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lunedì 11 luglio 2016

Piccola guida di arrampicata per principianti

Parlo spesso, su questo blog, delle falesie di arrampicata in cui andiamo con il nostro bimbo e della palestra che frequentiamo, con tanto di foto, dando per scontato che tutti sappiano di cosa parlo.
In realtà, probabilmente non è cosi' e non é poi cosi' strano, dal momento che l'arrampicata non è uno sport diffuso quanto il calcio, la pallavolo o il nuoto.
Ecco allora che, su richiesta di alcuni "lettori", ho pensato questa piccola e breve "guida" al mondo dell'arrampicata sportiva, ovviamente molto semplificata e senza alcuna pretesa di completezza!



Innanzi tutto, esistono diversi tipi di arrampicata:
  • il boulder, che prevede una concatenazione intensa di pochi movimenti su massi, con un tappetino e compagni pronti "a parare" sotto, senza corde, prese e imbrago ma anche senza salire piu' di tre/quattro metri da terra;
  • l'arrampicata in palestra, che puo' assomigliare a quella in falesie attrezzate, laddove si usano le corde, oppure al boulder, a seconda di come è configurata la palestra (quella che frequentiamo noi, ad esempio, non prevede l'uso delle corde);
  • l'arrampicata in falesie attrezzate, ossia pareti di roccia con "soste" e chiodi già pronti, a cui assicurarsi.
    La falesia a sua volta puo' comprendere:
  1. solo "monotiri", ossia salite di 10/12 rinvii, in cui si sale per 20/30 metri, si giunge in sosta e poi si scende facendosi "calare" dal compagno di cordata a terra o calandosi "in corda doppia" da soli;
  2. solo "vie lunghe", ossia sequenze di "tiri" (lunghezze di corda) una sopra l'altra, fino ad arrivare in cima alla parete, per poi scendere lungo sentieri che si dipartono dalla cima o calandosi "in doppia" fino alla base;
  3. sia monotiri che vie lunghe;
  • l'arrampicata "da proteggere", che i francesi chiamano "en terrain d'aventure", ossia su pareti di roccia in cui non ci sono soste nè chiodi già pronti a cui assicurarsi (oppure parzialmente protette, con solo le soste), come di solito le vie in alta montagna.
    In questo caso chi sale usa degli appositi "blocchetti di arresto" (nut e/o friends) che si sistema da solo e poi toglie, lasciando cosi' la parete "pulita" o "vergine".
  • free solo, ovvero libera senza protezione. Consiste nell'arrampicare senza corda né rinvii (od eventualmente con una corda nello zaino per una doppia di emergenza) e nell'arrampicare senza alcuna protezione dall'inizio alla fine della via.
Corda a terra nel suo zaino con apposito telo.

Il tipo di arrampicata piu' bello, vero, affascinante ed avventuroso, secondo me, è senza dubbio l'arrampicata da proteggere.
Certamente, pero', comporta anche piu' rischi, piu' esperienza ed attrezzature e non è a portata di "famiglie".
Anche le vie lunghe, dal momento che richiedono di restare appesi in parete per ore, anzichè per qualche minuto, e fare molte manovre di corda, non è adatta ai bambini.
Il free solo non ho mai pensato di prenderlo in considerazione.
Il boulder non ha mai veramente conquistato il cuore mio e dell'Alpmarito, percio' ultimamente, a parte la palestra di inverno, frequentiamo falesie attrezzate di monotiri o miste.
Ed è di queste che intendo parlarvi, anche perchè piu' o meno nelle vie lunghe funziona allo stesso modo.

Pronti?

Per prima cosa, con la corda si arrampica in due: uno sale e l'altro gli fa "sicura", ossia "fa sicurezza", da terra (o dalla sosta nei casi di vie lunghe).
Entrambi indossano un imbrago, ossia una imbragatura ed il casco (vabbè, non tutti e non sempre, pero' noi con il ricciolino ci sforziamo di dare il buon esempio!) .



Chi sale "da primo" lega un capo della corda alla sua imbragatura con un "nodo ad otto", ripassato.


Poi si attacca all'imbrago "i rinvii", ossia una fettuccia con un moschettone per parte, tanti quanti sono i "chiodi" della via attrezzata.

Un rinvio: fettuccia centrale e due moschettoni, uno per parte

Calza "le scarpette" (strette e scomode, pero' con molto grip e in grado di garantire molta sensibilità) e parte.
Scarpette da arrampicata attaccate all'imbrago

Arrivato al primo spit, ossia un anello di acciaio (come quello che vedete sul centro della parete nella foto)



 prende un rinvio, inserisce uno dei moschetto nello spit (dal verso giusto, quello opposto al verso di possibile caduta), poi passa la corda nel secondo moschettone.


A quel punto, è assicurato, nel senso che puo' stare fermo appeso alla corda (che ora è piu' in alto del suo bacino, mentre prima non era ancora attaccata a nulla se non al suo imbrago) oppure salire e, se dovesse cadere, la sua caduta sarebbe arrestata dalla corda nel rinvio.
Questo, se il compagno a terra lo frena facendo il suo dovere, ovviamente!

Piu' si sale, piu' aumentano i rinvii messi, fino ad arrivare in cima, dove c'è la sosta, in genere due spit collegati da una catena di ferro, con un moschettone a ghiera o comunque di sicurezza oppure un maillon in cui passare la corda per l'ultima volta, cosi' da farsi "calare a terra".


Chi è a terra, a sua volta, fa sicurezza utilizzando dei sistemi di ritenuta, in cui fa passare la corda, "dandola" al compagno mentre sale e "recuperandola" quando cade.
Ci sono molti "attrezzi" utilizzabili, dal gri-gri, ai discensori a otto o a quelli a "secchiello"...l'importante è usarli bene e con la corda di diametro giusto!
Discensore a secchiello


Discensore gri-gri

Discensore gri-gri e un rinvio appesi all'imbrago

Chi sale "da secondo", si trova invece la corda già passata nella sosta in alto e dunque si lega ad un capo, toglie i rinvii mentre sale ed è sempre in sicurezza, poichè la sua caduta sarà sempre minima, non so se mi spiego. 
Fila di rinvi appesi in salita e corda che, già passata nella sosta in cima, scende dalla parte opposta, dopo la calata del primo.
 
 Chi arrampica "da primo", invece, oltre a non essere assicurato fino al primo spit, ogni volta che sale sopra un rinvio e fino a che non giunge a piazzarne un altro nello spit successivo, ha la corda sotto di sè, quindi se cadesse arriverebbe fino a sotto al rinvio piu' prossimo, piu' precisamente cadrebbe per il doppio dell'altezza dall'ultimo rinvio "passato".
Per questo di solito arrampicare da primo è piu' adrenalinico ma anche piu' bello, perche il pensiero di una caduta, per quanto protettae quindi di pochi metri, spinge ad essere molto piu' attenti e concentrati.

Sela falesia è ben attrezzata, il "materiale" in buono stato ed adatto e gli scalatori sanno il fatto loro, il rischio di incidenti è davvero minimo.
Come avrete capito, pero', non è uno sport da improvvisare, bisogna andare con qualcuno gia' esperto oppure una guida o un istruttore fino a che non si è imparato tutto quanto necessario ad arrampicare con i propri amici o compagni in sicurezza.

Tutto chiaro?
Io spero di si' ma sono a disposizione per chiarimenti o domande!

La prossima volta, invece, vi parlero' di gradi e difficoltà dei monotiri/vie.


giovedì 19 maggio 2016

Una nuova falesia: quella di Fiorano Canavese (TO)

Una delle gioie della vita, secondo me, e' viaggiare e scoprire nuovi luoghi e non importa se si tratta di macinare chilometri in auto, prendere un volo transoceanico, andare lontani in treno o camminare per sentieri inesplorati, per giungere su una vetta o in un rifugio ancora sconosciuto.

Ci saranno sempre il gusto della scelta della metà, l'adrenalina della preparazione, l'attesa, il desiderio di partire, la voglia di arrivare, la curiosità è l'emozione della conoscenza.

Questo, per chi ama arrampicare, vale anche quando si tratta di provare una nuova falesia o una nuova via lunga. Cerchi le informazioni sulle guide, su internet, tramite il passa parola, prepari il materiale, anche in base alle impressioni ed ai dati che riferiscono amici e conoscenti.

E poi arrivi.

Guardi la parete, scegli la via, tocchi la roccia e provi a salire. Bellissimo!


Domenica, noi siamo andati a vedere per la prima volta una falesia vicina a casa, inaugurata a settembre dello scorso anno, quella di Fiorano (TO).
Ovviamente, essendo nuova, e' ben attrezzata e con materiale nuovo di pacca.

L'accesso e' comodissimo. Strada, parcheggio, due minuti esatti a piedi su una larga strada sterrata. Un ampio prato alla base, due tavoli di legno con relative panchine per pic nic, una bella vista sulla campagna.

Tre settori, di cui uno con tre monotiri chiamati QUI, QUO e QUA, dedicati ai piccoli.

Noi, in pratica, abbiamo fatto solo quelli, perché il ricciolino, entusiasta di arrampicare, ha voluto iniziare da quelli e, una volta saliti, aveva esaurito la sua capacità di attenzione e sopportazione ed ha iniziato a lagnarsi per tornare a casa. D'altro canto, avevamo a disposizione solo due ore.

Gli altri due settori contengono monotiri decisamente più impegnativi, ma non proibitivi per climber normali (io sono scarsa), con gradi dal 5C al 6C e lunghezze segnalate tra i 10 mt ed i 30 mt.

Uno, il muro giallo, è più asciutto, l'altro rimane più umido, visto che c'è praticamente una cascata a fianco ed il giorno prima aveva piovuto.

Settore muro giallo

Settore muro giallo

I gradi a me ed all'Alpmarito, per quell'unico monotiri che abbiamo provato, sono parsi "giusti", non generosi, ma è decisamente troppo presto per giudicare e, d'altro canto, conosciamo i tracciatori e chi ha attrezzato la falesia, quindi non è che ci aspettassimo di meno!

Insomma, da tornarci sicuramente.

Visto il lungo e l'esposizione, direi che è preferibile nel periodo autunnale o primaverile, anche in giornate freddine, perché in piena estate si sarebbe sempre al sole.

Unica avvertenza: a me avevano avvisato che la parete "scarica" un po' ed abbiamo visto che è vero, quindi il casco e' altamente consigliato!

Inoltre, personalmente consiglio di portarsi un antizanzare per stare nelle ore serali.

Per i climber o aspiranti tali, qui trovate le info utili.

 

lunedì 4 aprile 2016

Ultimamente, tra marzo e aprile

Ultimamente abbiamo festeggiato il compleanno dell'Alpmarito, invitando a cena due coppie di amici con figli e mangiando due cosciotte di agnello allevato in montagna da una cucina.
Perchè l'Alpmarito adora l'agnell e non vedeva l'ora di gustarlo ( e cucinarlo).

                                       (Il castello di Montalto -TO-, in Canavese, visto dalle rive del lago Pistono)

I bimbi, pur essendo di età diverse, sono stati davvero bravi (l'unico piccolo danno lo ha fatto mio figlio, rompendo il vetro di una cornice, ma senza ferire nessuno), hanno giocato e assaggiato e quando sono andati via in un quarto d'ora avevo già riordinato i giochi.
Insomma, ero pronta al disastro che fino ad un anno fa si creava con un pò di bimbi in giro ed invece siamo riusciti a fare tutti un pò di conversazione ed a goderci la cena.
O forse è solo che mi sono talmente abituata alle interruzioni ed a qualche pianto che non mi disturbano più, senza contare che è bellissimo vedere la casa animarsi di tanta energia e allegria!

Ultimamente una domenica siamo stati al Museo Nazionale dell'Automobile di Torino (ne ho parlato qui) ed al parco del Valentino, in compagnia, e ci siamo divertiti molto.

Ultimamente il ricciolino biondo, mentre ci preparavamo per la scuola, mi ha informata, di punto in bianco, che da grande farò "lo scenzato". Sì, lo scienziato, "per scoprire come sono nati la prima mamma ed il primo papà". 
E io mi sono sentita travolgere dall'orgoglio.

Ultimamente è stata una Pasqua allegra con un pezzo della mia famiglia, attorno ad una tavola imbandita e con tanto cioccolato, anche troppo.

Ultimamente abbiamo terminato il corso di sci di fondo del ricciolino e tra la prima e l'ultima lezione la differenza si vedeva eccome.
Nel suo stile e nella sua sicurezza e pure nella mia velocità, tanto a prepararci, prepararlo, quanto a sciare!



Un'esperienza più che positiva, seppur faticosa per via dell'impegno settimanale fisso che comportava, che ripeteremo certamente.

Ultimamente ci siamo regalati una fuga romantica di mezza giornata...



 abbiamo ritirato gli sci, con il solito magone al pensiero di un'altro inverno finito, e salutato la primavera...


dando via ufficialmente alla stagione dei gelati, delle biciclettate, delle passeggiate con e senza amici e, soprattutto, dell'arrampicata non solo più in palestra, ma anche fuori, dove è più vera.

Così Pasquetta ci ha visto in quel di Montalto Dora (TO), in una piccola ma bella falesia circondata da laghi (in cui lanciare sassolini) e boschi...




Perchè noi abbiamo la fortuna di vivere in un posto stupendo e non dobbiamo mai dimenticarcelo.

Ultimamente le mie varie malattie alle vie respiratorie mi hanno impedito di correre. E allora ho ritrovato il mio primo amore: il nuoto.
Il tempo è poco per andarci, ma quando ci riesco, come oggi, i pensieri viaggiano, le braccia macinano vasche su vasche e io mi sento bene. Magia dell'acqua.


Ultimamente lo yoga ha avuto molto spazio nella mia vita, ma questa è un'altra storia che merita un post a parte.

Ultimamente il ricciolino biondo ha ricominciato il suo corso di nuoto (anzi, è guià quasi di nuovo finito) e così il sabato siamo io& lui e l'acqua. Wow.
Non fosse che per l'ora (a cavallo del pranzo), continuerei a portarlo per sempre.

Ultimamente ho scoperto che il mio livello di potassio non è troppo basso, ma al contrario un pò alto (anche se al limite) ed ancora non ho capito cosa significhi. Però tolto uno dei farmaci, l'umore è risalito ed i crampi  sono scomparsi. E già non è poco.

Ultimamente sto imparando ad accettare che la vita va come va e certe volte non ci puoi fare nulla, anche se vorresti tanto poter fare qualcosa, per te, per gli altri.

Ultimamente il ricciolino mi ha abbacciata forte dalle spalle, a sopresa, e ridendo mi ha detto: "Sei la mamma più carina del mondo!" e io ho sentito fisicamentela grandezza dell'essere mamma.

p.s. "Ultimamente" è una bellissima idea che aveva avuto Cecilia tempo fa.
Cecilia, spero tu non abbia nulla in contrario se perpetuo. Altrimenti, dimmelo pure e provvedo a modificare il post!


lunedì 22 febbraio 2016

Arrampicare. E crescere. Storia di una famiglia e della passione per la scalata.

Quando ho incontrato l'Alpmarito per la prima volta, avevo da poco conosciuto l'arrampicata in falesia per il tramite di una guida alpina, che mi ci ha portato qualche volta, facendomi capire quanto fosse bello scalare.

Avevo comprato i primi rinvii con i soldi guadagnati con il lavoro estivo al rifugio.
Le scarpette, acquistate in comune con mio fratello maggiore, stavano scomode ad entrambi.
Come molti principianti, ci eravamo fatto fregare da quella massima circolante tra gli scalatori che dice  che dovrebbero essere di due numeri più piccole.
Personalmente, la ritengo ancora una fesseria, ma sono opinioni.

Non avevo una corda adatta, nè un discensore, tanto c'era la guida.

Una delle nostre prime uscite a due, fu un romantico appuntamento in falesia.
Ricordo ancora benissimo quale, non è lontano da dove vivo oggi.
Io avevo mentito spudoratamente sul mio livello di capacità, per fare colpo su di lui.
Gli sono ancora grata per non essersela data a gambe dopo il quasi incidente provocato dalla mia imperizia, visto che ancora le aveva, le gambe.

Poi ci furono le uscite con gli amici, le falesie  in quota, i viaggi/vacanze con mete arrampicatorie (vedi Corsica, Liguria, le Dolomiti, il Friuli Venezia Giulia ecc), le arrampicate con gli amici, i pomeriggio dopo lo studio (all'epoca entrambi eravamo all'Università) a fare due tiri nelle falesie vicine, i weekend passati ad arrampicare, i primi tentativi di boulder, ovviamente senza alcun materasso o crash pad che dir si voglia, e la prima palestra di arrampicata.

Convinsi io l'Alpmarito ad andarci, quando eravamo entrambi studenti universitari fuori sede.
Era poco più di un buco, un garages riadattato a muro di scalata da un volenteroso dipendente di una palestra "normale".
Noi facevamo l'abbonamento alla sala pesi ma dopo pochi minuti di cyclette, scappavamo in garages.

Dopo un anno abbandonammo il garages per il Bside, famosa palestra di arrampicata indoor di Torino, a cui arrivavamo e da cui tornavamo in autobus, di sera tardi, vestiti come straccioni, con le scarpette in un sacchetto di plastica e cinque euro in tasca, perchè bisognava attraversare mezza città, tra cui un quartiere periferico tutt'altro che raccomandabile, figuriamoci per una ragazza.
Seguimmo la palestra nel suo trasloco in altra zona di Torino, tutt'altro che bella di sera pure quella (per intenderci, tra il cimitero comunale e l'area industriale), passandoci alcune delle ore più piacevoli dei nostri anni di permanenza all'Università.




Lui migliorava a vista d'occhio, io molto meno ma mi divertivo da matti.
Intanto, ogni bella giornata del fine settimana o dell'estate era l'ideale per escursioni, gite in ghiacciaio e, naturalmente, scalata vera, quella su roccia anzichè su prese artificiali.

E poi ci fu la convivenza, il matrimonio, la nascita del nano e la palestra di Q., che nel tempo è cresciuta, diventando luogo di ritrovo, bacino di tanti giovani scalatori della zona e seconda casa per molti appassionati.



E con lei, è cresciuto il ricciolino biondo.
Le prime volte, se ne stava semplicemente addormentato nella culla, mentre noi scalavamo un pò, per poi iniziare a gattonare, camminare e correre sui materassoni.

 Era ancora un nanerottolo, la prima volta che ha iniziato a toccare tutte quelle curiose prese colorate!






Per poi avere voglia di salire un pochettino...
e iniziare a cimentarsi da solo o con il nostro aiuto!







 E a me sembra incredibile, oggi, vedere quanto è cambiato, in questi quattro anno di...vita e palestra!



Ora le scarpette non si limita a guardarle, buttarle tutte a terra e mischiarle.
Ora ha le sue, che indossa da solo, prima di lanciarsi a scalare nella parete più semplice, giocando a chi arriva prima più in alto, con noi o con gli amichetti.






Perchè il bello è che nel frattempo anche qualche altra coppia ha iniziato a portare i figli, alcuni saltuarimente, altri regolarmente. Così sia noi che il ricciolino biondo abbiamo una motivazione in più per non perdere il nostro appuntamento settimanale con la parete artificiale.
E non importa se, tra una sequenza di prese e l'altra, il gioco preferito dei bambini è manomettere gli attrezzi ginnici, correre come dei matti sui tappetoni, lanciare ovunque la pallina da ping pong o saltare sul "salterello", ossia il tappeto elastico, ingurgitando biscotti a volontà proprio prima di cena!!



Il bello è che lui e noi ci divertiamo, ora come allora.



Spesso alcuni ci fanno battute del tipo: "Volete che diventi un campione?" , "Chissà che bravo diventerà da grande, iniziando già da piccolo!"

Ecco, no.
Intanto, come diceva il mio maestro di scherma: i piccoli campioni di oggi, possono essere gli adulti perdenti di domani; i piccoli perdenti di oggi potranno diventare i grandi campioni di domani.
Perchè da piccoli, è più facile emergere ma poi ci vuole costanza, determinazione e anche fortuna per continuare e c'è chi matura prima e poi si perde e chi matura dopo ma resiste.

E poi io e l'Alpmarito siamo sprovvisti di spirito agonistico in senso classico e anche se ci piace metterci alla prova, la sfida è con noi stessi.
Il ricciolino biondo, a dire il vero, per ora dimostra tutta l'ambizione che non abbiamo noi, però non è detto che non cambi o la convogli in tutt'altre attività o nello studio, chissà.
L'importante è che sia felice, qualunque sia la strada che sceglierà.
Il successo richiede impegno costante, rinunce, sacrifici, genera invidia e ansia.
Non sono certa di volerlo augurare a mio figlio, a meno che non sia lui a sceglierlo.
In quel caso, però, qualunque sarà il traguardo, io apprezzerò sempre l'impegno, non il risultato!!!

Certo, noi cerchiamo di indirizzarlo verso attività che piacciono anche a noi, che ci consentano di stare insieme e che crediamo "scuole di vita" ed ambienti "sani".
Per questo lo portiamo in palestra anzichè sul campo da calcio, per ora.
Per questo, abbiamo iniziato a farlo scalare anche su roccia, ridimensionata per il momento la (normale e sana) paura dell'altezza che invece aveva la scorsa estate.


Non so cosa piaccia dell'arrampicata, per ora, a nostro figlio. Non riesce ancora ad esprimerlo.

Conosco, però, le sensazioni che trasmette a me: il contatto con la roccia, calda o fredda che sia, che ti fa sentire parte di essa, della natura; la concentrazione estrema in ogni gesto, la consapevolezza del proprio corpo, dell'equilibrio,  della forza della muscolatura anche del singolo dito del piede, il senso di responsabilità, la paura di cadere e il coraggio di non mollare, l'attimo in cui ti sporgi indietro, ti fidi della corda e del tuo compagno e ti lasci calare, abbandonando la roccia con mani e piedi, l'ebrezza dell'altezza, il cameratismo che crea arrampicare insieme, la fiducia nel compagno di scalata, la soddisfazione di aver superato un passaggio difficile ed i propri limiti, l'eleganza di un gesto, di un movimento, il senso di appagamento, l'estraniamento dalla realtà quotidiana, da ansie e preoccupazioni diverse.
Perchè per arrampicare bene, devi concentrarti. Concentrandoti, svuoti la mente e vivi solo il presente, l'attimo che è.
Come nello yoga, forse come nella meditazione.
Non capita sempre ma quando capita, è catartico.

L’arrampicata è sicuramente il modo più facile per me di entrare in quello stato mentale in cui sei completamente presente nel momento, completamente in sintonia con il tuo corpo.
Ma non in un modo intellettuale. Solo rispondendo al momento presente, dove non hai tempo per pensare.
Reagisci e veramente fluisci.
Chris Sharma

da "Yogarrampicata" di Alberto Milani, ed. Versante Sud.
Un libro di cui ho intenzione di parlarvi presto, per altro!


E voi, avete una passione che è cresciuta con voi ? Una passione che unisce la vostra famiglia o la vostra coppia o condividete con i vostri figli?