venerdì 18 maggio 2018

Le letture di Mamma Avvocato: "Ancora dalla parte delle bambine"

Ancora dalla parte delle bambine” di Loredana Lipperini, con prefazione di Elena Giannini Belotti, 

ed. 2007, Feltrinelli, serie bianca, pag. 279



Aspettavo di leggere questo saggio da anni, ovvero da quando è uscito.
E’ sempre stato nella mia lista di letture eppure, chissà perché, non era mai il momento giusto per cercarlo.
Poi con il trasloco la posizione dei miei libri si è rivoluzionata e mi è saltato all’occhio un saggio letto quando ancora aspettavo il ricciolino, o forse prima: Dalla parte delle bambine” di Elena Giannini Belotti.
Mi sono ricordata quanto mi avesse colpita e fatta riflettere e l’ho riletto, questa volta con la consapevolezza di avere tra figli da crescere e un po’ più di esperienza da madre per capire anche quanti sforzi abbia compiuto la mia per crescere una donna “non stereotipata”.

È così tornata la voglia di cercare quello che è una sorta di naturale continuazione di quel saggio (infatti pubblicato con una interessante prefazione della Giannini Belotti), peraltro scritta da una giornalista e scrittrice di cui apprezzo il blog e di cui ho amato, per ciò che mi ha trasmesso, un altro saggio (“Di mamme c’e n’è più d’una”, di cui ho parlato qui).

È stata una lettura appassionante ma anche difficile.
Non perché il testo non sia scorrevole o chiaro. Lo è.
Difficile perché descrive una realtà scomoda, un’arretratezza disarmante, una società che mi spaventa.
L’indagine a tutto tondo della Lipperini esamina dati, statistiche, studi ma anche, soprattutto, contenuti di libri scolastici, letteratura per l’infanzia e l’adolescenza, blog, programmi televisivi, offerta cinematografica per bambini e il mondo della famiglia, cercando di comprendere che fine abbia fatto il femminismo, la ricerca della parità tra i sessi, l’emancipazione femminile, le conquiste dei decenni antecedenti, ponendo in un luce una realtà sconcertante: le bambine di oggi non sognano in più in grande, come la generazione che le aveva precedute, bensì aspirano a  diventare veline, ballerine, cantanti, ovvero di usare il proprio corpo per un ottenere successo economico e fama mediatica, oppure si ripiegano nell’universo domestico, ancora.

Dalla prefazione di Elena Giannini Belotti: “Gli uomini, un temo certi della loro superiorità, basata sulla nullità e sulla sottomissione femminile, oggi sono disorientati e spesso a disagio per l’emergere della inattesa è fastidiosa soggettività delle donne. Basta poco perché reagiscano aggressivamente, dato che le roccaforti del potere politico ed economico restano tuttora saldamente nelle loro mani: basta che le ragazze siano più brave a scuola, studino meglio e più a lungo di loro, provvedano in proprio alla loro sopravvivenza, vadano in giro sole la notte, viaggino ovunque. basta che rivendichino la propria indipendenza, pretendano di assumere decisioni, prendano l’iniziativa di separarsi da un marito, un fidanzato, un amante, un compagno con cui non vanno più d’accordo. L’autrice riporta alcuni casi di omicidi efferati di donne accaduti di recente nel nostro paese proprio a causa delle loro pretese di autonomia, che si scontrano con il patologico bisogno di possesso maschile, e riferisce che le donne ammazzate dagli uomini sono più di cento ogni anno. Per non parlare degli stupri che si succedono quotidiano. Un massacro che continua nell’indifferenza generale: se accadesse il contrario, cioè se cento uomini venissero uccisi ogni anno dalle donne, ci sarebbero furibonde interrogazioni parlamentari e misure di sicurezza eccezionali, compreso il coprifuoco.
Qualcuno si è mai posto la questione di quanto sia più alto il costo sociale degli uomini rispetto a quello delle donne, a causa dei loro comportamenti? I crimini di ogni genere commessi dagli uomini sono il 95%, quelli femminili il 5%, e in queste proporzioni è suddivisa la popolazione carceraria, e si sa che un detenuto costa più che se fosse alloggiato in un albergo di lusso….
Basta considerare quello che succede a ogni partita di calcio, non solo nelle grandi città, ma ormai anche mi piccoli centri…un costo altissimi, tolto dalle tasche dei contribuenti, comprese le donne, estranee a simili violenze.
Ma c’e dell’altro. La maggioranza degli incidenti stradali è causata da maschi in età dai 18 ai 25 anni che ammazzano se stessi e il prossimo per eccesso o gare di velocità o per guida spericolata  che non rispetta le regole, e se non uccidono provocano mutilazioni e invalidità permanenti……. Qual è il prezzo in sofferenza e denaro di simili misfatti per l’intera collettività? Questa ennesima discriminazione, che scarica anche sulle donne gli alti costi sociali dovuti a patologici comportamenti maschili, non viene nemmeno lontanamente presa in considerazione…”

Soprattutto, però, l’autrice, come già la precedente studiosa, esamina le cause di questa realtà, le spinte ed i modelli che vengono proposti alle bambine fin dalla più tenera infanzia.
Modelli sconcertanti, che noi stesse, donne e mamme di oggi, dovremmo riconoscere e saper filtrare, per non perpetrare la catena della inferiorità di sesso, per crescere individui davvero liberi di trovare il proprio ruolo nella vita, maschi e femmine che siano.

“A monte del reggiseno a vista e delle labbra gonfie che anche la più intelligente delle ospiti di un dibattito si sente, a differenza dei colleghi maschi, obbligata a esibire, c’ è il malinteso concetto per cui un essere umano che ha raggiunto la presunta liberazione dagli stereotipi possa usare i medesimi per divertirsi. Sarebbe bellissimo, se fosse davvero così:……ma giocare con i simboli, e con gli stereotipi, presuppone una consapevolezza così potente e così granitica del gioco medesimo che è molto difficile non restarne scottati.” Pag. 33

Perché “..negli ultimi anni si è smesso di parlare di persone e si è ricominciato a parlare di maschi e di femmine…” , come scrive la Lipperini (pag. 34), perché semplici frasi all’apparenza innocue, scelte quotidiane che sembrano insignificanti, per noi e per i nostri figli, possono diventare macigni sulle spalle delle bambine (e dei bambini), perché serie televisive o cartoni che ci fanno ridere o sorridere, passioni infantili per bambole o giochi che osserviamo con condiscendenza, libri che proponiamo convinta siano innocui, veicolano messaggi sessisti di cui bisogna essere consapevoli, per poterne almeno in parte neutralizzare gli effetti

“Strette in una morsa fra un universo femminile che sembra gratificarsi della propria oscenità e un’altra cospicua parte del medesimo che agita lo spettro moralizzatore della censurata, la nuova bambina - che in quel mondo è comunque immersa anche se guarda solo dvd della Disney - ha quantomeno la sensazione di una confusione crescente nel mondo degli adulti.” Pag. 34

Riferendosi a riviste idealmente destinate a bambine di asilo e elementari, l’autrice spiega come siano studiati per attrarre un pubblico sempre più giovane, facendone precocemente consumatori e usando termini e contenuti copiati dalle riviste per adulte, suggerendo alle piccole lettrici come piacere agli altri e , contemporaneamente, con palese ipocrisia, sottolineando la necessità del benessere interiore.

“Comunque, nelle letture destinate alle bambine di oggi c’e qualcosa di peggio rispetto al modello di virtuosa bellezza che da sempre è loro riservato: è l’identificazione del loro destino con lo scopo, ben misero, di impegnarsi per rendersi piacevoli. Il prima possibile.” Pag. 200

Attenzione, però: l’autrice ribadisce più volte come non vada ne’ demonizzato il mezzo (blog, Facebook , chats, TV, videogiochi ecc.) con cui sono veicolati modelli e informazioni, ne’ al contrario idolatrato, come accade ad esempio con i testi scolastici, bensì sia necessario valutare i contenuti di volta in volta proposti.

Il pericolo maggiore, infatti, è quello di cercare, ancora una volta, facili capi espiatori, anziché assumersi le proprie responsabilità o svolgere un faticoso lavoro di critica e scelta quotidiana.

A conferma, dati recenti dell’Istat ribadiscono che ‘le attività di pulizia e riordino della casa, e quelle relative alla preparazione dei pasti, risultano di competenza quasi esclusivamente femminile (il  90 % delle ore dedicate a queste attività è svolto dalle donne).’ E all'impegno domestico va sommato quell’insieme di oneri che abitualmente non vengono conteggiati, e che Pruna elenca ricordando che in termini economici, secondo uno studio americano, valgono 110.000 euro l’anno. Lo stipendio di un dirigente d’azienda.” Pag. 48

Non manca neppure un’analisi dei problemi alimentari che affliggono sempre più adolescenti e giovanissime, con riferimenti a studi e testi sull’argomento.

Le bambine perfette, sognate da madri rese ansiose dalla nuova implacabile spinta verso l’antico destino di specie (senza che abbiano potuto sperimentare altro fino in fondo), si ribellano.
Anche i bambini, certo. Solo che, ricordano Grimaldi e Urciuoli, i maschi tendono ad agire e a spostare all’esterno il proprio disagio; le femmine sono più portate a indirizzarlo verso l’interno e a focalizzarlo sul proprio corpo. Come è stato suggerito loro da quando sono nate.
In più, il corpo femminile è diventato centrale nella nostra società, e sulle bambine pesa ‘un atteggiamento di giudizio che automaticamente lega il corpo al valore della persona: le ragazze belle sono quelle che hanno successo.’…. Tutto questo è semplicemente troppo. I nuovi adolescenti, scrivono i due psicologi, non hanno più paura di sbagliare eni comportamenti, bensi di non essere all’altezza di quel che viene loro chiesto da quando ricevono in dono la prima Palestrina multisensoriale:’La cosa fondamentale per i giovani adulti di oggi è essere in grado di affrontare brillantemente ogni situazione, offrire sempre un’ottima prestazione e soprattutto concluderla con successo.’ 
E dal momento che sin dall’infanzia sono soprattutto le bambine a essere ingabbiate nell’imperativo della capacità e della diligenza, molte di loro, drammaticamente, si rifiutano.” Pag. 261

In sintesi, un saggio  che merita di essere letto, riletto, meditato.

Questo è il mio consiglio di lettura per il venerdì del libro.


lunedì 14 maggio 2018

Metti un pomeriggio al museo…il Falseum, Museo del Falso e dell’Inganno!

Il Falseum è il nuovo Museo del Falso e dell’Inganno che ha aperto circa tre anni fa nel Castello di Verrone (BI), recentemente restaurato.
L'esterno del Falseum


Noi ne abbiamo scoperto l'esistenza casualmente, cercando un luogo nelle vicinanze da visitare il primo maggio.
Ebbene.
È stata una bellissima scoperta!

Si tratta di un percorso interattivo permanente, ovvero un museo dall'allestimento moderno ed essenziale, con schermi parlanti, telecamere e applicazioni, ma anche cartellonistica classica, che si snoda su due piani.
Nel piano terra, in realtà le vecchie cantine del castello con mio soffitto a volta in mattoni rossi, si viene accolti in biglietteria, ove vi sono piccoli giochi in legno o quaderni ed altri gadget da acquistare, e raggruppati per le visite, che sono guidate.
Cosa c'è di strano?!?

Presentatrice televisiva

Nel nostro caso, la guida è stata bravissima a coinvolgere il ricciolino ed altri bambini presenti, con domande, battute e spiegazioni alla loro portata.
Inoltre, dopo una introduzione a ciascuna stanza del museo ed una breve spiegazione sia sul restauro che sul significato delle installazioni, ci è stato dato modo di esplorare in autonomia il museo.
Possibilità che io ho apprezzato molto: di solito, infatti, non amo le visite guidate proprio perché mi costringono a guardare con tempi imposti dalle altrui esigenze.

Particolari interni

Il tema? Originale ed affascinante, visto che si parla di falso e falsi, come la donazione di Costantino, il kilt scozzese ma anche i più noti mostri di Lochness, le catene di Sant'Antonio sui socials , il binocolo ecc., mostrando la facilità con cui possono essere manipolate le notizie ed anche i documenti scritti e le fotografie, le conseguenze spesso tragiche e non previste che possono derivare da dicerie e false verità veicolate da un gran numero di persone, l'onnipresenza delle bugie nelle nostre vite, a partire dalla costruzione della nostra identità, con la scelta di vestiti ed accessori, false identità virtuali ecc.

Giocando ai travestimenti
Il tutto spiegato con il gioco dei travestimenti, facendo presentare ai visitatori alcune notizie come se fossero  giornalisti televisivi, raccontando falsi storici ed aneddoti e gli effetti che hanno prodotto, invitandoli a trovare gli elementi incongrui nell'arredo di una sala e così via.
Una delle sale del primo piano

Insomma, un paio d'ore di visita a mio parere ben impiegate!
Peraltro, il costo del biglietto mi ha stupito in positivo, rispetto alla media, poiché se l'intero ammonta a 7 euro, i bambini con meno di 10 anni accompagnati da un pagante entrano gratis. Altrimenti il ridotto (minori di 18 anni e over 65 è di 6 euro).


Info pratiche

Il Falseum si trova a dieci minuti d’auto da Biella, 45 minuti da Ivrea e poco di più dai primi paesi della Valle D'Aosta.
E’ all'interno di un suggestivo castello medioevale, nel quale hanno trovato posto anche  Municipio e asilo comunale, in un perfetto esempio di buon uso degli immobili pubblici.
L'accesso con passeggini e carrozzine è possibile, grazie ad un ascensore che collega i piani ed alle rampe. Il nostro passeggino doppio non passava per pochissimi centimetri ma il personale e gli altri visitatori, su richiesta della guida, ci hanno aiutato a portare bimbi e passeggino nello spostamento, cosicché non abbiamo avuto problemi.
È dotato di servizi igienici al piano terra.
Il parcheggio è comodo poiché nelle vicinanze dell'ingresso e gratuito.
Questo il link al sito del museo, aperto sabato, domenica e festivi, dalle 10 alle 19,30 con pausa pranzo.Verificate comunque i dettagli aggiornati sul sito.

Post NON sponsorizzato.


giovedì 10 maggio 2018

Far toccare la natura ai bambini e ricaricarsi nel verde

La primavera non è la stagione migliore, per la mia salute.
Ho sempre sonno, devo assumere antistaminici e  spray nasali tutti i giorni, respiro male, mi riempio viso, braccia e mani di eritemi, gli occhi bruciano...l'allergia la fa da padrona e adeguarsi alle giornate più lunghe e luminose è uno sforzo fisico e mentale.
Eppure, mi piace.

 
Foto Mamma Avvocato


La natura si riempie di colori e profumi, il sole, dopo il lungo inverno, scalda le ossa, la pelle si  strati di abiti si fanno più leggeri, le tonalità dei vestiti più cariche e varie, la luce finalmente abbonda.

Così, nonostante la fatica che comporta, nonostante la stanchezza e l'allergia, ogni occasione è buona per uscire, per "stare fuori", semplicemente in un parco giochi, in una stradina sterrata di campagna, tra le viuzze del paese, nei sentieri tra i boschetti o in riva ai bellissimi laghi di cui il Canavese è dotato.



La meta dipende dagli impegni e dal tempo a disposizione ma, se non piove, dopo l'uscita da scuola del ricciolino ed il sonnellino pomeridiano dei piccoli, oppure  nei giorni festivi, porto fuori tutti.



Non crediate che non me ne penta ad ogni rientro e, qualche volta, pure in itinere.
Ogni sera, mi maledico perché ho una montagna di vestiti in più da lavare, i bimbi a cui fare il bagnetto, totale o parziale, il grande da convincere per la doccia, la cena ancora da preparare, borse da sistemare e la stanchezza che mi crolla addosso.
Perché portare un'ora al parco giochi tre bambini non è mai una passeggiata, andare un pomeriggio intero fuori con loro, richiede lunga preparazione e "spreparazione".
Eppure, lo rifaccio puntualmente.



Perché?
Perché l'umore, la mente, gli occhi, la pelle...tutto si rigenera e sono certa che lo stesso accada ai miei bambini.
In più, sono convinta che i piccolini abbiano diritto di toccare l'erba, sedercisi sopra, accarezzare i fiori con i piedini, cogliere terra, sassi e fioriture per conoscersene la consistenza, sentire il canto degli uccellini, guardare il blu e bianco del cielo ed il verde dei prati e delle foglie, godere del calore del sole sulla pelle.
Vivere con tutti i sensi, ogni volta che sia possibile.
Godere della bellezza che c'è intorno a noi.

 
Foto Mamma Avvocato



Certo, se riuscissi a convincerli a tenersi il cappellino in testa e magari pure gli occhiali da sole per più di 30 secondi, sarei ancora più contenta e se si potesse stare nella natura senza sporcarsi di erba, cibo, terra e chissà che altro, ancora di più ma...non si può avere tutto dalla vita no?!?




E infatti, il pomeriggio di uno degli ultimi giorni di festa, mentre l'Alpmarito purtroppo era costretto a lavorare, noi lo abbiamo trascorso semplicemente così, sul prato in riva al lago, ad associare gelato e godere della bella giornata.




Tra l'altro, ho potuto anche dare sfogo alla mia passione per la fotografia, con i miei soggetti preferiti!



lunedì 7 maggio 2018

Pic nic con tre figli, di cui due gemelli di dieci mesi? Si può (magari al Parco della Burcina)!


Sono trascorsi due anni da quando scrivevo questo post, in cui raccontavo le meraviglie di una riserva naturale ad accesso libero e gratuito (comoda anche con i passeggini grazie ad una strada sterrata alternativa ai sentieri) in provincia di Biella e della stessa "Biella alta", la zona vecchia di questa operosa città, fiore all'occhiello dell'industria tessile italiana.


Un paio di domeniche fa, con due figli in più, una coppia di amici anch'essi con figli piccoli e un ginocchio dolorante (il mio), siamo tornati al Parco della Burcina, per ammirare nuovamente le fioriture dei rododendri e, soprattutto, per cercare di scoprire se un pic-nic nei prati con un seienne e due gemelli di dieci mesi sia cosa fattibile.

Tra rododendri e tartarughe d'acqua...due esploratori curiosi!!!

La risposta è sì: faticoso, da preparare ma...SÌ!

Foriture del parco della Burcina


Perché ve lo racconto? Perché a volte, con i bambini piccoli, la sola idea di partire per una gita fuori porta può apparire assurda, l'impegno eccessivo.
Così si finisce per rinunciare sistematicamente e questo, dal mio punto di vista, non fa bene alla salute ed all'umore.
Certo, magari qualche fine settimana in casa non sarebbe male, soprattutto se si potesse riposare ma, visto che è molto difficile farlo...via! Nella natura!

Dall'alto verso il basso: casetta all'ingresso con punto informativo (chiuso la domenica ed i festivi), particolare del punto ristoro più vicino all'ingresso principale, veduta del ristorante e bar, Orsetto con la bandana che escplora le coperte!
Le montagne innevate dal Parco della Burcina

Splendida tartaruga d'acqua
Noi abbiamo optato per lasciare il passeggino gemellare in macchina e portare entrambi i bambini a spalla, con gli appositi zaini porta bimbi.
Il mio ginocchio non ha gradito molto, però i dislivelli nel parco non sono eccessivi, si può camminare un paio d'ore tra sali-scendi senza esagerare con le pendenze, soprattutto usando la strada sterrata.


Cosa abbiamo portato?
Il kit di sopravvivenza comprendeva: cambio di vestiti completo per ciascun bambino, una coperta da stendere nel prato, tanti pannolini (6/7) e salviette umide (nel parco ci sono pochi cestini, però ci sono, ad esempio nei bagni pubblici, molto spartani), crema solare, liquido disinfettante per mani, coltellino, due bandane in cotone per coprire la testolina dei bambini, la pappina già pronta in una piccola borsa termica, acqua in borraccia e nei biberon, cucchiaini, panini e frutta per gli adulti, due omogenizzati di frutta e uno yogurt per loro, biscotti per i bimbi grandi e biscottini primi mesi per i piccoli...tutto in uno zaino da montagna più lo zainetto posto sotto il nostro zaino porta bambini.



L'Alpmarito ha portato due zaini (quello dei bimbi dietro, quello normale davanti) ma se avessimo avuto anche il secondo porta bimbi come il primo modello, avremmo potuto ripartire in modo più egualitario il peso (ginocchio permettendo).
Ovviamente, io poi avevo al reflex al collo.
E ne è valsa la pena, sia per il paesaggio, sia per la allegra compagnia, sia per la splendida giornata di sole!

Zona asinelli, nei pressi dell'altro punto ristoro del parco, dotato anche di rastrelliere per eventuali biciclette.

Veduta su Biella e la piana, incorniciata dai rododendri in fiore
La domenica della nostra visita era in corso una fiera mercato delle vacche, quindi il parcheggio non era agibile (ma erccezionalmente abbiamo potuto lasciare l'auto lungo la strada) ma offriva lo spettacolo di tantissime mucche e vitellini, che è piacituo ai bambini!

Fiera mercato delle vacche dell'ultima domenica di aprile
Animali sicuramente visibili!


INFO PRATICHE
Il parco è dotato di servizi pubblici e di due punti ristoro, uno solo però comodamente raggiungibile con la strada sterrata e, dunque con il passeggino.
Vi è un ampio parcheggio a pagamento dinanzi ai cancelli dell'ingresso, nonché una area parco giochi ben tenuto con annessa fontana di acqua fresca, nella piazzetta posta prima dell'ingresso al parcheggio.
Il parco è sito a 15 minuti da Biella (servita dall'autostrada Torino - Milano A4, uscita Carisio), 45 minuti da Ivrea e poco di più dalla base Valle D'Aosta.

Uno degli splendidi panorami visibili dal sentiero del parco

Particolari di radici !





venerdì 4 maggio 2018

Le letture di Mamma Avvocato: Sophie Kinsella

                                      
"La mia vita non proprio perfetta"
&
"Sorprendimi!"  


di Sophie Kinsella
  
Se c'è un modus operandi nel mio modo di leggere, è certamente l'alternanza tra romanzi di svago, romanzi di spionaggio o legal thriller e biografie/autobiografie, specialmente legate alla montagna o allo sport.
Questo venerdì vi consiglio due romanzi di Sophie KLinsella, conosciuta come l'autrice di "I love shopping" ed altri titoli della stessa serie, che non mi sono piaciuti.
Io apprezzo molto, invece, per i restanti suoi romanzi, di cui infatti scrivo sovente.

Perchè mi piace? Perchè la sua scrittura consente di "staccare" ed evadere, ridere e sorridere, però non in modo frivolo.
L'umorismo e le situazioni esagerate vissute dalle protagoniste, infatti, nascondono sempre, a mio parere, una satira feroce della società attuale, con le sue manie, le sue contraddizioni, le sue mode e i suoi problemi, che siano lo sfrenato consumismo, l'incapacità di intrattenere relazioni durature soddisfacenti, le difficoltà lavorative, i disturbi alimentari o il conflitto intergenerazionale, l'ossessione per il "naturale" e "biologico" ecc.
La scrittura fluida e ironica consente dunque di riflettere, se lo si desidera, e lascia un certo retrogusto amaro, senza però mai deprimere, perchè a trionfare, alla fine, sono sempre l'intraprendenza, l'autenticità e l'amore.

Nel primo di questi romanzi, una ragazza di campagna che vuole diventare una londinese doc in carriera nel mondo del marketing, racconta la sua difficile vita in un ufficio di serpi velenose, capi isterici, appartamenti condivisi, difficioltà economiche e  pendolarismo "da battaglia", fino alla svolta obbligata: il ritorno nel verde del Somerset e un'idea imprenditoriale da sviluppare con successo, tenendo presente quello che piace ai "cittadini".
Ovvero, come ci diciamo sempre anche io e l'Alpmarito osservando i turisti della montagna: avere l'illusione di essere a contatto con la natura ed una vita semplice, rigorosamente "bio", senza rinunciare davvero a nessun dei "comfort" della città, dalla connessione wi-fi alle docce calde, dalla pulizia al cibo preferito. Il tutto sentendosi parte di una élite privilegiata.
Le disavventure della protagonista la porteranno, in realtà, al successo ed all'amore ma solo grazie alla sua intraprendenza e tenacia (e questo non è banale).

Il secondo romanzo invece, prende spunto da una visita medica di routine, affrontata da una coppia proprio nel giorno del loro anniversario di matrimonio.
Il verdetto è più che positivo: spettano loro altri 68 anni di buona salute, tenuto conto delle statistiche.
Fantastico! O no?!? 
Di colpo la prospettiva appare noiosa a Dan e Sylvie, genitori di due gemelle, lavoratori e coppia consolidata, che decidono di correre ai ripari inventandosi delle "sorprese" reciproche per vivacizzare la vita matrimoniale.
Peccato che, rompendo gli equilibri, saranno loro a restare sorpresi (e non in positivo), da incomprensioni e segreti a lungo taciuti.
Servirà aprire davvero gli occhi, andando oltre le immagini idealizzate dei familiari e del coniuge, costruite nel tempo, per ritrovare unità ed un rapporto davvero autentico.

Buone letture!!!

Con questo post partecipo all'appuntamento del venerdi del libro di Home Made Mamma.



 

venerdì 27 aprile 2018

Le letture del ricciolino biondo: i classici dell'antichità per bambini


"Odissea. I viaggi di Ulisse" di Omero, illustrazioni di Tony Wolf, ed. Dami, Giunti Editore, 2007

44 pagine arricchite dalle allegre ed inconfondibili illustrazioni di Tony Wolf, che raccontano il viaggio di Ulisse in nove capitoli, di cui sono protagonisti i personaggi di Omero rappresentanti da aninali: Odiesso e sua moglie, non a ncaso astute volpi, i proci, ovviamente porci, Eumeo, il fedele servitore e così via. 


Un libro che ben riassume gli episodi salienti del viaggio dell'eroe, da un breve riassunto dell'antefatto (la guerra di Troia): lo sbarco nel paese dei Lotofagi, il famossissmo inganno al ciclope Polifemo, la trasformazione in maiali dei marinari sull'isola della maga Circe, le sirenem Scilla e Cariddi, il naufragio sull'isola dei Feaci e l'incontro con Nausicaa ed, infine, il ritorno a casa, il ricongiugimento familiare e la vendetta contro i Proci.
Il ricciolino si è appassionato moltissimo alle avventure di Ulisse che, a distanza di milenni, ancora incantano i lettori.
A mio parere perfetto dai 5 anni.

Terminata la lettura, al ricciolino è sorta la curiosità di scoprire la storia della guerra di Troia, l'Iliade, e poi approfondire il racconto dell'inganno del cavallo di Troia, ordito da Odisseo ( o Ulisse che dir si voglia), tramite due libri diversi:

"Iliade. La guerra di Troia" di Omero, illustrazioni di Libico Maraja, ed. Dami, Giudnti Editore, collana "Miti Oro" , 2013


Un albo illustrato pensato per bambini più grandicelli, poichè più lungo (77 pagine) e utilizzante un lessico molto ricco e preciso, che però, con qualche spiegazione aggiuntiva, ha conquistato anche il ricciolino.
Il suo magior pregio, a mio parere, sono le illustrazioni particolareggiate e mature e la fedeltà del racconto all'originale, pur nella sintesi richiesta dall'albo illustrato, con suddivisione in canti della narrazione.

Temevo che le battaglie ed i lutti di cui è costellata l'Iliade potessero disturbare il ricciolino o che trovasse strano il continuo intervento divino nelle vicende umane, invece mi sbagliavo: ha ascoltato e gustato la lettura come un bel racconto, chiedendo informazioni e ammirando il coraggio degli eroi omerici, senza stupirsi più di tanto della presenza di dei antropomorfi.
I bambini sanno avere molta più immaginazione e fantasia di noi!

Della stessa serie (comprendente anche altri titoli classici e dal prezzo competitivo , 9,90 Euro) abbiamo preso ora in prestito anche:

"Eneide. Le avventure di Enea" di Virgilio, illsutrazioni di Piero Cattaneo, ed. Dami, Giunti Editore, 2013, collana "Miti Oro", pag. 93.


Confesso che ho voglia anche io di iniziarlo, poichè dei tre poemi quello narrante la storia di Enea, il fondatore di Roma, è quella di cui ho meno memoria e che ricordo, all'epoca dello studio, di aver apprezzato meno.
Chissà se, dunque, la lettura in versione sintetica ed illustrata, saprà farmi venir il desiderio di rileggere il poema e, soprattutto, se piacerà al ricciolino quanto Iliade ed Odissea.

Per approfondire la narrazione dell'inganno del cavallo di Troia, abbiamo trovato questo libro, in edizione economica (8 Euro) e tascabile, dalle illsutrazioni stilizzate (non bellissime, per il mio gusto, ma espressive):

"Il cavallo di Troia", di Sabina Colloredo, ed. EL, collana "Che storia!", aprile 2017


Nonostante il titolo, si tratta in realtà di un riassunto sintetico (77 pagine) dell'intera Iliade: dalla storia di Elena e Paride alla conquista della città da parte dei greci, grazie, appunto, all'astuto trucco di Ulisse del cavallo di Troia.


A mio parere perfetto anche come primo approccio, per invogliare i bambini ad una lettura più approfondita dell'Iliade: la scrittura è infatti piacevole e molto scorrevole, con un lessico adatto anche a bimbi di cinque/sei anni.

Per completare il panirama dei classici dell'antichità, leggiamo, in ordine casuale, anche la versine breve di alcuni miti greci, nella raccolta ricevuta in dono per Natale dal ricciolino già un paio d'anni fa:

"Miti greci per bambini",  
narrati da Heater Amery, illustrati da Libnda Edwards, ed. Usborne


16 storie, dal vaso di Pandora al volo di dedaro e Icaro, dal labirinto di Rero e del Minotaur alla storia di Eco e Narciso alle fatiche di Eracle.
La lunghezza di ciascun mito è perfetta per brevi letture serali, accompagnate da piccole illustrazioni vivaci, con testi su sfondo colorato.


Il formato tascabile lo rende comodo da portare in borsa però, a mio parere, la qualità dei riassunti dei miti lascia un pò a desiderare: alcuni sono comprensibili, altri sono troppo estrapolati dal contesto e brevi per cui, se non si conoscono gli antefatti o la storia dei protagonisti, si fatica a comprenderli.

Cambiando periodo storico ma rimanendo sul classico, al ricciolino è piaciuto molto anche:

"La leggenda di merlino e i cavalieri della tavola rotonda",

illustrato da Tony Wolf, ancora una volta una ed. Dami per Giunti Editore, collana "Pimi classici per i più piccoli", 1998 (ma ne esiste una versione più recente), pag. 44.

 


Come di consueto per gli albi illustrati da Tony Wolf, le illustrazioni sono vivaci, allegre e accattivanmti, i protagonisti animali. La lettura è scorrevole e consente di conoscere la storia re Artu', della spada nella roccia e della tavola rotonda, attraverso la voce narrante di Mago Merlino.




E voi, conoscete altre versioni di classici dell'antichità o avete letture a tema da consigliarci perchè ritenete siano imperdibili?
Il ricciolino (ed io) attende i vostri consigli!

Con questo post, torno con piacere a partecipare all'appuntamento del venerdìdel libro di Paola!