martedì 17 maggio 2016

Una fantastica giornata al Salone del Libro di Torino

Ieri il Salone del libro di Torino ha chiuso i battenti per il 2016, come al solito registrando un altissimo numero di visitatori.

Per me, la gita annuale al salone del libro rappresenta quasi un must e, da un paio di anni, è diventata un'occasione per trascorrere una intera giornata infrasettimanale con mio figlio, in mezzo agli amati libri.

Anche quest'anno, ad emozionare il ricciolino è stata già l'attesa della gita, la scelta di andarci, oltre che con la nonna, che ci aveva accompagnato anche l'anno scorso, con una amichetta e la sua mamma.
E  poi il "viaggio" in treno e la metropolitana, il pranzo al sacco e, naturalmente, gli acquisti libreschi.

Abbiamo giocato a carte e chiaccherato in treno, superato i metal detectors con il ricciolino molto interessato al loro funzionamento e poi ci siamo subiti diretti, armati di cartina, al padiglione dedicato ai bambini/ragazzi, con l'angolo di "Nati per leggere" (dotato di sala per allattamento e biberon e tanti cuscini e sedute per il relax di mamme e bimbi, nonchè di libri in visione) e la "libreria dei ragazzi", in cui, divisi per età e tema, vi sono le proposte per i piccoli lettori di tutte le case editrici riunite insieme.

Il ricciolino ha sfogliato libri per un'ora e compiuto le sue scelte, dimostrando ancora una volta di avere le idee chiare, senza fare capricci per un libro in più quando avevamo raggiunto il massimo imposto.

Quindi, abbiamo mangiato i panini seduti fuori e poi siamo andati in giro per gli altri tre padiglioni, tra gli stands delle varie case editrici, dalle più grandi alle più piccole e settoriali (che personalmente mi piacciono di più) a scovare chicche e novità.

Il tempo è volato, anche con qualche scoperta tecnologica ed un gonfiabile gigante a forma di coniglietto rosa!

Purtroppo quest'anno non abbiamo incontrato Topo Tip e Supermann, forse perchè siamo ripartiti troppo presto (alle 16,00), ma sei ore per il ricciolino e la sua amichetta erano già abbastanza.

E' stato bellissimo vedere tanti bambini, anche piccoli, sfogliare e scegliere libri, ascoltare incantati le storie e osservare ammirati pop - up ed illustrazioni.
Ed è stato molto tenero vedere il ricciolino e la sua amichetta farsi leggere da noi mamme, a turno, i libri appena acquistati, anche se seduti per terra tra uno stand e l'altro!



Al ritorno, in attesa della partenza, il capo macchinista ci ha anche mostrato la "cabina di guida" del treno ed il funzionamento dei vari comandi, per la gioia del Petit Prince!

Secondo me, l'amore per la lettura si può trasmettere ed insegnare, anche così.



Certo, non è rimasto molto tempo per guardare con attenzione gli stand dei libri per adulti e sfogliarli con calma come mi sarebbe piaciuto, nè per partecipare agli incontri con gli autori ma per quello credo ci sarà tempo, magari programmando una entrata serale per me e l'Alpmarito, soli, il prossimo anno, in aggiunta alla giornata con il Petit Prince.

E voi, siete mai stati al Salone del libro di Torino ? E in altre fiere di libri, anche se più piccole ?
Avete portato con voi i vostri bimbi?




lunedì 16 maggio 2016

Le mie "scintille di gioia" n. 1

La settimana appena trascorsa e' stata davvero impegnativa e non scevra di preoccupazioni e difficoltà.

Quindi, per cercare di rasserenare questo lunedì e darmi una inizio e di ottimismo, ho deciso di condividere con voi il "gioco" delle scintille di gioia inventato da Silvietta.

 

Ecco allora le mie tre "pillole di felicità" da ricordare:

1- Sabato scorso, per la festa della mamma, ho portato a sorpresa la mia ad uno spettacolo teatrale che è piaciuto moltissimo ad entrambe. In più, c'era anche l'Alpmarito e il ricciolino biondo ha trascorso un paio d'ore a guardare beato i cartoni con la nonna bis.

Era davvero tanto, troppo tempo che non andavo a vedere un bello spettacolo e questo, sulla montagna, la sfida dei limiti e la natura umana, meritava!

2- Giovedì ho trascorso una intera giornata con il mio bambino al salone del libro di Torino. E stare in mezzo ai libri, per di più con il mio Petit Prince, per me è il massimo!

3 - Infine, una giornata di formazione in uno scenario che mi è molto caro, insolitamente prestato al diritto.

E infine, la primavera sembra essere finalmente arrivata ed io l'ho inaugurata con uno smalto giallo "brillante" come dice il ricciolino, su mani e piedi!

 

venerdì 13 maggio 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "Numero zero" di Umberto Eco

"Numero zero" di Umberto Eco

Pag. 218, ed. Mondadori, luglio 2015
Un romanzo dal tema davvero insolito, condensato in poche pagine (poco più di 200), ma davvero interessante. Un gruppo di giornalisti abbastanza "falliti", professionalmente parlando, ma non privi di talento, vengono scelti e riuniti da un caporedattore che intende mettere in piedi 12 numeri di un giornale che racconti la verità, senza censure e senza filtri. Peccato che la verità abbia molte faccie sia facilmente mistificata, soprattutto a livello giornalistico. I giornalisti prescelti lo scopriranno presto, alcuni pagando un prezzo alto per tale scoperta.
Un romanzo sull'Italia, sulla manipolazione della storia, sulla deriva del giornalismo, sul controllo dei mezzi di informazione, che strizza l'occhio al "Cavaliere" nostrano ma che, a mio parere, e' quanto mai attuale anche in questo periodo storico, in cui manca addirittura la legittimazione popolare diretta del Governo in carica.
Ma forse attuale lo è sempre stato e non solo nel nostro paese.
Per accorgersene, e' sufficiente leggere anche alcuni quotidiani stranieri, magari on line: le stesse notizie assumono aspetti diversi a seconda del messaggio che vuole trasmettere chi le dà, ovviamente tenendo presente che i giornalisti, quasi sempre, sono solo il braccio e non la mente.
Uno sguardo acuto, una scrittura precisa, non facile ma certamente apprezzabile. In fondo, è di Umberto Eco che stiamo parlando.
"Niente può più turbarci, in questo paese. In fondo abbiamo visto le invasioni dei barbari, il sacco di Roma, la strage di Senigalla, i seicentomila morti della Grande guerra, e l'inferno della seconda, figurati qualche centinaio di persone che ci sono voluti quarant'anni per farle saltare in aria tutte. Servizi deviati? Cosa da ridere rispetto ai Borgia. Siamo sempre stati un popolo di pugnali e veleni. Siamo vaccinati, qualsiasi storia nuova ci raccontino diciamo che ne avevamo sentite di peggio, e forse questa e quelle erano false.....L'unico problema serio per il buon cittadino e' non pagare le tasse, e poi quelli che comandano facciano quel che vogliono, tanto e' sempre la solita mangiatoia. E amen..." Pag. 215
E' dunque questo il mio consiglio per questo venerdì del libro.

martedì 10 maggio 2016

Wonder mamma, a quale prezzo?

Domenica sera, in occasione della festa della mamma, hanno trasmesso il film "Ma come fa a fare tutto?" con Sarah Allison Parker.

Quando era uscito al cinema avrei voluto andarci, ma non avevo potuto, così ho colto l'occasione domenica.

A costo di farmi dare della pazza, devo confessare che ho quasi pianto, guardandolo.

Perché rappresentava perfettamente la realtà di molte mamme, di molte donne, una realtà dura e scomoda.

Certo, le madri che conosco io non prendono un aereo ogni tre per due per andare dall'altra parte del continente, piuttosto si spostano da un lato all'altro dell'Italia o anche meno, stando via qualche notte oppure girano l'Europa o, più semplicemente, fanno le pendolari ogni giorno, in treno, auto o autobus che sia.

Il concetto, però, e' lo stesso. Perché se per partecipare ad una riunione o ad una udienza o per ricevere il cliente o vendere un prodotto, ti perdi la recita della scuola o la lettura della buonanotte, che l'ufficio sia a Milano o a New York poco cambia.

Ed al di là della figura di "mamma che non lavora" del film, certamente esagerata (non so voi, ma io di mamme casalinghe che passano intere mattinate tra palestra ed estetista, non ne conosco proprio; quelle che conosco io hanno ritmi più rilassati delle "mamme che lavorano" ma non battono la fiacca e spesso curano orti, fanno volontariato, assistono parenti o investono in una passione, quale che sia), il continuo confronto fra mamme e' una realtà.

La gara a chi fa meglio, dalla torta alla educazione, esiste. E ciascuna invidia l'altra, senza conoscerla davvero. Senza essere disposta a fare davvero cambio, se potesse.

La discriminazione delle donne sul luogo di lavoro o in termini di carriera, di cui parla la mamma single del film, e' purtroppo una realtà diffusa a cui ci siamo abituate, anche se non dovrebbe essere così, e non solo se il capo e' uomo.

Soprattutto, però, ciò che mi ha scosso del film e' stato vedere riflessi, sullo schermo di una TV, sensi di colpa, difficoltà organizzative, incomprensioni di coppia, che ciascuna mamma, prima o poi, vive.

Perché le pressioni che subiamo, in quanto "femmine", fin dall'infanzia, sono enormi.

Forse è sempre stato così. Forse è il rovescio della medaglia della maggior (non certo totale) libertà di autodeterminazione che ci siamo conquistate nei secoli. Forse anche gli uomini vivono, seppur in modo inferiore, queste pressioni.

Non lo so.

So solo che, in qualche modo, dobbiamo imparare a liberarcene. Dobbiamo capire che siamo tutte sulla stessa barca e che se la smettessimo con egoismi sterili e lottassimo tutti per più servizi per l'infanzia, per l'uguaglianza di stipendio e per cambiare la mentalità degli uomini e delle donne che abbiamo a fianco e che cresciamo, forse qualcosa cambierebbe.

Invece parli di centri estivi comunali aboliti per mancanza di fondi, cerchi solidarietà e ti senti rispondere: ah già, comunque a me non serve, tanto io sono a casa e poi poveri bambini, e' come continuare a mandarli a scuola!

In questi casi, mi viene da gridare come una pazza, come la protagonista del film.

Mi viene da mollare tutto.

In fondo una scelta bisogna sempre farla: o si ridimensionano tempo e risorse da dedicare al lavoro o quelle da dedicare alla famiglia. Le ore del giorno sono sempre 24 e noi siamo umane.

E' una scelta sempre difficile, sempre sofferta, spesso temporanea e rinegoziata quotidianamente.

Però, chi ha detto che all'una o all'altra strada intrapresa debba accompagnarsi anche riconoscimento o disvalore sociale? Non basta la difficoltà della scelta in se'?

Non ho risposte, solo domande e bisogno di mettere nero su bianco i miei pensieri e, se vi va, sentire la vostra voce.

P.s. E magari anche un pretesto per mollare un ceffone alla mamma che mi ha dato quella risposta!

 

venerdì 6 maggio 2016

Le letture del ricciolino biondo: "Come nascondere un leone", "Diolci Parole", "Indovina che cosa succede", "L'incredibile bimbo mangia libri" e "Paolino torna a casa!"

Per questo venerdì del libro (l'appuntamento settimanale ideato da Paola) vorrei parlarvi di libri per bambini.

Un mesetto fa, infatti, abbiamo preso in biblioteca un bel carico di libri che ci stiamo ancora gustando.
Tra questi, vi era "L'alfabeto del bambino naturale", di cui ho parlato uno degli scorsi venerdì, due libri sui Gormiti, che non mi hanno entusiasmato (anche se il ricciolino li ha apprezzati) ed "Il mostro peloso", che forse qualcuno conoscerà già.
Nonostante il messaggio positivo che trasmette, nè a me nè al ricciolino è piaciuto particolarmente.

Questi cinque, invece, ci sono piaciuti moltissimo!



"Come nascondere un leone" di Helen Stephens

ed. Nord-Sud, 12 Euro



Tra i cinque, è quello che è piaciuto di più al ricciolino, sia per i simpatici protagonisti sia per il finale, che lui anticipa sempre ridendo come un matto!

La storia è semplice ma d'effetto:
un leone decide di andare in città per fare un acquisto un pò particolare ma, appena gli abitanti lo vedono, terrorizzati decidono di catturarlo.
Il leone scappa, a sua volta spaventato, finendo nel giardino di Iris, una bambina che, senza pregiudizi, lo nasconde e gioca con lui, ovviamente all'insaputa dei genitori.














Peccato che non sia affatto facile nascondere un leone!!!

Ad un certo punto, infatti, la mamma lo troverà e il leone sarà costretto a darsi di nuovo alla fuga fino a che... tutti scopriranno di che pasta è fatto! Non dico di più per non rovinare la sopresa.


Unico appunto: nel testo ho trovato due errori chiaramente di battitura, talmente palesi da farmi pensare che nessuno corregga più le bozze!

In ogni caso: vivamente consigliato!
***

"L'incredibile bambo mangia libri" di Oliver Jefferson, ed. Zoolibri


Una storia peculiare, cercata in seguito di questo post di Stefania, che ha sopreso, incuriosito e divertito il ricciolino.
La storia di un bambino, Enrico, che un giorno, annoiandosi dinannzi ad un libro e non sapendo cosa fanre, inizia a sgranocchiarlo, ci prende gusto e finisce per mangiarsi intere librerie,  accorgendosi che più mangia più impara.
Peccato che, a forza di ingurgitare libri, il suo cervello e la sua pancia inizino a giocarli brutti scherzi.
La cura prescritta è una sola: smettere di mangiare libri. 
Enrico sulle prime non sa più cosa fare finchè, per caso, prova a leggere ed ha una rivelazione: anche in questo modo si può imparare tanto!




Immagini particolari per una storia ad effetto, che piacerà anche ai più grandicelli, secondo me.

***

"Dolci parole" di Carl Norac e Claude K.Dubois, ed. Babalibri

 


Un albo illustrato di piccolo formato con una storia molto dolce, dalla immagini delicati, sul potere delle parole d'amore.
Per noi è stata perfetta come lettura della buona notte (ovviamente rileggendola sera dopo sera).
Lola  si sveglia, una mattina, con dolci parole in bocca. Vorebbe dirle subito, prima a mamma e papà, poi al suo compagno di scuola o alla maestra ma, purtroppo, sono tutti troppo indaffarati o non è il momento adatto, così Lola resiste fino a sera..ricevendo in cambio tante coccole!


 Questo libro è già stato consigliato, in passato,da una delle blogger che partecipano al venerdì del libro. Purtroppo non ricordo chi ma ringrazio, perchè l'ho preso grazie al suo suggerimento!
Integrazione:  Trovata la blogger ispiratrice! Erika, con questo post.

***

"Paolino, torna a casa!" di Brigitte Weninger e Eve Tharlet, ed. Nord - Sud



A Paolino, ormai, io ed il ricciolino ci siamo affezionati.
Non è, infatti, il primo albo con questo simpatico coniglietto che leggiamo (ho già parlato di questo e questo) e non sarà l'ultimo!

Questa volta Paolino ha una brutta idea: scappare di casa.
La mamma ed il papà lo hanno sgridato ingiustamente, accusandolo di una marachella che lui non ha compiuto.
Paolino è talmente affranto ed arrabbiato che prepara un fagotto con le sue cose, compreso ilo suo doudou e  fugge via, anche se non andrà molto lontano.
Quando scende la notte, uno spaventato e pentito Paolino sente chiamare il suo nome..
La mamma e tutta la sua famiglia sono andati a cercarlo!




Il rientro a casa è pieno di affetto e perdono e insegna che si puàò sempre contare sull'amore dei genitori, che tutti (anche gli adulti) possono sbagliare ma basta domandare scusa e perdonare per far tornare il sereno in famiglia.

***

Infine, ma non certo ultimo per bellezza e importanza, abbiamo apprezzato molto

"Indovina che cosa succede" di Gerda Muller, ed. Babalibri



Un albo di piccolo formato ma di grande impatto.

Quando ho letto la recensione di Shaula ho subito pensato: curioso!

Non sono una affezionata dei libri senza testo, soprattutto se rivolti ai bambini, perciò quando l'ho ordinato in biblioteca temevo che il ricciolino non ne sarebbe stato catturato.

Mi sbagliavo!

Le immagini poetiche di un paesaggio invernale e gli interni di una casa in cui si respira un'atmosfera tranquilla e felice gli sono piaciute molte e, ancor di più, glie è piaciuto giocare insieme a me ad inventare una storia partendo dalle orme e dalle altre traccie dispensate dalle pagine.



Abbiamo passato serate a ripercorrere quei passi di bambino, uomo e animale, ad osservare i particolari e immaginare.. un esercizio di fantasia apparentemente semplice ed invece affatto banale.

E poi mio figlio adora giocare nella neve e raccogliere bastoni e bastoncini, esattamente come il protagonista del libro!

Se il libro vi ispira, leggete anche il post di Shaula, che lo ha descritto benissimo e che ringrazio per il prezioso consiglio.

Allora, cosa ne dite, bastano come spunti di lettura per una settimana ? 
Ne conoscevate già uno o più?

Mi raccomando, se li leggete, fatemi poi sapere se hanno conquistato anche i vostri bimbi!



giovedì 5 maggio 2016

Vivere con l'allergia

Ho scoperto di soffrire di allergie quando, in pratica, ero già adulta.
Forse perchè per via della naturale evoluzione del mio "cammino allergico".
Forse perchè qualche altro fattore ha agito da agente scatenante di allergie dormienti.
Non lo so.
So, però, che vivere con l'allergia, non è sempre semplice.
Soprattutto se, come nel mio caso, si hanno allergie ai pollini che coprono tutte e quattro le stagioni, più allergie a metalli e acari e reazioni crociate con gli alimenti.

Non ne faccio un dramma.
So benissimo che esistono problemi ben peggiori e malattie ben più gravi.
Non mi sento "malata" e, anche quando sono i medici a chiedermi se soffro di qualche patologia e se sono in salute, rispondo sempre senza esitazioni che sto bene e non soffro di nulla.
Perchè è così che mi sento e sono sempre restia a confessare che, però, ho una serie di allergie.


Lo scorso anno mi ero messa in testa di provare a fare almeno una gara di corsa, così ho prenotato l'esame di medicina sportiva.
Al termine, i medici mi hanno detto che stavo benissimoe io ho gongolato.
Poi, però, hanno aggiunto: però, mi raccomando, corra sempre e solo con il Ventolin in tasca.

Ora, a distanza di tempo, mi rendo conto di come siano cambiati alcuni aspetti della mia vita, a causa delle allergie.
Nulla di drammatico. 
Sono fortunata: non ho mai dovuto smettere completamente di praticare sport all'aria aperta, non ho più problemi ad andare in montagna, non ho subito limitazioni gravi e, soprattutto, per il momento pare che non rischi un vero e proprio schok anafilattico.

Tuttavia:
- giro con il Ventolin in tasca o in borsa e con una siringa e fiala di cortisone in auto o nello zaino; devo farmi fare un certificato medico ad hoc per i farmaci ogni volta che prendo un aereo (a parte il fatto che sino ad ora nessuno mi ha mai controllato, ma questo è un altro discorso). Io, che prima al massimo mi portavo una pastiglia di antidolorifico per il mal di testa e una fialetta di lacrime artificiali;
- assumo antistaminici dai 365 giorni all'anno a 2/3 dell'anno, a seconda dell'evolversi del clima e quindi delle fioriture; spesso vi associo uno spray nasale, talvolta spray corticosteroidi o simili;
- devo tenere sotto controllo le oscillazioni di fame e di peso che alcuni di questi spray mi provocano, senza considerare il sonno da antistaminico;
- devo variare periodicamente il tipo di antistaminico, perchè dopo un pò subentra l'assuefazione. Con tutti gli incovenienti e i rischi connessi alle variazioni.
E vale pure con gli antibiotici, poichè il medico tende a prescrivermi sempre lo stesso per non rischiare;
- devo fare visite di controllo e talvolta esami con una certa periodicità;
- devo fare i conti con il fiato corto a periodi, con la dermatite, con l'irritazione oculare, con il naso spesso tappato, la vulnerabilità ad infezioni respiratorie.

Queste, però, sono bazzecole rispetto a quelle con cui si confrontano persone con malattie diverse / più serie e, comunque, sono comuni più o meno a tutti coloro che soffrono di allergie.

Quello che davvero mi pesa nella vita quotidiana sono le restrizioni alimentari e le psservazioni talvolta ingenue, a volte malevole.

Non è facile decidere di uscire a cena: i menù fissi sono da scartare a priori e, anche nel menù à la carte, devo subissare di domande i camerieri e, comunque, correre il rischio, perchè non tutti ti prendono sul serio.
Non mi piace passare per rompiballe.
Mi rendo conto di non poter dare spazio più di tanto alla fantasia nei menù, quando invito gli amici a cena.
E, soprattutto, mi dispiace dover dire ai padroni di casa che non posso mangiare questo o quello perchè c'è l'uno o l'altro alimento.  mi sembra di imparazzare e deludere e non è bello.
Tanto più che siccome le mie non sono "allergie alimentari" ma è una sindrome orale allergica nella quale le reazioni agli alimenti non sono costanti e continue ma variano, ho difficoltà io stessa a raccapezzarmi.
Non posso seguire praticamente nessuna dieta o ricetta standard.
Non è facile viaggiare all'estero a cuor leggero e, di certo, devo evitare i ristoranti esotici (già il cinese o il giapponese sono al di fuori delle mie possibilità).

Ci sono giorni in cui mi pesa più di altri.
In cui farei qualunque cosa per poter mangiare una coppetta di fragole con la certezza di non stare male, per poter gustare di nuovo una pesca noce o una susina.
Ci sono giorni in cui sogno la classica pizza margherita.
Giorni in cui vorrei comprare una crema per il viso/il corpo senza preoccuparmi prima di testarla e senza leggere con attenzione l'etichetta.
Giorni in cui vorrei poter indossare orecchini di argento o di qualche lega o quelli che chiamano, quasi a prendere in giro, "anallergici" (rispetto a queli allergie?)

Soprattutto, però, ci sono giorni in cui proprio non sopporto un familiare che in quanto tale, anche se non strettissimo, dovrebbe ormai conoscermi, e che invece passa il tempo a domandarmi:  "Non so se c'è qualcosa che puoi mangiare qui", "sapete, con lei non si mai come fare, non può mangiare niente", "ho dovuto cucinare senza questo, quello, quell'altro per colpa sua quindi non sarà molto buono", "non mi ricordo mai, questo lo puoi mangiare"? E via così.

Giorni in cui all'ennesimo: "Non è possibile che basti un morso per farti stare male!La soglia deve essere maggiore", mi viene da rispondere in modo molto maleducato.

Giorni in cui non ho voglia di giustificarmi.
Giorni in cui sono arci stufa di dover andare dal medico di base (con relative attese e tempo perso) almeno una volta al mese solo per farmi prescrivere sempre lo stesso antistaminico, perchè più di due scatole per volta non si può.
Giorni in cui mi deprimo a spendere in farmacia più di quanto spendo dal macellaio.

Giorni in cui vorrei poter prenotare un esame medico già di per sè non facile,  semza ulteriori preoccupazioni, senza dover prima consultare l'allergologa e scoprire che prima di farlo devo attenermi ad un certo protocollo e assumere dei farmaci ad hoc, così da minimizzare il rischio.
Prima di chiedermi se posso davvero fidarmi della sanità, dal momento che il medico che mi ha prescritto l'esame, seppur informato del fatto che fossi un soggetto allergico, si è limitato ad un: "Magari può sentire la sua allergologo. Se ritiene, eh". 

E poi.
Poi vado a prendere mio figlio dopo un pomeriggio di giochi al sole: il visetto con le guanciotte rosse e le pustoline, le manine con una sorta di sfogo, le braccia che prudono, il naso colante e gli occhietti rossi .  
E prego il fato che il suo cammino allergico cambi direzione al più presto o, se non altro, che sia possibile iniziare con i vaccini da bambino, per frenarlo subito, perchè nulla di quanto sopra lo riguardi.

Ci sono giorni in cui penso solo: "A me qualunque cosa, a lui no, però!"







venerdì 29 aprile 2016

"Che tuffo, la vita!" di Tania Cagnotto

"Che tuffo, la vita!" di Tania Cagnotto con Stefano Bizzotto, prefazione di Giorgio Cagnotto, ed. Limina, euro 16,00, pag. 178
Ho sempre amato leggere le storie degli sportivi, dagli alpinisti, famosi e meno famosi, ai corridori, ai tennisti, ai nuotatori.
Trovo che gli sportivi agonisti o tutti coloro che fanno dello sport un mestiere e una ragione di vita, abbiamo molto da insegnare a noi "comuni mortali". Come i musicisti, del resto.
Perché gli sportivi conoscono il valore della fatica, dei sacrifici, delle rinuncie.
Sono maestri di determinazione, costanza e ambizione.
Si impegnano sempre al massimo per costruire ogni successo, perché dietro ogni medaglia o ogni vetta conquistata ci sono anni di lavoro duro.
E c'è passione, tanta passione.
Se poi si tratta di atleti che non ricorrono al doping e non sono disposti a giocare scorretto mai, pur di vincere, allora per me sono dei modelli e divento curiosa di "conoscerli" un pochettino.
Se sono sport che amo anche io, tanto meglio.
Per questo, saputo dell'esistenza di questa autobiografia, non ho resistito e l'ho comperata, senza rimanerne delusa.
Ho letto la storia di una giovane atleta italiana che tante volte ho guardato in TV, all'Olimpiade, ai Mondiali ed agli Europei, una storia di determinazione e amore per i tuffi, una storia di lavoro familiare, con padre e madre allenatori che, però, a leggere le parole di Tania, non le hanno mai imposto nulla o fatto pesare nulla.
Ho letto di un ambiente "pulito", con qualche invidia, molta sana competizione e tanta amicizia, un ambiente naturalmente internazionale in cui il linguaggio universale e' quello dello sport e degli allenamenti.
E' incredibile come i grandi campioni sappiano essere sicuri di se' e delle proprie capacità ma non arroganti, sappiano mantenere la calma e giocarsi il tutto e per tutto in pochi secondi e, nel contempo, essere umili e "normali" nella vita privata.
Come sappiano affrontare le sconfitte e scrollarsi di dosso le delusioni per ripartire con serenità e carica.
Leggendo questo libro ho avuto l'ennesima conferma che nessun successo e' frutto del caso, che devi avere un pizzico di fortuna e la giusta predisposizione innata fisica e mentale: il resto, però, e' sudore e fatica.
E ogni tanto, ricordarselo fa bene!
Dopo il libro di Federica Pellegrini e questo di Tania Cagnotto, so già che alle Olimpiadi di Rio le guarderò gareggiare con ancora più ammirazione e speranza.
"Adesso dico una cosa che magari non farà piacere agli amici nuotatori. Ritengo i tuffi uno sport più divertente e meno monotono del nuoto. Questo andare avanti e indietro in una vasca, tutti i giorni, non è il massimo della vita. Ammiro chi ha fatto questa scelta, ma io credo che non resisterei a lungo....
Mi rendo conto che dicendo che i tuffi non sono monotoni qualcuno potrebbe obiettare: cosa c'è di più monotono di un doppio salto mortale e mezzo eseguito dieci, cento, mille volte?Effettivamente dopo una quindicina d'anni di agonismo quello che facci assomiglia molto ad un film visto e rivisto. In fondo faccio sempre le stesse cose, non solo in piscina ma anche nella fase di preparazione a secco. Però, pensate ad un bambino: cosa c'è di più divertente di un tuffo in acqua, anche un semplice capofitto? Date un'occhiata a una piscina qualsiasi, mi riferisco a quelle aperte al pubblico. Ci sono, immancabili, i cartelli che segnalano il divieto di tuffarsi dai bordi, eppure troverete sempre qualcuno che approfitta di un attimo di distrazione del bagnino per aggirare questo divieto. Penso che sia più citante un tuffo fatto di nascosto rispetto ad un giro di pista nell'atletica o a dieci vasche di nuoto...."
"..e' vero che io, dopo anni e anni di agonismo, eseguo lo stesso programma tutti i santi giorni, però ogni tuffo e' diverso dall'altro. C'è sempre una sbavatura, un particolare, un'imperfezione sulla quale devi lavorare. .." (Pag. 20)

giovedì 28 aprile 2016

Educhiamo......in bilico su una slickline, fra euforia e paura


Educare: il compito, la responsabilità e il privilegio di ogni genitore.

Un compito, un dovere, un onere. Perchè educare costa fatica, fisica e mentale.
Non si può "lasciar passare" perchè si è stanchi, bisogna trovare sempre (o quasi) la forza di correggere, spiegare, insegnare, suggerire, reguardire, sgridare.

Non si possono allentare troppo i nostri freni inibitori, lasciare che rabbia, frustrazione o dolore prendano spesso il sopravvento, perchè l'esempio vale più di mille parole.

Tutto questo costa fatica, a volte anche vergogna ed umiliazione, perchè gli  altri sono tutti lì a guardarti e giudicarti come genitore e come persona  (e non importa se non è vero, perchè a te sembra che siano tutti lì per quello).
Tutto questo costa impegno, studio, dedizione.
Leggiamo manuali, articoli, linee guida, pareri di esperti, andiamo a conferenze, ci conforntiamo con altre mamme, con gli educatori,  con i nostri genitori, con gli amici. E poi cerchiamo di mettere in pratica, adattando i consigli alla realtà quotidiana.

Una responsabilità: c'è la scuola, ci sono i circoli sportivi, gli istituti musicali, le colonie/centri estivi, i parenti ecc., però sono i genitori in primis ad essere responsabili della condotta dei propri figli, giuridicamente, economicamente e, soprattutto, moralmente.

Una responsabilità, non esclusiva ma certo condivisa, che rimarrà sulle nostre spalle sempre, anche quando saranno adulti.
Perchè il tipo di persone che diventeranno dipenderà anche dal tipo di genitori che siamo stati.
Non solo da quello, sicruamente non  totalmente da quello, forse neppure per la maggior parte da quello, ma almeno in parte sì.

Un privilegio: abbiamo la possibilità di trasmettere a qualcuno i  nostri valori, le nostre idee, i nostri insegnamenti, di correggere i nostri errori e quelli dei nostri genitori, di aiutare nostro figlio a diventare una persona migliore, anche migliore di noi, a diventare un adulto libero, felice, consapevole, buono.
E non mi pare poco. 

Non dovrebbe stupirci, allora, che educare sia così difficile.

Io, però, ogni giorno ne rimango sopresa.

E' come camminare su una slickline, in bilico fra l'euforia e la paura, fra libri, consigli e guru dell'educazione e la saggezza popolare, fra il cuore e la ragione, fra il troppo ed il troppo poco, fra la presenza e l'assenza consapevole, fra l'offerta di stimoli e la sovrastimolazione, alla continua ricerca di un equilibrio.


Immagine dal web. Mamma avvocato è a disposizione dell'autore per eventuali richieste di cancellazione

Tutti noi, credo, vorremmo un figlio che sicuro di sè, capace di fronteggiare le difficoltà, di digerire le sconfitte e di lottare per i propri sogni,  che sappia godere dei successi raggiunti ma che non ami sopraffare nessuno e non diventi egocentrico, rispettoso di se stesso e degli altri, in grado di comprendere il valore delle cose ma non loro schiavo, con un sistema di valori solido ecc. ecc. ecc.

Eppure.

Se si loda troppo, si rischia di crescere un figlio egocentrico, saccente e incapace di ammettere i propri errori e vedere i propri limiti,
se si loda troppo poco, si rischia di crescere un figlio insicuro, fragile, senza il coraggio di inseguire i propri obiettivi,
se si pongono troppi limiti e troppe regole, si rischia di soffocare la sua personalità e creatività, di farne un frustrato, succube ed infelice oppure, al contrario, un ribelle anarchico,
se non si pongono limiti, regole e divieti a sufficienza, si rischia di farne una persona perennemente insoddisfatta, incapace di empatia e asociale,
se si stimola troppo, si rischia di renderlo un bambino infelice, stanco, iperattivo, incapace di attenzione e concentrazione,
se si stimola troppo poco, è in agguato l'apatia, si compromette lo sviluppo del cervello e la crescita corretta del corpo, si tolgono opportunità,
se si coccola troppo e si aiuta troppo, si soffoca e si rende il figlio insicuro e dipendente,
se lo si fa troppo poco, il rischio è nuovamente l'insicurezza, la paura, l'incapacità,
e così via.

La paura di sbagliare e il senso di colpa per una occasione di felicità momentaneamente negata, per quel visetto contratto sull'orlo delle lacrime, sono sempre dietro l'angolo, come la stanchezza.

Quando, però, a distanza di tempo improvvisamente tuo figlio ti sorprende con un gesto o un comportamento spontaneo, che dimostra che quei limiti, quelle regole, le ha interiorizzate...
quando, a distanza di tempo, improvvisamente tuo figlio ti chiama per guardare un fiore o un palazzo e ti dice: "Vedi mamma, come è bello questo o questo?"..
quando offre i suoi giochi ad una amichetta, divide la merenda con i compagni, propone di spegnere i cartoni e di stare a tavola tutti insieme, a chiaccherare...
quando vede immagini di morte e distruzione in tv e disegna un cannone che spara solo fiori...
quando ti chiede di andare a trovare un'altra persona che sa essere ammalata "perchè così è contenta, al parco possiamo andare un'altra volta"....
quando saluta con un sorriso chi incrocia per strada...
quando sgrida un adulto che ha posteggiato in un parcheggio riservato ai portatori di handicap dicendogli che è veramente cattivo fare così, perchè se si hanno le gambe che funzionano bisogna essere felici e camminare...
quando perde e dice "non importa, però adesso mi alleno mamma e la prossima volta vincio io"...
quando preferisce un giro in bicicletta con te, al cinema, un corsa nei prati, ai giochi sul tablet, un libro nel lettone, ai cartoni...

quando tutto questo succede, allora sai che vale la pena di sopportare pianti, capricci, "mamma non ti voglio, sei cattiva" e visetti tristi,  perchè ti accorgi che, in fondo, pur con tutti i tuoi limiti, le tue imperfezioni, le tue cadute e sfuriate, stai seminando bene.
E un giorno, se all'impegno si aggiungerà un pizzico di fortuna, forse raccoglierai bene.
Altrimenti, avrai almeno la consapevolezza di averci messo tutto l'impegno e l'amore del mondo.

Perchè educare è un atto d'amore verso i nostri figli e verso la società intera.











venerdì 22 aprile 2016

"L'alfabeto del bambino naturale" di Elena Balsamo e Tommaso D'Incalci

"L'alfabeto del bambino naturale" di Elena Balsamo e Tommaso D'Incalci,
ed. Il leone verde, Euro 14,00


Ho letto molte opinioni entusiastiche di questo libro, così alla fine sono andata a cercarlo in biblioteca e ne sono rimasta positivamente colpita.
Non si tratta tanto di un libro, ma di un alfabeto scritto su schede quadrate (mi pare 14*14 cm), contenente ognuna disegni molto delicati e una poesia/breve testo che prende spunto dalla lettera della scheda.
Testi che parlano al cuore delle mamme e dei papà e di chiunque si prenda cura con amore di un bambino, ma che anche i figli possono apprezzare, perché sono di una saggezza dolce e tenera e ci ricordano l'importanza di piccoli gesti quotidiani e dei nostri sentimenti.

"GUARDAMI, io esisto!
Fammi spazio nel tuo cuore.
Non occupo molto posto
ma ho bisogno che tu mi veda,
che tu mi riconosca.
Solo così posso sentire di esserci,
solo così posso mettere radici.
Tu sei il mio specchio:
in te mi rifletto come la luna
nelle acque trasparenti
di un placido lago."



Al ricciolino biondo è piaciuto soprattutto come occasione per imparare le lettere ed a comporre le prime parole, per poi ascoltarmi leggere le schede e guardare con me i disegni.
E' stata anche l'occasione per preparare insieme  altri fogli con "letterone", così da comporre un nostro personale alfabeto con matite colorate, carta e forbici.


Ne siamo stati così soddisfatti che ho deciso di regalare una copia ad una amica neomamma, che sono certa che, tra qualche tempo, lo apprezzerà.
Con questo post, partecipo come di consueto all'appuntamento del Venerdì del Libro di Paola.








giovedì 21 aprile 2016

Il parco della Burcina e Biella "alta"

La primavera invita a passeggiare ed a scoprire nuove città, nuovi borghi e nuovi parchi.
 A pochi chilometri da Ivrea ed il suo Castello dalle Rosse Torri e non molto lontana neppure dalla Valle d'Aosta, ci sono Biella ed il parco della Burcina.

Un parco che è una riserva naturale speciale di 57 ettari istituita nel 1980 con Legge Regionale, posta al confine tra il Comune di Pollone e quello di Biella.



La sua particolarità sono le straordinarie fioriture di molte varietà di rododendri, che raggiungono il loro massimo splendore, solitamente, a maggio, ma spesso anche ad aprile sono splendidi.

Per noi, è una meta annuale imperdibile!



Per i passeggini, c'è la strada sterrata. Non mancano panchine per rilassarsi e prati in cui fare pic nic (senza accendere fuochi, ovviamente).





Qui trovate tutte le info pratiche sul parco.
L' ingresso è libero in orario giornaliero ed il parco è  chiuso la transito delle auto (salvo per il trasporto disabili ed anziani, in certi orari), che vanno lasciate in apposito ampio parcheggio (a pagamento, però) e quindi consente passeggiate sicure anche per i bimbi.






Ci sono anche delle tartarughe, un laghetto e due casolari, oltre che un fresco boschetto.



Si fa un gran parlare di ecologia, rispetto per la natura e per le bellezze storiche ed architettoniche d'Italia ma poi, secondo me, spesso non si insegna ai bambini ad apprezzare la bellezza, la maestosità e la complessità della natura stessa e di molte straordinarie creazioni umane.

Ecco, io vorrei continuare a far notare a mio figlio ogni fiore, ogni colore, ogni angolo incantato di natura, la grandiosità dei monumenti, la meraviglia dei paesaggi, nella speranza che anche un domani sappia goderne e, quindi, rispettarli.


Terminato il pic nic e le corse nei prati e sui sentieri, riempiti gli occhi ed il cuore di colori e profumi, ci si può dirigere  verso la vicina Biella e prendere la funicolare per salire nella città vecchia, detta "Biella alta", che è in realtà il borgo medioevale del "Piazzo".

La funicolare compie un tragitto corto corto, che però permette di divertire i bambini e godersi il panorama.
In alternativa si può fare a piedi salendo per una strada acciottolata (impervia per i passeggini), corta ma ripida, oppure in auto, per la strada asfaltata (ma non è la stessa cosa!).






La città alta è raccolta e piccolina ma vi si respira aria di tranquillità e di storia.









E se volete fermarvi per una cena, io vi consiglio questa libreria - ristorante.



Non è facile trovare posto, però si mangia bene ed i prezzi sono normali e poi, all'interno, si è circondati dai libri in vendita..

Anche la parte "bassa" della città è carina e molto elegante, con i portici e tanti negozi.
Non va dimenticato, infatti, che Biella è la capitale della lana italiana, culla di industrie tessili fiorenti.
Insomma, c'è di che trascorrere una bella giornata!