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lunedì 16 maggio 2016

Le mie "scintille di gioia" n. 1

La settimana appena trascorsa e' stata davvero impegnativa e non scevra di preoccupazioni e difficoltà.

Quindi, per cercare di rasserenare questo lunedì e darmi una inizio e di ottimismo, ho deciso di condividere con voi il "gioco" delle scintille di gioia inventato da Silvietta.

 

Ecco allora le mie tre "pillole di felicità" da ricordare:

1- Sabato scorso, per la festa della mamma, ho portato a sorpresa la mia ad uno spettacolo teatrale che è piaciuto moltissimo ad entrambe. In più, c'era anche l'Alpmarito e il ricciolino biondo ha trascorso un paio d'ore a guardare beato i cartoni con la nonna bis.

Era davvero tanto, troppo tempo che non andavo a vedere un bello spettacolo e questo, sulla montagna, la sfida dei limiti e la natura umana, meritava!

2- Giovedì ho trascorso una intera giornata con il mio bambino al salone del libro di Torino. E stare in mezzo ai libri, per di più con il mio Petit Prince, per me è il massimo!

3 - Infine, una giornata di formazione in uno scenario che mi è molto caro, insolitamente prestato al diritto.

E infine, la primavera sembra essere finalmente arrivata ed io l'ho inaugurata con uno smalto giallo "brillante" come dice il ricciolino, su mani e piedi!

 

venerdì 5 giugno 2015

"La frontiera invisibile" , tra felicità, libertà, dolore e fatica



"La frontiera invisibile" di Kilian Jornet

Fabbri ed., euro 16,00 pag. 222


Che io ami la montagna e lo sport all'aria aperta in generale, credo sia ormai chiaro a chiunque abbia avuto occasione di leggermi.

Il motivo per cui questo libro mi ha conquistata, però, non è solo il fatto che parli di alpinismo, del Cervino, dell'Himalaya, del Tibet e della corsa in montagna.
Non è stata determinante neppure la circostanza di aver assistito, l'anno scorso, ad una  serata in cui l'autore ha raccontato la sua corsa sul Cervino, il suo record di velocità, con tanto di emozionante video.
Un serata  bellissima, nella quale vedere dal vivo un ragazzo che è un vero talento, dal fisico non comune e dal sorriso accattivante e timido al tempo stesso.
Uno che quando corre in montagna, anche in alta montagna, sembra saltare felice da un sasso all'altro, come un bambino spericolato. E si vede che è nel suo elemento.

Il motivo per cui il libro mi è piaciuto e mi è rimasto dentro, però, e' un altro:
 il fatto che Kilian Jornet parli a cuore aperto, svelando le sue riflessioni, i suoi pensieri, i suoi timori, le sue difficoltà.
E dimostri la sua grande umiltà.

 E poi, la constatazione di condividere alcuni suoi pensieri, alcuni suoi modi di concepire la vita è di aver fatto riflessioni molto simili.

"E' tra questi crinali che Lionel Terray scopri' quello che siamo veramente noi che viviamo tra le mappe e sogniamo cime aguzze: siamo "I conquistatori dell'inutile", l'immagine più bella della storia, eche Terray scelse come titolo del suo libro. Perché scalare le vette non ha nessun utilità secondo l'ottima commerciale che oggi governa il mondo: lassù non troviamo niente di materiale, ma a livello spirituale troviamo tutto, assolutamente tutto. " pag. 17

"Solo fra rocce e ghiaccio, fra cielo e ghiacciai, avrei potuto ritrovare me stesso; le montagne non ti vogliono strappare lacrime o sorrisi, non ti chiedono scusa ne' ti fanno i complimenti, non porgono condoglianze ne' tendono tranelli. Le montagne sono come gli specchi: ti ci vedi dentro, nudo, così come sei." Pag. 26

Forse perché certe esperienze, come la frequentazione abituale di rifugi e alta montagna, anche se a tutt'altro livello, e lunghe ore in marcia per sentieri, sono scuole di vita.

Perché discutere di etica dell'alpinismo significa discutere del l'etica in generale.

"Il problema ...e' insegnare ai nostri figli che ciò che siamo non è il risultato di ciò che facciamo, ma ciò che facciamo è il frutto di ciò che abbiamo. 
Eppure, ciò che siamo e' ciò che abbiamo. 
La libertà non consiste nell'avere tutto, ma nell'avere la possibilità di scegliere, no?
La libertà, per me, non è comprare una casa grande per poter dormire ogni notte in una stanza diversa, ma stare davanti alla casa e poter decidere in quale stanza vuoi vivere. La libertà e' nella decisione, non nell'accumulazione." Pag. 132

Perché nessuno dovrebbe mai smettere di cercare l'essenza delle felicità e la definizione del concetto di libertà.

"Avere catene può farci male, perché se quella che ci sorregge si spezza precipitiamo vertiginosamente. Ma senza nessun tipo di catene, fluttuiamo nel vuoto, smarriti, e non sappiamo dove andare. 
Abbiamo bisogno di catene a cui aggrapparci, che ci aiutino nel cammino.
 Anche se oggi sono in montagna, perché ne ho bisogno per vivere, per vivere ho bisogno anche di amore, dell'amore dell'amicizia, di imparare; per essere libero ho bisogno anche di sognare. 
Dentro di me si è spezzata una catena fortissima, ma negare i sogni che avevo, negare le mie passioni, sarebbe negare la mia libertà. 
Si, essere libero significa decidere col cuore quali sono le mie catene e seguirle con la ragione, con la consapevolezza di ciò che può accadere se dovessero spezzarsi, ma anche di ciò che può accadere se si raggiunge la cima."

Questa volta ho davvero difficoltà a spiegarvi perciò lascio che siano alcuni brani del libro a consigliarvene  la lettura, se amate la montagna, la corsa o lo sport e le storie di vita degli sportivi.
Ma anche se non li amate.
Perchè poi le amerete.

"Sai che cos'è la felicità? La felicità pura? Non si prova nel momento in cui si riesce in qualcosa, quando è già iniziato il processo di assimilazione. No, la felicità pura si prova nell'istante prima di raggiungerla, quando ti rendi conto che stai per farcela. ...Per noi fu quello il nostro istante di felicità pura, li, sulla cresta dell'Aiguille d'Argentiere, sferzati dal vento e sotto il cielo velato.
Ma la linea che separa la felicità dal dolore e' molto più sottile di quanto si possa immaginare. Si pensa che la distanza tra questi due opposti sia grande, che il cammino dall'uno all'altro sia lungo, così che si possa avere il tempo di scoprire pian piano, nel bene o nel male, tutte le sfumature possibili. Ma non è così. Piuttosto, si crea un buco spazio- temporale che ti trasporta o, meglio, ti fa precipitare in un attimo dalla felicità più pura al dolore." Pag. 22

"Siamo condannati a morire o condannati a vivere?...Siamo tutti condannati a morire. nessuno può sfuggire a questi destino. Puoi essere il più ricco, il più sano, il più forte del mondo...ma non c'è scampo, finiremo tutti nello stesso modo: un mucchietto di ossa in una buca. È quello che rimarrà di noi sarà quello che avremo vissuto.Le emozioni, le persone, quello che abbiamo imparato è quello che abbiamo dato. Ed è questa la condanna della vita. Vivere, così semplice e così difficile nello stesso tempo. Quanto a esistere, tutti esistiamo, ma vivere? Siamo tutti capaci di vivere! .." pag. 202

E niente, vale la pena: leggetelo.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

lunedì 25 maggio 2015

Domeniche in montagna, dove si nasconde la serenità: da Donnas a Verale (AO) ed a Albard di Bard

Ieri abbiamo fatto la nostra terza escursione non invernale della stagione (per dire estiva, è ancora presto).

Non nascondo che dedicare la domenica alle passeggiate in montagna, da quando c'è il nostro biondino è molto faticoso, anche psicologicamente.
Il difficile inizia già nella scelta della meta: non troppo in alto, non troppo freddo, non troppo lunga, con sentiero non troppo esposto e possibilmente, con qualche distrazione sul cammino o all'arrivo, che si tratti di un parco giochi vicino al posteggio dell'auto, di una cappella votiva o un borgo suggestivo, da trasformare nella casa di magici amici, di mucche al pascolo o di un bel panorama, di ruscelli da attraversare in modo avventuroso o alberi secolari da scoprire.

Perchè portare un bimbo in montagna significa innanzi tutto adattarsi a lui, ai suoi ritmi, alle sue capacità ed alle sue gambette, e poi distrarlo continuamente.
Perchè i bimbi non si stancano, semplicemente si annoiano se non stimolati.

Poi bisogna preparare gli zaini, vestirsi, fare colazione, preparare l'occorrente per i panini e infine, se tutto va bene, dopo un'ora e mezza di preparativi, si potrà salire in auto.

Al ritorno poi, la faccenda si complica, perchè dopo aver disfatto gli zaini, c'è la cena o la merenda da preparare e la doccia per tutti che ci attende, oltre alle normali incombenze domestiche.

Mi chiedo spesso se ne valga la pena, se non sia meglio limitarsi a fare due passi dietro casa o stare in casa a godersi il divano o il tappeto con i giochi.
Immancabilmente, però, quando mi trovo sul sentiero, la risposta è sempre SI', ne vale la pena.

Volete sapere perchè? La risposta è nelle foto che ho in casa, quelle in cui sorrido felice, con amici, con mio figlio, con l'Alpmarito.
O sono in viaggio o sono in montagna.

Perchè è lì che trovo più facilmente la mia dimensione, che trovo me stessa, anche se attraverso la fatica e la scomodità.
Perchè è lì che percepisco la libertà, quella di scegliere dove andare, cosa fare, chi essere.
Perchè è lì che ciascuno è solo se stesso, con i propri limiti, le proprie capacità ed il proprio carattere e le sovrastrutture sociali possono essere lasciate indietro.
Perchè siamo nati per muoverci, per toccare, per esplorare.
Anche a tre anni.



Perchè le piccole fragoline selvatiche sono infinitamente più buone di qualsiasi grossa fragolona coltivata.



 Perchè qualunque ramoscello caduto, è meglio di qualunque spada di plastica.

 Perchè una cappella votiva su un roccione,
in mezzo al bosco,
significa che in quel luogo, uomini vissuti anni A.C., andavano a pregare la Dea Madre. E la spiritualità si respira davvero.

Ed è meglio di qualunque parco divertimenti. Basta giocare e osservare il mondo con occhi curiosi.

Donnas (AO)

Magari cercando di individuare dall'altro la propria casa, la propria scuola,  in mezzo alle altre.

Osservando il colore del cielo, le foglioline di diversa forma e colore, la meraviglia dei fiori primaverili...
Donnas e Pont Saint Martin (AO)


la vita in tutte le sue forme...


ed in tutti i suoi colori..


A volte prende un pò di nostalgia, pensando che non tanto tempo fa, forse giusto due o tre generazioni prima di noi, questi luoghi erano pieni di vita, gioia, calore, speranza, fatica, dolore, risate, tristezza...pieni di vita umana.

E ora sono abbandonati, in nome di un progresso che non è sempre tale.






"Grazie montagna per avermi dato lezioni di vita, perchè faticando ho appreso a gustare il riposo, perchè sudando ho imparato ad apprezzare un sorso di acqua fresca, perchè stanco mi sono fermato e ho potuto ammirare la meraviglia di un fiore, la libertà di un volo di uccelli, respirare il profumo della semplicità, perchè solo, immerso nel tuo silenzio, mi sono visto allo specchio e, spaventato, ho ammesso il mio bisogno di verità e amore.
Perchè soffrendo ho assaporato la gioia della vetta percedendo che le cose vere, quelle che portano alla felicità, si ottengono solo con fatica. E chi non sa soffrire, mai potrà capire."(Battistino Bonali).



Sullo sfondo, il forte di Bard



Info: siamo partiti da "Albard di Donnas", raggiungibile imboccando la strada che sale dietro il Municipio di Donnas, dalla statale che collega Donnas ad Aosta (seguite i cartelli), per poi parcheggiare ad Albard, dove si trova anche questo bel parco giochi, con tanto di fontana di acqua fresca e panchine...

 Si imbocca la sterrata, che presto diventa sentiero, per "Verale", che si raggiunge in circa un'ora e mezza di salita (noi ne abbiamo impiegate quasi due con il ricciolino biondo).

Superato il borgo fotografato, si giunge in poco tempo ad un bivio, si può proseguire verso la cima oppure scendere ad Albard di Bard nel bosco, per poi rientrare alla macchina seguendo i tornanti della strada asfaltata in discesa, così da effettuare un percorso circolare.

Oppure si può ridiscendere dalla stessa via della salita.
Se vi servono altre informazioni, sarò felice di fornirvele!


"Ogni cima che raggiungi, non è altro che una tappa intermedia." (Seneca)




giovedì 16 aprile 2015

Orgoglio di mamma. E di donna.

Sei anni fa, la mattina di un sabato di aprile, io e l'Alpmarito eravamo cosi'.


Uno dei giorni più felici della mia vita, grazie al nostro amore.


Chi l'avrebbe detto che, esattamente sei anni dopo, ci saremmo ritrovati a guardare, emozionati ed orgogliosi, una scena come questa:


Nostro figlio che pedala per la prima volta sicuro, senza rotelle.




E invece, a tre anni e cinque mesi, tu, mio piccolo grande amore, hai superato la paura e, forte dell'equilibrio appreso sugli sci e con la tua amata bici senza pedali, sei partito.

Come i grandi, senza rotelle.
Con il campanellino verde trovato nel l'uovo di Pasqua.
Con la tua bici arancione, il colore vivace che tanto ti piace e ti rispecchia.



Fiero, felice.
Cantando e ridendo mentre pedalavi, cercando di raggiungere la cuginetta grande.

Mentre in giardino, spuntavano i mughetti, gli stessi del mio bouquet da sposa.


Sei anni dopo, una giornata in cui non avevamo programmato nulla di speciale, e' diventata, all'improvviso, molto speciale, grazie al nostro bimbo ed  alla meraviglia della primavera.

E ora si che mi tocca correre per stargli dietro!!!



lunedì 22 settembre 2014

Cronache da due matrimoni

Negli ultimi quindici giorni abbiamo partecipato a due matrimoni.
Entrambi molto curati e ben riusciti, seppur diversi.

Amicizia, musica, balli fino a mezzanotte (sì, come Cenerentola, perchè poi la mattina dopo il nano non perdona), conversazioni interessanti con persone interessanti ed intelligenti  (ed accorgersi che ne sei circondata è bellissimo), cibo, tanto cibo, buono e ben presentato, ottimo vino, tanti brindisi, risate ed eleganza.

Tanti bambini al primo, in cui è stato un pò più difficile gestire il nano, visto che il pranzo si è svolto in un ristorante con solo uno spazietto esterno, purtroppo aperto sulla strada, un po' meno piccoli al secondo, in cui pero' c'era anche lo spettacolo di magia e l'animazione (grazie sposa!)e un prato enorme in cui sfogarsi.

Verde il primo,

con piccole piante grasse in vasetto a far da bomboniere e segnaposto ed addobbi floreali ricercati con i nomi dei tavoli in tema....


e piatti molto speciali a pranzo...



e buffet la sera, in una bella villa d'epoca....
















 P.s. Gli  sposini di Lego sulla "torta", arrivati direttamente da New York, erano stupendi!!!


Rosso il secondo.





Con lo sposo nell'abito da cerimonia tradizionale delle Guide Alpine, completo di cappello con piume di gallo cedrone...
e le bandiere degli Alfieri del Carnevale, perchè la sposa è una di loro...

E


I tavoli in tema montagna, vasetti di miele personalizzati a far da bomboniere....
 A noi la cima più bella!!



E poi i parenti venuti da lontano, chiacchere, autoscatti, fotografie e la gioia di vedere sposi felici ed innamorati.






E poi ancora amici ritrovati, cugini da salutare e con cui mangiarsi una pizza, ospiti a pranzo e qualche corsetta per smaltire,  per due weekend faticosi ma molto allegri!

 Adesso basta però, gli innamorati sono pregati di attendere il 2015, che per per questo 2014 abbiamo già dato. Grazie.