giovedì 22 marzo 2018

Consigli di Mamma Avvocato: creme per il cambio ed ossido di zinco

Post NON sponsorizzato. Tutti i prodotti indicati nel post sono stati scelti ed acquistati autonomamente, senza omaggi o sconti.

I miei gemelli stanno per compiere nove mesi.
9 mesi di cambi di pannolini, con una media di sei al giorno per ciascuno + 2 anni e 2 mesi totali di cambi di pannolino del ricciolino, dalla nascita allo spannolinamento.
Un arco temporale abbastanza lungo da aver acquisito una certa esperienza, mia malgrado, in tema di irritazioni cutanee, arrossamenti e relative cremine protettive e lenitive.
Peccato che, entrando in un qualunque negozio di articoli per l'infanzia, l'offerta di prodotti sia talmente vasta da spiazzare.
Ecco allora cosa ho imparato io, nella speranza di essere utile a qualche genitore alle prime armi.
A parte, ovviamente, che le creme per il cambio imbrattano senza ritegno, soprattutto mani e vestiti dei malcapitati genitori e che il tubetto finisce sempre quando se ne ha più bisogno, oltre a costare un botto e piacere tanto ai bambini come "succhiotto" vietato!



1- gli ingredienti ritenuti nocivi sono ormai esclusi praticamente da tutte le creme per il cambio più comuni in commercio, che infatti recitano: "senza parabeni, senza ftalati " , "senza conservati", "senza olio minerali" ecc.
Per alcune, l'elenco dei "senza" si allunga ma, non essendo io una chimica o una farmacista, devo ammettere che, probabilmente sbagliando e per la fretta, non mi ci soffermo più di tanto, confidando in normative e controlli.
Se potete, però, informatevi e leggete con attenzione. 

2- molte creme vantano la presenza di elementi 98% o altre alte percentuali di sostanze di origine naturale. Una dicitura che mi spiazza sempre perché, in fondo, ben poco in questo mondo non ha una origine, seppur lontana, in natura e comunque è talmente generica e indefinita da non fornire precise indicazioni. Insomma, è diverso da una certificazione biologica riconosciuta.
Se però la dicitura si riferisce alla presenza di estratti di erbe o fiori o altre sostanze vegetali, ben venga, a patto di controllare eventuali allergie.
In questo senso, segnalo che la linea Eco-bio Baby&Kids di Apivita (acquistata in farmacia) stando al bugiardino, usa estratti bio ed il 100% di sostanze naturali.

3- la percentuale di ossido di zinco. Finora tutte le creme da me provate lo contengono e, in effetti, questa è l'unica informazione che ritengo utile in caso di irritazioni cutanee in corso.
L'ossido di zinco, infatti, sembra svolgere una azione antinfiammatoria, antisettica, lenitiva, e astringente, oltre a fungere da barriera ai raggi del sole e agli agenti esterni.
Su consiglio della pediatra dei bambini e della mia allergologa, infatti, in caso di irritazioni uso la  crema con la più  alta percentuale di ossido di zinco.
La stessa crema mi serve per miei e loro episodi di  eczema allergico e manifestazioni nei bambini di dermatite atipica.
La pediatra mi ha consigliato la Milsana, che ne ha il 50%, tuttavia io non sono riuscita a trovarla nelle farmacie e negozi vicini, così mi sono fatta confezionare una crema ad hoc dalla farmacista di fiducia.
Tra le creme provate, la più alta percentuale di ossido di zinco si trova nella Baby Foille, 27%.
Tutte le altre ne hanno il 10%. 
Io alterno quelle al 50 e 27% in caso di irritazioni in corso, tornando a quelle con il 10% di ossido di zinco per il mantenimento.

4- la facile spalmabilita' sembra essere inversamente proporzionale alla percentuale di ossido di zinco contenuta. Più ossido c'è, più la crema è pastosa e difficile da spalmare, lasciando le caratteristiche "striature bianche" sulla pelle,  ma anche più efficace e persistente. Insomma, scomodo e fastidioso ma utile.

5- la profumazione varia in base agli ingredienti, anche se in genere è abbastanza neutra, per non infastidire i bambini. Per me la migliore è quella della della Ecobio Baby&Kids di Apivita, perché  lascia un sentore persistente di calendula e miele che è veramente piacevole, anche se risulta molto pastosa è difficile da spalmare.
La Mustela, invece, è in assoluto quella piu' morbida e che si spalma meglio, seguita a ruota dalla Babygella.
La pasta di Fissan e ' un classico che già mia madre usava per me e i miei fratelli, abbastanza pastosa e dalla profumazione neutra ma la migliore per rapporto qualità - prezzo, nei miei acquisti.

Purtroppo non ho ancora avuto occasione di  provare la crema cambio della Euphrida, marca che, per la presenza di amido di riso, lenitivo e astringente, ho sempre utilizzato moltissimo per i solari e per i detergenti per il bagnetto e la doccia, sia dei bimbi che mio, visti i miei numerosi problemi di allergie ma che non trovo nei supermercati.
Vi aggiornerò se e quando la proverò.
E voi, cosa consigliate e perché?

N.B. Il presente post non ha valore di consiglio medico ne' esprime evidenze scientifiche. Si tratta unicamente del parere personale di una mamma priva di particolari competenze in campo medico o farmaceutico.



martedì 20 marzo 2018

Le letture del ricciolino biondo: "I miei numeri magici"

Post sponsorizzato
Il ricciolino ha iniziato quest’anno la scuola primaria, mostrando una particolare predilezione per la matematica.
Non sappiamo se il motivo sia un colpo di fulmine con i numeri o, semplicemente, il fatto che sia la materia in cui lo fanno colorare meno, attività che lui detesta!
In ogni caso, al momento i compiti di matematica sono quelli che svolge più volentieri.
Inoltre, sta imparando a leggere le date e le ore, immergendosi nella magia dei numeri (e nella tirannia del tempo!)

Il libro illustrato “I miei numeri magici”  di The Story Tailors”, un’azienda spagnola che si occupa di libri personalizzati per bambini, è  stato dunque un regalo perfetto per lui. 




Si tratta di un albo personalizzato, nel quale inserire come protagonista un personaggio con caratteristiche fisiche simili a quelli del bimbo o della bimba destinatari (una combinazione di colore di occhi e capelli e sesso) ed al quale dare lo stesso nome.

I numeri magici narrati nel libro sono quelli di una data, scelta da chi personalizza il libro, che sia speciale per il piccolo protagonista.
Può trattarsi della data di nascita, ma anche del giorno della nascita di fratellini/ sorelline, dell’onomastico, del battesimo ecc.





Scelta la data e, volendo, inserita una bella dedica, il libro è pronto: il protagonista parte all’avventura, facendo tanti incontri con altrettanti animali o amici, legati ciascuno ad un numero.
Scopre così, cammin facendo, il significato dei suoi “numeri magici”.

Le illustrazioni sono allegre e molto colorate, il lessico abbastanza ricercato, le avventure hanno tutte una morale, le ambientazioni varie ed i personaggi sono simpatici ed il libro, in formato A4 orizzontale, è disponibile sia con copertina morbida che rigida, ha 58 pagine spesse (viene utilizzata carta ecologica da170 gr. ) lucide, piacevoli al tatto.

Al ricciolino, che inizia ora a leggere in stampatello minuscolo, è piaciuto moltissimo.


Come avrete visto dalle foto, io questa volta ho scelto la versione in lingua francese, apprezzando questa possibilità per favorire il bilinguismo del ricciolino.
Le altre lingue disponibili sono l’italiano, l’inglese (USA e GB), lo spagnolo, il catalano, il tedesco ed il giapponese.
La consegna è stata rapida (con DHL) e puntuale e, soprattutto, è stata altrettanto semplice e veloce la creazione del libro.



È stato infatti sufficiente andare al sito internet www.imieinumerimagici.it  , inserire nome e data prescelta, scegliere tra le alternative le fattezze del protagonista e..voila', l'anteprima da sfogliare era pronta!
A mio parere, il libro (prezzo base, Euro 26,90) è consigliato per i bambini dai 4/5 anni, che già conoscono i numeri e apprezzano storie un po’ più lunghe e complesse di quelle dei primi libretti.







P.s. Se invece, anziché sui numeri, preferite puntare sulle lettere, rileggete questo mio post sul libro personalizzato “La magia del mio nome” (per Pasqua, con uno sconto speciale del 30 % con il codice EAS30, valido fino al 23.03.2018 incluso).

lunedì 12 marzo 2018

Mamma Avvocato in cucina: Crêpes dolci e salate!

Mamma Avvocato in cucina: Crêpes dolci e salate!

Settimane uggiose e stancanti, nervosismo e voglia di coccole.
E allora, cosa c’è di meglio di una crêpe bollente?!?

Noi domenica ci siamo dedicati una merenda sinoira a base di crêpes, salate e dolci, in compagnia di amici.
Il bravissimo cuoco è stato l’Alpmarito, la ricetta originale per la pastella è di sua madre, le dosi che troverete indicate di seguito, invece, sono frutto del suo arrangiamento.


Pastella per 4 crêpes:

3 uova
100 gr di farina 0 o 00
3 tazzine da caffè di latte
3 cucchiai di burro fuso
Zucchero e sale quanto basta

Mischiate tutti gli ingredienti per preparare la pastella, in una ciotola dai bordi alti, aiutandovi con un cucchiaio e una frusta a mano, in modo che diventi un composto omogeneo.
Potete lasciarla riposare un’ora, oppure no: noi non abbiamo notato differenze tra il primo giro di crêpes, con pastella fatta riposare, ed il secondo, con cottura quasi subito dopo la preparazione.
Scaldate la pentola e ungetela con un ricciolo di burro, mettetevi uno strato non troppo spesso, ma neppure trasparente, di pastella, utilizzando un cucchiaio.
Stendetela con l’apposito strumento di legno (foto sotto) e, appena inizia a cuocere, aggiungete il ripieno e chiudete a metà, girate là crêpe con l'aiuto di una spatola  per farla cuocere bene su entrambi i lati e poi ripiegatela ad un quarto, facendo dorare la crêpe sul fuoco.
Mi raccomando, fuoco bassissimo!!!



Noi abbiamo preparato le crêpes salate con speck e brie e con cotto e un formaggio tipo toma.





Per quelle dolci, invece, abbiamo scelto Nutella,marmellata di frutti di bosco e  miele di acacia.



Buonissime!!!
Il ricciolino biondo si è pappato tre crêpes alla Nutella, con la promessa di ripreparargliele presto per una gustosa merenda!

martedì 6 marzo 2018

La TIN: un'esperienza indimenticabile


La TIN: una esperienza che lascia il segno.


I miei gemellini sono nati a 35 settimane + 3 giorni, a causa di un arresto di crescita del maschietto.
Sono dunque dei bimbi prematuri anche se, per fortuna, con una prematurita’ lieve poiché, avendo superato l’importante traguardo delle 35 settimane di gestazione (con la terapia cortisonica a 34 settimane, quando minacciavano di nascere),  e non avendo altre patologie, sono nati con piena autonomia respiratoria.
Non hanno dunque avuto bisogno di ossigeno e, pur essendo entrambi piccolini (2200 gr  la mia bimba,1670 gr. il mio bimbo), la femminuccia ha trascorso solo una notte (immediatamente dopo la sua nascita) in culla termica, mentre il maschietto ha trascorso due giorni in incubatrice, restando per in TIN qualche giorno.

Poter abbracciare un figlio subito dopo il parto sembra scontato, naturale. 
Così mi era sembrato con il ricciolino.
Con i gemellini, ho scoperto che,invece, è un dono immenso.
Li ho visti e salutati subito ma solo per un istante.

Quando mi sono risvegliata dall’anestesia ho dovuto rimanere immobile a letto e ho potuto tenere in braccio la mia bambina solo una decina di ore dopo.
Ore annebbiate e stanche ma anche lunghissime.
Il mio piccolino, invece, ho potuto rivederlo solo il giorno ancora successivo, in terapia intensiva neonatale, dopo aver guardato in lacrime due foto sul cellulare.
La prima volta che sono potuta andare da l'io ho solo pianto, non osando neppure aprire lo sportellino per toccarlo.
Quando, finalmente, mi hanno invitato a farlo e, dopo poche ore, a tenerlo in braccio e dargli il latte, un po’ con il biberon ed un po' con il sondino, è stata una emozione incredibile.
Ogni volta che accedevo al reparto, lo vedevo così piccolo e fragile (con il calo fisiologico dei primi giorni, più importante nei prematuri, era sceso a 1500 gr): stava a pancia in su nella sua culletta, in tutine taglia 00 comunque enormi per lui e avvolto dalle copertine come in un bozzolo, gli occhietti i primi giorni quasi sempre chiusi.
Mi sentivo impotente, incapace, impaurita.
La sua crescita, la sua cura, non dipendevano da me.
È stato il personale della terapia intensiva neonatale di Torino, la TINO, che mi ha fatto comprendere quanto la presenza mia e del papà fosse preziosa per lui, quanto lui avesse bisogno di noi e del mio latte, se e nella quantità in cui fossi riuscita a produrlo.

Il mio bimbo ha trascorso in TIN solo 13 giorni.


Nulla, rispetto ai mesi di ricovero che vi trascorrono i neonati gravemente prematuri o malati ed i loro genitori.
Nulla, rispetto all’arco di una vita o, anche solo, alla prima infanzia di un bambino.
Una eternità, nella percezione mia e del suo papà.
13 giorni, di cui sette trascorsi ricoverata due piani più sotto, con la piccolina ma lontano dal mio bimbo “grande”, gli altri lontana da lui, ad andare e venire per stare insieme almeno un paio d’ore, lasciando fratellone e sorellina a casa con la nonna.

Quei giorni di TIN hanno lasciato il segno, su di me come, ne sono certa, su tutti i genitori che hanno varcato le porte di un reparto di terapia intensiva neonatale, per una manciata di giorni come per lunghi mesi.

L’esperienza della TIN è difficile da spiegare, impossibile descrivere efficacemente le sensazioni e le emozioni, positive e negative, che si provano.
È come entrare in un’altra dimensione, dove paura, dolore, speranza e gioia, convivono e si alternano continuamente.

Il suono dei tanti monitor di controllo dei bimbi, gli schermi che mostrano i parametri vitali, i genitori dagli occhi stanchi eppure pieni di vita e di speranza che siedono accanto a culle ed incubatrici, o camminano per i corridoi.
Il silenzio e, contemporaneamente, il rumore continuo.
Le mamme che tirano il latte nelle apposite stanze, contrassegnando il botticino con il nome del loro bambino, gli incontri con i medici e gli specialisti, 
le foto nella saletta per i genitori..
Foto di creaturine piccolissime, così fragili eppure così forti e combattive, a fianco di quelle degli stessi bimbi, diventati “grandi” come i loro coetanei non prematuri. Foto accompagnate da biglietti di ringraziamento.
Quelle foto mi hanno rincuorato, come i sorrisi di incoraggiamento e gli sguardi di comprensione di tutte le mamme ed i papà incrociati in quei giorni in reparto e le parole misurate e competenti dello staff dei medici e delle infermiere.

Ho imparato molto da questa esperienza: l’aiuto prezioso di due chiacchiere o anche solo dello sguardo di una persona che ha vissuto una esperienza simile, la differenza quasi miracolosa che può fare un giorno in più nella pancia della mamma, l’importanza di poche gocce di latte o della capacità di 
suzione autonoma, la straordinaria spinta alla vita che la presenza della mamma o del papà rappresenta per un bambino, il conforto profondo del contatto pelle a pelle e della voce “di casa”.
Ho capito la forza ed il coraggio di genitori alle prese con problemi gravissimi o situazioni fragilissime, ben lontane dalla nostra, eppure capaci di sorridere ai loro bimbi e lottare con loro, trovando anche il tempo per incoraggiare altri genitori smarriti.

Prima, quando mi raccontavano di neonati prematuri, annuivo e cercavo di immaginare, ma non comprendevo davvero cosa provassero i loro genitori.
Ora so di non sapere cosa significhi avere un figlio nato troppo presto, prestissimo, trascorrere mesi in TIN, magari portarlo a casa attaccato all’ossigeno e poi alle visite di follow up.
Ho provato, però, cosa significa avere paura per il proprio figlio prima ancora che nasca, perché qualcosa non quadra, perché è troppo presto e le incognite sono tante.
So cosa significa entrare in TIN, sedersi accanto ad una incubatrice senza poter abbracciare il proprio figlio e attendere la notizia che ha assunto, in un modo o nell’altro 10 ml di latte o guadagnato 10 gr di peso, esultando per tali traguardi come se avessi vinto alla lotteria.
Seppure, fortunatamente, solo per pochi giorni.

Pochi giorni di vita sospesa.
Quando niente di quello che accade fuori dal reparto è importante.

So cosa significa vederlo imparare a che cucciare dal biberon, prendere peso e finalmente, un giorno, sentirsi annunciare che può tornare a casa.
Che è pronto.

Non lo dimenticherò mai, così come ricorderò con gratitudine il TINO ed il suo personale.

venerdì 2 marzo 2018

Le letture del ricciolino biondo: tra draghi gelosi, piccoli cavalieri e fiabe classiche per prime letture autonome

Le letture del ricciolino biondo: tra draghi gelosi, piccoli cavalieri e fiabe classiche per prime letture autonome


Il ricciolino quest’anno ha imparato a leggere autonomamente in stampatello maiuscolo.
Inciampa ancora e la sua lettura è incerta ma, grazie ad una simpatica raccolta di fiabe ed ai libri della Pimpa, da qualche giorno ogni sera è lui stesso ad abbandonare i cartoni per leggere, a me ed ai suoi fratellini, nel lettone, qualche pagina ad alta voce, acquistando così via via maggior sicurezza.
La raccolta in questione è:

 “Io leggo da solo. Le fiabe per primi lettori”, ed. DeAgostini, 2017



Ci è stato regalato a Natale da un'amica insegnante di lettere al liceo, che ha una nipotina poco più grande del ricciolino ed ha colto nel segno.
Le illustrazioni sono vivaci ed espressive, le fiabe classiche, anche se con qualche variazione, sono sintetizzate per non risultare troppo lunghe e scritte, con pagine non troppo piene, in stampatello maiuscolo con caratteri grandi, così da facilitare le prime letture, non annoiare e non far perdere il filo del racconto ai bambini, pur restando complete e non eccessivamente brevi.
Il formato è maneggevole.


La raccolta, che comprende  sei fiabe ( I tre porcellini, La regina delle Nevi, Pinocchio, Cenerentola, Cappuccetto Rosso ed Hansel e Gretel), consente di accedere, scaricando gratuitamente l’apposita App (su App Store e Google Play), agli audiolibro di ciascuna storia e ad alcuni giochini per tablet relativi alle storie, dal riordino delle sequenze, al memory, ad una specie di flipper ecc. E’ inoltre possibile registrare la propria voce che legge la fiaba, per poi farla ascoltare al bambino (o registrare il piccolo lettore).
Insomma, un completamento tecnologico carino che può stimolare la lettura e divertire per qualche minuto (mio figlio non regge molto davanti ad uno schermo, a meno che non si tratti di cartoni!)


Naturalmente, terminata la lettura autonoma, è l’ora di quella della buonanotte di Mamma o papà.


In questo periodo, il ricciolino ama molto le storie di Federico Della Bretella Depantalon, un piccolo e simpatico nobile vissuto nel Medioevo, appartenente ad una famiglia poverissima ma felice, alle prese con avventure che richiedono molto coraggio: una notte nella foresta, a caccia con papà e accerchiati dai lupi, il brigante strappabraccia che ha rapito mamma e sorellina, un torneo di giovani cavalieri e la scuola dell’abbazia, dove si nasconde un segreto. 
Soprattutto, però, Federico deve confrontarsi con Martino, l’antipatico e spocchioso figlio del ricco duca, che gliene combina delle belle e lo prende in giro, chiamandolo con i nomi più strani.
Federico, però, è sveglio è bravissimo a maneggiare il suo spadino di legno e alla fine, trionfa sempre.




Quattro libriccini:
Il segreto dell’abbazia”, 
“La notte dei lupi”, 
“Il torneo di Tristelandia”, 
“Il brigante Strappabraccia”, 
 di Dodier Dufresne e illustrati da Didier Balicevic, Lapis edizioni, di 45 pagine ciascuno, 
proprio carini, da leggere in una sera o due, con un lessico ricercato, arricchiti  un piccolo glossario ed un mini quiz al fondo, per “testare” l’attenzione dei giovani lettori e apprendere nuovi vocaboli.
Consigliato, dai sei anni, a piccoli/e cavalieri/cavallerizze coraggiosi/e!


Restando in tema “cavalieri”, un albo illustrato della casa editrice Babalibri, 2008,

“La principessa, il drago e il prode cavaliere” di Geoffroy De Pennart

Protagonista del racconto è il drago Giorgio, da sempre al servizio della principessa Maria, maestra elementare, e della sua famiglia.
Giorgio è contento del suo ruolo e, quando alla scuola fa improvvisamente capolino un cavaliere, Giulio, farà di tutto per allontanarlo dalla sua principessa.
Peccato che il cavaliere sia davvero coraggioso e, più viene lasciato nei pasticci, più dia prova di grande valore, facendo innamorare Maria!
A Giorgio, non resterà che battere in ritirata, restando a vegliare sulla principessa brontolando.
Dello stesso autore e casa editrice, esiste anche “Giorgio, il drago geloso”, altrettanto simpatico, se non addirittura di più!
Maria sta per sposare il cavaliere Giulio che Giorgio proprio non sopporta, decidendo di scappare dal castello.

Diventerà un attore di film di successo ma si accorgerà, anche, di quanto poco importi di lui ai produttori e di quanto, invece, manchi alla principessa Maria ed al prode Giulio.
Così, alla fine, farà ritorno a casa, dalla nuova coppia.
Due storie insolite, con protagonisti lontani dagli stereotipi e pieni di sentimenti, postivi e negativi, ed efficaci illustrazioni.


Con questo post partecipo al “Venerdì del libro” di HomeMadeMamma.

lunedì 26 febbraio 2018

Scuola primaria: le mie prime impressioni

Scuola primaria: le mie prime impressioni



La pagella del primo quadrimestre della scuola primaria, la prima per il ricciolino, è stata consegnata ed è ora di un primo, provvisorio bilancio.

Il cambio di scuola e dunque i compagni quasi integralmente nuovi (solo una bambina già amica), non sembra aver pesato più di tanto sul ricciolino, che va a scuola abbastanza volentieri e non si lamenta, neppure quando all’orario ordinario aggiungiamo il doposcuola.
La classe è poco numerosa, gli alunni ben seguiti, le aule di grandezza adeguata, la palestra presente e gli insegnanti sembrano nel complesso volenterosi.

Il cambio del “servizio mensa”, invece, ha avuto effetti negativi: se prima era un momento di nutrizione e socialità che apprezzava e non chiedeva mai di saltare, ora lo eviterebbe sempre.
La ragione è  presto detta e duplice: la gestione per mezzo di una cooperativa, con inservienti che non sono le sue maestre, non amano particolarmente i bambini e, in mancanza di autorevolezza, usano la sottrazione di minuti di intervallo post pasto come arma di ricatto per ottenere il silenzio, peraltro senza andar troppo per il sottile (vi basti sapere che sono i bambini più grandi, a turno, a “segnare” gli altri che parlano e questo compito viene assegnato come se fosse un “premio” - secondo me un sistema diseducativo e sadico); una stanza “mensa” di dimensioni non adeguate al numero dei bambini e dall’acustica disastrosa, che rende effettivamente molto rumoroso il pasto, disturbando le inservienti (e gli stessi alunni).

Una combinazione disastrosa. È davvero un peccato, perché noi crediamo molto nel pasto come momento di socializzazione, scoperta di sapori e, anche, sano sfogo dopo ore di lezione ed immobilità faticose.

Quanto alla didattica, ci lascia alquanto perplessi che si sia ancora allo stampatello maiuscolo ed a “decine ed unità” , però confido (mio marito no, 
non posso parlare al plurale) che le insegnanti sappiano il fatto loro e che siano, semplicemente, cambiati i metodi che erano stati usati quando noi eravamo bambini.

Cosa non ci piace della realtà della primaria? Purtroppo tanto.
1- i compiti a casa;
io sono sempre stata favorevole, in linea di principio. 
Immaginavo, però, compiti alla portata dei bambini, ovvero che potessero eseguire da soli (con controllo finale del genitore e eventuale intervento per spiegare quanto nonno compreso), e commisurati al periodo festivo. 
Invece…. filastrocche da imparare a memoria tutte le settimane (che ovviamente il genitore deve leggere e memorizzare per poterla insegnare e chiedere ripetutamente), esercizi con “consegne” scritte in stampatello minuscolo (non ancora studiato a scuola) e termini troppo complessi ecc. 
Questi sono compiti per i genitori, non per gli alunni !
Non discuto la quantità, per ora mai eccessiva, ma il tipo di compiti sì, dunque.
Ed il momento in cui sono dati.
Mi sta bene durante le feste, già meno durante il fine settimana, decisamente troppo breve per tutti, bambini in primis.
Li disapprovo totalmente durante la settimana o “ come recupero”.


Non solo. 
Continuo a chiedermi perché insegnanti, che hanno una settimana lavorativa di 24 ore e ampi periodi di ferie, estive e invernali, abbiano giustamente  il diritto di dichiararsi stanchi e di riposare nel fine settimana e durante le feste, come qualunque altro adulto lavoratore, mentre ai bambini sia imposto di esercitarsi non stop, dopo aver trascorso a scuola più di otto ore al giorno per cinque giorni la settimana e in età in cui non vi è oggettivamente necessità di apprendere mnemonicamente un gran numero di nozioni varie.
Un aspetto purtroppo tipico del nostro sistema scolastico che gli insegnanti pare non intendano  proprio a modificare.

2- gli intervalli sempre all’interno dell’edificio, a meno che non si verifichi la combinazione magica: sole, caldo non eccessivo (altrimenti sudano troppo!), assenza di vento.
Stiamo parlando della Valle d’Aosta, non della Sicilia (a proposito, se qualcuno che legge ha figli che frequentano scuole nel Sud Italia, come va dalle vostre parti? meglio su questo fronte?), dunque la suddetta combinazione è praticamente inarrivabile.
Eppure pare che la popolazione abbia resistito e si sia moltiplicata nei secoli…strano vero?
Niente,siamo fermi alla tanto radicata quanto errata equazione: freddo/pioggia/vento = malanno del povero pupo.
Così i bambini rimangono nei corridoi, a sentirsi sgridare perché “corrono” o sono “troppo vivaci”. Gravissimi difetti per bambini di 6/10 anni, vero?!?
Ed alla fine, ovviamente, i bambini si ammalano lo stesso.
Non c’e peggior sordo di chi non vuol sentire

3 - scioperi e assemblee sindacali in orario scolastico, con conseguente “sospensione delle lezioni”. 
Sei mesi scarsi di scuola e ne abbiamo già collezionati alcuni.
Evidentemente il diritto allo sciopero degli insegnanti è prioritario rispetto al diritto alla istruzione dei nostri figli (che però, per quelli stessi insegnanti, devono svolgere i compiti a casa proprio in nome di irrinunciabili “esigenze didattiche” e per il bene della loro istruzione), nonché prioritario rispetto al diritto al lavoro dei genitori.
Inutile discutere con insegnanti chiaramente schierate (peraltro a favore della stessa forza politica contro cui scioperano e di cui discutono le scelte nelle assemblee) e con alcune mamme compiacenti.
Anche in questo caso, non c’e peggior sordo di chi non vuol sentire.

4 - le sostituzioni numerose di insegnanti. In questo caso non ci sono colpe, solo una serie di sfortunati e fortunati eventi: una maternità, un infortunio, un master e qualche problema familiare. Nulla di grave, i bambini sono andati avanti comunque e immagino che i prossimi anni andrà meglio.
Tuttavia, un po’ di dispiacere e disorientamento a sentire il ricciolino ed i suoi compagni, c’è.

Non vi ho parlato del “gruppo WhatsApp” , semplicemente perché ho inserito l’Alpmarito, non avendo io l’applicazione.
Tra mamme, sul web e non,  circolano storie terribili al riguardo.
Nel nostro caso, per il momento  è uno strumento ben gestito e nessuno ne abusa.

E voi, come procede l’esperienza della primaria con i vostri figli?
Che dite, andrà migliorando o peggiorando?