domenica 19 aprile 2020

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE
 


In questi giorni leggo spesso esaltazioni della capacità dei bambini di essere piu' forti, resistenti, adattabili e resilienti di noi adulti.
Leggo (meritati) elogi dei bambini. 
Ascolto rassicurazioni generiche sulla loro salute ad uso e consumo degli adulti (state tranquilli, i bambini stanno bene, a loro basta poco, per essere felici).
Chissà perchè, in molti credono che i bambini abbiano tutte le risposte, ovvero che conti solo essere con le persone che amiamo e piu' o meno in salute, per essere felici.
Agli adulti che si interrogano sull'efficacia di questa chiusura (o clausura?), che si angosciano per l'assenza di piani per il futuro, che faticano sempre a piu' a rispettare regole rigide imposte a suon di sanzioni, si risponde di prendere esempio dai bambini che si adattano senza lamentarsi e senza preoccuparsi del domani.



Io penso che la realtà sia diversa da questa visione zuccherata e sdolcinata.

Penso che i bambini obbediscano perchè è cio' che gli imponiamo di fare e perchè come tutti i cuccioli del mondo si affidano ai loro genitori.
Penso che si lamentino, solo che lo fanno senza scrivere su facebook, senza scrivere, a volte senza neppure parlare.
Penso che si stiano adattando (come noi adulti, peraltro, perchè altrimenti ci saremo già lanciati dalla finestra), ma che non lo facciano in silenzio bensi' silenziati.
Non conosco tutti i bambini del mondo.
Forse non conosco davvero neppure i miei.
Pero' li osservo, ascolto i racconti delle amiche e leggo i commenti di altre mamme riguardo i propri. E raccontano di una realtà diversa.
 
Nei loro disegni, vedo domande e non risposte,
non tratteggiano la speranza ma urlano i loro bisogni;

Sento l'incertezza e la paura,
nei pianti notturni dei piccoli, che erano spariti da un pezzo e ora sono tornati,
negli sfoghi isterici del grande,
nell'opposizione ad ogni proposta, nel tentativo di avere il controllo su una qualunque decisione,
nella loro richiesta di vicinanza e coccole, che aumenta in modo proporzionale al tempo che passiamo insieme, anzichè viceversa;

percepisco la tristezza e la nostalgia
nelle lacrime che si affacciano agli occhi non appena chiama l'educatrice,
al sentire la voce dei nonni al telefono,
nel rifiuto di salutarmi quando esco per fare la spesa, senza poteri portare con me,
nella testolina che si china e nelle spalle che si afflosciano, alla ripetizione del divieto di oltrepassare il vialetto di casa,
all'ennesimo "no, anche oggi non si va al nido, è ancora chiuso",
alla negazione anche della possibilità di andare a vedere i fiori, nei campi vicino a casa,

sento crescere l'insofferenza e la rabbia,
quando si affrettano a spegnere la tv o a cambiare canale, ad ogni ipocrita richiesta di "aiutare chi ci aiuta", ad ogni nausente ripetersi di parternalistiche e sciocche raccomandazioni ("programmate le vostre giornate in casa, fate esercizio fisico e tenete l'ambiente pulito"), ad ogni incomprensibile snocciolare di dati di decessi e contagiati,
quando chiediamo loro di aiutarci a preparare tavola,
li invitiamo a rimettere in ordine i giochi o andare a dormire,
nei loro litigi,
nel loro chiudersi in camera sempre piu' spesso, tagliando fuori noi e ora l'uno o l'altro dei fratelli, come precocissimi adolescenti in cerca di riservatezza;

colgo la ribellione,
nel rifiuto a videochiamare i nonni o gli zii un'altra volta,
nello scrivere un tema su questi giorni a casa da trasmettere alle maestre,
nel disegnare ancora "segnali di speranza",
nel cantare e ballare guardando video sul tablet,
nell'iniziare un lavoretto creativo,
nel cimentarsi in un percorso motorio,
quando nei primi giorni accoglievano con entusiasmo ognuna di queste proposte,


Queste attività non gli bastano piu' , ormai. 
           Hanno compreso che sono solo un palliativo alle mancanze.
Noi non gli bastiamo piu' noi, ormai.


Cerchiamo di rassicurarli come possiamo ma loro lo hanno capito, che non abbiamo risposta a cio' che ci chiedono.
Che neppure noi sappiamo quando potremo tornare a correre nei prati, camminare per i sentieri di montagna, mangiare con gli amici, guardarli giocare ai gardinetti, abbracciare i nonni, accompagnarli a scuola, a musica e agli allenamenti sportivi.


E allora i bambini tornano a giocare, ad inventare scenette e canzoncine, a rifugiarsi in un libro, a guardare un cartone. Tornano a ridere, saltellare e sorridere. Ci offrono un abbraccio o un fiorellino, cercando di resistere e rassicurarsi, esattamente come noi con loro.

I bambini sanno vivere nel presente meglio di noi, questo è certo.

Sono ancora abbastanza sereni ed allegri.
Eppure.

Io leggo domande, negli occhi dei miei figli, 
vedo insofferenza, nei loro gesti, percepisco incertezza, nei loro pianti, sento crescere l'insofferenza e la rabbia, colgo la ribellione.
Sento i loro momenti di tristezza.
Intravedo i primi segnali di una ancor piu' pericolosa apatia.
E la delusione.

Pero' forse quest'ultima è solo mia e non sono certamente i bambini, a deludermi.
























venerdì 28 febbraio 2020

Carnevale 2020: tra sfilate e Coronavirus

Chi mi legge da qualche anno sa che noi ci dividiamo tra due carnevali, entrambi bellissimi, entrambi particolari, entrambi storici ed, ahimè, entrambi negli stessi giorni: il Carnevale di Ivrea e quello di Pont Saint Martin.


Quest'anno, ben prima che si scatenasse il panico da Coronavirus, avevamo deciso di partecipare attivamente al Carnevale di Pont Saint Martin, sfilando in una delle Insulae, dedicando solo un giorno al Carnevale di Ivrea.
Una decisione dettata dall'età di Orsetto e Principessa (finalmente in grado di sfilare ma non ancora di tirare le arance ma neppure più di stare buoni e tranquilli sul passeggino a osservare noi ed il ricciolino farlo) e dalla compagnia di amici del ricciolino.


Mai come quest'anno, però, avrei voluto essere a Ivrea.
Essere anche io, in Borghetto, nell'unico giorno di tiro, ed in giro per la città, al seguito di Mugnaia e Generale in abito civile, dopo l'annullamento delle restanti giornate del Carnevale.
Non tutti gli eporediesi e gli arancieri sono stati d'accordo con la forma di protesta pacifica che si è svolta tra le strade e le piazze della città. Non tutti hanno apprezzato la disobbedienza all'ordinanza.
Io, per varie ragioni che non starò qui a spiegare, sì.

Invece non c'ero fisicamente (con la testa e con il cuore, però...) ed ero a Pont Saint Martin.
E' andata bene anhche così.
Sfilare è stato bello, così come partecipare attivamente alla festa.
E anche gli altri giorni, quelli dei carri allegorici e dei gruppi a piedi, hanno reso felici i bambini e noi con loro.
Ci siamo stancati, divertiti e siamo stati in compagnia.
Insomma, il Carnevale è stato lo stesso di sempre, a Pont Saint Martin (AO) e la Valle d'Aosta ha continuato a vivere e lavorare come sempre (eccetto per il cospicuo numero di milanesi e dintorni che, a loro volta disobbedendo di fatto alle regole dettate dal Governo, hanno approfittato delle chiusure di scuole e uffici per venire in montagna o al carnevale o a fare incetta di generi alimentari nei supermercati dei dintorni...)

E' stato il Carnevale dell'Insula Lys, per noi... 


della corse delle bighe...


dello zucchero filato...




e  dei costumi...




delle mimose...


dei coriandoli...



delle parate...








...del carnevale dei piccoli e del rogo del loro diavolo...





ed è stato bello.
 
Mi sono mancate le casacche verdi e rosse, i corvi neri, i pifferi e tamburi di Ivrea e le arance.
Ho la certezza, però, che il prossimo anno me le godrò ancora più intensamente e con me anche tutti gli eporediesi che amano il Carnevale.
 Infine, il mio pensiero va a chi, con l'annullamento, non ha perso solo una festa ma ha subito un danno economico non solo ad Ivrea, ma in giro per tutta l'Italia, forse ingiustificato.

venerdì 21 febbraio 2020

"Lupo Lupo, dove sei?" e "La stella di Laura": le letture del ricciolino biondo e dei gemelli




"LUPO LUPO, DOVE SEI?"

 

Un libro un po' tattile, un po' pop-up, che abbiamo scoperto quando il ricciolino ancora frequentava il nido, ove adesso vanno Orsetto e Principessa.
La storia è semplice ma d'effetto, adatta anche ai piccolissimi e perfetta per aiutare i bimbi ad esorcizzare le loro paure, in primis quella del buio e del lupo, in molte storie simbolo del male.


AL è un maialino coraggioso e, avendo capito che nella fattoria in cui vive c'è un LUPO, è deciso a scovarlo e salvare i suoi amici animali.
Ad ogni possibile nascondiglio del lupo, Al affronta la sua PAURA di incontrarlo e insieme ad Al, il piccolo lettore, invitato ad infilare la manina in una taschina per toccare la zampa  gli artigli, la lingua o il pelo del lupo, scoprendo di volta in volta di essersi sbagliato, finché, proprio quando avrà abbandonato la ricerca, nel bosco ....


Un mostruoso pop -up del lupo chiude il libro, facendo sfogare ai bimbi la tensione con qualche gridolino e cercando l'abbraccio del genitore.

Un libro per bambini semplice ma efficace, che non lascia indifferenti, soprattutto se letto e interpretato da mamma o papà.



"LA STELLA DI LAURA" di Klaus Baumgart


Un albo illustrato consigliato dai cinque ai novantanove anni, che ci ha conquistati sia per la storia delicata sia per le splendide e dolci illustrazioni, dai colori vivaci ed i tratti morbidi, con la stellina protagonista tutta argentea luccicante.
La piccola Laura sta guardando le stelle fuori dalla finestra della sua cameretta, prima della nanna, quando vede cadere una stellina.
Corre a cercarla e la trova sul marciapiede, con una punta fratturata.
Laura la raccoglie, la cura e poi si addormenta abbracciandola, nel suo lettino.
Solo che...al mattino non la trova più!


Laura è tanto triste, perde la voglia di giocare e di mangiare finché, la sera, scopre che la sua stellina non è andata via, era solo invisibile di giorno.
Laura è sollevata e felice ma poi capisce che, per preservare la brillantezza della sua stella, deve lasciarla andare, nel cielo che è la sua casa ed accettare il distacco.
Così crea una mongolfiera con i palloncini e la riporta in alto, da dove potrà sempre guardarla splendere, sera dopo sera.


Una storia dolce, un messaggio affettuoso sull'amicizia, il rispetto per gli altri, l'amore e la crescita, con illustrazioni incantevoli, per i miei gusti.

Ecco i miei consigli di lettura per questo venerdì del libro.

venerdì 14 febbraio 2020

È per questo che i figli si ammalano

È per questo che i figli si ammalano.

Per ricordarci quanto bisogno abbiamo, loro delle coccole,noi delle loro braccine strette intorno al collo.
Per costringerci a fermarci e perderci a guardare i loro occhi lucidi di febbre e pieni di amore.
Per spazzar via ogni altra preoccupazione che non sia in primis per la loro salute.
Per farci ridimensionare le aspettative, riprogrammare le giornate e rinviare il rinviabile,
constatando che sì,si può.
E a recuperare ci penseremo poi, ché è vero che a tutto c'è rimedio,quando c'è la salute,come ci diceva la nonna.


È per questo che i figli si ammalano.
Per ricordarci l'importanza dei piccoli gesti di cura, il potere nutriente di una minestrina, il valore di un abbraccio, il piacere dei grattini sul pancino,l'avvolgente della copertina sul divano, l'ipnosi sonnacchiosa indotta da una maratona di cartoni.
Per farci eccheggiare, nei gesti e nella mente, l'eco delle raccomandazioni materne.
Per rammentare quanto sia indispensabile per guarire, l'amore.

È per questo che i figli si ammalano.
Per fare tornare unico, anche solo per una manciata di ore, il figlio che non lo è più.
Per fare assaporare l'esclusiva a chi non l'ha mai provata.
Per avere il privilegio di ascoltare la sua vicina un po'incerta eppur squillante, nel silenzio delle ore normalmente dedicate al lavoro.
Per indurci a tenere stretta la sua manina nella  nostra,n accorgendoci di quanto sia già cresciuta.
Per indurci a vegliare il loro sonno, come quando erano neonati, accarezzando i capelli sudati ed il visetto arrossato, sospirando ad ogni colpo di tosse.

È per questo che i figli si ammalano.
Per darci una buona scusa per acquistare un pacchetto di figurine,un giochino inutile, un giornalino, anche se diseducativi.
Per spingerci ad offrire una caramella,anche prima dei pasti, anche con i denti appena lavati.
Per vederli cresciuti, dopo, di qua che centimetro, come saggezza popolare vuole.

È per questo che i figli si ammalano.
Per mostrarci quanto sono forti e non farci dimenticare quanto sono ancora piccoli, e fragili.
Per amarli ancora di più, mentre il mondo corre dietro i vetri della cameretta.

Perché non c'è amore come il loro per noi, innamorato più innamorato di noi per loro.
Anche se è San Valentino.

giovedì 13 febbraio 2020

Come organizzare vestiti, materiale scolastico e armadi con Stikets

Qualche giorno fa, dopo aver completato l'iscrizione on line dei gemelli, Orsetto e Principessa, alla scuola materna o scuola dell'infanzia, come si chiama ora (non sto a scrivervi con quanta emozione e con quale miscuglio di sentimenti ambivalenti!), ho iniziato a pensare a preparare il loro "corredo". 

L'esperienza del nido con tre figli e quella con il ricciolino, sia a scuola che durante le attività sportive, mi ha insegnato che vanno applicate etichette personalizzate su tutti i vestiti ed oggetti personali perchè altrimenti, se non spariscono per sempre (nel nostro caso, prima o poi ogni singolo calzino, canottier, federa, asciugamano a e maglietta è tornato a casa), a volte non si trovano per mesi, presi per sbaglio da altri nonni o genitori, dispersi  in mezzo ai giochi o alla biancheria della scuola ecc.

Ho già usato e continuo ad usare le etichette personalizzate adesive e termoadesive per oggetti e vestiti, che avevo provato per la prima volta un paio di anni fa, però per questo nuovo ciclo scolastico "formato doppio", ho pensato di provare un sistema più rapido e pratico.
Considerate, infatti, che con i gemelli devo apporre etichette personalizzate sul doppio dei corredi per la scuola e dei cambi di vestiti, senza dimenticare l'abbigliamento del ricciolino (soprattutto per i centri estivi, le gite e le gare con il pulmino con la squadra di mountain bike e di sci di fondo) ed il materiale scolastico di ricambio, quaderni in primis, che altrimenti si potrebbe perdere o essere scambiato con quello dei compagni.


Così ho pensato di provare un timbro personalizzato.
Quello proposto da Stikets è adatto sia agli indumenti che agli oggetti e si può personalizzare sia nel testo che nel simbolo, scegliendo tra due fomati (rettangolare e rotondo).

Un consiglio pratico: se come me avete più figli e volete economizzare oppure comunque pensate di dover etichettare e personalizzare oggetti e vestiti per tutto il ciclo scolastico e per le attività sportive, vi conviene di personalizzare il vostro timbro con un soggetto non troppo infantile, adatto alla crescita, e usare il cognome anzichè il nome, così da poter usare lo stesso timbro personalizzato su vestiti e quaderni di tutti ed ottimizzare tempo e spesa.

Ordinato il 4 febbraio a mezzogiorno, la mattina del 7 febbraio il pacco con il timbro personalizzato era già alla mia porta!
Non ho resistito e l'ho aperto subito, cominciando a timbrare biancheria, felpe, magliette...



Il timbro è molto simile a quello che uso in ufficio, dunque non ho avuto difficoltà ad inserire l'inchiostro. In ogni caso, la scatolina in cui è contenuto riporta le istruzioni illustrate.



Sui vestiti, si è rivelato un sistema di etichettatura pratico e rapidissimo, con ottima resa (più di quanto immaginassi), a patto di stendere con accuratezza i vestiti o l'etichetta prima dell'applicazione e di non lasciarlo usare ai bambini (io ad un certo punto ho ceduto un paio di volte ..ahimè..).
Con i vestiti più scuri, ho "timbrato" le etichette con la taglia o le istruzioni di lavaggio, con gli altri direttamente il tessuto.
Ho potuto "timbrare" anche libri e quaderni di scuola del ricciolino ed i jeans!


Poi, siccome sono come San Tommaso, prima di scriverne qui sul blog, ho voluto "testare" la tenuta del timbro, che è garantita per 60 lavaggi a 30°.
Peccato che io avessi memorizzato il contrario e abbia provato a lavare a 60°!
Ecco il risultato (no, non stiro i vestiti dei figli, tranne le camicie, quindi portate pazienza per la stropicciatura..): invariato. Timbro promosso!
p.s. Voi però non fate come me e tenetevi sui 30°/40°, non si sa mai... altrimenti, male che vada, ritimbrate!


p.s. Sul sito Stikets vengono vendute anche le cartucce di inchiostro di ricambio, così da usare il timbro all'infinito.

Già che ero sul negozio on line per l'ordine, ho preso anche una toppa dei pirati ricamata, per provarla sui jeans del piccoletto di casa, che segue le orme del fratellone quanto a rapidità e destrezza nel bucare i pantaloni, e le etichette di lavagna adesive per cucina / mobili/ scatole, per provare a fare ordine negli armadi e nei pensili.

La toppa termoadesiva è arrivata imbustata con le istruzioni per il fissaggio illustrate e persino il foglio di carta forno da usare sotto il ferro da stiro.
Colori brillanti, ben rifinita e facile da applicare, la sera stessa l'avevo già usata, con soddisfazione di Orsetto, che ha potuto rimettersi i suoi jeans, "come il mio papà".
Inoltre il prezzo della toppa (2,95 Euro) - c'è anche la versione femminile, ovvero la piratessa - è inferiore a quello che pago di solito acquistando in merceria (qui le toppe rettangolari piccole costano almeno 4 euro l'una e, purtroppo, non c'è molta scelta di soggetti per bambini, a meno di non guardarle a catalogo ed ordinarle con anticipo..).

Mi sono trovata bene anche con le etichette di lavagna adesive, perchè si può scrivere sia con i pennarelli a gesso liquido, sia con i classici gessetti che già usano i bambini per disegnare, che avevo già in casa.



Se siete interessati a provare il timbro personalizzato o altri prodotti Stikets, sappiate che potete utilizzare un codice sconto (del 10%),  dedicato a voi che mi leggete:

MAVVOC10 

valido fino a fine febbraio.
 
Io l'ho già usato, questa mattina stessa, per acquistare altre toppe termoadesive, ricamate e non (tra l'altro, dopo la prima toppa inserita nel carrello, le altre vengono scontate di 0,50 centesimi l'una, quindi diventano ancora più convenienti e la spedizione è gratuita dai 10,00 Euro), a mie esclusive spese.

*Post sponsorizzato

venerdì 7 febbraio 2020

Le letture di Mamma Avvocato: "Gustavo senza coccole" di Alberto Pellai

Le letture di Mamma Avvocato: "Gustavo senza coccole" di Albero Pellai



"Gustavo senza coccole", di Alberto Pellai (Ed. Erickson 2012, pag. 59)
è una storia per grandi e bambini.
"Una storia per imparare ad amare e a sentirsi amati", come indica il sottotitolo.
Una storia che risponde all'interrogativo: "Si puo' diventare grandi senza sapere cosa sono il sapore, l'odore e il suono delle coccole?"
Una domanda da un milione di dollari, come scrive l'autore, che è medico, psicoterapeuta dell'età evolutiva, nonchè padre di quattro figli.
Una domanda che tutti i genitori, almeno una volta nella vita, dovrebbero porsi.
I bambini, invece, forse non ne hanno bisogno o, per lo meno, i miei non hanno avuto dubbi: NO!



Gustavo è un bambino cresciuto senza coccole, senza nessuna coccola, da nessuno.
La sua tipica giornata viene descritta in modo semplice, sintetica e simpatica, portando i piccoli e grandi lettori a comprendere come sia diversa, la vita senza coccole.
Triste, fino a far perdere l'appetito anche ad un bambino, nonostante i mille manicaretti tutti i giorni a disposizione.
Triste, fino a fargli perdere interesse anche per una intera stanza piena di bei giochi tutti per lui.
Triste, sbagliato, solo, pur essendo perfettamente "curato", "accudito".
Per fortuna, pero', una stella cadente aiuterà Gustavo a cambiare la realtà, per un giorno solo.
Basterà per far comprendere l'importanza delle coccole ai suoi genitori?!?


La storia è arricchita da un cd audio con canzoncina introduttiva, la lettura della storia e, infine, un commento dell'autore sull'importanza educativa dei gesti di coccola e della fondamentale differenza tra "curare" o "accudire" e "coccolare".
Credetemi, pero', la storia è di per sè esaustiva e istruttiva, se vi metterete in ascolto con il cuore, oltre che con le orecchie.
Al ricciolino, poi, è piaciuta moltissimo.
"Si puo' diventare grandi senza ricevere le coccole? Senza sentire il piacere di un grattino sulla pelle, il brivido di bacini e morsichini sulle guance e sulla schiena? Senza essere chiamati con un milione di parole che vengono utilizzate alposto del tuo nome?
Ecco il mio consiglio per questo venerdi' del libro, il bell'appuntamento dedicato alla lettura ideato da Paola.
Da leggere, rileggere e tenere ben a mente.

martedì 4 febbraio 2020

Perchè mi sveglio presto al mattino, pur non credendo al "Miracle Morning"

Tutti voi, immagino, sapete dell'esistenza di una teoria, descritta nel libro "The Miracle Morning" secondo cui, in estrema sintesi, alzandosi molto presto al mattino per dedicarsi ad una routine fissa, si può cambiare la propria vita, rivoluzionandola in meglio per raggiungere il "successo" e/o, in una versione meno materialistica, la felicità.

Ebbene, io a questa teoria, adesso come adesso, non ci credo.
Ciò nonostante, mi alzo un'ora prima al mattino (anzi, spesso solo 45 minuti prima) da ormai più di un anno, forse due, estate ed inverno.
Mi alzo, mi approprio del bagno, mi bevo un bicchiere d'acqua calda, pratico una mezz'ora di yoga, leggo qualche notizia on line o un paio di post dki persone che mi piace seguire o un capitolo di un libro.
Insomma, mi dedico a me.



In teoria.
Perchè la pratica accade più spesso che inizio, ma vengo spesso interrotta da bimbi che si svegliano, vogliono il latte o devono essere accompagnati in bagno o cercano coccole o dal marito che mi chiede qualcosa ecc. Oppure mi ricordo che non ho ancora steso la lavatrice che aspetta dalla sera prima e non riesco a resistere alla tentazione di farlo subito.
Quindi in pratica l'ora per me diventa spesso un'ora inframmezzata da distrazioni ed interruzioni o, anche, si riduce a 10/20/30 minuti.
E ho il forte sospetto che non capiti solo a me o, perlomeno, sia un problema comune tra i genitori (è così, vero????)

In ogni caso, questi minuti mattutini in solitudine (o quasi), per me sono preziosissimi, anche nel weekend, e li difendo in ogni modo.
Perchè sono gli unici che riesco a concedermi davvero serenamente.
Senza neppure sensi di colpa, che mi prendono se mi dedico tempo durante il resto della giornata, anzichè lavorare, occuparmi dei figli, della casa, della spesa ecc. 
Senza contare che se usassi la pausa pranzo per yoga ecc. dovrei cambiarmi i vestiti più volte nell'arco della giornata, mentre la mattina ottimizzo.

Potrei dedicarmi tempo alla sera, dopo aver letto a messo i figli?
Sì ma sarebbe difficile, molto più difficile.
Perchè spesso uno dei figli vuole la mia presenza in camera per addormentarsi e, a quel punto, mi addormento pure io.
Perchè la tentazione di accendere la TV e sprecare i minuti preziosi a guardare pezzi di film o programmi che comunque non avrei la voglia/la forza di seguire fino alla fine, sarebbe troppo grande.
Perchè se non c'è silenzio a volte i bambini non si addormentano ed è molto difficile agire in silenzio (ed al buio).
Perchè la voglia di srotolare il tappetino la sera è minore, a causa della stanchezza.
Perchè per addormentarmi ho bisogno di leggere un pò e non ho abbastanza tempo per dedicarmi sia allo yoga che alla lettura, se non voglio addormentarmi troppo tardi ecc.

Inoltre, se "tempo per voi" significa tempo per un'attività fisica, anche blanda, è meglio la mattina, dal momento che:
- non si disturba la digestione;
- muoversi aiuta a svegliare il metabolismo e la mente;
- non interferisce con la capacità di prendere sonno.

Certo, per alzarsi prima al mattino ci vuole forza di volontà e determinazione, è vero.
Ma per fare attività fisica alla sera, no? Per me sì.
E comunque il senso di soddisfazione che si prova a scoprire che sono solo le sette del mattino ma hai già fatto molto, è impagabile.

Quindi, ricapitolando questi minuti mattutini in solitudine (o quasi), per me sono preziosissimi, anche nel weekend, e li difendo in ogni modo.
Credo che sia una abitudine buona e giusta, che vi consiglio.
Eppure non credo nella teoria del "miracle morning".
Perchè l'ora o i 45 minuti in cui vi alzate prima del resto del vostro mondo, al mattino, non sono la perla magica che vi regalerà il sorriso, non sono una spinta al cambiamento, se il cambiamento non è già in voi, non sono risolutivi del problema della cronica "mancanza di tempo per fare tutto" che ci afflligge (anche perchè per alzarsi prima bisogna andare a letto prima la sera, non ridurre le ore di sonno totali!)i, perchè spesso non saranno neppure momenti in solitudine ed indisturbati, perchè richiedono costanza e forza di volontà nell'alzarsi e instaurare una routine, per dare giovamento ecc.

Eppure io vi consiglio di ritagliarvi questi momenti e di provare a farlo al mattino e per più giorni di seguito, perchè vi darà soddisfazione.
Se poi li userete per una pratica costante (di yoga, ma anche di meditazione, di ginnastica, di scrittura creativa, di cucito ecc.), vedrete quanti risultati si èpossono ottenere dedicando un tempo limitato ad un'attività ma tutti i giorni, con costanza.


venerdì 31 gennaio 2020

Le letture di Mamma Avvocato: i libri dell'anno 2019, qualche consiglio

Come lo scorso anno e quello precedente, approfitto di questo venerdì del libro (iniziativa di Paola a cui mi piace sempre partecipare e che devo ringraziare per i preziosi suggerimenti di lettura che ne ho tratto) per stilare la mia personale classifica dei

LIBRI LETTI NEL 2019

da cui spero possiate prendere spunto per buone letture, se volete!

Una premessa: ho letto nel complesso, 50 libri.
A questi vanno ad aggiungersi le letture serali con il ricciolino e le letture per i bambini perciò...perdonatemi se dovesse sembrarvi che manchi qualche buon titolo di cui ho già parlato in occasione degli scorsi venerdì del libro.
  • Il premio “trama più divertente ed originale”: "Divino amore", perchè Stefania Bertola non mi delude mai

  • il merito per "il libro più dissacrante” quest'anno va a "Casi Umani" di Selvaggia Lucarelli
  • Il riconoscimento "storia più stramba"(o la sua variante "autore più pazzo") va a Guido Tortorella, con "La paura della coccinella".  

  • il premio “interesse storico”  quest'anno mi mette in difficoltà, poichè ho tratto insegnamento e imparato a guardare al passato con occhi più conapevoli grazie a più di un romanzo. 
Difficile scegliere, dunque, ma direi:  "Il coro femminile di Chilbury" di Jennifer Ryan e  "Il sogno della macchina da cucire" di Bianca Pitzorno, di cui però ho apprezzato anche "La bambinaia francesce".




         Soprattutto, però, "Il pane sotto la neve" di Vanessa Navicelli.

La storia di una famiglia contadina prima e durante l'avvento del fascismo. Una storia di amore, affetto, fatiche, gioie familiari e dolori. Intenso, vero, forte. Unico difetto: ho pianto troppo, alla fine. Ci sono stata troppo male e questo, devo ammetterlo, se mi ha fatto comprendere quanto mi sia piaciuto e sia ben scritto, mi scoraggia dalla tentazione di leggere il secondo romanzo della saga.
  • il riconoscimento speciale nella categoria "il trionfo dei sentimenti"a "Dentro soffia il vento" di  Francesca Diotallevi e, decisamente più leggero ma sempre rincuorante sulla forza dell'amore a "Un'estate d'amore" di Katie Fforde;
  •  
  • il premio “nostalgia e commozione portatemi via” a Federica Bosco, con "Non perdiamoci di vista"  ma anche a "Semplicemente perfetto" di  Jostein Gaarder,
  • coppa “romanzo classico da non perdere” per "Il paese delle maree" di Amitav Ghosh, che non è un classico, per ora, ma dovrebbe diventarlo e, se amate l'India o vorreste conoscerla, non potete non leggere;
  • il riconoscimento “in apparenza banale ed invece profondo”  a "Lena e la tempesta" di Alessia Gazzola, per il tema difficile trattato

  • medaglia “libri sulla maternità”  va di nuovo a Maddalena Capra Lebout, con "O virgola 6" . E' un racconto forte, che forse vi farà piangere ma se non lo avete letto, dovete farlo.
  • tra i libri “leggeri eppure che meritano”, i romanzi di Alessia Gazzola, in questo caso "Sindrome da cuore in sospeso"  e "Il ladro gentiluomo", entrambi dedicati al medico legale Alice Allevi, ma anche il primo di una diversa serie, "Questione di Costanza". 

  • Infine, il premio “non so in che categoria collocarlo ma vale la pena leggerlo” spetta a "November Road" di Lou Berney

  •  tra saggi e manuali, "Morgana" di Michele Murgia e Chiara Tagliaferri, una raccolta delle storie di donne che hanno cambiato, in qualche modo, nel loro piccolo o in grande, il mondo e la condizione femminile;


  • "libri per bambini/ragazzi", Sophie Kinsella in versione per bambini, con le simpatiche storie di "Io e Fata Mammetta" 

    per la categoria "rilettura che merita", un libro per bambini che è anche un classico dell'infanzia, la raccolta dei racconti di Bianca Pitzorno "Le magie di Lavinia & C."
  • premio "miglior biografia/autobiografia", meritato da Alex Zanardi, per "Volevo solo pedalare"

  • la medaglia all' inquietudine a "Mia è la vendetta" di Edward Bunker



    infine, premio "il romanzo dell'anno", senz'altra specificazione perchè è di interesse storico, racconta della guerra  ma racchiude molto di più, tra storie d'amore, di coraggio, lealtà e sacrificio, importanza dell'amicizia e luci ed ombre del rapporto genitori/figli, per "Gli ultimi giorni dei nostri padri" di Joel Dicker