Riunioni di presentazione della scuola dell'infanzia. Ne seguo due: quella del paese in cui vivo (A) quella del paese vicino (B) dove già il nano e' al nido.
Lascio perdere il terzo istituto, privato parificato, in centro al paese perché troppo scomodo per il parcheggio e perché, appunto privato.
Asilo B: le maestre sono sei per 56 bambini, età media quaranta /quarantacinque al massimo, con figli.
Ci illustrano i loro progetti e lo svolgimento della giornata al nido, mostrandoci un video di foto raccolte negli anni, l'entusiasmo nella voce e nei gesti, la voglia di rendere partecipi.
Parlano di progetti sulle emozioni, di psicomotricità, di castagna te con i nonni, recite, carnevale! gite sul territorio! scoperta degli elementi! appello e momento del pasto in francese! momenti di gioco libero! della scelta di non far indossare il grembiulino perché scomodo per i bimbi che devono imparare ad andare in bagno e togliersi/ mettersi la maglia da soli, perché devono imparare a sporcarsi ed a non farlo, degli autoritratti, dell'elaborazione delle esperienze attraverso autoritratti.
Ci mostrano aule spaziose e luminose e tanto spazio verde.
Aggiungono che qualche progetto verrà tagliato dal Comune, che in piscina non li portano perché non hanno i soldi, che non c'è il dopo scuola per lo stesso motivo.
Entrata: dalle 7.45 alle 9.00, uscita, dalle 16.15 alle 17.30.
Il mercoledì uscita alle 15 al massimo. In questa regione "d'eccellenza' funziona così, almeno le insegnanti fanno aggiornamento negli orari di lezione e non nelle ore libere e i genitori possono far fare attività extra ai figli (si, certo, averne di tempo).
E niente lavaggio dei denti, se no i bimbi se si scambiano lo spazzolino e non è igienico. E quando giocano fuori, li lasciano a briglia sciolta (parlano di autonomia ma io temo sia voglia di prendersi una pausa e stare ne in pace).
Per me non basta, io fino alle sei e trenta/ sette sono in ufficio. Dovrei tagliare la pausa pranzo, quando la faccio e correre, oppure appoggiarmi ancora ai nonni, anzi tutte e due.
Con i nonni ho parlato e mi hanno fatto capire, con parole non dette e incoraggiamento a scegliere la scuola A, che non vogliono impegni fissi, neppure se si tratta di un'ora quattro sere a settimana e tre il mercoledì pomeriggio, alternandosi tra loro.
D'altro canto, il figlio e' mio, loro hanno già dato, si sono arrangiati e hanno fatto le loro scelte e poi in questi due anni ho pesato tanto e lo so bene. Non posso pretendere, lo capisco.
Però.
Sono uscita dalla scuola B con l'idea di un posto stimolante e allegro. Come me, l'Alpmarito.
Sono uscita dalla scuola A cercando di convincermi che non è tanto male, che tutti in paese ne parlano comunque bene, che è comoda e che gli insegnanti al giorno d'oggi sono preparati e che è semplicemente molto simile alla scuola materna di una volta, quella dove sono andata io e mi sono sempre trovata benissimo, non ho avuto difficoltà alle elementari e mi divertivo.
Ma non riesco ad ingannarmi: l'impressione e' quella della precarietà, del caotico e della mancanza di entusiasmo.
Le maestre, tre su quattro, hanno letto il POS che avevano stampato, alquanto generico, e dato le informazioni pratiche su orari, mensa, grembiulino, ma senza spiegare il perché, senza metterci del loro, senza foto ne' tante parole.
Una non ha parlato, l'altra andrà in pensione a settembre, un'altra e' in maternità e torna a settembre ma non c'era, il dopo scuola lo fa una ragazza di cui non dicono e non sanno nome e cognome e poi non si sa se sarà sempre lei.
Le aule sono più piccole, l'edificio più vecchio, il giardino e' un fazzoletto di erba finta a lato strada, anche se dicono (e so che è così) che li pertano spesso a spasso nelle vigne dietro la scuola.
Però ha il dopo scuola e quindi, a prezzi modici, terrebbero il nano fino alle sei e trenta tutti i giorni. Ed è esattamente davanti al mio studio, basta attraversare la strada.
Non so decidere e mi chiedo come facciano le altre mamme.
E ' giusto lasciarlo dalle 8 del mattino alle 6.30 di sera a scuola e/ o con estranei, anziché farlo stare un'oretta con i nonni quando non posso e se no con me?
E' meglio l'entusiasmo o la comodità organizzativa?
I nonni saranno disponibili, al di la della resistenza e del formale "non impegno", o no? Saranno altri tre anni di richieste di favori e salti ad incastro?
La mia e' solo un'impressione e mi lascio influenzare troppo dalle apparenze?alla scuola A l'Alpmarito non è potuto venire ma un'altra mamma mi ha riferito di aver avuto le stesse sensazioni, più un parcheggio che un luogo formativo, anche se tutti parlano bene di tutte e due le scuole.
E poi ci sono le altre mamme, la maggior parte e' a casa o non ha problemi di orario alle cinque e trenta., le poche che ne hanno scelgono la scuola A senza farsi domande perché è comodo.
Ai miei tentativi di proporre una soluzione condivisa tra le mamme con lo stesso problema (coprire il mercoledì pome e un'ora la sera), avanzata con tanta fatica perché in queste occasioni sono super timida, ho ricevuto un risposta solo sguardi vacui e nessun cenno di intesa o incoraggiamento.
Ma le altre mamme come fanno????!!!
E oggi devo decidere. Avrei voglia di tornare in entrambe le scuole prima, di chiedere ancora e ancora in giro ma so che, in fondo, non servirebbe.
La verità e' che tutta questa angoscia decisionale riflette i miei sensi di colpa latenti, che razionalmente scaccio perché so essere inutili, dannosi e comunque ingiustificati, faccio già il meglio che posso; nel subconscio, però, riemergono prepotentemente e mi rendono fragile emotivamente ed insicura.
La verità e' che, per quanto non aspiri a imitare nessuna in particolare e sia convinta di fare bene, dedicando tempo ed energie anche al lavoro e al marito (che poi non sono così tante), non sono la mamma che mi immaginavo o, ancor meglio, mi immaginavo che non avrei sofferto particolarmente nel lasciarlo al dopo scuola o con i nonni per andare a lavorare e, magari, a farmi una nuotata ogni tanto.
E invece.