giovedì 26 maggio 2016

La Venaria Reale ed i suoi Giardini

Il Piemonte è una di quelle regioni d'Italia che nasconde tesori di arte, cultura e paesaggi magnifici e tuttavia è poco valorizzata turisticamente.

Eppure, ogni volta che organizzo gite fuori porta, mi accorgo di quanto sia bella e ricca.
Spesso si viaggia in capo al mondo, trascurando luoghi geograficamente piu' vicini, pensando che si avrà tempo sempre per vederli. Poi, quando li si visita, si scopre che meriterebbero intere settimane di vacanza!

Due anni fa, io ho scoperto la Reggia di Venaria, altrimenti detta la Venaria Reale.


"Un grandioso complesso alle porte di Torino con 80.000 metri quadri di edificio monumentale della Reggia e 60 ettari di Giardini, beni adiacenti al seicentesco Centro Storico di Venaria ed ai 3.000 ettari recintati del Parco La Mandria, è un capolavoro dell’architettura e del paesaggio, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997 e aperto al pubblico nel 2007 dopo essere stato il cantiere di restauro più rilevante d’Europa per i beni culturali."
Cosi' lo descrive il sito internet.

Io posso aggiungere che merita piu' di una visita!

Giungendo a Venaria (TO), si è subito stupiti della grandiosità del complesso e dell'ampiezza delle piazze..


 Il ricciolino biondo vi ha corso in lungo ed in largo, senza mancare di godere dei giochi d'acqua della Fontana del Cervo nella Corte d'Onore.


Gli interni della Reggia, seppur privi di arredi, sono magnifici.
La Galleria Grande, dell'archittetto Filippo Juvarra, è un capolavoro dell'architettura settecentesca che incanta grandi e piccini, con i suoi 80 metri di lunghezza per 12 metri di larghezza ed un’altezza al centro volta di circa 15 metri.
Le sue 44 grandi finestre ed i suoi 22 "occhi" ovali, formano meravigliosi giochi di luce, colore ed ombre, lasciando spaziare lo sguardo sui giardini reali.



Io ci sarei rimasta l'intera giornata!

Poi c'è la Cappella di Sant'Uberto, altro capolavoro di Filippo Juvarra, iniziata nel 1716 e ultimata nel 1729.
Ariosa e luminosa, noi ci siamo persi con lo sguardo alla cupola...


I corridoi, ampi ed eleganti, ma vuoti, rendono sicure anche le corse dei bimbi ed il passaggio con il passeggino (ci sono anche delle scalinate, pero', in cui sollervarlo).

C'è la magnifica Sala di Diana, progettata da Amedeo di Castellamonte e altre sale affrescate...


Le Scuderie Juvarriane non abbiamo fatto in tempo a visitarle, poichè la bellissima giornata e la presenza del ricciolino ci hanno fatto optare per la visita ai giardini.

Credo che le fotografie possano raccontarli meglio di qualunque parola..





C'è un trenino, che piacerà tantissimo ai piccoli, che permette di dare loro uno sguardo di insieme e riposare le gambe dopo la visita interna...





Nel giardino, ci sono anche installazioni artistiche ed architettoniche e un Fantacasino dedicato ai bambini, con laboratori e giochi in legno..


Noi ci siamo arrivati quando era già chiuso, dunque vi consiglio di controllare gli orari perchè credo che meritasse la visita!



E prima di ripartire, non saranno sprecati due passi per il centro storico di Venaria.

Tutte le info per organizzare la vostra visita, le trovate qui.www.lavenaria.it

p.s. Adiacente vi è anche il Parco Naturale della Mandria, 3.000 ettari di verde recintati che i torinesi conoscono bene e che noi ci riserviamo di scoprire presto!

Il post, come mia consuetudine, non è sponsorizzato.

lunedì 23 maggio 2016

Before I die

Da una idea di Lucia.

Before I die... 


vorrei mettere al mondo un altro bimbo o bimba
vorrei fare colazione nella "casa nuova". In realtà lo vorrei anche prima dei 40 anni ma mi permetto di dubitarne
vorrei scalare a vista, da prima, una 6c di placca, ma mi accontenterei anche di un 6b
vorrei rifare la Vallee Blanche con gli sci ma, stavolta, con il ricciolino oltre che con l'Alpmarito
vorrei salire sulla cima del Monte Bianco godendomi l'ascesa (=senza arrivarci stremata)
vorrei visitare l'Australia e la Nuova Zelanda
vorrei fare un trekking in Patagonia ed uno in Tibet
vorrei tornare in Irlanda e girarla tutta in auto
vorrei tornare in Scandinavia in inverno e vedere finalmente l'aurora boreale
vorrei festeggiare il giorno del diploma e/o della laurea di mio figlio
vorrei guardare dal vivo le cascate del Niagara
vorrei vedere mio figlio innamorato
vorrei fare un'altra vacanza in bicicletta, ma questa volta di 15 giorni e con il ricciolino, dormendo in campeggio
vorrei conoscere i miei nipoti (e quindi che mio figlio avesse dei figli) e magari anche avere la fortuna di vederli crescere
vorrei fare una discesa in rafting
vorrei suonare alle perfezione l'Aria, l'Aria da capo e tutte e trenta le variazioni Goldberg del mio amato Bach e pure la Toccata e fuga in Re minore, sempre di Bach, adattata per pianoforte (ma saperla suonare con l'organo sarebbe il massimo)
vorrei correre una maratona o un ultra trail, non di quelli più tosti, mi accontento dei più semplici, ma in montagna
vorrei fare un volo con il parapendio
vorrei correre a perdifiato in un campo di lavanda in fiore
vorrei mangiare di nuovo una pizza margherita, una pasta al pomodoro e basilico e la lasagna di mio padre e magari, esagerando, gustarmi una pesca noce e delle ciliegie senza stare malissimo
vorrei vedere mia madre di nuovo serena, se non felice e non per pochi istanti, ma per un periodo duraturo
vorrei pratica yoga all'alba, da sola, su una spiaggia deserta e farlo senza vergognarmi se qualcuno mi vede
vorrei imparare tutti i punti del lavoro a maglia ed a usare la macchina da cucire e vorrei impararli da mia nonna.

E poi per ora basta, domani si vedrà!

E voi, cosa vorreste fare prima di morire? Dando per scontato di avere tutti tantissimi anni in salute davanti a noi, ovviamente!

I "Before I die" di Lucia li trovate qui.

venerdì 20 maggio 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "La fatica non esiste"

Per questo venerdì del libro, vorrei consigliarvi

"La fatica non esiste" di Nico Valsesia, con Andrea Schiavon

ed. Mondadori, collana "Strade blu", pag. 12, 16,00 Euro, ebook disponibile



Probabilmente avrò già annoiato i miei lettori, a forza di proporre libri scritti da sportivi.
Tuttavia non posso farne a meno perchè, per me, sono indispensabili come i romanzi rosa, i gialli, i romanzi a tema legale e qualche saggio.

Mi piace variare e mi piace non solo immergermi in mondi di fantasia ma anche, seppur per il tempo di una lettura, nella realtà quotidiana di uomini e donne allo stesso tempo normali e straordinari, come molti sportivi sanno essere.

In questo caso non avevo mai sentito nominare l'autore ma solo una delle sue imprese: dal mare della Liguria alla cima del Monte Bianco in 16 ore e 35 minuti, prima in bici e poi a piedi. Un record mondiale.
Tuttavia non è per questo che ho cercato il suo libro ma perchè ho saputo che verrà presto a parlare ad una serata organizzata dalla biblioteca locale. 
E io ci devo arrivare preparata, ovviamente!
Il titolo del libro, poi, mi ha subito incuriosita.

Così ho ordinato il suo romanzo e devo ammettere di essere rimasta sbalordita dal racconto delle sue imprese, senza dubbio "estreme" in termini di impegno e fatica.
Ancor di più, però, sono rimasta piacevolmente sorpresa dal leggere in quanti luoghi lontani lo hanno condotto le sue passioni e quante belle persone ha incontrato sul suo cammino.

Non ci sono solo record e sfide, c'è la voglia ed il gusto di scoprire e tentare, sin dall'infanzia, con quel pizzico di incoscienza e follia che può rendere davvero grandi!!!

"A mettere in fili gli incontri fatti così, in giro per il mondo, mi rendo conto di quanti sorrisi e aiuti abbia ricevuto da persone che non avevo mai visto prima e che non avrei mai più incrociato dopo. Certo, si sono anche gli episodi spiacevoli, i tentativi di furto e i tipi loschi da cui girare alla larga. Ma le persone disposte a darmi una mano ed a permettermi di andare avanti sono state di gran lunga più di quelle che mi hanno creato ostacoli. Credo che ciò abbia a che fare con la disponibilità verso il prossimo, che certi popoli non hanno perso.Poi, certo, caontato lo spirito e il modo con cui ci si presenta: un viandante a piedi o in bicicletta non è mai percepito come una minaccia. Anzi, cè la curiosità di sapere da dove arriva, com'è giunto sino a lì e dove lo porterà la sua tappa successiva. Così gli incontri divenano parte integrante del viaggio e una zuppa in scatola, condivisa davanti al fuoco, vale un firmamento di stesse Michelin. Perchè ci sono servizi che puoi comprarti con il denaro, ma ci sono terre in cui i soldi tornano a essere ciò che sono: carta che non può scaldarti, non può nutrirti e non può toglierti dai guai."  (pag. 49).

"Credo che viaggiare insieme sia il modo migliore per conoscere una persona: sei lontano dal tuo ambiente quotidiano, dalle sicurezze e dalle comodità che scandiscono le tue giornate. Se poi il viaggio è in bicicletta, entri nel terriotiro della fatica, che trasforma le persone e da ciascuno tira fuori ciò che è nel profondo. Il sudore scioglie gli strati superficiali, quelli con cui ci camuffiamo al lavoro e, a volte, anche in mezzo agli amici. Più sei stanco, meno schermi hai. Sei tu, nel bene e nel male..."  (pag. 22).

Tra l'altro, Nico Valsesia nomina una strategia che anche io utilizzo sempre, quando mi sento in difficoltà o affaticata, con le scadenze o gli impegni lavorativi, con la scrittura, in montagna e nello sport. 
Non che sia una genialata ma sapere che la usa anche un atleta così, mi fa piacere!
"La parola magica è: "scomporre". Tutti gli obeitti ambizioni all'inizio possono sembrare irraggiungibili, ma dopo esserti convinto a partire, dipende da te. Per non farti schiacciare dal peso di un traguardo apparentemente lontanissimo devi creartene altri intermedi e più abbordabili, tappe mentali che gratifichino i tuoi sforzi e, al tempo stesso, ti facciano sentire la meta alla tua portata. Più vicino di ieri e più lontano di domani, fino al giorno a cui sei arrivato...." (Pag. 108)

"Troppe volte ci sentiamo schiacciati dalla quotidianità, eppure continuiamo nella stessa vita, senza avere il coraggio di fermarci. Per poi magari farci travolgere e mollare tutto, quando ormai la misura è colma. Meglio rallentare, prendersi un break e poi ripartire. Anche in una direzione diversa da quella che si stava seguendo." (pag. 109).

Se vi ho incuriositi, sappiate che Nico Valsesia ha anche un blog, all'interno del suo sito (oltre che un negozio di biciclette).

 

giovedì 19 maggio 2016

Una nuova falesia: quella di Fiorano Canavese (TO)

Una delle gioie della vita, secondo me, e' viaggiare e scoprire nuovi luoghi e non importa se si tratta di macinare chilometri in auto, prendere un volo transoceanico, andare lontani in treno o camminare per sentieri inesplorati, per giungere su una vetta o in un rifugio ancora sconosciuto.

Ci saranno sempre il gusto della scelta della metà, l'adrenalina della preparazione, l'attesa, il desiderio di partire, la voglia di arrivare, la curiosità è l'emozione della conoscenza.

Questo, per chi ama arrampicare, vale anche quando si tratta di provare una nuova falesia o una nuova via lunga. Cerchi le informazioni sulle guide, su internet, tramite il passa parola, prepari il materiale, anche in base alle impressioni ed ai dati che riferiscono amici e conoscenti.

E poi arrivi.

Guardi la parete, scegli la via, tocchi la roccia e provi a salire. Bellissimo!


Domenica, noi siamo andati a vedere per la prima volta una falesia vicina a casa, inaugurata a settembre dello scorso anno, quella di Fiorano (TO).
Ovviamente, essendo nuova, e' ben attrezzata e con materiale nuovo di pacca.

L'accesso e' comodissimo. Strada, parcheggio, due minuti esatti a piedi su una larga strada sterrata. Un ampio prato alla base, due tavoli di legno con relative panchine per pic nic, una bella vista sulla campagna.

Tre settori, di cui uno con tre monotiri chiamati QUI, QUO e QUA, dedicati ai piccoli.

Noi, in pratica, abbiamo fatto solo quelli, perché il ricciolino, entusiasta di arrampicare, ha voluto iniziare da quelli e, una volta saliti, aveva esaurito la sua capacità di attenzione e sopportazione ed ha iniziato a lagnarsi per tornare a casa. D'altro canto, avevamo a disposizione solo due ore.

Gli altri due settori contengono monotiri decisamente più impegnativi, ma non proibitivi per climber normali (io sono scarsa), con gradi dal 5C al 6C e lunghezze segnalate tra i 10 mt ed i 30 mt.

Uno, il muro giallo, è più asciutto, l'altro rimane più umido, visto che c'è praticamente una cascata a fianco ed il giorno prima aveva piovuto.

Settore muro giallo

Settore muro giallo

I gradi a me ed all'Alpmarito, per quell'unico monotiri che abbiamo provato, sono parsi "giusti", non generosi, ma è decisamente troppo presto per giudicare e, d'altro canto, conosciamo i tracciatori e chi ha attrezzato la falesia, quindi non è che ci aspettassimo di meno!

Insomma, da tornarci sicuramente.

Visto il lungo e l'esposizione, direi che è preferibile nel periodo autunnale o primaverile, anche in giornate freddine, perché in piena estate si sarebbe sempre al sole.

Unica avvertenza: a me avevano avvisato che la parete "scarica" un po' ed abbiamo visto che è vero, quindi il casco e' altamente consigliato!

Inoltre, personalmente consiglio di portarsi un antizanzare per stare nelle ore serali.

Per i climber o aspiranti tali, qui trovate le info utili.

 

martedì 17 maggio 2016

Una fantastica giornata al Salone del Libro di Torino

Ieri il Salone del libro di Torino ha chiuso i battenti per il 2016, come al solito registrando un altissimo numero di visitatori.

Per me, la gita annuale al salone del libro rappresenta quasi un must e, da un paio di anni, è diventata un'occasione per trascorrere una intera giornata infrasettimanale con mio figlio, in mezzo agli amati libri.

Anche quest'anno, ad emozionare il ricciolino è stata già l'attesa della gita, la scelta di andarci, oltre che con la nonna, che ci aveva accompagnato anche l'anno scorso, con una amichetta e la sua mamma.
E  poi il "viaggio" in treno e la metropolitana, il pranzo al sacco e, naturalmente, gli acquisti libreschi.

Abbiamo giocato a carte e chiaccherato in treno, superato i metal detectors con il ricciolino molto interessato al loro funzionamento e poi ci siamo subiti diretti, armati di cartina, al padiglione dedicato ai bambini/ragazzi, con l'angolo di "Nati per leggere" (dotato di sala per allattamento e biberon e tanti cuscini e sedute per il relax di mamme e bimbi, nonchè di libri in visione) e la "libreria dei ragazzi", in cui, divisi per età e tema, vi sono le proposte per i piccoli lettori di tutte le case editrici riunite insieme.

Il ricciolino ha sfogliato libri per un'ora e compiuto le sue scelte, dimostrando ancora una volta di avere le idee chiare, senza fare capricci per un libro in più quando avevamo raggiunto il massimo imposto.

Quindi, abbiamo mangiato i panini seduti fuori e poi siamo andati in giro per gli altri tre padiglioni, tra gli stands delle varie case editrici, dalle più grandi alle più piccole e settoriali (che personalmente mi piacciono di più) a scovare chicche e novità.

Il tempo è volato, anche con qualche scoperta tecnologica ed un gonfiabile gigante a forma di coniglietto rosa!

Purtroppo quest'anno non abbiamo incontrato Topo Tip e Supermann, forse perchè siamo ripartiti troppo presto (alle 16,00), ma sei ore per il ricciolino e la sua amichetta erano già abbastanza.

E' stato bellissimo vedere tanti bambini, anche piccoli, sfogliare e scegliere libri, ascoltare incantati le storie e osservare ammirati pop - up ed illustrazioni.
Ed è stato molto tenero vedere il ricciolino e la sua amichetta farsi leggere da noi mamme, a turno, i libri appena acquistati, anche se seduti per terra tra uno stand e l'altro!



Al ritorno, in attesa della partenza, il capo macchinista ci ha anche mostrato la "cabina di guida" del treno ed il funzionamento dei vari comandi, per la gioia del Petit Prince!

Secondo me, l'amore per la lettura si può trasmettere ed insegnare, anche così.



Certo, non è rimasto molto tempo per guardare con attenzione gli stand dei libri per adulti e sfogliarli con calma come mi sarebbe piaciuto, nè per partecipare agli incontri con gli autori ma per quello credo ci sarà tempo, magari programmando una entrata serale per me e l'Alpmarito, soli, il prossimo anno, in aggiunta alla giornata con il Petit Prince.

E voi, siete mai stati al Salone del libro di Torino ? E in altre fiere di libri, anche se più piccole ?
Avete portato con voi i vostri bimbi?




lunedì 16 maggio 2016

Le mie "scintille di gioia" n. 1

La settimana appena trascorsa e' stata davvero impegnativa e non scevra di preoccupazioni e difficoltà.

Quindi, per cercare di rasserenare questo lunedì e darmi una inizio e di ottimismo, ho deciso di condividere con voi il "gioco" delle scintille di gioia inventato da Silvietta.

 

Ecco allora le mie tre "pillole di felicità" da ricordare:

1- Sabato scorso, per la festa della mamma, ho portato a sorpresa la mia ad uno spettacolo teatrale che è piaciuto moltissimo ad entrambe. In più, c'era anche l'Alpmarito e il ricciolino biondo ha trascorso un paio d'ore a guardare beato i cartoni con la nonna bis.

Era davvero tanto, troppo tempo che non andavo a vedere un bello spettacolo e questo, sulla montagna, la sfida dei limiti e la natura umana, meritava!

2- Giovedì ho trascorso una intera giornata con il mio bambino al salone del libro di Torino. E stare in mezzo ai libri, per di più con il mio Petit Prince, per me è il massimo!

3 - Infine, una giornata di formazione in uno scenario che mi è molto caro, insolitamente prestato al diritto.

E infine, la primavera sembra essere finalmente arrivata ed io l'ho inaugurata con uno smalto giallo "brillante" come dice il ricciolino, su mani e piedi!

 

venerdì 13 maggio 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "Numero zero" di Umberto Eco

"Numero zero" di Umberto Eco

Pag. 218, ed. Mondadori, luglio 2015
Un romanzo dal tema davvero insolito, condensato in poche pagine (poco più di 200), ma davvero interessante. Un gruppo di giornalisti abbastanza "falliti", professionalmente parlando, ma non privi di talento, vengono scelti e riuniti da un caporedattore che intende mettere in piedi 12 numeri di un giornale che racconti la verità, senza censure e senza filtri. Peccato che la verità abbia molte faccie sia facilmente mistificata, soprattutto a livello giornalistico. I giornalisti prescelti lo scopriranno presto, alcuni pagando un prezzo alto per tale scoperta.
Un romanzo sull'Italia, sulla manipolazione della storia, sulla deriva del giornalismo, sul controllo dei mezzi di informazione, che strizza l'occhio al "Cavaliere" nostrano ma che, a mio parere, e' quanto mai attuale anche in questo periodo storico, in cui manca addirittura la legittimazione popolare diretta del Governo in carica.
Ma forse attuale lo è sempre stato e non solo nel nostro paese.
Per accorgersene, e' sufficiente leggere anche alcuni quotidiani stranieri, magari on line: le stesse notizie assumono aspetti diversi a seconda del messaggio che vuole trasmettere chi le dà, ovviamente tenendo presente che i giornalisti, quasi sempre, sono solo il braccio e non la mente.
Uno sguardo acuto, una scrittura precisa, non facile ma certamente apprezzabile. In fondo, è di Umberto Eco che stiamo parlando.
"Niente può più turbarci, in questo paese. In fondo abbiamo visto le invasioni dei barbari, il sacco di Roma, la strage di Senigalla, i seicentomila morti della Grande guerra, e l'inferno della seconda, figurati qualche centinaio di persone che ci sono voluti quarant'anni per farle saltare in aria tutte. Servizi deviati? Cosa da ridere rispetto ai Borgia. Siamo sempre stati un popolo di pugnali e veleni. Siamo vaccinati, qualsiasi storia nuova ci raccontino diciamo che ne avevamo sentite di peggio, e forse questa e quelle erano false.....L'unico problema serio per il buon cittadino e' non pagare le tasse, e poi quelli che comandano facciano quel che vogliono, tanto e' sempre la solita mangiatoia. E amen..." Pag. 215
E' dunque questo il mio consiglio per questo venerdì del libro.

martedì 10 maggio 2016

Wonder mamma, a quale prezzo?

Domenica sera, in occasione della festa della mamma, hanno trasmesso il film "Ma come fa a fare tutto?" con Sarah Allison Parker.

Quando era uscito al cinema avrei voluto andarci, ma non avevo potuto, così ho colto l'occasione domenica.

A costo di farmi dare della pazza, devo confessare che ho quasi pianto, guardandolo.

Perché rappresentava perfettamente la realtà di molte mamme, di molte donne, una realtà dura e scomoda.

Certo, le madri che conosco io non prendono un aereo ogni tre per due per andare dall'altra parte del continente, piuttosto si spostano da un lato all'altro dell'Italia o anche meno, stando via qualche notte oppure girano l'Europa o, più semplicemente, fanno le pendolari ogni giorno, in treno, auto o autobus che sia.

Il concetto, però, e' lo stesso. Perché se per partecipare ad una riunione o ad una udienza o per ricevere il cliente o vendere un prodotto, ti perdi la recita della scuola o la lettura della buonanotte, che l'ufficio sia a Milano o a New York poco cambia.

Ed al di là della figura di "mamma che non lavora" del film, certamente esagerata (non so voi, ma io di mamme casalinghe che passano intere mattinate tra palestra ed estetista, non ne conosco proprio; quelle che conosco io hanno ritmi più rilassati delle "mamme che lavorano" ma non battono la fiacca e spesso curano orti, fanno volontariato, assistono parenti o investono in una passione, quale che sia), il continuo confronto fra mamme e' una realtà.

La gara a chi fa meglio, dalla torta alla educazione, esiste. E ciascuna invidia l'altra, senza conoscerla davvero. Senza essere disposta a fare davvero cambio, se potesse.

La discriminazione delle donne sul luogo di lavoro o in termini di carriera, di cui parla la mamma single del film, e' purtroppo una realtà diffusa a cui ci siamo abituate, anche se non dovrebbe essere così, e non solo se il capo e' uomo.

Soprattutto, però, ciò che mi ha scosso del film e' stato vedere riflessi, sullo schermo di una TV, sensi di colpa, difficoltà organizzative, incomprensioni di coppia, che ciascuna mamma, prima o poi, vive.

Perché le pressioni che subiamo, in quanto "femmine", fin dall'infanzia, sono enormi.

Forse è sempre stato così. Forse è il rovescio della medaglia della maggior (non certo totale) libertà di autodeterminazione che ci siamo conquistate nei secoli. Forse anche gli uomini vivono, seppur in modo inferiore, queste pressioni.

Non lo so.

So solo che, in qualche modo, dobbiamo imparare a liberarcene. Dobbiamo capire che siamo tutte sulla stessa barca e che se la smettessimo con egoismi sterili e lottassimo tutti per più servizi per l'infanzia, per l'uguaglianza di stipendio e per cambiare la mentalità degli uomini e delle donne che abbiamo a fianco e che cresciamo, forse qualcosa cambierebbe.

Invece parli di centri estivi comunali aboliti per mancanza di fondi, cerchi solidarietà e ti senti rispondere: ah già, comunque a me non serve, tanto io sono a casa e poi poveri bambini, e' come continuare a mandarli a scuola!

In questi casi, mi viene da gridare come una pazza, come la protagonista del film.

Mi viene da mollare tutto.

In fondo una scelta bisogna sempre farla: o si ridimensionano tempo e risorse da dedicare al lavoro o quelle da dedicare alla famiglia. Le ore del giorno sono sempre 24 e noi siamo umane.

E' una scelta sempre difficile, sempre sofferta, spesso temporanea e rinegoziata quotidianamente.

Però, chi ha detto che all'una o all'altra strada intrapresa debba accompagnarsi anche riconoscimento o disvalore sociale? Non basta la difficoltà della scelta in se'?

Non ho risposte, solo domande e bisogno di mettere nero su bianco i miei pensieri e, se vi va, sentire la vostra voce.

P.s. E magari anche un pretesto per mollare un ceffone alla mamma che mi ha dato quella risposta!

 

venerdì 6 maggio 2016

Le letture del ricciolino biondo: "Come nascondere un leone", "Diolci Parole", "Indovina che cosa succede", "L'incredibile bimbo mangia libri" e "Paolino torna a casa!"

Per questo venerdì del libro (l'appuntamento settimanale ideato da Paola) vorrei parlarvi di libri per bambini.

Un mesetto fa, infatti, abbiamo preso in biblioteca un bel carico di libri che ci stiamo ancora gustando.
Tra questi, vi era "L'alfabeto del bambino naturale", di cui ho parlato uno degli scorsi venerdì, due libri sui Gormiti, che non mi hanno entusiasmato (anche se il ricciolino li ha apprezzati) ed "Il mostro peloso", che forse qualcuno conoscerà già.
Nonostante il messaggio positivo che trasmette, nè a me nè al ricciolino è piaciuto particolarmente.

Questi cinque, invece, ci sono piaciuti moltissimo!



"Come nascondere un leone" di Helen Stephens

ed. Nord-Sud, 12 Euro



Tra i cinque, è quello che è piaciuto di più al ricciolino, sia per i simpatici protagonisti sia per il finale, che lui anticipa sempre ridendo come un matto!

La storia è semplice ma d'effetto:
un leone decide di andare in città per fare un acquisto un pò particolare ma, appena gli abitanti lo vedono, terrorizzati decidono di catturarlo.
Il leone scappa, a sua volta spaventato, finendo nel giardino di Iris, una bambina che, senza pregiudizi, lo nasconde e gioca con lui, ovviamente all'insaputa dei genitori.














Peccato che non sia affatto facile nascondere un leone!!!

Ad un certo punto, infatti, la mamma lo troverà e il leone sarà costretto a darsi di nuovo alla fuga fino a che... tutti scopriranno di che pasta è fatto! Non dico di più per non rovinare la sopresa.


Unico appunto: nel testo ho trovato due errori chiaramente di battitura, talmente palesi da farmi pensare che nessuno corregga più le bozze!

In ogni caso: vivamente consigliato!
***

"L'incredibile bambo mangia libri" di Oliver Jefferson, ed. Zoolibri


Una storia peculiare, cercata in seguito di questo post di Stefania, che ha sopreso, incuriosito e divertito il ricciolino.
La storia di un bambino, Enrico, che un giorno, annoiandosi dinannzi ad un libro e non sapendo cosa fanre, inizia a sgranocchiarlo, ci prende gusto e finisce per mangiarsi intere librerie,  accorgendosi che più mangia più impara.
Peccato che, a forza di ingurgitare libri, il suo cervello e la sua pancia inizino a giocarli brutti scherzi.
La cura prescritta è una sola: smettere di mangiare libri. 
Enrico sulle prime non sa più cosa fare finchè, per caso, prova a leggere ed ha una rivelazione: anche in questo modo si può imparare tanto!




Immagini particolari per una storia ad effetto, che piacerà anche ai più grandicelli, secondo me.

***

"Dolci parole" di Carl Norac e Claude K.Dubois, ed. Babalibri

 


Un albo illustrato di piccolo formato con una storia molto dolce, dalla immagini delicati, sul potere delle parole d'amore.
Per noi è stata perfetta come lettura della buona notte (ovviamente rileggendola sera dopo sera).
Lola  si sveglia, una mattina, con dolci parole in bocca. Vorebbe dirle subito, prima a mamma e papà, poi al suo compagno di scuola o alla maestra ma, purtroppo, sono tutti troppo indaffarati o non è il momento adatto, così Lola resiste fino a sera..ricevendo in cambio tante coccole!


 Questo libro è già stato consigliato, in passato,da una delle blogger che partecipano al venerdì del libro. Purtroppo non ricordo chi ma ringrazio, perchè l'ho preso grazie al suo suggerimento!
Integrazione:  Trovata la blogger ispiratrice! Erika, con questo post.

***

"Paolino, torna a casa!" di Brigitte Weninger e Eve Tharlet, ed. Nord - Sud



A Paolino, ormai, io ed il ricciolino ci siamo affezionati.
Non è, infatti, il primo albo con questo simpatico coniglietto che leggiamo (ho già parlato di questo e questo) e non sarà l'ultimo!

Questa volta Paolino ha una brutta idea: scappare di casa.
La mamma ed il papà lo hanno sgridato ingiustamente, accusandolo di una marachella che lui non ha compiuto.
Paolino è talmente affranto ed arrabbiato che prepara un fagotto con le sue cose, compreso ilo suo doudou e  fugge via, anche se non andrà molto lontano.
Quando scende la notte, uno spaventato e pentito Paolino sente chiamare il suo nome..
La mamma e tutta la sua famiglia sono andati a cercarlo!




Il rientro a casa è pieno di affetto e perdono e insegna che si puàò sempre contare sull'amore dei genitori, che tutti (anche gli adulti) possono sbagliare ma basta domandare scusa e perdonare per far tornare il sereno in famiglia.

***

Infine, ma non certo ultimo per bellezza e importanza, abbiamo apprezzato molto

"Indovina che cosa succede" di Gerda Muller, ed. Babalibri



Un albo di piccolo formato ma di grande impatto.

Quando ho letto la recensione di Shaula ho subito pensato: curioso!

Non sono una affezionata dei libri senza testo, soprattutto se rivolti ai bambini, perciò quando l'ho ordinato in biblioteca temevo che il ricciolino non ne sarebbe stato catturato.

Mi sbagliavo!

Le immagini poetiche di un paesaggio invernale e gli interni di una casa in cui si respira un'atmosfera tranquilla e felice gli sono piaciute molte e, ancor di più, glie è piaciuto giocare insieme a me ad inventare una storia partendo dalle orme e dalle altre traccie dispensate dalle pagine.



Abbiamo passato serate a ripercorrere quei passi di bambino, uomo e animale, ad osservare i particolari e immaginare.. un esercizio di fantasia apparentemente semplice ed invece affatto banale.

E poi mio figlio adora giocare nella neve e raccogliere bastoni e bastoncini, esattamente come il protagonista del libro!

Se il libro vi ispira, leggete anche il post di Shaula, che lo ha descritto benissimo e che ringrazio per il prezioso consiglio.

Allora, cosa ne dite, bastano come spunti di lettura per una settimana ? 
Ne conoscevate già uno o più?

Mi raccomando, se li leggete, fatemi poi sapere se hanno conquistato anche i vostri bimbi!



giovedì 5 maggio 2016

Vivere con l'allergia

Ho scoperto di soffrire di allergie quando, in pratica, ero già adulta.
Forse perchè per via della naturale evoluzione del mio "cammino allergico".
Forse perchè qualche altro fattore ha agito da agente scatenante di allergie dormienti.
Non lo so.
So, però, che vivere con l'allergia, non è sempre semplice.
Soprattutto se, come nel mio caso, si hanno allergie ai pollini che coprono tutte e quattro le stagioni, più allergie a metalli e acari e reazioni crociate con gli alimenti.

Non ne faccio un dramma.
So benissimo che esistono problemi ben peggiori e malattie ben più gravi.
Non mi sento "malata" e, anche quando sono i medici a chiedermi se soffro di qualche patologia e se sono in salute, rispondo sempre senza esitazioni che sto bene e non soffro di nulla.
Perchè è così che mi sento e sono sempre restia a confessare che, però, ho una serie di allergie.


Lo scorso anno mi ero messa in testa di provare a fare almeno una gara di corsa, così ho prenotato l'esame di medicina sportiva.
Al termine, i medici mi hanno detto che stavo benissimoe io ho gongolato.
Poi, però, hanno aggiunto: però, mi raccomando, corra sempre e solo con il Ventolin in tasca.

Ora, a distanza di tempo, mi rendo conto di come siano cambiati alcuni aspetti della mia vita, a causa delle allergie.
Nulla di drammatico. 
Sono fortunata: non ho mai dovuto smettere completamente di praticare sport all'aria aperta, non ho più problemi ad andare in montagna, non ho subito limitazioni gravi e, soprattutto, per il momento pare che non rischi un vero e proprio schok anafilattico.

Tuttavia:
- giro con il Ventolin in tasca o in borsa e con una siringa e fiala di cortisone in auto o nello zaino; devo farmi fare un certificato medico ad hoc per i farmaci ogni volta che prendo un aereo (a parte il fatto che sino ad ora nessuno mi ha mai controllato, ma questo è un altro discorso). Io, che prima al massimo mi portavo una pastiglia di antidolorifico per il mal di testa e una fialetta di lacrime artificiali;
- assumo antistaminici dai 365 giorni all'anno a 2/3 dell'anno, a seconda dell'evolversi del clima e quindi delle fioriture; spesso vi associo uno spray nasale, talvolta spray corticosteroidi o simili;
- devo tenere sotto controllo le oscillazioni di fame e di peso che alcuni di questi spray mi provocano, senza considerare il sonno da antistaminico;
- devo variare periodicamente il tipo di antistaminico, perchè dopo un pò subentra l'assuefazione. Con tutti gli incovenienti e i rischi connessi alle variazioni.
E vale pure con gli antibiotici, poichè il medico tende a prescrivermi sempre lo stesso per non rischiare;
- devo fare visite di controllo e talvolta esami con una certa periodicità;
- devo fare i conti con il fiato corto a periodi, con la dermatite, con l'irritazione oculare, con il naso spesso tappato, la vulnerabilità ad infezioni respiratorie.

Queste, però, sono bazzecole rispetto a quelle con cui si confrontano persone con malattie diverse / più serie e, comunque, sono comuni più o meno a tutti coloro che soffrono di allergie.

Quello che davvero mi pesa nella vita quotidiana sono le restrizioni alimentari e le psservazioni talvolta ingenue, a volte malevole.

Non è facile decidere di uscire a cena: i menù fissi sono da scartare a priori e, anche nel menù à la carte, devo subissare di domande i camerieri e, comunque, correre il rischio, perchè non tutti ti prendono sul serio.
Non mi piace passare per rompiballe.
Mi rendo conto di non poter dare spazio più di tanto alla fantasia nei menù, quando invito gli amici a cena.
E, soprattutto, mi dispiace dover dire ai padroni di casa che non posso mangiare questo o quello perchè c'è l'uno o l'altro alimento.  mi sembra di imparazzare e deludere e non è bello.
Tanto più che siccome le mie non sono "allergie alimentari" ma è una sindrome orale allergica nella quale le reazioni agli alimenti non sono costanti e continue ma variano, ho difficoltà io stessa a raccapezzarmi.
Non posso seguire praticamente nessuna dieta o ricetta standard.
Non è facile viaggiare all'estero a cuor leggero e, di certo, devo evitare i ristoranti esotici (già il cinese o il giapponese sono al di fuori delle mie possibilità).

Ci sono giorni in cui mi pesa più di altri.
In cui farei qualunque cosa per poter mangiare una coppetta di fragole con la certezza di non stare male, per poter gustare di nuovo una pesca noce o una susina.
Ci sono giorni in cui sogno la classica pizza margherita.
Giorni in cui vorrei comprare una crema per il viso/il corpo senza preoccuparmi prima di testarla e senza leggere con attenzione l'etichetta.
Giorni in cui vorrei poter indossare orecchini di argento o di qualche lega o quelli che chiamano, quasi a prendere in giro, "anallergici" (rispetto a queli allergie?)

Soprattutto, però, ci sono giorni in cui proprio non sopporto un familiare che in quanto tale, anche se non strettissimo, dovrebbe ormai conoscermi, e che invece passa il tempo a domandarmi:  "Non so se c'è qualcosa che puoi mangiare qui", "sapete, con lei non si mai come fare, non può mangiare niente", "ho dovuto cucinare senza questo, quello, quell'altro per colpa sua quindi non sarà molto buono", "non mi ricordo mai, questo lo puoi mangiare"? E via così.

Giorni in cui all'ennesimo: "Non è possibile che basti un morso per farti stare male!La soglia deve essere maggiore", mi viene da rispondere in modo molto maleducato.

Giorni in cui non ho voglia di giustificarmi.
Giorni in cui sono arci stufa di dover andare dal medico di base (con relative attese e tempo perso) almeno una volta al mese solo per farmi prescrivere sempre lo stesso antistaminico, perchè più di due scatole per volta non si può.
Giorni in cui mi deprimo a spendere in farmacia più di quanto spendo dal macellaio.

Giorni in cui vorrei poter prenotare un esame medico già di per sè non facile,  semza ulteriori preoccupazioni, senza dover prima consultare l'allergologa e scoprire che prima di farlo devo attenermi ad un certo protocollo e assumere dei farmaci ad hoc, così da minimizzare il rischio.
Prima di chiedermi se posso davvero fidarmi della sanità, dal momento che il medico che mi ha prescritto l'esame, seppur informato del fatto che fossi un soggetto allergico, si è limitato ad un: "Magari può sentire la sua allergologo. Se ritiene, eh". 

E poi.
Poi vado a prendere mio figlio dopo un pomeriggio di giochi al sole: il visetto con le guanciotte rosse e le pustoline, le manine con una sorta di sfogo, le braccia che prudono, il naso colante e gli occhietti rossi .  
E prego il fato che il suo cammino allergico cambi direzione al più presto o, se non altro, che sia possibile iniziare con i vaccini da bambino, per frenarlo subito, perchè nulla di quanto sopra lo riguardi.

Ci sono giorni in cui penso solo: "A me qualunque cosa, a lui no, però!"