martedì 20 settembre 2022

L'inizio di un nuovo ciclo scolastico

 Eccoci qui, all'inizio delle scuole medie.

Perchè per me sono e saranno sempre "scuole medie", perchè "scuola secondaria di 1° grado" non evoca gli stessi ricordi.


Ti ho accompagnato nel tuo primo giorno in questo nuovo ciclo di studi, attendendo con altri genitori, amici di lunga data, di medio corso o quasi nuovi e semplici conoscenti, mentre tu andavi a salutare tutti i volti noti, rigorosamente solo di sesso maschile, perchè questa è l'età dei "mondi separati".

Ho ascoltato il solito discorso motivazionale della dirigente scolastica, sempre pronta a ringraziare insegnanti e personale scolastico, perchè i genitori non li ringrazia mai nessuno, nonostante con il Covid...

Mi sono seduta all'auditorium per sentire le informazioni di base di inizio anno sul funzionamento della scuola e vedere in viso alcuni professori, che però non saranno i tuoi, perchè la scuola è iniziata una settimana dopo rispetto alle altre regioni ufficialmente per iniziare con tutto il personale ed invece è andata come al solito. Non che ci avessimo creduto sul serio.

Alla fine ho bevuto un caffè in compagnia e sono andata a lavoro, per poi tornare a prenderti tre ore dopo.

Ho resistito e non ti ho chiesto nulla, aspettando che fossi tu a raccontare, a voler condividere qualcosa di questa tua nuova avventura.

E tu, dopo mangiato, sei partito come un fiume in piena a descrivere classe, professori, intervalli ecc.

Mi sono emozionata, più ancora che al momento dell'appello, bambino per bambino, classe per classe, nel cortile.

Mi sono emozionata perchè avevi di nuovo gli occhi luccicanti, i gesti nervosi, la voglia di narrare, la curiosità nelle domande, il tono allegro nella voce.

Ed erano almeno tre anni che scuola, per te, non faceva più rima con voglia di imparare e conoscere, che ti eri un pò spento, come frenato in quell'entusiamo che ti ha sempre caratterizzato nello sport e nella vita in famiglia.

Eri stufo delle elementari, come è giusto che sia dopo cinque anni nello stesso ambiente. 

Ieri sei partito con lo spirito giusto e io ti auguro di mantenerlo per tutti i prossimi tre anni, anche quando ci sarà da lavorare sodo.

Io, in cambio, prometto di non assillarti con la fatidica domanda: "Allora, come è andata oggi?" o sue varianti, alla quale, da che mondo e mondo, i figli studenti rispondono: "Normale", quando non "Malissimo" o un timido "Bene", per poi eclissarsi.

O succedeva solo in casa mia?!?

I tuoi fratelli, intanto, sono a scuola già da una settimana e iniziano a lamentarsi per le alzatacce, mentre le temperature esterne scendono...tutto regolare, insomma.


E voi ed i vostri figli? Come è andato l'inizio dell'anno scolastico, a parte le foto di rito sorridenti con la cartella?

venerdì 1 luglio 2022

E sono 5 anni. Auguri bimbi miei!

Scrivo in ritardo, a festeggiamenti finiti.

Scrivo dopo una lunga pausa, scrivo un pò di fretta, mentre sono già in ritardo nella preparazione della cena.

Scrivo perchè voglio che queste mie parole per voi rimangano, comunque, nero su bianco.

Scrivo perchè nella notte di San Giovanni, mentre nella città in cui siete nati esplodevano i fuochi d'artificio (ops, di dentifricio, come li chiamate voi) e a Gressoney bruciavano i falò e si tornava a brindare con i boccali di birra della Bierfest (finalmente!), voi avete compiuto 5 anni.

Non è facile crederci perchè questi cinque anni sono stati insieme eterni e rapidissimi.

Se penso al ricovero pre parto, ai tuoi primi giorni in TIN, Orsetto, al rientro a casa sola con te, Principessa, divisa tra un appartamento pieno di scatoloni ed un immobile ancora in via di ultimazione;

se penso che nel frattempo vostro fratello stava finendo il suo percorso alla scuola dell'infanzia ed il papà era occupatissimo al lavoro, lontano, come purtroppo spesso d'estate;

se penso al trasloco ed ai lavori da seguire, mentre facevo la spola tra le case, la vostra nonna e la TIN;

se penso ai primi mesi con voi ed il ricciolino, nel caldo dell'estate e poi nel freddo piovoso dell'inverno,

se penso che non avevate che sette mesi quando mi sono rotta il ginocchio e ho dovuto cavarmela e vi spostavo in giro per casa con la sedia con le ruote da scrivania,

se penso a quanto eravate piccoli piccoli ma forti e sani, allora, e a quanto siete magri magri ma forti e sani, ora, 

se penso a come vi guardate, vi abbracciate, vi picchiate, giocate insieme, ridete e parlate continuamente, con noi e tra voi,

ecco, se penso a tutto questo e molto di più, 

mi sembra davvero incredibile che siano passati cinque anni da quando vi ho messo al mondo.


Abbiamo festeggiato, decisamente in grande. 

Con una torta al cioccolato ed una rosa e lilla.

Vi abbiamo portato alla vostra prima festa della birra, un battesimo da gressonari che vostro fratello ha potuto vivere più tempestivamente e che invece con voi è arrivato più tardi (ma in fondo, che importa ora?)

Avete giocato con i vostri amichetti, abbracciato le nonne, soffiato tante candeline e scartato tanti regali.

Perchè la vita va celebrata. 

E se voi, con la vostra vitalità, lo fate ogni giorno, a volte anche a noi grande qualche volta serve farlo.

Tu Orsetto, così serio e concentrato, a volte. Così tenero e coccolone ma nello stesso tempo così amante dei tuoi spazi e cocciuto e testardo. 

Tu, che ai dolci non sai resistere, mai.

Le tue scenate sono lunghe, i tuoi pianti insistenti, quando ti ci metti (per fortuna raramente), eppure quando ridi, hai quella risata di pancia, forte e profonda, che ci contagia tutti e ti fa ridere anche gli occhi.

Tu, sempre in movimento, che ami anche puzzle e lego e quando hai sonno, semplicemente, ci dai un bacio e vai a dormire.

Tu, che in montagna salti come i camosci e ti arrampichi come un geko.

Tu, che sai fare le somme e smonti tutti i giochi per capire come sono fatti.

La smetti di farti servire da tua sorella, pigrone? La stessa sorella a cui però porti lo zaino in montagna e che dichiari di essere pronto a proteggere perchè sei forte..

E tu Principessa, che passi lunghi minuti a pettinarti davanti allo specchio, mi fai impazzire con richieste di trecce e acconciature "da regina" che io non so ancora fare e indossi solo e sempre vestiti e gonne, oppure il completo da bici, senza vie di mezzo.

Fiori per due dalla nonna

Tu, che ti lamenti perchè la divisa della squadra di calcio non ha la gonna e ci sgridi se ci prepriamo per andare ad una festa e non siamo abbastanza eleganti.

Tu, che sai già scrivere il tuo nome e cognome correttamente, ma anche quello dei tuoi fratelli e riconosci lettere e numeri al volo. Tu, che vorresti ti insegnassi già a leggere, mentre io freno e preferisco leggerti le storie di principesse ed eroine che ami ad alta voce.

Tu, che spesso vieni a trovarmi nel lettone, mi riempi di baci e di complimenti.

Tu, così disponibile con il tuo fratellino e sensibile al suo umore, che vai a scuola ed al centro estivo sempre volentieri e con il sorriso e se a casa non ci sono i tuoi fratelli ti senti persa.

Tu che non parli, urli sempre con il tuo tono alto e squillante. Tu che non cammini, corri.

Tu, che mangi salato anche a colazione.

Tu, che balli e canti sempre, con il sorriso negli occhi e in viso ma quando è ora di scarpinare in montagna ti lamenti incessantemente per la noia.

Voi due, siete gioia e fatica, risate e sgridate, legame e litigi, complicità e qualche dispetto.

Voi due, vita.

Auguri bimbi miei.

Vi auguro di continuare la vostra vita di amicizie, affetti, legame fraterno, allegria, gioia di vivere, voglia di sognare e sperimentare ma con radici salde ed una famiglia in cui rifugiarvi all'occorrenza.

Siate come siete e ciò che sentite e desiderate essere, sempre.


Voi, circa quattro anni fa


lunedì 7 marzo 2022

Non ho più scritto. Sto, cercando l'equilibrio.

Non ho più scritto.

C'è stato Natale, c'è stato Capodanno, c'è stato l'inverno, c'è stato Carnevale. O meglio, qualche piccolo festeggiamento carnevalesco, non un vero carnevale.

E d'altro canto, il Carnevale, prima di diventare una festa cristiana, era il periodo dei culti dionisiaci greci e dei saturnalia romani: E' la festa di fine inverno, della sovversione del rigido ordine sociale, della ribellione, del ribaltamento dei ruoli e delle maschere, almeno per pochi giorni. Una festa di libertà e catarsi.

Come può trovare spazio una tale festa in un momento storico in cui è vietato opporsi all'opinione dominante, imposta dallo Stato e veicolata dai media? Come si può sovvertire l'ordine sociale per scherzo, in un momento in cui fioccano regole su regole, limiti su limiti, uno più assurdo dell'altro, e l'ordine sociale è già stato ribaltato e divelto?

Insomma, il clima attuale in Italia non lascia spazio al Carnevale, se non come momento di vacanza simil estiva, ma più breve. Non sia mai che ci si riabitui a libertà e ironia e si osi stare insieme, mescolati e senza gerarchie!

Dunque qualche coriandolata in maschera per i bambini ed è finita qui.

Iniziano a fiorire gli alberi, spuntano i germogli e le prime bulbose si aprono, la neve è quasi un ricordo, le festività natalizie archiviate.

E io non ho più scritto.

Eppure la vita è continuata e abbiamo vissuto momenti di gioia, incontrato amici, praticato sport, persino viaggiato un poco. Eppure ne avrei da scrivere!

Solo che al momento non ho più voglia di condividere, così, sul web, in modo indistinto. Con persone di cui ho perso stima, figuriamoci con sconosciuti.

Non so come facciano, i più, a vivere così, volutamente ignari e insensibili. 


Peccato non siano solo affari loro. Eppure va così.

Io mi ritaglio spazio per la vita, triblando nostalgia, superando la rabbia, talvolta cadendo verso la rassegnazione, tirando un sospiro e buttandomi nel presente, a godere di nuovi rapporti e di vecchi, riscoperti ancor più preziosi e sinceri, cogliendo ogni occasione di felicità per me e la mia famiglia e chiudendo fuori, come posso, il resto. Cercando di prendermi cura di noi.

E intanto medito sui prossimi passi.

Perchè di notte, quando mi sveglio chiedendomi che futuro attende i miei figli, è dura.

Poi sorge l'alba e torno a vedere tutta la bellezza che c'è. E ad allenare il fisico e la mente.

In fondo, dicono che sia la pazienza la virtù dei forti. Mi tocca imparare a coltivarla, come si fa con la terra in primavera, preparando orti e frutteti.

E restando, frattanto, in equilibrio, per non scivolare sul ghiaccio insidioso.