lunedì 10 febbraio 2014

Vorrei...perché tu.

Ascolto il tuo respiro regolare nel silenzio del mattino.
Mi alzo e vengo a vederti dormire nel tuo lettino, scoperto come al solito, con il visino rilassato e le braccia allungate sopra la testolina, i riccioli biondi sparsi sul cuscino.
Ti copro e torno a letto. 
E penso.
Penso a ieri, a come ci siamo divertiti a giocare con la neve.

 
 
Penso a te, a me, a noi tre.

Vorrei essere una madre migliore per te, che sei un bambino buono, intelligente ed obbediente e per questo forse mi sono abituata a pretendere troppo da te, a vederti più grande.
Vorrei urlare meno, perdere meno la pazienza, non minacciarti mai, non "ricattarti" mai.
Vorrei  sgridarti di meno e con toni più pacati.
Vorrei giocare di più con te, coccolarti di più, senza fretta e senza pensieri.
Vorrei assecondarti di più, invece di incastrare gli impegni e cercare di rendere interessanti ai tuoi occhi le commissioni ed i doveri di ogni giorno.

Perché tu,
tu che hai tolto il pannolino in due settimane e lo hai deciso da solo,
tu, che a due anni e tre mesi parli come un bambino grande, 
tu che ti arrampichi ovunque e lo vedo che sali e scendi con le posizioni giuste da scalatore, 
tu che mi aiuti a riordinare i giocattoli, 
tu, che ti diverti a contare le mollette per stendere e me le passi orgoglioso, 
tu che adori fare la spesa con il carrellino, 
tu, che ti metti i muffins al cioccolato nel carrello e quando ti si dice che no, oggi non è Natale o il tuo compleanno, non si comprano giochi, non insisti mai, 
tu che ti metti e togli i pantaloni da solo, 
tu che vedi le briciole per terra e corri a prendere la tua scopina per pulire, 
tu che adori aiutarci a cucinare e lo fai meglio di me, 
tu che ci saluti dicendo " vai piano in macchina, guida con due mani", 
tu che dici "grassie" e "per piacere" sempre,
tu che controlli che la micia abbia sempre da mangiare e la rimpinzi, 
tu che chiedi "posso?" prima di fare ciac ciac nelle pozzanghere, 
tu che mi sgridi se non rimango sul marciapiedi
tu che riconosci i modelli di auto meglio di me e ti diverti a trovarne di uguali a quelle delle persone che conosci, 
tu che ci imiti in tutto e ieri mi hai detto: "Uffi, che stress!"
tu che sorridi e illumini le mie giornate, 
tu che quando non siamo insieme mi manchi da morire e quando lo siamo mi stanchi peggio che lo sci alpinismo al termine di una giornata di lavoro...


tu meriteresti il meglio di me, sempre.
 vorrei essere sempre al meglio, per te, cucciolo mio.
 


P.s. Se fossi più grande, appena sveglio ti direi tutto questo abbracciandoti forte forte o forse te lo scriverei.
Se lo facessi ora, dopo un po' ti divincoleresti irrequieto e mi chiederesti il perché di queste lacrime.
Perché si piange anche per troppo amore ed è una cosa bella, ma è difficile spiegartelo, ancora.
E allora lo scrivo qui e spero che un giorno lo leggerai e capirai quanto la tua mamma ti vuole bene!

venerdì 7 febbraio 2014

Un bambino, un padre, El Diaol

"La pelle dell'orso" di Matteo Righetto

Un romanzo breve (160 pagg.), intenso, commovente.

La caccia ad un orso, raccontata con toni aspri ed epici, che è la storia di un sofferto riscatto, la magia della vita nei boschi, pochi personaggi che toccano il cuore.

Un bambino di dodici anni solo, che quando finalmente scoprirà suo padre e riuscirà a capirlo, sarà tragicamente costretto a diventare adulto. Un padre troppo segnato dalla vita e dalla perdita della moglie per trovare le parole ma che non ha mai smesso d'amare, in silenzio, suo figlio.

Ciò che mi è piaciuto di più di questo libro, forse, e' che e' ambientato in un paese di montagna di 50 anni fa, anche se tra le Dolomiti e non sulle Alpi, ma è lo stesso.

Perché lo stile di vita, i bambini costretti a crescere in fretta, il problema dell'abuso di alcool, ma anche l'importanza della scuola, il senso della comunità (qui "nemica"), il rapporto simbiotico con la natura, in tutte le sue sfaccettature, le difficoltà e le fortune di vivere in ambienti per certi versi estremi, sono le stesse che raccontano gli anziani "di montagna" che conosco.

E poi quel senso di esclusione che si può vivere solo in comunità piccole e isolate, in cui o sei del paese o non sei nessuno o peggio, sei lo straniero, anche se magari vivi li' da due generazioni,la cattiveria che nasce dalla paura del diverso, il desiderio di apertura e la voglia di vivere di un bambino come tanti.

E sullo sfondo, la tragedia della diga del Vajont, un disastro ambientale annunciato e sempre, tragicamente attuale.

Ad ascoltare i Tg di questi giorni, infatti, sembrerebbe che in Italia non sia cambiato niente, da allora, non in termini di prevenzione, calcolo dei rischi, edificazione "responsabile".

Unico neo: la prosa a volte un po' faticosa per la presenza di molti vocaboli dialettali, non comprensibili ai più, che comunque hanno il loro perché.

Non e' un capolavoro di stile, certo, ma io lo consiglio!

 

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma, www.homemademamma.com

 

mercoledì 5 febbraio 2014

Bergamo e tante emozioni

Qualche fine settimana fa siamo stati a fare una gita fuori porta, coniugando necessità e piacere.
Abbiamo così avuto l'occasione di vedere per la prima volta Bergamo, il lago d'Iseo ed i suoi dintorni ma, soprattutto, di conoscere una di quelle che ormai considero vere e proprie amiche virtuali, Francesca e la sua famiglia.
Questo post è dedicato a loro, perchè mi hanno regalato un'esperienza nuova e un'emozione antica, quel senso di caldo tepore dello stare con persone da cui non ti senti giudicata.
E' passato quasi un mese, ma va bene così. Perchè a volte le esperienze vanno fatte decantare, come il buon vino.

Non è stato facile organizzarsi ma grazie alla disponibilità di Francesca e suo marito ci siamo riusciti e ne è valsa davvero la pena.
A volte la logistica e la stanchezza cronica mi ferma ma quando trovo il coraggio di fare, organizzare, andare comunque, ne vale sempre la pena.

Confesso che ero molto emozionata e nervosa, temevo di essere una delusione per Francesca, temevo di non riconoscerla, di non riuscire a trovare, dal vivo, quel feeling che ho trovato tra le righe dei nostri blog.
Temevo imbarazzo

Invece.
Non so se li ho delusi o se, semplicemnte, si aspettavano persone diverse.
So, però, che per me è filato tutto liscio come l'olio.
Dopo poche parole, mi è sembrato di conoscerli già bene, avevo solo voglia di chiaccherare, sapere, condividere, stare insieme.
E quella sintonia ho continuato a sentirla, non c'era più imbarazzo o timore, solo il tranquillo piacere di stare lì, a parlare.

Loro sono stati squisiti, ci hanno mostrato una Bergamo che non ci aspettavamo (Francesca, hai la stoffa del Cicerone, lo sai, vero?) , hanno scombussolato i loro programmi per stare con noi, ci hanno persino scattato una foto di  famiglia (ahimè rare, perchè non è bello fermare sconosciuti per strada in ogni dove e costringerli ad aiutarti) e io e l'Alpmarito ci siamo divertiti molto.

C'era una nebbia a tratti bassa e fitta che lottava con l'azzurro del cielo e un'aria non troppo fredda.




C'era gente, casino e rumore ed una città dal volto antico, che ho fotografato poco e guardato molto.


C'erano due nani con la voglia di stare in braccio che si sono comportati benissimo, sia nel ristorante che fuori.
C'era una Francesca elegante, dolce e attenta ed una Mamma Avvocato sportiva e un pò trascurata (come al solito nel weekend) e un pò timida.
C'erano i giardini, le strade acciottolate ed i sorrisi.



C'erano i mariti, uno alto alto (il suo) e uno decisamente più bassino (il mio), che mi pare se la siano intesa a meraviglia.
C'era la domenica ed un tempo come sospeso nell'attimo.
C'era questa "città alta", raggiunta con un "trenino" che è piaciuto moltissimo al nano.

 E ora, sul nostro frigo, c'è anche un piccolo, graditissimo, ricordo "materiale".





lunedì 3 febbraio 2014

Di neve, di vasino, di bianco, di dolori muscolari, di libri, di silenzio.

In giardinoIn giardino
In giardino
Il nano fa progressi da gigante e ogni giorno parla in modo sempre più strutturato, con vocaboli mai usati prima. Commenta, ricorda, si intromette nelle conversazioni e dice la sua e sempre a proposito.
Non mi sembra vero che abbia solo poco più di due anni.
Mi sembra incredibilmente sveglio (parere di mamma innamorata eh!!!) e non mi capacito che due anni fa fosse un batuffolo che stava solo in braccio o nel lettino e non sapeva ancora sorridere.

Dopo una settimana di pipì addosso e tanta ostinazione (sua) a mettere le mutandine, ieri ha usato il vasino senza incidenti per tutta la giornata, riposino compreso!!!
Provvidenziale e' stato un vasino rosso a forma di auto fornitomi dalla zia..avrei preferito usare direttamente il riduttore, per evitare questo passaggio in più ma non importa. va bene così!
E allarga il cuore vedere quanto e' orgoglioso delle sue conquiste!

Se si facesse lavare e pettinare di buon grado, senza urlare in modo sovrumano sotto la doccia, sarebbe un bimbo perfetto. Anche non voler stare sempre tra le povere e doloranti braccia di mamma non guasterebbe eh? !
Io intanto sono tutta dolorante. Braccia e spalle non ne possono più dei suoi dodici chili e rotta e delle ore passate davanti alla scrivania, le gambe hanno avuto la loro dose di lavoro domenica e ora le articolazioni scricchiolano e i muscoli gemono.
Un rottame umano a poco più di trent'anni e non riesco a crederci. Che fine ha fatto il mio fisico mai esteticamente perfetto ma sempre sportivo e resistente???!!!
Ne vale la pena, comunque.

Domenica la pista era un sogno, il paesaggio era un sogno, il panino era un sogno, essere noi due soli per mezza giornata era un sogno.
Avrei voluto avere con me la macchina fotografica per catturare tutto il candore, le nubi, la nebbiolina da neve, gli alberi carichi di bianco e gli chalet di pietra e legno scuro sommersi dal soffice manto, la strada sporca che sembra aprirsi un varco nella natura, il sole che ogni tanto si intravedeva e tingeva di giallo e arancio la coltre del cielo, un pezzo d'azzurro qua e la', tra i banchi di nebbia, ed il silenzio che solo la montagna di inverno, quando nevica davvero tanto, ed il ghiacciaio all'alba ed al tramonto d'estate, sanno regalare.
Quando salgo nella "mia" valle o nelle altre vallate alpine, mi riappacifico con il mondo e con me stessa ed è come se mi togliessero un peso dal petto.
Non ci vivrei sempre no, ma averle a portata di pochi minuti d'auto e' un lusso che pago a caro prezzo ma sempre volentieri.

E poi ci sono i libri: i tanti titoli in lista, sempre più lunga anche grazie ai suggerimenti delle partecipanti ai venerdì del libro; quelli che ammiccano da una vetrina o uno scaffale, quelli che appaiono su amazon o si fanno prendere in biblioteca e non importa se non avevi programmato di leggerli, sono li, invitanti, e li porti a casa.
Come il nano, che sabato al supermercato, mentre eravamo fermi nella corsia dei libri, immancabile tappa, ne ha preso in mano uno della maialina malefica e si è messo tranquillo a sfogliarselo concentrato accanto a me....inutile dire che la nonna, presente, glielo ha subito regalato!

Poi, vabbe', di cose imperfette in questo weekend ce ne sono state, così come arrabbiature, discussioni e notizie tristi ma io voglio pensare e scrivere solo di quelle buone.
E' lunedì, non smette di piovere ed io torno con la mente a quello scrigno di bei momenti e bianco silenzio, ancora li, con gli sci ai piedi e le gambe stanche.
E il vostro fine settimana, come e' andato?

venerdì 31 gennaio 2014

L'imperdibile "La verità sul caso Harry Quebert" e un non male "La biblioteca di Peppa Pig" per i piccoli

Per gli adulti


"La verità sul caso Herry Quebert"


Il 30 agosto 1975 ad Aurora, cittadina del New Hampshire, una ragazzina scompare.
Trent'anni dopo, il caso viene riaperto ed entrano in gioco un famoso giovane scrittore, Marcus Goldman ed il suo ex professore di Università nonché amico Harry Quebert.
Marcus Goldman, il professor Harry Quebert e la giovane Nola, ma anche Jenny, i suoi genitori, i poliziotti di contea, l'ispettore Gahalawood, l'imprenditore molto benestante, il suo assistente ed autista, e tutti gli abitanti di Aurora, com'erano nel 1975 e come sono nel 2008, prendono, conquistano, incuriosiscono, portandoti tra quelle strade, in quella realtà.
E poi il blocco dello scrittore e le regole per scrivere un buon libro del professor Quebert, ad inizio capitolo, semplici ma vere, anche viste dalla parte di un lettore. E l'amore, il rimorso, la stupidità umana e gli errori, il dolore e la nostalgia. Tutto in 770 pagine che, almeno per quanto mi riguarda, ti catturano e affascinano.
Quando arrivato alla fine di un libro vorresti subito ricominciare da capo per non abbandonarlo, secondo me, hai trovato un buon libro!

"Il primo capitolo e' fondamentale Marcus. Se ai lettori non piace, non leggono il resto del libro."


"-Vorrei insegnarti la scrittura, Marcus, non perché tu possa imparare a scrivere, ma affinché tu possa diventare uno scrittore. Scrivere romanzi non è una cosa da niente: tutti sanno scrivere ma non tutti sono scrittori.
-E come si fa a sapere di essere uno scrittore, Harry?
-Nessuno sa di essere uno scrittore, Marcus. Glielo dicono gli altri."
"Se non hai il coraggio di correre sotto la pioggia, non avrai il coraggio di scrivere un libro......Se hai dubbi su ciò che stai facendo, mettiti a correre. Corri a perdifiato, senza mai fermarti. Sentirai nascere in te la rabbia di vincere..."
*****
Per i piccini.


Devo ammettere a malincuore di aver dovuto cedere dinnanzi alle pressanti richieste del nano di libri di Peppa Pig (già non guarda cartoni, su qualcosa devo cedere).
Il primo scelto e' stato uno studiato ricatto emotivo: al super, ne ha guardati e sfogliati quattro o cinque (la sosta dinnanzi agli scaffali libri e' l'unica parte della spesa che mi piace!) e poi, trionfante, mi ha mostrato e chiesto questo, spiegando che era bello perché era un libro su Peppa e George che vanno in biblioteca come noi....mica potevo dire di no!!
In effetti, rispetto alla media di Peppa, non è male, a parte la presa in giro di Papà Pig. Quindi, se dovete cedere, consiglio "La biblioteca", Euro 3,88.
L'altro e' stato scelto forse perché la cuginetta sta perdendo i dentini. Le illustrazioni non sono male, anche se la storia quasi non c'è. Al nano, comunque, piace!
Euro 3,88 anche questo.
Questo post partecipa al Venerdì del Libro di Home Made Mamma, www.homemademamma.com

giovedì 30 gennaio 2014

Questione di carattere

Sono notti quasi insonni.
Io ho appena ingurgitato l'ultimo antibiotico della scatola, rendendomi conto che sono già passati sei giorni e manco me ne sono accorta. Il raffreddore, però, non accenna a diminuire e pure il mal di orecchie.
L'Alpmarito soffre per il post ustione.
Il nano ha una tosse catarrosa che fa paura e si aggira inquieto tra il suo lettino ed il lettone, chiama mamma e mi vuole vicino, ovunque, tira calci e tossisce, si lamenta e tossisce, cerca il suo doudou e cambia letto e poi torna. Fuori nevica.

E mio figlio mostra tutto il suo carattere, che definire determinato e' dir poco, non si smuove di un millimetro dalle sue decisioni, una volta assunte. E non è uno di quei bambini incerto nel decidere quando gli proponi delle scelte. No. Lui ti ascolta, ti guarda con i suoi occhioni seri e sentenzia, senza più cambiare idea.
E' così sul gusto del gelato, su cosa preferisce per cena, sulla scelta del gioco o sul colore della maglietta da indossare. E su queste cose assecondo e stimolo la sua autonomia decisionale. Però forse dovrei rivedere le mie idee educative.
Martedì, dalla pediatra (controllo di questa tosse, per evitare un'altra brinchite, che da quando ne ha avute due il primo anno sono terrorizzata = pomeriggio di lavoro perso e piani saltati): mi chiede se riesco a fargli l'aereosol, dico che no, non c'è storia, perché è sempre stato così. Allora mi dice di fargli frequenti lavaggi nasali e dargli uno sciroppino alle erbe espettorante. Chiedo se e' dolce, per andare sul sicuro.Lo è, mi assicura. Esco e compro lo sciroppo alla sempre modica cifra di 16 euro, tanto per.
Almeno non è nulla di grave, mi consolo, non ancora.
Ho promesso al nano un premio, per il caso in cui si fosse fatto visitare senza piangere come un disperato.
Lui ora vuole riscuotere e mi chiede un libro di peppa pig. Detesto peppa, ma lui sceglie di chiedere un libro e io gongolo. Vada per il libro.
Torniamo a casa e "propongo" lo sciroppo. Nulla da fare. Provo con imporgli una scelta: o lo sciroppo o l'aereosol, tanto immagino la risposta, aniz, ne sono certa.
Errore. preferisce l' aerosol e, in effetti, sta zitto e fermo per tutti i quindici minuti e così la mattina dopo e la sera dopo e forse questa mattina, se riesco a svegliarlo.
Solo che la pediatra non mi ha detto cosa mettere nell'aereosol, logicamente, quindi metto soluzione salina e quattro gocce di fluibron, che mi aveva prescritto tutte le volte precedenti.
Per ora la tosse non migliora ma il nano resta fermo nel suo proposito. Bando allo sciroppo.
E io non insisto (sabato l'ho costretto ad ingurgitare tachipirine perché aveva la febbre ed è andato in bagno tossendo e sputando nel bidet finché non ha vomitacchiato...e ha solo due anni e tre mesi, alleluia).
Stesso pomeriggio, post aereosol.

Cambio il nano e mi accorgo di avere solo più quattro pannolini di numero, perciò commento ad alta voce che dobbiamo ricordarci di comprarli domani.
Il nano mi guarda e serissimo mi dice che no, non servono, perché lui è grande e non ne ha più bisogno. Vuole le mutande come S, una sua compagna di nido, e i pannolini posso darli a A., la cuginetta più piccola.
Sono le sei di sera, non ho voglia di uscire e mi accontento di usare i body come canottiere, ripescando negli scatoloni quattro mutandine dei completini estivi. Tanto di notte il pannolino lo mettiamo lo stesso.
Risultato? Un numero imprecisato di pipì addosso, maestre sorprese da questa decisione repentina e, temo, dalla mia totale impreparazione e disorganizzazione con i cambi, ma disponibili a sopperire il primo giorno con indumenti di scorta dell'asilo (vi ho già detto quanto amo queste maestre?! No??Tantissimo!), lavatrici a gogo', stendino sempre aperto (che con la neve fuori, non è che l'aria sia proprio secca), commenti raccolti sul fatto che non è proprio la stagione giusta (ed infatti, ma mica l'ho deciso io, di fretta non ne avevo proprio), rete di scambio vestiti usati attivata e....un nano deciso e determinato nonostante, per il momento, le pipì nel water si contino sulle prime dita di una sola mano.

Non so, forse sbaglio io, ma visto il caratterino del nano, ho avuto paura che non assecondandolo in questa decisione l'avremmo pagata cara in seguito. Perché se poi in primavera avesse detto no, sarebbe stato no davvero.
Ho un dubbio, però: chi comanda in casa nostra?!!????
E i vostri figli, sono anche loro così? Come reagite voi?

martedì 28 gennaio 2014

Ma le altre mamme come fanno??!! Scuola dell'infanzia e sensi di colpa, ancora.

Riunioni di presentazione della scuola dell'infanzia. Ne seguo due: quella del paese in cui vivo (A) quella del paese vicino (B) dove già il nano e' al nido.

Lascio perdere il terzo istituto, privato parificato, in centro al paese perché troppo scomodo per il parcheggio e perché, appunto privato.

Asilo B: le maestre sono sei per 56 bambini, età media quaranta /quarantacinque al massimo, con figli.

Ci illustrano i loro progetti e lo svolgimento della giornata al nido, mostrandoci un video di foto raccolte negli anni, l'entusiasmo nella voce e nei gesti, la voglia di rendere partecipi.

Parlano di progetti sulle emozioni, di psicomotricità, di castagna te con i nonni, recite, carnevale! gite sul territorio! scoperta degli elementi! appello e momento del pasto in francese! momenti di gioco libero! della scelta di non far indossare il grembiulino perché scomodo per i bimbi che devono imparare ad andare in bagno e togliersi/ mettersi la maglia da soli, perché devono imparare a sporcarsi ed a non farlo, degli autoritratti, dell'elaborazione delle esperienze attraverso autoritratti.

Ci mostrano aule spaziose e luminose e tanto spazio verde.

Aggiungono che qualche progetto verrà tagliato dal Comune, che in piscina non li portano perché non hanno i soldi, che non c'è il dopo scuola per lo stesso motivo.

Entrata: dalle 7.45 alle 9.00, uscita, dalle 16.15 alle 17.30.

Il mercoledì uscita alle 15 al massimo. In questa regione "d'eccellenza' funziona così, almeno le insegnanti fanno aggiornamento negli orari di lezione e non nelle ore libere e i genitori possono far fare attività extra ai figli (si, certo, averne di tempo).

E niente lavaggio dei denti, se no i bimbi se si scambiano lo spazzolino e non è igienico. E quando giocano fuori, li lasciano a briglia sciolta (parlano di autonomia ma io temo sia voglia di prendersi una pausa e stare ne in pace).

Per me non basta, io fino alle sei e trenta/ sette sono in ufficio. Dovrei tagliare la pausa pranzo, quando la faccio e correre, oppure appoggiarmi ancora ai nonni, anzi tutte e due.

Con i nonni ho parlato e mi hanno fatto capire, con parole non dette e incoraggiamento a scegliere la scuola A, che non vogliono impegni fissi, neppure se si tratta di un'ora quattro sere a settimana e tre il mercoledì pomeriggio, alternandosi tra loro.

D'altro canto, il figlio e' mio, loro hanno già dato, si sono arrangiati e hanno fatto le loro scelte e poi in questi due anni ho pesato tanto e lo so bene. Non posso pretendere, lo capisco.

Però.

Sono uscita dalla scuola B con l'idea di un posto stimolante e allegro. Come me, l'Alpmarito.

Sono uscita dalla scuola A cercando di convincermi che non è tanto male, che tutti in paese ne parlano comunque bene, che è comoda e che gli insegnanti al giorno d'oggi sono preparati e che è semplicemente molto simile alla scuola materna di una volta, quella dove sono andata io e mi sono sempre trovata benissimo, non ho avuto difficoltà alle elementari e mi divertivo.

Ma non riesco ad ingannarmi: l'impressione e' quella della precarietà, del caotico e della mancanza di entusiasmo.

Le maestre, tre su quattro, hanno letto il POS che avevano stampato, alquanto generico, e dato le informazioni pratiche su orari, mensa, grembiulino, ma senza spiegare il perché, senza metterci del loro, senza foto ne' tante parole.

Una non ha parlato, l'altra andrà in pensione a settembre, un'altra e' in maternità e torna a settembre ma non c'era, il dopo scuola lo fa una ragazza di cui non dicono e non sanno nome e cognome e poi non si sa se sarà sempre lei.

Le aule sono più piccole, l'edificio più vecchio, il giardino e' un fazzoletto di erba finta a lato strada, anche se dicono (e so che è così) che li pertano spesso a spasso nelle vigne dietro la scuola.

Però ha il dopo scuola e quindi, a prezzi modici, terrebbero il nano fino alle sei e trenta tutti i giorni. Ed è esattamente davanti al mio studio, basta attraversare la strada.

Non so decidere e mi chiedo come facciano le altre mamme.

E ' giusto lasciarlo dalle 8 del mattino alle 6.30 di sera a scuola e/ o con estranei, anziché farlo stare un'oretta con i nonni quando non posso e se no con me?

E' meglio l'entusiasmo o la comodità organizzativa?

I nonni saranno disponibili, al di la della resistenza e del formale "non impegno", o no? Saranno altri tre anni di richieste di favori e salti ad incastro?

La mia e' solo un'impressione e mi lascio influenzare troppo dalle apparenze?alla scuola A l'Alpmarito non è potuto venire ma un'altra mamma mi ha riferito di aver avuto le stesse sensazioni, più un parcheggio che un luogo formativo, anche se tutti parlano bene di tutte e due le scuole.

E poi ci sono le altre mamme, la maggior parte e' a casa o non ha problemi di orario alle cinque e trenta., le poche che ne hanno scelgono la scuola A senza farsi domande perché è comodo.

Ai miei tentativi di proporre una soluzione condivisa tra le mamme con lo stesso problema (coprire il mercoledì pome e un'ora la sera), avanzata con tanta fatica perché in queste occasioni sono super timida, ho ricevuto un risposta solo sguardi vacui e nessun cenno di intesa o incoraggiamento.

Ma le altre mamme come fanno????!!!

E oggi devo decidere. Avrei voglia di tornare in entrambe le scuole prima, di chiedere ancora e ancora in giro ma so che, in fondo, non servirebbe.

La verità e' che tutta questa angoscia decisionale riflette i miei sensi di colpa latenti, che razionalmente scaccio perché so essere inutili, dannosi e comunque ingiustificati, faccio già il meglio che posso; nel subconscio, però, riemergono prepotentemente e mi rendono fragile emotivamente ed insicura.

La verità e' che, per quanto non aspiri a imitare nessuna in particolare e sia convinta di fare bene, dedicando tempo ed energie anche al lavoro e al marito (che poi non sono così tante), non sono la mamma che mi immaginavo o, ancor meglio, mi immaginavo che non avrei sofferto particolarmente nel lasciarlo al dopo scuola o con i nonni per andare a lavorare e, magari, a farmi una nuotata ogni tanto.

E invece.

sabato 25 gennaio 2014

Mamma avvocato in cucina...verdure nascoste!

Un tempo mangiavo volentieri i finocchi crudi, in insalata, specialmente d'estate.
Da qualche anno però, l'allergia mi consente di consumarli solo cotti ( e anche così rischio).
I finocchi bolliti, però mi fanno tristezza e allora ho provato questa ricetta di mia madre (liberamente interpretata).
Finocchi alla besciamella
2 finocchi
Un pacco di besciamella pronta (prima o poi proverò anche a farla, promesso)
Qualche sottiletta
Eventuali riccioli di burro
Lavo i finocchi e tolgo loro gambi e foglie, poi il taglio in quattro e li sfoglio, lavandoli di nuovo.
Di solito, il lavaggio e' compito del nano, per il quale ogni occasione e' buona per aiutare e giocare con l'acqua!
Li ripongo su una terrina con il bordo alto, a strati, con in mezzo la besciamella e, volendo riccioli di burro (danno più gusto ma certo non alleggeriscono).
Sull'ultimo strato, ben coperto di besciamella, adagio le sottiletta, il cui gusto un po' più forte da sapore al tutto. Si può anche grattugiare pecorino o parmigiano, però, o tagliare a fette sottili altri formaggi a scelta.
Poi tutto in forno. Io uso il microonde in modalità forno combinato, per 25 - 30 minuti.
Ecco il risultato! (Non aggiungo sale, visto che ogni tanto li mangia anche il nano, ma se usate formaggi neutri, secondo me ci sta bene).

Non è molto leggero ma son sempre verdure!!!!

venerdì 24 gennaio 2014

Colpo al cuore

"Colpo al cuore" di Janet Evanovich


Durante le festività natalizie ho avuto modo di fare scorta nelle biblioteche dei dintorni e ritrovare alcune autrici che mi piacciono sempre. Come questa e come Margherita Oggero.

Non sono capolavori, ma mi regalano ore di svago piacevole e mai banale.

E così è stato anche questa volta.

I romanzi della Evanovich raccontano le avventure di Stephanie Plum, una cacciatrice di taglie improvvisata e pasticciona ma molto simpatica, alla ricerca di personaggi stravaganti in libertà su cauzione da condurre in Tribunale per le udienze (a pena di perdita della cauzione versata, per loro, dal suo datore di lavoro).

C'è da ridere e sorridere, per la stramba famiglia della protagonista, per le sue "originali" colleghe di lavoro, per le sue amicizie a dir poco discutibili, per il suo focoso fidanzato e per le particolari situazioni in cui la costringono i suoi "fuggitivi".

 

Insomma, ci si affeziona ai personaggi (che si ritrovano romanzo dopo romanzo della stessa serie) e ci si diverte, in un America che pare violenta e superficiale ma anche aperta e ricca di possibilità.

E questo volume non si smentisce.

Un libro leggero ma scorrevole e piacevole che mette il buon umore.

 

Questo post partecipa al Venerdì del Libro di Home Made Mamma, www.homemademamma.com

 

mercoledì 22 gennaio 2014

A volte, come mamma, mi detesto.

Ho letto il post di Barbara, ri-bloggato da Lucia.

Calza a pennello.
Son giorni in cui mi interrogo su come organizzare i prossimi anni di scuola dell'infanzia del nano, perchè a breve dovrò iscriverlo.
Son giorni in cui mi chiedo se c'è un modo per non vivere sempre così di corsa.
Purchè non sia rinunciare al mio lavoro, che amo, e a qualunque attività fisica (che già ora è ben sacrificata) o svago e a vedere amici e parenti nel weekend.
Il nano la sera non vorrebbe mai abbandonarsi al sonno (anche se poi verso le nove e trenta di solito crolla) e la mattina non vorrebbe mai alzarsi, anche se alla fine al nido ci va felice.
Vorrebbe dormire, quanto noi, più di noi.
Invece mi ritrovo a svegliarlo, prima dolcemente poi sempre più bruscamente, presa dallo sconforto, a fargli fretta mentre fa colazione (che già non ama molto), mentre si veste / lo vesto, mentre saliamo in macchina, mentre lo preparo nell'anticamera del nido.
E lo stesso la sera.

Lo vedo soffrire per questo.

Vorrebbe giocare e deve uscire.
Vorrebbe dormire e deve svegliarsi.
Vorrebbe rimanere a giocare e deve dormire.
Vorrebbe farsi leggere ancora storie e deve chiudere gli occhi.
Vorrebbe giocare e deve lavarsi i denti e mettersi il pigiamino.
Vorrebbe continuare a lavarsi i denti e giocare con l'acqua e deve andare a letto.
Vorrebbe giocare e bisogna andare a mangiare dai nonni / fare la spesa / vedere gli amici.
Vorrebbe continuare a mangiare dai nonni / fare la spesa / vedere gli amici e deve smettere e passare ad altro.

Persino il nostro appuntamento settimanale con la palestra di arrampicata, che tanto piace a noi e al nano perchè gioca sui tappetoni con il cuginetto e si aggrappa alle prese, si trasforma sempre in una corsa al cronometro.

Sto riempiendo la sua vita di orari e doveri e mi detesto per questo.

Già ci sto stretta io (non per nulla sono perennemente in ritardo), figuriamoci lui.
E correre non mi piace per niente, neppure se periodicamente mi ci metto d'impegno per dimagrire.
Corriamo e non riusciamo mai a fare tutto, nè lui, nè io (tanto meno l'Alpmarito, ma lui non ci prova molto comunque).

Esiste una soluzione?
Io non la vedo, aiutatemi voi.