mercoledì 13 marzo 2019

Carnevale 2019 tra Ivrea e Pont St. Martin: come è andata e tante immagini

Il Carnevale si è concluso.
Ed è stato un successo....
 
Di  coriandoli, perchè non è carnevale senza pezzetti di carta colorati infilati ovunque, anche nei pannolini!



di zucchero filato, per me (dopo anni di astinenza, perchè crea dipendenza!) e per loro. 

Una scoperta che ha lasciato increduli e felici Orsetto e Principessa, al primo il primo diffidente, la seconda entusiasta, come di consueto. Poi...entrambi innamorati!

... di palloncini, perchè per una volta ho ceduto anche io e ora una moto staziona nel nostro salotto, un pò sgonfia.. .


e di arance.


 La battaglia  delle arance ad Ivrea ha appassionato tantissimo il ricciolino, che ha tirato per due pomeriggi, un carro dopo l'altro,





 fermandosi solo il tempo di fare scorta di patatine fritte per riempirsi la pancia e rifornire la sorellina!


Inutile aggiungere il mio orgoglio eporediese nel vedere mio figlio tirare con grinta nella mia squadra!
Sono stata decisamente meno felice di lavare le divise (a mano, spazzolando e più volte) sporche di melma e di stirarle ma non c'è bellezza senza fatica, in fondo.


I piccoli, nelle loro mini divise, naturalmente dei Tuchini del Borghetto, hanno sgranato gli occhi e riso tanto.


Orsetto pronto a lanciarsi nella mischia, sempre a raccogliere arance per terra e tirarcele, avrebbe voluto seguire il fratello maggiore e non ha mostrato il minimo segno di timore, salvo lamentarsi per le manine "spocche" ogni tre per due.

Principessa  ha osservato da distanza di sicurezza, soppesato tra le mani una arancia e deciso che fosse meglio succhiarla che lanciarla.


Ha apprezzato decisamente di più le sfilate, soprattutto di pifferi e tamburi e delle bande musicali, sempre presenti tanto ad Ivrea quanto a Pont St. Martin.




La domenica, invece, è stata tutta dedicata al carnevale di Pont Saint Martin, a guardare la sfilata delle Insulae al mattino 






e dei gruppi a piedi al pomeriggio, in un tripudio di storia, divertimento, colori, originalità, musica, balli ed allegria.


Principessa teneva il tempo e ballava radiosa, il ricciolino commentava e tirava coriandoli con gli amici, Orsetto si godeva la festa con il sorriso.

Quest'anno abbiamo saltato la sfilata dei carri allegorici, di solito molto bella,  il martedì pomeriggio, perchè impegnati ad Ivrea con la battaglia, ma non si può essere ovunque contemporaneamente!


Vestirli in maschera è stata una impresa, hanno deciso di combinare a piacere e poi scambiarsi ripetutamente i miei vestiti di carnevale vintage, recuparati dalla naftalina ma ancora belli, e talvolta impuntarsi per togliersele.









Infine il giovedì grasso, con il carnevale dei bambini di Pont Saint Martin (ma lo fanno anche ad Ivrea), ovvero il mini carnevale storico ha visto protagonista il ricciolino e tutte le scuole dei dintorni.


Questa volta anche il papà ha potuto assistere alla sfilata 



e per il primo anno ha partecipato anche la scuola elementare ora frequentata dal ricciolino, con tanto di rinfresco per i bambini successivo organizzato dalla nostra brava rappresentante di classe, con i ringraziamenti delle maestre.

 Hanno rappresentanto la fiera del legno di Sant'Orso di Donnas, in modo creativo ed economico.

I piccoli hanno festeggiato anche all'asilo nido e a fine anno le amestre ci mostreranno le foto scattate per l'occasione. Considerando come erano distrutti quando sono andata a recuperarli, direi che si sono divertiti molto anche lì!







La Mugnaia di Ivrea quest'anno è stata una mia collega, conosciuta e quasi coscritta, che ha ben impersonato la nostra eroina, portavoce della lotta per la libertà. Un simbolo, peraltro femminile, che vale la pena onorare sempre.


Ad essere mancate sono state solo le serate carnevalesche, salvo il venerdì del Rio de Ponteiros, a cui abbiamo fatto una seppur breve apparizione. A quelle torneremo a dedicarci quando anche i gemelli saranno crersciuti abbastanza da portarli nella folla in tranquillità.


Sono stati giorni intensi, felici e stancanti. Perchè è bello esserci sempre, tanto al Carnevale di Pont Saint Martin, che a quello di Ivrea.

Infatti è questa la loro magia: la grandissima partecipazione popolare, l'entusiasmo degli abitanti, i sorrisi e la voglia di divertirsi insieme e divertire, che contagia adulti e bambini e rende questi due carnevali bellissimi. 

E io già penso che forse il priossimo anno potremmo sfilare anche noi ed i piccoli o, perchè no, tirare sul serio, senza bimbi!

venerdì 8 marzo 2019

Le letture del ricciolino biondo: per mamma e papà !


Per il consueto appuntamento con il venerdì del libro di Home Made Mamma, due albi per bambini, dedicati al rapporto con papà e mamma ed entrambi consigliati da Mamma Piky.

"Che fatica mettere a letto...papà!"  di  Coralie Saudo


 

Una storia che ha conquistato il ricciolino e noi genitori perchè è la perfetta ricostruzione del momento serale della preparazione per la nanna (o forse sarebbe meglio dire, della "lotta" per la messa a nanna!), però visto con gli occhi di un bambino ed al contrario.




Nell'albo, infatti, è il figlio a dover mettere a dormire il padre che si comporta come un bambino capriccioso, rifiutando di indossare il pigiama, insistendo per mille favole della buona notte, chiedendo al bambino di poter dormire nel lettone per paura del buio ecc.

Divertente e molto originale, anche nelle belle ed incisive illustrazioni !

 Dai 4 anni.

****

"Mi vorrai sempre bene mamma?" di Astrid Desbordes




Un libro che, secondo il ricciolino, fa capire ai bambini che: "... anche quando la mamma non sembra che ti voglia bene perchè ti sgrida, urla o ti mette in castigo, in realtà ti vuole comunque bene e te ne vorrà sempre."



Una scrittura semplice e delicata, con illustrazioni a tinte pastello divertenti ed esplicative.

Dai 3/4 anni.

venerdì 1 marzo 2019

Le letture di Mamma Avvocato: "C'era una volta una casa di ringhiera" , "Casi umani", "come se tu non fossi femmina"

Negli ultimi tempi, dopo il racconto lungo di Maddalena Capra Lebout, ho letto altri due libri di autrici donne che mi sono piaciuti, uno che non mi è spiaciuto ma senza convincermi del tutto ed uno che non consiglierei.

Questo è dunque un venerdi' del libro tutto al femminile !



Il primo,
"C'era una volta una casa di ringhiera" di Annamaria Pizzinato (pag. 149) 

non è un romanzo ma una sorta di autobiografia dell'infanzia dell'autrice, cresciuta negli anni '60 nella periferia di Milano, in un appartamento facente parte di "una casa di ringhiera".




E' il racconto di un modo di vivere la propria casa, la propria famiglia ed il proprio quartiere sicuramente molto diverso dalla realtà della mia generazione nella cittadina dove sono cresciuta io.
Mentre leggevo, mi immergevo in quel mondo e mi sembrava di sentire la voce di mia nonna (ed è nonna anche l'autrice) che mi narrava episodi della sua infanzia, mi spiegava come trascorreva le sue giornate da bambina e la vita nel suo paesello.


Una sorta di piccolo memoriale, dunque, non scevro da valutazioni sull'educazione dei bambini e sui valori di ieri e di oggi, scritto senza "peli sulla lingua".
Una lettura breve, semplice e scorrevole ma curata, che consiglio a tutte le mamme e donne, anche per non dare per scontate tante piccole conquiste femminili e riflettere sul nostro attuale stile educativo.

Devo ammettere che mi piacerebbe che anche mia nonna e mia mamma prendessero carta e penna (non me la vedo a scrivere al pc!) e  raccontassero la loro infanzia nello stesso modo: intimo ma anche con uno sguardo aperto ai riti, alle consuetudini familiari, alle abitudini ed ai rapporti interpersonali dell'intero quartiere/paese in una epoca ormai passata.


Annamaria Pizzinato, con il nome di "Wondernonna" ha scritto anche racconti per bambini e parla di sè e dei suoi adorati nipoti nel suo blog,  purtroppo ultimamentepoco aggiornato.


Il secondo, anche se non in ordine di lettura, è

 "Casi Umani" di Selvaggia Lucarelli, Ed. Rizzoli, 2018, pag. 221.


Come in "Dieci piccoli infami", che avevo apprezzato molto, in questo libro Selvaggia Lucarelli racconta le sue (dis)avventure, anzichè con persone che a vario titolo le avevano rovinato la vita, con una serie di aspiranti "fidanzati", tratteggiando una casistita tragico-comica di uomini che è sicuramente meglio perdere che trovare.

Non divertente quanto "Dieci piccoli infami", forse anche perchè ne ricalca lo stile e l'impostazione, ma comunque una piacevole lettura di evasione.
Difficile, pero', credere che uomini cosi' esistano davvero e, soprattutto, che li abbia incontrati tutti lei.
Se è vero, si è guadagnata la mia compassione a vita.

Lo stile, schietto, esagerato, ironico, è lo stesso che avevo trovato in "Che ci importa del mondo".

Il terzo,

"Come se tu non fossi femmina"di Annalisa Manfreda, ed. Mondadori, 2018, pag. 163


L'autrice è sicuramente una donna intelligente, con cui scambierei volentieri due chiacchere o anche di piu', su condizione femminile, lavoro, vita con i figli, educazione ecc.
Dal libro traspare il suo amore per i viaggi e vorrei saperne molto di piu' su suo trekking in Nepal con famiglia.
Gli insegnamenti che vorrebbe trasmettere alle sue figlie sono, per me, al 90% condivisibili.
Cio' che mi ha lasciata perplessa, è pero' la mancanza di un filo conduttore, di una "storia" che tenga insieme gli insegnamenti stessi, dal momento che il viaggio con le sue figlie è appena accennato, un mero pretesto abbozzato per condividere le riflessioni dell'autrice che, secondo me, in questo modo perdono di incisività.
Insomma, lo consiglio per il contenuto ma non per la scrittura.


Il quarto, infine, 

"Mamme coraggiose per figli ribelli" di Giada Sundas, ed. Garzanti, 2018, pag. 173


Mi piace come scrive l'autrice, che secondo me ha proprio talento e trovo che ci si possa immedesimare, da mamma, nelle sue parole, eppure il suo secondo libro mi è sembrato troppo simile al primo, "Le mamme ribelli non hanno paura" (di cui ho scritto qui) e a tanti altri scritti sulla maternità e quindi non mi ha coinvolto piu' di tanto, pur facendomi sorridere.
 
Con questo post, non sponsorizzato, partecipo all'appuntamento ideato da Paola, il venerdi' del libro.

mercoledì 27 febbraio 2019

Una domenica di Carnevale ad Ivrea, in attesa della battaglia delle arance

Di Ivrea e del suo carnevale ho già scritto molto (trovate i post sotto l'etichetta "carnevale" e "ivrea") e non potrebbe essere altrimenti, visto che è la festa che amo di piu'una esplosione di allegria, colori, suoni, odori.
Una festa popolare che coinvolge gli eporediesi e tutti gli abitanti dei paesi vicini, in una settimana di follia collettiva e gioia.


C'è la battaglia delle arance, naturalmente (bella soprattutto in Borghetto, tra i Tuchini, nel mio rione!) per cui e' conosciuto il carnevale eporediese.


Ma c'è anche la parte storica, incentrata sulla Vezzosa Mugnaia ed il Generale, che ha inizio ben prima della domenica di carnevale in senso proprio.
C'e' la festa dei bambini e quella della musica.
C'è il coinvolgimento, con persone per strada ad ogni ora, ad ogni appuntamento, malgrado le stringenti misure di sicurezza che rischiano di soffocare spontaneità e libertà.


Cosi', complici il bel tempo e le temperature primaverili, domenica eravamo di nuovo per le vie della mia città, la mattina a godere della sfilata dei carri da getto dipinti e vestiti a festa,






 gustando zucchero filato e bugie,
il pomeriggio, a  guardare la presentazione degli Abbà, piccoli rappresentanti dei rioni cittadini



girando tra gli stand delle squadre di arancieri a piedi, che vendono divise, stemmi e gadgets,

e ad ascoltare il suono di pifferi e tamburi, vera colonna sonora del carnevale d'Ivrea.


Ora, se la salute ci assistite, aspettiamo con ansia domani, il giovedi' grasso!!!


E voi, come vivete il carnevale? E' una festa che vi piace? Partecipate attivamente?


mercoledì 20 febbraio 2019

ALLATTAMENTO, da mamma e da trismamma, con il primogenito e con i gemelli: ESPERIENZE DIVERSE


Le mie tre esperienze di allattamento dei miei figli sono state molto diverse tra loro, sia per questioni fisiche, sia per questioni di consapevolezza personale, sia per la differenza intercorrente tra nutrire un neonato e nutrire due in parallelo.

Durante l'attesa del primogenito ho diligentemente frequentato un corso pre parto, in cui si è affrontato anche il tema dell'allattamento.
Io da sempre, pur non provando alcun fastidio nel vedere le altre donne allattare, non mi riuscivo ad immaginarmi nei loro panni e la prospettiva mi suscitava disagio, mi faceva in qualche modo “senso”.
Per fortuna l'ostetrica del corso preparto non era rimasta affatto sorpresa quando, contrariamente alle altre future mamme, che sembravano entusiaste all'idea, avevo esternato la mia scarsa voglia di allattare, spiegandone le ragioni.
Mi aveva tranquillizzato, assicurandomi che la sensazione di stranezza sarebbe sparita quando avessi avuto in braccio mio figlio e, comunque, per fortuna esisteva l'alternativa del latte artificiale.
Ero percio' entrata in ospedale con l'idea di provarci e poi decidere.
Quando il ricciolino si è attaccato al seno non ho provato in effetti nessun senso di disgusto.
Tuttavia, come ho raccontato in questo post, l'eperienza è stata abbastanza fallimentare: poco latte e arrivato tardi, il ricciolino che perdeva peso e piangeva disperato giorno e notte, il dolore, le infermiere prima, l'assistente all'allattamento poi, che sembravano non capire e insistevano che fosse solo questione di mie scelte e “scarsa resistenza al dolore”, nessuna possibilità di scelta in un ospedale in cui il latte artificiale, i copricapezzoli in argento o silicone, le coppette assorbilatte, il tiralatte ecc. erano tutti argomenti vietati.
Alla fine ho allattato il mio primogenito in modo misto per tre mesi, con fatica e e sentendomi spesso inadeguata, pur con momenti di tranquillità, prima di passare al solo latte artificiale, ascoltando il sensato consiglio del mio ginecologo.
Nonostante lo strascico dei sensi di colpa, il latte artificiale è stata una svolta per la salute del ricciolino ed una liberazione per me.
Con i gemelli, paradossalmente è stato tutto più semplice.
Durante la gravidanza non ho ricevuto alcun consiglio o pressione esterna e, nell'ospedale dove ho partorito, piu' grande e specializzato anche in gravidanze gemellari e situazioni a rischio, nessuno si aspettava che allattassi in via esclusiva due neonati.
Cosa che, tra complicazioni durante il parto e ricovero in TIN delmaschietto, nell'immediatezza in effetti sarebbe stato impossibile.
I primi giorni, percio', pur provando ad attaccare la mia bimba al seno, chiedevo e ricevevo ad orari regolari il biberon, seguendo solo il mio istinto.
Ed il mio istinto mi diceva che mia figlia era troppo piccola per rischiare di aumentare il calo di peso fisiologico, io non avevo abbastanza lucidità e forza per allattarla a richiesta e, comunque, la preoccupazione per il maschietto e la necessità di dividermi tra i due era troppo forte per consentirmelo.
Dopo qualche giorno, pero', il team di medici della TIN mi spiego', con molto tatto, quanto fosse importante il latte materno, anche in piccole quantità, per i prematuri e come tirarmi il latte per il mio bambino, per quanto non “obbligatorio”, potesse aiutarmi a sentirmi meno impotente durante al suo ricovero e più vicina a lui.
Così, quando poco dopo una delle infermiere del reparto aveva insistito perché provassi il tiralatte almeno una volta, avevo deciso di provare, anche per ingannare il tempo nelle lunghe giornate in reparto e, arrivato il latte, attaccavo mia figlia per stimolare la produzione, salvo poi continuare anche con il biberon e usare il mio latte rimanente per il maschietto.
Lo scopo era dare quel che potevo ad entrambi ma senza far perdere alla bambina l'abitudine al biberon, cosi' da potermi far aiutare da mio marito e dai familiari e non collassare io!
Per il maschietto, l’allattamento misto è continuato per mesi ma con il biberon ed uno di latte materno sui suoi 7/8 pasti abituali: andava bene anche cosi', perchè sapevo che lui aveva bisogno di aumentare rapidamente di peso, mangiando regolarmente e io avevo necessità di riposare qualche ora, soprattutto di notte.
Con la femminuccia l’allattamento è diventato quasi esclusivo, ad un certo punto: saltavo solo una o due poppate notturne, per poter dormire e, se il mio latte non bastava a placare la sua fame, integravo.
La mia maggiore consapevolezza e tranquillità, la necessità di nutrire in parallelo due bimbi e di farli crescere regolarmente, l'esigenza di sopravvire a 16/14 pasti giornalieri e alla fatica dei primi mesi con i gemelli, hanno certamente fatto la differenza rispetto all’esperienza con il primogenito.
Non ho avuto particolari sensi di colpa, ragadi, mastiti o dolori, anzi è stato un piacere allattare mia figlia e, a parte un po' di malinconia nel salutare una fase della loro crescita, non ho avuto particolari remore neppure ad iniziare lo svezzamento a sei mesi.
Soprattutto, pero', le minori pressioni esterne e la scelta di non prestare ascolto a nessun sostenitore delle due opposte fazioni estreme “solo allattamento materno, a richiesta ed a oltranza” e “latte artificiale sempre, che geniale invenzione”, mi hanno consentito di trovare un compromesso ad hoc per la nostra situazione.

Mi rimane solo il rammarico di non essere stata compresa ed ascoltata proprio dalle figure professionali che avrebbero potuto farlo, perchè sono certa che se si fosse scoperto per quale motivo il ricciolino non riusciva a ciucciare efficacemente (sembra che avesse il frenulo linguare corto, oppure semplicemente era un mangione), forse avrei un ricordo piu' roseo anche di quell'aspetto dei nostri primi mesi insieme.

A posteriori, pero', posso assicurare che avevano ragione il mio ginecoloco e l'ostetrica del corso pre parto: non conta tanto quale latte dai ad un figlio, ma come glielo dai.

Infatti, anche quando davo il biberon, latte materno o artificiale che fosse, mi sono sempre goduta il contatto fisico e la vicinanza con i miei bimbi allo stesso modo che nell’allattamento, né i miei figli hanno mai dimostrato una minore serenità rispetto a quando li ho allattati al seno.
Inoltre, il latte artificiale ha consentito anche al papà, alla nonna ed al ricciolino che mi sostituivano o mi aiutavano nel dare il biberon, di creare un legame fortissimo con i piccoli che perdura tutt’ora.

E voi, che esperienze avete avuto con l'allattamento e/o il latte artificiale? 

venerdì 15 febbraio 2019

Le letture del ricciolino biondo: "Pirati delle nevi" e "Mortina"

Pirati e cavalieri, supereroi , bimbi monelli e bimbe intrepide...sono tanti i personaggi che piacciono al ricciolino ma, ultimamente, i pirati sono tra i più gettonati.
Non è facile scovare storie che possano appassionarlo sempre, anche la sera quando la tentazione di restare a guardare i cartoni è forte e la stanchezza per la giornata a scuola si fa sentire, così la sfida è girare per le biblioteche e le librerie e lasciarsi ispirare da titoli, personaggi o disegni accattivanti.


Considerando che viviamo ai piedi delle Alpi e non siamo proprio marinai provetti (neppure marinai e basta, a dire il vero), è un pò strano leggere tante storie di pirati eppure...abbiamo scoperto che esiste chi si è inventato addirittura una avventurosa storia di pirati delle nevi e corsari dei ghiacci.


Sì, avete capito bene.
I protagonisti di questo libro illustrato della serie "Il battello a vapore" sono pirati ma nevigano, anzichè navigare, sui pendii montani, con velieri da neve ("Valanga" e "Tempesta" ) anzichè galeoni dei mari e sono, pensate un pò, animali di montagna: Capitan Gip, il gipeto, il suo secondo Camilla, un camoscio, lo stambecco Testadura, il capitano dei loro nemici, il lupo Testadura, la marmotta, la volpe ecc.

"Pirati delle nevi" di Tommaso Lanciani,

ed. Piemme



Invece che con mostri marini, i pirati montanari devono combattere con draghi delle nevi e si trovano alla taverna del vecchio Hibou (ovvero il gufo), in una valle sperduta, anzichè nelle osterie dei porti, si divertono con discese in derapata e godono degli spruzzi di neve e ghiaccio sollevati dalla loro nave con i pattini....


Tuttavia lo spirito avventuroso, la ricerca del tesoro e la sempre eterna lotta tra i buoni (pirati, certo, ma generosi e leali), ed i cattivi (scorretti, malvagi e traditori), sono gli stessi che nelle storie tradizionali ma l'ambientazione montana rende la lettura ancora più curiosa e divertente, anche per i genitori.

Un libro che ci è piaciuto molto, nato da un'ispirazione che l'autore, Tommaso Lanciani, scrive di aver avuto proprio in Valle d'Aosta, nella bella Val di Rhemes, che noi frequentiamo, conosciamo e amiamo.
Insomma, non potevamo farcelo scappare e di sicuro non ci ha delusi!



La storia, consigliata dai sette anni, è perfetta da questa età per le letture autonome ma può essere apprezzata anche prima se letta ad alta voce.

***



"Mortina. Una storia che ti farà morire dal ridere" di Barbara Cantini, 

ed Mondadori

Mortina, invece, è la piccola zombie protagonista di una storia di Halloween  (ma anche di altri due libri che abbiamo già ordinato) che ho cercato dopo aver letto il post di  Mamma Piky.
La protagonista è davvero simpatica, con illustrazioni e didascalie divertenti tutte da leggere e un racconto pieno di ottimismo e fantasia, seppur semplice.


La piccola zombie si diverte molto a giocare a Villa Decadente, dove vive di nascosto con la zia Dipartita e un cagnolino zombie, però avrebbe voglia di stare con bimbi suoi coetanei.
La zia ha vietato ogni contatto, temendo una pessima accoglienza per gli zombi da parte degli abitanti del villaggio.
Mortina non si perde d'animo e elabora un'idea: quale occasione migliore della festa dei morti per mischiarsi con i bambini veri?

Unico appunto del ricciolino: "Non è vero che fa tanto ridere, io ho riso una sola volta. Però mi è piaciuto!"


Anche in questo caso, una lettura adatta dai 5/6 anni in poi, a mio parere.

Con questi consigli di lettura per bambini, partecipo al consueto appuntamento del venerdì del libro di Paola.



giovedì 14 febbraio 2019

Sci di discesa VS. sci di fondo, ovvero sci alpino VS. sci nordico

Vi ricordate dei due post in cui scherzosamente misi a confronto nuoto e corsa, per evidenziare vantaggi e svantaggi di uno sport rispetto all'altro?  (No? Considerato che li scrissi nel lontano 2015, posso perdonarvi ma andate a leggerli, per sapere quali sono i miei personali 17 motivi per nuotare e 15 per correre e i lati di negativi di fare l'una o l'altra attività !)


Questo post nasce con lo stesso spirito scherzoso e la stessa premessa che è scritto da una  praticante di entrambi gli sport ma solo a livello amatoriale e medio, non agonistico.
E non solo...trovate anche l'opinione del ricciolino. 



Sci di fondo
Sci di discesa
1) Può essere molto faticoso.
Puoi scegliere facilmente con quale livello di intensità praticarlo: passeggiando come una mucca al pascolo oppure spingendo come una dannata, senza mai fermarti.
Ne consegue che volendo puoi bruciare molte calorie in pochissimo tempo. O anche sudare poco ma bruciare qualcosa comunque.
Se sia uno svantaggio o un vantaggio, dipende dal tuo obiettivo o dal tuo stato d'animo.
1) E' meno faticoso.
Mediamente è meno faticoso e dunque si consumano meno calorie.
Se sia uno svantaggio o un vantaggio, dipende dal tuo obiettivo o dal tuo stato d'animo.
2) E' salutare.
E' uno sport aerobico e completo, che coinvolge gambe, ma anche dorsali, spalle e addominali.
Insomma, ci si guadagna in salute.
2) E' meno salutare del fondo, nel senso che è meno completo.
E' uno sport maggiormente anaerobico e che potenzia molto soprattutto le gambe.
E' comunque attività fisica e dunque sembre positiva.


3) E' comodo, a livello di abbigliamento.
L'abbigliamento può essere molto tecnico ma anche per nulla.
Ho visto gente sciare tranquillamente con una tuta felpata, pile o maglione e giacca a vento o piumino tradizionali, di quelli che usi anche per fare "le vasche" in centro città.
E gente con la tutina da fondo super aderente o altro abbigliamento suoper tecnico (che negli anni, se ti appassioni, finisci per comprare).
In ogni caso, non è indispensabile acquistare un abbigliamento ad hoc diverso da quello per l'inverno in generale e questo, se sciate qualche domenica ogni tanto una settimana all'anno, può essere un grosso vantaggio.
3) E' scomodo, a livello di abbigliamento.
L'abbigliamento richiesto è abbastanza tecnico o, come minimo, è abbastanza specifico.
Non basteranno guantini di lana ma serviranno guanti caldi da sci, pantaloni imbottiti o comunque impermeabili per non trovarsi bagnati alla prima caduta, calze adatte agli scarponi ecc. Se però amate lo shopping, sarà un vantaggio!
4) E' comodo, a livello di attrezzatura.
L'attrezzatura è leggera e abbastanza comoda : con le scarpette da fondo si può camminare abbastanza comodamente e, tenuti in mano, non pesano mezzo quintale; in bagno le scarpette non sono d'ostacolo e gli sci poggiati sulle spalle non ti fanno venire i lividi, il braccio non si stanca troppo nel tragitto auto - pista, caricarli sul portasci dell'auto non è un esercizio di sollevamento pesi ecc.
Il che, se vi tocca portare anche sci e scarponi dei figli, è un toccasana.
E potete insegnare presto ai i figlia portarsi da soli gli sci e camminare con gli scarponi.
4) E' scomodo, a livello di atrezzatura.
L'attrezzatura è pesante e scomoda.
Con gli scarponi (notare la differenza di lessico tra "scarpette" e "scarponi", dice tutto) si fatica a camminare, si è rigidi come baccalà e si rischiano cadute ad ogni passo.
Andare in bagno per una donna o una bambina con gli scarponi? Una faticaccia!
Gli sci pesano come macigni sulle spalle e riuscire a metterli nel porta sci sul tettuccio dell'auto è un esercizio degno di sollevatori di pesi.
Il che, se vi tocca portare anche sci e scarponi dei figli, è una condanna.
E fino ai dieci anni suonati i bambini vi imploreranno di portargli gli sci e si lamenteranno degli scarponi.
Il tragitto auto - piste, soprattutto alla fine della giornata, è un supplizio.
Corollario del punto 4), l'attrezzatura è meno ingombrante: l'attrezzatura è meno ingombrante e dunque è più facile farla stare in auto con i figli!
Corollario del punto 4), l'attrezzatura è più ingombrante: l'attrezzatura fatica a stare in auto insieme alla famiglia!
5) E' un po' masochistico, perchè in fondo si cerca anche la fatica, però manca quella sottile ma indubbia soddisfazione di sfilarsi gli scarponi a fine giornata e godere del sollievo provato dai piedi.
5) Una volta arrivati sulle piste, non è masochistico. Lo è prima.
E poi, volete mettere la sottile ma indubbia soddisfazione di sfilarsi gli scarponi a fine giornata e godere del sollievo provato dai piedi?!?
6) E' veloce.
Non si fanno code in biglietteria. O almeno, a me non è mai successo, in nessuna località italiana o svizzera.
Niente code neppure sulle piste, visto che non ci sono impianti di risalita. Al massimo dovrete superare qualche sciatore in salita o farvi da parte per essere superati ma non c'è mai affollamento, per fortuna.
6) E' lento.
Le code in biglietteria sono all'ordine del giorno, soprattutto nelle ore di punta.
Lo stesso vale per le code agli impianti di risalita, soprattutto nelle stazioni sciistiche più rinomate e nei giorni più gettonati, purtroppo sono la norma
7) E' più ecologico.
L'impatto ambientale è molto contenuto.
Niente impianti di risalita, niente inquinamento, salvo quello dello spazzaneve quando batte la pista e l'eventuale (in genere comunque modesto), innevamento artificiale.
Minore, quando non nulla, modificazione ambientale prodotta per creare le piste.
Minimo anche l'impatto estetico d'estate.
7) E' meno ecologico.
Inutile nasconderlo: l'impatto ambientale è elevato, sia sotto forma di modifiche apportate al territorio per creare le piste, sia come consumo di carburante e, eventualmente acqua, per mantenere in funzione impianti di risalita, innevamento artificiale e spazzaneve.
Notevole impatto estetico negativo anche d'estate.
Non sempre le piste diventano pendii erbosi o sono fruibili d'estate da animali o persone.
8) E' molto rilassante, a livello mentale.
8) E' molto divertente!


9) E' poco o per nulla adrelanico.
Purtroppo per i miei gusti, poca adrenalina.
Però c'è la soddisfazione per la fatica, il movimento, il relax ecc.
9) E' molto adrenalinico!
Soprattutto con piste nere e vuote, quando puoi spingere sulla velocità e/o usare tutto lo spazio che vuoi.
10) E' sicuro.
Possibilità di infortuni e/o scontri con altri sciatori molto bassa.
10) E' abbastanza pericoloso.
In senso relativo, ovviamente.
Le possibilità di infortuni, traumi e/o scontri con altri sciatori è più elevata che nello sci di fondo ed in altri sport.
11) E' facile da imparare a livello molto basico.
Il livello principiante della tecnica classica (il c.d. passo alternato) si impara facilmente e rapidamente. Così bastano poche lezioni per poter fare da soli. Se invece si vuole diventare bravi e /o fare anche pattinato, le difficoltà ovviamente aumentano. E di molto.
11) Non è semplice da apprendere, anche a livello base, se non si ha dimestichezza con la neve.
Il livello basico richiede qualche lezione e molte ore di sci in più, per essere appreso.
12) I bambini possono inziare prestissimo, anche verso i due anni
12) I bambini devono attendere qualche anno in più.
E' indicato dai 5/6 anni,, alcuni dicono 4. Dipende anche dall'altitudine a cui si arriva rapidamente con funivie e/o seggiovie.
Molti genitori, che si chiedono preoccupati dove trascorrere le estati in montagna senza esporre ad un'altitudine non approvata dai pediatri i loro figli, trascurano completamente questo aspetto quando si tratta di portarli a sciare, andando oltre i 3.000 mt ben prima della pubertà.
13) E' economico
Costi di skipass ed attrezzatura sono contenuti: per una famiglia, è sicuramente un vantaggio non trascurabile.
Si parla in media di 7 Euro per un giornaliero, anche 4/5 nelle stazioni più piccole.
Anche le lezioni costano un po' meno.
13) E' caro.
I costi di skipass (in Valle d'Aosta, un giornaliero adulto costa in media sui 45 Euro) ed attrezzatura, soprattutto per una famiglia intera, sono importanti.
Per non parlare delle lezioni di sci.
Certo, con qualche accorgimento, si può risparmiare qualcosa, ma rimane comunque costoso.


14) Impegna poco tempo, anche se si va con calma.
Una giornata di sci può durare anche solo un paio d'ore e lasciarti soddisfatto e felice, pronto per una bella cioccolata calda o un aperitivo al bar o altri impegni.
Con i bambini, che si stancano prima, o dovendo incastrare altri impegni, non è male.
14) Impegna molto tempo.
Richiede almeno mezza giornata, se non dalla mattina presto alle cinque del pomeriggio. Altrimenti si rischia di passare più tempo in coda o in seggiovia che sciando e probabilmente sarà comunque così, a conti fatti.
15) E' fotografico.
Ti permette di goderti il paesaggio ad ogni passo e fotografare diventa inevitabile (anche perchè è un'ottima scusa per fermarsi un attimo a riprendere fiato!)
15) E' fotografico
Dalla funivia puoi goderti il panorama in pieno relax. E scattare fotografie in tutta calma.
16) E' silenzioso.
Il silenzio ovattato è quasi sempre assicurato.
E si riesce a staccare la mente o, al contrario, immergersi nei propri pensieri senza difficoltà
16) E' rumoroso.
Tra altri sciatori, gli impianti, la musica diffusa dai bar e/o dalle seggiovie e l'aria che fischia nelle orecchie, il silenzio è un'utopia.


17) E' uno sport "caldo".
Difficile patire il freddo mentre lo si pratica.
Un pò all'inizio e dopo, se non ci si veste e/o cambiano gli indumenti bagnati, però durante il movimento ci si scalda e, semmai, ci si ritrova a spogliarsi di strati divenuti superflui.
17) E' uno sport "freddo".
Si patisce spesso e volentieri il freddo, soprattutto alle estremità, anche se ben vestiti. Sciando si suda ma poi le risalite immobili sugli impianti spesso raffreddano, così come l'aria durante la discesa.
18) Volendo, e' uno sport "social": si può sciare per ore senza mai smettere di chiaccherare.
Sempre che amici, compagni di sciata o figli più in forma di noi non accellerino per farci mancare il fiato o non decidono di lasciarci indietro.
Io, ad esempio, riesco a parlare e pure mio figlio: per disperazione, mio marito "ci semina" dopo il primo chilometro.
18) E' più solitario ma non è neanche detto
Si può andare a sciare in compagnia ma ma si parla sugli impianti ed al bar, non mentre si scia. E a volte ci si perde tra una seggiovia e basta.

In comune entrambi gli sport hanno la possibilità di fare stare all'aria aperta e godere delle bellezze della natura della montagna in inverno, muovendosi e divertendosi.
E non è poco!

E questo è quello che ne pensa il ricciolino.



Lati positivi dello sci di discesa: 
- non si fa fatica, basta mettere gli sci verso il basso, chianarsi un pò e si va!
- non bisogna fare le salite faticando e neppure scaletta perchè ci sono gli impianti;
- si va veloci;
- sulle seggiovie ti riposi e puoi goderti il paesaggio.

Lati positivi dello sci di fondo:
- è divertente, perchè si può andare fuori pista senza pericolo nella neve fresca e anche giocare in squadra con la palla o a hockey e fare i percorsi;
- le scarpette sono comode;
- puoi faticare!
- sei in posti belli in montagna.



p.s. Alla fine, quale dei due sport preferisco io?
Anche se, come ho scritto pochi giorni fa, per i bambini e con i bambini al momento privilegiamo lo sci di fondo, la mia passione rimane lo sci di discesa, da praticare però in giorni di non affollamento e senza figli!


Ora tocca a voi....quale sci o altro sport invernale preferite e praticate ? Cosa ne pensate delle differenze che ho indicato? E dell'opinione del ricciolino? Condividete?