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venerdì 17 luglio 2015

"Elogio del limite.Sogna in grande e osa fallire." Il Tor de Geants visto e scritto con gli occhi di un concorrente

"Elogio del limite.Sogna in grande e osa fallire. Divagazioni sull'arte di correre" di Fabrizio Pistoni, Ed. Ediciclo editore, pag. 157, euro 14,50
Questo libro non è un romanzo ma neppure una autobiografia.
E' il racconto in prima persona del "Tor de Geants" , una gara di corsa in montagna dai numeri impressionanti: 330 km, poi di 24.000 mt di dislivello.
Una gara che si vince con la testa, prima ancora che con il fisico, privandosi del sonno, credendo in se stessi e conoscendosi bene, limiti compresi.
Lo scrittore, eporediese e dunque mio compaesano, è stato campione italiano juniores di canoa fluviale e tra i primi tre ai mondiali di rafting e, all'edizione del Tor di cui parla nel libro (2010), si è piazzato ventesimo.
Ma tra le pagine non si parla tanto della gara in se', e' il racconto del flusso di pensiero di un corridore.
Le riflessioni, gli incontri e i dialoghi di tre giorni di gara, giorno e notte.
Perché dietro una gara come questa ci sono ore e ore di preparazione in solitaria e in compagnia, ore di sogni ad occhi aperti, riflessioni e dialoghi con se stessi, mentre si corre e si va in montagna.
E c'è una organizzazione di tecnici, politici, medici, guide alpine e volontari, tantissimi volontari, che da alpeggi sperduti, rifugi in quota base- vita nelle vallate, offre assistenza, pasti, posti letto, conforto e aiuto a tutti i concorrenti, al solo prezzo di un grazie e di un sorriso, magari solo mentale. perché i corridori sono stanchi!
Perché lo fanno? Cosa li spinge a fare i volontari, in modo completamente gratuito?
E il pubblico, perché migliaia di persone in paesini sperduti e nelle vallate, anche a tarda notte incita applaude i concorrenti, che magari nemmeno conosce?
Si domanda spesso l'autore.
Io, che lo scorso anno, per la prima volta, ho fatto la volontaria, ho sposato un valdostano e vivo in Valle ormai da 8 anni, posso rispondere che ogni valdostano conosce almeno un concorrente, magari pure suo parente, anche alla lontana, e tutti ammirano la forza d'animo e quel pizzico di follia che spinge tante persone a mettersi in gioco in questa straordinaria gara di resistenza, nella quale anche solo arrivare alla fine per ultimi e' un traguardo degno di nota.
E poi c'è una sorta di invidia, la voglia di vedere in faccia i concorrenti, di capire i LORO PERCHE', di essere d'aiuto, lo spirito di solidarietà e fratellanza che è tipico della gente di montagna e di paese, la voglia di esserci, di far parte di qualcosa di grande che abbraccia l'intera Valle d'Aosta.
Un flusso di pensieri intelligenti, acuti, interessanti, che secondo me merita di essere letto, anche se non scritto alla perfezione, da tutti quelli che, guardando il Tg, si domandano chi sono "quei pazzi", oppure che amano correre o amano la montagna.
Con la consapevolezza che a volte non ci sono risposte, solo istinto di movimento!
E da oggi: "Sogna in grande e osa fallire" diventerà anche uno dei miei mantra.
"..e' il prezzo da pagare per il mantenimento di questo strano equilibrio:la morte del sogno. In un mondo dove puoi fare tutto, il desiderio non ha spazio, se manca la libido te la compri in farmacia e ogni bisogno si placa con una banconota di taglio adeguato. Ma la voce ne ha per tutti e a un certo punto mi chiedo quante volte i miei bimbi hanno ricevuto qualcosa senza il piacere di poterlo prima desiderare. domanda scomoda: credevo di essere il genitori è perfetto." Pag. 37
"..Una carrellata di frazioni disabitate collegate dalla mulattiera che stiamo percorrendo, sono tutte simili tra loro per esposizione delle facciate e costante presenza di un vecchietto, sempre solo, che toglie ortiche e innaffia le patate; quando se ne andrà anche lui, sarà tempi di convertire i ruderi in seconde case per quelli che arrivano dalle città nel weekend, per il popolo dei cibi bio, della filiera corta e dei cereali contro la stitichezza." Pag. 70
Mai definizione e' mai stata più azzeccata, per i turisti di città, il popolo delle seconde case.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

venerdì 5 giugno 2015

"La frontiera invisibile" , tra felicità, libertà, dolore e fatica



"La frontiera invisibile" di Kilian Jornet

Fabbri ed., euro 16,00 pag. 222


Che io ami la montagna e lo sport all'aria aperta in generale, credo sia ormai chiaro a chiunque abbia avuto occasione di leggermi.

Il motivo per cui questo libro mi ha conquistata, però, non è solo il fatto che parli di alpinismo, del Cervino, dell'Himalaya, del Tibet e della corsa in montagna.
Non è stata determinante neppure la circostanza di aver assistito, l'anno scorso, ad una  serata in cui l'autore ha raccontato la sua corsa sul Cervino, il suo record di velocità, con tanto di emozionante video.
Un serata  bellissima, nella quale vedere dal vivo un ragazzo che è un vero talento, dal fisico non comune e dal sorriso accattivante e timido al tempo stesso.
Uno che quando corre in montagna, anche in alta montagna, sembra saltare felice da un sasso all'altro, come un bambino spericolato. E si vede che è nel suo elemento.

Il motivo per cui il libro mi è piaciuto e mi è rimasto dentro, però, e' un altro:
 il fatto che Kilian Jornet parli a cuore aperto, svelando le sue riflessioni, i suoi pensieri, i suoi timori, le sue difficoltà.
E dimostri la sua grande umiltà.

 E poi, la constatazione di condividere alcuni suoi pensieri, alcuni suoi modi di concepire la vita è di aver fatto riflessioni molto simili.

"E' tra questi crinali che Lionel Terray scopri' quello che siamo veramente noi che viviamo tra le mappe e sogniamo cime aguzze: siamo "I conquistatori dell'inutile", l'immagine più bella della storia, eche Terray scelse come titolo del suo libro. Perché scalare le vette non ha nessun utilità secondo l'ottima commerciale che oggi governa il mondo: lassù non troviamo niente di materiale, ma a livello spirituale troviamo tutto, assolutamente tutto. " pag. 17

"Solo fra rocce e ghiaccio, fra cielo e ghiacciai, avrei potuto ritrovare me stesso; le montagne non ti vogliono strappare lacrime o sorrisi, non ti chiedono scusa ne' ti fanno i complimenti, non porgono condoglianze ne' tendono tranelli. Le montagne sono come gli specchi: ti ci vedi dentro, nudo, così come sei." Pag. 26

Forse perché certe esperienze, come la frequentazione abituale di rifugi e alta montagna, anche se a tutt'altro livello, e lunghe ore in marcia per sentieri, sono scuole di vita.

Perché discutere di etica dell'alpinismo significa discutere del l'etica in generale.

"Il problema ...e' insegnare ai nostri figli che ciò che siamo non è il risultato di ciò che facciamo, ma ciò che facciamo è il frutto di ciò che abbiamo. 
Eppure, ciò che siamo e' ciò che abbiamo. 
La libertà non consiste nell'avere tutto, ma nell'avere la possibilità di scegliere, no?
La libertà, per me, non è comprare una casa grande per poter dormire ogni notte in una stanza diversa, ma stare davanti alla casa e poter decidere in quale stanza vuoi vivere. La libertà e' nella decisione, non nell'accumulazione." Pag. 132

Perché nessuno dovrebbe mai smettere di cercare l'essenza delle felicità e la definizione del concetto di libertà.

"Avere catene può farci male, perché se quella che ci sorregge si spezza precipitiamo vertiginosamente. Ma senza nessun tipo di catene, fluttuiamo nel vuoto, smarriti, e non sappiamo dove andare. 
Abbiamo bisogno di catene a cui aggrapparci, che ci aiutino nel cammino.
 Anche se oggi sono in montagna, perché ne ho bisogno per vivere, per vivere ho bisogno anche di amore, dell'amore dell'amicizia, di imparare; per essere libero ho bisogno anche di sognare. 
Dentro di me si è spezzata una catena fortissima, ma negare i sogni che avevo, negare le mie passioni, sarebbe negare la mia libertà. 
Si, essere libero significa decidere col cuore quali sono le mie catene e seguirle con la ragione, con la consapevolezza di ciò che può accadere se dovessero spezzarsi, ma anche di ciò che può accadere se si raggiunge la cima."

Questa volta ho davvero difficoltà a spiegarvi perciò lascio che siano alcuni brani del libro a consigliarvene  la lettura, se amate la montagna, la corsa o lo sport e le storie di vita degli sportivi.
Ma anche se non li amate.
Perchè poi le amerete.

"Sai che cos'è la felicità? La felicità pura? Non si prova nel momento in cui si riesce in qualcosa, quando è già iniziato il processo di assimilazione. No, la felicità pura si prova nell'istante prima di raggiungerla, quando ti rendi conto che stai per farcela. ...Per noi fu quello il nostro istante di felicità pura, li, sulla cresta dell'Aiguille d'Argentiere, sferzati dal vento e sotto il cielo velato.
Ma la linea che separa la felicità dal dolore e' molto più sottile di quanto si possa immaginare. Si pensa che la distanza tra questi due opposti sia grande, che il cammino dall'uno all'altro sia lungo, così che si possa avere il tempo di scoprire pian piano, nel bene o nel male, tutte le sfumature possibili. Ma non è così. Piuttosto, si crea un buco spazio- temporale che ti trasporta o, meglio, ti fa precipitare in un attimo dalla felicità più pura al dolore." Pag. 22

"Siamo condannati a morire o condannati a vivere?...Siamo tutti condannati a morire. nessuno può sfuggire a questi destino. Puoi essere il più ricco, il più sano, il più forte del mondo...ma non c'è scampo, finiremo tutti nello stesso modo: un mucchietto di ossa in una buca. È quello che rimarrà di noi sarà quello che avremo vissuto.Le emozioni, le persone, quello che abbiamo imparato è quello che abbiamo dato. Ed è questa la condanna della vita. Vivere, così semplice e così difficile nello stesso tempo. Quanto a esistere, tutti esistiamo, ma vivere? Siamo tutti capaci di vivere! .." pag. 202

E niente, vale la pena: leggetelo.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

venerdì 26 settembre 2014

Leggendo...tra puzzle e corse (ovvero "L'arte di correre" e "Puzzle Mischia Tutto")

 
"L'arte di correre" di Murakami Haruki, ed. Einaudi, Euro 18,00, pag. 157.

Iniziando a frequentare il mondo della corsa ed a parlarne, ho sentito nominare molto spesso questo libro, di un autore conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Il mio unico precedente con gli scrittori giapponesi era Banana Yoshimoto, che non mi era piaciuta affatto, dunque ero un po' restia ad avvicinarmi a Murakami ma, trovando per caso "L'arte di correre" nella libreria di mio padre, mi sono decisa.

Non è romanzo, bensì una sorta di diario, una raccolta di riflessioni ed esperienze non necessariamente presentate in ordine cronologico, aventi, quale tema centrale ed oggetto, la corsa e lo stile di vita di un corridore, nonché la scrittura.

Si', perché per l'autore iniziare a scrivere ha significato iniziare a correre e le due attività ben presto si sono fuse nella sua vita, diventandone una costante e regalandogli entrambe molte soddisfazioni e, soprattutto, molti benefici.

Un libro autobiografico che non è quel capolavoro che mi aspettavo, visto le recensioni super positive che avevo letto, però sicuramente mi ha fatto ricredere sugli scrittori giapponesi e, soprattutto, coglie nel segno per quanto riguarda la corsa e le sue motivazioni, la fatica e la determinazione che richiede ma anche le soddisfazioni che regala.

"In questa domenica di autunno, dopo una bella gara, ce ne torniamo ognuno alla propria casa, ognuno alla propria vita quotidiana. E in vista della prossima gara di nuovo ci alleneremo in silenzio, come abbiamo fatto fino ad oggi, probabilmente ognuno in un posto diverso. Visto dall'esterno - o piuttosto giudicato dall'alto- il nostro modo di vivere apparirà forse insulsi, privo di fondamenta e di significato. Penso che sia una cosa alla quale dobbiamo rassegnarci, Ma anche ammettendo che compiamo soltanto una serie di atti vuoti, come per l'appunto versare acqua in un vecchion vaso forato, per lo meno resta il fatto reale che ci impegniamo. Nono importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l'essenziale, per la maggior parte di noi, e' qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore. E spesso le cose che hanno veramente valore si ottengono attraverso gesti inutilil Le nostre azioni non saranno forse proficue, ma di sicuro non sono stupide. Io la penso cosi'. Lo sento, e lo so per esperienza.....
Come vengono giudicati il tempo che ottengo in gara e il mio posto in graduatoria, come venga considerato il mio stile, e' di secondaria importanza. Ciò che conta per me, per il corridore che sono, e' tagliare un traguardo dopo l'altro, con le mie gambe. Usare tutte le forze che sono necessarie, sopportare tutto ciò che devo, e alla fine essere contento di me. Imparare qualcosa di concreto - piccolo finché si vuole, ma concreto- dagli sbagli che faccio è dalla gioia che provo...." (Pag. 150).

Insomma, consigliato a chi ama questo sport (che nel caso di Murakami e' un vero e proprio stile di vita), a chi partecipa alle maratone e a chi solo le sogna, a chi aspira a correre e a chi, guardano uomini e donne nelle tenute più disperate che fanno jogging, in ogni ora del giorno ed in ogni stagione, li guarda come se fossero degli alieni, con stupore misto a commiserazione e si domanda: "Perché????Chi glielo fa fare???Non hanno occupazioni più utili/piacevoli a cui dedicarsi???"
 
"Succede ogni tanto che qualcuno chieda ironicamente a un maratoneta: 'Ma ci tiene davvero così tanto a vivere a lungo?' In realtà, credo che non siano poi molte le persone che corrono spinte da questa motivazione. Piuttosto mi sembra che siano ben più numerose quelle cui non interessa campare cent'anni ma, finché sono al mondo, desiderano condurre un'esistenza piena. Se ci restano anche solo dieci anni di vita, e' di gran lunga preferibile viverli intensamente, perseguendo uno scopo, che non lasciarli trascorrere con indifferenza, e io sono convinto che a questo fine la corsa a piedi sia di grande utilità. la vera funzione della corsa e' di migliorare anche solo di poco, entro i limiti che sono stati attribuiti a ciascuno di noi, la combustione delle nostre energie, Al tempo stesso la si può ritenere una metafora della vita- nel mio caso della scrittura- e credo che la maggior parte delle persone che corrono sia d'accordo con me." (Pag. 74).
***
Puzzle Mischia Tutto" di Ludovica Cima e Elena Giorgio, ed. Adriano Salani Editore, collana Ape Junior, 2009, www.apelibri.it.

Sei mestieri non troppo comuni, impersonati da animali vestiti di tutto punto, con una breve descrizione (portiere, astronauta, fantino, ballerina, cuoco e maestro di sci), sei corrispondenti puzzle da 9 pezzi e uno spazio libero per creare nuovi mestieri o "mostri", come dice il nano, combinando i pezzi.


Un libro gioco molto carino che il nano ha usato dal Natale scorso (quando aveva due anni) ad oggi (quasi tre) e che continua a piacergli.

E' servito ad arricchire il suo vocabolario e, come tutti i puzzle, a migliorare le sue capacità di coordinazione fine, nonché prolungare il tempo di attenzione. Tra l'altro, e' anche un ottimo passatempo per quando si sta a tavola nei ristoranti e per giocare con bimbi un po' più grandi, poiché solitamente si divertono anche loro con i puzzle!!

Sconsigliato solo se avete bimbi che ancora mordicchiano i libri (perché è di cartone spesso ma gli incastri si possono rompere) o che lanciano i pezzi ovunque.

Con questo post, come di consueto, partecipo al Venerdì del Libro di Home made Mamma.




venerdì 2 maggio 2014

Stefania Bertola & Linus, le mie letture della settimana


"Luna di Luxor" di Stefania Bertola, pag. 179, ed. Salani.


Questo romanzo della Bertola risale al 1988/1989, "Era il mio primo libro, ero abbastanza giovane, avevo i capelli molto lunghi e due figlie piccole", come spiega l'autrice nella prefazione.
In relata' non il primissimo libro scritto, ma il primo libro pubblicato, recentemente riedito (aprile 2013).
In effetti, secondo me, si vede.
Rispetto agli altri romanzi della stessa autrice c'è un non so che di caotico e frammentario, qualche vuoto narrativo e forse un po' troppi personaggi.
Inoltre, non è ambientato a Torino ma in parte nella campagna scozzese in parte in quelle romana, anche se non è del tutto chiaro.
Nel complesso non posso dire che questo libro mi abbia appassionato quanto gli altri però è comunque una lettura leggera, piacevole, ironica e divertente, che non delude.
I personaggi sono stravaganti e sopra le righe, come al solito, ma risultano subito alcuni simpatici ed altri anticipaticissimi, l'amore non manca mai ed i colpi di scena ed il lieto fine pure.
Una aspirante scrittrice che lavora per una rivista di moda, una ragazza ricca ma annoiata in cerca di lavoro, una famiglia della nobiltà romana con due figlie libertine e poco convenzionali, due nozze in vista, un pianista infedele e una star del rock innamorata, una redazione giornalistica che cerca lo scoop dell'anno ed una improbabile infiltrata, un giovane aristocratico in cerca di soldi e un allevatore di bestiame in cerca di nobiltà...il tutto mescolato tra le mura di un antico e lussuoso maniero, tra feste, eccessi, incontri amorosi e pettegolezzi.
Di più non posso svelare perché la trama e' davvero così intricata che rischierei di rovinare il divertimento ai potenziali lettori.
Insomma, potrebbe non piacere a chi non è ancora abituato allo stile molto particolare dell'autrice e non lo consiglierei come suo primo romanzo da leggere, però lo consiglierei comunque!
***
"Parli sempre di corsa" di Linus, Mondadori, 2010
Ho trovato questo libretto di 100 pagine tra i libri di mio padre, appassionato di corsa e, memore delle recensione che avevo letto tempo fa sul blog di Home Made Mamma, l'ho preso in prestito e letto in due serate.
La scrittura e' scorrevole, il tema la corsa, come la vive l'autore, le sue impressioni ed emozioni, la sua infatuazione per questo sport.
Insomma, nulla di particolare ma un comunque godevole per chi ama, almeno ogni tanto, mettersi le scarpe da ginnastica ai piedi e uscire a correre.
Come me e l'Alpmarito, ieri sera dopo cena, appena prima che arrivasse il temporale, armati di pile frontali.
La corsa come non l'avevo mai provata, perché ogni tanto ci vuole un'emozione nuova!
Con questo post "doppio" partecipo, come ogni venerdì, all'iniziativa di www.homemademamma.com, Venerdì del Libro.

venerdì 14 marzo 2014

Open

"Open" di Andre Agassi, ed. Stile Libero Extra Einaudi, 20 Euro.
493 pagine sottili non proprio da leggere tutte d'un fiato, soprattutto se si conosce poco il tennis e le sue regole (io ho giocato da ragazzina con qualche corsetto, nulla di più).
Eppure vale la pena prendersi tempo per leggerlo, davvero.
Io ho trovato il libro in biblioteca ma so già che lo comprerò e lo regalerò presto, perché credo sia una di quelle biografie che vale la pena avere su propri scaffali e rileggere.
L'amicizia con Barbra Streisand, il matrimonio con Brooke Shields e poi la scoperta dell'amore vero, quello della vita, con Stefanie Graf (un'altra delle più grandi tenniste di tutti i tempi), gli amici, il college para militare, i coach, il preparatore atletico, l'amicizia, l'infanzia a Las Vegas in mezzo al deserto, il rapporto con i fratelli, le grandi cadute e le fantastiche ascese, l'impegno umanitario, la scoperta dell'importanza dell'istruzione, l'incontro con Mandela, l' amore per i figli sopra a tutto.
Nella vita di Agassi non è mancato nulla e nulla manca nel libro.
Agassi Inizia a giocare per compiacere il padre, un padre autoritario che vuole il meglio per il figlio, che cerca un riscatto e pensa di poter far raggiungere il successo a suo figlio tramite il tennis, un padre che in fondo ama suo figlio ma a modo suo, tanto da comprare una casa in mezzo al deserto solo perché ha un cortile abbastanza grande per edificare un campo da tennis, che costruisce una macchina diabolica, che Andre soprannomina "drago sputa palle", dinnanzi al quale lo costringe tutti i giorni a estenuanti allenamenti;
continua perché e' l'unico cosa che crede di saper fare, per sopravvivere alla solitudine e alla scuola;
continua perché pensa di non avere alternativa.
E poi continua perché decide di sceglierlo.
"Forse sono confusi perché non ho raccontato loro la storia per intero, non gli ho spiegato del tutto cos'è che mi spinge. Non posso perché sto prendendo coscienza io stesso solo a poco a poco delle mie motivazioni.Gioco e continuo a giocare perché ho scelto di farlo. Anche se non è la tua vita ideale puoi sempre sceglierla. Quale che sia la tua vita, sceglierla cambia tutto."
Un campione che si racconta senza veli nella sua ricerca della perfezione, di se stesso, della serenità.
"Penso a una cosa che Mandela ha detto una volta in un'intervista: Dovunque tu sia arrivato nella vita, c'è altra strada da percorrere. E penso ad una delle citazioni preferite di Mandela, dalla poesia Invictus, che gli ha dato forza nei momenti in cui pensava che la sua strada fosse stata interrotta: Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima".
Un campione che odia il tennis ma forse alla fine lo ama anche o, più semplicemente, ne è dipendente, perché volente o nolente e' parte di lui.
"Non strafare, dice. Non cercare di essere perfetto. Sii te stesso.Penso di sapere come seguire quel consiglio su un campo da tennis, ma con una donna sono perso.Andre, dice, certe persone sono termometri, altri termostati.Tu sei un termostato. Non registri la temperatura in una stanza, la cambi. Perciò sii fiducioso, sii te stesso, assumi il controllo. Mostrale chi sei veramente."
"Anche diversi giornalisti sportivi riflettono sulla mia trasformazione e quella parola mi amareggia. Penso che non colpisca nel segno. La trasformazione e' un cambiamento da una cosa in un'altra, ma io quando ho cominciato non ero niente. Nonno mi sono trasformato, mi sono formato. Quando ho cominciato a giocare a tennis ero come la maggioranza dei ragazzini: non sapevo chi ero e mi ribellavo al fatto che fossero i grandi a dirmelo. Penso che i grandi facciano sempre questo errore con i giovani, trattandoli come prodotti finiti quando in realtà sono in fieri. E' come giudicare un match prima che si sia concluso e io ho recuperato troppo spesso e ho subito troppe furiose rimonte per pensare che sia una buona idea.
Consigliato, consigliato e ancora consigliato.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma che ringrazio perché è solo grazie alla sua recensione di qualche mese fa (http://www.homemademamma.com/?s=Open) che ho scoperto questo libro.