tempo già così grande.
Perché non ci sarà Lui grande da aspettare tutte le sere, in soccorso tutte le notti. 
In compenso, ci sarà un trasloco, un paese nuovo, un altro ciclo scolastico da iniziare, il lavoro da sperare e ritmi da riscrivere.

E io sono qui, che apro e chiudo scatole, con indosso gli stessi vestiti della tredicenne che ero ma con capelli bianchi che fanno capolino e nuove rughe sulla pelle e nella testa.
Ho paura, eppure non vedo l'ora.



mercoledì 19 ottobre 2016

La stanchezza delle mamme #ohmammachestanchezza # stormoms

La stanchezza delle mamme la scorgi nei loro occhi rassegnati la mattina e non c'è trucco o correttore che possa nasconderla.

La stanchezza delle mamme la comprendi dai sospiri e dai gesti affaticati, quando svestono il loro bimbo davanti all'armadietto, per infilargli le ciabattine per la scuola.

E la intravedi in fondo agli occhi, quando si voltano dopo l'ultimo abbraccio o saluto, solo in parte oscurata dall'ondata di affetto e nostalgia che le coglie.

La stanchezza delle mamme è il loro passo pesante, mentre accompagnano i bimbi alla macchina o su e giù per le scale, con la loro cartella sulle spalle e ascoltano il racconto della giornata che irrompe come fiume in pieno o, nonostante tutto, si sforzano di ottenerlo, un racconto.

La stanchezza delle mamme, a volte, è venata di sudore, lacrime e singhiozzi, quando aiutano a preparare i bambini negli spogliatoi, prima del corso di nuoto o danza o calcio, quando non c'è medicina che basti a calmare l'ennesima tosse o starnuto, dopo l'ennesimo risveglio della notte.

È nascosta dietro sorrisi, saluti, carezze, parole gentili, perché il dolore o la delusione che a volte si portano dentro non deve turbare il loro bambino.

La stanchezza delle mamme è quella che le fa crollare in un sonno senza sogni alle nove e mezza di sera, di fianco ai figli, con il libro della buonanotte appoggiato alla meglio sul comodino accanto.

E poi le sveglia alle cinque del mattino, con i pensieri di ciò che ancora va fatto, delle corse della giornata che le attendono, con le liste mentali e le preoccupazioni.

Si intuisce nei gesti meccanici di preparazione dei pasti, nel bavaglino da allacciare, nell'ennesimo pannolino da cambiare, nelle doccia da fare, nelle scadenze e negli appuntamenti da ricordare.

La stanchezza delle mamme emerge dai loro volti, all'uscita della scuola. Quando il sollievo per la fine della giornata lavorativa si mischia alla consapevolezza che non è ancora finita, che la fatica vera deve ancora venire ma, con essa, anche il bello.

La stanchezza delle mamme e' in ogni cambio di respiro notturno, ogni rumore di piedini nudi sul pavimento, ogni richiesta di acqua, bagno, cibo o conforto.

La stanchezza delle mamme la puoi quasi toccare, quando guardi i volti in attesa dal pediatra, un bimbo piagnucoloso o impaziente al loro fianco e la certezza che toccherà di nuovo, ancora.

La vedi nei passi delle neomamma, con la loro carrozzina immacolata e il loro bebè addormentato dentro, sempre quieto e pacifico, finché e purché continuano a camminare.

E poi la senti dalla loro voce, quando rispondono all'ennesimo passante o conoscente, che il loro è un bambino bravissimo ma che: "Si, insomma, come tutti i bambini, a volte non dorme e piange tanto, sa com'è, è normale."

La stanchezza delle mamme la percepisci in farmacia, quando chiedono altre gocce per le coliche prescritte dal pediatra, una crema per le irritazioni vista in pubblicità, lo sciroppo della tosse consigliato dal medico, le pillole omeopatiche sussurrate da un'amica, il rimedio che l'alto giorno al parco quella mamma che sembrava tanto sicura di se' ha nominato e allora forse vuol dire che è il migliore e nel dubbio lo si compra.

La stanchezza delle mamme fa capolino tra i loro discorsi, al parco o fuori dalle scuole, un po' svelata in cerca di solidarietà, un po' nascosta per pudore.

La intuisci al bar, guardando i tavolini in cui gruppetti di madri, quando possono, cercano di affogare il sonno in chiacchiere, risate, caffè o cappuccino, prima di ripartire per i rispettivi impegni.

La stanchezza delle mamme è quella che le fa crollare su una sedia mentre osservano i bambini giocare alla festa di compleanno, una delle tante, pensando a quanto sia ingiusto che a tre/ quattro/ cinque anni abbiano una vita sociale più attiva della loro e nello stesso tempo gongolando di orgoglio materno per il loro bambino così amato.

Ed è la stessa stanchezza che le fa consegnare il bambino con il regalo sulla porta di casa del festeggiato e scappare via veloce, dopo un saluto, quando il figlio è già grandicello. Perché la aspettano ore di libertà preziose e non importa se saranno consacrate alla spesa o i lavori domestici, perché per una volta sarà sola.

La stanchezza delle mamme la riconosci dai libri sull'educazione accatastati sul comodino, dalle lavagne in cucina fitte di impegni, dalle domande intrise di dubbi nei forum e nelle chat, dagli articoli sui siti e sui blog che parlano di maternità.

La stanchezza delle mamme è nei chilometri macinati a piedi, in auto, con i mezzi pubblici, da e per la scuola, per e da i corsi sparsi in giro per quartieri, paesi e lande desolate, da e per riunioni, pediatri, farmacie, negozi di giocattoli e alimentari, scorrazzando se stesse e i bambini nei mille impegni della settimana, giorno dopo giorno.

La stanchezza delle mamme è, spesso e insospettabilmente, il motore di nuotate e corsi di fitness rubati alla pausa pranzo, di corse all'alba nelle città o tra le campagne addormentate, di momenti di yoga serali praticati tra una risposta all'ennesima domanda e un abbraccio consolatorio.

È fatta anche di ricami nel cuor della notte, di torte la domenica mattina, di ore a stirare davanti alla TV, di canzoncine per bambini imparate a memoria o inventate sul momento, di cartoni animati visti e rivisti centinaia di volte.

E' nelle sacche e negli zaini da preparare al volo, nei quaderni e diari da controllare, nella merenda preferita del figlio da acquistare, nei continui rimbrotti e richiami e anche nei no.

Quelli che aiutano a crescere, quelli di cui non si può fare a meno ma anche quelli che scappano quando non se ne può più.

La stanchezza delle mamme non fa distinzioni di età o condizioni economiche o livello culturale.

Colpisce tutte, indistintamente. Chi più chi meno ma con una trasversalità impressionante.

A volte, la stanchezza delle mamme esplode forte e chiara, negli urli isterici, nelle punizioni esagerate, in quello scapaccione di cui si pentiranno per l'intera giornata, nei "basta, non ne posso più!" gridati allo specchio del bagno, nelle litigate con gli automobilisti, le altre mamme, i mariti e chiunque passi di lì al momento sbagliato.

La stanchezza delle mamme spesso è riflessa negli occhi degli insegnanti, degli altri genitori, degli amici, dei passanti che le incrociano.

La stanchezza delle mamme è anche quella delle nonne che, con entusiasmo, amore e generosità ma anche con il peso degli anni di più, corrono in aiuto dei loro nipotini e delle loro figlie o nuore, figli o generi.

La stanchezza delle mamme è fisica ma anche e soprattutto mentale.

La stanchezza delle mamme, in molte famiglie, somiglia tanto a quella dei papà.

La stanchezza delle mamme è amara e dolce allo stesso tempo, dura e persistente come lo strato di ghiaccio perenne in alta quota ma capace di sciogliersi al primo sorriso come la neve al sole di primavera.

La stanchezza delle mamme, forse, è immensa perché immenso è il bene che vogliono ai loro figli.

#ohmammachestanchezza #stormoms

 

 

domenica 24 luglio 2016

Dal blog di Scintille di gioia: Il significato di essere mamma"

Silvia, del blog "Scintille di gioia" mi ha posto alcune interessanti domande sulla maternità, queste:

"cos'è per te la maternità o, se sei un padre, la paternità?

Come vivi la tua genitorialità?

Come è nata la tua scelta di mettere al mondo dei figli?

Cos'ha comportato per te fare questa scelta?"

Curiosi di sapere le mie risposte? Considerate che ho impiegato più di due mesi ad elaborarle!

Le trovate qui!

Se vi va di partecipare, inviate una e-mail a Silvia!

venerdì 8 luglio 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "Maternità. Il tempo delle nuove mamme"

"Maternità. Il tempo delle nuove mamme. Testimonianze, appunti e riflessioni" a cura di Laura Ballio e Giusi Fasano, ed. Le opere del Corriere della Sera, febbraio 2016, Euro 7,90, pag. 335.

Un libro difficile da definire, che nasce dal blog del Corriere della Sera, la "27esimaOra" e dalle inchieste de "Il tempo delle donne".

 

Non un romanzo, non una biografia e neppure un saggio. Piuttosto una raccolta/inchiesta sulla maternità di oggi, con dati, contributi e riflessioni di giornalisti, blogger, donne comuni, professionisti, medici, maestri e perfino presentatrici/ attrici e scrittrici, da Umbero Veronesi a Michelle Hunzicher e Ambra Angiolini, da Silvia Avallone a Chiara Gamberale, passando per Emma Bonino, Veronica Pivetti e Dacia Maraini.

Tanti anche i temi trattati: la conciliazione famiglia- lavoro, l'insegnamento, la disparità di trattamento in ambito lavorativo, il congedo parentale, la tutela della maternità sul lavoro, la "nuova" paternità, la discriminazione sessuale, la scelta della maternità e della "non maternità" , i modi diversi di intendere "il materno", mamme e tecnologia, i millenials, la menopausa e la maternità surrogata.

Un caleidoscopio di riflessioni che fanno pensare, aiutano a guardare alle parole ed ai concetti con diversi punti di vista, suggeriscono possibilità.

A parte una impostazione politica di fondo che in parte non condivido (la prefazione di Valria Fedeli, ad esempio, che ho trovato eccessivamente autocelebrativa, mi ha lasciata perplessa) e alcuni interventi in tema di maternità surrogata che personalmente mi fanno rabbrividire, forse perché io sono troppo liberista per certi versi, e' un libro che secondo me merita una lettura, per approfondire e capire le diverse sfaccettature della maternità.

"Interessante l'annotazione sulle obiezioni delle aziende americane a dotarsi di un top management femminile: il modo di fare network. Trascurano le relazioni con quello che definiscono un 'club di vecchi ragazzi', non partecipano a cene sociali e non giocano a golf." Pag. 32

Pag. 43: "Un altro grande mito infranto dalla crisi è quello del partit time. Dal 2000 al 2013, secondo i dati ISTAT gli occupati a tempo parziale sono aumentati del 40 per cento: da poco meno di tre milioni a quattro milioni di persone. Tre part time su quattro sono al femminile, un rapporto rimasto sostanzialmente costante nell'ultimo decennio. Il problema è che negli anni della crisi è nettamente aumentato il part time involontario. Le donne insoddisfatte del l'orario ridotto erano il 34 per cento nel 2000 e sono diventate il 58 per cento - quindi la maggioranza- nel 2013. Cosa non funziona in quella che doveva essere la soluzione di tutti i problemi della conciliazione? Spesso la difficoltà sta in una distribuzione oraria che non aiuta. Prendiamo il settore del commercio, dove il part time femminile è particolarmente diffuso. Sovente il lavoro è concentrato in orari in cui nidi e materne hanno già chiuso da ore. In questa condizione l'orario ridotto non aiuta le donne (né gli uomini) nella gestione familiare. Da rilevare poi il fenomeno del lavoro nero legato al part time. Sono purtroppo numerosi i casi di dipendenti a orario ridotto che in realtà lavorano a tempo pieno. Soprattutto in settori "maschili" per la verità, come l'edilizia. Ma a ben guardare, la principale cartina al tornasole di un modello che non ha funzionato e un'altra. Mente in Europa l'aumento del part time fa crescere l'occupazione delle donne, ciò non avviene in Italia. Negli ultimi dieci anni, nonostante un incremento del part time femminile superiore agli altri Paesi UE, il nostro tasso di occupazione femminile è rimasto inchiodato al 45 per cento o giù di lì. Non si può dimenticare, poi, che gli effetti positivi del part time sul l'occupazione femminile hanno un prezzo. In termini di maggiore "segregazione". E' così che gli economisti come Luisa Rosti chiamano il fenomeno per cui le donne sono costrette ad accontentarsi di bassi livelli di carriera in settori meno pagati degli altri.

...una società che teme la maternità più della mediocrità, e premia il tempo più del risultato, escludendo le donne dai percorsi di carriera, spreca la risorsa più preziosa delle economie moderne: il capitale umano."

Pag. 44: "...la spesa pubblica per la famiglia è pari al 2 per cento della spesa totale della pubblica amministrazione e appena all'1 per cento del Pil, a fronte degli interventi per gli anziani che, tra pensioni e spesa per la salute, corrispondono al 20 per cento del Pil. In altre parole per 1 euro speso a favore della famiglia se ne dedicano 20 agli over 65. Il basso livello di spesa per la famiglia colloca l'Italia al 22esimo posto tra i Pesi UE per la quantità di risorse destinate a questo capitolo di interventi pubblici ..."

Con questo post partecipo all'appuntamento settimanale con il venerdì del libro di Homemademamma.

 

venerdì 24 giugno 2016

Le letture di mamma avvocato: "Ma come fa a far tutto?

"Ma come fa a far tutto" di Allison Pearson, pag. 380, ed. Mondadori, gennaio 2003

Ho già parlato delle mie impressioni alla visione del film con Sarah Jessica Parker tratto da questo romanzo.
Ora, dopo aver letto il libro, come consigliatomi anche da Deborah, posso confermare quelle riflessioni  ed aggiungere che il romanzo e' davvero ancora più coinvolgente e ricco di spunti di riflessione della sua trasposizione cinematografica.
Si legge in modo scorrevole, ci si immedesima (anche se si fa tutt'altro tipo di lavoro e non si vive in America) ed è sempre attuale, purtroppo.

E' il diario di una madre in carriera, divisa tra le soddisfazioni del suo lavoro, gli impegni ed i ritmi che quest'ultimo le impone, e la voglia di stare insieme ad i propri figli ed essere anche una moglie.
E' la storia di una donna con i classici sensi di colpa materni, che va sempre di fretta e, pur avendo chiare in testa le sue priorità, si sente prigioniera del successo professionale, delle esigenze economiche e delle aspettative di familiari, insegnanti, colleghi e capi.
Eppure non vuole rinunciare alla propria realizzazione, vuole essere madre e moglie ma anche altro.

Un romanzo al femminile che fa sorridere, riflettere e commuovere. Non certo un capolavoro letterario o un classico imperdibile, però comunque un libro che fa piacere leggere!

Vi riporto i brani che mi sono sembrati più significativi:
"Sono cose che succedono, ma il fatto che succedessero quando noi non c'eravamo ci faceva stare male. E poi eravamo segretamente convinte, benché nessuna avesse il coraggio di dirlo ad alta voce, che noi saremmo riuscite ad arrivare in tempo, che noi avremmo messo una mano sullo spigol prima che il bambino battesse la testa, che noi avremmo raggiunto l'asfalto prima del suo ginocchio. Sistema avanzato di identificazione: non è così che si chiamano i dispositivi di ricognizione degli aerei Awacs? La natura dota la madre di un sistema avanzato di identificazione e la madre è convinta che nessun uomo o baby- setter del mondo sia in grado di batterla, quanto a tempestività e capacità di previsione." Pag. 114

"Qualsiasi moglie commette una specie di adulterio per il solo fatto di diventare madre. Il nuovo amore che si schiude nel nido e' come il cuculo, così vorace che al vecchio non resta che aspettare pazientemente, sperando nelle briciole. Il secondo figlio, poi, lascia ancora meno spazio all'amore tra adulti....Durante le ore e i giorni successivi al mio ritorno, mi riprometto ogni volta di non partire mai più. La storia che mi racconto- che il lavoro e' una delle tante scelte possibili e non influenza più di tanto la vita dei miei figli- viene smascherata per quello che è: una pia illusione. Emily è Ben hanno bisogno di me, e' me che vogliono. Naturalmente vogliono bene anche a Richard, lo adorano, ma lui è il loro compagno di avventure, di giochi. Io sono il contrario. Il papà e' l'oceano, la mamma il porto, il rifugio sicuro in cui si ricaricano per poi avventurarsi ogni volta un po' più lontano, Ma io so di non essere un posto; di tanto in tanto, quando le cose vanno veramente male, penso di essere una nave nella notte e che i miei figli strillino come gabbiano al mio passaggio." Pag. 191

" Ho bisogno di avere soldi miei come ho bisogno dei miei polmoni...E come mi sentire, sola con i bambini tutto il santo giorno? I bisogni dei bambini sono incolmabili. Puoi riversare su di loro tutto l'amore è la pazienza che hai senza arrivare mai a soddisfarli. No, non è mai abbastanza. E per immolarsi così bisogna sottomettere una parte di se'. Io ammiro le donne che ci riescono, ma il solo pensiero di farlo mi da' i brividi. Detto fra noi, smettere di lavorare e' un po' come diventare una desparecido. Chi l'ha vista? Gli uffici postale della Gran Bretagna dovrebbero essere pieni di foto di donne che si sono perse nei figli e non si sono mai più viste." Pag. 192

"Un uomo che annuncia di doversi assentare dall'ufficio per andare a vedere sua figlia in piscina passa per un padre esemplare, affettuoso e sensibile, una donna che annuncia di doversi assentare dall'ufficio per restare al capezzale del figlio malato, invece, viene tacciata di disorganizzazione, irresponsabilità e scarsa disponibilità. Che un padre faccia il Padre e' una dimostrazione di forza; che una madre ammetta di essere Madre e' un segno di deplorevole vulnerabilità. Belle le pari opportunità, eh?" Pag. 290

"Il fatto è che ci trattano come se ci facessero un favore a lasciarci tornare in ufficio dopo aver avuto un bambino" mi aveva detto. "E noi dobbiamo stare zitte e er non faci accorgere che la nostra vita è cambiata. Ma ricordati sempre che invece siamo noi che facciamo un favore a loro. Noi assicuriamo la continuità della specie, e non c'è nulla di più importante al mondo. Dove li prenderebbero i loro maledetti clienti, se noi smettessimo di riprodurci?" Pag. 250

Con questo post partecipo al venerdi del libro di Paola.