mercoledì 14 maggio 2014

E' bastato un attimo. Di distrazione.

E' bastato un attimo.
Le chiacchere del mattino in bagno, mentre ci si prepara per la giornata, io e lui.
Il nano che gioca con il treno cavalcabile e, tra un giro e l'altro, smangiucca un muffin.
Una porta chiusa, una chiave che non avrebbe dovuto essere e che invece c'è, per colpa nostra.
Un attimo di distrazione e...
siamo chiusi in bagno.
Noi dentro,
il nano fuori.
La porta di ingresso è ancora chiusa a chiave dalla notte, le chiavi di riserva sono in una cittadina non lontana ma neanche vicina e comunque, le chiavi delle macchine sono dentro casa, ma fuori da questa porta.
E poi uscire dal bagno, sul tetto, e scendere alla porta, non è mica così facile, perchè l'abbaino è stretto, il tetto alto e poi non ci sono appigloi per scendere e sì che arrampichiamo però non è proprio la stessa cosa...

E dire che c'ero già passata una vita fa, io e mia madre fuori sulle scale del condominio con la spesa, il mio fratellino, grande come il nano adesso, dentro.
Le chiavi dentro e il portone, ovviamente blindato, chiuso. Non a chiave, almeno.
L'eserienza non è servita a niente.

Mezz'ora di tentativi, di:
"Nano, senti, gira di nuovo la chiave, non da questa parte, dall'altra, bravo così...no, non così!!
Prova, dai, ci sei riuscito prima riuscirai anche adesso...dai così, nooooo, non tornare in dietro, il giro completo!!"
"Non riesco mamma, io non riesco.."
"Forza nano, devi riuscirci per forza e poi sei grande, vedrai che ce la fai..."
"Mamma, papà ma vuoli siete chiusi dentro?"
"Sì tesoro ma stai tranquillo che adesso giri e ci apri, forza prova.."
"Non ci riesco...", voce piena di pianto trattenuto.. bestemmie e motti non ripetibili dell'Alpmarito, non verso il nano, ovviamente, ma verso di me, perchè se la chiave è rimasta lì deve per forza essere colpa mia, no?!?
Io però mantengo la calma.

Mezz'ora di vani tentativi,
il tempo che passa,
il ritardo che si accumula,
il viaggio di lavoro che rischia di saltare,
i clienti che aspettano in studio,
il nido...

Pensa, pensa alternativo.

Alla fine il nano, dopo molti sforzi, "non ci resco", "così, mamma?", e l'aiuto dall'interno (benedette pinzette),  riesce a sfilare la chiave dalla serratura e a passarla sotto la porta, per fortuna non proprio perfetta.
Siamo fuori.
Finalmente.

Il nano ha gli occhi lucidi ed il labbro che trema ma non ha pianto e chiede: "sono stato bravo?Hai vuisto papà?"
Il sorriso di sollievo che gli leggiamo in viso al nostro: "Sì bravissimo, sei stato proprio coraggioso!",
mi scioglie dentro.
Che bello abbracciarlo!

Le chiavi, però, d'ora in poi rimangono sullo scaffale più alto e non si toccano più, hai capito?!?

p.s. Mio fratello, convinto con calma da mia madre, era poi riuscito ad andare in cucina, trascinare una sedia fino alla porta, arrampicarsi, arrivare alla maniglia e aprire. Senza piangere.

martedì 13 maggio 2014

Booknominata!

Qualche giorno fa sono stata scelta dalla dolcissima Maristella, in arte "Maris"' (http://caralilli.blogspot.it/2014/05/booknomination.html), per un gioco delle citazioni che ha a che fare con i libri e a cui, quindi, non ho saputo resistere.
Si tratta di inserire una frase o un brano tratto da un libro che si vuole far conoscere e poi passare il testimone ad altri 5 blogger perché facciano lo stesso, in una sorta di "catena letteraria" .
In cambio, ci si può fregiare del bellissimo banner disegnato da BabboOnline, che ha rilanciato tra i blog questa iniziativa.

Ho passato un'ora ad aprire e chiudere i romanzi e saggi che riposano sulla mia libreria, risvegliando ricordi e alimentando la mia voglia di leggere e rileggere.
Così facendo mi sono anche resa conto che non ho un "libro preferito" in assoluto ma tanti libri preferiti e che ciò che in una stagione della vita o in un momento dell'anno mi era parso fantastico o profondo in altri lo è stato meno, sostituito magari da parole e storie che non avrei mai pensato di apprezzare.
Soprattutto, però, l'occasione mi ha fornito lo spunto per milioni di altri "consigli di lettura" perché la voglia di condividere la mia opinione con i (pochi ma buoni) lettori di questo blog e' tantissima!
Alla fine, vinta dalla stanchezza, ho scelto questo brano, ricordo di un libro toccante in ogni sua pagina che mi aveva colpito molto.
"Il tempo e' la consapevolezza che in ogni mutazione c'è qualcosa di mai visto prima, qualcosa di unico e irreversibile e qualcosa che rimane sempre uguale...."
"Come poteva sapere che nessuno e' mai stato in grado di dimostrare che una cosa e' migliore di un'altra?
Sicuramente non ci è arrivata con la logica. Sono convinto di averci pensato più di lei. Più si ha paura più si pensa. Eppure lei si avvicino' alla verità più di chiunque altro.
Forse va proprio così, le cose più vicine alla verità non sono conclusioni che si raggiungono pensando. Si possono solamente intuire. E intuire e' una cosa che si può fare solo quando si hanno sedici anni."
Da "I quasi adatti" di Peter Hoeg
Ed ora veniamo alle #booknomination, come sempre non facili.
Elizabeth di il Diario di Lizzie
Stefania di Libri ed Emozioni
Barbara di Twins (bi) mamma e la Pippo's family
Elena di Traspablog
Beat di Mamma...e ora che faccio?
Non resta che avvisarle...la parte più difficile del gioco, anche se so che sarò ripagata da bellissime citazioni e nuove scoperte!
Grazie Maris!

venerdì 9 maggio 2014

L'amore e' un difetto meraviglioso

Ho preso in prestito "L'amore e' un difetto meraviglioso" di Graeme Simsion perché attratta dal clamore "mediatico" che aveva creato, dalla copertina e dal titolo, entrambi accattivanti.
E poi avevo voglia di una storia d'amore leggera.
Le mie aspettative erano quindi elevate, seppur commisurate al genere di romanzo.
Ebbene.
Mi ha lasciato senza parole. Non perché mi abbia deluso, non perché mi abbia particolarmente colpito, in positivo o in negativo, ma perché narrante una storia senza dubbio originale.
Un professore di genetica,con evidenti problemi relazionali ma certamente geniale, programma a tavolino la ricerca di una moglie, perché "e' giunta l'ora", imbattendosi, però, in una sopresa: una barista/studentessa che non ha nessuno dei requisiti (ma lui questo non lo sa) e che gli farà comprendere, a poco a poco, che l'amore e', appunto un meraviglioso difetto. Lieto fine assicurato.
All'inizio il protagonista ed il suo modo di raccontare la propria vita (il romanzo e' in prima persona) mi hanno irritato (perché il romanticismo e ' tutta un'altra cosa e le donne sono considerate come oggetti tra cui scegliere, con scientifica freddezza) ma mi hanno anche sorpresa. Così ho proseguito.
L'irritazione non se ne è andata ma la storia mi ha preso e ho finito per leggerla con piacere e apprezzando il punto di vista insolito della narrazione.
Mi è piaciuto molto anche l'approccio ai problemi comportamentali che emerge dal libro, l'idea che diverso non significhi "malato o sbagliato" ma spesso geniale e che a volte, cambiando punto di vista, cambia anche la percezione della "fortuna/sfortuna", perché un apparente deficit può dimostrarsi una risorsa, se valorizzato.
E poi la valorizzazione di una capacità spesso sottovalutata o data per scontata ed invece essenziale per una umanità che sia veramente tale: l'empatia.
Insomma, consigliato e da leggere, anche come "libro per l'estate", seppur non eccezionale ed imperdibile come le classifiche di vendita mi avevano fatto immaginare.
Con questo post partecipo, come ogni venerdì, all'iniziativa dedicata ai libri di Home Made Mamma ( Venerdi' del libro: Quattro etti d'amore, grazie )

mercoledì 7 maggio 2014

Creatività e riciclo

Sono giorni intensi, lavorativamente e non solo. Passano così in fretta che sembrano scivolarmi tra le dita. Faccio, lavoro, brigo e disbrigo, in casa e fuori, senza sosta.
Però a volte ciò che stanca e impegna diverte pure, in qualche caso anche inaspettatamente.
Così sabato, vinta la mia riluttanza per i giochi anche solo vagamente "artistici" e potenzialmente idonei a sporcare, complice una pioggerellina insistente e fastidiosa ed un nano eccitato, ho preso spunto da Mamma Orsa Curiosona (http://mammaorsacuriosona.blogspot.it/2014/04/esperimento-con-i-colori-dita.html) e tirato giù dallo scaffale la valigetta dei colori a dita che il nano ha ricevuto lo scorso compleanno da un amichetto (notare che sono passati solo sette mesi, eh!).
Arrotolato il tappeto, spostato divano e poltrona, steso una tovaglia cerata sul pavimento, aperto un bel foglio di carta,spessa e grande,appositamente comprato in un raptus di amore materno, .... ci siamo lanciati!
All'inizio il nano era titubante di me a sporcarsi mani e piedi (anche se al nido già usano questi colori) e in più mi guardava perplesso mentre cercavo di capire dove mettere i colori per mischiarli, se e quanta acqua aggiungere ecc....dopo un po' si è deciso e mi ha allegramente mostrato come si faceva, forse pensando di avere una mamma un po' tonto linea..
Dopo cinque minuti il nano era mezzo nudo e mezzo colorato e io...pure!
Contro ogni mia aspettativa ci siamo divertiti tantissimo e il colore e' venuto via subito con una rapida doccia mentre la nostra "opera d'arte a quattro mani" e' rimasta a fare bella mostra di se' in camera da letto!

Un successone!
Precisazione: il gioco ha tenuto impegnato il nano giusto mezz'ora, non credete chissà che, in compenso un'altra mezz'ora e' trascorsa tra preparazione, doccia e lavaggio degli "strumenti"...mettetelo in conto se intendete provare. A proposito, sapete che un solo foglio grande costa 0,80 Euro? Sono rimasta basita, mi sembra tantissimo in proporzione e considerato quanto ne devono usare negli asili o simili!)
Mi è sembrato di tornare bambina, anzi, di più, visto che da bambina non ho mai fatto niente del genere, che io ricordi. Spero che potremo presto replicare, magari in giardino, sotto un bel sole e con i cuginetti.
E poi al nido hanno avviato una sorta di laboratorio di riciclo serale, in tre incontri, per genitori e bimbi, a cui ho deciso di partecipare, ad essere sincera, non tanto perché mi interessasse o avessi voglia di dedicarmi al bricolage tra le 20.00 e le 22.00 dopo una giornata di lavoro e con il nano stanco, ma perché le maestre parevano entusiaste, si erano dedicate al progetto con impegno e meritavano di essere ricompensate.
In più, il fine, ossia insegnare ai bimbi a non sprecare e a riutilizzare con fantasia, e' a dir poco meritevole.
Il risultato? Stanchezza, notte quasi insonne causa eccitazione successiva del nano e orari sballati ma, soprattutto, allegria, risate, creatività, chiacchiere, divertimento, giochi e.....queste!


Che ve ne pare?
Certo, il lavoro di fino e' un'altra cosa eh, ma in fondo mi consolo pensando che, purtroppo e per fortuna, non è il mio mestiere e abbiamo usato veramente di tutto.
E la prossima settimana...scuola di "cornici riciclate".

venerdì 2 maggio 2014

Stefania Bertola & Linus, le mie letture della settimana


"Luna di Luxor" di Stefania Bertola, pag. 179, ed. Salani.


Questo romanzo della Bertola risale al 1988/1989, "Era il mio primo libro, ero abbastanza giovane, avevo i capelli molto lunghi e due figlie piccole", come spiega l'autrice nella prefazione.
In relata' non il primissimo libro scritto, ma il primo libro pubblicato, recentemente riedito (aprile 2013).
In effetti, secondo me, si vede.
Rispetto agli altri romanzi della stessa autrice c'è un non so che di caotico e frammentario, qualche vuoto narrativo e forse un po' troppi personaggi.
Inoltre, non è ambientato a Torino ma in parte nella campagna scozzese in parte in quelle romana, anche se non è del tutto chiaro.
Nel complesso non posso dire che questo libro mi abbia appassionato quanto gli altri però è comunque una lettura leggera, piacevole, ironica e divertente, che non delude.
I personaggi sono stravaganti e sopra le righe, come al solito, ma risultano subito alcuni simpatici ed altri anticipaticissimi, l'amore non manca mai ed i colpi di scena ed il lieto fine pure.
Una aspirante scrittrice che lavora per una rivista di moda, una ragazza ricca ma annoiata in cerca di lavoro, una famiglia della nobiltà romana con due figlie libertine e poco convenzionali, due nozze in vista, un pianista infedele e una star del rock innamorata, una redazione giornalistica che cerca lo scoop dell'anno ed una improbabile infiltrata, un giovane aristocratico in cerca di soldi e un allevatore di bestiame in cerca di nobiltà...il tutto mescolato tra le mura di un antico e lussuoso maniero, tra feste, eccessi, incontri amorosi e pettegolezzi.
Di più non posso svelare perché la trama e' davvero così intricata che rischierei di rovinare il divertimento ai potenziali lettori.
Insomma, potrebbe non piacere a chi non è ancora abituato allo stile molto particolare dell'autrice e non lo consiglierei come suo primo romanzo da leggere, però lo consiglierei comunque!
***
"Parli sempre di corsa" di Linus, Mondadori, 2010
Ho trovato questo libretto di 100 pagine tra i libri di mio padre, appassionato di corsa e, memore delle recensione che avevo letto tempo fa sul blog di Home Made Mamma, l'ho preso in prestito e letto in due serate.
La scrittura e' scorrevole, il tema la corsa, come la vive l'autore, le sue impressioni ed emozioni, la sua infatuazione per questo sport.
Insomma, nulla di particolare ma un comunque godevole per chi ama, almeno ogni tanto, mettersi le scarpe da ginnastica ai piedi e uscire a correre.
Come me e l'Alpmarito, ieri sera dopo cena, appena prima che arrivasse il temporale, armati di pile frontali.
La corsa come non l'avevo mai provata, perché ogni tanto ci vuole un'emozione nuova!
Con questo post "doppio" partecipo, come ogni venerdì, all'iniziativa di www.homemademamma.com, Venerdì del Libro.

martedì 29 aprile 2014

Voglia di sole, colore e vacanze. Voglia di primavera, voglia di fiori.

Di vacanze, nonostante le festività di queste settimane, non se ne parla.
Di sole e calore, soltanto a tratti.
E allora, quando il sole brilla o, almeno, non piove, mi godo
i colori



ed i fiori del "nostro" giardino,
 tra i quali fanno capolino gli "amici blu dei nonni"...
...nascosti tra le fioriture...

 ...perchè il nano vivrebbe all'aria aperta 
ed io fotografando...



...e poi ci sono le prime grigliate, con una bella polenta di contorno, perchè non è che faccia così caldo!



 Pasquetta







e gli amici di sempre, che mettono a disposizione
casa (ops, garage) e giardino, pazienza e allegria,
per stare insieme...

se non ci fossero loro, non si starebbe così bene!






Il nano scopre altri mezzi di trasporto e nuovi amici...

e io scatto!
 ancora...
 ancora...

perchè certe meraviglie della natura, non bisogna farsele scappare!!!!

p.s. Vi piacciono?!?

lunedì 28 aprile 2014

Sfida a colpi di poesia..anche qui!

Sono stata sfidata.
A colpi di poesia, da http://www.milkbook.it/sfida-a-colpi-di-poesia-si-puo/
E allora rispondo a volentieri (giuro che ho letto la mail della sfidante meno di ventiquattro ore fa, anche se lei l'ha inviata prima!!!) e lo faccio con un classico, che esprime bene  il mio desiderio del momento.

Dopo tanta 
nebbia
a una
a una
si svelano le stelle.
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo.
Mi riconosco
immagine
passeggera.
Presa in un giro
immortale.

Sereno, di Ungaretti

E ora rilancio la sfida a cinque blog, cui chiedo di rispondere entro 24 ore con un'altra poesia, come prevedono le regole del gioco.


A voi la penna, se vorrete!





venerdì 25 aprile 2014

"Poi sei arrivato tu" e la maternità surrogata in un romanzo

E' venerdì e ormai, per me, il venerdì si parla di libri, festa o non festa.
Oggi propongo:

"Poi sei arrivato tu" di Jennifer Weiner, pag. 390, ed. Piemme
Di questa autrice avevo già letto cinque dei suoi precedenti romanzi (tradotti in Italia con titoli secondo me veramente inapprorpiati, che non invogliano e nulla hanno a che fare con i racconti, come "Brava a letto") e mi erano piaciuti molto, storie di donne particolari eppure verosimili nelle difficoltà e nella complessità delle vita delle protagoniste, alle prese con problemi di coppia, scelte famigliari e lavorative, la maternità cercata, capitata o negata, la carriera e le amicizie, la forma fisica e il desiderio di cultura.
Questo romanzo non fa eccezione: si legge bene, rapidamente, coinvolge e fa immedesimare, riflettere e sorridere, e' leggero ma non troppo.
E' scritto a quattro voci, quelle delle quattro protagoniste, una collegiale con una storia familiare difficile alle spalle e tanta voglia di imparare, una giovane madre che vive in campagna, una donna matura che cerca di nascondere la sua età a colpi di Botox e ritocchini, per accalappiare un milionario, la figlia ventiquattrenne e perbenista dello stesso miliardario...unite da una insolita maternità.
Jules, Bettina, India e Annie: donne a tratti dolci, generose, amare, ciniche, ingenue, irritanti, indecise, coraggiose, codarde e insoddisfatte, le cui vite si incrociano in un modo che, per la realtà italiana, sarebbe impensabile, per quella americana forse (ma non ho modo di saperlo) solo un po' stravagante.
Peccato solo per il finale un po' affrettato, che mi sarebbe piaciuto più approfondito ma che è comunque positivo e ottimista come piace a me, soprattutto in questo periodo!
Il tema centrale del libro, ossia la maternità "surrogata", e' quanto mai attuale, visto i recenti e terribili fatti di cronaca nazionale, ed è affrontato con naturalezza e leggerezza ma in modo non superficiale o scontato, dando atto della complessità e contraddittorietà dei sentimenti delle donne coinvolte.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma (www.homemademamma.com), anche se l'iniziativa sia attiva in questo giorno di festa!

giovedì 24 aprile 2014

Succede.

Succede che ricevi un invito per un addio al nubilato di un'amica.
Succede che le organizzatrici hanno pensato ad un intero weekend al mare, possibilmente dal venerdì sera.
Succede che intorno a te fioccano notizie di persone a cui vuoi bene malate e non c'è molto che tu possa fare per loro.
Succede che tuo figlio, forse preda dei "terribili due anni", si lasci andare un pò troppo spesso a scenate e capricci interminabili.
Succede che il suo pianto e piagnucolio insistente e continuo ti faccia innervosire finchè, tentate le strade della persuasione, delle promesse e della dolcezza, tenti anche quella del ricatto, della minaccia e delle urla.
Succede che in quel momento ti vedi come da fuori e ti senti una pessima madre, perchè odiavi quando mia madre faceva così conte e ti sei promessa tante volte di non cascarci.
Succede che se provi ad osservare gli eventi e le richieste tue e degli altri adulti dal suo punto di vista, quello di un bambino di due anni e mezzo, ti accorgo che pretendi/pretendono troppo da lui.
Succede che, però, disgraziatamente le vacanze siano lontante, i giorni di festa un cumulo di impegni, il lavoro non possa essere trascurato e i problemi di salute delle persone intorno non possano essere ignorati.
Succede che bisogna andare avanti così lo stesso.
E allora ti chiedi se vorresti andarci davvero, a quel weekend.
Se sarebbe utile a staccare la spina e tornare migliore.
Se non sarebbe la via di fuga momentanea di cui hai bisogno.

Poi lui ride felice, saltella per la cucina, fa la pipì sul water pieno di orgoglio, mangia il prosciutto con le mani, spingendosi fette intere tutte in bocca con le manine paffute.
Poi lui chiacchera senza sosta, inciampando nelle parole per la voglia di dire tutto e subito, cercando espressioni che non conosce e termini appropriati.
Poi lui ti salta al collo all'improvviso e ti abbraccia forte, dicendo "la mia mamma".
Ti chiede se domani dopo l'asilo potrai giocare con lui.
Spiega alla nonna, che si lamenta delle previsioni metereologiche per i prossimi giorni, che "pazienza, a volte c'è il sole, a volte no e viene la pioggia".
Poi lui convince la nonna ad andare al supermercato a piedi, a comprare il "prosiutto" per la nonna bis che è malata, così mangia e guarisce, "ma a nonna bis piace il prosiutto ?" e si preoccupa di chiederlo.
E lo vedi grande, alto, forte, con la sua personalità ben definita, i suoi ragionamenti arguti, bellissimo.
E ti si apre il cuore e non riesci a capire come possa essere già cresciuto tanto e così bene, come sia possibile che "lo hai fatto tu", proprio tu, che perdi la pazienza e alzi la voce quando fa i capricci.

Poi stai guidando nel buio della sera, per una statale quasi deserta, Virgin Radio ad alto volume, stanca e sola.
Ti fermo ad un semaforo e guardi lui, che dorme tranquillo sul seggiolino, i ricciolini d'oro sparsi sullo schienale rosso, un pò arruffati, la manina che stringe il suo doudou, il ciuccio più grande della sua bocca, gli occhi chiusi dalle ciglia perfette, un mezzo sorriso sul volto. Tranquillo, silenzioso, sereno, fiducioso.
E succede che capisci che anche se ti farebbe piacere un weekend al mare con le amiche dell'università, preferiresti un weekend, anche a casa, con lui.
Nonostante i capricci, la stanchezza e la diversità.
Forse è solo che sai che la tua vita è cambiata e non ti troveresti comunque più a tuo agio in quella situazione.
Forse è solo che sei invecchiata.
Forse non tene frega niente del perchè e del come e ti godi il silenzio.

Succede.



Chissà perchè certi pensieri, come questo, si sviluppano naturalmente in terza persona.

lunedì 21 aprile 2014

Una violetta in carta di giornale

Un anno dopo, il 20 aprile, ti scrissi una poesia.
Per ricordare, per sfogarmi, per affogare le lacrime.
Non fu l'unica, ma fu l'ultima.
Tante ne avevo scritte, nei mesi passati, come se mettere nero su bianco il dolore, come se cercare con cura le parole, potesse aiutare. Standoti vicino, in quei giorni, ho capito che non esiste un dio o, se esiste, e' sordo al nostro dolore e non ci possiamo fare affidamento.
Sono passati 16 anni ormai e il tempo che ho passato con te e' uguale a quello che ho passato senza di te.
Eppure non devo fare alcuno sforzo per rivederti, per ricordarti, e' come se fossi ancora qui, con me, ad aspettarmi fuori da scuola, in macchina, con un mazzetto di violette selvatiche in carta di giornale, perché rimangano fresche, vive.
Sei sempre stato presente, parco di parole ma ricco di gesti affettuosi, integro, onesto e pratico.
Eravamo così diversi, eppure così vicini, io che amavo leggere e studiare, tu che amavi la terra ed i lavori manuali, io che parlavo sempre, tu che mi insegnavi il valore del silenzio e dell'ascolto.
E forse non è un caso che io mi sia innamorata dell'Alpmarito, per molti aspetti simile a te, secondo me.
Avrei voluto che mi vedessi prendere la patente, avrei voluto che mi vedessi dopo la maturità ed alla laurea.
Che mi vedessi diventare avvocato, che fossi presente al mio matrimonio, che conoscessi questo tuo nipotino che porta il tuo stesso nome, non per tradizione ma perché lo sai, il tuo nome mi è sempre piaciuto, anche se a te non piaceva affatto.
Avrei voluto che mi vedessi in quei momenti, felice, perché solo questo ti importava, non i titoli di studio, le medaglie o i riconoscimenti.
Il mio e' un dolore egoistico, come sempre il dolore di chi rimane. Lo so, ma non posso farci nulla.
Perché mi manchi.
Perché ti voglio bene.