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lunedì 4 maggio 2015

Io (mio figlio) e la cucina


Che non ami molto cucinare, e' risaputo.
Anche a causa della nascita del nano e delle assenze infrasettimanali dell'Alpmarito, negli ultimi anni sono comunque migliorata molto e, quando mi impegno, ora riesco a raggiungere risultati davvero discreti, soprattutto con i dolci ed i primi piatti.

Cucinare quotidianamente, però, per me rimane uno dei doveri più gravosi, che affronto solo per sopravvivere e per cercare di offrire a me stessa e a mio figlio una alimentazione il più possibile sana.

Di positivo c'è che il mio ricciolino ha imparato in fretta ad accontentarsi di piatti come riso bollito, pasta al l'olio, verdure al vapore e cibi insipidi, ad apprezzare la mensa dell'asilo e ad approfittare delle occasioni di pasto fuori casa, dai nonni al ristorante o ai vari matrimoni o compleanni.

Il rapporto tra me e i fornelli, tuttavia, e' altalenante, difficile e...non sempre pacifico!

Qualche sera fa avevamo un amico a cena.
L'appuntamento era per le sette e trenta ma, complice la bella giornata e la presenza dei suoi amichetti, avevo faticato a portare via il nano dai giardinetti, dopo la scuola.
L'Alpmarito, di solito addetto ai fornelli, era in ritardo per lavoro.
Perciò, rincasata alle sette, mi sono trovata con la spesa da sistemare (almeno quella l'avevo fatta prima), il bambino da lavare, la tavola da preparare e la cena da preparare.
Già ai giardinetti avevo fatto ridere la mamma dell'amico etto, chiedendole la ricetta del risotto agli asparagi punto per punto ma, almeno, mi sentivo preparata!
Fatte le prime tre cose della lista in un quarto d'ora/ venti minuti, mi sono messa a scottare in padella con il mio dado vegetale fatto in casa (non da me) e speciale (senza tutto ciò a cui sono allergica) gli asparagi, ovviamente dopo averli lavati e tagliati.
Peccato che poi non sapessi più come proseguire!!!

In quel mentre è arrivato M., soddisfatto di non essere in ritardo come al solito.
L'ho accolto sulla porta con un: "Meno male che sei qui!" e, sapendo che sa cucinare molto meglio di me e gli piace pure, ho fatto che lasciarli in mano, letteralmente, pentola e cucchiaio!!!
Risultato? Ha preparato un risotto buonissimo, anche se non era molto soddisfatto dei miei fornelli e del mio assortimento di cucchiai...però il vino lo avevo buono (promossa almeno su questo punto).
Quando si dice: "Fai come se fossi a casa tua!!!"

In questo caso, me la sono cavata così (anche se devo ancora verificare se al prossimo invito verrà comunque o cercherà di evitarmi) ma a volta, finisce moooolto peggio!
Non ci credete? Allora sentite questa.

Quattro giorni fa ho deciso di far bollire, a pranzo, gli asparagi per cena, così da portarmi  avanti in caso di ritardo ai giardinetti.
Lo so, sempre asparagi ma sono di stagione ed è una delle poche verdure che posso mangiare, quindi abbondo!

Comunque, decido di usare la fantastica pentola per asparagi regalatami da mia suocera (dono ideale per una come me): alta, stretta e con il cestello interno che poi si può alzare nel lavandino per scolare senza scolapasta.
Tutto a posto con la cottura, mi metto a lavare le pentole del pranzo, prima di tornare a lavoro.
Guanti bagnati, fretta e.... faccio per mettere la pentola sul pensile scolapiatti sopra di me ...peccato che, essendo alta e stretta,non ci sia stata e mi sia cascata addosso in una frazione di secondo!
Risultato? Montatura occhiali incrinata (ma ha tenuto, per fortuna), palpebra tagliata dallo spigolo della suddetta montatura e un dolore atroce allo zigomo sinistro, che si è preso una bella botta, ed al sopracciglio!!!
Altro che risse o battaglia delle arance!!!

Questa mattina ho notato che passanti, colleghi e clienti mi guardavano un po' incuriositi e un po' preoccupati ma nessuno diceva nulla di particolare.
Solo adesso, guardandomi allo specchio (al mattino era di fretta, come al solito), mi sono accorta del perché: ho l'occhio completamente cerchiato di un bel livido viola/blu scuro, con un soffuso alone giallognolo in sottofondo.

Ora ho capito perché si parla tanto di incidenti domestici e del fatto che fare il cuoco è un lavoro pesante!!!

Decisamente, e' meglio che mi limiti a mangiare, che dite!?!

lunedì 13 aprile 2015

La sanità di casa nostra per i bambini - quando mancano i pediatri


Gli ultimi due mesi mi hanno vista  impegnata, come mamma e come avvocato, in una spinosa questione.

Nella zona in cui abitiamo, zona di mezza montagna da cui si dipartono varie vallate alpine, in una regione in cui l'ospedale è collocato nell'unica città, che è anche capoluogo di regione, che però non è in posizione così comoda e centrale, i pediatri da un pò di tempo a questa parte scarseggiano.

Nella circoscrizione in cui viviamo, erano in tre fino all'anno scorso, poi sono stati ridotti a due, poi ad uno, infine, causa maternità dell'unica rimasta (per fortuna, quella del nano), a zero.
E così hanno mandato una sostituta, che arrivava dalla grande città della regione vicina.
85 km.

Non una pediatra, ma una specializzanda  in cardiologia infantile. Al suo primo incarico.
Quindi magari anche ancor più qualificata e competente, ma certamente non avvezza a parlare di svezzamento, malattie esantematiche infantili, bronchiti e bronchioliti & co., con mamme e neomamme.
E soprattutto con poco tempo a disposizione, non abituata a spostarsi per vallate montane, giovane e senza figli.

E' stato subito scontro fra lei e le mamme.

A quanto mi è stato riferito, infatti, ha subito iniziato a chiedere il pagamento di Euro 30,00 per ciascun certificato di riammissione a scuola per assenze superiori a cinque giorni, previsto come obbligatorio dall'art. 42 del DPR 1518/67, in constrasto con l''art. 44 comma 2 lett. g) dell'Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici pediatri di libera scelta e dell'art. 4 della Carta dei Servizi dei Medici di Assistenza Primaria della nostra Regione, nel quale è previsto che tale certificato sia rilasciato gratuitamente.

Ha dato una reperibilità telefonica limitata all'orario 08,00 - 10,00 a.m., non solo per la prenotazione delle visite ambulatoriali o domicialiari ma per qualunque esigenza, salvo poi comunque non rispondere spesso alle chiamate telefoniche, al numero di cellulare indicato nella comunicazione inviata dall'USL alle famiglie, o non richiamare, con conseguente impossibilità di prenotare le visite (e senza prenotazione, non visitava).
Non rispettava l'orario di prenotazione delle visite ambulatoriali, con attese che si protraevano anche per tre ore, in orari comunque incompatibili con l'orario di frequenza scolastica dei bambini e di lavoro dei genitori - il che, però, mi pare un problema strutturale e capitava anche con le altre dottoresse.
Inoltre, invitava a recarsi al Pronto Soccorso per qualsiasi esigenza medica insorta dopo le ore 10,00 del mattin, anche non urgente.
Peccato che poi, al Pronto Soccorso, si arrabbiassero con le madri e le invitassero a tornare dalla pediatra!

Pare che sia anche capitato che facesse diagnosi senza spogliare e/o auscultare i bambini (ma so di molti posti in cui i pediatri fanno diagnosi per telefono), semplicemente guardandoli in faccia, che molte madri non avessero ricevuto la comunicazione asl del cambio di dottoressa, che in alcuni ambulatori non abbia effettuato le visite o abbia fatto aspettare a lungo, nonostante fosse ufficialmente aperta, senza aver nessuno in stanza.

Io non ho avuto esperienze dirette (dunque, tutto ciò che ho sovra scritto mi è stato riferito dalle altre mamme, direttamente o tramite passa parola), poichè fortunatamente mio figlio è stato bene o quel che ha avuto era risolvibile senza interventi medici.
Però le altre mamme mi hanno chiesto aiuto e solidarietà. E io, anche sapendo che comunque in caso di bisogno avrei dovuto fare rifirimento ancora per qualche mese a questa dottoressa, mi sono prestata.

Abbiamo avuto un incontro con il direttore dell'ASL locale, il quale prima ha dichiarato che si trattava di un colloquio informale che non voleva verbalizzare, e poi, dopo un paio di giorni, ci ha pregate di mettere per iscritto le nostre doglianze.
Infine, ci ha pregato di non mandargli più la lettera.
E' stato evidente che egli poco voleva e/o poteva, che faceva il politico ed il dirigente, che intendeva solo evitare proteste su gruppi facebook e che la notizia arrivasse alla stampa o si diffondesse comunque nel paesi della circoscrizione. 
Ciò che più mi ha disturbato, comunque, è che cercasse di sminuire i problemi, ripetendo che non si trattava di "questioni gravi" e in fondo la dottoressa non aveva ancora "creato danni",  come se si dovesse aspettare un episodio di malasanità grave per lamentarsi o se far perdere ore e ore di lavoro e vita a genitori e bambini in attesa, far correre al Pronto Soccorso (con conseguenti viaggi, attese di ore ecc., magari per essere subito rimandati a casa), far lavorare il triplo gli altri medici o chiedere soldi che paiono proprio non dovuti, fosse "roba da poco."
Per non parlare di quando ha cercato di convincerci che potevano essere noi mamme a "autocertificare" la guarigione dei nostri figli per la scuola e citare a sproposito sentenze del TAR!!!
A quel punto, l'istinto professionale ha avuto la meglio e non ho potuto evitare di dire la mia.
E poi le giustificazioni del tipo: al concorso non si è presentato nessuno (?!?), la nostra regione non è molto ambita...quando sul sito dell'ASL era appena stata pubblicata una graduatoria con 89 pediatri!

Comunque, alla fine, pare che sia servito.
La dottoressa è attualmente assente "per motivi familiari" e non si sa se e quando rientrerà.

I più scontenti, intanto, sono gli altri pediatri: quello della circoscrizione vicina, cui si rivolgono disperate le mamme in assenza di un pediatra di base a loro assegnato,;quelli del pronto soccorso regionale e di quello della regione limitrofa, molto più vicino, che stanno lavorando il doppio; quella che è stata l'ultima a cambiare sede, perchè molte mamme continuano a fare riferimento a lei.

E ora, rimaniamo in attesa del prossimo medico, sperando sia scelto in modo un pò più oculato!!!

Alla faccia della continuità dell'assistenza medica e pediatrica in generale, delle tasse sul servizio sanitario nazionale assai salate che paghiamo, dell'importanza della prevenzione, della trasparenza delle pubbliche amministrazioni e della mancanza di lavoro, nonchè della umiltà e dedizione che dovrebbero contraddistinguere tutti i professionisti e lavoratori, di qualunque settore.

Ma è possibile una situazione di questo tipo?!?
Anche voi avete o avete avuto problemi simili? Come vi regolate?

venerdì 20 febbraio 2015

Libri ed allergia

"Allergie e iper- reattività" di Jean -Loup Dervaux, edito da  Mondadori nel 2013, pag. 167




Questo venerdì non ho romanzi da proporre ma un piccolo "saggio" divulgativo dalla lettura molto scorrevole di un medico francese, che affronta il tema delle allergie, delle intolleranze e delle false allergie da tutti i punti di vista: la descrizione della malattia allergica, il come e perché si diventa allergici, la diffusione sempre maggiore delle allergie, specie tra i bambini, il ruolo dell'ambiente, la vita quotidiana del soggetto allergico, i disturbi causati dall'allergia, il modo per scoprirla.
E, naturalmente, le cure tradizionali (con una breve e semplice spiegazione sui vari tipi di farmaci utilizzati ed i loro effetti) e quelle alternative, omeopatia, fitoterapia, oligoterapia, cure non farmacologiche (termali, talassoterapia, agopuntura, rilassamento, yoga ecc.).

Il libro, infatti, riconosce e spiega che i disturbi causati dall'allergia hanno un impatto fortissimo sulla vita sociale e quotidiana dei pazienti e invita a percorrere tutte le strade possibile per contenerli e ridurli, senza mai abbandonare le cure farmacologiche tradizionali ma affiancando ad esse, volta per volte, cure e medicine alternative, quando possibile.
Senza dimenticare i consigli pratici per la prevenzione, dal microclima domestico allo sport, allo stress ed all'igiene mentale, i comportamenti all'aria aperta ecc.

L'approccio globale, completo, alle allergie e' forse ciò che ho apprezzato di più in questo libro, così come la spiegazione dei tanti volti dell'allergia, dall'asma alle manifestazioni cutanee, dai sintomi a naso e occhi a quelle alimentari.
Viene spiegata l'incidenza dei fattori ereditari e genetici (lo sapevate che un bambino nato da genitori non allergici ha il 5% di probabilità di esserlo, uno nato da un genitore allergico, il 30% ed uno nato da due genitori allergici, il 50%, con una incidenza maggiore tra le femmine che tra i maschi? E che basta essere allergici ad una sostanza per essere persone "allergiche"?)  e che le allergie si sviluppano quando incontrano il terreno giusto, intendendo per "terreno" il " profilo biochimico e neurofisiologico, autentico biglietto da visita biologico, proprio di ciascun individuo".
Quando la persona presenta un " terreno atopico " , cioè "la propensione a sviluppare reazioni anormali di tipo immunitario contro alcuni elementi, non pericolosi a priori per l'organismo", a volte amplificati da un terreno ipersensibile, allora, dopo un periodo più o meno lungo di sensibilizzazione, risentirà di reazioni allergiche.
O almeno, così ho capito io!



Il medico distingue tra allergie ed iper reattività dell'organismo, tra intolleranze e allergie, tra reazioni immediate e non.

"La reazione allergica organica e' una reazione di difesa che diviene, però, eccessiva e inadatta nel suo sviluppo. È' una sorta di errore del sistema immunitario che scambia una sostanza innocua per una dannosa (falso antigene)"


Elenca le sostanze più allergizzanti, spiega le allergie crociate (di cui soffro io) e la sindrome orale allergica (soffro pure di questa) e spiega che l'allergia non è una malattia lineare, con una unica causa ed un unico tipo di manifestazione, bensì una sindrome funzionale multifattoriale.
Per illustrarlo, l'autore usa l'immagine della clessidra.



Ed è questo ciò che pesa di più a me personalmente: non sapere mai se avrò o no una reazione allergica a determinati alimenti o esposizioni, se e quale saranno i sintomi ed il loro livello di gravità. Mangiare un giorno un limone senza problemi e poi di colpo scoprire che "sono diventata allergica" e se lo mangio di nuovo passo ore in bagno, mi viene la crisi d'asma e devo imbottirmi di cortisone e antistaminici.
In questo libro, finalmente, viene messo ben in chiaro che l'allergia è una malattia, non una paranoia o una invenzione per fare i difficili a tavola (come spesso mi accorgo pensano gli estranei, i conoscenti o i ristoratori, davanti alle mie richieste di elenchi di ingredienti e preghiere di non mettere l'uno o altro alimento), ne' un pretesto per criticare chi tiene animali o vive nella polvere (no, non è che voglio rompere le scatole, e' solo che sto davvero male!!!).
Anche se scoprire che, secondo le tabelle riportate sui libri, il mio livello di IgE specifiche e' per numerosi allergeni "importante" e "molto importante" (parla di maggiore o uguale a 35 kUI/I, io per alcuni risulto a 200 kUI/I !!!!?!!), non è consolante.



E pensare che prima di fare i primi esami del sangue, ormai anni fa, nonostante le evidenze sintomatiche, c'erano periodi in cui, a forza di sentire persone intorno a me affermare con sicurezza che non era "oggettivamente" possibile che una quantità piccolissima di un alimento o una esposizione di pochi minuti ad una sostanza potesse farmi male, quasi mi ero convinta che fosse una mia fissa e non la realtà e mi sentivo in colpa a manifestare i miei problemi!!

Una cosa però l'ho capita: vale la pena tentare anche strade alternative e continuare ad insistere con le cure e i vaccini, anche se per ora non funzionano su di me: la speranza di migliorare c'è !

Quanto ai consigli pratici del libro, alcuni sono davvero pratici e realizzabili, altri purtroppo no: non ho ne' il tempo ne' la possibilità di lavare e spolverare tutti i giorni, ne' posso cambiare il clima del posto in cui vivo o le sue piante e non mi basterebbe spostarmi di qualche chilometro per stare meglio...dovrei emigrare direttamente non so dove!
In compenso, ho notato anche io che nei periodi di stanchezza o stress l'allergia si manifesta più violentemente e frequentemente.
Ovviamente, io pratico tutti gli sport sconsigliati da tabella: sci alpino, arrampicata, scherma...
Anche quelli consigliati, però ! (Jogging leggero, nuoto in vasca, bicicletta in pianura- va be', qui pianura non ce n'è ma fa lo stesso- sci di fondo ecc.)

In conclusione: consigliato, non solo a chi soffre di allergia ma anche a chi vuol saperne di più o essere pronto a eventuali sintomi dei propri figli (sperando non ci siano mai!).

Con questo post partecipo al Venerdi' del Libro di Home Made Mamma.

mercoledì 17 dicembre 2014

Come essere al mare...be', quasi! Haloterapia nella stanza del sale!

Nella cittadina vicina hanno aperto da un paio di anni un "Castello di sale", un'attività già presente in altre città (come Torino e Milano) di haloterapia in una stanza tutta ricoperta di sale, in cui rimanere a giocare o riposare, leggere o chiacchierare, mentre si respira e si liberano le vie respiratorie.
Visto il naso perennemente gocciolante del biondino di casa e le mie allergie respiratorie, abbiamo provato.
Nel caso della mia cittadina, si tratta di una sala ben allestita, con sale alle pareti e per terra, dove forma una sorta di strato di sabbia su cui giocare con palette, secchielli e camioncini messi a disposizione dalla proprietà, oppure vedere un video rilassante o un cartone o leggere un libro sulle poltrone e le sedie a sdraio.
In più, c'è la cromoterapia.




Sull'opuscolo, spiegano che il sale marino puro ha proprietà mucolitiche, antinfiammatorie e antibatteriche ed è adatto a tutti.
Pare che una seduta valga come tre/ quattro giorni al mare.
Purtroppo non ho le competenze mediche per smentire e confermare (ne' quelle biologiche/ chimiche per capire se è possibile che sia sale marino senza iodio, come sostiene la titolare): se qualcuno, che ne sa più di me, mi legge, sappia che può scrivere il suo parere nei commenti!

In ogni caso, la pediatra, interpellata prima di andarci  mi ha rassicurato dicendo che, anche fosse inutile, certamente non farebbe male!








La prima volta ci siamo stati con delle amiche mamme e le loro bimbe ed i piccoli si sono divertiti tanto, mentre noi abbiamo potuto chiacchierare relativamente tranquille.
Al ricciolino e' piaciuto ed il raffreddore e' passato il giorno dopo, anche se non so se per quello o perché era già in via di guarigione!
Così, con la spinta del nonno, siamo tornati per altre tre "sedute", della durata di 45 minuti l'una.

Unico difetto: il costo, a mio parere spropositato ed eccessivo, ancor di più in questo momento di crisi (Ma si sa, c'è chi non la patisce mai) e in una piccola città di provincia.
In quello in cui siamo andati noi: da un minimo di Euro 95 per cinque sedute 1 adulto e un bambino 0-10, singoli da 25 Euro per adulto, gratis bambini fino a 10 anni (max due per adulto) e 10 euro per bambini 10-16!
Certo, se sostituisce mare e aerosol ben venga, anche perché non c'è la fastidiosissima sabbia però...volete mettere un fine settimana al mare vero?!?




Tutte e tre le volte, il giorno dopo il ricciolino ha visto intensificarsi il suo raffreddore, per poi sparire per qualche giorno.
A lungo termine, però, non so se serva, anche perché non faceva ancora freddo come in questi giorni.
Abbiamo ancora due ingressi, comunque: vi farò sapere!

E voi, ci siete già state? Ne sapete qualche cosa?

mercoledì 3 settembre 2014

Lo sport a casa mia

Prendo spunto dai post di Mary Doc e  Mamma Orsa Curiosona  per ribadire quanto lo sport sia importante, a casa mia.

Che amiamo la montagna, lo sci in tutte le sue salse  e varianti (anche quelle più faticose), le scarpinate e l'arrampicata, credo che ormai lo abbiate capito.

In passato, però, io ho fatto anche danza classica e scherma, oltre a tennis (molto saltuarimente) ed all'onnipresente nuoto, una delle costanti della mia vita.
Ci andavo tre volte alla settimana e mi ha accompagnato in gravidanza e nel post parto, aiutandomi a rimanere in forma  rilassarmi.
In piscina ho avuto molte piacevoli sorprese e riflettutto molto, nel bene e nel male.

Per questo abbiamo portato il nano a fare acquaticità fin dai primi mesi, continuando a cicli di otto lezioni con costanza almeno due volte l'anno.
Contiamo di fare lo stesso anche quest'anno.

C'è la bici, nostra e del nano, compagna di tante avventure, viaggi e ore di svago.

E la corsa, a cui mi sono dedicata dallo scorso anno, più che per tentare di tornare in forma che per passione, che correre non mi piace ancora molto.
Però il gruppo di facebook, running for mammies, aiuta.
Come le scarpe nuove, ovvio. Quale migliore scusa per un pò di shopping?

Infine l'arrampicata, in palestra e fuori, anche a scopo "educativo".
Ci portiamo il nano da quando è nato, perchè stia con noi e giochi sul tappetone.
Ora che è cresciuto, scalare con lui intorno è più difficile, tra la paura che qualcuno gli caschi in testa, le richieste di aiutarlo a salire e la sua voglia di partecipare.
Però è bellissimo vederlo apprezzare, osservare come prende confidenza con il suo corpo, come scopre il senso della verticalità.
In fondo, salire è uno degli istinti prinmordiali dell'uomo, in senso fisico e metaforico.

Ho già raccontato della festa della palestra che frequentiamo lo scorso anno.
Ora vorrei drivi che quest'anno è andata ancora meglio.
Ed è così, a parte il fatto che sto invecchiando e sono sempre più fuori allenamento.

La palestra, nata dalla voglia di fare e l'idea di un fortre arrampicatore locale, per l'allenamento dei climbers dei dintorni e come luogo di ritrovo "sano" per i bambini e ragazzi del paese è da sempre autogestita.
Io e l'Alpmarito siamo stati tra i primi ad esserci e crederci, anche se con la nascita del nano il tempo da dedicarle si è ridotto e abbiamo, per così dire, lasciato "ai giovani".
Il ritorno c'è stato, soprattutto in termini di afflusso di ragazzi e bambini, consentendo il trasferimento in uno spazio più ampio, che si apre su un bel prato.

E la festa è stata al contempo occasione per celebrare la chiusura della stagione e l'apertura dei nuovi locali.
Il nano ha partecipato a modo suo, un pò infastidio da tutta la gente che affollava la parete.



Ha disegnato, giocato con le macchinine, arrampicato con le sue scarpette (poco), girato in bicicletta (molto)...





...fuggendo ogni tanto al vicino parco giochi, per qualche acrobazia...
Noi?
Noi abbiamo gareggiato, tra una chiacchera e l'altra, tra una corsa per cercare il nano e l'altra, tra un gioco e l'altro...

Ci siamo sentiti scarsi e vecchiotti ma anche tanto, tanto orgogliosi del nostro ometto.



E poi ci siamo divertiti, abbiamo mangiato bene (grigliata seria, eh!!!) e ci siamo goduti lo spettacolo delle finali, perchè di gente forte ce n'era davvero tanta!!!










Che gesti!

lunedì 7 luglio 2014

Quando sapere come agire e farlo in fretta può fare la differenza

Ultimamente ho tanto da raccontare ma poco tempo per farlo e, soprattutto, fatico a trovare le parole.
Troppe emozioni, preoccupazioni, impegni, esperienze e sentimenti, tutto mescolato nella testa e nel cuore.

Tra le tante, c'è il fatto di aver ascoltato una notizia di cronaca che mi ha colpita nel profondo, ormai settimane fa, quella del bimba morta per soffocamento per il nocciolo di una ciliegia.
E aver visto come i suoceri (per carità, disponibili, utili, affettuosi ed armati da buone intenzioni) sembrano non percepire grandi pericoli nel dare la frutta al nano, neppure le noci.
E aver ripensato ad un episodio di un anno e mezzo fa, quando il nano stava per soffocare per una stupidissima caramella mou.

Casualmente (ma neppure troppo), pochi giorni dopo ho visto due locandine pubblicizzanti due serate a tema "Disostruzione delle vie aeree e prime soccorso nei bambini e lattanti" (o simili, non ricordo il titolo preciso), entrambe vicinissime a casa ed organizzate l'una dai Volontari del Soccorso del mio paesino e l'altra dalla società Salvamento Accademy, nel comune accanto.
Ho partecipato ad entrambe, nella seconda portando anche nano e marito, e conivolgendo amiche con figli.

Conoscevo già la manovra di Heimlich e il BSL per adulti, avevo sfogliato riviste e guardato video per quelli pediatrici ma mai avevo provato sul manichino di un lattante e di un bambino e comunque, molto lo avevo dimenticato.
Sapete che ogni anno in Italia muoiono 54 bambini per soffocamento? Un soffocamento che si sarebbe potuto evitare, se solo le persone intorno a loro avessero saputo come agire?


Sappiatelo e informatevi, guardate e riguardate i video (ad esempio, questo: CRI ) e, se ne avete la possibilità, partecipate ad un corso (esiste anche un pratico e-book a 2,99).
Io mi sto informando.
Perchè proteggere mio figlio per me è la cosa più importante e quindi, ben venga anche passare per paranoica o sacrificare qualche serata o litigare per fargli indossare la cintura o usare il seggiolino auto (in questo non transigo).
Intanto, ho stampato i pdf con le manovre a colori e le ho distribuite a nonni e asilo, oltre a tenerli in casa, a portata di mano.
Avrei voluto che venissero anche i nonni, che passano con mio figlio quasi più tempo di me, ma non hanno raccolto l'invito.
Chissà che in futuro non riesca a coinvolgerli.


Più persone sapranno come agire o anche solo come attivare correttamente i soccorsi e cosa NON fare, più i figli di tutti saranno protetti!

E voi, conoscete i protocolli di intervento? Nelle scuole dei vostri figli, le maestre sono informate, fanno corsi ed aggiornamenti?
Io ho scoperto che al nido del nano la risposta è affermativa per  tutte le educatrici ...ora dovrò informarmi alla materna.
Che poi, con tutti  lo spreco di denaro pubblico cui siamo quotidianamente abituati, perchè non "sprecarne" un pò anche per formare obbligatoriamente insegnanti di ogni ordine e grado? !!??


Nella speranza che non ci sia mai bisogno di metterle in pratica!



mercoledì 2 aprile 2014

Una questione di poco conto

La questione, vista da figlia o da donna senza prole, mi pareva di poco conto.

Prima.
Prima che  nascesse mio figlio.
Prima di affrontare questo secondo anno di nido da mamma lavoratrice fuori casa.

E dire che il primo anno di nido era andata bene, poche malattie e niente febbre.
Da qualche mese a questa parte, invece, è un disastro.

Così la questione è diventata spinosa.
Mi chiedo chi abbia inventato questa procedura burocratica, che penalizza le mamme non si sa bene se per salvaguardare il loro figli o gli altri bimbi che frequentano il nido o per altri motivi, ostacolando il buon andamento della funzione pubblica, sottraendo tempo prezioso a madri (o chi per esse) e figli, costringendo ad un doppio passaggio (ed impestaggio degli altri bimbi in attesa).


Questa procedura che obbliga a estenuanti telefonate e viaggi alla ricerca del luogo prescelto per ogni giorno della settimana e dell'orario giusto...perchè qui è itinerante eh, mica fisso, sia mai. Lo Stato risparmia, noi spendiamo in benzina e ci rimettiamo in salute. Tutto come al solito, insomma.

Questa procedura che non riesco ad immaginare come gestiscano le altre madri, se dipendenti, se non delegando a nonni / padre / baby sitter & co., come talvolta (ma raramente, anche se a prezzo di sacrifici) devo fare io.

Questa procedura per cui il sabato e la domenica contano eccome, non si sa bene perchè. Altro che festivi.
E vorrei prorpio saperlo, il perchè.

E dire che il mio non è neppure di quei bambini che si ammalano spesso, raffreddore e tosse perenne a parte (ma dicono sia normale), altrimenti non so come saremmo sopravvissuti.

Sì, perchè poi non ci sono solo le malattie del nano ma anche quelle che disgraziamente ci porta a casa e che io becco sistematicamente (e l'Alpmarito pure): una catastrofe.

Fortuna che io, almeno, non devo fare altro che uscire dall'ufficio e salire le scale per ottenere una salvifica prescrizione.

Fortuna che la "nostra" pediatra ora porta il figlio allo stesso nido del nano e posso telefonarle o mettermi d'accordo perchè lo porti lei direttamente, senza un secondo giro (il primo non ce lo toglie nessuno, però, giustamente vuole controllare).

Che cosa?
Ma questo maledettissimo "foglio per il rientro"!

Il problema è che poi mi sento in colpa, mi faccio mille scrupoli, mi sembra di sfruttarla impropriamente e quidni rimando e rimando, mentre mia madre fa del terrorismo psicologico perchè porti il nano "a vedere, che non si sa mai!"

Il problema è che non ho ancora capito: perchè, perchè il nano si ammala sempre di mercoledì e deve rientrare sempre di lunedì mattina????!!!

martedì 1 aprile 2014

Stereotipi e giocattoli


Nei giorni scorsi, con il nano costretto a casa per 11 giorni di seguito malato, ho fatto una capatina nel negozio di una nota catena di giocattoli, in città, per acquistare un puzzle da regalargli e con cui far passare un po' di tempo senza corse (e sudate) in giro per casa.
Sono rimasta sconvolta dalla collocazione per settori dei giochi.
Si, perché i settori non sono "per tipo" di gioco, come mi aspettavo (e come era, almeno in parte, nei supermercati e nei negozietti in cui avevo fatto i miei precedenti acquisti) ma rigorosamente per sesso!
Da una parte il settore bambine, tripudio di tutte le sfumature del rosa, con qualche tocco di argento. Rosa pure i puzzle, i carrelli per le pulizie (?????), i ferri da stiro (???), le carrozzine gioco (le bambine non possono neppure più desiderare di portare a spasso un bambolotto maschio?), le costruzioni e i Lego!
Dall'altra il settore bambini, pieno di macchinine, ruspe, supereroi, puzzle, giochi da costruzione di tutti i colori (badate bene, non in tutte le sfumature dell'azzurro!).
Nessuna traccia di carrelli per le pulizie, ferri da stiro e carrozzine, ovvio.
Anche i giochi da tavolo erano, incredibilmente, divisi con lo stesso criterio, salvo una corsi a per quelli beati loro, considerati unisex.
Gli strumenti musicali no.
Sax, xilofoni e tamburi per i maschietti, insieme a pianole nere; tastiere rigorosamente con microfono, completamente rosa e flauti rosa per le femminuccie. Una tristezza.
Ora, capisco che da una certa età in poi i bambini differenzino i loro gusti anche in base al sesso e che ciò sia in parte naturale però mi pare che il condizionamento in questo ambito sia un filino eccessivo e, come sempre, penalizzi soprattutto il sesso femminile.
Ben vengano anche il ferro da stiro e i carrelli per le pulizie, perché si sa che i bambini amano ammirare i grandi, ma facciamoli rossi, verdi, blu, arcobaleno, oltre che rosa.
Non servirà a niente, già lo so, ma questo e' il motivo per cui lascio che mio figlio si compri il guscio (giacca a vento senza imbottitura, per i non pratici) fucsia, visto che è un colore che gli piace (peraltro l'alternativa era ...marrone ???!!), che giochi con i bambolotti fingendo di cullarli e dargli il biberon, che mi aiuti a passare il mocio per terra (quello finto mi rifiuto di comprarlo) e scopare le briciole, oltre a giocare con macchinine, trattori, costruzioni ecc.
L'emancipazione passa anche da questo, secondo me, e non solo per il "gentile sesso", perché anche gli uomini ed i bambini sono spesso prigionieri degli stereotipi, pur se con il bonus di godere di un mondo arcobaleno, anziché total pink!
Come possiamo sperare in una società più egualitaria se non siamo neppure capaci di offrire pari capacità di scelta sui giochi ai nostri figli?
Forse per arrivare ad avere padri e mariti che si dividono le incombenze domestiche con le mogli e mamme e donne manager o politici che siano tali senza rinunciare a loro stesse e alla maternità, bisogna passare anche dai giochi.
Ah, il puzzle che ho comprato, dopo attenta selezione, ritrae Pippo, Topolino, Minnie e Paperina che coltivano l'orto...più neutrale di così non c'era!
E voi, cosa ne pensate?

venerdì 28 marzo 2014

Di librerie, biblioteche e piacevoli scoperte

Quando nulla gira come dovrebbe, l'unica cosa che da sempre ha il potere di risollevarmi il morale o almeno rasserenarmi un po', e' un buon libro.

Possibilmente da comprare dopo un'oretta passata in libreria, a sfogliare pagine, ammirare copertine e annusare l'odore di carta nuova, per poi scegliere quel piccolo scrigno di tesori che senti già tuo e non vedi l'ora di stringere tra le mani con possesso, pronta a tuffarti dentro (tanto che inizi a leggere mentre cammini per strada, che sbirci ai semafori e giri e rigiri per coglierne peso e sfumature).

Ultimamente, però, l'opzione libreria e' diventata un lusso.

Non tanto per motivi economici, quanto perché non ce ne sono minimamente forniti nel raggio di trenta chilometri, un'ora da passarci dentro proprio non ce l'ho e, soprattutto, la casa ha raggiunto un livello di saturazione tale che per farci entrare un altro libro deve uscire qualcosa d'altro e proprio non saprei da che parte cominciare. Quindi biblioteca.

L'aspetto bello e' che ne ho tre nel raggio di 5 kilometri, tutte ben fornite, accoglienti e dotate di bibliotecari/e gentili e disponibili, nonché di stanza per i piccoli lettori, dove puoi prenotare anche i titoli che vuoi e averli nel giro di una settimana al massimo. E poi ci sono gli scaffali delle novità, con tutte quelle copertine nuove esposte in bella mostra e quindici giorni di prestito per rubarne l'anima, se riesci ad arraffarle prima degli altri pretendenti (che, vi assicuro, sono molti ad ogni ora del giorno!)

Proprio tra quegli scaffali sabato scorso, dopo aver appena letto la recensione Lucia, (che a mio modesto parere, e' una garanzia) ho adocchiato questo romanzo, primo di una serie, per ora, di tre volumi:

"L'Allieva" di Alessia Gazzola, ed. Tea, novembre 2012, 12 Euro, 374 pagine.

Le mie aspettative non sono andate deluse, anzi.

Complice l'influenza e qualche altro virus (intestinale e non) che continua imperterrito ad accanirsi su casa nostra, colpendoci a turno ripetutamente da gennaio ad oggi (non se ne può più voglio la disinfestazione!) e che forse spiega la mia forzata assenza dal blog, l'ho divorato, lasciandomi prendere dalla protagonista, svagata (pure un po' troppo per essere credibile, eh) ma simpatica, dalle indagini e dall'atmosfera dell'edificio di medicina legale dove Alice Allevi, specializzanda, lavora a fianco del Supremo, del Boss, della Wally e di un affascinante superiore sciupa femmine.

C'è il giallo, c'è l'indagine, c'è il sentimento e ci sono le avventure professionali, c'è il lato comico e quello ironico, c'è la morte e la vita, l'amicizia e l'amore...c'è tutto in un romanzo leggero e divertente, ben scritto.

Una Patricia Cornwell più simpatica e meno cruenta, di casa nostra per di più. Inoltre, visto che l'autrice e' davvero un medico legale, quando parla di autopsie non credo faccia scivoloni.

Un romanzo che certo non è un capolavoro (e non aspira ad esserlo) ma tiene "... buona compagnia soprattutto in momenti di noia come lunghe attese o demoniche senza di meglio da fare, momenti in cui si ha bisogno di un libro che decomprima, in cui non si discuta dei massimi sistemi.Spero che in questi momenti in cui avevate voglia di leggerezza abbiate trovato il mio libro e ne siate rimasti soddisfatti", proprio come auspica l'autrice nelle note conclusive.

Ringrazio Lucia e Paola, che ha inventato l'iniziativa del venerdì del libro, cui partecipo di nuovo con questo post, per avermelo fatto scovare nel mare delle novità, proprio nel momento in cui ne avevo bisogno!

 

sabato 7 dicembre 2013

Cominciamo bene.....! (Ma confido finiremo meglio!)

Per questo fine settimana avevamo molti programmi, tra cui il solito corso di acquaticita' del sabato pomeriggio, addobbare la casa, fare l'albero, qualche commissione, un giro in biblioteca, una mezza giornata in ufficio perché sono indietro, la visita da amici con prole.....

Invece e' dalle cinque di questa mattina che il nano vomita a getto e ha la diarrea....tre lavatrici in una mattina, due cambi completi di lenzuola (per lui e per noi, perché ad un certo punto ha voluto stare nel lettone), sette body, tre pigiami, un numero imprecisato di felpe e pantaloni della tuta, miei e suoi, inzuppati e lavati.

Sembra di stare in un accampamento, con indumenti ad asciugare ovunque e 21 gradi...muoriamo di caldo ma è l'unico modo per sperare di fare asciugare il tutto in ere non geologiche, perché chissà come andrà il prosieguo del fine settimana.

Bloccata in casa da sola con un nano noiosetto perché malaticcio ma sempre vivace, in attesa di soccorsi (= nonna con pannolini, addobbi per l'albero che giacevano nella sua cantina e lenzuola pulite), mi sono sforzata di dare comunque il via al clima natalizio ed intrattenere il piccolo.

Ecco i primi, seppur modesti, risultati!


 

Il nostro presepe equo e solidale
Il nostro presepe equo e solidale
 
Il nostro presepe equo e solidale
 
Il nostro presepe equo e solidale
Lettino in versione natalizia
Piccolo collage per piccole dita che amano incollare!!!

 

lunedì 23 settembre 2013

Igiene e cura di sè...in versione sportiva!

Quella di ieri è stata una giornata intensa, stancante ma molto emozionante. L'Alpmarito ed io abbiamo portato ad arrampicare due dei nostro nipotini e due cuginette, oltre al nano, naturalmente (il quale, a dire il vero, ha apprezzato di più la compagnia, il grande prato in cui ha corso e giocato a palla e la sabbia del campo da beach-volley, ma per ora va benissimo così!).
L'entusiasmo dei bambini, la loro curiosità nel capire come e perchè ci si doveva legare, nell'ascoltare i consigli sui movimenti più opportuni e sulle prese migliori, la loro attenzione nel controllare di aver indossato il caschetto, la loro felicità nel riuscire, la loro determinazione, il gioco del confronto, la voglia di salire ancora e ancora, che cresceva di pari passo con la nostra stanchezza, ci hanno ripagato da tutto il tempo e l'attenzione dedicati a loro e, naturalmente, dalla fatica (fisica e mentale!).
Questo è quello che noi crediamo sia insegnare al nano (ma non solo) ad aver cura di sè.
Cura del proprio corpo, inteso non tanto nella sua estetica, soprattutto per un bambino, quanto nella sua funzionalità e potenzialità espressiva, nella sua "fisicità".
E della propria mente, perchè nulla è più vero, secondo noi, dell'antico detto "mens sana in corpore sano".
Mi permetto di parlare al plurale perchè so che questa è una delle convinzioni che io e l'Alpmarito condividiamo: lo sport, il movimento, il gioco fisico come palestra di vita e "cura" per il corpo e la mente.
Non solo. Come espressione di sè, momento di formazione e crescita della propria personalità e del proprio carattere.
Perchè prendersi cura di sè vuol dire anche confrontarsi con il propri limiti mentali e fisici, sforzarsi di superarli, spingersi al miglioramento.
Comprendere che la pazienza e la tenacia danno sempre risultati, avere coraggio, lottare per divertirsi e amare il nostro corpo non per come appare ma per ciò che ci permette di fare, per la gioia che ci consente di trarre dal movimento, che si esplichi in una passeggiata, in una corsa, in una scalata, in una nuotata, nel giocare a pallone e così via.
E poi prendersi cura di sè significa anche dedicare del tempo a ciò che ci rende felici e a trasmettere questa felicità, o almeno provarci, a chi amiamo.
E' questo che cerchiamo di insegnare al nano, ovviamente con l'esempio, perchè in questo campo le parole possono poco.
E l'igiene, cosa c'entra,starete pensando?
Ecco, in fondo il termine "igiene" (di origine greca), significa proprio "sano, salutare, curativo".
Cosa c'è di più igienico dello sport e del movimento, per cui, in fondo, siamo tutti dotati?
Quanto alle pratiche di prevenzione delle malattie, cui l'igiene rimanda, devo dire che i comportamenti che adottiamo con il nano sono gli stessi che adottavamo prima di diventare genitori ORA.
Specifico ora perchè, quando il nano era piccolino, mi sono ritrovata a sterilizzare a ciclo continuo biberon (rigorosamente di vetro, perchè delle reazioni di certe plastiche al calore non c'è da fidarsi), tettarelle (rigorosamente in silicone, che non si deforma con il calore, a differenza del caucciù) e ciucci (anch'essi di silicone), facendoli bollire in un grande pentolone d'acqua calda per dieci minuti ogni volta.
Per il resto, però, devo dire che ho usato additivi o disinfettanti per la lavatrice per un periodo molto limitato, convinta dall'Alpmarito e dall'osservazione pratica della realtà, della loro inutilità, e ho lavato casa quasi come prima (cucina a parte, che era ed è sempre un disastro e quindi necessità di più cura) e non ho mai lavato a 90 gradi vestiti o accessori.
Il primo vero bagnetto, poi, glielo abbimo fatto a due mesi di vita, per timore di indebolire la sua fragile pelle (e su consiglio della pediatra) e anche oggi, ci limitiamo a quando è necessario (tipo d'estate se suda molto o quando gioca con terra, sabbia & co, il che avviene spesso).
Quanto il nano ha imparato a spostarsi e ad afferare gli oggetti, poi, confesso di aver smesso di sterilizzare: impossibile stargli dietro!!!
Ciò che mi ha sempre infastidito era ed è soltanto vedere amici, conoscenti o parenti che toccano il mio nano senza che avere le mani pulite...grrrr.
Lavarsi le mani, questo sì che lo facciamo spesso e a lungo e insistiamo tanto con il nano: libero di sporcarsi ma poi obbligato a lavarsi manine, faccino ed all'occorenza piedini!
La mia fissa: i vestiti macchiati..non li sopporto, nè addosso a lui nè a me, lo cambio e basta (sforzandomi di non drigli che non deve sporcarsi e non lamentarmi, anche se ogni tanto mi scappa qualche sospiro di troppo), anche se dopo mezza giornata siamo a punto e capo!
Questo post partecipa al tema del mese del Blogstorming di Genitori Crescono: "Igiene e cura di sè", http://genitoricrescono.com/tema-mese-igiene-cura/
http://genitoricrescono.com/blogstorming/cosa-e-il-blogstorming

mercoledì 11 settembre 2013

Spero

Vorrei scrivere un post pieno di leggerezza, di ricordi di posti lontani, di sole che ancora brilla, nonostante l'aria autunnale, del sorriso del mio bambino.

Invece non ho avuto neanche il tempo di aggiornare i post sul Portogallo con l'inserimento delle immagini, dopo 3 settimane dal rientro.
Nè ho ancora ordinato la stampa di quelle foto che giacciono da un anno sull'hardisk, in attesa.
Nè sono riuscita a riprendere una qualche attività sportiva.
E la casa rimane un casino.
Sono tornata senza essere mai andata via, non con la testa.
Sono tornata e sono stata catturata dagli impegni, dal lavoro (ed è anche una fortuna), dalle preoccupazioni.
Per la mia famiglia, qualla d'origine, che si è, in qualche modo, spezzata,
per il nano che ha ricominciato con tosse e raffreddori e lavaggi nasali,
per l'Alpmarito, senza più un lavoro ma con tanti progetti e idee in testa
e preoccupazioni e paure (non vuole mostrarli ma so che ci sono),
per la casa che ci aspetta ma sarà un lungo viaggio,
per il futuro ed il presente,
per gli amici che non riusciamo a vedere, nonostante i nostri sforzi,
che forse dovremmo ammettere che allora non sono poi così tanto amici,
ma fa male,
e per loro, soprattutto.

Guardo il nano, anche se febbricitante, con gli occhi rossi ed il nasino che cola ma comunque sano e felice, e poi penso a lui.
Al nostro "nuovo" cuginetto, arrivato con tanto, troppo anticipo, e già segnato dalla vita, dall'incompetenza o dal senso di onnipontenza di medici e infermieri poco accorti, dalla sfortuna, dall'ingiustizia; a lui, che lotta per crescere, anche se, ormai, per sempre rimarrà senza un pezzo di sè.
Penso alla sua mamma ed il suo papà, che vivono con angoscia e speranza, ormai per lui, solo per lui, come solo dei genitori.

E penso a lei,
la mia amica, bella dentro e fuori, 
e a lui,
il mio miglior amico, che la ama.
Penso a loro, alle prese con una malattia che ha colpito lei ma con lei anche lui.
Una malattia che non merita, che non meritano.
Non adesso, poi.

E penso ad altri cugini,
lontani nel grado di parentela e nello spazio
ma non nel mio cuore.
Anche loro alle prese con la malattia,
e, anche se questa volta riguarda una persona anziana, l'età non basta a rendere accettabile il dolore.

Penso a loro e mi sento fortunata.
E in colpa, anche.

Se avessi fede, pregherei per loro.
Se la salute si potesse regalare o comprare, correrei in negozio.
Se conoscessi le parole per farli stare meglio, le direi.
Se fosse medico, li curerei.

Invece.
Non posso donare salute, non conosco parole magiche, non sono un medico e non ho fede.

Telefono, ogni tanto, perchè bisogna entrare in punta dei piedi nel dolore altrui e non voglio che l'interesse si trasformi per loro in pressione, fatica, invadenza. E non so mai quanto sia gradito e quanto no.
Chiedo, e spero.

Spero che, per una volta, al mondo sia rimasta un pò di giustizia.

lunedì 22 luglio 2013

Di sfortune e fortune

Sono ormai quindici giorni che rimando, che evito di dire quel che sto vivendo.
Nessuna tragedia, per carità, ma non è un momento facile.
Non è l'estate che mi ero immaginata e di cui avrei avuto tanto bisogno.
Perché, di punto in bianco, l'Alpmarito e' partito per una nazione lontana, con tre giorni di preavviso e di corse frenetiche, e non ritornerà che ad ottobre.
Lavoro - senza lavoro- lavoro all'estero e non nella vicina Svizzera o Francia, non sia mai.

Nel frattempo, ovviamente, stiamo acquistando casa, un rustico che poi, ovviamente, sarà da ristrutturare interamente.

Mio padre se ne è andato di casa, per vari motivi: in ogni caso, una batosta per mia madre ma non solo.

La mia nonnina adorata non è proprio in piena forma ed è così cocciuta da rifiutare di curarsi come si deve e chiedere aiuto. Una cugina a cui tengo non sta molto meglio.

Ogni volta che ascolto le notizie del giorno, mi deprimo.

In tutto questo, i nostri piani per l'estate sono completamente saltati.
Ho dovuto acquistare un salatissimo biglietto aereo per andare a trovare l'Alpmarito almeno ad agosto, quando avrei tanto preferito la settimana nella solita località di montagna che amo e la settimana al mare, in un campeggio modesto in Francia. Niente lussi ma relax.
Invece mi sciropperò un viaggetto da sola con nano, in una città calda e non so ancora quanto interessante, vedendo l'Alpmarito a tarda sera, o un giorno si è uno no, se proprio mi va bene. Non so quanto il nano ne sarà entusiasta.
Lui inizia solo ora ad accusare il colpo della lontananza dal papà, con capricci e crisi di mammite acuta...mi tocca tenermelo in braccio anche sulla tazza e davvero non so come consolarlo.
In più mi sembra ormai stanco anche del nido, dei soliti orari e della solta routine.

Però...
C'è un però.
Poteva anche andarci peggio.
Avrei potuto abitare in una grande città, lontana da mari, monti e laghi e in preda all'afa.
L'Alpmarito avrebbe potuto rimanere in cassa integrazione (e si, avremmo avuto i soldoni ma di certo pure la depressione, per come e' fatto lui).
Per il resto, difficile vedere un lato positivo.
Intanto, comunque, ho un'infinita' di vallate alpine da visitare anche in giornata, al massimo a due ore d'auto (e di coda, sappiatelo- odio i camperesti!), parenti miei ed acquisiti sparsi tra i monti da andare a trovare, la mamma e i suoceri che mi aiutano con il nano (ognuno a suo modo, ma va bene lo stesso), una piscina all'aperto a 3 km al costo di una piscina normale, un clima ancora abbastanza ventilato e poi, ad una ventina di km/mezz'ora, questo piccolo angolo di paradiso per il nano e non solo.



Se non che questa sera ho un terribile mal di gola, un'emicrania martellante e mi sento uno schifo.
Faccio blog terapia e spero di risvegliarmi in salute, perché se cedo siamo fritti.



mercoledì 12 giugno 2013

Arrossamenti da pannolino e creme


Da un paio di settimane, ormai, il nano ha preso spontaneamente l’abitudine di comunicarci il momento in cui sta per evacuare, anche se con preavviso di pochi secondi.
Felicemente sorpresi della novità, io e l’Alpmarito abbiamo riesumato dall’armadio due riduttori blu e verdi vagamente somiglianti ad un pinguino, regalo di un’amica nonna con una nipotina ormai cresciuta, e li abbiamo dati al nano, perché ci giocasse e prendesse confidenza con il loro uso.
Ovviamente è ancora molto presto per un vero spannolinamento che, a dire il vero, non abbiamo tutta questa fretta di affrontare.
Ci piacerebbe, però, approfittare di questa sua iniziativa, probabilmente dovuta all’emulazione dei bimbi grandi del nido, per aiutarlo presto ad evacuare nel wc, possibilmente senza passare per il vasino.
Questo perché il nano, già di pelle sensibile dalla nascita (infatti da quando abbiamo scoperto allo spaccio i pannolini usa e getta quasi in 100% cotone, peraltro riciclabili allo 80%, non li abbiamo più lasciati!), si arrossa immediatamente se la caccotta rimane a contatto con il sederino anche solo per pochi minuti.
Il wc sarebbe la soluzione radicale e definitiva del problema, oltre che certamente la più pratica!
Nel frattempo, ho avuto modo di apprezzare uno dei tre prodotti del kit BEPANTHENOL della Bayer che l’azienda mi ha gentilmente inviato qualche tempo fa per prova: la “Pasta Lenitiva protettiva” (confezione da 100 g).
In apparenza di consistenza più densa di altre che ho avuto modo di usare, ahimè, negli ultimi 19 mesi, spalmata è morbida e cremosa e per nulla pastosa.
Il nano ha mostrato di gradirla, anche nelle pieghe dell’inguine in questi primi giorni di caldo e conseguente sudore (no problem, però, il sole se ne è già andato) - ed io pure, sia perché non lascia quell’odore di crema, che personalmente trovo fastidiosissimo, sia perché mi pare sia molto efficace nell’eliminare ed evitare l’arrossamento.
In più, la crema non unge e non impasta le mani, come altre, difficili da far venir via anche lavandosi con acqua calda.
E’ anche delicata e idratante, probabilmente perché priva di profumi e conservanti e con il 65% di sostanze emollienti, stando a quello che ho letto sulla confezione.
Ho provato anche la “Smagliature Crema” (confezione da 150 ml) e, anche di questa, posso confermare la delicatezza: la mia pelle è molto sensibile, per via delle innumerevoli allergie ma non ho avuto alcun problema con questa crema, che in realtà a me sembra più un fluido, per la sua consistenza leggera.
E’ comoda, perché l’erogatore a pressione aiuta a non sprecarla e non sporcare in giro (soprattutto se maneggiata da un bambino furbetto di passaggio), si assorbe subito e, secondo me, dove applicata sostituisce anche l’idratante (non per nulla, c’è scritto che contiene glicerina e Vitamina B5, oltre alla Centella asiatica, di cui avevo già sentito parlare in altre creme anti – smagliature e anti – cellulite).
La sto mettendo mattina e sera ma, sinceramente, non saprei dire se sia efficace, sia perché avrei dovuto usarla anche durante la gravidanza e non solo ora, a distanza di tempo, quando le smagliature ormai ci sono – e qui, recito il mea culpa - , sia perché una quindicina di giorni sono troppi pochi per giudicare.
Visto, però, che la pelle rimane liscia e morbida, io cnotinuerò ad applicarla diligentemente, così da placare i miei sensi di colpa (provare ad intervenire a volte far già sentire meglio), e poi......vi dirò a fine confezione!
Quanto al terzo prodotto, fortunatamente non ho avuto la possibilità di testarlo e dico fortunatamente perché si tratta di una schiuma rinfrescante e idratante per scottature lievi: la tengo nell’armadietto dei medicinali e spero di non averne bisogno, non per il nano, almeno!

venerdì 31 maggio 2013

Biberon al piombo




“Biberon al pimbo” di Maria Cristina Saccuman, Sironi Editore 


Un saggio breve (190 pag.) ma denso: di informazioni, suggerimenti, dati, spiegazioni scientifiche, eventi reali, storie vere.
Non posso che condividere le conclusioni dell’autrice: una volta che si sa, è impossibile fingere ignorare.
E questo libro insegna molto, troppo per essere riassunto in poche righe.
Eppure vorrei che lo leggeste, che tutti lo leggessero, genitori e non, nonni e non, per proteggere proprio i più deboli e indifesi, i bambini, i figli nostri e altrui, e le donne in gravidanza.
Perchè, come scrive la Dott.ssa Saccuman a pag. 188: “E’ impossibile separare la loro salute da quella dell’ambiente che li circonda. Impossibile isolarli in una zona protetta. Non ci si salva da soli, e non si salva solo il proprio bambino”.

Il saggio è diviso in capitoli, dedicati ognuno ad una fonte di inquinamento: il piombo, l’argento liquido, gli organici persistenti (POP e PCB), particolato, carbonio e e ozono,  DDT e pesticidi, le plastiche.
Sostanze a cui possiamo cercare di sfuggire, che possiamo ridurre, che possiamo neutralizzare parzialmente, ma non evitare, perchè sono ovunque intorno a noi.
E leggendo ho avuto la possibilità di conoscerle e conoscere qualcosa dei loro effetti, incredibilmente devastanti, sullo sviluppo dei bambini.

Il bello di questo libro è che aiuta a far luce su episodi di inquinamento accaduti molto vicino a noi, nel tempo e nello spazio, come quello creato da una nota azienda di Brescia, che fa sì che dal 2002 ogni sei mesi il Comune di Brescia ordini alla popolazione di evitare “ogni operazione che comporti il contatto con il terreno o l’inalazione di polveri da esso provenienti”, con conseguente divieto di toccare la terra, scavare, giocare, calciare un pallone, anche nei parchi pubblici; o l’Ilva di Taranto, con gli effetti riscontrati nel latte materno delle donne del posto; l’esplosione dell’ICMSE di Meda nel luglio del 1976, con rilascio di diossina che esplica i suoi effeti sul funzionamento della tiroide di figli di quelle che all’epoca erano solo bambine, partoriti anche trent’anni dopo l’esposizione; i cetacei arenatisi nella spiaggia di Foce Varano, nel Gargano, il 10.12.2009, morti per inquinamento da POP e PCB; la SLOI di Trento, una fabbrica ormai chiusa da 30 anni ma di cui rimangono 24 ettari contaminati dal piombo e 180 tonnellate di teatrile disperse nel terreno; senza tralasciare i casi esteri, europei e non.
La parte che mi ha colpito di più, devo dire, forse perchè mamma da poco, è quella relativa all’inquinamento riscontrato nel latte materno e l’esposizione al piombo derivante da vernici sgretolate, magari di vecchi giochi o vecchie case, per non tacere dei giocattoli al piombo ritirati dal mercato nell’agosto del 2007, dopo che un numero imprecisato di esemplari era già stato venduto (e si parla di sottomarini Elmo, macchinine Cars, bambole di Dora l’esploratrice con marchi Mattel e Fisher Price, che denunciarono immediatamente l’accaduto).

Alla fine, però, le conclusioni dell’autrice sono meno allarmistiche di quanto ci si potrebbe aspettare: non solo il mondo, o meglio, parte di esso, sta diventando più sicuro e la salute ambientale sta diventando un tema “caldo” e attuale, con la promozione di un’approccio “d’insieme” alle problematiche, ma si può fare molto, come singoli esoprattutto, con azioni globali.
E quando ci si muove, gli effetti benefici sono immediati.

Il compito degli adulti? “Cercare le informazioni, discriminare, spingere perchè si agisca nella giusta direzione. Ci tocca anche mantenere il senso delle proporzioni: ricordare che la povertà può essere potente come il piombo, che ai bambini servono cose interessanti da fare, da vedere e di cui parlare, e qualcuno che li ami abbastanza e possa condividere un pò del loro mondo.” (pag. 190, ultimo capoverso).
Leggendo, infatti, si scopre che stimoli adeguati sono in grado di contrastare l’effetto delle sostenze inquinanti sullo sviluppo del cervello fetale e neonatale, riducendo l’impatto sul QI, la memoria e le altre funzioni, e che i benefici del latte materno superano quasi sempre gli effetti negativi della contaminazione.

Io, da parte mia, cerco di fare la mia parte consigliando questo saggio, che ho letto e riletto, dopo averlo trovato per caso sullo scaffale di un supermercato.
Tornerò a parlarne.

Questo post partecipa all’inizativa di Home Made Mamma, il Venerdì del libro: http://www.homemademamma.com/2013/05/31/venerdi-del-libro-stuart-little/

martedì 7 maggio 2013

Malattie..di ogni stagione ( = quando arriva arriva) !

Varicella.
Il verdetto è di quelli che, di lunedì mattina, ti cambiano le sorti della settimana.
Urge una riprogrammazione urgente, telefonate ai nonni per capire la loro disponibilità, al pediatra per i consigli del caso, all'asilo per informare, alla cognata per avvisare che il nano potrebbe aver contagiato la nipotina.
E poi, agenda alla mano, bisogna capire quali scadenze sono importanti, quali appuntamenti si possono rimandare e quali no, quando si potrà stare con lui e quando sarà necessario chiedere aiuto.
E forse è questa la cosa che mi pesa di più, dover dipendere dagli altri, dover sempre chiedere favori.
Non posso che ringraziare i nonni (immensa fortuna e prezioso sostegno pratico), in questo frangente come in altri simili, ma un pò mi dispiace, ecco.
E ci sono i consigli da arginar (anche dagli stessi nonni, eh) e le critiche da assorbire: deve stare al caldo, non deve uscire al sole, ma sì può andare a passeggio, il mattino presto e la sera no, di pomeriggio sì che il sole è caldo, però attenta che non sudi, dagli le goccine antistaminiche del pediatra subito che se si gratta gli rimangono i segni, non dargliele che non va bene dare troppi farmaci e la malattia si deve "sfogare fuori" e passa da sè, guarda che ha la febbre, no non ha la febbre, ora mangia ma poi non mangierà... e via di questo passo.
Eppure, il nano è allegro, felice e vuole stare fuori, in casa si annoia e non ha febbre e per ora ha appetito e ha dormito tranquillo, salvo un breve risveglio.
Quindi, c'è di peggio.
Tipo che finalmente c'è il sole e dovrei, forse, farlo stare chiuso in casa.
Tipo che bisogna lavorare e magari anche stirare.
Tipo che ieri sera si sono rotte la pirofila in vetro ed entrmabi i manici della pentola per la pasta, guarda caso le due cose che usiamo di più.
Tipo che tutta l'acqua bollente e la pasta sono finite in terra, mentre il nano girdava "pappa pappa" sbattendo forchetta e piattino (nessuno si è ustionato, però, per fortuna e per i pronti riflessi dell'Alpmarito).
Tipo che la lavastoviglie ha interrotto il lavaggio a metà e non si sa il perchè.

Tipo che la mia macchina ne ha sempre una.
Tipo che anche io non è che stia benissimo.
Tipo che vorrei avere il tempo per tante cose e invece mi scivola tra le dita come sabbia fine.
Tipo che mi è arrivato l'invito per un matrimonio e il mio nome era associato al cognome di mio marito, del mio neanche l'ombra. Ed è un retaggio maschilista del passato che non riesco a digerire e un pò, solo in pò, mi fa sentire vecchia, come i capelli grigi che si stanno moltiplicando.
E soprattutto, ho passato i trent'anni, ho un figlio e a guardarmi in faccia mi dareste dell'adolescente (e non in senso buono)...sembra abbia anche io la varicella....eppure non si fa due volte, vero, VERO??????