martedì 13 ottobre 2015

Il mare della Sardegna




Bosa

Bosa
Bosa: un caldo allucinante, una spiaggia libera  bella e vasta, troppo affollamento.


Isola Rossa

Isola Rossa

Isola Rossa
Isola Rossa, Costa Paradiso: qui abbiamo trascorso cinque notti, godendoci il mare al mattino, dalle 8.00/8.30 alle 11.30/12.00 al massimo, girando per l'interno della Sardegna il pomeriggio.
Qui l'Alpmarito si è scottato in sole due ore, il caldo dalle 10 era micidiale ma la gente, grazie all'ora, mai troppa, la spiaggia libera e pulita, l'acqua splendida.

Qui, abbimo fatto i nostri castelli di sabbia, ogni giorno un pò diversi, sempre belli.


Isola Rossa

Isola Rossa


 La torre aragonese sullo sfondo, le pietre rosse, l'acqua cristallina, la
 sabbia ed i sassolini.





















Isola Rossa

Da qualunque parte la guardi, sempre bella.

 Badesi mare: i bagni al tramonto, dopo le visiste nell'interno del pomeriggio, il fresco della sera, la spiaggia, anche questa libera, ormai vuota.

Badesi mare
Badesi mare

Badesi mare



Isola Rossa

Isola Rossa
Isola Rossa


Capo Testa

 
Capo Testa


Capo Testa

Capo Testa

Capo Testa

Capo Testa e la Baia di Santa Reparata, dove si può fare il bagno tra i resti suggestivi delle cave di granito di epoca romana,
e la vicina Santa Teresa di Gallura 


Santa Teresa di Gallura

Santa Teresa di Gallura


Platamona








Platamona

 Platamona e Sorso, una domenica fresca e ventata.

Alghero

Alghero


 Alghero, bellissima città di mare, da ammirare a piedi ed in barca.


Castelsardo

Castelsardo
 
Castelsardo


Castelsardo, magnifici scorci marini da un borgo antico arroccato su una collina.

Capo Caccia e le Grotte di Nettuno

Capo Caccia: il mare era davvero così. Nessun ritocco, neppure saturazione dei colori.

Capo Caccia
 
Capo Caccia

 
Capo Caccia

 Capo Caccia: semplicemente magnifico.


Isola Rossa

Isola Rossa
Spiagge tranquille, non affollate, in cui si può anche giocare a palla, o perdersi nella contemplazione.
Unico neo? La mancanza di doccie o fontane, anche a gettoni, ovunque in Luguria e Friuli. Il clima, però, è decisamente diverso e credo questo spieghi l'assenza.
Non spiega l'assenza di bagni pubblici. I pochi che c'erano, erano fuori servizio.
Tuttavia, farebbero comodo, soprattutto viaggiando con un bimbo al seguito e per evitare quegli orribili mucchi di rifiuti tra gli arbusti, a pochi passi dalla spieggia, dove è chiaro che tutti vanno ad espletare i propri bisogni.

Un mare così, solo in Corsica e nelle Calanque.
O forse solo in Corsica.
E la Sardegna è pure più grande: io non ne ho vista neppure la metà!!!

Pensare che alcune incantevoli baiette e decine di scorci, non ho neppure potuto fotografarli.



domenica 11 ottobre 2015

I Wish - Il tag dei desideri

Da qualche giorno, in rete, circola una bellissima "idea" di Racconti del passato, "I Wish, il tag dei desideri".
Un gioco in cui, quando si è nominati, si può partecipare seguendo queste regole:
1. Usare l'immagine della lampada di cui sopra
2. Citare l'ideatrice del tag, Racconti dal passato, appunto
3. Ringraziare chi ti ha nominato
4. Citare a tua volta 5 o più blog

Io sono stata "taggata" per ben due volte, dalla dolcissima bis mamma, nonché educatrice, Silvia, di Scintille di gioia, e da Mimma e Drusilla, la coppia di mitiche amiche, vuocaniche blogggers espatriate, di Mamme nel deserto.
Ringrazio tutte e tre, per questa inaspettata possibilità di strofinare la lampada di Aladino e formulare tre desideri, ovviamente sperando che si avverino!!!
Tralascio quello che penso sia il desiderio universalmente più condiviso, soprattutto da un genitore: la salute per i famigliari, figli in primis, potenzialmente illimitata (o almeno fino ai 100 anni)!!
Tralascio anche i desideri legati ad un mondo idilliaco, libero da guerra, fame e povertà. Non perché non mi piacerebbe ma perché, temo, neanche il Genio della Lampada potrebbe arrivare a tanto.
E allora, concentrandomi per un momento su me stessa e sul presente, dico:
1. Un po' più di serenità familiare. Mi piacerebbe poter contare su un nucleo familiare allargato più sereno, unico, concorde, che costituisca una base solida per la crescita del ricciolino e per la vita di tutti noi.
2. La certezza di una crescita professionale e lavorativa duratura, per me e per l'Alpmarito. Il top sarebbe un paese in cui l'economia cresce, i servizi pure, le tasse scendono, l'Alpmarito non avesse bisogno di varcare settimanalmente la frontiera per lavorare e i nostri amici di fare lo stesso o anche solo macinare chilometri e chilometri tutti i giorni per una occupazione malpagata. Comunque mi accontenterei di sapere che un lavoro dignitoso si troverà sempre e che il merito e la capacità professionale verranno sempre ripagati, in senso economico, in termini occupazionali ma anche di stima sociale.
3. La certezza della durata e felicità del mio matrimonio. Non perché in questo momento ne dubiti, assolutamente, ma perché, quando vedi chi si separa dopo 40 anni insieme o senti tantissime storie di infelicita' coniugale e separazioni burrascose, vacilla anche la piu' granitica della certezza. E l'unione fa la forza, quindi preferisco continuare ad essere coppia.
Per tutto il resto, posso provvedere da sola o, almeno, provarci !!!
Premesso che ho cercato di pensare a chi non fosse già stato nominato da Silvia o dalle Mamme nel deserto, per aiutare a diffondere questo gioco che profuma di ottimismo, invito a esprimere i propri tre desideri:
1.Stefania, Mamma Orsa Curiosona
2. Elena, Trasparelena
3. AgniesZka, Mammager
4. Giovanna, Mammadilettante
5. Elisabetta, Elisabettagrafica
6. Francesca, Patatofriendly
Buona lucidatura della lampada a tutti!!!

venerdì 9 ottobre 2015

Tre letture di fine estate, molto diverse tra loro

Questa estate e' stata all'insegna della lettura. Ho letto veramente molto, anche per i miei standard, un po' per insonnia, un po' grazie ai giorni di vacanza e a qualche pomeriggio al lago.
Di molti libri letti ho già parlato, venerdì del libro dopo venerdì.
Ne ho lasciati indietro tre, che mi sono piaciuti e ho letto volentieri ma senza entusiasmarmi come gli per altri, per ragioni diverse.
"Io nuoto per amore" di Federica Pellegrini, pag, 99, ed. Mondadori, 2009, Euro 16,00
Ho già detto spesso quanto ami nuotare. Seguo anche le gare di nuoto, tuffi compresi, quando i media ed il tempo lo consentono. Quindi non potevo esimermi dal leggere questo libro, di una delle mie eroine, da un punto di vista sportivo. Ero molto curiosa, perché la Pellegrini e' diventata anche un personaggio pubblico, a volte molto chiacchierata per le sue scelte sentimentali, tanto criticata per i fallimenti, quando osannata per i successi.
Non è certo facile essere un agonista a tempo pieno, in qualsiasi sport. Richiede abnegazione e sacrificio, come far il musicista. Richiede volontà e determinazione.
E nel libro, si capisce che la Federica nazionale ne ha molta. Si racconta con sincerità ed immediatezza, in quello che è una specie di diario, purtroppo con molti buchi temporali, di raccolte di riflessioni.
Leggendolo, ho visto la ragazzina tormentata dal suo stesso successo ma anche la campionessa, il personaggio pubblico e i problemi di una ragazza "normale".
Lati di una personalità complessa come quella di ogni essere umano, che a volte vengono dimenticati dai media quando si tratta di giudicare o fare gossip.
Insomma, non un capolavoro e neppure una vera autobiografia, nessuna particolare rivelazione, ma un diario sincero che aiuta a comprendere un po' di più l'identità di una nuotatrice d'eccezione.
"Tutto, in me, e' una gara senza fine.
Una lotta di opposti, un continuo passaggio dal giorno alla notte, un alternarsi della luce più abbagliante con le ombre più cupe.
Questo è il mio carattere.
Questa sono io."

*****
"Operazione Cremlino" di Chris Ryan, pag. 353, ed. Longanesi &C.
Protagonisti di questo romanzo di spionaggio sono Rick, un SAS, e Sasa, soldato russo.
Inghilterra e Russia vogliono migliorare i propri rapporti dopo la guerra fredda e, su richiesta degli Stati Uniti, un gruppo di SAS, guidati da Rick, viene inviato in Russia per addestrare alcuni militari russi.
Lo scopo dovrebbe essere condividere trucchi e sistemi per collaborare e per aiutare i russi a sconfiggere la mafia, che rende instabile e pericoloso il paese e, per questo motivo, non piace neppure a USA e Inghilterra.
Ben presto, però, i SAS scopriranno che sotto c'è molto di più e dovranno adeguarsi, seppur di malavoglia, a fare il doppio gioco. Solo alla fine, dopo varie "missioni" con i russi, scopriranno di non essere stato gli unici!
Un romanzo dalla storia abbastanza appassionante ma scritto senza quella capacità di far immedesimare i lettori, senza quel ritmo della narrazione, che invece si trova nei libri di Andy Mac Nab, ad esempio questo o questo, anche lui SAS, come l'autore di questo romanzo, anche lui coinvolto nella operazione Bravo Two Zero.
Sicuramente consigliato agli amanti del genere ma senza aspettarsi che sia a livello di quelli di McNab!!
*****
"Le domande di Brian" di David Nicholls, pag. 393, ed. Beat
Ho comprato questo romanzo alla fiera del libro di Torino, dopo essere rimasta piacevolmente colpita da un altro libro dello stesso autore, "Noi".
Questo scritto non mi è piaciuto altrettanto, la storia mi è sembrata meno briosa, forse meno consona alla mia vita attuale.
È ben scritto, consente di immaginare bene il clima sociale e l'atmosfera dei luoghi evocati dall'autore, l'Universita di Bristol negli anni '80, la campagna, i programmi televisivi a quiz, le differenze culturali ed economiche tra gli studenti ecc., però il protagonista, Brian, non mi è mai risultato simpatico e non ho vissuto nessun tipo di immedesimazione.
Piuttosto, ho provato pena per lui, mi sono irritata per la sua sbadataggine e incapacità di guardare oltre l'apparenza, anche in ambito amoroso.
Mi sono piaciuti di più i personaggi collaterali, gli amici Spenser e Tone e la ragazza ebrea intelligente che sa vedere in Brian la persona che è, anziché quella che si sforza, senza successo, di diventare.
Un romanzo sui tormenti della giovinezza, sul desiderio di riscatto sociale attraverso lo studio e l'istruzione, sulle difficoltà relazionali, che forse ho solo letto nel momento sbagliato.



In conclusione: non sconsigliato del tutto ma neppure consigliato.

giovedì 8 ottobre 2015

I ricordi, emozionanti sui nostri figli


Io sono una maniaca delle foto e, da quando ci sei tu, mio ricciolino biondo, ancora di più.
Tu lo sai, a volte ti presti, altre scappi o protesti, stufo della mia macchina fotografica.
Così oggi, a letto con le placche in gola e la febbre, sfoglio e risfoglio gli album di foto, i foto libri e tutte le migliaia di foto che ho stampato, in questi tuoi primi quasi quattro anni di vita.
Sei entrato nei miei pensieri e nei miei ricordi ancora prima di nascere, quando eri poco più che un ammasso di cellule e ti chiamavo fagiolino.
Ricordo quando ho annunciato la mia gravidanza ai nonni, i miei genitori, ed alla nonna bis: eravamo in cucina, a casa loro ed io ero in procinto di partire per andare a Roma a sostenere l'esame da Notaio.
Ricordo l'annuncio a mio fratello ed a mia cognata, il viaggio a Roma, il terrore che i metal detector e lo stress da esame potessero danneggiarti, tu che eri solo da cinque settimane dentro di me e ancora fuori non si vedeva e non lo sapeva nessuno.
Ricordo le nausee, i mal di schiena, la prima volta che io ed il tuo papà abbiamo sentito il tuo cuoricino battere veloce.

Ti ho strapazzato non poco, in pancia. Ho continuato a nuotare tre volte a settimana, anche quattro, fino alla 39 settimana, sono andata in udienza persino il giorno della fatidica "scadenza", ho fatto 500 km ad andare e 500 a tornare per un funerale in famiglia e pochi di meno per partecipare ad un matrimonio, alla trentottesima settimana.
Eppure tu stavi comodo, visto che hai aspettato 15 giorni dalla scadenza per nascere.
Ricordo il calore del tuo corpo sul mio, la stanchezza e l'incredulità di quando sei nato, la mia preoccupazione che fossi "tutto intero", che mi ha fatto dimenticare anche di chiedere se eri maschio o femmina, perché noi non avevamo voluto saperlo.
Ricordo la prima volta che ho cercato di cambiarti, insieme a mia madre, tu con la tua tutina grigia morbida ed un berretto di cotone rosa, perché quello azzurro lo avevano sporcato facendoti il bagnetto.
Ricordo le notti angosciose in ospedale, quando non sapevo cosa fare di te, per te, volevo solo
dormire e sentirti sereno, accanto a me, e invece camminavo con te urlante per i corridoi, cercando di capire come nutrirti, come calmarti.
Ricordo quando ho scritto il tuo nome per la prima volta, sul modulo per la denuncia della nascita, al primo piano dell'ospedale.
Ricordo il tuo colorito giallognolo per l'ittero, la tua testolina pelata fino ai 18 mesi, il tuo primo bagnetto, la tua prima volta in piscina, a 5 mesi, e la tua prima passeggiata in montagna sul porte- enfante, sempre a 5 mesi. Ricordo la bronchiolite a quattro mesi, L'antibiotico e l'aereosol, i pianti disperati delle prime settimane, quando il mio latte non bastava mai e tu avevi fame, fame da morire, mentre tutti ci dicevano che erano coliche.
E quando alla fine ho ceduto alle "aggiunte" e da un giorno all'altro, sei rinato: niente più ittero, niente più pianti disperati ad ogni ora, niente più perdite di peso. Ricordo il mio senso di colpa misto a sollievo.
Ricordo il tuo primo Natale, con la tutina ed il cappellino rosso, in braccio al prozio ed alle nonne bis, commossi.
Ricordo il tuo primo compleanno, la prima volta che ti sei tirato in piedi, aggrappandoti alla testiera del nostro letto, a nove mesi e quando hai iniziato a camminare, a 10 mesi, senza mai gattonare prima.
Ricordo l'orgoglio di guardarti crescere, di vederti forte e sano, di portarti in giro, per mano.
Il tuo primo viaggio in aereo, la prima volta al mare, la prima nevicata, il primo sorriso, le prime parole ed il primo omogeneizzato, ma anche la prima volta in bici, la prima giornata di asilo nido, la prima volta che hai dormito dalla nonna, la prima volta sugli sci, le serate in palestra di arrampicata, la prima giornata alla scuola dell'infanzia ecc. ecc. ecc.
Perché, con te, ogni prima volta e' un ricordo prezioso che mi è rimasto dentro.
Ma non basta.
Nel mio cuore ci sono una multitudine di altre immagini, istantanei di momenti con te che ho avuto la fortuna di vivere, gesti che so essere tuoi, espressioni buffe, pianti, modi di muoverti e parlare che non dimenticherò mai, sensazioni che non si possono spiegare ed emozioni di mamma che solo un altro genitore può capire.
E basta una foto, il suono di un carillon, il colore di un vestito, un odore, a risvegliare istantaneamente la mia mente ed il mio cuore, facendomi pensare a te e ringraziare la vita.
Perché tu esisti.

Con questo post, dico la mia sul tema del mese delle Stormoms, #Ricordidimamma.Trovate qui tutte le informazioni per fare altrettanto e scambiare ricordi!


martedì 6 ottobre 2015

Il trauma della sveglia

Io odio svegliarmi al mattino.

I risvegli non sono mai stati il mio forte.

Ho sempre patito molto la mancanza di sonno. Per me otto ore non sono abbastanza, e' il minimo per lavorare, vivere, studiare. Con 7 inizio a barcollare e perdo lucidità, con 9 ore di sonno, sono al top e me ne accorgo.

Quando sono stanca divento nervosa, cattivella, intrattabile. Lo sa bene l'Alpmarito.

La mattina, per quanto poi riesca il più delle volte ad alzarmi di scatto al suono della sveglia ed essere operativa, alzarmi e' un enorme sforzo di volontà e per svegliarmi davvero, salvo rari casi, mi serve un caffè, dei biscotti e un paio d'ore. Sì, proprio un paio d'ore.

C'è poco da fare, sono fatta così.

Prima della colazione sono particolarmente incarognita con il mondo e scorbutica. Lo sa bene l'Alpmarito ma anche mia madre, che mi ha svegliato o ha assistito ai miei risvegli per anni, e gli amici, che hanno visto quanto la fame e la stanchezza possano rendermi combattiva.

Quando facevo le stagioni estive al rifugio, c'erano giorni in cui dovevo alzarmi alle 4.30/5.00 per servire le colazioni. Lo facevo e lavoravo ma entrambi i gestori si erano accorti di quanto poco fossi mentalmente presente e di quanto trovassi lungo.

La sera posso essere stanca ed assonnata ma non raggiungo mai i livelli del mattino.

Ed il brutto è che patisco anche se la sveglia non c'è, se mi sveglio naturalmente perché ho dormito abbastanza. Rimarrei comunque a letto, ancora e ancora. Ed è così anche in vacanza. Come se non avessi la forza di affrontare una nuova giornata.

Tutto il contrario di mio marito. Il fan del vivere con i ritmi del sole, sveglia con le galline, a letto appena fa buio.

Non è che non ami le prime ore del mattino o non ritenga sprecato dormire fino a tardi. Infatti non è che si vada spesso oltre le 8.00 anche nei giorni di festa o nei fine settimana. È proprio che è un limite mio.

Il ricciolino biondo, per sua sfortuna, mi somiglia.

E allora?

E allora io lo vedo, quanta fatica fa a svegliarsi. Percepisco il suo dolore, lo sforzo per quel piccolo trauma che è uscire dal letto, soprattutto d'inverno o nelle mezze stagioni, quando bisogna abbandonare il tepore delle coperte per il gelo della stanza, la difficoltà di aprire gli occhi alla luce, magari per scoprire che il cielo e pure grigio e piove. Lo capisco.

Così la mattina mi alzo con mezz'ora di anticipo rispetto al nano ed al marito, quando c'è,, cerco di praticare un po' di yoga, di bere la mia acqua e di prepararmi il caffè in pace, con calma, prima di aggiungere al mio dramma personale anche quello di mio figlio.

E ogni scusa è buona per rimandare il momento di svegliarlo.

Lo guardo abbandonato nel letto, spesso girato di lato con una manina sotto la guanciotta, le labbra rilassate, i sospiri ed i respiri profondi.

Così piccolo, dolce, indifeso, bisognoso di sogni.

 

 

E mi prende una morsa allo stomaco al pensiero di dovergli infliggere una simile tortura, anche se a suon di baci e carezze.

E spesso non ho la forza di dire no ai cartoni, ai vestiti che si è scelto, ai capricci mattutini. Di lottare con lui quando sto già lottando contro me stessa.

E poi urlo, minaccio e mi dispero perché siamo in ritardo sulla tabella di marcia, mi arrabbio con lui, che perde tempo appositamente, e con me stessa, perché ne ho perso pure io stupidamente, pur essendo adulta, e per di più l'ho lasciato fare.

E niente, non ho soluzioni.

Non so se sia un problema solo mio, nostro, se sia comune o no. So che cerco trucchi e soluzioni, mantra o pensieri positivi per ridurre il trauma della sveglia o meglio, del risveglio.

Cerco la forza per oppormi ai cartoni che rimbecilliscono ed al muffin che, in mano a mio figlio, sembra riprodursi magicamente, visto che impiega circa 45 minuti per mangiarlo!

Perché ai voglia di fare il saluto al sole, se poi dentro di me sono arrabbiata con il mondo per un'ora.

E voi, dove trovate il coraggio per svegliarvi e svegliare i vostri figli? Avete anche voi lo stesso problema?

 

lunedì 5 ottobre 2015

Correre in vacanza

La vacanza sarda di fine estate mi ha consentito di provare sul campo una sensazione di cui avevo tanto sentito parlare: la gioia di correre in luoghi diversi, di scoprire un pezzetto di Italia o di una città o paesaggio sconosciuti senza mezzi meccanici, senza pesi, senza neppure ruote o zaini, semplicemente correndo.

Per la prima volta nella mia vita, in una vacanza non nelle montagne nostrane, mi sono scoperta a guardarmi intorno cercando anche percorsi adatti ad una corsetta in solitaria.

Isola Rossa

Nel mio bagaglio a mano sono entrati una gonna ed un vestito in meno, ma c'è stato il completo da corsa e l'aereo l'ho preso con le mie scarpe da running ai piedi ed il Garmin al polso.

Intendiamoci, in 12 giorni, ho corso 4 volte, a Villanova Monteleone (appena prima che iniziasse la processione nonchè festa con asini e cavalli ed iniziassero a sparare per aria, facendomi prendere un bello spavento), a Badesi ed a Ossi, facendo intorno ai 5 km per volta e per giunta più lentamente del solito.

Villanova Monteleone e la festa di san Giuseppe

Un pò perchè comunque ero in vacanza da tutto, compreso le attività "di routine", per quanto piacevoli, un pò perchè volevo e dovevo godermi la compagnia dell'Alpmarito e del ricciolino, un pò, anzi tanto, perchè si moriva dal caldo, anche la sera e la mattina.

Una domus de janas, "casa delle fate" scavata nella roccia

Comunque, è bastato per sentirsi bene e per godere del piacere di correre in luoghi inusuali per me, di osservare la vita del luogo, le case, i paesaggi ed il mare, ad un ritmo umano, naturale.

La Valle della Luna

E per scoprire che col cavolo che correre al mare vuol dire correre in piano, come ingenuamente pensavo io e come avevo sperimentato in Friuli !! 
La Sardegna, o almeno la zona in cui siamo stati noi, è tutta un sali-scendi, per di più cotto dal sole!

Per una che adora i trekking di più giorni e si è innamorata delle vacanze in bicicletta dopo una sola esperienza, una corsa in vacanza è un'esperienza indimenticabile.

E voi, cosa ne pensate? Conoscete la sensazione ? Sono certa di sì, soprattutto le mamme blogger del gruppo runningformommies!

venerdì 2 ottobre 2015

"L'euforia delle cime"

"L'euforia delle cime" di Anne-Laure Boch, Ediciclo editore, pag. 91


Un saggio breve dal linguaggio scorrevole, una analisi accurata e acuta della passione per l'alpinismo e della sua storia e un quadro sociologico degli alpinisti che cattura e lascia il segno.
L'incipit di questo libro, scritto da una filosofa e appassionata di montagna, sembra il racconto delle mie mattine al rifugio, prima di una ascensione. Dire che mi sono ritrovata nelle sue parole, nelle emozioni e sensazioni che racconta, e' dire poco.
Quel che penso anche io, ma non sarò mai capace di dire altrettanto bene, lo troverete in parte in queste pagine.
Ma il saggio e' tutto interessante, vero. E si legge d'un fiato.
"L'alpinismo e' la ricerca di un equilibrio tra il troppo e il troppo poco. Troppo difficile, o non abbastanza. Troppo pericoloso, o privo di interesse. Troppo frequentato o troppo isolato.Troppo lungo o troppo corto. All'arrivo, e' l'eccitazione - o la delusione - a segnalare se si è raggiunto o no il limite tanto agognato: il superamento di se'." Pag. 82
"In effetti, la montagna e' l'ambito ideale per tentare questa esperienza, fondamentale nell'immaginario occidentale. la semplice organizzazione dello spazio che caratterizza le regioni montane desta in noi un simbolismo tra i più diffusi, comune all'architettura, al sogno, alla percezione infantile, all'inconscio in generale e alla lingua in particolare. Non si dice forse "discendere dentro di se'" ed "elevarsi al di sopra di se'"? In questo simbolismo spaziale la montagna ha un posto a parte.Essa non è soltanto un luogo caratteristico, ma è lo spazio organizzato in base ad un ordine evidente in cui domina la dimensione verticale.La montagna ha un'unità, una personalità. La sua sagoma immensa e' quasi antropomorfica. Affrontare questa entità mostruosa significa confrontarsi con una scala di valori immediatamente materializzata, in cui ciò che vale di più e' posto al di sopra di ciò che vale di meno..." Pag. 83
Unica avvertenza? Non credete a quel che si dice, non solo qui ma in giro: le grandi prime sulle Alpi non si devono affatto a nobiluomini di città o almeno non solo, così come oggi i più forti rocciatori, arrampicatori ed alpinisti non sono sempre quegli uomini o donne che si vedono sulle riviste di settore o sui giornali.
I più forti sono spesso "i locals" e perfetti sconosciuti/e che in montagna ci vivono o ci lavorano. Solo che non lo sa nessuno, se non i loro amici o compaesani. Perché loro non fanno notizia e, comunque, quasi mai ad uno di loro verrebbe in mente di scrivere ad un giornale della loro ascensione, scalata, cascata. A loro basta farle, non hanno bisogno di riconoscimenti e approvazione altrui.
A ciascuno le sue motivazioni ed il proprio bisogno di gloria.
"Io stessa sono partita all'assalto delle montagne credendo ingenuamente di andare a conquistare il mondo; ed è il mio mondo interiore che mi si è rivelato al termine della ricerca. La tentazione di onnipotenza si è persa per strada. Se ne lamenteranno solo coloro che non hanno avvertito quell'euforia delle cime che è la più bella delle ricompense." Pag. 91
Se state cercando una motivazione per andare in montagna, questo libro fa per voi.
Se amate "andare in montagna", vi ritroverete in questo libro.
Se non riuscite a capire perché mai una persona dovrebbe "correre rischi" per arrivare in cima o scalare o arrampicare sul ghiaccio, questo libro vi aprirà gli occhi. E magari vi farà venire voglia di provare!
Con questo post, partecipo al Venerdì del Libro di Paola.

giovedì 1 ottobre 2015

Succede a Settembre


Settembre è iniziato bene e terminato abbastanza male.

Siamo stati al mare, senza tablet e connessione internet ed è stata una pausa rigerenerante di cui avevamo davvero molto bisogno.

I weeekend sono stati quasi tutti dedicati a matrimoni, tre in un mese, uno al mare, uno vicino a casa, uno in montagna.

Abbiamo ballato molto, chiaccherato molto, bevuto e mangiato troppo.

Le giornate lavaorative al rientro sono state frenetiche e mi hanno assorbita tanto e stressata ancor di più, ma fa parte del gioco e va bene così.

A settembre è ricominciata la scuola dell'infanzia e le paure ed i sensi di colpa dell'altro anno, sembrano acqua passata. L'emozione di mamma no, quella rimane.
Il ricciolino biondo non vedeva l'ora di ricominciare e non ha manifestato particolari disagi.
Poi il secondo giorno mi ha chiesto quando sarebbero iniziate le vacanze, "quelle lunghe lunghe", perchè a pensarci bene si era già stufato.
Ho detto tutto.

Abbiamo corso e siamo andati in bicicletta tutti e tre insieme, godendo dell'aria aperta il più possibile.

C'e' stato il compleanno di un'amica che se ne è andata troppo presto, la cui assenza fa ancora molto male, e pochi giorni dopo il primo anniversario della sua morte.

Io e l'Alpmarito abbiamo passato una domenica ad aiutare a fare un trasloco incrociato di quelli che non vorresti mai vedere, perchè conseguenza di una rottura che fa male. Comunque è andata anche questa.

Nel mezzo abbiamo cominciato l'impianto elettrico della casa nuova ed io ho cercato di fare "il bocia", come si dice in Piemonte, dell'Alpmarito, rimediando un bernoccolo  (no, non mi ha piacchiato, ho battuto il cranio sull'appoggio del trave del tetto, in mansarda. Due sabati di lavoro, due botte sullo stesso travetto, quando si dice l'attenzione e la furbizia!!! ) e qualche tanti insulti.
Decisamente, non è il mio mestiere.

Vedremo se con i pavimenti andrà meglio, almeno quelli una volta li ho già fatti ed il risultato (ottimo) lo calpestiamo ogni giorno da 8 anni a questa parte!

Comunque precede. A fatica e con grossi sacrifici ma procede.

A settembre, nel tirare fuori dal'armadio i vestiti autunnali invernali, abbiamo dovuto prendere atto che il ricciolino è cresciuto tantissimo, in altezza ed in peso (pur rimanendo magrolino).
E di conseguenza, abbiamo ceduto alla richiesta di un letto "da grandi"!

Il risultato è stato un sabato pomeriggio di fatica ed il mio armadio "quattro stagioni" con un'anta che non si può aprire più completamente, un materasso nuovo e la cantina di casa  che è già piena prima ancora di vederci traslocare.

Soprattutto, però, il risultato è che il mio cuore ha perso un colpo.

 Che ne dite ?

Settembre è finito con la mia amata nonna bis che si è ammalata di nuovo e con una delusione ed un forte dolore dentro di cui non so parlare.

Però oggi è iniziato ottobre, quel che è successo è successo e io sono forte. Lo so.

"Succede a " è una iniziativa di Mamma Piky.  Sua è anche la foto iniziale, dal bel sapore autunnale.