venerdì 29 novembre 2013

Grazie. E ...son proprio piemontese (non per niente, conosco i CRI- CRI)!

Dopo i miei ultimi post ho ricevuto tanti commenti dolci, affettuosi, delicati e pieni di calore e comprensione.
Ho toccato con mano, una volta di più, come non sia la sola a dibattermi in questo pantano di problemi e umori altalenanti.
Ancor di più, però, ho potuto sentire il calore e la vicinanza delle mie "amiche virtuali".
E allora a voi dico grazie, un grazie di cuore, perché arricchite le mie giornate e mi risollevate il morale, con i vostri commenti e con i vostri post, con la vostra presenza e il vostro passaggio (e grazie alla mia amica in carne ed ossa, che so che ha letto e mi ha subito contattato)!
Questi si che sono motivi per essere ottimisti e felici!!
E siccome riscoprire Torino, anche solo per un pomeriggio, ha stimolato la piemontese che c'è in me e ho voglia di restare sul lato B....se siete piemontesi, leggete qui ( http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Nandorum) fatevi due sane risate e ditemi cosa ne pensate.
Se non lo siete, leggete e ridete (sempre qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Nandorum)...perché confermo tutto (o quasi) quel che c'è scritto, per me e' quasi tutto vero, neh?!
Ps. Avvertenza: l'autore di wikipedia non cita i mitici cri-cri!
Cosa sono i CRI-CRI????!! Ma come, non li conoscete???!!!
Quei deliziosi cioccolatini ricoperti di praline bianche incartate come le più classiche delle caramelle???
Se non li conoscete, vuol dire che non siete piemontesi e soprattutto, non venite dalla provincia di Torino!
Rimediate, amiche, rimediate!!

mercoledì 27 novembre 2013

Lato B

Questa mattina ho dato sfogo ai miei pensieri.
Per fortuna, però, c'è anche il lato B.
E io voglio, devo, ho bisogno,
di mostrare anche questo.


Il colore delle foglie d'autunno

La Supa ad coi...
La gioia del mio bambino, mentre batte le manine e sorride alla sua festa..
O meglio, le sue feste, che ci è costato tanta fatica organizzare, ma sono state un successo.

Svegliarsi una mattina, dopo una settimana di freddo e pioggia, aprire la porta e ringraziare di abitare in Valle d'Aosta

Perché il bianco mi strega.
Ci sono le mie nipotine ed i miei nipotini.
Ci sono passeggiate nei boschi con la mia famiglia.
Le serata nella palestra di arrampicata.
Il sorriso del mio bambino e la luce negli occhi limpidi dell'Alpmarito.
E c'è che sono piemontese fin nel midollo, anche se valdostana d'adozione, ormai.
E ho ritrovato la bela madama Turin, più signorile, maestosa e splendida che mai.

Perché a volte un'ora e mezza di treno possono sembrare troppi...
Ma un tuffo nel passato può fare bene.
Perché Torino e' un po' cambiata e a scendere nella nuova Porta Susa sembra di arrivare in una moderna città europea...
Anche se poi i treni sono sempre quelli e sempre in ritardo...
Vederli con gli occhi seri ma felici del nano, e' tutta un'altra impressione.

Lui, che non c'era mai stato, se non nella pancia della sua mamma.
Lui, che quando camminavamo tra queste strade tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, con qualche vetrina diversa, qualche negozio in più, era solo un sogno che ci accarezzava i pensieri.
E ora cammina di fianco a noi.


Sembra passato un secolo, invece sono solo pochi anni..e lei, ora come allora, la prima capitale di questa nazione che tanto mi delude, non delude mai.


Riservando persino, qualche piccola piacevole sorpresa dal sapore francese...



Il Natale e' alle porte.
E poi...c'è sempre il rovescio della medaglia, purtroppo (Mammavvocato: Lato A).

Lato A

Leggo molto, penso troppo, scrivo poco.

C'è che non riesco a scrollarmi il pessimismo di dosso.
C'è che tutto si dimostra peggiore di quel che speravo.
C'è che il clima sociale e politico non aiuta.
C'è che mia cugina sta sempre peggio e soffro per lei, per le sue figlie ed i suoi nipoti e le penso sempre, anche se non lo sanno.
C'è che alla mia amica, già alle prese con un serio problema di salute, hanno pure svaligiato casa, rubando risorse e ricordi.
C'è che nella mia famiglia d'origine si respira tensione, fatica, dolore.
C'è che nella famiglia di mio marito non si respira un bel nulla, un muro di gomma insensibile.
C'è che fino alla primavera, andava decisamente meglio e poi il mio mondo si è sgretolato e io vorrei solo stringermi forte al nano e all'Alpmarito ed essere felici perché ci siamo e siamo in salute.
Però il mio umore oscilla e non riesco a rilassarmi mai.
C'è che la scorsa settimana ho chiuso dei bei boulder e delle vie di 6a di 30 movimenti a vista.
Però è da giovedì sera che non riesco più ad alzare un braccio e le mie spalle gridano vendetta anche mentre dormo. Forse non ho più l'età.
C'è che intorno a noi è tutta crisi e sconforto e ci sono più malattie e funerali che lieti eventi.
Ed in effetti, non è che ciò che vediamo e respiriamo faccia venire voglia di metter su famiglia.
Perché non c'è aiuto per chi lo merita, in Italia.
C'è che ho ricominciato con il vaccino per l'allergia, dopo una pausa di due sole settimane, e vivo con la nausea ed il mal di stomaco costante, eliminando un cibo dopo l'altro.
C'è che questa mattina il treno e' partito in ritardo di 30 minuti e adesso  di 10 e " nessuno se ne importa " ( Pino Daniele docet).

C'è che sarà un Natale povero e in tutti sensi, solo che dei regali non me ne frega niente, del calore e dell'affetto, dell'atmosfera e della magia, invece, si. Ed è questa la povertà che mi spaventa di più.
C'è che ascolto gli sfoghi di tutti, ma non ho nessuno con cui sfogarmi io, se non questo spazio bianco virtuale.

E poi c'è il rovescio della medaglia.
Perché voglio, devo, ho bisogno,
di raccontarmi e raccontarvi anche quello.

venerdì 22 novembre 2013

44 Scotland Street...sognando Edimburgo, ancora.

44 Scotland Street e' il titolo di un romanzo di Alexander McCall Smith, Tea editore, che ho trovato tra le novità della biblioteca del paese la scorsa settimana.
La circostanza che fosse ambientato ad Edimburgo e la copertina, con questa casa che somiglia tanto a quelle del luogo, me lo hanno fatto immediatamente cogliere dallo scaffale.
Il romanzo e' carino, senza infamia e senza lode, una lettura leggera che scorre veloce e fa sorridere ma con una trama un po' povera, che ruota intorno ad un quadro di dubbio autore e ad una ragazza al suo secondo anno sabbatico.
I personaggi, davvero molto originali (dal bambino, forse prodigio o forse no, che cerca di ribellarsi ad una madre che lo ama troppo e troppo ciecamente, per quel che vorrebbe che fosse più che per quel che è, imbevuta di letture pedagogiche e in preda alla sua personale missione di mamma, al vecchio professore di arte stravagante, all' antropologa zitella dalle battute sagaci, al bello ma vuoto agente immobiliare) sono il bello del libro, anche se nel complesso sembra manchi qualche cosa, l'approfondimento dei caratteri e della storia, per esempio.
Ciò nonostante, se siete stati ad Edimburgo, vale la pena di cercarlo in biblioteca e leggerlo (non è il tipo di libro che si legge due volte, secondo me): mi ha ricordato molto la città, meta del nostro primo viaggio all'estero con il nano e nuova residenza di una coppia di amici, con i suoi sotterranei nascosti ed affascinanti, che ci hanno incantato, il suo castello arroccato, la sua atmosfera viva, le sue luci nordiche...riportandomi indietro di un anno quasi esatto, quando il nano, ora biondo e boccoloso, era ancora pelatino ma altrettanto vivace..

E non vedo l'ora di tornarci, non appena sarà possibile (la prima volta e' andata così: Mammavvocato: Edinburgo e gli amici.)
Questo post partecipa al Venerdì del libro di Home Made mamma (www.homemademamma.com).

domenica 17 novembre 2013

Quella cavolata della decrescita felice

Credo che quello della "decrescita felice" non sia un mito ma la cavolata del secolo.
Mi scusino tutti quelli che aderiscono al movimento che ne prende il nome (che non conosco così bene da poter dare giudizi), mi scusino in anticipo tutti quelli danno al termine un significato diverso da quello che gli attribuisco io.

Perché lo devo dire.
E' da quando ho letto il saggio della Lipperini (Mammavvocato: Di mamma ce n'è più d'una, Loredana Lipperini) che ci rifletto.
E' da quando mi sono imbattuta nel blog genitoricrescono che ci penso.
Ma anche da molto prima, dalla prima volta che ho visto il termine nero su bianco.

Non c'è felicità nella privazione di qualcosa a cui pensi di tenere.
Neppure se in realtà si rivela superflua e ininfluente, neppure se per gli altri e' inutile, neppure se in altri luoghi e in altri tempi sarebbe stata considerata un lusso impensabile.

Può esserci una ritrovata sensazione di leggerezza e una nuova consapevolezza, questo si', nella rinuncia.
Anche se sofferta, può aiutarci a capire cosa e chi e' davvero importante per noi.
E credo nella necessità di cambiare il mondo in cui viviamo, a partire da noi, con piccoli gesti, per consumare meno e, soprattutto, consumare meglio.
In questo, anni di lavoro in rifugio mi hanno aiutato: so perfettamente che non ho bisogno di molti oggetti per essere felice, purché abbia pasta in abbondanza e la compagnia giusta (= famigliari, nano, qualche amico sincero), non mi serve neppure una salute perfetta (= posso convivere con l'allergia e le ginocchia scricchiolanti).

Però, però.
Un conto e' avere un lavoro che piace ma che stressa, uno stipendio che consente vacanze sugli sci, una casa grande, cene fuori e piccoli lussi fashion, eppure non avere tempo per se è per i propri cari, perché presi nella ruota infernale del "devo lavorare per mantenere questo stile di vita e perché se mi fermo ora la carriera e' bruciata e non si può tornare indietro e poi in fondo non mi accontento mai, c'è sempre un altro traguardo, maggiori responsabilità e l'opinione della società" ecc. ecc.
Un conto e' avere tutto questo e scegliere di rallentare per vivere con meno e ritmi più umani, d'accordo con la tua dolce metà ed i figli, sapendo che avrai comunque abbastanza di che vivere e divertirti.

Un altro e' aver investito anni e risparmi (spesso dei genitori, però sempre soldi sono e nulla e' gratis), tempo e fatiche nello studio e nel lavoro e scoprire che con la scusa della crisi il tuo guadagno orario, ammesso che trovi un posto, e' inferiore a quello di una collaboratrice domestica e in più non hai salvagenti, perché il tuo contratto e' precario (magari no, ma tutti sanno quanto sia facile, nella maggior parte delle ditte, licenziare comunque) o lavori in proprio e anche se hai pagato contributi a gogo', quando sei tu ad avere bisogno dell'indennità di disoccupazione, non arriva e se arriva ci paghi giusto mutuo/affitto e bollette, se va male neppure il nido, perché le rette si basano sul reddito dell'anno prima e che ora non ci sia più, frega nulla a nessuno.
Oppure, semplicemente, il posto non lo trovi, i clienti non hanno soldi o, se il lavoro c'è, e' all'estero e devi disgregare la famiglia per trovarlo o uno dei due deve rinunciare al proprio per seguire l'altro.
Cero, a volte emigrare e' un'opportunità e non tutte le coppie che hanno un coniuge che lavora fuori casa dal lunedì al venerdì per anni, poi scoppia.
Però per i figli (e coniuge) avere un genitore/ partner da weekend non e' il massimo.
Lo dice mio marito, che ci è passato, da figlio.
Lo dicono tutti i nostri amici che hanno avuto un padre così.
E i pochi che conosco che si sono spostati spesso per via del lavoro dei genitori.

Scoprire che per quanto sforzi tu faccia, per quanto tu abbia studiato, investito, sudato, le prospettive sono solo di peggiorare, di decrescere, di rinunciare ad uno stile di vita che hai avuto la fortuna di conoscere, di dire addio a frequenti visite a musei & co, perché' costano troppo, di ridurre lo sport, perché pure quello costa, quando invece senti di averne bisogno di non poterne fare a meno a lungo,perché nutrire la tua anima e il tuo cervello di stimoli e conoscenze, allenare il tuo corpo TI SERVE per sentirti vivo, perché è parte di te....

Ecco, allora non è decrescita, e' depressione.


Perché questo sfogo?
Perché certe volte la paura prende il sopravvento, paura del futuro, nostro ma soprattutto di nostro figlio, anche se noi non siamo soli, abbiamo famiglie (non più entrambe solide ed unite, ahimè, ma presenti) alle spalle, cibo in tavole e tetto sopra la testa.
Perché a volte non basta.
Perché i segnali fanno pensare ad un futuro ancora peggiore, anche se non smettiamo di cogliere anche motivi di speranza, sperando che prendano il sopravvento.
Perché fa male vedere chi ha dato e non riceve, chi sogna ed è frustrato.
Fa male sapere che c'è chi è in maternità ma lavora comunque qualche ora da casa perché la ditta ne ha bisogno e lei è una persona coscienziosa e vuole essere onesta con chi lo è con lei.
Fa male sapere che c'è chi ancora non sa che il suo sogno di un figlio, molto probabilmente porterà con se la sospensione, spero temporanea, di una carriera che sta costruendo con fine settimana passati a studiare e giornate lavorative che iniziano e finiscono alle otto, precedute e seguite da un'ora di auto, senza quasi incrociare il partner.
Fa male sapere che c'è chi ha accumulato esperienze, ha studiato, rinunciato a ferie e permessi per anni, accettato qualunque incarico pur di lavorare e imparare e ora si trova ignorato dall'INPS e con prospettive, almeno nell'immediato, quasi a zero.
Fa male sapere che c'è chi lavora male ma "ha il nome" e spilla denaro a clienti ingenui e chi lavora bene ma "e' giovane e donna" e se la filano in pochi.
Fa male sapere che, come al solito, a pagare il prezzo più alto sono le donne, specialmente se già madri o aspiranti tali.


Perché è bello cucinare con le proprie mani, per il secondo compleanno del nano, affinché i bambini mangino più sano, affinché abbia proprio la torta che piace a lui, per offrire agli amichetti, ai loro genitori, agli amici, ai parenti, qualcosa di buono e non troppo pasticciato da sgranocchiare.

Perché da soddisfazione, perché ricevere nella propria casa e' anche voglia di aprirsi al mondo, di accogliere, di entrare in intimità e io vorrei che il nano ne imparasse il valore.

Però sapere che è anche l'unico modo per non spendere una fortuna e che bisognerà rinunciare a qualche invitato e comunque di feste farne due, altrimenti non ce la si fa, non è che renda tanto felici.

E invece, sul web e fuori, e' tutto un trionfo di "mi faccio il pane da sola", " faccio i detersivi da sola", " faccio i giochi da sola" "devo risparmiare come faccio a fare la festa" (e qui quasi sempre e' la mamma a fare, fare, fare da se', poveretta), " rinuncio alle vacanze ma cerco di cogliere il lato bello comunque", "non so cosa fare il fine settimana con i bambini perché costa tutto troppo ed il centro commerciale e' diseducativo e poi tanto lo shopping e' escluso " ecc., che alimenta la depressione.

Ecco perché, per me, la decrescita di cui tanto si parla oggi ha il gusto amaro della sconfitta.
Perché il sapore della felicità non può essere quello dei sogni che si sciolgono in bocca, ingoiati a forza, nell'acido che sale dallo stomaco.

martedì 12 novembre 2013

Il motore della speranza

Oggi sono stata sorpresa. In positivo. Tre volte.
Non è cosa da poco.
Intanto, in pausa pranzo ho approfittato del fatto di essere "bloccata" ad Aosta per lavoro per andare a nuotare (prima regola di ogni sportivo o aspirante tale: sacca sempre pronta in macchina, per poter cogliere al volo le occasioni).
Temperatura gradevole, vista splendida grazie all'enorme vetrata aperta sulle montagne innevate, rese ancor più belle dal cielo azzurro intenso limpido, e...una corsia riservata solo ai "nuotatori veloci".
Ecco, io di questa cosa ho disquisito a lungo con i compagni di nuotate in tutte le piscine che mi sono trovata a frequentare con regolarità, perché è un'accortezza semplice, minima ma fondamentale.
Dimostra rispetto. Rispetto per i nuotatori veloci, per capacità o necessità (io, ad esempio, nuoto come una furia, senza pause, per 60 minuti, perché il tempo e' poco e cerco di sfruttarlo al massimo e poi mi serve da valvola di sfogo), che non devono "rompere il fiato" o aspettare spazientiti o "cozzare" contro i piedi del nuotatore più lento davanti a lui. Rispetto per i nuotatori più lenti, che possono prendersi i loro tempi senza essere superati con spruzzi e scontri vari, senza sbuffi altrui e senza pressioni.
Facile, no? Comunque alla fine la corsia "veloce" non l'ho usata, perché c'erano già due nuotatori decisamente più lanciati di me e non volevo essere d'intralcio.
Peccato che, nuotando mi sia improvvisamente resa conto che non avevo ritirato nell'armadietto, lasciandola appesa nello spogliatoio, la borsetta, con portafogli, telefono, chiavi casa e auto e persino orecchini e fede (non riesco a tenerla per nuotare)...panico, esco gocciolante e mi precipito a controllare..attimi di paura, nulla, poi chiedo alla receptionist e la trovo lì, completa. Una donna, uscendo, l'ha trovata e la portata alla reception.
Non ci speravo, lo confesso, e già mi ero fatta il mio filmino dei problemi e costi a catena che la perdita avrebbe comportato, per non parlare del fatto che, dopo essere sopravvissuta a 5 anni di Torino e borseggi in treno e autobus, mai avrei immaginato di incappare in un simile errore.
E invece, l'onesta' esiste ancora e averne ogni tanto segnale regala una sferzata di ottimismo!
Infine, una piacevole scoperta di tutt'altro genere: il libro "Detto con il cuore. Racconti autentici da mamma a mamma" a cura di Francesca Valla (la famosa Tata Francesca), Mondadori editore.
Si tratta di un progetto editoriale voluto da Bepanthenol (www.bepanthenol.it) per aiutare le mamme alle prese con la maternità e sostenere la Fondazione Ariel (www.fondazioneariel.it) cui sarà devoluto parte del ricavato.
Ho avuto l'opportunità di leggere in anteprima tre delle storie di donne che contiene e mi sono emozionata, commossa e intenerita.
Perché c'è dentro tutto il coraggio, la tenacia, la determinazione, la forza, l'amore, la dolcezza, l'ansia, il desiderio di protezione, l'attenzione e la (sana) dedizione per i propri figli che accomuna, credo tutte (o quasi) le mamme del mondo, di ogni tempo, cultura e latitudine.
Tre storie diverse in cui mamme come noi raccontano come hanno affrontato rispettivamente la paura di qualcosa di brutto, un lutto devastante in famiglia e le difficoltà di avvio dell'allattamento, in modo ugualmente intenso e "vero".
E anche leggere queste storie di amore e forza, secondo me, alimenta la speranza di un futuro migliore.
Perché dipende anche da noi.
P.s. Per chi è interessato e abita nelle vicinanze, il libro sarà presentato il 20 novembre alle 17.30 allo store Mondadori di Milano, via Marghera n. 28, con la partecipazione della stessa Francesca Valla.

venerdì 8 novembre 2013

Due anni. Di te, di me, di noi.

Due anni.
Due anni di te, di me, di noi.
Due anni di soprese, scoperte, spaventi, paure, delusioni, conquiste, speranza, fiducia, gioia, risate, felicità.
Due anni di giochi e di libri illustrati.
Due anni di seggiolini, passeggini e altri trabicoli con e senza ruote con complicati sistemi di chiusura, che neppure la laurea in ingegneria dell'Alpmarito è stata di molto aiuto.
Due anni di sorrisi, vagiti, parole.
Due anni senza cinema, con pochi viaggi, poche uscite a due, poco sport, poco tempo "libero".
Due anni di acquaticità, di passeggiate, di giri in bicicletta, di parchi giochi, di biblioteche, di coccole nel lettone, di solletico e costruzioni.
Due anni di cibo in terra, biberon da sterilizzare, seggiolone da pulire, verdure da cucinare.
Due anni di lavatrici raddoppiate.
Due anni di colore, musica, suoni.
Due anni di allegria.
Due anni di armadi liberati per far spazio ai tuoi vestiti, di ripiani sgombrati per far spazio ai tuoi libri, di scatole e cassetti svuotati per riporre i tuoi giochi.
Due anni di vita diversa, per adattare noi a te e tu a noi, quel tanto o poco che basta.
Due anni e una testolina pelata pelata che si è trasformata in tanti ricciolini biondi biondi.
Due anni e tante risate e solletico.
Due annni e corse e saltelli.
Due anni e tante cadute, bernoccoli e dita schiacciate.
Due anni e tanti scatoloni di vestiti che non vanno più.
Due anni e tanti oggetti che sembravano indipensabili e non lo sono stati, o lo sono stati ma per un mese, due, sei o nove al massimo e ora non si sa dove caspita riporli.
Due anni e via le sbarre dal lettino.
Due anni e una personalità già formata, la tua, da imparare a conoscere e rispettare.
Due anni di convivenza in tre.

Due anni, infinito amore.

Avevo letto molto, ascoltato tanto, riflettuto ancor di più.
Eppure mai avrei potuto immaginare, in quel letto di ospedale, spaventata e incredula, ciò che è stato.
Un dolore quasi impossibile (e no, non sono riuscita a dimenticarlo, proprio no), uno stato di ansia latente che ti rimane sempre dentro, perchè sei mio figlio e la mia felicità dipende dalla tua, ormai, inutile negare o sminuire la realtà, nonostante i tentativi disperati di razionalizzare.
E poi, soprattutto, un amore e una gioia che crescono ogni giorno di più, anche quando pensi che, continuando di questo passo, il tuo cuore scoppierà e traboccherà.
Per quanto si cerchi di prepararsi, dubito che si sia davvero mai pronti. O almeno, non lo ero io.


E se un giorno leggerai queste righe, nano, sappi che non sono infallibile, non so tutto e non posso prevedere tutto, ma mi impegno con tutta me stessa per te, per noi, perchè tu possa crescere felice e sereno, autonomo e sicuro di te, responsabile e ottimista, realista quanto basta ma cinico mai, e perchè, con te, possa crescere anche io, pur restando me stessa, e la nostra famiglia.


Solo, per favore, basta con questi capricci disperati con i quali ci allieti da qualche settimana a questa parte, basta con questi risvegli notturni e questo rifiuto ostinato ad addormentarti nel tuo lettino e restarci tutta la notte, basta con i muffins per cena.
Davvero, basta.

Perchè, sai, così non vale, è scorretto, è sleale.
Perchè ci avevi abituato bene fin dalla tua nascita e ora ci cogli totalmente impreparati, e perchè, sappilo, la pazienza non è mai stata una delle mie virtù (e neanche una di quelle di tuo padre, nonostante quello che dice).


giovedì 7 novembre 2013

Libri e regali!

Nel mio peregrinare tra i blog, durante l'estate mi ero imbattuta in post sullo "scambio" di libri per bambini, scoprendo la bellissima iniziativa di Federica di http://mammamogliedonna.it, Regala un libro per le vacanze.
Purtroppo era troppo tardi per partecipare.
Questa volta, però, mi sono ternuta aggiornata e.... sono corsa ad iscrivermi a....


(trovate qui:  http://mammamogliedonna.it/2013/11/regala-un-libro-per-natale.html  e qui: http://madrecreativa.blogspot.it/2013/11/regala-un-libro-per-natale.html   tutte le istruzioni per partecipare; tra l'altro, è semplicissimo!).

Perchè lo faccio?

Perchè adoro i libri e mi piace parlarne (= post con l'etichetta "libro", "libri" e "venerd' del libro"!!!)
Perchè trovo interessante leggere le altri recensioni.
Perchè spesso, divorato un romanzo o un saggio, non vedo l'ora di gridare al mondo quanto mi sia piaciuto
(e qualche volta, quanto non mi abbia entusiasmato).
E, ovviamente, ho un figlio, al quale leggo con piacere ogni genere di libro, perchè sono convinta che esistano infiniti buoni motivi per leggere ad un bambino (ne volete qualcuno? http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/01/20-buoni-motivi-per-regalare-libri-ai.html)
Un figlio con il quale mi piace sfogliare le pagine, commentare le figure, imparare le parole, ridere, scherzare, scoprire e qualche volta criticare (http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/01/libri-per-piccolissimiperche-cosi.html)
Perchè, oltre tutto, i libri per i piccoli sono così allegri e colorati! (Quali piacciono al nano? Questi, ad esempio -http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/01/sempre-proposito-di-libri-per-i.html; http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/06/le-nuove-entrate-della-nostra-libreria.html; http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/07/come-gli-insegno-ad-amare-i-libri.html -  anche se ora è già cresciuto, anche da questo punto di vista)
Con il quale voglio condividere questa passione per i libri che, tra l'altro, è un vizio di famiglia (ve lo ricordate? Ne ho parlato, ad esempio, qui:  http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/07/come-gli-insegno-ad-amare-i-libri.html  e qui: http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/06/le-nuove-entrate-della-nostra-libreria.html)

In ultimo, ma non certo in ordine di importanza, perchè grazie al web ed al mio blog ho scoperto mamme, papà, donne e uomini speciali, con il quale condividere emozioni, riflessioni, pensieri e risate attraverso uno schermo.
Persone che ormai considero, a tutti gli effetti, amici.
E non vedo l'ora di poterne approfittare per un contatto "fisico", anche se mediato dai quei meravigliosi oggetti quadrati o rettangolari pieni di fogli e storie e mondi lontani e vicini, che prendono il nome di libri.

martedì 5 novembre 2013

Voglio crederci

Smettila di cercare e troverai. E se non trovi, non te la prendere, perché non stai cercando. E' questa l'arte del cercare senza cercare. Lao Tzu
Nel frattempo, aspetto che il Giudice si liberi per l'udienza.

domenica 3 novembre 2013

Nano in crescita, film, riflessioni e...tempo regalato!

Il mio nano sta diventando grande.
Oggi, in piscina, nuotava come un pesciolino con la macchinina (tubo galleggiante piegato a u e sostenuto alle estremita' da un altro pezzo di tubo con due fori), usciva dai tunnels e si tuffava con sicurezza e poi mi è sembrato cresciuto in altezza. La sua fisionomia sta diventando quella di un bimbo e non più di un bebè, fa frasi complesse, canticchia e chiacchiera tantissimo, si toglie i pantaloni e le calzine da solo e sa mettersi scarpe, ciabattine e stivali in autonomia.
E poi è così bello con i suoi ricciolini d'oro!!
Ieri mi ha strappato un piantino perché così, di punto in bianco, ha deciso di fermarsi a dormire dalla nonna, dopo il tour dei cimiteri e una lunga passeggiata in centro città.Mentre ci stavamo vestendo per tornare a casa, lui, serenamente e semplicemente, ha detto che voleva rimanere con la nonna a fare nanna e pappa e si è anche dimostrato molto infastidito quando gli abbiamo chiesto se era davvero deciso...

In effetti, lui quando decide decide!
Ci ha salutato abbracciandoci e mandandoci un bacino, gli abbiamo telefonato dopo cena e lui tutto allegro ci ha dato la buonanotte e oggi mi ha detto che si è divertito molto.
Io, invece, ieri sera appena fuori casa sono scoppiata a piangere perché non mi aspettavo che prendesse lui l'iniziativa così,senza preavviso...l'Alpmarito, sempre razionale, ha sostenuto che era sintomo della sicurezza e tranquillità che gli avevamo trasmesso ed era fiero di lui...verissimo però un po' di groppo in gola mi è rimasto!
E quindi.....Tempo regalato (la maiuscola non è casuale), improvvisamente, così tanto che non sapevamo neppure cosa farcene, li per li!
Abbiamo visto un film intero e cenato con calma, rendendoci conto che era bello perché il nano comunque c'era ed era solo un intermezzo alla vita con lui. E io pensavo a come avevo fatto a vivere senza di lui per anni!(Molto sentimentale, vero? Forse per il fatto che in fondo era il giorno di Ognissanti, una ricorrenza non proprio allegra e il nano sembra crescere a vista d'occhio).Questa mattina mi sono svegliata presto per ottimizzare il tempo, tra commissioni, riordino e un po' di nostalgia...masochismo?!
Ma torniamo al film: "Warriors", la storia commovente di due fratelli lottatori e di un torneo di MMA (lotta mista) con un premio finale di 5 milioni di dollari.La storia di come l'infanzia segni la nostra vita, di come un padre, a modo suo, possa amare i suoi figli anche se malato ed alcolista, di come ci sia sempre tempo di perdonare e della forza dei legami di sangue.E poi, e' la storia di due ragazzi che si battono per il bene delle persone che amano, dimostrando che motivazione ed allenamento possono fare di un uomo un campione.Sarà perché mi piacciono i film che hanno a che fare con gli sport, boxe inclusa, sarà perché era il primo film senza interruzioni che vedevano da mesi ma..ieri ha assunto un sapore speciale!Quasi come quello della zuppa di cavolo di mamma e nonna, mangiata al pranzo di Ognissanti...quanto amo la cucina tradizionale (soprattutto se mi basta sedermi e mangiare solo)!!


Sabato a pranzo, un'altra sorpresa: il nano ci ha lasciato parlare a lungo con lo zio, giocando da solo e leggendo i suoi libri in autonomia sul divano.Magari sarà un evento più unico che raro ma dimostra che sta crescendo e formandosi la sua personalità.

Poi naturalmente c'è stato il giro dei cimiteri e la nonna di nuovo malata e i lavori alla casa che sono iniziati davvero e....mi fermo a pensare che lui non sarà qui, con me, a vederla, che non conosce il suo bis- nipotino che porta il suo nome, che non ha mai potuto vedere l'Alpmarito e che in 15 anni la mia vita e' cambiata tantissimo ma se penso a lui, e' come se fosse sempre accanto a me e mi sembra ieri che veniva a prendermi a scuola e parlavamo...e mi manca, mi mancherà sempre.



venerdì 1 novembre 2013

Di filosofia e di racconti

Ho letto la recensione di questo saggio in uno dei venerdì che Home Made mamma dedica ai libri e devo dire che mi ha molto incuriosito.
Così, quando l'ho visto sullo scaffale della biblioteca della mia città, non me lo sono lasciato scappare.
Lou Marinoff, "Platone e' meglio del Prozac"

Devo ammettere che non è stata una lettura semplice: le prime 100 pagine non passavano più e mi ero quasi arresa a riportarlo in biblio senza leggerlo.
Troppo egocentrismo dell'autore, troppe lodi sperticate della "consulenza filosofica", quasi fosse la panacea di tutti i mali, troppa pubblicità al suo "metodo" o alla sua professione.
Invece ho proseguito ed alla fine mi è anche piaciuto: certo, i riassunti del pensiero dei vari filosofi mi sembrano eccessivamente semplicistici e brevi (ma d'altro canto, non vuole essere un bignami filosofico) e le pecche di cui sopra permangono per tutto il libro, pero le citazioni dei filosofi e gli esempi pratici dell'applicazione della filosofia ai vari problemi della vita mi sono sembrato molto stimolanti e istruttivi.
In conclusione, quindi, se avete tempo e voglia di un ripassino della filosofia del liceo e, soprattutto, di fermarvi a riflettere sul modo in cui affrontate la vita ed i grandi quesiti esistenziali, e' il saggio che fa per voi.
Idem, se vi dibattete da un po' nel pantano dell'indecisione...male non può certamente farvi!
Ecco una breve raccolta dei passi e delle citazioni che ho trovato più interessanti e in cui mi sono ritrovata.
"L'uomo altro non è se non ciò che fa di se stesso. E' questo il primo principio dell'esistenzialismo." Jean Paul Sartre. Se l'universo non ha determinazioni, siamo totalmente liberi di scegliere il nostro cammino. La perenne potenzialità può apparire scoraggiante perché impone continue scelte, però è anche liberatoria. ...L'esistenzialismo attribuisce anche valore all'autenticità, alla responsabilità individuale e al libero arbitrio. Sicche', la buona novella e' che devi scegliere come affrontare il vuoto creato da una dichiarata morte di Dio. Molti, attingendo all'esistenzialismo, concludono che la vita e' priva di scopo e si chiedono perché data la situazione, dovrebbero preoccuparsi di alcunché. Qui si inserisce la mia argomentazione preferita per evitare la caduta nella depressione esistenziale: se la vita quale ci è nota non è che un incidente assurdo ed improbabile, tanto più numerosi sono i motivi per apprezzarla.Se dal nulla veniamo ed al nulla ritorniamo, perché non trascorrere il tempo che abbiamo a disposizione godendoci, appunto, quel poco che la vita ci offre? Il nostro tempo e' prezioso, letteralmente insostituibile. Dunque, vivi in maniera autentica.Il nodo e' che devi stabilire cosa significa per te vivere in maniera autentica, ma certamente implica un impegno nei confronti della vita stessa, non un ritrarsi da essa. Usa dunque il tuo libero arbitrio per scegliere una rinnovata valutazione positiva di ogni istante, anziché la disperazione.....


....Se fai bene il tuo lavoro, i frutti maturano di per se'. Se fantastichi di gustare i frutti anziché lavorare bene, quelli non matureranno affatto.Anche tu hai la capacità di fare della tua attività un'opera d'arte. Aspira dunque a essere come un grande artista, qualunque cosa tu faccia tenta di ricavare soddisfazione semplicemente dalla consapevolezza di avere fatto un buon lavoro....

P.s. Già al liceo, mi ero accorta dell'affinità di pensiero tra gli esistenzialisti ed il mio modo di vedere la vita...evidentemente, in questi anni, non sono poi cambiata così tanto!

Non finisce qui. Questa settimana, eccezionalmente, raddoppio.
"Il primo miracolo di George Harrison" di Stefania Bertola
Raccolta di racconti brevi (a volte brevissimi) surreali, ironici, un po' cattivi e certamente dissacranti, ambientati a Torino.
Per chi ama i racconti, non è male, perché il libro e' originale e scritto bene, come tutti i romanzi di questa autrice.
Io, però, personalmente non sono una grande lettrice di racconti, mi lasciano sempre un po' l'amaro in bocca.
Questo post partecipa al Venerdì del Libro di Home Made Mamma: www.homemademamma.com