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lunedì 21 agosto 2017

#Scintille di gioia n. 8 (21.08.2017)

Scintille di gioia


L’ultima settimana, ancor più delle altre di questa estate, è stata strana, quasi surreale. 
Ho vissuto un po' fuori dal tempo, complice il silenzio lavorativo ed extralavorativo delle vacanze altrui, la sospensione degli allenamenti del ricciolino ed i ritmi rallentati della cittadina.
Presa dai miei soliti impegni da mamma ma più libera da altri incombenti e pensieri, fatta eccezione per quelli derivanti dal cantiere.

In tutto ciò, pur nella stanchezza ormai cronica ed estrema, ho vissuto più di un momento di gioia e voglio ricordarlo.

1- il mio primo giro in moto dopo anni. L’occasione è stata una commissione per la casa, che si è trasformata in un pretesto per stare un paio d’ore soli, io e lui, a cavallo della moto. 
L’ebrezza dell’aria fresca, delle curve e del contatto, anche se  la spensieratezza del periodo “pre maternità” non tornerà più.

2- la perdita del primo dentino. Ebbene sì, il ricciolino ha perso il suo primo dente da latte e lo ha fatto a suo modo, senza drammi o scene plateali.
Semplicemente, nel pomeriggio, in una pausa dei suoi giochi con gli amichetti, è venuto a bere ed ho notato il buchino. Lui neppure se ne era accorto!
Io mi sono commossa, quasi stupendomi che un tale avvenimento, che segna la crescita del mio bambino, non fosse accompagnato da squilli di tromba.
È una sciocchezza lo so, ma le lacrime hanno fatto capolino dai miei occhi mentre, contemporaneamente, pensavo a quanto sono fortunata ad essere mamma del mio ricciolino.

3- sono tornata ad arrampicare, dopo la pausa dovuta alla gravidanza. 
Si è trattato di metter su la corda in tre monotiri facili, in falesia, per far salire il ricciolino ed un suo amichetto, dunque nulla di particolarmente impegnativo o esaltante, d’accordo.
Però intanto ho rimesso le scarpette ai piedi, l’imbrago ai fianchi (e mi sta ancora,yeah!) e le mani sulla roccia calda.
Son soddisfazioni.

In più sono stata al lago con mia madre e i bambini, riuscendo persino a fare il picnic con i gemellini, due volte, e poi siamo riusciti ad incontrare amici e amiche che non vedevamo da tempo, chiacchierando piacevolmente.
Insomma, tra una poppata, un cambio ed un rigurgito, sprazzi di gioiosa normalità e socialità !
Con questo post partecipo all’iniziativa del lunedì “Scintille di gioia” ideata da Silvietta.
Se volete partecipare anche voi- ed io vi invito a farlo- queste sono le regole da seguire:

1- utilizzando l'hastag #scintilledigioia condividete con una foto su Instagram, Facebook, Twitter e/o un post sul blog tre momenti felici vissuti la settimana precedente;

2-nominate il mio blog e date le istruzioni su come partecipare;

3- invitate chi volete a partecipare a questo bellissimo gioco;


4- inviatemi i vostri momenti felici alla mail fiorellinosn@gmail.com mettendo come oggetto "Scintille di Gioia", in modo che io non me ne perda nemmeno uno

martedì 1 agosto 2017

Un mese con i gemelli

Il 25.07.2017 era la mia DPP, anche se ginecologi ed ostetriche mi avevano spiegato che i gemelli si considerano a termine alla 37esima settimana e dunque avrei dovuto considerare come DPP il 4.07.2017.
Invece a 35+3 mi hanno indotto il parto.



Così i miei bimbi sono nati di otto mesi, 1670 gr lui, 2200 gr lei.
A più di un mese dalla nascita, i miei piccoli hanno recuperato più che bene, prendendo circa 1200 gr ciascuno!


È stato un mese intenso, emotivamente e fisicamente.
Un mese iniziato con sette giorni di ospedale post nascita, divisa tra malessere fisico, la piccola in camera con me, il tiralatte e la TIN, ovvero la terapia intensiva neonatale, distante solo un piano di ospedale ma, nello stesso tempo, praticamente un altro mondo.
Un mese proseguito con lei a casa, l’Alpmarito di nuovo all’estero, lui in TIN a Torino ed io a fare su e giù per stare con entrambi e dare al mio ranocchietto un po' del mio latte e, soprattutto, del mio amore e del mio incoraggiamento.
Senza dimenticare pratiche e burocrazia necessarie a riportalo a casa.
Con il cuore diviso, le lacrime sempre agli occhi, le gambe deboli, la mente colma di pensieri, paure e speranze. Sempre in piedi, sempre attiva, perché chi si ferma è perduto.
Un mese terminato con le sue dimissioni, il viaggio verso casa, io e lui, e una nuova famiglia a cinque che nasceva.

E poi poppate al seno, tiralatte, tiralatte, biberon, biberon, biberon, pannolini, pannolini, pannolini e ancora pannolini.

Perché se c’e una cosa che abbiamo capito subito, mio marito ed io, è che quello che con il primogenito ci era sembrato un periodo duro è stancante, era una passeggiata in confronto a questo.
Lui che mangiava otto volte al giorno (e dunque con minimo otto cambi di pannolino) ed impiegava un’ora intera per ogni singolo biberon, a cui aggiungere tempi di digestione e cambio, lei con sette pasti al giorno, seppur più veloci.
Fate un rapido calcolo, aggiungete tre ore giornaliere al tiralatte e capirete che non rimaneva spazio per null’altro, ne’ di giorno ne’ di notte.

Nello stesso tempo però, è stato stranamente tutto più semplice: sapevamo già che latte, prodotti e pannolini acquistare e dove, come preparare i pasti, cambiare, pesare e far digerire. E molti timori li avevamo già affrontato e gestiti. Abbiamo ripreso la manualità ed il ritmo rapidamente.
E poi non c’era il tempo per dubbi e incertezze e, per me, neppure più per lacrime e malinconia.
Anche perché, in tutto questo, c’era pure lui, il primogenito.
Con i suoi bisogni, i suoi impegni, le sue richieste di attenzioni.
E c’era il cantiere, con materiale da scegliere e ordinare, lavori da fare e coordinare, spese da affrontare e burocrazia da espletare.
Il baby blues che avevo sperimentato i primi tempi dopo la nascita del ricciolino e che temevo, è svanito alle mie dimissioni, inghiottito dall’urgenza di prendersi cura dei miei due piccoli amori, di essere presente, di fare, di curarmi e curarli.
E dalla gioia di averli entrambi sani e a casa.


Dopo un mese e molti grammi, poppate, ml di latte tirato, preparato e somministrato, pannolini, ruttini e nottate come le giornate, il tempo continua a non esserci e  i pasti sono passato rispettivamente a sette per lui e sei per lei. Non esattamente una rivoluzione.
La casa, sempre quella vecchia, è un casino.
Il cantiere edile è ancora un cantiere ed il ricciolino inizia ad accusare il colpo e, se verso i fratellini è attento ed affettuoso, con noi è diventato una sfida continua.
Ma va bene così perché io sono stanca, stravolta e felice.

P.s. E questo anche grazie all’affetto ed all’appoggio che ho ricevuto da parenti, amici e persino semplici conoscenti. Un senso di comunità amica che non mi aspettavo e che mi ha colmato di riconoscenza. 

Anche questo aspetto, come la TIN però, meritano un post a parte.

lunedì 19 giugno 2017

Per voi

È per voi questo lungo, noioso e faticoso ricovero.
È per voi il caldo, la scarsa igiene e le stanze affollate (perché l'invadenza e il chiasso meridionale anche in ospedale li riconosci e io sono piemontese riservata e attaccata alla privacy mia ed altrui fin nel midollo).
Sono per voi tutti questi esami e monitoraggi.
Sono per voi le calze anti trombo (e guardate che sono un vero sacrificio, con questo caldo!)
Sono per voi i fiocchi nascita che il fratellone ha preparato con grande cura ed ingegno e che aspetta di completare alla nascita, per scaramanzia.
Sono per voi i chilometri macinati dall'Alpmarito, mamma e nonna, per venirmi a trovare.
Sono per voi i tanti messaggi e le chiamate ricevuti, le visite a sorpresa e l'interesse intorno a me.
Sono per voi la maggior parte dei miei pensieri, tutti quelli che non sono per il ricciolino.
È per voi l'attesa, la preoccupazione, l'ansia e la trepidazione.
È per voi la pazienza.
È per voi il mio cuore che accelera i battiti ad ogni visita.
Sono per voi i sentimenti ambivalenti di questi giorni.
Sono qui, in attesa, per voi, 

siamo tutti qui, solo per voi.





giovedì 23 marzo 2017

Da mamma a....TRIS MAMMA !



Da mamma a....

(...ruolo di tamburi...)

...TRIS MAMMA !

Immagine dal web


Eh sì, l'ho detto.
Non solo sono in dolce attesa ma dentro di me stanno crescendo non una, bensì due vite!

Precisamente, un maschietto ed una femminuccia.

Poiché si tratta di una gravidanza bicoriale e biamniotica, ovvero con due sacche e due cordoni ombelicali, più che di gemelli mi hanno spiegato sarebbe meglio parlare di fratelli gemelli, perché è come se portassi avanti due gravidanze singole nello stesso momento, con quel che ne consegue in termini di crescita del pancione e dei piccoli.
A me dei termini non importa più di tanto: l'attesa e l'emozione sono doppie!
E' comunque, stando ai ginecologi, il tipo di gravidanza più tranquilla e sicura.

Qualcuno mi ha chiesto come il ricciolino biondo abbia accolto la notizia della gravidanza.
Ebbene.
Glielo abbiamo annunciato poco prima di Natale, poiché anche se non erano trascorsi i canonici tre mesi che si attendono di solito, sapevamo che le feste sarebbero state il momento adatto ad informare il parentado e volevamo che lui venisse a saperlo per primo, in "esclusiva".

Non abbiamo usato parole particolari, giochi o libri, semplicemente ci siamo seduti entrambi con lui e glielo abbiamo detto: si è illuminato, ha sorriso felice, con gli occhi colmi di gioia e poi si è messo a saltellare dall'entusiasmo.
E' stato l'unico, tra parenti, amici, conoscenti e persino rispetto a noi, a non stupirsi minimamente del fatto i fratellini che sarebbero stati addirittura due.
Anzi, mi ha chiesto perché non tre o quattro, perché a lui sarebbe piaciuto!!!

D'altro canto, era davvero tanto che il ricciolino attendeva un fratellino o una sorellina, anche se aveva capito che per noi non era facile spiegargli che non dipendeva dalla nostra volontà, perché quella c'era, ma dal caso, dalla vita, perché ogni concepimento è in se' qualcosa di magico e raro (basta guardare le statistiche sulle probabilità, per accorgersene).
Dunque non chiedeva ma lasciava intendere che era fiducioso che prima o poi sarebbe successo.

All'inizio, poi, il ricciolino era geloso della notizia, avrebbe voluto che la tenessimo tutta per noi è non lo dicessimo a nessuno.

Solo dopo, a distanza di qualche settimana e con il progredire della gravidanza, ha iniziato a manifestare le prime "preoccupazioni", chiedendoci se dopo la nascita dei gemellini avremmo ancora potuto andare in vacanza, dormire in tenda, praticare sport, andare in bici, frequentare la palestra di arrampicata ecc. e poi un paio di volte se ne è uscito con commenti su quanto sia noioso aspettare la loro nascita, perché io non posso più correre o andare in bici e in pattini con lui come prima.

Qualche volta, poi, ci chiede informazioni pratiche, ponendosi interrogativi su come sistemare i seggiolini in auto, quali usare, che passeggino, se mangeranno insieme o separati ecc.

In altre parole, un pò come noi!!!

La differenza è che lui, come è giusto che sia per i suoi cinque anni, la prende sul ridere ed è sereno e tranquillo.
Io di giorno riesco a tenere a bada l'ansia e vedo praticamente solo gli aspetti positivi e la realizzazione del nostro sogno, di notte mi sveglio in preda all'ansia, chiedendomi come farò a gestire tre figli (e credetemi, faccio sogni stranissimi in proposito), il lavoro, la casa (sperando tra l'altro di riuscire a traslocare in tempo), l'assenza dell'Alpmarito in settimana, se e quando riusciremo ancora a fare, tutti insieme e/o separatamente, ciò che ci piace...

Insomma, di notte le paure emergono, non facendomi riposare bene, mentre di giorno la razionalità è messa a tacere dall'emozione o, forse, al contrario mi aiuta a ridimensionare i problemi.
Come è stato per noi?

Io ero sola quando mi hanno detto, alla prima ecografia, che erano due. La gioia e l'emozione hanno subito preso il sopravvento e avevo le lacrime agli occhi.
Poi è subentrata l'incredulita' ed ancora adesso a volte mi dimentico che saranno due, altre invece mi sembra già che non potrebbe essere altrimenti, come se fossi abituata all'idea.
Di notte però...
L'Alpmarito invece non voleva crederci, pensava scherzassi e non sono certa che sia sia ancora ripreso dallo shock! 
La sua prima preoccupazione è stata per le macchine, o almeno una, che prima o poi ci toccherà cambiare....da buon maschietto a iniziato subito a pensare a modelli ed alternative!
Ora, invece, è concentrato quasi esclusivamente sulla casa nuova e sospetto sia anche un modo per non farsi sopraffare dall'idea di due neonati in arrivo.

Avrei ancora molto da scrivere e raccontare ma un pezzetto per volta, altrimenti mi faccio sopraffare dalle emozioni: doppia gravidanza, doppi ormoni, no?

E adesso, mamme di gemelli o comunque trismamme di bimbi piccoli che avete qualche consiglio da darmi...venite a me!!!

martedì 21 marzo 2017

Qualcosa di magico

Oggi è il primo giorno di primavera.



Per me, però, quest'anno è qualcosa di più.

Come le primule, spuntate all'improvviso nel mio giardino, dopo tanta attesa, anche in me qualcosa ha fatto capolino.
Qualcosa di magico.
E quel che ha lungo ho tenuto celato, custodendone con cura la dolce consapevolezza, è arrivato il momento di svelarlo anche a voi.


Oggi entro nel 6° mese.

lunedì 6 marzo 2017

Carnevale 2017: compendio

Anche quest'anno, il Carnevale è arrivato e passato.
Cosa mi ha lasciato?
Meno fotografie e meno partecipazione attiva dello scorso anno, per vari motivi, ma tante emozioni.


Il giovedi' pomeriggio è il stato il giorno del ricciolino, per l'ultimo anno nelle vesti di personaggio  dello storico carnevale di Pont Saint Martin dei piccoli, organizzato dalla sua scuola dell'infanzia.

Rispetto agli scorsi due anni, ha vissuto l'evento con piu' attesa e trepidazione ma anche con piu' timore, vista l'aumentata consapevolezza delle persone che lo avrebbero guardato sfilare ed il ruolo di maggiore "prestigio" affidato ai "bimbi grandi" (con scelta a sorteggio).

E' stato come al solito molto serio e "preso dalla sua parte", pero' ha partecipato in modo attivo, mostrando quanto sia cresciuto, sia allo spettacolo di percussioni, sia alla presentazione.

Era il re dei Salassi !




La domenica è stato il giorno della battaglia delle arance di Ivrea.


Nella zona di tiro riservata ai bambini nel Borghetto, tra i nostri Tuchini.
Il ricciolino si è buttato nella mischia con entusiasmo e senza paura, ogni anno che passa sempre piu' attirato dal nostro meraviglioso carnevale ed entusiasta di parteciparvi.
E' anche stato "ferito", andando con orgoglio a chiedere il ghiaccio alla tenda della Croce Rossa e senza piangere...un vero eporediese ed un vero Tuchino del Borghetto !


La botta non lo ha fermato e dopo una pausa, ha ripreso a tirare!


Il lunedi' pomeriggio è stato il giorno della sfilata delle Insulae e della corsa delle bighe al carnevale di Pont Saint Martin, nonchè degli amici.


Il ricciolino ha voluto vestirsi di nuovo da Capitan America e ha guardato la sfilata, riconoscendo amici e compagni di scuola o attività, per poi darsi a corse sfrenate e giochi con gli amichetti.


Un pomeriggio di allegria e di spettacolo.

Il martedi' pomeriggio il tempo era incerto ed io decisamente stanca, perchè mentre il ricciolino stava con i nonni io le mattine lavoravo.


Pero' non ci siamo fatti scoraggiare e siamo andati a vedere, sempre con amichetti, la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati.
Quest'anno io ho apprezzato piu' la sfilata del lunedi', ad essere sincera, che di solito mi perdo perchè vado a tirare ad Ivrea, comunque è stato un pomeriggio di relax, giochi e chiacchere.


Gli spettacoli pirotecnici serali li abbiamo saltati tutti, perchè la sera il ricciolino crollava dal sonno, tranne Rio de Ponteiros di venerdi' sera, al quale abbiamo fatto una breve comparsa per scambiare due chiacchere con i genitori di compagni di scuola.

E' andata bene cosi' ed abbiamo salutato il carnevale con la fiduciosa consapevolezza che l'appuntamento con questa festa è piu' certo dell'andamento delle stagioni !
Per fortuna, perchè che anno sarebbe, senza il Carnevale???

 Arvédze a giòbia 'n bot!

mercoledì 20 luglio 2016

ORGOGLIO (e tanti ricordi)

Ieri è stata una giornata importante per la mia famiglia.
Una giornata che ci ha regalato gioia e orgoglio.

Ieri il mio fratellino si è laureato.

Ed è stato, semplicemente, orgoglio e felicità per la sua emozione, la sua gioia, il suo sollievo.



Nell'elegante scenario del Castello del Valentino di Torino, in un'aula moderna in cui si è respirata prima tensione e poi euforia, io, i miei genitori, mia nonna, mio fratello, le mie nipotine e, naturalmente, il ricciolino biondo, abbiamo ascoltato la discussione della sua tesi e, soprattutto, sorriso felici alla proclamazione!


E dopo, mentre scattavamo foto e festeggiava con noi ed i suoi amici, ho fatto un tuffo nei ricordi, ripensando ad un giorno di 10 anni fa, autunnale anzichè estivo, in un'altra aula, in un'altra facoltà, con la stessa tensione ed emozione, quando ad esporre ero io.
E poi ancora indietro, a 12 anni fa quando, due anni esatti dalla successiva (nella stessa data in cui, guarda caso, ho superato anche l'esame di Stato e che mi avevamo indicato come DPP), ho conseguito la laurea di primo livello e ancora prima, quando a discutere la sua tesi è stato mio fratello maggiore.
Ho pensato a mia nonna, che penso mai avrebbe immaginato di vedere laurearsi sua figlia e tutti e tre i suoi nipoti.
Ho pensato ai sacrifici economici suoi e dei miei genitori, ho pensato alla fatica di noi studenti, tra libri, esami, burocrazia e viaggi infiniti dalla provincia "alla città".
Ho pensato che questo "pezzo di carta" che chiamano diploma di laurea, anche quando non serve a trovare il lavoro dei sogni, o non serve a trovare UN lavoro qualunque, è comunque una conquista che ti resta dentro.
Una soddisfazione grande, che ti porti dietro.
E tutto il cammino che ti ha condotto ad ottenerlo, merita rispetto e aiuta a crescere.

Quindi, fratello, che ancora non sai cosa vorresti fare "da grande" e se e quando questo diploma ti sarà "utile" economicamente e lavorativamente parlando, sappi che ieri è stato uno di quei giorni che ricorderai per sempre e noi con te.


E già che c'ero, io ieri ho sognato, in grande.



martedì 17 maggio 2016

Una fantastica giornata al Salone del Libro di Torino

Ieri il Salone del libro di Torino ha chiuso i battenti per il 2016, come al solito registrando un altissimo numero di visitatori.

Per me, la gita annuale al salone del libro rappresenta quasi un must e, da un paio di anni, è diventata un'occasione per trascorrere una intera giornata infrasettimanale con mio figlio, in mezzo agli amati libri.

Anche quest'anno, ad emozionare il ricciolino è stata già l'attesa della gita, la scelta di andarci, oltre che con la nonna, che ci aveva accompagnato anche l'anno scorso, con una amichetta e la sua mamma.
E  poi il "viaggio" in treno e la metropolitana, il pranzo al sacco e, naturalmente, gli acquisti libreschi.

Abbiamo giocato a carte e chiaccherato in treno, superato i metal detectors con il ricciolino molto interessato al loro funzionamento e poi ci siamo subiti diretti, armati di cartina, al padiglione dedicato ai bambini/ragazzi, con l'angolo di "Nati per leggere" (dotato di sala per allattamento e biberon e tanti cuscini e sedute per il relax di mamme e bimbi, nonchè di libri in visione) e la "libreria dei ragazzi", in cui, divisi per età e tema, vi sono le proposte per i piccoli lettori di tutte le case editrici riunite insieme.

Il ricciolino ha sfogliato libri per un'ora e compiuto le sue scelte, dimostrando ancora una volta di avere le idee chiare, senza fare capricci per un libro in più quando avevamo raggiunto il massimo imposto.

Quindi, abbiamo mangiato i panini seduti fuori e poi siamo andati in giro per gli altri tre padiglioni, tra gli stands delle varie case editrici, dalle più grandi alle più piccole e settoriali (che personalmente mi piacciono di più) a scovare chicche e novità.

Il tempo è volato, anche con qualche scoperta tecnologica ed un gonfiabile gigante a forma di coniglietto rosa!

Purtroppo quest'anno non abbiamo incontrato Topo Tip e Supermann, forse perchè siamo ripartiti troppo presto (alle 16,00), ma sei ore per il ricciolino e la sua amichetta erano già abbastanza.

E' stato bellissimo vedere tanti bambini, anche piccoli, sfogliare e scegliere libri, ascoltare incantati le storie e osservare ammirati pop - up ed illustrazioni.
Ed è stato molto tenero vedere il ricciolino e la sua amichetta farsi leggere da noi mamme, a turno, i libri appena acquistati, anche se seduti per terra tra uno stand e l'altro!



Al ritorno, in attesa della partenza, il capo macchinista ci ha anche mostrato la "cabina di guida" del treno ed il funzionamento dei vari comandi, per la gioia del Petit Prince!

Secondo me, l'amore per la lettura si può trasmettere ed insegnare, anche così.



Certo, non è rimasto molto tempo per guardare con attenzione gli stand dei libri per adulti e sfogliarli con calma come mi sarebbe piaciuto, nè per partecipare agli incontri con gli autori ma per quello credo ci sarà tempo, magari programmando una entrata serale per me e l'Alpmarito, soli, il prossimo anno, in aggiunta alla giornata con il Petit Prince.

E voi, siete mai stati al Salone del libro di Torino ? E in altre fiere di libri, anche se più piccole ?
Avete portato con voi i vostri bimbi?




lunedì 22 febbraio 2016

Arrampicare. E crescere. Storia di una famiglia e della passione per la scalata.

Quando ho incontrato l'Alpmarito per la prima volta, avevo da poco conosciuto l'arrampicata in falesia per il tramite di una guida alpina, che mi ci ha portato qualche volta, facendomi capire quanto fosse bello scalare.

Avevo comprato i primi rinvii con i soldi guadagnati con il lavoro estivo al rifugio.
Le scarpette, acquistate in comune con mio fratello maggiore, stavano scomode ad entrambi.
Come molti principianti, ci eravamo fatto fregare da quella massima circolante tra gli scalatori che dice  che dovrebbero essere di due numeri più piccole.
Personalmente, la ritengo ancora una fesseria, ma sono opinioni.

Non avevo una corda adatta, nè un discensore, tanto c'era la guida.

Una delle nostre prime uscite a due, fu un romantico appuntamento in falesia.
Ricordo ancora benissimo quale, non è lontano da dove vivo oggi.
Io avevo mentito spudoratamente sul mio livello di capacità, per fare colpo su di lui.
Gli sono ancora grata per non essersela data a gambe dopo il quasi incidente provocato dalla mia imperizia, visto che ancora le aveva, le gambe.

Poi ci furono le uscite con gli amici, le falesie  in quota, i viaggi/vacanze con mete arrampicatorie (vedi Corsica, Liguria, le Dolomiti, il Friuli Venezia Giulia ecc), le arrampicate con gli amici, i pomeriggio dopo lo studio (all'epoca entrambi eravamo all'Università) a fare due tiri nelle falesie vicine, i weekend passati ad arrampicare, i primi tentativi di boulder, ovviamente senza alcun materasso o crash pad che dir si voglia, e la prima palestra di arrampicata.

Convinsi io l'Alpmarito ad andarci, quando eravamo entrambi studenti universitari fuori sede.
Era poco più di un buco, un garages riadattato a muro di scalata da un volenteroso dipendente di una palestra "normale".
Noi facevamo l'abbonamento alla sala pesi ma dopo pochi minuti di cyclette, scappavamo in garages.

Dopo un anno abbandonammo il garages per il Bside, famosa palestra di arrampicata indoor di Torino, a cui arrivavamo e da cui tornavamo in autobus, di sera tardi, vestiti come straccioni, con le scarpette in un sacchetto di plastica e cinque euro in tasca, perchè bisognava attraversare mezza città, tra cui un quartiere periferico tutt'altro che raccomandabile, figuriamoci per una ragazza.
Seguimmo la palestra nel suo trasloco in altra zona di Torino, tutt'altro che bella di sera pure quella (per intenderci, tra il cimitero comunale e l'area industriale), passandoci alcune delle ore più piacevoli dei nostri anni di permanenza all'Università.




Lui migliorava a vista d'occhio, io molto meno ma mi divertivo da matti.
Intanto, ogni bella giornata del fine settimana o dell'estate era l'ideale per escursioni, gite in ghiacciaio e, naturalmente, scalata vera, quella su roccia anzichè su prese artificiali.

E poi ci fu la convivenza, il matrimonio, la nascita del nano e la palestra di Q., che nel tempo è cresciuta, diventando luogo di ritrovo, bacino di tanti giovani scalatori della zona e seconda casa per molti appassionati.



E con lei, è cresciuto il ricciolino biondo.
Le prime volte, se ne stava semplicemente addormentato nella culla, mentre noi scalavamo un pò, per poi iniziare a gattonare, camminare e correre sui materassoni.

 Era ancora un nanerottolo, la prima volta che ha iniziato a toccare tutte quelle curiose prese colorate!






Per poi avere voglia di salire un pochettino...
e iniziare a cimentarsi da solo o con il nostro aiuto!







 E a me sembra incredibile, oggi, vedere quanto è cambiato, in questi quattro anno di...vita e palestra!



Ora le scarpette non si limita a guardarle, buttarle tutte a terra e mischiarle.
Ora ha le sue, che indossa da solo, prima di lanciarsi a scalare nella parete più semplice, giocando a chi arriva prima più in alto, con noi o con gli amichetti.






Perchè il bello è che nel frattempo anche qualche altra coppia ha iniziato a portare i figli, alcuni saltuarimente, altri regolarmente. Così sia noi che il ricciolino biondo abbiamo una motivazione in più per non perdere il nostro appuntamento settimanale con la parete artificiale.
E non importa se, tra una sequenza di prese e l'altra, il gioco preferito dei bambini è manomettere gli attrezzi ginnici, correre come dei matti sui tappetoni, lanciare ovunque la pallina da ping pong o saltare sul "salterello", ossia il tappeto elastico, ingurgitando biscotti a volontà proprio prima di cena!!



Il bello è che lui e noi ci divertiamo, ora come allora.



Spesso alcuni ci fanno battute del tipo: "Volete che diventi un campione?" , "Chissà che bravo diventerà da grande, iniziando già da piccolo!"

Ecco, no.
Intanto, come diceva il mio maestro di scherma: i piccoli campioni di oggi, possono essere gli adulti perdenti di domani; i piccoli perdenti di oggi potranno diventare i grandi campioni di domani.
Perchè da piccoli, è più facile emergere ma poi ci vuole costanza, determinazione e anche fortuna per continuare e c'è chi matura prima e poi si perde e chi matura dopo ma resiste.

E poi io e l'Alpmarito siamo sprovvisti di spirito agonistico in senso classico e anche se ci piace metterci alla prova, la sfida è con noi stessi.
Il ricciolino biondo, a dire il vero, per ora dimostra tutta l'ambizione che non abbiamo noi, però non è detto che non cambi o la convogli in tutt'altre attività o nello studio, chissà.
L'importante è che sia felice, qualunque sia la strada che sceglierà.
Il successo richiede impegno costante, rinunce, sacrifici, genera invidia e ansia.
Non sono certa di volerlo augurare a mio figlio, a meno che non sia lui a sceglierlo.
In quel caso, però, qualunque sarà il traguardo, io apprezzerò sempre l'impegno, non il risultato!!!

Certo, noi cerchiamo di indirizzarlo verso attività che piacciono anche a noi, che ci consentano di stare insieme e che crediamo "scuole di vita" ed ambienti "sani".
Per questo lo portiamo in palestra anzichè sul campo da calcio, per ora.
Per questo, abbiamo iniziato a farlo scalare anche su roccia, ridimensionata per il momento la (normale e sana) paura dell'altezza che invece aveva la scorsa estate.


Non so cosa piaccia dell'arrampicata, per ora, a nostro figlio. Non riesce ancora ad esprimerlo.

Conosco, però, le sensazioni che trasmette a me: il contatto con la roccia, calda o fredda che sia, che ti fa sentire parte di essa, della natura; la concentrazione estrema in ogni gesto, la consapevolezza del proprio corpo, dell'equilibrio,  della forza della muscolatura anche del singolo dito del piede, il senso di responsabilità, la paura di cadere e il coraggio di non mollare, l'attimo in cui ti sporgi indietro, ti fidi della corda e del tuo compagno e ti lasci calare, abbandonando la roccia con mani e piedi, l'ebrezza dell'altezza, il cameratismo che crea arrampicare insieme, la fiducia nel compagno di scalata, la soddisfazione di aver superato un passaggio difficile ed i propri limiti, l'eleganza di un gesto, di un movimento, il senso di appagamento, l'estraniamento dalla realtà quotidiana, da ansie e preoccupazioni diverse.
Perchè per arrampicare bene, devi concentrarti. Concentrandoti, svuoti la mente e vivi solo il presente, l'attimo che è.
Come nello yoga, forse come nella meditazione.
Non capita sempre ma quando capita, è catartico.

L’arrampicata è sicuramente il modo più facile per me di entrare in quello stato mentale in cui sei completamente presente nel momento, completamente in sintonia con il tuo corpo.
Ma non in un modo intellettuale. Solo rispondendo al momento presente, dove non hai tempo per pensare.
Reagisci e veramente fluisci.
Chris Sharma

da "Yogarrampicata" di Alberto Milani, ed. Versante Sud.
Un libro di cui ho intenzione di parlarvi presto, per altro!


E voi, avete una passione che è cresciuta con voi ? Una passione che unisce la vostra famiglia o la vostra coppia o condividete con i vostri figli?



martedì 16 febbraio 2016

Tappe

In principio fu la sdraietta, lavata,ripiegata e riposta nell'armadio dopo la prima volta che il ricciolino, all'epoca ancora pelatino, riuscì a darsi una spinta decisa e ribaltarsi faccia a terra con lei (era poggiata sul pavimento, su un tappeto, come si erano raccomandati al corso preparato, quindi non ci furono conseguenze, solo lo spavento).
(Uguale a questa, la cui immagine e' tratta dal web)
Più o meno contemporaneamente, fece la stessa fine anche la giostrina per bebe' da porre a terra, che il nanetto si era ripetutamente tirato addosso nel tentativo di usare le gambe della giostra per tirarsi in piedi.
(Immagine dal web)
Poi fu il fasciatoio.
Scomparve dal bagno lasciando un ripiano improvvisamente intonso, presto riempito da libri e riviste.
Poi ci fu l'abbassamento del lettino, il vassoio del seggiolone asportato, una barra laterale del lettino sostituita con una sponda bassa e il materassino da Boulder prontamente riciclato come tappeto di emergenza in caso di cadute accidentali.
I biberon sparirono, sostituiti prima da tazze con il beccuccio di plastica, osteggiate dall'Alpmarito, poi da bicchieri di vetro e borracce di alluminio per le passeggiate.
Il coltello a tavola si affiancò alla forchetta, i piatti piccoli vennero dimenticati in favore del servizio "da tutti i giorni".
E naturalmente, sparirono anche cucci, catenine porta ciuccio e contenitori per il ciuccio.
Poi fece la sua comparsa il comodino, con due capienti cassetti e una lampada arancione, per "leggere" a letto come mamma e papà e riporre disegni, fogli, matite, pennarelli, libri e milioni di cianfrusaglie considerate "tesori".
Ben presto, il lettino con le sbarre da un lato, venne sostituito dal letto ad una piazza da adulto, il materasso nuovo e il piumone come i grandi.
Fece così la sua scomparsa anche il carillon per la nanna, a cui da tempi erano state asportate le apine danzanti, causa continuo tentativi di rottura messi in atti dai calci del ricciolino biondo.
(Immagine dal web)

Frattanto, il seggiolone perse le cinture, ovetto e seggiolino per auto vennero sostituiti con modelli da bimbo più grande, il passeggino ci abbandono' definitivamente (mentre la carrozzina praticamente non la usammo mai), sostituito dalla bicicletta senza pedali e dal monopattino.



Mentre il poggiapiedi del seggiolone si abbassava tacca dopo tacca, arrivo' la bici con i pedali, prima con le rotelle, poi senza.


Infine, gli sci da fondo e la bici "da grande".



Nanna, il suo amato doudou, cesso' di essere una presenza costante ed indispensabile alla sua serenità.





Non smise di essere cercata, abbracciata, coccolata, portata a scuola e tenuta vicino al letto, ma senza più l'assiduità di prima, senza più apparire come una sua appendice, affiancata da peluche sempre diversi, di volta in volta "amici del cuore.

Infine, pochi giorni fa, persino il seggiolone in se', in realtà destinato ad accompagnarlo come sedia alta per altri due anni, e' stato snobbato, ripiegato e riposto in un angolo.

 
(immagine tratta dal web)

A lui, così comodo, di design e funzionale, il ricciolino biondo ha preferito una sedia normale, anche se ora per mangiare alla giusta altezza gli tocca stare seduto sulle ginocchia.
Così, lui si sente grande e questo gli basta.

E mentre in me si alternano orgoglio, tanta nostalgia e molta commozione, la casa cambia volto, ancora una volta.


E voi, come vivete questi piccoli ma importanti cambiamenti? Vi vengono, qualche volta, le lacrime agli occhi, dalla gioia di vedere i vostri figli crescere e contemporaneamente dalla nostalgia?
Li attendete con ansia o li temete un pochettino?