Nei momenti di tristezza, poche cose, a parte lo sport, hanno su di me lo stesso effetto rasserenante dello shopping in libreria.
Perché leggere e' anche evadere dalla quotidianità e, contemporaneamente, distrarsi e vivere altre vite parallele.
Ed il pensiero di tanti libri che mi aspettano, mi rende ottimista.
Ecco, allora, il frutto del mio ultimo acquisto.
Tre sono per il nano, sei per me, ma quelli da adulto sono tutti libri che penso leggeranno anche mia madre/l'Alpmarito o che non ho trovato in biblioteca, da cui altrimenti mi rifornisco.
Tanto per ottimizzare soldi e spazio!!
Per altro, era da tempo che erano nella mia "lista dei desideri" cartacei.
Chissà se saranno tutti all'altezza delle nostre aspettative!!!
Voi ne avete già letto qualcuno? Cosa ne pensate?
P.s. Grazie a tutte le amiche virtuali che mi hanno manifestato la loro vicinanza nel post di qualche giorno fa.
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martedì 30 settembre 2014
venerdì 26 settembre 2014
Leggendo...tra puzzle e corse (ovvero "L'arte di correre" e "Puzzle Mischia Tutto")
"L'arte di correre" di Murakami Haruki, ed. Einaudi, Euro 18,00, pag. 157.
Iniziando a frequentare il mondo della corsa ed a parlarne, ho sentito nominare molto spesso questo libro, di un autore conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Il mio unico precedente con gli scrittori giapponesi era Banana Yoshimoto, che non mi era piaciuta affatto, dunque ero un po' restia ad avvicinarmi a Murakami ma, trovando per caso "L'arte di correre" nella libreria di mio padre, mi sono decisa.
Non è romanzo, bensì una sorta di diario, una raccolta di riflessioni ed esperienze non necessariamente presentate in ordine cronologico, aventi, quale tema centrale ed oggetto, la corsa e lo stile di vita di un corridore, nonché la scrittura.
Si', perché per l'autore iniziare a scrivere ha significato iniziare a correre e le due attività ben presto si sono fuse nella sua vita, diventandone una costante e regalandogli entrambe molte soddisfazioni e, soprattutto, molti benefici.
Un libro autobiografico che non è quel capolavoro che mi aspettavo, visto le recensioni super positive che avevo letto, però sicuramente mi ha fatto ricredere sugli scrittori giapponesi e, soprattutto, coglie nel segno per quanto riguarda la corsa e le sue motivazioni, la fatica e la determinazione che richiede ma anche le soddisfazioni che regala.
"In questa domenica di autunno, dopo una bella gara, ce ne torniamo ognuno alla propria casa, ognuno alla propria vita quotidiana. E in vista della prossima gara di nuovo ci alleneremo in silenzio, come abbiamo fatto fino ad oggi, probabilmente ognuno in un posto diverso. Visto dall'esterno - o piuttosto giudicato dall'alto- il nostro modo di vivere apparirà forse insulsi, privo di fondamenta e di significato. Penso che sia una cosa alla quale dobbiamo rassegnarci, Ma anche ammettendo che compiamo soltanto una serie di atti vuoti, come per l'appunto versare acqua in un vecchion vaso forato, per lo meno resta il fatto reale che ci impegniamo. Nono importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l'essenziale, per la maggior parte di noi, e' qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore. E spesso le cose che hanno veramente valore si ottengono attraverso gesti inutilil Le nostre azioni non saranno forse proficue, ma di sicuro non sono stupide. Io la penso cosi'. Lo sento, e lo so per esperienza.....
Come vengono giudicati il tempo che ottengo in gara e il mio posto in graduatoria, come venga considerato il mio stile, e' di secondaria importanza. Ciò che conta per me, per il corridore che sono, e' tagliare un traguardo dopo l'altro, con le mie gambe. Usare tutte le forze che sono necessarie, sopportare tutto ciò che devo, e alla fine essere contento di me. Imparare qualcosa di concreto - piccolo finché si vuole, ma concreto- dagli sbagli che faccio è dalla gioia che provo...." (Pag. 150).
Insomma, consigliato a chi ama questo sport (che nel caso di Murakami e' un vero e proprio stile di vita), a chi partecipa alle maratone e a chi solo le sogna, a chi aspira a correre e a chi, guardano uomini e donne nelle tenute più disperate che fanno jogging, in ogni ora del giorno ed in ogni stagione, li guarda come se fossero degli alieni, con stupore misto a commiserazione e si domanda: "Perché????Chi glielo fa fare???Non hanno occupazioni più utili/piacevoli a cui dedicarsi???"
"Succede ogni tanto che qualcuno chieda ironicamente a un maratoneta: 'Ma ci tiene davvero così tanto a vivere a lungo?' In realtà, credo che non siano poi molte le persone che corrono spinte da questa motivazione. Piuttosto mi sembra che siano ben più numerose quelle cui non interessa campare cent'anni ma, finché sono al mondo, desiderano condurre un'esistenza piena. Se ci restano anche solo dieci anni di vita, e' di gran lunga preferibile viverli intensamente, perseguendo uno scopo, che non lasciarli trascorrere con indifferenza, e io sono convinto che a questo fine la corsa a piedi sia di grande utilità. la vera funzione della corsa e' di migliorare anche solo di poco, entro i limiti che sono stati attribuiti a ciascuno di noi, la combustione delle nostre energie, Al tempo stesso la si può ritenere una metafora della vita- nel mio caso della scrittura- e credo che la maggior parte delle persone che corrono sia d'accordo con me." (Pag. 74).
***
Puzzle Mischia Tutto" di Ludovica Cima e Elena Giorgio, ed. Adriano Salani Editore, collana Ape Junior, 2009, www.apelibri.it.
Sei mestieri non troppo comuni, impersonati da animali vestiti di tutto punto, con una breve descrizione (portiere, astronauta, fantino, ballerina, cuoco e maestro di sci), sei corrispondenti puzzle da 9 pezzi e uno spazio libero per creare nuovi mestieri o "mostri", come dice il nano, combinando i pezzi.
Un libro gioco molto carino che il nano ha usato dal Natale scorso (quando aveva due anni) ad oggi (quasi tre) e che continua a piacergli.
Sconsigliato solo se avete bimbi che ancora mordicchiano i libri (perché è di cartone spesso ma gli incastri si possono rompere) o che lanciano i pezzi ovunque.
Con questo post, come di consueto, partecipo al Venerdì del Libro di Home made Mamma.
giovedì 25 settembre 2014
Questo post vorrei non scriverlo.
Questo post vorrei non scriverlo.
Eppure tu stai molto male e io non riesco a tenermelo dentro e non posso mostrarlo all'esterno, non con il nano, non con gli amici, perchè so quanto voi tenete alla riservatezza, anche ora.
Ho bisogno di scriverlo, almeno.
Piangere è un lusso e, nello stesso tempo, è troppo poco per te, per voi.
Cara amica mia, non è giusto che stia succedendo proprio a voi, a persone come voi.
Non riesco a capire il perchè, non riesco a trovare giustizia in quello che sta succedendo.
Non riesco a pensare ad altro.
Mi sento impotente.
Vorrei essere più vicina a te, a lui, ma la realtà è che non so come e cosa fare.
Non ci sono parole giuste, non c'è gesto che serva davvero.
Vi voglio bene.
Eppure tu stai molto male e io non riesco a tenermelo dentro e non posso mostrarlo all'esterno, non con il nano, non con gli amici, perchè so quanto voi tenete alla riservatezza, anche ora.
Ho bisogno di scriverlo, almeno.
Piangere è un lusso e, nello stesso tempo, è troppo poco per te, per voi.
Cara amica mia, non è giusto che stia succedendo proprio a voi, a persone come voi.
Non riesco a capire il perchè, non riesco a trovare giustizia in quello che sta succedendo.
Non riesco a pensare ad altro.
Mi sento impotente.
Vorrei essere più vicina a te, a lui, ma la realtà è che non so come e cosa fare.
Non ci sono parole giuste, non c'è gesto che serva davvero.
Vi voglio bene.
martedì 23 settembre 2014
Perché corro.
Fondamentalmente amo lo sci, l'arrampicata, il nuoto, l'alpinismo, il ciclismo.
Eppure corro.
Ho iniziato la primavera dell'anno scorso. Poi l'Alpmarito e' partito per il Portogallo, lasciandomi sola con le carte e le trattative per l'acquisto di casa, la recentissima separazione dei miei genitori, il dolore di mia madre, la notizia della malattia di una delle mie migliori amiche, il nano in preda alla nostalgia e il caldo torrido...e va be', a fine luglio ho mollato, per riprendere ad aprile di quest'anno.
Come la volta scorsa, sono partita puntando a correre venti minuti di seguito, indipendentemente dai kilometri, anche perché non ho un orologio gps.
Obiettivo: perdere peso e prepararmi un po' di gambe in vista delle escursioni estive, anche perché con le mie allergie stare a dieta e' un incubo.
Me ne sono fregata di tabelle e allenamenti, ho iniziato e basta, dicendomi che in fondo sono stata un'atleta e meno di venti minuti sarebbe stato troppo degradante (Piccolo particolare trascurabile: ho fatto tanti anni di agonismo, e' vero, ma nella scherma, mica nell'ateltica leggera!!!)
Comunque ho sputato sangue ma ci sono riuscita e piano piano ho incrementato distanze e minuti, ci ho preso un pochino più di gusto (anche se non credo sarà mai uno dei miei sport preferiti) e passando dalle due alle tre volte a settimana, lavoro e nano permettendo, ovviamente. Ho interrotto giusto una settimana ad agosto.
PERCHÉ?
Continuo a chiedermelo, ogni volta.
Infatti, nonostante la costanza e l'allenamento, una cosa non è cambiata: continuo a fare una fatica del diavolo e a percepire il movimento della corsa come masochismo puro!!!
Comunque:
A. Non serve attrezzatura specifica, bastano delle ottime scarpe. Il resto è utile ma non indispensabile.
Tolta tale spesa, e' gratis. Niente abbonamenti e ingressi, tessere o assicurazioni.
B. Esco di casa e corro, senza perdere tempo in spostamenti e senza essere vincolata agli orari di palestra/ piscina, che nel mio caso sono pure lontane almeno venti minuti (a viaggio) da casa.
C. Si può praticare ovunque.
D. A mio parere, sembra lo sport con il miglior rapporto "tempo impiegato/benefici ricavati", salvo sci di fondo e sci alpinismo, ma per quelli servono la neve, attrezzatura e spostamenti. Per stancarti a nuoto o in bici si ha bisogno di almeno un'ora, un'ora e trenta. Correndo, già 30 minuti servono
I PRO.
1. I primi sei mesi non ho avuto alcuna variazione di peso, però i benefici nel tono muscolare di gambe e glutei si sono visti sin da subito.
Ora, ho finalmente perso gli ultimi due chili rimasti dalla gravidanza. Più altri due/ tre. In poco più di un mese (perché il mio corpo si sia deciso all'improvviso e tutto d'un colpo non lo so). Ancora una e sarò tornata al peso di quando mi sono sposata, il minimo mai raggiunto e quando stavo, complessivamente, meglio.
Conservare i risultati e' tutta un'altra storia ma, intanto, me la godo.
2. Sono più rilassata. Quando corro regolarmente, ovvio (perché dopo un po' la corsa da dipendenza). Quindi sono un po' (non fa miracoli, eh!) più paziente con il nano e con i clienti e mi sento più serena;
3. I vestiti mi stanno meglio e mi sento meglio nella mia pelle = l'umore ci guadagna. Non è un discorso di peso ma di senso di benessere psico fisico, non so se riesco a spiegarmi;
4. Riesco a lasciar vagare i pensieri, nella mezz'ora/ ora che dedico alla corsa. Un po' come mi capitava nuotando. E dopo mi sento più leggera;
5. È un momento solo mio o, al massimo, mio e dell'Alpmarito;
6. È un buon pretesto per ascoltare un po' di musica in santa pace, cosa che a casa non riesco più a fare.
E pazienza se e' da aprile che sento le stesse canzoni, perché non ho ancora trovato il tempo di cambiare compilation. Non si può avere tutto nella vita!!!
7. Mi consente di stare in mezzo al verde. Perche corro prevalentemente su asfalto ma sono circondata da prati e mi godo il verde e l'azzurro del cielo, la visione delle montagne intorno a me e le nuvolette...e colgo ogni raggio di sole e ogni refolo di vento (che qui non manca mai e di solito non è mai "carezzevole"). È questo e' bello.
8. Sviluppo utili endorfine (vedi sopra).
9. La mia fame nervosa e' sensibilmente diminuita. Mangio meno ma, soprattutto, meglio. Perché ho più voglia di frutta e verdura, meno di carboidrati e zuccheri. E finalmente bevo di più.
10. Regolarizza la mia attività intestinale. Sembra una cavolata ma per una che ha tonsilliti ricorrenti = cicli di antibiotici frequenti, e assume sempre farmaci (contro l'allergia), non è vantaggio da poco.
11. Riesco più facilmente a stare dietro al nano in bicicletta o a scattare in caso di pericolo imminente!
I CONTRO?
Ci sono, ovviamente, come in tutte le cose.
1. Se lo sapesse la mia allergologa mi ucciderebbe. Giuro.
2. Se lo scoprisse la mia allergologa mi ucciderebbe. Giuro. Perciò non diteglielo!
3. Soffro di dolori vari ai piedi, alle ginocchia, alle articolazioni, persino alle spalle. Ho cambiato scarpe ma non basta. E poi ci sono i dolori muscolari. Sani, per carità, ma ne farei anche a meno.
4. Più vestiti da lavare (per fortuna non si stirano) e docce da fare.
5. Sotto la pioggia, con gli occhiali, correre fa schifo.E pure paura, se si tratta di un temporale. Provare per credere.
6. Da' dipendenza.
Quindi, se non corro per troppi giorno, vado in crisi da astinenza e divento nervosa, stile sindrome pre mestruale.
7. Preso dall'iniziale entusiasmo, rompi le palle a tutti parlando di corsa. E scopri che vanno pure più forti di te!
Il rimedio? Sfogarsi nel gruppo facebook di runningformommies (utilissimo, peraltro)!
Eppure corro.
Ho iniziato la primavera dell'anno scorso. Poi l'Alpmarito e' partito per il Portogallo, lasciandomi sola con le carte e le trattative per l'acquisto di casa, la recentissima separazione dei miei genitori, il dolore di mia madre, la notizia della malattia di una delle mie migliori amiche, il nano in preda alla nostalgia e il caldo torrido...e va be', a fine luglio ho mollato, per riprendere ad aprile di quest'anno.
Come la volta scorsa, sono partita puntando a correre venti minuti di seguito, indipendentemente dai kilometri, anche perché non ho un orologio gps.
Obiettivo: perdere peso e prepararmi un po' di gambe in vista delle escursioni estive, anche perché con le mie allergie stare a dieta e' un incubo.
Me ne sono fregata di tabelle e allenamenti, ho iniziato e basta, dicendomi che in fondo sono stata un'atleta e meno di venti minuti sarebbe stato troppo degradante (Piccolo particolare trascurabile: ho fatto tanti anni di agonismo, e' vero, ma nella scherma, mica nell'ateltica leggera!!!)
Comunque ho sputato sangue ma ci sono riuscita e piano piano ho incrementato distanze e minuti, ci ho preso un pochino più di gusto (anche se non credo sarà mai uno dei miei sport preferiti) e passando dalle due alle tre volte a settimana, lavoro e nano permettendo, ovviamente. Ho interrotto giusto una settimana ad agosto.
PERCHÉ?
Continuo a chiedermelo, ogni volta.
Infatti, nonostante la costanza e l'allenamento, una cosa non è cambiata: continuo a fare una fatica del diavolo e a percepire il movimento della corsa come masochismo puro!!!
Comunque:
A. Non serve attrezzatura specifica, bastano delle ottime scarpe. Il resto è utile ma non indispensabile.
Tolta tale spesa, e' gratis. Niente abbonamenti e ingressi, tessere o assicurazioni.
B. Esco di casa e corro, senza perdere tempo in spostamenti e senza essere vincolata agli orari di palestra/ piscina, che nel mio caso sono pure lontane almeno venti minuti (a viaggio) da casa.
C. Si può praticare ovunque.
D. A mio parere, sembra lo sport con il miglior rapporto "tempo impiegato/benefici ricavati", salvo sci di fondo e sci alpinismo, ma per quelli servono la neve, attrezzatura e spostamenti. Per stancarti a nuoto o in bici si ha bisogno di almeno un'ora, un'ora e trenta. Correndo, già 30 minuti servono
I PRO.
1. I primi sei mesi non ho avuto alcuna variazione di peso, però i benefici nel tono muscolare di gambe e glutei si sono visti sin da subito.
Ora, ho finalmente perso gli ultimi due chili rimasti dalla gravidanza. Più altri due/ tre. In poco più di un mese (perché il mio corpo si sia deciso all'improvviso e tutto d'un colpo non lo so). Ancora una e sarò tornata al peso di quando mi sono sposata, il minimo mai raggiunto e quando stavo, complessivamente, meglio.
Conservare i risultati e' tutta un'altra storia ma, intanto, me la godo.
2. Sono più rilassata. Quando corro regolarmente, ovvio (perché dopo un po' la corsa da dipendenza). Quindi sono un po' (non fa miracoli, eh!) più paziente con il nano e con i clienti e mi sento più serena;
3. I vestiti mi stanno meglio e mi sento meglio nella mia pelle = l'umore ci guadagna. Non è un discorso di peso ma di senso di benessere psico fisico, non so se riesco a spiegarmi;
4. Riesco a lasciar vagare i pensieri, nella mezz'ora/ ora che dedico alla corsa. Un po' come mi capitava nuotando. E dopo mi sento più leggera;
5. È un momento solo mio o, al massimo, mio e dell'Alpmarito;
6. È un buon pretesto per ascoltare un po' di musica in santa pace, cosa che a casa non riesco più a fare.
E pazienza se e' da aprile che sento le stesse canzoni, perché non ho ancora trovato il tempo di cambiare compilation. Non si può avere tutto nella vita!!!
7. Mi consente di stare in mezzo al verde. Perche corro prevalentemente su asfalto ma sono circondata da prati e mi godo il verde e l'azzurro del cielo, la visione delle montagne intorno a me e le nuvolette...e colgo ogni raggio di sole e ogni refolo di vento (che qui non manca mai e di solito non è mai "carezzevole"). È questo e' bello.
8. Sviluppo utili endorfine (vedi sopra).
9. La mia fame nervosa e' sensibilmente diminuita. Mangio meno ma, soprattutto, meglio. Perché ho più voglia di frutta e verdura, meno di carboidrati e zuccheri. E finalmente bevo di più.
10. Regolarizza la mia attività intestinale. Sembra una cavolata ma per una che ha tonsilliti ricorrenti = cicli di antibiotici frequenti, e assume sempre farmaci (contro l'allergia), non è vantaggio da poco.
11. Riesco più facilmente a stare dietro al nano in bicicletta o a scattare in caso di pericolo imminente!
I CONTRO?
Ci sono, ovviamente, come in tutte le cose.
1. Se lo sapesse la mia allergologa mi ucciderebbe. Giuro.
2. Se lo scoprisse la mia allergologa mi ucciderebbe. Giuro. Perciò non diteglielo!
3. Soffro di dolori vari ai piedi, alle ginocchia, alle articolazioni, persino alle spalle. Ho cambiato scarpe ma non basta. E poi ci sono i dolori muscolari. Sani, per carità, ma ne farei anche a meno.
4. Più vestiti da lavare (per fortuna non si stirano) e docce da fare.
5. Sotto la pioggia, con gli occhiali, correre fa schifo.E pure paura, se si tratta di un temporale. Provare per credere.
6. Da' dipendenza.
Quindi, se non corro per troppi giorno, vado in crisi da astinenza e divento nervosa, stile sindrome pre mestruale.
7. Preso dall'iniziale entusiasmo, rompi le palle a tutti parlando di corsa. E scopri che vanno pure più forti di te!
Il rimedio? Sfogarsi nel gruppo facebook di runningformommies (utilissimo, peraltro)!
lunedì 22 settembre 2014
Cronache da due matrimoni
Negli ultimi quindici giorni abbiamo partecipato a due matrimoni.
Entrambi molto curati e ben riusciti, seppur diversi.
Tanti bambini al primo, in cui è stato un pò più difficile gestire il nano, visto che il pranzo si è svolto in un ristorante con solo uno spazietto esterno, purtroppo aperto sulla strada, un po' meno piccoli al secondo, in cui pero' c'era anche lo spettacolo di magia e l'animazione (grazie sposa!)e un prato enorme in cui sfogarsi.
Verde il primo,
con piccole piante grasse in vasetto a far da bomboniere e segnaposto ed addobbi floreali ricercati con i nomi dei tavoli in tema....
e piatti molto speciali a pranzo...
e buffet la sera, in una bella villa d'epoca....
Rosso il secondo.
Con lo sposo nell'abito da cerimonia tradizionale delle Guide Alpine, completo di cappello con piume di gallo cedrone...
e le bandiere degli Alfieri del Carnevale, perchè la sposa è una di loro...
I tavoli in tema montagna, vasetti di miele personalizzati a far da bomboniere....
E poi i parenti venuti da lontano, chiacchere, autoscatti, fotografie e la gioia di vedere sposi felici ed innamorati.
Entrambi molto curati e ben riusciti, seppur diversi.
Amicizia, musica, balli fino a mezzanotte (sì, come Cenerentola, perchè poi la mattina dopo il nano non perdona), conversazioni interessanti con persone interessanti ed intelligenti (ed accorgersi che ne sei circondata è bellissimo),
cibo, tanto cibo, buono e ben presentato, ottimo vino, tanti brindisi, risate ed eleganza.
Verde il primo,
con piccole piante grasse in vasetto a far da bomboniere e segnaposto ed addobbi floreali ricercati con i nomi dei tavoli in tema....
e buffet la sera, in una bella villa d'epoca....
P.s. Gli sposini di Lego sulla "torta", arrivati direttamente da New York, erano stupendi!!!
Rosso il secondo.
Con lo sposo nell'abito da cerimonia tradizionale delle Guide Alpine, completo di cappello con piume di gallo cedrone...
e le bandiere degli Alfieri del Carnevale, perchè la sposa è una di loro...
I tavoli in tema montagna, vasetti di miele personalizzati a far da bomboniere....
A noi la cima più bella!!
E poi i parenti venuti da lontano, chiacchere, autoscatti, fotografie e la gioia di vedere sposi felici ed innamorati.
E poi ancora amici ritrovati, cugini da salutare e con cui mangiarsi una pizza, ospiti a pranzo e qualche corsetta per smaltire, per due weekend faticosi ma molto allegri!
Adesso basta però, gli innamorati sono pregati di attendere il 2015, che per per questo 2014 abbiamo già dato. Grazie.
venerdì 19 settembre 2014
"Voglio le coccole!" e Torey L.Hayden
"Voglio le coccole" di Carol Roth e Valeri Gorbachev , ed. Nord - Sud, 2004
E' già qualche mese che il nano si è letteralmente innamorato di questo libro illustrato, tanto da farselo leggere più volte al giorno e non solo prima di andare a nanna.Lo abbiamo preso in biblioteca una volta, due, tre...e ogni volta riportarlo e' un dramma.
Peccato che non si trovi più in commercio e che tutte le librerie dei dintorni non lo abbaino più.
Ho anche scritto alla casa editrice ma non mi hanno neppure risposto (il che non fa loro per nulla onore e mi fa passare la voglia di comperare altri libri della Nord - Sud).
L'albo racconta la dolcissima storia di Ricciolino, un agnellino che vive in una fattoria.
Al tramonto, quando arriva l'ora di andare a nanna, Ricciolino non trova la sua mamma ed è triste: "Oh, chi mi rimbocca le coperte adesso?"
Tutte le "mamme" animali della fattoria, la gatta, la maialina, la cavallina, l'anatra e l'asinella si offrono di aiutarlo, come se fosse il loro cucciolo ma....nessuna di loro e' la mamma!!!
Per fortuna, quando Ricciolino sta ormai per perdere le speranze, ecco che la sua mamma ritorna e lo mette a letto nel modo giusto, con il "loro" rito speciale.
Perché la mamma e' sempre la mamma! (E le illustrazioni di questo libro davvero belle!!)
&
"L'innocenza delle volpi" di Torey L. Hayden, ed. Corbaccio, pag. 353, Euro 16,90
Dixie ha perso suo figlio e vive con Billy, un uomo insensibile ed insulso che ogni tanto la picchia ma che lei, per qualche ragione, ama e giustifica, perché "in fondo non è cattivo".
Tennesee ha nove anni, una madre che non lo vuole troppo spesso tra i piedi ed un padre,
Spencer, che non lo considera neppure suo figlio e non lo chiama per nome, perché lui è' un divo del cinema che considera gli altri solo nel limite in cui gli sono utili.
Fa così anche con Sidonie, giovanissima e bellissima ragazza che gli fa da segretaria, amante e tutto fare.
Spencer, come altri attori famosi, ha acquistato un enorme ranch nel Montana, ad Abundance, cittadina spersa in mezzo alle montagne, un tempo fiorente e oggi ridotta a parco divertimento per ricchi riservati, che non vogliono mischiarsi alla gente del posto. Preferiscono giocare a fare i cowboy, mentre quelli veri, come Billy, si arrabattano a sopravvivere e si bevono i magri guadagni al bar.
Poi un giorno, Dixie incrocia Spencer, Billy incrocia Tennesee e la vita di tutti e quattro ne esce stravolta.
Un rapimento che diventa un legame, un'occasione di crescita e di redenzione e che aiuterà tutti a rivedere le proprie scelte e riconsiderare i propri valori.
Fino ad un finale solo parzialmente lieto, come nella vita vera.
Un bel romanzo, che invita a continuare a leggere, non manca di introspezione, sentimenti e spunti di riflessione e che lascia qualcosa dentro.
Soprattutto per il personaggio di Dixie, una donna forte dall'infanzia difficile, con pochi soldi, praticamente nessuna istruzione ma tanto buonsenso, spirito pratico, affetto da donare e la saggezza della persone che vivono a contatto nella natura e hanno imparato a loro spese ad arrangiarsi da sole.
Mi aspettavo un libro che raccontasse una delle sue esperienze di insegnante con bambini sfortunati, come "Una bambina" (bellissimo!), "La figlia della tigre" e molti altri (li ho letti tutti), invece questo e' un romanzo ma il bambino in difficoltà c'è e pure una donna coraggiosa.
Consigliato, anche se diverso dai suoi libri "autobiografici".
Alcuni passaggi che mi sono piaciuti molto.
"...Ecco perché Phoebe e' vegetariana.Lei non mangia niente che abbia una faccia."
"Si uccide comunque. Anche le piante sono vive. Per la nostra sopravvivenza, altre cose devono morire. E' così che funziona il mondo", replico' Dixie.
"Le piante non sono come gli animali" ribatté il ragazzo. "Loro non sentono le cose."
"Come fai a saperlo? Solo perché una cosa non ti somiglia, non è detto che non provi qualcosa. E, solo perché ti somiglia, una cosa non ha più diritti di qualcos'altro che è diverso da te.Comunque, vedi qui?" Dixie sollevo il labbro superiore con un dito. "Questi denti si chiamano canini. Servono per mangiare la carne. E noi abbiamo uno stomaco per mangiare la carne. Se Dio avesse voluto lasciarci mangiare solo vegetali, ci avrebbe dato un sacco di interiora in più, come le mucche, per poterli digerire meglio, ma Lui non lo ha fatto. E, secondo me, Dio non fa errori. La questione non è se e' giusto ammazzare le piante ma non gli animali. Il punto e' apprezzare ciò che deve morire per mantenerti in vita, e quindi non devi mai darlo per scontato, ne' sperperarlo, ne' considerarlo con leggerezza." (Pag. 265).
"Ti capisco. Sono i tuoi genitori, ed e' un bene che i bambini prestino attenzione a quello che dicono i genitori. Ti comporti bene quando mi racconti tutto quello che pensano Phoebe e tuo padre. Ma la verità, Joker, e' che i genitori ci sono per guidati, non per farti diventare come loro. E' giusto che tu sia quello che sei, anche se nessun altro la pensa così." (Pag. 278).
"..Nei film le cose brutte accadono solo ai cattivi, e i buoni hanno sempre il loro lieto fine, Ma questi sono solo sogni.Il mondo reale non funziona così. Nel mondo reale, non abbiamo quel genere di controllo.Le brutte cose accadono a tutti, anche a quelli buoni, e non c'è nessun lieto fine."
Il ragazzo comincio' a piangere:"Perché mi dici questo?"
"Perché è importante saperlo.Altrimenti e' troppo facile lasciarsi sviare e credere che se si guadagneranno abbastanza soldi, o si apparirà abbastanza belli, o se si si innamorerà della persona giusta, allora tutto andrà come nei film. Così si finisce per passare la vita tentando di ottenere un minimo di controllo delle cose, che in realtà non esiste. E non si capisce che la felicità non sta nella perfezione del mondo. Sta nell'accettare il fatto che non è perfetto." (Pag. 350).
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma, a cui, peraltro, appartiene la recensione che mi ha spinto a cercare questo volume in biblioteca.
martedì 16 settembre 2014
Aggiornamento dal fronte "scuola materna"
Eccoci arrivati al quarto giorno di scuola materna (o scuola dell'infanzia, come la chiamano adesso, anche se io continuo a parlare di "asilo" - son vecchia, che volete farci).
Giovedì, primo giorno, il nano, dopo l'iniziale eccitazione (durata il tempo dei preparativi il giorno prima e svanita nell'atrio della scuola) ha pianto sia al mattino sia quando siamo andati a prenderlo, alle 16.30.
Stava giocando in giardino, ci ha visti e la tensione che probabilmente aveva accumulato si è sfogata in un pianto liberatorio.
Venerdì, pianto a casa prima di arrivare a scuola, poi un saluto magonato ma senza lacrime.
Peccato che quando l'Alpmarito è andato a prenderlo, il nano ha chiaramente dichiarato che lui in quella scuola non ci sarebbe tornato.
E lo ha ripetuto per tutto il fine settimana, tra un pianto e l'altro, nei momenti più improbabili.
Ieri, tragedia ad andare, momenti di crisi durante la giornata e piantino all'uscita.
Questa mattina, pure peggio, con tanto di lettone di notte, incubi notturni e dichiarazioni d'amore e fedeltà al "suo asilo nido" e alla "sua maestra Marina".
Devo ammettere che sono rimasta spiazzata.
Forse nella vita è sempre così, in quella di mamma in particolare.
Ti aspetti problemi e difficoltà, ti prepari psicologicamente e non al peggio, ti armi di pazienza e temi il peggio e invece...tutto fila via liscio e veloce, qausi senza sforzo, e tu ti senti una stipuda per esserti fatta pergiorni settimane inutili paranoie (vedi "spannolinamento" e "inserimento al nido").
Pensi che sia tutto pronto, che sarà facile me parti fiduciosa e tranquilla e invece...difficoltà e ansie che non ti aspettavi.
Persino quello che pensavi sarebbe stato un punto di forza, avere a fianco della scuola nuova il nido, a portata di saluto, con i giardini separati solo da una siepe e le maestre che si salutano e chiaccherano, si rivela invece un'arma a doppio taglio, alimentando la nostalgia del nano.
Non gli piace neppure più la cucina, che è rimasta la stessa e che adorava!
Mi sto ricredendo sulla storia dell'inserimento graduale, che pensavo non essere necessario, visto che aveva già frequentato senza problemi il nido.
Come al solito, non si sa finchè non si prova sul campo.
Per ora tengo duro e continuo ad andarlo a prendere alle 16.30 (già un'ora prima della ruotine prevista), tanto domani è mercoledì e le scuole qui il mercoledì fanno solo il mattino, sino a dopo pranzo.
Ditemi che è normale, però, e che passerà presto, perchè fingo serenità e tranquillità ma magono e soffro, eccome se magono!!! (Tra l'altro, forse il verbo "magonare" neppure esiste, però rende l'idea di quella stretta allo stomaco, alle viscere, che non molla e ti salire il groppo in gola).
p.s. Per non farci mancare nulla, pare ci siano già i pidocchi in giro, al secondo giorno.
Che dite, si inizia con trattamenti preventivi? Servono? Suggerimenti?
Giovedì, primo giorno, il nano, dopo l'iniziale eccitazione (durata il tempo dei preparativi il giorno prima e svanita nell'atrio della scuola) ha pianto sia al mattino sia quando siamo andati a prenderlo, alle 16.30.
Stava giocando in giardino, ci ha visti e la tensione che probabilmente aveva accumulato si è sfogata in un pianto liberatorio.
Venerdì, pianto a casa prima di arrivare a scuola, poi un saluto magonato ma senza lacrime.
Peccato che quando l'Alpmarito è andato a prenderlo, il nano ha chiaramente dichiarato che lui in quella scuola non ci sarebbe tornato.
E lo ha ripetuto per tutto il fine settimana, tra un pianto e l'altro, nei momenti più improbabili.
Ieri, tragedia ad andare, momenti di crisi durante la giornata e piantino all'uscita.
Questa mattina, pure peggio, con tanto di lettone di notte, incubi notturni e dichiarazioni d'amore e fedeltà al "suo asilo nido" e alla "sua maestra Marina".
Devo ammettere che sono rimasta spiazzata.
Forse nella vita è sempre così, in quella di mamma in particolare.
Ti aspetti problemi e difficoltà, ti prepari psicologicamente e non al peggio, ti armi di pazienza e temi il peggio e invece...tutto fila via liscio e veloce, qausi senza sforzo, e tu ti senti una stipuda per esserti fatta per
Pensi che sia tutto pronto, che sarà facile me parti fiduciosa e tranquilla e invece...difficoltà e ansie che non ti aspettavi.
Persino quello che pensavi sarebbe stato un punto di forza, avere a fianco della scuola nuova il nido, a portata di saluto, con i giardini separati solo da una siepe e le maestre che si salutano e chiaccherano, si rivela invece un'arma a doppio taglio, alimentando la nostalgia del nano.
Non gli piace neppure più la cucina, che è rimasta la stessa e che adorava!
Mi sto ricredendo sulla storia dell'inserimento graduale, che pensavo non essere necessario, visto che aveva già frequentato senza problemi il nido.
Come al solito, non si sa finchè non si prova sul campo.
Per ora tengo duro e continuo ad andarlo a prendere alle 16.30 (già un'ora prima della ruotine prevista), tanto domani è mercoledì e le scuole qui il mercoledì fanno solo il mattino, sino a dopo pranzo.
Ditemi che è normale, però, e che passerà presto, perchè fingo serenità e tranquillità ma magono e soffro, eccome se magono!!! (Tra l'altro, forse il verbo "magonare" neppure esiste, però rende l'idea di quella stretta allo stomaco, alle viscere, che non molla e ti salire il groppo in gola).
p.s. Per non farci mancare nulla, pare ci siano già i pidocchi in giro, al secondo giorno.
Che dite, si inizia con trattamenti preventivi? Servono? Suggerimenti?
venerdì 12 settembre 2014
Tra "Ragazze mancine" della "Torino bene", fattorie francesi, ispettori di polizia e contadine scontrose
Nel mese di agosto, avendo trascorso gran parte delle mie "vacanze" a casa, ho avuto modo di leggere molto (c'è sempre un aspetto positivo!).
Siccome dopo "Non dirmi che hai paura" e "Il bambino della casa numero 10", bellissimi ma forti, avevo bisogno di un po' di leggerezza, ho cambiato genere, regalandomi l'ultimo romanzo dei Stefania Bertola (autrice di "La soavissima discordia dell'amore", "Ne parliamo a cena", La luna di Luxor, "Il primo miracolo di George Harrison" e di molti altri romanzi, di cui vi parlerò, prima o poi), che adoro, e un libro in francese che è stato una vera rivelazione.
"Ragazze mancine" di Stefania Bertola, ed. Einaudi, Euro 18,50, pag. 277
Adele ed Eva sono due ragazze completamente diverse, anche se accumunate dal vivere entrambe un po' in un mondo tutto loro.
Adele nella vita ha un'unico obiettivo: non lavorare. Vuole andare ai concerti, visitare i musei, leggere e studiare ma senza alcun fine professionale. Tutta la sua infanzia, il suo percorso scolastico ed universitario e le sue scelte sono sempre state dirette a trovare un buon partito da sposare. E' c'è riuscita, sino ai 30 anni.
Eva, invece, mantiene se stessa e la figlia facendo mille lavori diversi, spesso in contemporanea.
Eppure e' serena, perché ha un segreto.
Quando le due ragazze si incontreranno, ad un casello autostradale, in un momento difficile per entrambe, troveranno il modo di aiutarsi e cambiare la propria vita.
Animatori di villaggio, proprietari di aziende agricole, avvocati di grido, madame e madamine torinesi, autisti e domestiche, si intrecciano alle protagoniste, in espisodi surreali e divertenti.
Avvenimenti improbabili, rocambolesche avventure, nuovi amori, nuovi lavori e tante risate, nel consueto scenario della bella Torino, per una lettura distensiva e piacevole ma non scevra di ironia e riflessioni sulla società, l'amore e le scelte di vita.
In questo romanzo, Stefania Bertola non delude: consigliato!
C'era una volta un ispettore di polizia appassionato di VTT (velo' tout terrain, in pratica montain bike), molto asociale e un po' acidello, chiamato a indagare su un caso di lesioni, che si trovo' ad interrogare una contadina dal carattere scontroso ma molto carina, che abitava tutta sola nel bel mezzo di una zona montagnosa e isolata della campagna francese, e poi scopri'...un amico, un cane e...
no, il romanzo non inizia così, questa e' solo l'estrema sintesi della vicenda che da avvio ad un rapporto speciale, tra l'ispettore, una contadina originale e l'amico di lei e non solo
E' un romanzo divertente, ironico, che parla di infanzia difficile, di infanzia felice, di una maternità non convenzionale, di una procreazione un po' particolare, di amore, quello tra un uomo ed una donna e quello tra amici, quello filiale e quello materno, in un intreccio in cui non mancano sentimenti, colpi di scena, situazioni esilaranti e commozione.
Scorrevole e piacevole, anche per i molti giri di parole (che io non sempre ho colto), per il linguaggio semplice, con qualche "gros mot" senza mai essere volgare con protagonisti difficili da dimenticare, immersi nella montagna e campagna francese.
Vermante carino e, naturalmente, consigliato.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Paola.
Siccome dopo "Non dirmi che hai paura" e "Il bambino della casa numero 10", bellissimi ma forti, avevo bisogno di un po' di leggerezza, ho cambiato genere, regalandomi l'ultimo romanzo dei Stefania Bertola (autrice di "La soavissima discordia dell'amore", "Ne parliamo a cena", La luna di Luxor, "Il primo miracolo di George Harrison" e di molti altri romanzi, di cui vi parlerò, prima o poi), che adoro, e un libro in francese che è stato una vera rivelazione.
"Ragazze mancine" di Stefania Bertola, ed. Einaudi, Euro 18,50, pag. 277
Adele ed Eva sono due ragazze completamente diverse, anche se accumunate dal vivere entrambe un po' in un mondo tutto loro.
Adele nella vita ha un'unico obiettivo: non lavorare. Vuole andare ai concerti, visitare i musei, leggere e studiare ma senza alcun fine professionale. Tutta la sua infanzia, il suo percorso scolastico ed universitario e le sue scelte sono sempre state dirette a trovare un buon partito da sposare. E' c'è riuscita, sino ai 30 anni.
Eva, invece, mantiene se stessa e la figlia facendo mille lavori diversi, spesso in contemporanea.
Eppure e' serena, perché ha un segreto.
Quando le due ragazze si incontreranno, ad un casello autostradale, in un momento difficile per entrambe, troveranno il modo di aiutarsi e cambiare la propria vita.
Animatori di villaggio, proprietari di aziende agricole, avvocati di grido, madame e madamine torinesi, autisti e domestiche, si intrecciano alle protagoniste, in espisodi surreali e divertenti.
Avvenimenti improbabili, rocambolesche avventure, nuovi amori, nuovi lavori e tante risate, nel consueto scenario della bella Torino, per una lettura distensiva e piacevole ma non scevra di ironia e riflessioni sulla società, l'amore e le scelte di vita.
In questo romanzo, Stefania Bertola non delude: consigliato!
*****
"Marie d'en haut" di Agnes Ledig, ed. Pocket (www.pocket.fr), Euro 6,70 (In Italia), pag. 318.C'era una volta un ispettore di polizia appassionato di VTT (velo' tout terrain, in pratica montain bike), molto asociale e un po' acidello, chiamato a indagare su un caso di lesioni, che si trovo' ad interrogare una contadina dal carattere scontroso ma molto carina, che abitava tutta sola nel bel mezzo di una zona montagnosa e isolata della campagna francese, e poi scopri'...un amico, un cane e...
no, il romanzo non inizia così, questa e' solo l'estrema sintesi della vicenda che da avvio ad un rapporto speciale, tra l'ispettore, una contadina originale e l'amico di lei e non solo
E' un romanzo divertente, ironico, che parla di infanzia difficile, di infanzia felice, di una maternità non convenzionale, di una procreazione un po' particolare, di amore, quello tra un uomo ed una donna e quello tra amici, quello filiale e quello materno, in un intreccio in cui non mancano sentimenti, colpi di scena, situazioni esilaranti e commozione.
Scorrevole e piacevole, anche per i molti giri di parole (che io non sempre ho colto), per il linguaggio semplice, con qualche "gros mot" senza mai essere volgare con protagonisti difficili da dimenticare, immersi nella montagna e campagna francese.
Vermante carino e, naturalmente, consigliato.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Paola.
mercoledì 10 settembre 2014
Un nuovo inizio
Fra poco andrò a prendere il mio bambino al nido e, come al solito, metterò le sovra scarpe e entrerò nell'aula, parlerò con le maestre, vedrò gli altri bimbi nei lettini o cullati sul passeggino per cercare di farli addormentare, chiccherero' e sorriderò a quelli svegli che aspettano i genitori o in bagno sul fasciatoio che vengono cambiati e poi magari scambiaro' due parole con altre mamme e papà.
Per l'ultima volta.
Eh, si', perché da domani il mio bimbo varcherà un'altra porta (affianco alla solita, non è una distanza chilometrica, quella da affrontare, per fortuna), avrà nuovi compagni, nuove maestre, spero presto nuovi amici, un nuovo armadietto, nuovi giochi, nuovi spazi, nuovi prati in cui correre.
Cambieranno orari e abitudini, non solo per lui ma anche per me, che ancora una volta dovrò rimodulare i miei ritmi lavorativi per renderli il più possibile compatibili con il suo orario di entrata e uscita.
Confesso di avere il magone perché se sono certa che il nano si troverà bene ed è pronto, tuttavia mi dispiace lasciare queste educatrici che gli hanno fatto un po' da mamme, con la quale e' stato facile instaurare un rapporto di fiducia e che mi hanno supportato e facilitato in ogni passaggio, in ogni fase, sempre con il sorriso sulle labbra, la voglia di essere li' con i bimbi e tanto affetto.
E le notizie che trasmettono i Tg in questi giorni mi ricordano come tutto questo non è scontato, anche se dovrebbe esserlo.
Ora, però, e' tempo di guardare avanti.
E allora spunto ad una ad una le voci della lista che ci è stata consegnata alla riunione di giugno:
Pennarelli, forbici, quadernone e colle sono state etichettate ad uno ad uno in modo molto artigianale ma, speriamo, efficace.
Astuccio e grembiuli di plastica per la pittura (due, tanto so già che non dureranno), hanno fatto conoscenza con il pennarello indelebile, come faranno questa sera i sandaletti in uso al nido, che sostituiranno le pantofoline.
Nel dubbio ho contrassegnato anche il pacco di salviettine e la confezione di fazzoletti di carta.
Il resto? Ecco i frutti del mio lavoro serale di agosto!!!
bavaglini e porta tovagliolo..
Particolari di asciugamani e sacchetto porta cambio...
Particolare della federa...la seconda, quella di ricambio, e' ancora in lavorazione...
Il tutto, ovviamente, con anche primo e secondo nome del nano (che poi sarebbe un unico nome, in realtà), rigorosamente nelle varie sfumature di arancione e giallo, con qualche puntatina in rosso...
Avete dubbi sul suo colore preferito?!?
Questa, invece, e' la copertina preparata da mia suocera...in alto c'è ricamato anche il nome del nano..
Voi mamme più esperte, dite che mi serve pure la copertina di ricambio o ho dimenticato qualche cosa? Perché se si, devo provvedere.
Ora non mi resta che preparare lo zaino, salutare il nido e...incrociare le dita per domani!!!
Per l'ultima volta.
Eh, si', perché da domani il mio bimbo varcherà un'altra porta (affianco alla solita, non è una distanza chilometrica, quella da affrontare, per fortuna), avrà nuovi compagni, nuove maestre, spero presto nuovi amici, un nuovo armadietto, nuovi giochi, nuovi spazi, nuovi prati in cui correre.
Cambieranno orari e abitudini, non solo per lui ma anche per me, che ancora una volta dovrò rimodulare i miei ritmi lavorativi per renderli il più possibile compatibili con il suo orario di entrata e uscita.
Confesso di avere il magone perché se sono certa che il nano si troverà bene ed è pronto, tuttavia mi dispiace lasciare queste educatrici che gli hanno fatto un po' da mamme, con la quale e' stato facile instaurare un rapporto di fiducia e che mi hanno supportato e facilitato in ogni passaggio, in ogni fase, sempre con il sorriso sulle labbra, la voglia di essere li' con i bimbi e tanto affetto.
E le notizie che trasmettono i Tg in questi giorni mi ricordano come tutto questo non è scontato, anche se dovrebbe esserlo.
Ora, però, e' tempo di guardare avanti.
E allora spunto ad una ad una le voci della lista che ci è stata consegnata alla riunione di giugno:
Pennarelli, forbici, quadernone e colle sono state etichettate ad uno ad uno in modo molto artigianale ma, speriamo, efficace.
Astuccio e grembiuli di plastica per la pittura (due, tanto so già che non dureranno), hanno fatto conoscenza con il pennarello indelebile, come faranno questa sera i sandaletti in uso al nido, che sostituiranno le pantofoline.
Nel dubbio ho contrassegnato anche il pacco di salviettine e la confezione di fazzoletti di carta.
Il resto? Ecco i frutti del mio lavoro serale di agosto!!!
Bavaglini e porta tovagliolo |
Particolari di asciugamani e sacchetto porta cambio...
Particolare della federa...la seconda, quella di ricambio, e' ancora in lavorazione...
Il tutto, ovviamente, con anche primo e secondo nome del nano (che poi sarebbe un unico nome, in realtà), rigorosamente nelle varie sfumature di arancione e giallo, con qualche puntatina in rosso...
Avete dubbi sul suo colore preferito?!?
Questa, invece, e' la copertina preparata da mia suocera...in alto c'è ricamato anche il nome del nano..
Voi mamme più esperte, dite che mi serve pure la copertina di ricambio o ho dimenticato qualche cosa? Perché se si, devo provvedere.
Ora non mi resta che preparare lo zaino, salutare il nido e...incrociare le dita per domani!!!
venerdì 5 settembre 2014
Le mamme nel deserto: un libro e tante emozioni!
"Mamme nel deserto. Ma come ci siamo finite in Kwait?" di Drusilla Galelli e Mimma Zizzo, pag. 156, Carsa Edizioni, Collana Expat, storie di italiani nel mondo.
Ha solo due difetti, a mio parere:
Sulla loro vita quotidiana in Kwait, sulla loro organizzazione domestica, sulla loro famiglia, sulle loro amiche e sulle tante donne che hanno incrociato e con le quali hanno intessuto relazioni più o meno strette, donne di cui si intravede l'intelligenza, che stimolano la voglia di conoscere e sapere.
Il libro, però, non è solo questo.
E' un diario a due voci, un racconto intimo e senza filtri, dei pensieri, dei sogni e delle delusioni delle mamme nel deserto. E' la storia di una amicizia e di due mamme.
E poi, tutti noi preferiamo ricordare e trasmettere il meglio di noi!
Certo, ciò non toglie che io non condivida del tutto le opinioni delle autrici e la loro scelta di vita, perché ho l'impressione che in questo momento storico ci voglia la stessa dose di coraggio a restare in Italia o partire.
P.s. Il libro lo trovate in vendita qui e su amazon.
Informazioni sulla collana Expat e sulla storia di Mimma e Drusilla, oltre che sul loro blog, anche qui.
Era da tre settimane che volevo scrivere di questo libro, ci pensavo anche mentre lo divoravo, in tre serate, dopo averlo accolto, con gioia e gratitudine, in casa mia.
Però avevo bisogno di lasciar sedimentare le impressioni, districare i pensieri, trovare il tempo e le parole.
Perché e' bello e me lo sono goduta dalla prima all'ultima pagina.Ha solo due difetti, a mio parere:
1. forse presuppone un po' troppo che il lettore abbia seguito le due autrici tramite il loro blog (come ho fatto io!), che tra l'altro meritava e merita, molto;
2. e' troppo corto!!!
Eh si', perché crea dipendenza e stimola la curiosità, al punto che alla fine io ho dovuto rileggermi e leggermi un sacco di post, per rispondere a molte delle domande che si erano formate nella mia testa, e comunque avrei voluto e vorrei saperne di più e ancora.
Su cosa?Sulla loro vita quotidiana in Kwait, sulla loro organizzazione domestica, sulla loro famiglia, sulle loro amiche e sulle tante donne che hanno incrociato e con le quali hanno intessuto relazioni più o meno strette, donne di cui si intravede l'intelligenza, che stimolano la voglia di conoscere e sapere.
E poi, naturalmente, vorrei sapere di più sul Kwait, sulle usanze, le credenze e i modi di vivere di Expat e locali.
Perché devo ammetterlo: questo libro e il blog delle autrici mi hanno consentito di prendere coscienza della mia ignoranza di molte realtà, nel senso letterale del termine, pur confermando, al contempo, alcune idee che mi ero già fatta.
E io adoro saperne di più, soprattutto se da una fonte attendibile e vicina come l'accopiata Mimma e Drusilla!Il libro, però, non è solo questo.
E' un diario a due voci, un racconto intimo e senza filtri, dei pensieri, dei sogni e delle delusioni delle mamme nel deserto. E' la storia di una amicizia e di due mamme.
Non nascondo che inizialmente sono rimasta un po' perplessa per il tono enfatici ed entusiasta con cui vengono sempre descritti l'esperienza di expat e la vita in Kwait. Poi, leggendo e riflettendo, ho capito il senso del modo di affrontare il Kwait e l'esperienza di vita all'estero delle autrici, ho capito che le difficoltà ci sono state e ci sono, la nostalgia e qualche rimpianto,forse, anche.
Eppure, di pessimismo e note negative e' pieno il mondo, di ironia ed autoronia, positività, coraggio, ottimismo e voglia di vivere e sorridere, invece, non c'è n'è mai abbastanza.
D'altro canto, le citazioni iniziali scelte da Mimma e Drusilla, dicono tutto.E poi, tutti noi preferiamo ricordare e trasmettere il meglio di noi!
Certo, ciò non toglie che io non condivida del tutto le opinioni delle autrici e la loro scelta di vita, perché ho l'impressione che in questo momento storico ci voglia la stessa dose di coraggio a restare in Italia o partire.
Inoltre, anche se mi spiace ammetterlo, per una donna perdere la propria indipendenza economica e rinunciare ad un mestiere che piace e paga e' veramente una decisione che si potrebbe pagare cara.In questo, però, forse sconto l'influenza della mia professione e delle vicende che hanno toccato la mia famiglia anche recentemente.
In utilmo, la condizione di molte persone, in primis le donne, in paesi come il Kwait, per quello che ho letto e ascoltato da varie fonti, non e' certo invidiabile e non so se sarei disposta a vivere e lavorare in un posto così, contribuendo ad alimentare un sistema che non condivido.
Si tratta, comunque, di considerazioni personali che nulla tolgono al libro.
Dopo aver letto e apprezzato questo diario, mi ha fatto veramente commuovere la notizia che Drusilla non farà ritorno in Kwait e come non mai, ho sentito il desiderio di incontrare lei e Mimma, di farmi travolgere dai loro racconti, dal loro entusiasmo e dalla loro creatività.
Sarebbe bello avere due amiche così!
Intanto, attendo che esca un altro libro della collana e, soprattutto, che Mimma e Drusilla si rimettano a scrivere (avete capito?!!!?E' un vero e proprio appello)!
In sintesi: ovviamente consigliato, soprattutto a tutti quelli che apprezzano il blog delle mamme nel deserto e/o le storie anticonvenzionali e sono curiosi di natura.
Con questo post, in extremis, partecipo al Venerdì del Libro di Paola.P.s. Il libro lo trovate in vendita qui e su amazon.
Informazioni sulla collana Expat e sulla storia di Mimma e Drusilla, oltre che sul loro blog, anche qui.
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