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venerdì 21 aprile 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Urlare non serve a nulla"

Ho preso in prestito questo manuale in biblioteca dopo aver letto la recensione di Luisa e ricordando altri pareri positivi trovati in rete.

"Urlare non serve a nulla. Gestire i conflitti con i figli per farsi ascoltare e guidarli nella crescita" di Daniele Novara

ed. BUR Varia, 2015, Euro 13,00, pag. 280

 

In realtà, però, non mi ha entusiasmato.
Intendiamoci: è scritto con proprietà di linguaggio e le tesi dell'autore sono ragionevoli e ben esposte, tuttavia non l'ho trovato particolarmente illuminante o utile a livello pratico, forse perchè ultimo di una lunga serie di manuali sull'educazione.
Già avevo letto e sapevo, ad esempio, che i conflitti genitori-figli non sono affatto qualcosa di negativo in sè, bensì occasioni naturali e sani di crescita e confronto e dunque non vanno evitati ma gestiti, conoscevo la tecnica del "silenzio attivo" (che in fondo già praticavo qualche volta, istintivamente) e ho sempre creduto che sia necessario mantenere un certo distacco emotivo nell'educare, come genitori, senza cadere nella tentazione di comportarsi da "amici" dei figli.

Ci sono sicuramente molti spunti di riflessione, a mio parere più per l'adolescenza che per la prima infanzia, ed è sempre utile leggere da esperti che non possiamo aspettarci "obbedienza" cieca da bambini di 4 -5 anni perchè non sarebbe nè normale nè sano, però io personalmente non ho trovato nessuna nuova "tecnica" da adottare per ridurre davvero ....le mie urla!!!
Nè mi ha rassicurato apprendere che, se per farmi ascoltare, devo ripetere la stessa esortazione per X volte, è forse perchè il bambino ha introitato il fatto che non subisce punizioni fino alla Y volta e dunque egli coglie la regola solo dopo le solite ripetizioni.
Perchè, se anche fosse, quale sarebbe la soluzione? Punire subito dopo il primo richiamo, anche se non si tratta di questioni "gravi"? L'autore non lo dice.

Non amo, poi, lo stile didattico nè l'uso di espedienti grafici ora molto in voga (come riportare alcune asserzioni  in carattere più grande e con una diversa impaginazione, riquadrati, a mezza pagina), anche sui social, che mi danno l'idea che gli autori non credano nella capacità di comprensione del testo del lettore (questa, però, è una nota puramente personale). Immagino, però, che per altri possa trattarsi di un punto di forza, soprattutto per una "rilettura veloce" del testo nei suoi passaggi più significativi.

" L'adulto educativo tiene una distanza, stabilisce un contatto che non è nè promiscuo nè confidenziale ma è basato sulla reciproca distinzione e sul rispetto".

"Invece che cercare la soluzione, è meglio darsi il tempo per provare a capire cosa si nasconde in quel conflitto. Bisogna cercare di cogliere e capire il punto di vista di tutti i protagonisti e chiedersi se queste ragioni nascondano qualche elemento che non emerge in maniera esplicita ma che contribuisce ad alimentare la tensione. Tale approccio comporta la sospensione dell'idea di risolvere il conflitto." (pag. 144).

Che poi è quello che insegnano ai corsi per formare i "mediatori" nell'ambito degli strumenti di risoluzione delle controversie alternativi al processo e che tuttavia molto raramente lasciano soddisfatte le parti e hanno successo.

Inquietanti ma anche senza dubbio interessanti alcuni dati riportati, come quello sull'uso delle parolacce da parte dei figli nei confronti dei genitori, seppur la statistica si sia basata su un campione ridotto di studenti.

Ho cercato di memorizzare alcuni spunti per l'adolescenza e la preadolescenza, che già mi spaventano e ho trovato importante l'accento sulla necessità di stabilire regole chiare, concise e ferme con i bambini piccoli, esprimendole in modo impersonale e senza trasformarli in comandi (cosa che è facile che capiti, purtroppo, quando si perde la pazienza !!!).

Insomma, secondo me un manulae senza infamia e senza lode, che  consiglierei più ai genitori di preadolescenti che di bambini piccoli.


Con questo post partecipo all'appuntamento con il Venerdì del Libro di Paola.

venerdì 7 aprile 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Cosa tiene accese le stelle"

"Cosa tiene accese le stelle" di Mario Calabresi, 

ed. Mondadori "Strade Blu", 2011, Euro 17,00, pag. 130


Di cosa tratti, lo dice il sottotitolo: "Storie di italiani che non hanno mai smesso di credere nel futuro"

L'autore, giornalista presso l'Ansa, la "Stampa" e la "Repubblica", dal 2009 e' direttore della "Stampa".
Ha scritto anche "La fortuna non esiste" e "Spingendo la notte un po' più in là ".

Il libro, che ho cercato dopo aver letto l'opinione di Paola (proprio colei che ha inventato l'appuntamento del venerdì con i consigli di lettura), è una raccolta di 14 storie, a cominciare da quella della nonna dell'autore, Maria, che nel 1955 a quarant'anni, riconquisto' la sua libertà riuscendo a leggere di nuovo la sera nonostante cinque figli ancora piccoli, grazie a quella che secondo lei, e molte altre donne della sua generazione, mia nonna compresa, è stata l'invenzione del secolo: la lavatrice. 
Più preziosa di una Fiat Seicento!
E poi il venditore di alici, l'astrofisico, gli ingegneri del Politecnico di Torino, dalla Valle di Susa alla Silicon Valley, i progressi straordinari nella lotta ai tumori infantili raccontati da Umberto Veronesi ecc.

Il filo conduttore è la ricerca di speranza e possibilità di riscatto per un Paese che sembra sempre più affondare nell'apatia, nel senso di sconforto e nella stagnazione.
L'autore vuole raccontare che ci sono ancora italiani che ce la fanno, anche se più spesso all'estero che in Italia stessa. Italiani che non hanno smesso di sognare ed impegnarsi per crescere.

"In realtà molto di noi hanno ancora dei sogni. Quello che manca è l'ossigeno per raccontarli, persino a se stessi. A forza di scattare a vuoto, la molla si è inceppata. Il futuro non è un'opportunità e nemmeno una minaccia. Semplicemente non esiste. Il futuro è la rata mensile del mutuo o il bilancio trimestrale dell'imprenditore: nessuno ha la forza di guardare più in là e si vive in un presente perenne è sfocato, attanagliati dallo sgomento di non farcela. Sulle macerie della guerra, l'inconscio dei nonni riusciva a progettare cattedrali di benessere: quegli uomini avevano visto abbastanza da vicino la morte per immaginare la vita. Sulle macerie morali del turbo-consumismo, la cui crescita dotata ha ucciso i desideri (di fronte a tremila corsi di laurea o tremila canali televisivi l'impulso è di spegnere tutto),l'inconscio dei nipoti sembra paralizzato da un eccesso apparente di libertà e dall'assenza di punti di riferimento." Pag. 48

Non solo.
Le storie raccontate aiutano a ricordare che, seppur portati a sottolienare ciò che non va, molti passi avanti sono stati fatti rispetto al passato e non è vero che "si stava meglio quando si stava peggio", almeno dal punto di vista delle cifre sul crimine, la diffusione della povertà e le speranze di vita, anche se le ragioni dell'odierno pessimismo che aleggia come una cappa sul Bel Paese, forse sono proprio da ricercare nel periodo del boom economico ed il raffronto con i tempi attuali.

"Sono d'accordo con Moratti: oggi non c'è più violenza che in passato, non viviamo in una società in cui si aggredisce, si assalta e si uccide di più, ne siamo solo più informati...La vera differenza la fanno la televisione, Internet e la comunicazione globale, che moltiplicano all'infinito ogni singolo episodio di violenza e, di conseguenza, le nostre ansie e le nostre paure, provocando la sensazione che non esista altro e creando spesso meccanismi di emulazione. Questo senso di oppressione e di accerchiamento è da spiegarsi più con il mondo globale e l'informazione a ritmo continuo che non con un cambiamento della natura umana." Pag. 37

Paradossale che questa opinione, che condivido, la riporti proprio un giornalista, eh?

"Mi chiedi perché oggi c'è questo clima? È perché c'è la percezione che questo Paese non va avanti. Io sapevo che avrei guadagnato più di mio padre e anche lui lo sapeva, e questo lo faceva sentire bene, così i miei genitori avevano la ragionevole speranza che io e mio fratello saremmo vissuti meglio di loro. Oggi, invece, la sensazione è che i figli staranno peggio è che nel Paese non ci sia più spazio. Anche così si spiega il crollo del tasso di natalità: negli anni Sessanta c'erano 18 nati ogni 1000 abitanti, adesso siamo intorno a 10. Questa sensazione di asfissia è aggravata dalla quantità abnorme di burocrazia, tasse, costi e regole che gravano su ogni attività. Ma non è così in tutto il mondo, il resto del pianeta sta meglio di prima: il pil mondiale del 2010 è stato da record e ci sono sempre più Paesi che portano fuori dalla povertà centinaia di milioni di persone, dalla Cina all'India, dal Brasile alla Polonia, dall'Indonesia alla Turchia...." (intervista a Mario Deaglio, pag. 52)

Un libro che fa riflettere, su di noi e sul nostro atteggiamento di italiani, sulla nostra classe politica e sulla direzione che vorremmo far prendere alla nostra vita e lo fa raccontandoci storie che vale la pena di sentire, anche solo per cultura personale.

"Ma perché dovremmo andare su Marte, mi viene spontaneo di chiedergli. 'Because in there'. Soltanto tre parole in inglese:'Perché è lì' mi risponde. 'E perché queste visioni selvaggia sono le uniche a far fare salti immensi alla tecnologia e all'umanità: se penso a quante cose saremmo costretti a inventare, quanta ricerca verrebbe creata e a quanti passi avanti faremmo nella medicina come nella fisica, non posso che riempirmi di entusiasmo. Questo progetto sarebbe un incredibile volano di sviluppo....Abbiamo bisogno di grandi progetti, di grandi visioni e di stimolare la fantasia della gente. Dobbiamo tornare ad avere fame di avventura e di scoperte. Dobbiamo ricominciare a guardare in direzione delle stesse - si raccomanda mentre ci alziamo- perché significa alzare la testa, avere la vista lunga e immaginare altri mondi." Pag. 130

L'Alpmarito, dopo aver letto questo libro, mi ha detto che lui ha empre pensato che ci sia ancora speranza di crescita e miglioramento, purchè si abbia voglia di faticare ed impegnarsi. Il problema è che per far emergere le proprie capacità ed idee, bisogna uscire da questo paese, come ha fatto anche lui, purtroppo. Perchè qui nulla sembra andare nella direzione giusta, nonostante i formali cambi di Governo ed i proclami di ottimismo e tagli delle tasse (che poi puntualmente sono smentiti dai conti della  vita quotidiana)

E' dunque questo il mio consiglio di lettura per il consueto appuntamento con il venerdì del libro di Home Made Mamma.

venerdì 2 ottobre 2015

"L'euforia delle cime"

"L'euforia delle cime" di Anne-Laure Boch, Ediciclo editore, pag. 91


Un saggio breve dal linguaggio scorrevole, una analisi accurata e acuta della passione per l'alpinismo e della sua storia e un quadro sociologico degli alpinisti che cattura e lascia il segno.
L'incipit di questo libro, scritto da una filosofa e appassionata di montagna, sembra il racconto delle mie mattine al rifugio, prima di una ascensione. Dire che mi sono ritrovata nelle sue parole, nelle emozioni e sensazioni che racconta, e' dire poco.
Quel che penso anche io, ma non sarò mai capace di dire altrettanto bene, lo troverete in parte in queste pagine.
Ma il saggio e' tutto interessante, vero. E si legge d'un fiato.
"L'alpinismo e' la ricerca di un equilibrio tra il troppo e il troppo poco. Troppo difficile, o non abbastanza. Troppo pericoloso, o privo di interesse. Troppo frequentato o troppo isolato.Troppo lungo o troppo corto. All'arrivo, e' l'eccitazione - o la delusione - a segnalare se si è raggiunto o no il limite tanto agognato: il superamento di se'." Pag. 82
"In effetti, la montagna e' l'ambito ideale per tentare questa esperienza, fondamentale nell'immaginario occidentale. la semplice organizzazione dello spazio che caratterizza le regioni montane desta in noi un simbolismo tra i più diffusi, comune all'architettura, al sogno, alla percezione infantile, all'inconscio in generale e alla lingua in particolare. Non si dice forse "discendere dentro di se'" ed "elevarsi al di sopra di se'"? In questo simbolismo spaziale la montagna ha un posto a parte.Essa non è soltanto un luogo caratteristico, ma è lo spazio organizzato in base ad un ordine evidente in cui domina la dimensione verticale.La montagna ha un'unità, una personalità. La sua sagoma immensa e' quasi antropomorfica. Affrontare questa entità mostruosa significa confrontarsi con una scala di valori immediatamente materializzata, in cui ciò che vale di più e' posto al di sopra di ciò che vale di meno..." Pag. 83
Unica avvertenza? Non credete a quel che si dice, non solo qui ma in giro: le grandi prime sulle Alpi non si devono affatto a nobiluomini di città o almeno non solo, così come oggi i più forti rocciatori, arrampicatori ed alpinisti non sono sempre quegli uomini o donne che si vedono sulle riviste di settore o sui giornali.
I più forti sono spesso "i locals" e perfetti sconosciuti/e che in montagna ci vivono o ci lavorano. Solo che non lo sa nessuno, se non i loro amici o compaesani. Perché loro non fanno notizia e, comunque, quasi mai ad uno di loro verrebbe in mente di scrivere ad un giornale della loro ascensione, scalata, cascata. A loro basta farle, non hanno bisogno di riconoscimenti e approvazione altrui.
A ciascuno le sue motivazioni ed il proprio bisogno di gloria.
"Io stessa sono partita all'assalto delle montagne credendo ingenuamente di andare a conquistare il mondo; ed è il mio mondo interiore che mi si è rivelato al termine della ricerca. La tentazione di onnipotenza si è persa per strada. Se ne lamenteranno solo coloro che non hanno avvertito quell'euforia delle cime che è la più bella delle ricompense." Pag. 91
Se state cercando una motivazione per andare in montagna, questo libro fa per voi.
Se amate "andare in montagna", vi ritroverete in questo libro.
Se non riuscite a capire perché mai una persona dovrebbe "correre rischi" per arrivare in cima o scalare o arrampicare sul ghiaccio, questo libro vi aprirà gli occhi. E magari vi farà venire voglia di provare!
Con questo post, partecipo al Venerdì del Libro di Paola.

venerdì 17 aprile 2015

"Come sopravvivere...ai capricci." Ovvero trucchi, consigli e suggerimenti per contrastare pianti isterici e inopportune richieste!

"Come sopravvivere ...ai capricci. 99 consigli per risolvere il problema e non perdere la calma" di Michelle Kennedy, Fabbri Editore, 2006, Euro 9,00, pag. 127.


Il manuale pratico (e tascabile) di una americana madre con una certa esperienza personale (quattro figli), scrittrice e giornalista, con tanti consigli, trucchi e suggerimenti per affrontare i capricci dei figli nella vita quotidiana.
Tanti i capitoli, divisi per situazioni e con indicazione, per ogni suggerimento  dell'età del bimbo in cui  potrebbe applicarsi (2-4 anni, dai 3 anni in su, 3-6 anni, 2-6 anni).


Il più utile e originale, a mio parere, e' quello di "entrate in scena", buttandosi a terra, scalciando e rotolando come il bambino stesso, fingendo di piangere istericamente, battendo i pugni sul pavimento.
In teoria il bimbo, soprattutto se piccolo, dovrebbe rimanere talmente spiazzato da interrompere immediatamente il capriccio e calmarsi. Se più grande, poi gli si può spiegare che quello che ha visto lui è ciò che vediamo anche noi quando lui fa i capricci.
In pratica, con una mia amica ha funzionato.
Con il mio ricciolino, no.
La prima volta, ha iniziato a piangere ancora più forte e si è anche spaventato.
La seconda,  si è bloccato e mi ha apostrofato con un: "Mamma, ma sei matta? ", poi mi ha ignorato e ha ricominciato a piangere.
Ad ogni modo, direi che è meglio provare ad utilizzare questa strategia solo dentro casa, onde evitare di essere internate in manicomio (o case di accoglienza sostitutive) o subire un TSO !!!


Altro consiglio, che ho trovato utile, e' stato di rispondere piagnucolando come il bimbo, se lo fa lui per troppo tempo, facendogli notare quanto è fastidioso e quanto impedisca di comunicare efficacemente.
E poi, ricordarsi che noi siamo l'esempio che seguiranno i nostri figli e quindi per primi dobbiamo parlare senza alzare troppo la voce  ed evitando vocaboli da scaricatore di porto (mi vogliano scusare gli scaricatori di porto), nonché ponendo in essere comportamenti civili ed educati (non gettare le cartacce per terra, indossare le cinture, salutare cortesemente, ringraziare ecc.).
Insomma, non possiamo pretendere che siano migliori di noi!!!


Alcuni suggerimenti mi sono parsi banali e scontati (forse perché ormai sono quasi due anni che ho a che fare con i capricci) , altri invece mi hanno fatto riflettere e mi sono piaciuti o li sto utilizzando come spunto per trovare le strategie più adatte a mio figlio.

Ovviamente, anche per l'autrice, come per quasi tutte le mamme, una delle soluzioni migliori e' cercare di evitare, per quanto possibile, le situazioni a rischio e tenere conto dell'età e del carattere di nostro figlio nel programmare gli impegni quotidiani.

Inoltre, l'autrice non manca mai di sottolineare che, a parte fronteggiare "l'emergenza" del capriccio, poi è necessario interrogarsi sulle sue motivazioni, per escludere che alla base ci sia un problema reale, come il sonno, la fame, la paura ecc.

Dunque, questo è il mio consiglio per il venerdì del libro di questa settimana.





venerdì 11 luglio 2014

Un libro, anzi tre

"Bridget Jones, Un amore di ragazzo", di Helen Fielding, pag. 466, Rizzoli, settembre 2013
Romanzo leggero, da ombrellone, ma con una nota malinconica marcata, nonostante l'ironia e gli episodi esilaranti.
Forze un po' forzato, rispetto agli altri relativi ad una Bridget Jones che, in questo libro, e' ormai vedova, fintamente occupata (nel senso che un po' ci prova a lavorare, ma senza tanta convinzione e senza molto successo) con due bimbi a cui badare, una madre di poco aiuto. tanti amici incasinati ma fedeli e...un toy boy che farà da "innamorato cuscinetto" fino a che...qui mi fermo, per non rovinarvi il piacere della lettura, anche se il finale non e' originale.
***
"Tutti mi danno del bastardo" di Nick Hornby.
Si tratta di un racconto breve, in pieno stile Hornby, carino e ben scritto, però....sa di incompiuto e non mi ha lasciato molto (io però non amo i racconti già di mio). Mi è sembrato più l'inizio di un romanzo che sicuramente sarebbe stato appassionante che un libro in se'. Insomma, bello ma veramente troppo breve.
***
"La mamma perfetta non esiste" di Kristine Carlson



L'autrice, mamma e nonna, racconta la sua esperienza di madre e moglie, aiutando a superare i classici sensi di colpa e dubbi che tendono a riguardare un po' tutte noi.
Ci sono molto buon senso, qualche riflessione interessante e non pochi spunti, però devo ammettere che io non l'ho trovato particolarmente utile e illuminante, un po' perché alcune situazioni e preoccupazioni mi paiono tipiche della realtà americana e poco vicine alla società in cui vivo, un po' perché non è stato uno di primi libri di questo tipo letti.
Lo consiglio, quindi, soprattutto alle neo mamme.
Con questo post, partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

venerdì 30 maggio 2014

"La rabbia delle mamme"

"La rabbia delle mamme" di Alba Mercoli, pag. 316, euro 10,50, Mondadori Oscar
Ho preso questo libro in biblioteca per caso, senza sapere di cosa parlasse e senza conoscere l'autrice, attirata dal titolo.
Mi è piaciuto.
E' un po' ripetitivo nei concetti fondamentali, probabilmente perché nasce come raccolta di riflessioni sull'esperienza di psicoterapia di gruppo e studio delle difficoltà legate alla maternità ed al rapporto genitori - figli condotta in molti anni dall'autrice, però e' comunque molto interessante, anche per le storie esemplificative di molti stati d'animo e che aiutano a guardare ai problemi anche nell'ottica dei bambini, e per le testimonianze di molte mamme che vi sono riportate.
Io l'ho trovato in qualche modo "liberatorio", oltre che molto sincero.
"Nell'immagine edulcorata con cui la nostra società mitizza spesso il ruolo materno, uno dei terreni che mi sembrano in assoluto più pericolosi e dannosi per genitori e bambini e' la negazione dell'ostilità e dei pensieri distrutti che invece in certi momenti fanno inevitabilmente parte dell'esperienza, soprattutto nella depressione post partum, esattamente come i pensieri di dolcezza e tenerezza in altri, a volte contemporaneamente.
Sembra che ci sia un vero e proprio tabù sociale che impedisce che se ne possa parlare, come se pensiero e agito distruttivo fossero la stessa cosa e non due cose completamente diverse fra di loro, quali sono invece nella realtà.
...Anzi, un pensiero del genere e' sanissimo poterselo concedere in certi momenti in cui si è troppo esausti e provati dalle difficoltà con un bambino: diventa un ulteriore fattore di protettivo per lui perché aiuta a riconoscere e legittimare la fatica dei genitori ma a preservare allo stesso tempo il bambino e a non passare all'agito distruttivo. Aiuta a far si che il pensiero resti un pensiero e non si trasformi in un atto.
....Perché concedersi il pensiero di solito aiuta a non farlo e a non far ricadere in modi più sottili e potenzialmente dannosi sul bambino un'aggressività mentalmente negata anche a se stessi ma perfettamente percepita dal piccolo.
Sono invece le improbabili mamme perfette da pubblicità televisiva quelle che fanno inconsapevolmente soffrire di più i loro bambini senza volerlo, a causa del loro tipo di funzionamento mentale che ha bisogno di essere aiutato a evolvere perché difficilmente riesce ad entrare in sintonia con i bisogni reali di un bambino piccolo....
Perché il voler essere perfette implica inevitabilmente varie difficoltà psicologiche importanti alla base, quali: una profonda mancanza di autostima, spesso camuffata dall'opposto, cioè da una apparente sicurezza...., una negazione della complessità della vita, che si percorre cadendo ma anche rialzandosi; un funzionamento mentale di tipo magico - onnipotente... In cui non vengono riconosciuti i limiti, ne' i propri, ne' quelli della situazione e neanche quelli del bambino; un'aspettativa inevitabile di perfezione anche sul bambino, che lo danneggiera',...una difficoltà nell'accettazione di se' e dei propri punti deboli, ma anche in quella del figlio e dei suoi punti deboli; il trasformarsi spesso da in nei momenti di esasperazione proprio per la frustrazione finale di non essere all'altezza di un modello così irreale di se'. Questi confonde e destabilizza i bambini che finiscono per ritrovarsi in certi momenti nella necessità di doversi difendere da chi li dovrebbe proteggere."
Il pensiero di fondo del libro, secondo me, e' che parlare di aggressività, concedersene il pensiero, aiuta a stemperare, sfogarsi e non passare all'azione, perché: "Nessun pensiero di rabbia ha mai ammazzato nessuno, tantomeno un bambino. I pensieri sono pensieri, non azioni."
Spesso l'aggressività e' frutto di rapporti non risolti con il passato che, se non affrontati, possono ritorcersi contro i figli. Perché dietro alla paura di non essere adeguata e di non farcela, scrive, l'autrice: "...c'è, insomma, la parte piccola, non cresciuta, impaurita e spaventata che anche noi adulti ci portiamo sempre dentro spesso senza saperlo".
Dal momento che, se si pone sistematicamente in atto un certo meccanismo mentale e un certo modello di comportamento, i figli impareranno quello, e' importante "rompere la catena" degli atteggiamenti sbagliati o negativi, quelli che ci fanno stare male, per evitare di trasmettere un insegnamento errato ai nostri figli.
Ad esempio, se i nostri figli ci vedono reagire con aggressività e nervosismo alle difficoltà ed alla stanchezza, faranno, un domani, lo stesso, oppure si troveranno a soffocare la loro rabbia per non ricadere nel nostro errore, rischiando che esploda in modo distruttivo.
Se negheranno l'imperfezione, perché noi non ci permettiamo di esternarla e così hanno imparato, saranno probabilmente insicuri e pieni di sensi di colpa. Ecc.
"Bisogna crescere per fare i grandi, non bastano gli anni segnati sulla carta d'identità....
Quando un bambino si può permettere di fare il piccolo, e non il grande perché deve fare da genitore ai suoi genitori e' più facile che una volta cresciuto ossa fare il grande con i suoi figli senza chiedere loro per automatismo inconscio di fargli da genitore, privandoli così involontariamente e senza neanche rendersene conto della loro infanzia e perpetuando un altro anello di una catena transgenerazionale di trasmissione di ferite e dolore."
Tutto questo non significa che sia sempre colpa dei genitori, non significa che dobbiamo farci prendere dai sensi di colpa, perché si tratta di meccanismi non consapevoli.
Si tratta, piuttosto, di avere il coraggio di affrontare ciò che fa stare male per superarlo, anche vincendo questo tabù dei sentimenti contrastanti verso i nostri figli che tendiamo a negare.
E ancora, significa cercare di riconoscere le battaglie perse e non sprecare energie in esse e, soprattutto, nei conflitti lasciare agli altri una via d'uscita onorevole, non volerli umiliare e sconfiggere a tutti i costi (e in questo io ho molto da imparare, perché spesso mi accorgo di comportarmi da bambina con il mio stesso figlio..).
Secondo l'autrice, in questo percorso un gruppo di ascolto attivo e non giudicante, il confronto sincero con altre persone che vivono le nostre stesse esperienze e' determinante, aiuta a sconfiggere i tabù e riconoscersi mamme "sufficientemente buone" che, poi, conclude la Mercoli, e' il modo migliore di fare la mamma.
Insomma, quell'ascolto e quel gruppo di considivisione che io ho trovato sul web!
Consigliato alle neo mamme, alle mamme già da un po' e alle donne in attesa, per non farsi fregare dal meccanismo dell'idealizzazione e del senso di colpa, perché:
"...sono proprio un eccesso di idealizzazione e la retorica della maternità in particolare che si ritorcono contro tante neo mamme facendole soffrire insieme ai loro bambini......permettere di esprimere e legittimare anche i momenti di rifiuto che l'esperienza del diventare genitori porta inevitabilmente con se', contribuirebbe a diminuire il malessere che li accompagna e la paura sottostante di non essere all'altezza del ruolo. Aiuterebbe a sentire di fare davvero il proprio meglio e a essere genitori "sufficientemente buoni" per il proprio bambino. Il quale, a sua volta, non ha bisogno di genitori perfetti, per fortuna, ma semplicemente dei suoi genitori che sono loro, solo loro e nessun altro al mondo, con i loro punti di forza ma anche con le loro fragilità e insicurezze...."
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma




venerdì 16 maggio 2014

Libri per grandi e piccini

Un papà, un orsetto affettuoso, un maialino scrittore, un lettore dispettoso e una tata per i grandi.
Ecco gli ingredienti di questo mio Venerdì del Libro.
L'amore di papà Orso per il suo orsetto, disegni che sembrano delicati acquarelli ed una storia semplice e rassicurante di affetto e protezione che è piaciuta subito moltissimo al nano e a me e che è stata anche lo spunto per la solita raccomandazione (non allontanarti mai con estranei, non seguire chi ti offre qualche cosa senza il permesso di mamma/papà/nonni ecc.).
"Ci pensa il tuo papà" di Mireille d'Allance', Babalibri

Il secondo libro ci ha incuriosito per il titolo, davvero accattivante: "Non aprire questo libro !"
Come si fa a resistere?!?
Un maialino scrittore sta alacremente lavorando nel suo studio e non vuole essere disturbato da nessuno, perché: "Pensi che sia facile mettere insieme le parole?"
E poi, girando pagina, le parole possono volare via e creare nuove insolite combinazioni, come avverte il maialino ma...niente, non si può resistere, anche se il maialino all'inizio non è mica tanto contento della nostra intrusione, eh?Infatti cerca di convincerci ad andarcene con ogni mezzo, dalle ruspe ai diversivi.
Alla fine, però, si arrenderà e farà proprio delpiccolo lettore il protagonista della storia!
"Non aprire questo libro !" di Michaela
                                                    Muntean e Pscal Lemaitre, ed. Il Castoro

P.s. Il libro, a mio parere, e' adatto a bimbi un po' più grandicelli del nano, verso i quattro anni, a chi ha appena iniziati a leggere, perché scritto in stampatello maiuscolo e...a genitori e nonne, visto che i caratteri tipografici sono belli grandi e la storia e' davvero carinissima!

E per i grandi? Questa settimana sono un po' carente di consigli, perché sto leggendo tre libri contemporaneamente, però vorrei consigliare alle neo mamme ed ai neo papà "Fate i bravi ! (0 -3 anni)" di Tata Lucia, alias Lucia Rizzi, ed. BUR Rizzoli

Un libro dal formato pratico che non è un manuale, ne' un vademecum ma che si legge rapidamente, lasciando un senso di serenità perché ricco di tanto semplice buonsenso e rassicurazioni.
Visto che ormai stiamo camminando spediti verso i tre anni, a me non è stato particolarmente utile, tranne qualche piccolo trucchetto suggerito (giochi di ruolo, filastrocche, modi di distrarre il piccolo e consigli pratici per farlo partecipare alla vita quotidiana senza difficoltà), che sto provando a mettere in pratica.
Credo, però, che potrebbe essere adatto come regalo o lettura per neo genitori un po' smarriti.