mercoledì 14 febbraio 2018

I libri del 2017 secondo me

I libri del 2017: la mia classifica


L’anno appena trascorso mi ha vista tenere meticolosamente conto di tutti i libri letti.
Non pochi, considerando che è stato l’anno di una gravidanza non semplicissima, dei primi mesi di vita dei miei gemellini e del trasloco: 
50 tondi tondi
senza contare le letture per l’infanzia gustate insieme al ricciolino “a puntate”, sera dopo sera (come “Matilde” e “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl, una  versione per bambini dell’Odissea ecc.).
Soprattutto romanzi, di vario genere, 4 “manuali” (“Urlare non serve a nulla”, “Il magico potere del riordino”, “Il metodo danese per crescere bambini felici” e “Io mi svezzo da solo”), di dubbia utilità (tanti spunti, qualche nozione utile, molto buonsenso o banalità, qualche assurdità), 7 letture “mammesche”, tra cui un fumetto francese e 2 saggi.

Di alcuni romanzi, leggendo il titolo, fatico ad evocare la trama, pur ricordando le impressioni che avevano suscitato in me ed il piacere della lettura.
Altri, invece, mi sono rimasti davvero impressi favorevolmente.

Tra questi:
  • Il premio “trama più divertente ed originale” è da dividersi equamente tra due dei tre libri di John Niven (“Le solite sospette” e “A volte ritorno”) e “L’analfabeta che sapeva contare” di Jonas Jonassen;
  • A volte ritorno” vince però senza dubbio il premio “romanzo più dissacrante”;
  • Il riconoscimento "autore più pazzo" va ad Alex Honnold, con il suo "Nel vuoto. Solo in parete". Devo ancora parlarne nel blog ma vi basti sapere che è un free climber, ovvero un fortissimo scalatore che ha realizzato delle salite difficilissime slegato;
  • il premio “interesse storico” lo assegno a pari merito a “L’invenzione delle ali” di S.M.Kidd ed “Il Giudice delle donne”, sulla lotta alla discriminazione razziale in America, il primo, ed il riconoscimento del diritto al voto alle donne in Italia, il secondo;
  • "Miglior thriller" a "Finché sarò tua figlia" di Elizabeth Little;
  • il premio “nostalgia e commozione portami via” a “Le otto montagne” di Paolo Cognetti, che mi è piaciuto al di là della retorica e dell’eccesso di stereotipi che pure vi ho trovato e “L’ultima settimana di settembre” di Lorenzo Licalzi, seguito a ruta da Lorenzo Marone con “La tentazione di essere felici”;
  • coppa “romanzo classico da non perdere” a “Il bar delle grandi speranze” di J.R. Moehringer;
  • il riconoscimento “in apparenza banale ed invece profondo” a “Qualcosa” di Chiara Gamberale;
  • medaglia “libri sulla maternità”  a “Pensieri rotondi” di Maddalena Capra Lebout. Non un romanzo ma una raccolta di pensieri in cui immedesimarsi, con cui riflettere e commuoversi;
  • tra i libri “leggeri eppure che meritano” vincono “Come fu che Babbo Natale sposo’ la Befana”  di Andrea Vitali e “Un chien de saison” di Maurice Denuzere;
  • "medaglia all'ottimismo" per la raccolta di esperire di vita e di successo contenute in "Cosa tiene accese le stelle" di Mario Calabresi;
  • Infine, il premio “non so in che categoria collocarlo ma vale la pena leggerlo” spetta a “L’estate fredda” del sempre magistrale Gianrico Carofiglio. 

Tra i saggi e manuali, un posto d’onore lo riservo a “Tanta gioia, nessun piacere” di Jennifer Senior, di cui non ho ancora scritto perché talmente ricco e interessante da non essere facilmente riassumibile.

Scorgendo l’elenco, mi sono accorta che sono sempre tanti i titoli che ho scelto legati alla montagna ed altri sport e/o sportivi.
Quest’anno, i migliori per me sono stati: 
-“Più veloce del vento” di Tommaso Percivale, che racconta la storia straordinaria di Alfonsina Strada, nata Morini, la prima ciclista italiana a correre il Giro nel lontano 1924, 
-“La montagna dentro” di Herve’ Barmasse, grande alpinista valdostano e atleta coraggioso,
- “L’ultimo abbraccio della montagna” di Silke Unterkircher, celebrazione di un alpinista e profondo amante della montagna che era anche un marito ed un padre, seguito da 
-“Correre o morire” di Kilian Jornet, un runner davvero fuori dal comune, non solo per i risultati raggiunti.

P.s. Di quasi tutti i libri sovra menzionati, ho parlato su questo diario virtuale in occasione del venerdì del libro: vi risparmio i numerosi link ma sappiate che, se vi interessa, potete trovare i relativi post usando il campo per la ricerca a lato pagina.

E voi, avete fatto un bilancio delle letture dello scorso anno e/o elaborato una vostra classifica di merito? Quali titoli, tra tutti i letti, mi consigliereste e perché?


venerdì 9 febbraio 2018

Le letture di Mamma Avvocato: "L'informatore", "Il libro dei Baltimore" e "Le petit grumeau illustre''"

Eccomi qui, a partecipare di nuovo all’appuntamento ideato da Home Made Mamma, “il venerdì del libro”.

Avrete mica pensato che fossi a corto di letture di cui parlare?
Se sì, vi siete sbagliati perché ne ho tantissime!

Iniziamo dai primi due libri del 2018:

L’informatore” di Jhon Grisham

Io amo i romanzi di Grisham, sia per lo stile narrativo, sempre preciso, accattivante e dal ritmo veloce, sia per i temi trattati.
Di solito si tratta di legal thriller, come in questo caso, ma l’autore si è cimentato con successo anche in altri generi romanzeschi.
L’esito per me è sempre positivo: lettura scorrevole e appassionante.
Questo titolo non fa eccezione.
Gli ingredienti della narrazione sono un giudice corrotto che fa affari con gli indiani e la malavita, due avvocati investigatori appartenenti ad un ufficio statale deputato al controllo della legalità dell’operato dei giudici (che nel sistema statunitense sono eletti, non scelti per concorso), due omicidi, un innocente nel braccio della morte, una spia e due “intermediari”, pronti a svelare un gigantesco caso di corruzione.
Un libro che sicuramente apprezzeranno gli amanti del genere.
***

Il libro dei Baltimore” di Joel Dicker, 
ed. La Nave di Teseo, 2016, pag. 587

Riconoscete l’autore? È lo stesso de “La verità sul caso Herry Quebert”, un successo editoriale che aveva diviso i lettori tra critici ed amanti e che io avevo apprezzato molto ( qui  trovate il mio post sul romanzo).
Il rischio per me, leggendo un altro titolo dello stesso scrittore, era di incorrere in una cocente delusione.
Fortunatamente, non è stato affatto così.
Anche questo romanzo, infatti, secondo me è molto riuscito.
Non quanto il primo, poiché l’io narrante è sempre uno scrittore che parla del suo romanzo, in questo caso incentrato sulla sua infanzia, che racconta con una continua alternanza di episodi presenti e passati: dunque la stessa tecnica già utilizzata nel libro precedente.

Tuttavia non ci si perde affatto e le quasi 600 pagine di questo romanzo, certamente non poche, scorrono una dopo l’altra senza annoiare mai.
Soprattutto, però, il libro è contemporaneamente la storia di una grande amicizia tra tre ragazzi e una ragazza, e la storia di due famiglie, i Goldman di Baltimore e i Goldman di Montclair, con a “capo” due fratelli.
I primi sono ricchi, vivono in un quartiere di lusso e nel lusso, hanno una casa estiva negli Hamptons e sono perfetti (professionisti di successo, gentili, generosi, buoni, belli ed eleganti), osannati dai genitori.
I secondi appartengono alla classe media e, pur vivendo bene e apparendo senza macchia, non brillano quanto i primi e perdono sempre “la sfida” agli occhi dei genitori
Marcus, il protagonista, appartiene i Goldman di Montclair e, inizialmente, ne soffre, vergognandosi a tratti della sua famiglia relativamente più povera. 
Egli non è altri che lo scrittore de “La verità sul caso Harry Quebert”.
Con questo romanzo, Marcus acquista un passato, lo si segue negli anni d’oro dell’infanzia con i due cugini di Baltimore (in realtà non entrambi consanguinei), Hillel e Woody, ed alle prese con l’amore comune a tutti e tre, Alexandra. 
Lo si ritrova adulto, scrittore di successo, e si viaggia con lui nel passato, a scoprire la storia della straordinaria amicizia dei cugini Goldman e i fatti che portarono alla “Tragedia”.
Un evento svelato solo alla fine del romanzo ma che, lo si comprende subito, ha segnato in modo indelebile la vita di tutti i Goldman, ribaltando le apparenze e, soprattutto, l’opinione che Marcus ha di se stesso e della sua famiglia.
Insomma, un romanzo che tiene incollati alle pagine, se anche a voi piacciono le saghe familiari e le storie di amicizia.

Infine, per farsi due risate, un libro a fumetti che mi ha allietato durante gli ultimi giorni dell’anno:

Le petit grumeau illustre’. Chroniques d’une apparenti e maman” di Nathalie Jamard, ed. Michel Lafon, 2009.






Una serie di vignette che si presentano da sole e che raccontano, in modo ironico e, a tratti, tragicamente vero, le piccole e grandi difficoltà delle mamme, soprattutto alle prese con il primo figlio ed i “dolori” delle primipare.

giovedì 1 febbraio 2018

L'importanza di "sentirsi a casa" e di gesti e parole gentili

L’importanza di “sentirsi  a casa”

Sono cresciuta in una cittadina di provincia e ormai da molti anni vivo in un paesino, ad una ventina di chilometri di distanza dalla mia cittadina di origine.
Nel tempo, soprattutto grazie alla nascita del ricciolino ed al suo percorso scolastico, mi sono creata una rete di conoscenze e amicizie in zona, pur mantenendo alcuni degli “amici di prima”.

Questo luogo ha i suoi difetti, così come ne aveva la mia cittadina di origine e come credo abbia ogni luogo al mondo, tuttavia mai come nell’ultimo anno appena trascorso, ho capito quanto sia stata fortunata a incontrare qui, sul mio cammino, persone meravigliose e generose come quelle che ci sono state vicino.
Mamme e  papà di amichetti e compagni di scuola del ricciolino, ma anche maestre, educatrici, amici, che nell’ultimo periodo di gravidanza e dopo il parto, ci hanno telefonato, mandato messaggi, sono venuti a trovarci, ci hanno portato regali, cibo, invitato a cena e dato aiuto concreto, anche facendo divertire il ricciolino o, più semplicemente, facendomi percepire il loro l'interessamento ed il loro calore.

Loro sono stati più efficaci di una medicina.

Il ricovero pre parto in ospedale è stato pesante e improvviso ma, in quel momento, ero talmente preoccupata per la salute dei piccoli e per i problemi logistici da affrontare, che non avevo neppure molta voglia di parlare. 
Il mio ricovero post parto ed il periodo di TIN del mio orsetto, per quanto breve, è stato devastante, fisicamente e psicologicamente. 
Avevo solo voglia di piangere e di sfogarmi, un po' per il fisiologico calo di ormoni, un po' per le fortissime emozioni che dovevo in qualche modo esternare ed elaborare, un po’ per la paura del piccolo in TIN, non ultimo per la nostalgia per il ricciolino, per la stanchezza già accumulata e che continuava ad aumentare, per le difficoltà di organizzazione ecc.
In ospedale, poi, non c’era alcun modo di avere un po’ di privacy e io non riuscivo a parlare o piangere dinnanzi a tutte quelle persone estranee che, o stavano lavorando, o erano a loro volta alle prese con le loro emozioni, positive e negative e certo non avevano voglia di ascoltare/ vedere le mie
Un giorno ho avuto occasione di parlare con la psicologa di supporto dei genitori dei piccoli in  TIN e le ho detto che dopo tre settimane in quello ospedale, in una città che non era la mia, con il caldo assurdo di quei giorni ed il ricciolino lontano, sentivo che sarei stata meglio e avrei ritrovato le forze solo tornando a casa.
Lei mi ha detto che non sarebbe stato così facile.

Perché non sapeva, non poteva sapere, quel che avrei trovato a casa.

Non è stato facile, certo. 
Non lo è ancora e ancora so di non aver “digerito” tutto quel che abbiamo affrontato nell’ultimo periodo (non parlo solo di eventi negativi, eh, anche le forti emozioni felici!) e la stanchezza non ci ha mai abbandonato e spesso sembra sopraffarmi.
Anche perché nuovi contrattempi e problemi di salute continuano a sorprenderci e sfiancarci.
Però.

Mi hanno dimessa di venerdì, primo pomeriggio. 
Era l’ultimo giorno di scuola materna del ricciolino e noi siamo arrivati a prenderlo, direttamente dall’ospedale, nell’ultima mezz'ora utile, con la sua sorellina (orsetto era ancora ricoverato in TIN).
La sera stessa, siamo stati a vedere il ricciolino e gli altri bimbi al concerto di percussioni organizzato dalla scuola.
Ero dimagrita, mal messa e stravolta, ma mi sono sentita a casa, euforica di essere con il ricciolino, di poter salutare le maestre al termine del bellissimo percorso scolastico e, soprattutto, ho sentito la forza dell’affetto sincero di tante persone non appartenenti alla cerchia familiare e da cui non mi aspettavo tanta attenzione.
E ho continuato a sentirlo nei giorni e nei mesi successivi.
Così come ho sentito forte e chiara la vicinanza di tante amiche virtuali conosciute tramite questo piccolo spazio in rete.

E niente, avevo ragione: mi sono sentita subito meglio e più forte.
Non so se è quando sarò in grado di ricambiare e se sono stata capace di far sentire la mia gratitudine agli amici ed ai conoscenti per ciò che hanno fatto per me, per noi.
Non so se il cerchio di affetto che ci ha circondati sia dipeso da luogo in cui viviamo, dal nostro stile di vita e da quello delle persone che frequentiamo, o da semplice fortuna o se sia sempre così.

Però so che non dimenticherò e non finirò mai di essere riconoscente per chi ci ha aiutato e per tutti quelli hanno avuto per noi gesti gentili e parole di incoraggiamento ed affetto.

domenica 7 gennaio 2018

Un anno "all'altezza dei sogni che ho".Forse

È trascorso un altro anno.
Un anno, per me e la mia famiglia, a dir poco impegnativo.

La fine dei “lavori grossi” alla casa, la gravidanza gemellare, decisamente più impegnativa del previsto, tre lavori in contemporanea per l’Alpmarito, il ricovero in ospedale, il primo della mia vita, le preoccupazioni, la nascita pretermine, la TIN, l’estate calda, il trasloco, la ripresa del lavoro, la quotidianità con due gemelli + un seienne, la fine della materna e l’inizio delle elementari per il ricciolino, la perdita della gatta, la nonna ammalata..


Eppure siamo sopravvissuti, così come siamo sopravvissuti a queste feste, le più malaticce e faticose di sempre, che di certo non si possono definire “vacanze”.

La stanchezza è profonda e il fisico mi sta chiedendo ora il conto di ciò che, nel bisogno contingente, ha retto.
Eppure mai come quest’anno dico grazie a lui, il mio corpo.
Così imperfetto esteticamente (almeno ai miei occhi critici) ma anche così forte e capace.

L’inizio dell’anno è tempo di propositi e sogni, eppure io non ne ho molti da formulare.

Potrei dire che desidero un anno tranquillo e sereno, ma la verità è che la vita, quella vera, è raramente tranquilla.
E forse forse, come diceva ieri un amico a cena, se lo fosse sarebbe noiosa.

Di certo, sogno un anno di salute per tutti.

Due soli propositi, piccoli piccoli ma per me importanti: perdere due chili e chiudere tutti i boulder verdi della sala.
Per realizzarli bisognerà correre e faticare ma, ormai, so che sono in grado di farlo, basta volere.
E poi un anno è lungo!

Per il resto, puntiamo a sopravvivere alla quotidianità e agli imprevisti e collezionare momenti felici.

Come dice il grande Liga: “Voglio un mondo all’altezza dei sogni che ho”.
E so che dovrò mettercela tutta per ottenerlo, ma cercherò di farlo un pezzettino per volta, senza più fretta e frenesia.
È vero che la vita è breve, ma è il viaggio che conta e io vorrei godermelo il più possibile.

E questo è tutto.
Da domani correrò ancor di più, perché ricomincia la scuola del ricciolino e comincia una nuova grande avventura per i piccoli di casa.
Domani, si inizia l’inserimento al nido.

Adesso, a pensare di dover preparare e portare fuori tre bambini entro le otto meno un quarto da sola, mi viene la nausea.
Già so che domani e le mattine a venire, malediro’ il mondo intero.
Eppure “sa’ da fare” e lo farò, in qualche modo.

Intanto, vado a controllare i piccoli che strillano sul tappeto gioco e mi preparo per un’altra faticosa giornata e per una bella merenda tra amici.

Perché insieme, si sta sempre meglio.

sabato 16 dicembre 2017

Le letture del ricciolino biondo: tra simpatici pirati, sostitute di Babbo Natale, mostri amanti della sporcizia, bambine geniali e ...topigli!

Il ricciolino sta crescendo e ora inizia a leggere qualche parole in stampatello.
Non abbiamo perso il gusto per le letture della buonanotte ma, ormai, accanto ai classici albi illustrati e qualche libretto "da piccoli" che continua ad adorare, il bimbo grande di casa pretende storie un po' più articolate.
Da qualche tempo, quindi, affianchiamo gli albi a letture più lunghe, divise "a puntate".
Ultimamente, le migliori sono state queste:

"Il pianeta dei topigli" di Renata Schiavo Campo, ed. Mondadori, collana "Libro per ragazzi".


Un libro un po' datato (1989), che è stata forse la mia prima lettura autonoma. E' consigliato dagli otto anni ma, se lo leggono mamma e papà, va bene anche prima.
La storia è particolarmente simpatica ed originale, ambientata in un pianeta acquistato da una coppia che, prima del trasferimento, ordina all'apposita " fabbrica" , degli animali da compagnia che creeranno non poco scompiglio, a causa delle condizioni ambientali del pianeta.
Tra l'altro, cibandosi dei buonissimi frutti - torta pasticcera che crescono spontanei nel luogo.
Chiamato a rimediare, l'aiutante inventore che sostituisce il capo in vacanza, combinerà un bel po' di pasticci, combinando specie animali tra loro senza mai chiedersi cosa ne pensino le povere bestie.
Per forutna, il capo inventore tornerà appena in tempo per rimediare, ricompensando gli sventurati proprietari del pianeta e salvando i malcapitati gatti "geneticamente modificati".

"Chi ha rubato la barba al pirata Barbagrossa? " di Bernhard Lasshan, ed. Piemme, Il battello a vapore, serie bianca, dai sei anni (malgrado purtroppo non sia in stampatello maiuscolo).




Carine le illustrazioni e diversa dalle solite questa storia di pirati bambini che ha subito attratto il ricciolino e che si può leggere sia in due sere, sia tutta d'un fiato.

"Matilde" di Roald Dahl


Ormai un classico, che non ha bisogno di presentazione!
Noi lo abbiamo letto in una collana creata in occasione del centenario dell'amore nascita dell'autore e, mentre per me è stato come ritrovare un piccolo gioiello, per il ricciolino è stato un innamoramento.
La storia gli è piaciuta tantissimo, perché si è immaginato in classe con Matilde, ha avuto paura della sadica direttrice come lei, si è dispiaciuto per la situazione famigliare della bambina e ha riso felice delle sue "vendette", soddisfatto del finale.

Infine, un romanzo di una trilogia conosciuta:
 "Inkiostrik, il mostro dello zainetto" di Ursel Sheffler, ed. Piemme, Il battello a vapore, serie azzurra, dai sette anni,



Un mostro amante della sporcizia che si nutre di inchiostro che, come "Matilde" , ci ha tenuto compagnia per diverse sere di seguito, portandoci con il suo amico vagabondo per città, campagna, circo e...prigione! Fino al successo del vagabondo come poeta ed alla sua conversione all'igiene e pulizia, non gradita dal piccolo Inkiostrik!

Visto il periodo, voi farti mancare un titolo natalizio? Certo che no!
E allora ecco:


"Mamma Natale" di Marco dI Tillo, ed. Mursia, collana "Il becco giallo"




Un libro illustrato di una serie che ho molto amato da bambina, per le vivaci illustrazioni colorate e, quando si trattava di classici, i sunti ben costruiti.
Anche questo titolo ci ha soddisfatto, con una storia divertente da leggere tutta d'un fiato: Babbo Natale ha la febbre alta proprio la sera della Vigilia ed il medico gli vieta di uscire. Come salvare il Natale? Ecco che Babbo decide di chiedere aiuto alla sorella.
Peccato che Mamma Natale viva in un'isola tropicale, odii il freddo, i vestiti pesanti e soprattutto...i camini sporchi!
Alla fine, comunque, con l'aiuto della renna Camilla e di un amico inventore, riuscirà a portare a termine con successo la sua missione e rendere felici tutti i bambini del mondo!
Con questo post partecipo, con qualche ora di ritardo, all'appuntamento del venerdì del libro di Paola.


mercoledì 13 dicembre 2017

Ricapitolando. Ovvero, pezzi di vita.

Il tempo scorre troppo in fretta, anche se a momenti sembra non passare mai.
Non riesco ad annotare quanto vorrei la vita che vivo.
Eppure c'è.

Nell'ultimo mese, giorno più, giorno meno:

- il ricciolino ha messo per la prima volta i pattini da ghiaccio.
Dopo due ore di pattinaggio entusiastico (paura e difficoltà zero), è caduto di faccia, battendo il naso.
Abbiamo terminato la serata al pronto soccorso, per fortuna senza alcuna conseguenza.
E poi ha pattinato di nuovo e io con lui (no, non sono mai caduta, però di paura ne avevo!);

- Orsetto ha iniziato lo svezzamento, perchè di pianti, rigurgiti e sua sofferenza, ne avevo abbastanza.
Pappa lattea, frutta, qualche passato con farine ecc. e, a seguire, comunque il biberon.
Bene, non benissimo ma meglio di prima.
In teoria avrebbe iniziato anche Principessa ma a parte sputacchiamenti e facce schifate, non abbiamo portato a casa nulla. Quindi per ora continua con il biberon e pace;

- abbiamo festeggiato il compleanno del ricciolino, quest'anno solo con nonni, zii e cugini, come da sua espressa richiesta. E' stato bello ritrovarsi e fare insieme le torte. Ora però basta fino a Natale!

- sono stata alla riunione del nido, ho iscritto i piccoli e concordato la data dell'inserimento.
Poco più di sei mesi e si inizierà, a breve.
Io non sono pronta, per nulla. Loro, al solito, saranno più bravi di me.
Comunque sia, sono emozioni forti;

- sono stata a teatro con il ricciolino, una cara amica e la sua bimba. Abbiamo visto Pinocchio, a breve assisteremo ad uno spettacolo natalizio. Attori bravissimi, bellissimo uscire soli io ed il ricciolino, ancora di più avere anche un appuntamento fisso con la mia amica e vedere i nostri bimbi incantati dallo spettacolo. E lo devo a lei, che mi ha avvisato in tempo (e si è pure fatta da sola la lunga coda per gli abbonamenti).

- abbiamo addobato la casa a festa. 
La nuova casa, per il suo primo Natale con noi.
Poi ha anche nevicato e reso tutto più magico (e più scomodo).
E niente, anche queste sono emozioni;

- il portafogli perso è stato ritrovato. Troppo tardi per evitare di rifare tutto ma tant'è. Era nell'ovetto di Principessa. Dentro la fodera, sotto il sedere. Roba che se lei non ci avessse rigurgitato sopra costringendomi a smontarlo interamente e il ricciolino non ne avesse approfittato per usarlo come dondolo per improvvisate montagne russe, non sarebbe mai uscito;

- pure la gattina, scappata dopo il trasloco, c'è. Solo che gira nei dintorni, risponde miagolando alle chiamate, qualche volte si fa accarezzare, mangia il cibo lasciato fuori dalla porta ma stop. Non entra, graffia se presa in braccio, si inselvatichisce ogni giorno di più. Però sta bene e questo attenuta il dispiacere.

- ho affrontato i primi colloqui con le maestre alla scuola elementare. Seduta davanti ad un banchetto, con tre maestre dietro ad una fila di banchi uniti a guardarmi. Quasi mi sentivo sotto inquisizione, riportata di botto indietro nel tempo.
E' andata bene, il ricciolino è vivace ma bravo. Io, comunque, non avevo dubbi in proposito;

- andiamo regolarmente in palestra ad arrampicare e qualche soddisfazione c'è anche per me. Il mal di schiena, però, è tutt'altro che un ricordo. Temo mi perseguiterà ancora per molti mesi;

- abbiamo trascorso tre giorni interi a montare mobili. Potrebbero rilasciarci un diploma in materia, ormai. Sono venuti bene, quasi tutti. Ora lo spazio e i contenitori ci sono, non resta che svuotare scatoloni e mettere ordine. Quando, non si sa.

Che altro?
Ah sì, ho finalmente il mio piano e quindi ho ricominciato a suonare.
Gioia pura, anche se, dopo tanto tempo, è un pò come ricominciare da capo.

Quanto ai miei bimbi (tutti e tre), a volte urlo, mi dispero e mi sento esaurita.
Poi uno di loro mi sorride.
E passa, ovvio, cosa lo dico a fare?
Alcuni la chiamano "tenerezza", io penso che sia una vera e propria arma segreta di cui la natura ha dotato i cuccioli di ogni specie.

Nel frattempo, casa nostra è sempre un porto di mare, riempita ad ondate di parenti, amici, conoscenti. Feste, pizzate, cene, merende. Quasi sempre improvvisate. Ogni occasione è buona e, per quanto a volte sia faticoso, ci piace proprio così.

E a voi? Come va la vita? Cosa mi sono persa, frequentando poco il web?

venerdì 1 dicembre 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Il giudice delle donne", "Le mamme ribelli non hanno paura", Breve storia di due amiche per sempre"

Ultimamente, pur non avendo smesso di leggere, trovo difficile riuscire anche a scrivere.
Oggi rimedio, almeno in parte, parlandovi di tre romanzi.

“Il giudice delle donne” di Maria Rosa Cutrufelli,
Ed. Frassinelli, pag. 252, marzo 2016



Un romanzo che racconta, con attenzione alla verità, un periodo importante della storia italiana, un tassello poco noto del cammino per l’emancipazione e l’eguaglianza delle donne: il riconoscimento del diritto di voto.

Siamo ai primi del ‘900, in un paesino dell’Emilia Romagna. Un gruppo di maestre, capitanate dalla moglie del sindaco, decide di iscriversi nelle liste elettorali del Comune, consapevoli di scatenare un contenzioso ma decise a provocare il mondo politico ed ottenere l’attenzione della stampa nazionale.
E’ lo stesso periodo e quasi lo stesso ambiente in cui si muove la ciclista Alfonsina Strada, di cui ho parlato nel mio ultimo venerdì del libro.
Il clima sociale e’ ostile al voto alle donne ed ai “poveri”, i pregiudizi sono pesantissimi e alle donne si prospetta ancora solo una scelta limitata tra matrimonio, istituzioni religiose e istruzione, ma qualcosa sta cambiando.

Non tutta l’opinione pubblica, ormai, è contraria e anche nella magistratura vi sono persone illuminate, pronte ad assumere decisioni impopolari.
Anche perché il testo di legge si presta.
Un libro che è un romanzo scorrevole, in cui si intrecciano politica, scene familiari ed amore, ma dalla cui lettura si apprende anche molto.

Assolutamente consigliato.

“Le mamme ribelli non hanno paura” di Giada Sundas, 

ed. Garzanti, 2017, pag. 198.


“Un giorno qualcuno ti domanderà se, secondo te, fa bene a mettere al mondo un bambino, e tu dovrai spiegarle che ci sono troppe ragioni per non diventare madre e troppe poche per diventarlo, così dovrai tirare fuori tutta la razionalità che hai per convincerla che non fa bene, ma ne vale la pena.” (Pag. 189).

Un romanzo sulle mamma moderne, disposte ad ammettere i sacrifici e le fatiche della loro condizione, senza paura di apparire snaturate, pronte a mostrare debolezze e fragilità, accanto all’amore per i loro figli.
A dire il vero, ormai è un filone che conta numerosi romanzi che si somigliano un po’ tutti però, devo ammetterlo, leggerli è divertente, a tratti commovente e quasi  terapeutico.
La scrittura, in questo caso, è pure scorrevole e ironica.
L’autrice narra episodi della sua gravidanza e della prima infanzia della figlia e, soprattutto, i suoi pensieri sulla maternità, il tutto sotto forma di racconto alla figlia stessa.
Perfetto per mamme che hanno voglia di non sentirsi sole nella loro normalità e…di farsi sane risate, annuendo poi con gli occhi lucidi dinnanzi ad alcune riflessioni più serie.
Peraltro, questo libro secondo me mostra un aspetto spesso sottovalutato: l’importanza dei padri. Non tanto per il neonato, quanto per la neomamma.
Vi si coglie, infatti, tutto l’amore della scrittrice per il marito e la volontà di fornire alla propria figlia un modello di coppia sano, basato sul reciproco rispetto.

Unico appunto: il titolo.
Davvero non ho capito a cosa si riferisse: l’autrice non mi pare una ribelle, ne’ il suo essere madre mi sembra diverso da quello di molte altre donne che conosco e/o che scrivono sul web, ne’ capisco il riferimento alla paura.
Comunque, non e poi così importante.
Il libro mi è stato consigliato da Mamma Piky, che dunque ringrazio!

“Un giorno io non ci sarò più e tu rimpiangerai quei momenti che non hai saputo apprezzare con me, così come io rimpiangerò quelli che non sono riuscita ad apprezzare con il giorno che te ne sarai andata.
La verità è che ho passato molto tempo ad aspettare che passasse.
La vita da genitori è fatta di fasi che trascorriamo cercando di farci coraggio sapendo che passeranno.
Passerà, è solo il primo mese.
Passerà, sono solo i dentini.
Passerà, deve solo farsi le difese immunitarie.
Passerà, prima o poi dormirà tutta la notte.
E mentre aspetto che passi, passano anche quei momenti meravigliosi che rimpiangerai guardandoti indietro.” (Pag. 183)

“Breve storia di due amiche per sempre” di Francesca del Rosso, pag. 177

Ho letto questo romanzo dopo la recensione di Mimma e, per quanto non mi abbia entusiasmata, non mi è neppure dispiaciuto perché mi ha fatto pensare all’importanza delle amicizie, anche a distanza di anni.
Mi sono sentita fortunata ad avere una amica vicina, che ho ritrovato dopo qualche anno, e ho un po’ fatto pace con i miei ricordi in merito ad un’altra, che mi aveva lasciato l’amaro in bocca.



Con questo post partecipo all’appuntamento del Venerdì del Libro.

giovedì 30 novembre 2017

Il momento migliore

Ultimamente il momento più bello delle mie giornate non è quello in cui tutti e tre i bimbi sono stati sfamati e messi a letto e, finalmente, dormono. Quello è il secondo.



Il momento più bello è quello in cui la casa è ancora immersa nel silenzio, pochi rumori ovattati giungono dalle vie dintorno, qualche luce inizia ad illuminare le finestre vicino e casa nostra.
Io sorseggio la mia acqua calda, preparo la merenda per scuola del nano e il primo biberon, qualche volta, se è abbastanza presto, mi faccio il caffè in solitudine.
Poi vado in camera e li sveglio, uno per uno.

Orsetto dorme a pancia in giù, raggomitolato e compatto.
Lo prendo in braccio delicatamente e lo volto verso di me.
Lui si stiracchia e sospira, si stropiccia gli occhi con i pugnetti e poi, con calma, spalanca due sfere azzurrissime, mi guarda e si apre in un tenero sorriso.
Lo cambio e lui continua a sorridere, stiracchiarsi e aggrapparsi alle mie mani ed alle mie braccia.
Io lo sbaciucchio e me lo coccolo.
Quello è il momento migliore della mia giornata.

Principessa dorme a pancia in su, con le braccine aperte ai lati della testa, le mani gelate sempre fuori dalla coperta e/o dal sacco nanno, completamente abbandonata al sonno.
Le sfioro le manine e le guance e la chiamo e lei sorride già prima di aprire gli occhi.
Poi mi guarda e ride anche nelle profondità nocciola del suo sguardo.
Scalcia e si agita perchè la prenda in braccio.
Mentre la cambio, continua a sorridere con le gote rosse e si stiracchia.
Poi controlla la stanza e sembra registrare la situazione.
Purchè non ci metta troppo tempo, perchè lei la mattina ha fame.
Quello è il momento migliore della mia giornata. 

Il ricciolino è sempre a pancia in giù ma un pò storto, di solito di traverso nel letto, scomposto e abbracciato alla sua nanna e/o ad un altro peluche.
I riccioli biondi formano un groviglio, il corpo caldo e sempre un pò scoperto, che non c'è pigiama o piumone che tenga.
Lo chiamo, lo bacio, lo accarezzo, lui si gira e rigira, sospira, protesta e non si alza.
Se va bene apre gli occhi.
lo tiro su con fatica e me lo abbraccio stretto, anche se diventa ogni giorno più lungo.
Il suo risveglio dura 15/20 minuti e non è più poetico come quando era un bebè.
Però mi sorride e si illumina, almeno una volta.
Quello è il momento migliore della mia giornata. 

Un momento, anzi tre.
Che mi scaldano il cuore, che mi danno forza e che mi porto dentro tutto il giorno, pronti ad essere rievocati e assaporati all'occorrenza.