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lunedì 19 gennaio 2015

Hai un blog? E perché? E intanto sono due anni.

A dicembre il mio blog ha compiuto due anni.
Non c'è stato il tempo per un post speciale e, sinceramente, non ne ho neppure sentito la necessità.
In compenso, ho riflettuto molto sul senso del mio scrivere, sul web, sui rapporti allacciati grazie al blog.
Le considerazioni di tante altre blogger, prima di me (recentemente, Francesca di Patato Friendly e Olga di Mammaholic) si sono mescolate alle mie, come pure le interessanti critiche e osservazioni sulle mamme blogger di Loredana Lipperini, nel suo bellissimo "Di mamme c'è n'è più d'una", e le domande di amiche e conoscenti.

Quindi non stupitevi se questo post sarà un po' confuso (d'altro canto, lo sto scrivendo mentre controllo il mio biondino che fa il bagnetto e ogni tanto lo insapono, dopo un lunedì di inferno e un fine settimana di faccende domestiche e lavoro d'ufficio, quindi non è che vi possiate aspettare tanto, eh? Vi ho avvertite/i).

La realtà è che neanche lo so, perché ho un blog.

So perché l'ho aperto, però.

Perché mi sentivo sola e avevo bisogno di condivisione, di scambio, di gridare al vento la mia voce.
Perché ho sempre amato scrivere e desiderato farlo e a volte gli atti giudiziari ed i pareri non bastano.
Perché volevo lasciare una traccia dei miei pensieri in quel momento che senza dubbio è stata la più grande rivoluzione della mia vita: la maternità.
Trovarsi da un giorno all'altro da stare fuori casa dodici ore al giorno, tra lavoro, piscina e palestra, sempre in mezzo a colleghi, amici, familiari e clienti a badare ad un neonato, con difficoltà di allattamento, chiusi in casa h24, lavorando da sola nei momenti di calma, e' stato un tale terremoto emotivo che ho avuto bisogno di uno sfogo.
E poi a me piace leggere, "studiare", documentarmi, prima di affrontare qualsiasi sfida o impegno e ho fatto lo stesso quando si è trattato del diventare mamma.
Così ho letto tanti articoli e blog, tra cui quello famosissimo di Chiara, ormai abbandonato (no, non mi piace più, per le ragioni che capire leggendo il post) fino a decidere di aprire il mio.

Non avevo e non ho tante aspettative.
Non ho pensato ad una linea editoriale, a eventuali guadagni, a pubblicità o statistiche.
Ho pensato solo a scrivere, di tutto un po', come mi veniva, curando un minimo di anonimato e, ovviamente, cercando di non cadere mai in offese o maleducazione.

Il blog mi ha dato tanto: conoscenti e amiche virtuali, che però sanno essere a volte più vicine di quelle in carne ed ossa; riflessioni; appuntamenti fissi, come il venerdì del libro, incentrati sulle mie passioni, condivisione, aiuto, supporto morale, cultura e conoscenza di altri modi di vivere (basti pensare ai blog delle mamme Expat, come quelli di Mamme nel deserto e Valentina).
Recentemente il blog mi ha dato la carica, con il gruppo "runningformammies".
Mi ha insegnato qualche parola e nozione di informatica (non troppo, a dire il vero, ma la colpa è mia), mi ha consentito di incontrare dal vivo qualche nuova amica e leggere libri interessanti.

Soprattutto, però, mi ha dato la possibilità di vivere anche una vita parallela e virtuale non falsa, non "sintetizzata" in piccoli post o tweet su Facebook o simili, che mi dicono poco.
Perché sul blog, sono sempre e comunque io.

So che procedendo in questo modo, senza un "tema di fondo" ed una scaletta, senza programmi e rubriche fisse, il mio blog non raggiungerà mai neppure  livelli minimi di popolarità.
E mi dispiace, certo che mi dispiace.
In fondo, chi scrive, un po' narcisista lo è e tutti amiamo le lodi e i complimenti, io compresa.

Eppure non sono disposta a scendere a patti con me stessa e con la mia libertà di scrivere per ottenere consensi, ne' tanto meno oggetti, campioncino o qualche soldo.
Sia chiaro, non critico chi lo fa, chi scrive post sponsorizzati o ha trasformato un blog in una vetrina.
È ovvio che ciascuno di noi ha i propri gusti, esigenze e bisogni e magari c'è chi vuol fare del web un mestiere o dedicarsi ad un'unica passione, chi ama fare shopping e chi vuole promuovere la propria attività.
Nulla di male, soprattutto se si è pure bravi/e a farlo.

A me, però, piace leggere di esperienze di vita, emozioni, libri, sport e sentimenti, magari da mamma, non pubblicità, visto che ne sono già circondata (e c'è pubblicità e pubblicità, perché un conto è un post sponsorizzato ogni tanto, magari di prodotti in cui si crede davvero, giochi o creme che si usano, in blog che parlano anche di molto altro, un altro e' un continuo annuncio pubblicitario, più o meno mascherato da storia).

Non ho voglia di scrivere in modo sintetico perché le persone non hanno tempo di leggere, perché va di moda essere brevi e concisi, quasi fossimo diventati tutti incapaci di mantenere l'attenzione per più di dieci minuti.
Io non sono così e me ne frego della lunghezza dei miei post, così come della frequenza.
Se ho qualche cosa da scrivere, scrivo. Se no, evito.
Quando ho tempo scrivo. Quando non ne ho, evito.
Anche perché prima vengono il lavoro, il mio biondino, l'Alpmarito, la famiglia, lo sport, le letture, gli amici e la casa, in ordine sparso e non di priorità (che cambiano a seconda dei momenti e delle esigenze).

Quando leggo i blog altrui, cerco di commentare sempre, magari anche brevemente, perché so quanto sia bello sapere che altri sono passati nel tuo salotto virtuale e, pur non facendolo per ricevere a mia volta visite e commenti (che tanto non sarebbero veramente interessati, e' ovvio), nello stesso tempo mi infastidisce chi non interagisce mai.
Perché se seguo con costanza qualche altra blogger e' perché mi pare di sentire un'affinità, perché vorrei conoscerla e condividere pensieri e quando mi accorgo che si tratta di una volontà non ricambiata, di un dialogo sempre e soltanto a senso unico, rimango delusa.

Ammiro le "amiche virtuali" che riescono a mantenere impegni fissi, che siano rubriche di cucina o di libri, di viaggio o di creatività.
Ammiro chi si inventa graduatorie, giochi, scambi di link o oggetti, interviste e molto altro, perché io non ho ne' il tempo ne' la costanza.

Già vivo con l'agenda in mano e le scadenze in testa, perché nel mio lavoro l'organizzazione e' scontata, non ho voglia di farlo anche in questo spazio di evasione, anche se un po' mi dispiace.
Vorrei essere Wonder Woman ma è inutile.
Sono umana.
E allora seguo le altre.

E poi adoro mettere foto e vederne, rileggere a distanza di tempo i miei post e ricordare pensieri, sentimenti, pezzetti di vita trascorsa con il mio bambino.
Adoro raccontare esperienze che per me sono stati importanti o anche solo educative o curiose, perché magari possono essere di spunto per gli altri.

Ecco perché un blog.
Perché io, noi, voi, non sono/ non siamo una persona sola, ma abbiamo tanti lati, tante sfaccettatura diverse che è bello mettere in luce.
Perché mi piace scrivere e leggere in modo variegato ed incoerente, nel bene e nel male, a tutto tondo, come la vita vera.

mercoledì 15 ottobre 2014

Tra monotonia culinaria e passione per il punto croce

Ho iniziato l'anno inaugurando una nuova "rubrica", Mamma avvocato in cucina, che nelle mie intenzioni avrebbe dovuto essere settimanale.

Dopo un paio di post convinti però, mi sono arresa all'evidenza.
La cucina non solo non è il mio forte ne' la mia passione, ma neanche un interesse.
Quando mi applico riesco anche, intendiamoci, solo che non riesco ad applicarmi.

Leggo di mamme che studiano menù settimanali perfettamente bilanciati, ascolto mamme e nonne che preparano e prozio nano il weekend cibo per tutta la settimana, vedo foto di manicaretti che mi fanno venire l'acquolina in bocca e poi....i pasti della nostra settimana tipo, soprattutto ora che pranzo sempre sola (e di corsa) e l'Alpmarito non c'è mai neanche alla sera, cinque o sei giorni su sette, si riducono a: pasta (rigorosamente "ruote", nano imperat) olio e parmigiano o al massimo panna o panna al salmone (grande invenzione!!!), insalata o verdure bollite o in insalata, qualche volta carote o zucchine passate in padella, uova al tegamino o alla coque, formaggio di tutti i tipi, banane o uva, qualche volta affettati.
Non tutto nello stesso pasto, ovviamente.
Polenta e spezzatino / arrosto nel fine settimana.

Fortunatamente, il nano pranza a scuola, con menù ottimo e bilanciato.

Questa lunga premessa per dire che no, la cucina non è una mia passione ma..il punto croce si!!!

In questi giorni mi sono dunque dedicata ad arricchire il corredino per la materna, poiché mi sono subito accorta che con l'inverno alle porte e impegni vari, non sarei mai riuscita a lavare, far asciugare e e stirare bavaglini e federe settimanalmente.
Ecco allora la seconda federa



La copertina, che avevo iniziato lo scorso inverno

Un pile singolo su cui ho cucito, centrale, questo ricamo.

E tanti bavaglini, alcuni realizzati in gravidanza e altri subito dopo.








Oltre all'asciugamano per il bagno di casa, visto che gli altri due ora sono destinati alla materna!


Cosa ve ne pare?Voi preferite cucinare o ricamare/cucire/ Tricottare?

E soprattutto, quanti cambi avete preparato per la scuola materna???




giovedì 2 ottobre 2014

Lo Yoga in una applicazione

In questo periodo sto facendo molto ricorso a due applicazioni per tablet.

Una è la App 10 MinYoga di Claudia Porta, istruttrice di Yoga e "padrona" del "La casa nella prateria", blog in cui racconta anche della sua vita di mamma di tre bimbi.

Ho iniziato a praticare yoga grazie alla mia maestra delle elementari, che era anche istruttrice di yoga (non so quale) e che, nelle ore di religione cattolica, portava i bimbi che non si avvalevano di tale insegnamento, tra cui c'ero io, in una vicina palestra.

Ci insegnava la respirazione, il rilassamento e alcune semplici posizioni, oltre che qualche rudimento del massaggio Shiatsu.
Dire che era una persona moderna ed in gamba era dir poco!

Da allora, in vari momenti della mia vita ho fatto ricorso allo yoga ed al rilassamento, con l'aiuto di manuali e video, sempre da autodidatta.
Per questo ho molto apprezzato questa app, che da la possibilità a tutte le mamme, che magari non hanno voglia / possibilità di seguire un vero e proprio corso, di praticare un po' di yoga.

E in più, è assolutamente gratuita!!!

Si tratta di un insieme di sequenze,ciascuna della durata di massimo10/11 minuti, con obiettivi specifici: bambini I e II, mal di schiena, equilibrio, calma e saluto al sole.

Io ne eseguo una o due al giorno, a volte per settimane di seguito, a volte solo per quattro o cinque giorni, a seconda del tempo a disposizione e del bisogno, a volte in pausa pranzo, altre la sera tardi o quando non riesco a dormire di notte o, ancora, al mattino presto, prima che la casa si svegli.
Altre volte, coinvolgo il nano, che sembra divertirsi molto, anche se "interpreta" a modo suo le posizioni, vista la tenera età! E finiamo sempre a rotolarci sul tappeto, facendoci il solletico e ridendo come matti.

Avevo già provato ad avvicinarlo con un simpatico libro ma la app sembra funzionare meglio con lui, per ora, perchè gli piace l'idea di imitare "la signroa del tablet", come la chiama lui.

Certo, secondo me la app sarebbe da sviluppare ulteriormente, aggiungendo una voce che spiega come eseguire correttamente le posizioni e, naturalmente, nuove seguenze (ovviamente anche a pagamento, se il costo fosse contenuto).
Quella che non cambierei è la grafica, semplice, intuitiva ed essenziale.

Integrerei, invece, i "campanelli" che avvisano del cambio posizione anche quando si deve passare da un lato all'altro del corpo, così da evitare di controllare costantemente il piccolo timer integrato.
E poi da quando vi è il sistema IOS 8 ogni tanto la app salta (come moltissime altre, purtroppo; comunque dopo un paio di tentativi parte a nmeraviglia!!!) però...la consiglio a tutti, per iniziare e per continuare!

Non mancano, infatti, posizioni niente affatto banali, su cui ho ancora molto da lavorare!!!

Complimenti a Claudia, per questo grande regalo che ha fatto a me ed alle altre mamme interessate (ed i loro bimbi!).

p.s. Claudia la trovate anche sul suo sito tutto dedicato allo yoga!!!

Questo NON è un post sponsorizzato, però è sicuramente un post riconoscente.











venerdì 26 settembre 2014

Leggendo...tra puzzle e corse (ovvero "L'arte di correre" e "Puzzle Mischia Tutto")

 
"L'arte di correre" di Murakami Haruki, ed. Einaudi, Euro 18,00, pag. 157.

Iniziando a frequentare il mondo della corsa ed a parlarne, ho sentito nominare molto spesso questo libro, di un autore conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Il mio unico precedente con gli scrittori giapponesi era Banana Yoshimoto, che non mi era piaciuta affatto, dunque ero un po' restia ad avvicinarmi a Murakami ma, trovando per caso "L'arte di correre" nella libreria di mio padre, mi sono decisa.

Non è romanzo, bensì una sorta di diario, una raccolta di riflessioni ed esperienze non necessariamente presentate in ordine cronologico, aventi, quale tema centrale ed oggetto, la corsa e lo stile di vita di un corridore, nonché la scrittura.

Si', perché per l'autore iniziare a scrivere ha significato iniziare a correre e le due attività ben presto si sono fuse nella sua vita, diventandone una costante e regalandogli entrambe molte soddisfazioni e, soprattutto, molti benefici.

Un libro autobiografico che non è quel capolavoro che mi aspettavo, visto le recensioni super positive che avevo letto, però sicuramente mi ha fatto ricredere sugli scrittori giapponesi e, soprattutto, coglie nel segno per quanto riguarda la corsa e le sue motivazioni, la fatica e la determinazione che richiede ma anche le soddisfazioni che regala.

"In questa domenica di autunno, dopo una bella gara, ce ne torniamo ognuno alla propria casa, ognuno alla propria vita quotidiana. E in vista della prossima gara di nuovo ci alleneremo in silenzio, come abbiamo fatto fino ad oggi, probabilmente ognuno in un posto diverso. Visto dall'esterno - o piuttosto giudicato dall'alto- il nostro modo di vivere apparirà forse insulsi, privo di fondamenta e di significato. Penso che sia una cosa alla quale dobbiamo rassegnarci, Ma anche ammettendo che compiamo soltanto una serie di atti vuoti, come per l'appunto versare acqua in un vecchion vaso forato, per lo meno resta il fatto reale che ci impegniamo. Nono importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l'essenziale, per la maggior parte di noi, e' qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore. E spesso le cose che hanno veramente valore si ottengono attraverso gesti inutilil Le nostre azioni non saranno forse proficue, ma di sicuro non sono stupide. Io la penso cosi'. Lo sento, e lo so per esperienza.....
Come vengono giudicati il tempo che ottengo in gara e il mio posto in graduatoria, come venga considerato il mio stile, e' di secondaria importanza. Ciò che conta per me, per il corridore che sono, e' tagliare un traguardo dopo l'altro, con le mie gambe. Usare tutte le forze che sono necessarie, sopportare tutto ciò che devo, e alla fine essere contento di me. Imparare qualcosa di concreto - piccolo finché si vuole, ma concreto- dagli sbagli che faccio è dalla gioia che provo...." (Pag. 150).

Insomma, consigliato a chi ama questo sport (che nel caso di Murakami e' un vero e proprio stile di vita), a chi partecipa alle maratone e a chi solo le sogna, a chi aspira a correre e a chi, guardano uomini e donne nelle tenute più disperate che fanno jogging, in ogni ora del giorno ed in ogni stagione, li guarda come se fossero degli alieni, con stupore misto a commiserazione e si domanda: "Perché????Chi glielo fa fare???Non hanno occupazioni più utili/piacevoli a cui dedicarsi???"
 
"Succede ogni tanto che qualcuno chieda ironicamente a un maratoneta: 'Ma ci tiene davvero così tanto a vivere a lungo?' In realtà, credo che non siano poi molte le persone che corrono spinte da questa motivazione. Piuttosto mi sembra che siano ben più numerose quelle cui non interessa campare cent'anni ma, finché sono al mondo, desiderano condurre un'esistenza piena. Se ci restano anche solo dieci anni di vita, e' di gran lunga preferibile viverli intensamente, perseguendo uno scopo, che non lasciarli trascorrere con indifferenza, e io sono convinto che a questo fine la corsa a piedi sia di grande utilità. la vera funzione della corsa e' di migliorare anche solo di poco, entro i limiti che sono stati attribuiti a ciascuno di noi, la combustione delle nostre energie, Al tempo stesso la si può ritenere una metafora della vita- nel mio caso della scrittura- e credo che la maggior parte delle persone che corrono sia d'accordo con me." (Pag. 74).
***
Puzzle Mischia Tutto" di Ludovica Cima e Elena Giorgio, ed. Adriano Salani Editore, collana Ape Junior, 2009, www.apelibri.it.

Sei mestieri non troppo comuni, impersonati da animali vestiti di tutto punto, con una breve descrizione (portiere, astronauta, fantino, ballerina, cuoco e maestro di sci), sei corrispondenti puzzle da 9 pezzi e uno spazio libero per creare nuovi mestieri o "mostri", come dice il nano, combinando i pezzi.


Un libro gioco molto carino che il nano ha usato dal Natale scorso (quando aveva due anni) ad oggi (quasi tre) e che continua a piacergli.

E' servito ad arricchire il suo vocabolario e, come tutti i puzzle, a migliorare le sue capacità di coordinazione fine, nonché prolungare il tempo di attenzione. Tra l'altro, e' anche un ottimo passatempo per quando si sta a tavola nei ristoranti e per giocare con bimbi un po' più grandi, poiché solitamente si divertono anche loro con i puzzle!!

Sconsigliato solo se avete bimbi che ancora mordicchiano i libri (perché è di cartone spesso ma gli incastri si possono rompere) o che lanciano i pezzi ovunque.

Con questo post, come di consueto, partecipo al Venerdì del Libro di Home made Mamma.




mercoledì 30 luglio 2014

Di montagna, di 4000 mt, di ghiacciaio, di amici, di sogni, di fatica, di passione

Della mia passione per la montagna, in estate ed in inverno, ho già parlato.

Con l'ABC della montagna,
con i racconti delle nostre escursioni con il nano,
suggerendo come preparare zaino e valigia ,
riferendo delle nostre gite di scialpinismo e di sci alpino,
che mi fanno sentire fortunata,
giocando con il nano e la neve e sognando di essere una madre migliore,
girando per sentieri con un nano ciclomunito e una macchina fotografica al collo,
sorvolando in elicottero,
senza dimanticare le tragedie,
in fondo, non per caso in montagna è nato il nostro amore.


E ho già parlato anche di una vallata bellissima, la Val d'Ayas, e della gita fino al Pian di Verra ed al suo splendido lago.
Un anno fa, una vita fa.
Guardavo il Monte Rosa innevato e, mentre mi godevo la compagnia del nano e dell'Alpmarito, non potevo fare a meno di provare anche un pò di nostalgia, per quel ghiacciaio tanto amato, impossibile da raggiungere con un bimbo piccolo.

Sognavo gite sulle cime, di salire ancora in cresta e raggiungere la vetta, di pestar neve e ghiaccio, di vedere il mondo dall'alto, il miracolo dell'alba che si riflette nel bianco, il suono del mio respiro un pò affannato, il vento freddo ed il sole caldo, la corda che unisce e rende complici, creando amicizie solide ed eterne.
Sognavo tutto questo, di nuovo, ancora.

E qualche fine settimana fa, il mio sogno si è avverato.

Siamo partiti un venerdì pomeriggio, proprio dal quel Pian di Verra, questa volta arrivandoci in Jeep da Saint Jacques (mt 1700 circa) per abbreviare un pò il dislivello.




Abbiamo proseguito verso il rifugio Mezzalama e,




anche se il tempo non era dei migliori (per usare un eufemismo!)


 Rifugio Ottorino Mezzalama, mt.3004

 Dopo una fetta di torta ed un thè caldo, abbiamo proseguito per il rifugio Guide d'Ayas, altezza 3.420 mt..immersi nella nebbia e nella neve.



Trovando ad attenderci questo scenario quasi primaverile ...


Le previsioni per il giorno dopo, però, erano buone, quindi ci siamo goduti la cena, la compagnia di gestori, guide alpine e clienti.
Perchè quando fuori nevica, scende la sera e i clienti sono pochi, i rifugi di montagna sono luoghi accoglienti, calorosi, pieni di voglia di vivere, conversare e bere insieme..un grappino o due in compagnia non si può proprio rifiutare!

 mentre fuori il paesaggio si tinge sempre più di bianco..
E' anche questo che adoro della montagna, perchè quel senso di cameratismo e uguaglianza, al di là di ogni professione, posizione sociale, reddito e abilità, razza e religione, che trovi oltre i 3.000 mt., non l'ho mai vissuto in nessun altro luogo.
La mattina, sveglia alle 5, colazione, preparazione zaino, imbrago indossato, cordata pronta e via...con vento forte, tanta neve fresca e un pò di apprensione per il tempo, non ancora così bello e stabile come speravamo..


La meta? Il Polluce, mt. 4091, dalla via normale.
Sarebbe dovuta essere una cresta di roccia non particolarmente difficile, ma la neve ed il freddo l'hanno resa ostica, almeno per me, visto che i miei compagni di cordata, l'Alpmarito ed un amico di lunga data, non erano affatto in difficoltà!




Il forte vento, la nebbia che andava e veniva e, devo ammetterlo, la mia lentezza in cresta e la mia fifa nell'afforntare la via di misto esposta, ci hanno impedito di raggiungere la cima vera e propria.
Non di andare un pò a zonzo per il ghiacciaio, però!
Il resto, non ha bisogno di parole.


















L'Alpmarito ed M. sono rimasti un pò delusi dal non aver potuto raggiungere la cima mentre devo ammettere che, se anche un pò di amarezza mi resta, io sono stata così felice di essere lì, di nuovo, a godere dell'azzurro, del bianco, del vento, della grandiosità della montagna, della fatica (sì, anche di quella) e della loro compagnia, che mi sono sentita a casa, serena, appagata.

E pazienza se poi il tempo è ancora peggiorato ..

  e se quel giorno abbiamo camminato quasi dieci ore di seguito..

...i piedi guariscono, le gambe si riprendono e la stanchezza passa.
La soddisfazione, quella no, e solo questo conta.


Distrutta, ma felice.

Grazie Alpmarito (lo sai, vero, che è anche per giornate come questa che ti ho sposato?) e grazie a M., un amico di quelli veri, su cui puoi sempre contare e con cui è davvero bello condividere queste esperienze, di quelli che sanno accettare i limiti degli amici e non farli pesare.

E adesso....non vedo l'ora di tornare in ghiacciaio !