mercoledì 27 febbraio 2013

Allattamento: le conseguenze dell'estremismo

Da pochi giorni ho finito di leggere un interessantissimo saggio, che mi ha stimolato molte riflessioni.
Una di queste riguarda un tema in realtà toccato solo marginalemente, che però mi sta particolarmente a cuore: l’allattamento al seno.
Per tutta la gravidanza e ancora adesso, che il nano ha superato l’anno ed è a dir poco svezzato, mi sento chiedere continuamente: allatti? Ma neanche più la sera/la mattina? Lo hai allattato tu?
Alla mia risposta (no, no, solo per tre mesi e in modo misto), le reazioni sono due:
Ma come? Ma perchè? (Saranno fatti miei, o no??!!) Poverino!! (Ma come ti permetti??) con sguardo di disprezzo e/o estremo dispiacere, come se avessi appena detto che lo avevo abbandonato o che è affetto da una rara malattia.
Oppure: “Neanche io, ma è cresciuto bene lo stesso, eh, sai non ho potuto perchè...”, seguito da elenchi di ragioni, con atteggiamento solidale.
In pratica, sembra che chi abbia allattato si senta superiore e ti giudichi una pessima madre, chi non lo ha fatto, senta la necessità di scusarsi e giustificarti.
Ecco, i primi mesi ho vissuto tutto questo malissimo, anche se cercavo di non darlo a vedere, poi la malinconia post parto è passata e ora provo solo fastidio.
Ho smesso di sentirmi in colpa.

Credo che sia in atto un vero e proprio lavaggio del cervello delle neomamme e donne in gravidanza a favore dell’allattamento al seno.
E che sia un atteggimaneto “talebano” che ingenera ansie, timori, sensi di colpa, eccessive aspettative.
E che mi fa paura, come tutti gli estremismi.
Durante la gravidanza e dopo di essa, in tutti i consultori, studi di pediatri, poliambulatori, reparti ospedalieri o ASL legati in qualche modo alla maternità, ho trovato cartelloni e opusucoli propagandistici, una vera e propria pubblicità, PRO L.M.
Informavano che, in base a non meglio specificati “studi scientifici”, il L.M. vant una superiorità indiscussa, fa risparmiare (e su questo, non ci piove!), e persino che i bambini allattati al seno in modo esclusivo sono PIU’ INTELLIGENTI!
A parte il fatto che il solo pensare che si possa trasmettere l’intelligenza con il latte mi pare assurdo (e le madri poco intelligenti, allora? Cosa trasmetteranno?), vorrei proprio capire cosa possa esserci di scientifico in questi fantomatici studi: forse che hanno sottosposto al test del Q.I. un campione significativo di neonati? E dopo quanti anni, in che condizioni? E il campione era davvero significativo (per numero e selezione)? Ma soprattutto, come fanno a sapere che, se questi bambini non avessero assunto L.M. in via esclusiva il loro Q.I. sarebbe stato inferiore o viceversa?
Ho trovato cartelloni e linee guide del Ministero della Sanità che”suggeriscono” (facendo un vero e proprio terrorismo psicologico) di allattare al seno i bambini fino ai DUE ANNI, IN VIA ESCLUSIVA!
Ora.
Capisco che si voglia far comprendere l’importanza dell’alimento materno, anche al fine di ribaltare quella “moda” del L.A. che è stata in voga nella generazione delle nostre madri.
Non stento a credere che il L.M. sia perfettamente bilanciato e ideale per i primi mesi di vita del neonato (anche se ci sono studi, fatti analizzando il L.M., che dimostrano come possa essere inquinato da sostanze tossiche, ingerite dalla madre con il cibo e/o l’acqua).
Trovo assurdo, però, che si possa credere e sostenere che il L.M. renda più intelligenti!
Eppure: le donne vengono spinte da ostetriche, pediatri, infermieri, medici e amiche all’allattamento, al rooming in ecc. e colpevolizzate se manifestano segnali di disagio o dissentono.
Durante i monitoraggi, in ospedale, ho dovuto sorbirmi ore di ridicoli video sull’allattamento e così nei corridoi del reparto maternità, giorno e notte.
Video in cui si decantava la bellezza dell’allattamento, quanto fosse naturale, si suggeriva di allattare in pubblico, a richiesta, in via esclusiva, sino ai tre anni e oltre, e venivano mostrate "comodissime" posizioni possibili, persino quella a quattro zampe, giuro.
Ridicolo.
Vorrei sapere, al di fuori della donna del video, chi allatterebbe a 4 zampe un bambino di tre anni, neanche fosse la lupa con Romolo e Remo, in Italia; vorrei sapere dove gli hanno visti, gli autori del video, i bar/negozi/ristoranti con l’angolo allattamento, in Italia.
Ma soprattutto, vorrei che mi spiegassero per quante donne è davvero possibile conciliare l’allattamento naturale esclusivo con il lavoro, quante dispongono di un comodo frigo in ufficio per conservare il latte, quante riescono a “tirarsi” il latte in ufficio o prima di uscire (perchè si ha tanto tempo il mattino, vero?!), quante godono effettivamente dei permessi per l’allattamento e quanto di queste fortunate donne riescono a usarli davvero per dare il L.M. ai loro figli, FINO AI TRE ANNI o, comunque, ad allattare - andare a lavoro, tornare –allattare – tornare a lavoro.
Vorrei saperlo soprattutto perché il consiglio è, come se non bastasse, allattare “a richiesta”!
E ancora, se davvero fosse più che sufficiente il L.M. in via esclusiva fino ai due anni, perchè i bambini vengono svezzati dai 4/6 mesi? Vogliamo davvero credere che i pediatri prendano soldi dai produttori di alimenti per neonati? Perchè i bambini CHIEDONO anche altri cibi?
La nostra generazione e quella dei nostro genitori, cresciuti in numero significativo a L.A. è forse una generazione di idioti?
Sembra che ci sia una volontà sociale di riportare la donna al ruolo di madre e basta, in casa a sfornare figli ed allattare, a richiesta, come una serva.
Qual è il ruolo dei padri, in tutto questo?
D’accordo, ovvio che vale la pena tentare e non arrendersi alla prima difficoltà, che il L.M. è sicuramente meglio, se possibile, e che se la mamma è davvero felice di allattare e di continuare a farlo durante lo svezzamento, nulla deve impedirglielo.
Anzi.
Bisognerebbe atrezzare i luoghi pubblici e gli esercizi commerciali ad hoc.
Quel che non comprendo è l’estremismo, l’obbligo, l’imposizione.
Io non ho mai desiderato allattare, non mi sembrava naturale. Punto.
Ci ho provato comunque e con determinazione e perseveranza. Ha funzionato male e a singhiozzo.
Ho pensato che fosse colpa mia.
A distanza di mesi (mesi!) ho scoperto che il problema era fisico e del nano e che avrebbe potuto essere facilmente risolto!
Questo, dopo che pediatra, assistente all’allattamento, ostetriche e infermiere del nido avevano ripetutamente e insistentemente controllato l’attaccamento (di queste ultime, alcune con la delicatezza di ippopotami e una buona dose di maleducazione), avevano insistito mentre io ero ero stremata e sofferente, mi avevano accusato di lamentarmi per nulla ecc.
Ci ho provato. Risultato: lavoro, nulla, vita sociale, nulla, riposo, inesistente, pasti, disastrosi, bimbo che non prendeva peso, coliche e pianti disperati e quindi “aggiunte”.
Quando ho smesso, sono rinata, fisicamente e mentalmente, ed è lentamente passata anche la malinconia (a volte quasi vera e propria depressione), con esse le coliche ed i pianti.
Al nano è rimasta una fame atavica, in compenso!
Certo, non è comodo sterilizzare tettarelle e biberon, avere sempre dietro acqua bollita e bollente, non è economicamente vantaggioso, non è l’ideale ma non è neppure “il Male”.
Ho potuto ricominciare a lavorare con più serenità, dormire, mangiare, vivere.
Tra amiche e conoscenti neomamme ho scoperto, indagando, che TUTTE dopo un mese al massimo, hanno finito per dare degli orari alle poppate, pochissime hanno mantenuto il L.M. esclusivo per 4/6 mesi e quelle che lo hanno fatto, sono state spinte non solo e non tanto dal benessere del bimbo, ma dal piacere cher ne traevano (anche se la maggior parte dei padri non ne era affatto entusiasta, anzi).
Bellissimo per loro, bellissimo se si riesce a prezzo di sacrifici non eccessivi, ma non è così per tutti.
Anzi.
Perchè non si dice la verità, tutta la verità alle donne in gravidanza e alle neomamme?
Sembra, ad esempio, che tutti ignorino gli effetti sulla salute dell’occhio che può avere l’allattamento, nelle donne con disturbi visivi, tacciano sulla spossatezza fisica e mentale che l'allattamento a richiesta può procurare, sul fatto che i bimbi allattati al seno dormono meno di notte, sembra che nessuno voglia parlare delle difficoltà lavorative e sociali derivanti dal non potersi mai organizzare con gli orari e stare lontane dal bimbo, nascondano i problemi di coppia che possono derivarne ecc.
Lasciamo le donne libere di scegliere almeno questo, nella vita.
Rispettiamo e difendiamo non solo i bambini, ma anche le madri.
Perchè in fondo, non utilizzare gli appositi seggiolini, non vaccinare il proprio figlio, lasciare un bimbo solo in casa o nella vaschetta del bagnetto, anche solo per un minuto ecc. sono comportamenti che possono avere, purtroppo, conseguenze serie, se non tragiche, allattare o non allattare, invece, non ne ha nessuna conseguenza significativa, tanto meno scientificamente provata.
Essere madri felici e serene e non sentirsi in colpa (o almeno, non anche per questo) ha enormi conseguenze, per tutti.

venerdì 22 febbraio 2013

Metti un pomeriggio a zonzo..

In questi grigi giorni invernali, ogni tanto, una pausa "culturale/artistica" ci vuole.
E allora, ho accompagnato una coppia di amici di lunga data in visita in quel che considero un "gioiellino"  di casa nostra, il Forte di Bard.
La giornata era gelida e uggiosa, con qualche fiocco di neve..




Ma il luogo merita comunque, in ogni stagione.



Il Forte ospita tre musei permanenti, il Museo delle Alpi, bellissimo anche da visitare con i bimbi, perchè molto interattivo e moderno, un Museo delle Prigioni e un piccolo museo appositamente studiato per i bimbi, Le Alpi dei ragazzi.

La vista sulla vallata sottostante è magnifica e anche il borgo e la "cinta muraria" che si può attraversare per raggiungere il Forte (dotato comunque anche di ascensori trasparenti).....il tutto percorribile in passeggino.

Questa volta, ho visitato una mostra fotografica temporanea da poco aperta, già ospitata nelle due passate edizioni, il Wildlife Photographer of the Year.
Se amate la fotografia e l'ambiente, merita, merita davvero, insieme all'altra mostra temporanea ancora in corso: "Dalla Terra all'Uomo".
Entrambe, soprattutto la seconda, non solo soltanto esposizioni di (splendide e originali) fotografie di rare specie animali e magnifici angoli della Terra, ma anche una forma di sensibilizzazione ai temi ambientali e animalisti.
Insomma, vale la pena di guardare le foto, ma anche e soprattutto, di leggere con attenzione le didascalie e commenti che le accompagnano.
Dalla esposizione di Yann Arthus-Bertrand io sono uscita un pò sconvolta e ancora più certa che di imparare non si finisce mai e che molti comportamenti, che crediamo "ecologici e virtuosi" in relatà non lo sono, perchè abbiamo ignorato una parte delle loro conseguenze...
L'unica salvezza? Consumare di meno, cibo e tutto, senza cadere in nessun eccesso.

Non potevano mancare i libri relativi alle due bellissime mostre attualmente presso il Forte di Bard...perchè oggi è venerdì e vorrei partecipare alla iniziativa di Homemademamma, http://www.homemademamma.com/2013/02/22/venerdi-del-libro-italiani-di-domani/!
Meritano di essere letti, sfogliati, esposti in bella mostra e riguardati, offerti in prestito agli amici e, non ultimo, studiati.
I portfoli di Wildlife Photographer of the Year (quello di quest'anno ancora mi manca) raccolgono le fotografie esposte, con i commenti della giuria, le specifiche tecniche di scatto (obiettivo, ISO, diframma, tempi di esposizione filtri ecc.) e le considerazioni dei fotografi, che raccontanto le loro intenzioni, le emozioni che volevano trasmettere e il modo con cui hanno catturato la scena.
Unica pecca - almeno per me -: sono interamente in inglese (e costano, anche se meno di molti altri libri fotografici).
Ne vale comunque la pena, anche solo per le foto.

L'altro, invece (in italiano), è un libro fotografico che definirei di "denuncia", oltre che di "viaggio", in senso lato.


Questo non è un post pubblicitario, soltanto un suggerimento entusiastico di una visitatrice, però il link del sito del Forte ve lo lascio comunque: www.fortedibard.it, insieme a due info pratiche: il Forte si trova a Bard, nella Bassa Valle d'Aosta (uscita autostradale Torino - Aosta: Pont Saint Martin, poi proseguire per pochi km sulla statale in direzione Aosta,), c'è anche una caffetteria (ed altre nel Borgo di Bard) e negozietti di suovenir, le toilette sono pulite e numerose, gli spazi ampi, adatti a bimbi e passeggini, però nei Musei qualche scalino c'è, quindi meglio essere in due per sollevarlo.
Se volete visitare le due mostre temporanee di foto con attenzione, calcolate pure almeno tre ore - e comprate i biglietti cumulativi, convengono-, se aggiungete il/i Museo/i, vi ci vuole tutta la giornata.
All'esterno fa freddo, perchè il Forte è in posizione sopraelevata e in mezzo ad una vallata, con conseguenti forti correnti d'aria, tenetelo presente.
Ci sono parcheggi liberi nelle vicinanze, serviti da marciapiedi, negozi di alimentari (anche per acquistare prodotti locali), e un parcheggio proprio sotto il Forte, a pagamento.ù
Nel Borgo sottostante il Forte transitano pochissime macchine, nella strada che sale al Forte nessuna, quindi i bambini possono correre tranquilli. 
C'un bellissimo porco giochi nel Paese dall'altro lato del fiume (Comune di Hone) rispetto a Bard, ma è abbastanza lontano (10 - 15 min. a piedi) ed è situato dietro la biblioteca comunale (chiedete alla gente del luogo).
Se volete ulteriori info, di qualunque tipo, sarò lieta di aiutarvi, se possibile.

Questo post vuole essere anche un'adesione, in anticipo, alla bella idea del lunedì di Francesca (http://patatofriendly.blogspot.it/,  "Il foto-viaggiando del lunedì" (http://www.patatofriendly.blogspot.it/2013/02/fotoviaggiando-del-lunedi-emozioni.htm).

Tutte le foto pubblicate appartengono a Mamma Avvocato, è vietata la riproduzione, pubblicazione, copiatura su qualunque supporto e/o qualunque mezzo di comunicazione, salvo espressa autorizzazione.
Grazie.

mercoledì 20 febbraio 2013

Un nome antico




Il nome del mio nano viene da lontano.
E’ un nome antico, greco, presente nella mitologia (anche se identifica un personaggio dalla sorte nefasta, ma comunque di nobile stirpe).
Volevamo un nome privo di significati religioso, quindi non cristiano, non ebraico, non islamico.
Un nome che si portasse dietro il sapore di una antica civiltà, di una lingua che ho studiato con passione al liceo, non il pesante fardello di secoli di soprusi e oppressioni in nome di un qualche dio.
Volevamo un nome che non fosse troppo comune, che fosse ancora capace di distinguere ed identificare, un nome che non avessero altri dieci bambini nella stessa scuola o nello stesso parco giochi.
Volevamo un nome “di famiglia”, ma non di cugini o parenti con lo stesso cognome, per non ingenerare confusione.
Volevamo un nome che suonasse bene con il cognome, che non fosse troppo lungo, per ridurre il rischio di diminutivi (che né io né l’Alpmarito amiamo), né troppo corto, perché il nome è pur sempre importante.
Volevamo un nome che si ricordasse ma allo stesso tempo non fosse troppo strano o astruso da risultare “vecchio” o ridicolo.
Volevamo un nome dal significato augurale, non banale.

Ne abbiamo trovati due.
Uno è greco antico, dal significato di “comandante di popoli, re”, privo di santi e/o martiri (o almeno, mia suocera ha tentato in tutti i modi di cercarne uno e non ci è riuscita quindi..).
Era il nome di mio nonno, il mio amato nonno, ma anche di un grande sportivo di altri tempi.
L’altro, in teoria scartato all’ultimo, è di origine bretone, significa “forte/coraggioso”, è discretamente diffuso e in altri paesi francofoni, poco in Italia ma abbastanza dove viviamo noi ed è anche il nome di un forte alpinista dei nostri tempi.
Il santo c’è, la suocera l’ha scovato, ma giuro che non ne avevamo idea.

Avevo sempre pensato che avrei dato a mio figlio un nome solo, per evitargli inutili complicazioni, e che fosse assurdo il nome di nonni, bisnonni o altri parenti non viventi.
Eppure, ho cambiato idea con naturalezza, anche perché il secondo nome, che l’Alpmarito a suo insindacabile giudizio riteneva “normale” e “comune”, glielo ha aggiunto in ospedale, al momento delle dimissioni,spinto dai colleghi, stupiti del nome “originale” da noi scelto.
E niente, non avevo la forza (e neppure la voglia, a dire il vero, perché in fondo era la nostra “seconda scelta”) di oppormi.

Così ora il nano ha due nomi, che in realtà conterebbero come uno, visto che non c’è la virgola a separarli e che sono entrambi nel codice fiscale, però tutti continuano a usare solo il primo e mi guardano male ogni volta che lo presento con entrambi (Tutti tranne mia suocera, che usa qualunque nomignolo o vezzeggiativo pur di evitare quel nome che evidentemente non le piace e che il secondo non lo prende neppure in considerazione. Ma questo è un altro discorso.)

Chissà perché Jean Luc o Maria Rosa o Pierangelo o Gianluigi vengono mantenuto integri e altri nomi vengono spezzati senza pietà…

Abbiamo incontrato resistenze quando annunciavamo al mondo il nome prescelto, incrociamo ancora occhiate perplesse e richieste di chiarimenti e/o ripetizioni ogni volta che lo presentiamo a qualcuno, eppure ogni giorno che passa sono più convinta della scelta, perché gli abbiamo regalato due nomi che sono un biglietto da visita, forti e decisi, e lui è perfetto per loro e chi ci/lo conosce, conferma.

Questo post partecipa a Blog Tank di Donna Moderna, tema del mese: "Il primo dono che fai a tuo figlio è il nome."

martedì 19 febbraio 2013

Rispetto: la responsabilità di dare l'esempio



Rispetto.
E’ un sostantivo che sa di altri tempi, altre epoche, altri comportamenti.
Perché pare che siano pochi, oggi, ad avere rispetto.

Rispetto per le idee e le opinioni, che non vuol dire non criticare e non discutere, ma farlo e poi stringersi la mano e amici come prima; vuol dire avere l’apertura mentale e la volontà di “ascoltare” davvero l’altro, non tappargli la bocca con la prepotenza e la sopraffazione, non “lasciarlo parlare” passivamente; vuol dire avere il coraggio di cambiarle, le proprie idee e le opinioni.
Quanti sono oggi gli Stati, le famiglie e i luoghi di lavoro in cui questo rispetto per le idee viene calpestato? Troppi.

Rispetto per lo Stato, rispetto per il bene pubblico che è anche nostro, appunto, rispetto per le Istituzioni (e ribadisco, non vuol dire non poter criticare) e rispetto dello Stato verso i cittadini.
Perché se gli atti vandalici e le proteste che sfociano in distruzione di tutto e tutti e finanche lesioni, sono da condannare, altrettanto vale per le prese in giro dei cittadini perpetrate da Enti pubblici, enti pseudo privatizzati e politici di ogni schieramento.
Perché il rispetto, deve essere reciproco.

Rispetto per i ruoli e le “autorità”: insegnanti, professori, forza pubblica, “capi” ecc.
Perché se di fronte ai nostri figli mettiamo in discussione l’autorità del professore/allenatore/maestro ecc., rischiamo di far venire meno il senso del limite e di impedire a chi riveste tali ruoli di svolgere il proprio lavoro. Poi, magari, nella nostra testa o al di fuori di quell’ambito possiamo essere in disaccordo, ma di fronte ai figli, no.

Rispetto per la donna e per l’uomo.
Che non significa (o meglio, non solo) istituire un Ministro per le “pari opportunità” o scrivere nella Costituzione che gli uomini e le donne hanno “pari dignità sociale”.
Significa rispettare le nostre diversità e riconoscere pari diritti e doveri, in ogni campo.
Significa, nella coppia, fare insieme o alternativamente tutte le attività quotidiane, curare i figli, gestire le incombenze domestiche allo stesso modo, perché è forse proprio questo  rispetto “di tutti i giorni” ad avere il maggior impatto sulla nostra vita.
E significa che non deve essere sempre la “mamma” o la “donna” ad arrivare in ritardo a lavoro per accompagnare i figli a scuola, a chiedere i permessi per guardarli o portarli dal medico quando sono malati, a ricordarsi che non c’è più latte in frigo o carta igienica in bagno, a segnarsi le date dei vaccini o le scadenze delle bollette, a stendere il bucato o caricare la lavatrice /lavastoviglie anche se sono le undici di sera e sei stanchissima, e..il senso è chiaro, mi pare.

Rispetto nella professione / lavoro, perché non è tollerabile che nel 2013: giovane donna, anche se in tailleur e con una ventiquattrore = segretaria; giovane uomo, anche se in jeans e/o polo = avvocato/medico ecc. (giuro: è così e non importa se dalla porta dello studio entra un cliente uomo e donna, giovane o vecchio!)

Rispetto verso gli anziani, che hanno dato tanto ai noi e non meritano di essere maltrattati, insultati, abbandonati quando hanno bisogno (anche se vanno ai 30 Km/h su una strada extraurbana a scorrimento veloce!!!!E qui, non sono esente da colpa).

Rispetto per i bambini, che passa attraverso asili nido, spazi gioco adeguati, prati e cortili in cui sia consentito giocare a calcio e ridere, ritmi di vita che tengano conto di loro, delle loro esigenze.
E ancora: atteggiamenti, programmi televisivi, vestiario non da adulti “miniaturizzati” ma da bambini davvero.

Rispetto per le sconfitte e per le vittorie.
Perché vincere piace a tutti e rinforza l’autostima, ma è attraverso le sconfitte che si cresce e si diventa più forti.
E per vivere, vi vogliono forza e coraggio, anche il coraggio di accettare un rifiuto, una porta sbattuta in faccia, un (uno? Cento!) curriculum cestinato senza risposta, la fine di un amore.

Rispetto.
Ho sempre pensato che il mio primo figlio sarebbe stata femmina e  immaginavo che avrei dovuto insegnarle a lottare, dimostrare quanto vale, essere sempre più intelligente, attenta e studiosa degli uomini, per raggiungere il suo personale obiettivo, valorizzare il fisico ma ricordare che la bellezza è effimera e soggettiva, invitarla a camminare a testa alta con orgoglio in un mondo di uomini pieni di preconcetti.
Invece ho un maschietto e quando l’ho realizzato (dopo la nascita), mi sono sentita sommergere dalla responsabilità: responsabilità di educare un futuro uomo, insegnandogli che non esistono mestieri da uomo e incombenze da uomo e altri da donna, che i sentimenti possono essere manifestati pur avendo un pisellino, che è lecito piangere.
Soprattutto, responsabilità di insegnarli che essere più forti fisicamente non vuol dire poterne abusare ma, al contrario, avere il dovere di controllarsi e non fare del male agli altri.

Spero di dimostrarmi all’altezza di quest’arduo compito che per me passa dall’esempio dei genitori e dei familiari.
Perché i fatti, più delle parole, in questo campo fanno la differenza.

Questo post partecipa al blogstorming di genitori crescono: tema del mese, “Rispetto!” http://genitoricrescono.com/tema-mese-rispetto/

http://genitoricrescono.com/blogstorming/cosa-e-il-blogstorming/ 

domenica 17 febbraio 2013

Se non è masochismo questo..

Domenica.
Sveglia alle 6.45, colazione rapida, vestizione del nano, borsa del cambio e "consegna" ai nonni.
Poi si parte.
Più di un'ora d'auto, 8 Euro di autostrada, - 4 gradi al posteggio.
Caffè, croissant, pelli, scarponi, zaino e via.
Ombra fino all'arrivo, temperatura tra i -10 e i -15.
Fatica, fatica (almeno per me!) e freddo.
Un panino veloci seduti su una panchetta di legno in mezzo alla neve, il sole che va e viene, e comunque, attenua di poco il freddo, un pò di vento (per non farsi mancare nulla).
Discesa rapida, perchè il nano aspetta e la domenica è anche per lui.
Altra ora d'auto.
A casa, si disfano gli zaini, si stendono vestiti e attrezzatura bagnata, si fa doccia e bagnetto e si gioca..

Perchè?
Per l'Alpmarito, per la linea, per passione, per il silenzio, il candore, le nuvolette del nostro respiro, per sentire i muscoli, per i pini innevati, le vette, la luce, i gesti....per vivere, in ogni modo.
Per questo.


Tutte le foto sono di proprietà di Mamma Avvocato - è vietata qualunque forma di riproduzione, copiatura e pubblicazione.

venerdì 15 febbraio 2013

Quattro lettere

Non ho parole d'amore profonde e originali
perchè gli amori felici son più difficili da raccontare;
non ho parole d'amore profonde e originali,
perchè dopo più di 11 anni insieme,
le ho esaurite;
non ho parole d'amore profonde e originali,
e non ha importanza,
perchè tu sei schivo e riservato
e guardi ai fatti e non alle parole;
non ho parole d'amore profonde e originali,
e non ha importanza
perchè probabilmente non le leggerai
perchè tu sei schivo e riservato e quindi rispetti i miei spazi,
anche senza chiedertelo,
non ho parole d'amore profonde e originali,
e comunque, se le leggessi, ti darebbe fastidio trovarle qui.

E quindi
non mi rimangono che quattro lettere, quelle incise sulle nostre fedi,
quelle di cui solo tu, io ed una persona speciale conosciamo il significato.

E bastano, perchè la nostra vita a volte è una parete di granito, a volte una placca di gneiss, altre una cresta di misto, altre ancora una cascata di ghiaccio, o ancora, uno strapiombo di calcare
ma noi scaliamo insieme, sempre
e solo questo conta.

mercoledì 13 febbraio 2013

ARVEDZE GIOBIA N'BOT

C'è un odore forte
aspro
pungente
nell'aria tersa del mattino.
Sole, pioggia,
fuoco, cenere,
e mille colori
si confondo nella mia mente.
Nelle orecchie
rieccheggiano ancor
le sonate dei pifferi,
suggestivo accompagnamento
di ogni Carnevale,
a lungo atteso,
a lungo desiderato
e sempre amato
e vissuto
fin nel profondo del cuor.
Ora non mi resta altro che il silenzio che ti porta via
una campana a morto.
 ARVEDZE GIOBIA N'BOT

Tanti anni fa, così scrivevo sul mio quaderno, un martedì sera, dopo la marcia funebre.
E oggi, nulla è cambiato.
La neve ha reso la giornata di lunedì molto suggestiva e un po' eroica..

Zona tiro bimbi (3-14 anni, più o meno)






 Nano muniti, abbiamo girato per le vie acciottolate e scivolose,
per vedere dal vivo se anche le altre squadre, nelle altre piazze, si stavano facendo onore...




















 Ed era così, in effetti.
Pausa per scaldare e asciugare il nano, approfittando di uno strategico balcone, per qualche scatto dall'alto..





 e di nuovo via, per le piazze...






 mentre il nano, eccitato, diceva "aance bum bum" e salutava i carri ed i cavalli con le manine, gridando:"baavo baavo!" (o qualcosa di simile!)

E ieri, in una giornata finalmente limpida ma fredda, mentre il corteo storico sfilava festante tra un giro di carri e l'altro, già pensavo, tra me e me...


Arrivederci a giovedì, all'una.

 p.s. Tutte le foto di questo post, come tutte le altre presenti sul blog, salvo diversamente indicato, sono di proprietà di Mamma Avvocato (e di chi altri, se no?). E' vietata la riproduzione, anche parziale, e la diffusione non autorizzata tramite qualunque genere di mezzo e/o supporto. Grazie.

domenica 10 febbraio 2013

TIRA MUGNAIA!!!!!!!

Dopo due notti passate più in quella stanza della casa dedicata alle riflessioni intime che a letto
e una giornata intera, per contro, trascorsa in orizzontale (e grazie all'Alpmarito che me lo ha permesso),
dopo aver ingoiato un bel mix di antidolorifici, aspirine e antistaminici, evitando solo gli antibiotici che, si sa, contro i virus nulla fanno,
oggi ero di nuovo in piedi e allora...CARNEVALE SIA!
Abbiamo iniziato da quello, di impronta romana, sotto le porte di casa..
dando la caccia al diavolo

in una mattinata limpida ma molto frizzante


per poi proseguire verso il "mio" Carnevale......al grido di.....


 TIRA MUGNAIA!!!!!!!

Siam del borghetto, 
è il nostro ghetto
tiriamo arance per divertir
per divertire e non per far male 
è carnevale 
tira che bello
tira anche tu!

Come al solito, ai primi carri ero fredda (oggi il clima era tutt'altro che mite, ma abbiamo vissuto di peggio) e un pò svogliata ma poi, come tutti gli anni, la piazza, le bandiere, le canzoni, gli incitamenti, gli amici ritrovati, l'allegria dei bambini, l'entusiasmo degli adulti, i sorrisi, la voglia di sana competizione e di divertirsi hanno prevalso e allora.....
via, sotto il carro, e...
BATTAGLIA!



e sì, 
ci sporca, ci si fa qualche livido ma...ne vale la pena!!!!





 E alla fine, si torna a casa, con il nano al seguito...c'era, c'era, in zona sicura, in mani sicure ma con la sua brava casacca, perchè il Carnevale, beh, è Carnevale





P.s. Come potete vedere, la reflex è rimasta al sicuro, sostituita da una più maneggevole ed economica compattina, perché tra tirare e fotografare, preferisco ancora tirare, e tra proteggere il nano, gli occhi o la macchina fotografica, preferisco i primi due, nell'ordine indicato.
E poi, di bravi fotografi il mondo è pieno, di arancieri appassionati, solo eporedia è piena!