giovedì 30 marzo 2017

Per musei con i bambini: il MUSE di Trento

Nel corso della nostra ultima vacanza, ormai risalente all'estate scorsa, andando in Alto Adige, tra un'escursione e l'altra, abbiamo dedicato qualche giorno anche a visitare i musei della zona, tra cui, rientrando verso casa, il MUSE di Trento, ovvero il nuovissimo Museo delle Scienze.



Era nella mia personale lista di luoghi di cultura da visitare dopo averne letto benissimo su molti blog e siti, per cui l'ultimo venerdì di vacanza, avevo programmato di passarlo proprio lì.

Non ne sono rimasta affatto delusa nonostante tre grandi difetti, che vi evidenzio subito: l'affollamento (era il primo venerdì di settembre eppure c'era tantissima gente, decisamente troppa per girare e guardare con calma, soprattutto nella zona dedicata ai giochi scientifici da provare); la coda per il biglietto ed il costo dello stesso (minore di quello di molti altri musei meno spaziosi e ben tenuti, va detto, ma comunque non economico, pensando a chi ha più figli sopra i sei anni di età) ed il suo essere...troppo grande e troppo ricco!


Ben sei pianti più la terrazza!

Eh già, perchè è talmente vasto da risultare, anche per noi adulti, molto difficile da apprezzare interamente, mentre ne varrebbe davvero la pena! Immaginate poi con un bambino di quattro anni...
Certo, questo "difetto" è in realtà anche un "valore aggiunto" della struttura, dal momento che è impossibile annoiarsi o non trovare nulla che possa interessare grandi e piccini!

Il piano interrato è dedicato alla nascita della vita, con scheletri di dinosauri ed altri animali preistorici che hanno affascinato il ricciolino, nonchè vasche con pesci variopinti ed una serra tropicale
Quando vi siamo stati noi c'era anche una mostra temporanea di dipinti dedicati agli animali a rischiod i estinzione, davvero notevole.



Nel piano terra si trova sia lo Science Center, con una ventina di postazioni interattive per divertirsi e "testare" i principi scientifici base dal vivo (e qui il ricciolino avrebbe voluto trascorrere ore!) - non solo per bambini, eh! - sia il Maxi Ooh, uno spazio dedicato ai bimbi dagli 0 ai 5 anni acocmpagnati da almeno un genitore (ingresso a apagamento con biglietto aggiuntivo), per "sperimentare i sensi attraverso i sensi"
Noi non ci siamo stati, sia perchè il ricciolino si sentiva troppo grande per questo sia perchè il programma della visita era già abbastanza ricco.


Il primo piano è quello che io ho trovato più interessante, non tanto per la parte dedicata alla preistoria alpina - che non ha nulla a che vedere con il Museo Archeologico di Bolzano, interamente dedicato a questo tema ed a Otzi ma comunque è un assaggio che è piaciuto al ricciolino ed all'Alpmarito, soprattutto il video riguardante la caccia degli uomini preistorici, decisamente crudo, dal quale io sono fuggita- bensì per quella relativa ai cambiamenti climatici, alla sostenibilità ambientale ed al riciclo, con la "sfera attiva" esplicativa.


Certo, in questa sezione il ricciolino ha compreso poco, nonostante i nostri sforzi di spiegazioni ma...a ciascuno ciò che è adatto all'eta!

Sempre al primo piano c'è la parte dedicata ai "dietro le quinte della ricerca", che ha attratto più l'Alpmarito di me.

Il secondo piano, anch'esso molto interessante per me e l'Alpmarito ma, credo, per tutti gli italiani adulti, parla di geologia, miniere e, soprattutto, rischio ambientale: dai vulcani attivi, agli eventi sismici, alle innondazioni e le dighe, agli eventi valanghivi ed alle frane.
Un modellino sul funzionamento della diga e una sorta di quiz interattivo sui comportamenti da tenersi in caso di emergenza e sulle valanghe, hanno catturato l'attenzione del ricciolino a lungo, così come le foto e gli schermi esplicativi.



 Il terzo e quarto piano, dedicati il primo alla natura alpina (con 26 ambienti ed animali diversi, ad indicare la straordinaria varietà della vita alpina) ed alle strategie degli animali e tutti gli organismi viventi per adattarsi ai cambi di stagione, ed il secondo ai ghiacci ed ai climi più rigidi, con animali tassidermizzati, attrezzatura alpina datata e moderna e breve storia delle più famose spedizioni esplorative, la fiaccola olimpica ecc., sono forse i più immediati e facili da comprendere ed apprezzare.
Al terzo piano vi è anche uno spazio, gratuito, dedicato al bosco ("Esplora il bosco!") per i bambini dai 4 ai 9 anni, soli o accompagnati: in pratica una stanza attrezzata con peluche di animali del bosco da abbracciare ed installazioni gioco da provare, oltre a contenitori e supporti di varia forma con reperti da manipolare e osservare e  strumenti di misurazione

 
Per una pausa dedicata ai bambini, a cui non si può dire che il MUSE non abbia pensato!

Al quarto pianto c'è anche un tunnel, detto " Esperienza glaciale", di dieci metri, in cui sdraiarsi per sperimentare, con un video proiettato su tutta la mezza sfera delle pareti e del soffitto, l'effetto volare sulle Alpi e poi di essere travolti da una valanga.
Davvero impressionante (ma non proprio piacevole per chi tale sensazione l'ha vissuta o sfiorata davvero!).
Sempre al quarto piano, se non ricordo male, vi è una postazione con telecamera dinnanzi alla quale mettersi in posa per poi inviarsi o inviare, via mail, una cartolina virtuale dal MUSE a casa. Per gli amanti dei selfie e dei social!!!


Vale infine la pena uscire in terrazza, per ammirare la Valle dell'Adige a 360° gradi, e poi lasciar sfogare gambe e mente nel giardino interno, ove si trova anche un bell'orto botanico aperto gratuitamente



ed il Castello, in cui vengono tenute mostre temporanee a pagamento.



Noi ci siamo limitati a guardarlo da fuori e lasciar correre l'irrequieto ricciolino prima di rimontare in auto!





Il MUSE è facilmente raggiungibile, dal momento che rimane un pò fuori dal centro e dotato di ampio parcheggio (che mi pare di ricordare non fosse a pagamento per i visitatori) sotterraneo indicato. Inoltre nei paraggi ci sono almeno un paio di bar e due osterie/tavola calda in cui fermarsi a mangiare qualcosa, oltre al bar interno al museo. Vi consiglio, però, di evitare le ore di punta dei pasti.
Nei servizi igienici del museo vi è il distrubutore di acqua naturale a disposizione dei visitatori.
Infine, nel museo c'è anche uno shop per giochi, peluche e libri a tema. I prezzi sono quelli tipici di questi negozi.

Inoltre, a cinque minuti c'è l'area verde del quartiere, con il moderno parco giochi...sempre che i vostri figli abbiano ancora energie dopo la visita!


 Per programmare la visita, organizzarla o reperire qualsiasi altra informazione,tra cui quelle relative a laboratori ed eventi, per adulti e bambini, guardate sul sito ufficiale, che mi pare molto completo!

QUESTO POST NON E' SPONSORIZZATO, bensì il frutto della voglia di condividere una bella esperienza fatta con il ricciolino.
Perchè per la cultura e l'apprendimento, ogni occasione è preziosa.


mercoledì 29 marzo 2017

Moffoline per bambini ai ferri!

Qualche settimana fa (vabbè, siamo sinceri, ormai mesi fa), trovando un gomitolo di lana verde tutto solo soletto nel cesto del cucito, ho pensato di cimentarmi nella realizzazione di un paio di guanti per il ricciolino biondo.

Non ho seguito nessuno schema o istruzione, sono andata a fantasia, anche perché non trovavo nulla che mi soddisfacesse (spesso le spiegazioni fornite dalle riviste di maglia per bambini sono errate o incomprensibili ai principianti come me).
L'esperimento non è riuscito del tutto, però da esso ho imparato molto e so che la prossima volta sarà più facile.
E per questo che vorrei condividere con voi la mia creazione!


I guanti sono venuti un pò troppo lunghi e larghi per mio figlio (5 anni) quindi tenetelo presente, se volete provare.
Per la larghezza, ho usato prima 28 maglie e mi pareva stretto, poi 34 ed era troppo.
Dunque direi che 30 sono l'ideale!

Lavorate in altezza sei ferri per il bordo a due dritti e due rovesci, poi 18 ferri a maglia dritta, quindi separate dito e mano, lasciando 10 maglie per il primo e le restanti per la mano.
Io le maglie che tralascio le metto su una lunga spilla da balia da lana, così che non mi impiccino.
A posteriori, farei il guanto un po' più lungo sul polso, dunque qualche ferro in più prima di separare dito e mano.
Per il dito, arrivati a 15 ferri, iniziate a calare una maglia ogni ferro, per cinque ferri.
Per la mano, lavorare 28 ferri e poi calate una maglia a ferro per sei ferri, in modo da dare una forma più arrotondata a mano e dito.
Io nei miei ho fatto vari esperimenti, quindi il risultato è tutt'altro che uniforme.

Al prossimo paio, ridurrei il numero di ferri per dito e mano e inizierei a calare prima per più ferri, comunque tutto dipende dalla grandezza della manina.
L'unica soluzione è provare continuamente sul piccolo modello o sulla piccola modella!!!

Non sono pienamente soddisfatta del risultato finale, certamente pasticciato, però mio figlio lo ha preso come un dono bellissimo e prezioso, perchè ha visto che l'ho fatto appositamente per lui dedicandogli tempo ed amore, e io sono felice di essere riuscita a finire e capire come muovermi con meno errori al prossimo paio!!!

Quindi, da questo punto di vista, è stato un successo, oltre che una soddisfazione personale.

E voi, avete mai realizzato dei guanti ai ferri? Se sì, come? Devo giusto prepararne due minuscoli per il prossimo inverno!  ;-) !

venerdì 24 marzo 2017

Le letture del ricciolino biondo: "Fratellino Zuccavuota" ed "Il pancione della mamma"



Dopo l'annuncio della mia doppia gravidanza, non potevo non parlare di un paio di libri per bambini a tema che ci sono piaciuti moltissimo.

"Fratellino Zuccavuota", di Lucia Panzieri, 

ed. Lapis, Euro 12,00
 
Questo  albo è arrivato a casa nostra, dopo averlo ordinato con il prestito interbibliotecario regionale, solo l'altro ieri eppure il ricciolino se ne è già innamorato.
Io l'ho scelto perchè ricordavo opinioni positive lette sui blog che seguo (ora però non ricordo quali) e perchè mi sembrava originale.

Mi è piaciuto moltissimo per le illustrazioni, molto colorate, espressive e vivaci e per la storia particolare e dolce, che sembra esprimere bene il punto di vista ingenuo, sincero, fantasioso ed insieme pratico dei bambini.


Il protagonista, che parla in prima persona, è un futuro fratello maggiore. Appresa dai genitori la notizia che presto in casa arriverà un fratellino, egli inizia ad osservare la mamma e notare tanti suoi comportamenti nuovi, un pò strani: canticchia sull'autobus, sferruzza cappellini di lana a forma di coniglietto, si addormenta ovunque e, soprattutto, mette in tavola continuamente piatti a base di zucca!!!

Il bambino però decide di non lamentarsi e la asseconda, con il suo papà, perchè quest'ultimo gli ha svelato un segreto: la mamma vorrebbe tanto un fratellino dai capelli color zucca!

Al piccolo piacciono sia i capelli rossi che le lentiggini però ad un certo punto inizia a preoccuparsi che il fratellino possa nascere con la testa vuota come una zucca.
Non può permetterlo!
Allora mette a punto un piano per riempire la sua testa di parole e suoni e lo fa in modo buffo.



Finalmente il fratellino nasce e...ha i capelli color carota ma la testolina ben piena, con grande sollievo e soddisfazione del fratello maggiore, sicuro che sia anche merito del suo impegno!

Un testo tenero e divertente che mi ha fatto sorridere soprattutto quando, dinnanzi ai cappellini improbabili creati dalla mamma, il bambino si dispiace per il povero fratellino che dovrà indossarli ma non dice nulla, poichè il papà lo ha informato che le donne incinte sono molto sensibili e permalose!

Ed è proprio così!
 


***

"Il pancione della mamma. Tu dentro, io davanti" di Jo Witek e Christine Roussey,

ed. Gallucci, Euro 14,00



Anche questo libro è giunto a casa nostra dopo averne letto bene sul web e non ne siamo rimasti affatto delusi, pur se è piaciuto di più a me che al ricciolino biondo, rispetto al precedente.



Di grande formato e con le pagine spesse, è davvero molto poetico e dolce.



La protagonista è una bambina, che attende la nascita della sorellina e, intanto, parla al pancione della mamma,  che cresce pagina dopo pagina, con una finestrella che si apre e svela il fratellino in varie posizioni, che dorme, ride o si succhia il pollice.



Fino all'epilogo: il bimbo è nato e con il suo piagiamino è con la sorella, a fianco di mamma e papà.
La bambina è felice e vorrebbe gridare al mondo il suo amore per la creatura ed il suo orgoglio di sorella maggiore!


Commovente!

Due bei libri per aspettare insieme la nascita di un fratellino o di una sorellina: ecco il consiglio di lettura, mio e del ricciolino, per questo venerdì del libro.

E voi, avete altri libri a tema da consigliarmi?




giovedì 23 marzo 2017

Da mamma a....TRIS MAMMA !



Da mamma a....

(...ruolo di tamburi...)

...TRIS MAMMA !

Immagine dal web


Eh sì, l'ho detto.
Non solo sono in dolce attesa ma dentro di me stanno crescendo non una, bensì due vite!

Precisamente, un maschietto ed una femminuccia.

Poiché si tratta di una gravidanza bicoriale e biamniotica, ovvero con due sacche e due cordoni ombelicali, più che di gemelli mi hanno spiegato sarebbe meglio parlare di fratelli gemelli, perché è come se portassi avanti due gravidanze singole nello stesso momento, con quel che ne consegue in termini di crescita del pancione e dei piccoli.
A me dei termini non importa più di tanto: l'attesa e l'emozione sono doppie!
E' comunque, stando ai ginecologi, il tipo di gravidanza più tranquilla e sicura.

Qualcuno mi ha chiesto come il ricciolino biondo abbia accolto la notizia della gravidanza.
Ebbene.
Glielo abbiamo annunciato poco prima di Natale, poiché anche se non erano trascorsi i canonici tre mesi che si attendono di solito, sapevamo che le feste sarebbero state il momento adatto ad informare il parentado e volevamo che lui venisse a saperlo per primo, in "esclusiva".

Non abbiamo usato parole particolari, giochi o libri, semplicemente ci siamo seduti entrambi con lui e glielo abbiamo detto: si è illuminato, ha sorriso felice, con gli occhi colmi di gioia e poi si è messo a saltellare dall'entusiasmo.
E' stato l'unico, tra parenti, amici, conoscenti e persino rispetto a noi, a non stupirsi minimamente del fatto i fratellini che sarebbero stati addirittura due.
Anzi, mi ha chiesto perché non tre o quattro, perché a lui sarebbe piaciuto!!!

D'altro canto, era davvero tanto che il ricciolino attendeva un fratellino o una sorellina, anche se aveva capito che per noi non era facile spiegargli che non dipendeva dalla nostra volontà, perché quella c'era, ma dal caso, dalla vita, perché ogni concepimento è in se' qualcosa di magico e raro (basta guardare le statistiche sulle probabilità, per accorgersene).
Dunque non chiedeva ma lasciava intendere che era fiducioso che prima o poi sarebbe successo.

All'inizio, poi, il ricciolino era geloso della notizia, avrebbe voluto che la tenessimo tutta per noi è non lo dicessimo a nessuno.

Solo dopo, a distanza di qualche settimana e con il progredire della gravidanza, ha iniziato a manifestare le prime "preoccupazioni", chiedendoci se dopo la nascita dei gemellini avremmo ancora potuto andare in vacanza, dormire in tenda, praticare sport, andare in bici, frequentare la palestra di arrampicata ecc. e poi un paio di volte se ne è uscito con commenti su quanto sia noioso aspettare la loro nascita, perché io non posso più correre o andare in bici e in pattini con lui come prima.

Qualche volta, poi, ci chiede informazioni pratiche, ponendosi interrogativi su come sistemare i seggiolini in auto, quali usare, che passeggino, se mangeranno insieme o separati ecc.

In altre parole, un pò come noi!!!

La differenza è che lui, come è giusto che sia per i suoi cinque anni, la prende sul ridere ed è sereno e tranquillo.
Io di giorno riesco a tenere a bada l'ansia e vedo praticamente solo gli aspetti positivi e la realizzazione del nostro sogno, di notte mi sveglio in preda all'ansia, chiedendomi come farò a gestire tre figli (e credetemi, faccio sogni stranissimi in proposito), il lavoro, la casa (sperando tra l'altro di riuscire a traslocare in tempo), l'assenza dell'Alpmarito in settimana, se e quando riusciremo ancora a fare, tutti insieme e/o separatamente, ciò che ci piace...

Insomma, di notte le paure emergono, non facendomi riposare bene, mentre di giorno la razionalità è messa a tacere dall'emozione o, forse, al contrario mi aiuta a ridimensionare i problemi.
Come è stato per noi?

Io ero sola quando mi hanno detto, alla prima ecografia, che erano due. La gioia e l'emozione hanno subito preso il sopravvento e avevo le lacrime agli occhi.
Poi è subentrata l'incredulita' ed ancora adesso a volte mi dimentico che saranno due, altre invece mi sembra già che non potrebbe essere altrimenti, come se fossi abituata all'idea.
Di notte però...
L'Alpmarito invece non voleva crederci, pensava scherzassi e non sono certa che sia sia ancora ripreso dallo shock! 
La sua prima preoccupazione è stata per le macchine, o almeno una, che prima o poi ci toccherà cambiare....da buon maschietto a iniziato subito a pensare a modelli ed alternative!
Ora, invece, è concentrato quasi esclusivamente sulla casa nuova e sospetto sia anche un modo per non farsi sopraffare dall'idea di due neonati in arrivo.

Avrei ancora molto da scrivere e raccontare ma un pezzetto per volta, altrimenti mi faccio sopraffare dalle emozioni: doppia gravidanza, doppi ormoni, no?

E adesso, mamme di gemelli o comunque trismamme di bimbi piccoli che avete qualche consiglio da darmi...venite a me!!!

martedì 21 marzo 2017

Qualcosa di magico

Oggi è il primo giorno di primavera.



Per me, però, quest'anno è qualcosa di più.

Come le primule, spuntate all'improvviso nel mio giardino, dopo tanta attesa, anche in me qualcosa ha fatto capolino.
Qualcosa di magico.
E quel che ha lungo ho tenuto celato, custodendone con cura la dolce consapevolezza, è arrivato il momento di svelarlo anche a voi.


Oggi entro nel 6° mese.

venerdì 17 marzo 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Maschio bianco etero" e "Cambio vita"

Per il consueto appuntamento con il Venerdì del Libro, oggi vi propongo due romanzi sul senso della vita.

"Maschio bianco etero" di John Niven

 pag. 362, Einaudi Stile LiberoBig, ed. 2013


Il primo è di un autore conosciuto recentemente ma di cui mi sono già innamorata, come vi ho spiegato qui e qui, parlando dei due suoi volumi letti precedentemente.

Il titolo e la copertina sono spettacolari, come negli altri romanzi (nota di merito a chi li ha scelti ed al grafico).

Lo stile è sempre quello di Niven, che ho già descritto: personaggi sopra le righe, originali, divertenti, dal linguaggio sboccato.
Una storia che cattura e trascina, facendoti dispiacere quando arrivi all'ultima pagina.

In questo caso, però, si parla di uno scrittore, di grande successo nel lavoro, soprattutto da quando è passato alla redazione e correzione dei dialoghi dei film, ma dalla vita disordinata e disastrosa, fatta di lusso sfrenato, eccesso di alcool e donne passeggere.

Un protagonista colto, intelligente, che affoga la propria angosciosa consapevolezza nella sgretolatezza, per accorgersi poi che ciò che lo ha sempre guidato da quando è arrivato al successo, ovvero il piacere immediato, gli ha negato una gioia ed una serenità più profonda e duratura: quella di una famiglia e di una compagna di vita.

Una consapevolezza che cresce quando i problemi con il fisco ed una "fortunata" coincidenza non lo porterenno vicino all'ex moglie ed alla figlia, ed un problema di salute lo metterà di fronte al più grande paradosso della sua vita.

Il finale non ve lo svelo ma per me è stato una sorpresa.

Intorno ruotano personaggi particolari, ritratti in modo ferocemente ironico e critico, come registi, sceneggiatori, professori universitari, attori, attrici, agenti ecc., che arricchiscono il romanzo.

Una delle citazioni che l'autore fa amare al suo protagonista è ora appesa al mio pc su un post it, tanto è semplice ed efficace.

"Scrivi, maledetto. Che altro sai fare?" James Joyce, pag. 73
 
"Ci sono tre tipi di persone al mondo, - ha detto Hanif Kureishi.- Quelli che non sapevano dove stavano andando e non ci sono mai arrivati, quelli che all'inizio non lo sapevano ma l'hanno scoperto strada facendo e quelli che fin dall'inizio sapevano che cosa avrebbero fatto". Kennedy era così." Pag. 286
"Avevano spezzato il cuore alle persone che si erano fidati di loro e adesso si svegliavano di notte, gridando in un lago di sudore, in preda agli incubi, sentendo la propria voce echeggiare nelle case vuote rivestiste di legno. Nessuna moglie li stringeva a se e bisbigliava:"Shh, è solo un sogno. Torna a dormire." Ora le sole cose che sentivano da quella voce, la voce che un tempo li aveva cullati con tanta dolcezza, erano discorsi di cifre, di alimenti, di pagamenti arretrati. Di orari per i ragazzi, e di passaggi di proprietà. Parole di soldi. Parole di odio. Il contrario dell'amore.
E infine, quando la notte aveva finito con loro ..nessun bambino saltava sul letto all'alba..." pag. 64-65
Un invito a riflettere, prima di prendere decisioni affrettata alla ricerca di una felicità tanto facile quanto effimera, per che ci vuole un istante a deludere chi amiamo ma non basta una vita a recuperare la loro stima.
 ***

 "Cambio vita" di Lorraine Fouchet, 

pag. 356, ed. Garzanti 2004


"Si nasce, si muore e si incontra l'amore in un istante."
Anche questa scrittrice non mi era nuova, anzi.
Avevo letto questo romanzo anni fa e mi era piaciuto moltissimo.
Tanto da "fregarlo" a mia madre per averlo nella mia libreria, salvo ridarglielo dopo un annetto!).
Tanto da cercare un altro romanzo della stessa autrice, "Il battello del mattino", che ho apprezzato quasi altrettanto.

L'altro giorno avevo voglia di una lettura romantica ma non sdolcinata, di svago e leggerezza ma non banale, così l'ho ripreso in prestito dalla casa materna e l'ho riletto d'un fiato, con lo stesso piacere della prima volta.
E non è cosa da poco.
 L'ambientazione, il Gers, in Francia, il carattere della protagonista femminile, Juliette. Il suo essere sorella e madre single ma non in cerca di compagnia, l'idea di cambiare la propria vita per cercare ritmi e luoghi più confacenti a sè, la voglia di diventare imprenditrici di se stesse, mi sono piaciuti molto.
E poi la storia è divertente, scorrevole, non pesante.
Insomma, io ve lo consiglio vivamente, soprattutto se amate la Francia!

"Si cambia la propria vita con un colpo di testa o dopo lunga riflessione.
Molti sono coloro che accarezzano questo sogno.
Pochi osano varcare la soglia.
A qualsiasi età della vita, ogni essere umano ha il diritto di rilanciare i dadi.
Perché non tu?" 
Lorraine Fouchet

mercoledì 15 marzo 2017

Un pomeriggio "rubato"

Ieri la scuola materna del ricciolino chiudeva alle 14,00 per assemblea sindacale.
Siccome gli impegni lavorativi erano rimandabili, ho deciso di non cercare l'aiuto dei nonni e "dedicarci" un pomeriggio insieme.
In fondo, ogni tanto devo pur ricordarmi che sono una libera professionista!
Lui ha scelto di passarlo in piscina, dove non era più andato da dicembre, ma "senza corsi, solo io e te mamma".

Così ci siamo andati: alle 15.30 eravamo già in acqua e non siamo usciti che alle 17,00, tra vasca grande, in cui nuotare e fare i tuffi, e vasca bambini, in cui giocare a palla e "al coccodrillo" birbante.

Al rientro a casa ero distrutta, anche perchè mi aspettavano ancora mail e telefonate di lavoro e la solita ruotine serale di cena, dopo cena e casa.
Il ricciolino, invece, mai stanco è ancora andato dai nonni a giocare a calcio in giardino, prima del pasto!

E' stato un  pomeriggio "rubato", rubato al lavoro (e per questo un pò di senso di colpa c'è sempre) ed alla routine e, devo dirlo, ne è valsa la pena.

Ci siamo goduti il tempo insieme, tra gioco, spruzzi, risate e discorsi. Non ho avuto bisogno nè di gridare nè di sgridare e alla sera il ricciolino era felice del pomeriggio trascorso insieme quanto me, tanto da farmi promettere che: "Quando non hai lavoro e c'è un'altra giornata corta a scuola, lo rifacciamo mamma per favore?".

Momenti insieme che scaldano il cuore e fanno sentire bene.

Lo rifaremo eccome, te lo prometto ricciolino!!!


venerdì 10 marzo 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Correre o morire"

"Correre o morire" di Kilian Jornet, 

Vivalda Editori, I licheni 2.0, pag. 197



Per chi non conoscesse l'autore,  Kilian Jornet, classe 1987, e' un campione di scialpinismo e corse in montagna d'estate, che ha collezionato record straordinari, tra cui quello di velocità nella salita al Cervino.

In questo libro l'atleta parla di corsa e di corse, ricordandone alcune, descrivendo sensazioni, paesaggi e preparazione.

"Correre è un'arte, come dipingere un quadro o comporre un brano musicale. E per creare
un'opera d'arte bisogna aver chiari quattro concetti fondamentali: tecnica, lavoro, talento e
ispirazione.
E tutto ciò deve essere coniugato all'interno di un equilibrio vitale. Bisogna
padroneggiare la tecnica alla perfezione, evitare tutti i movimenti inutili, che non servono a
spingerci e a portarci più lontano, e che sprecano solo energia. Bisogna fare attenzione ai
movimenti, prendermene cura e proteggerli. Ogni corridore ha un modo naturale di correre e lo
deve assecondare, lo deve perfezionare."
Pag. 47

Però il libro è molto di più.
E' il racconto di storie di vita, dei pensieri e delle riflessioni di un atleta che è anche un grande uomo, perchè ha imparato a lottare, soffrire, affrontare successi e fallimenti e attribuire ad ogni gara il giusto valore.
E' dunque un libro che parla di corsa, ma anche dei valori di ogni sport, a qualunque livello sia praticato , nonchè di ideali, sogni e valori.
Che parla della vita e del modo in cui possiamo affrontarla.

"Nel momento in cui superi coloro che idolatravi e ti converti nel tuo stesso idolo, finisce la magiadello sport. I riferimenti servono a indicare un cammino, a sapere che devi lottare e lavorare per ottenere ciò che hanno ottenuto loro. E quando lo hai ottenuto, quando esiste solo una persona
che puoi superare e in cui puoi specchiarti, è quella persona sei tu stesso, vuol dire che non hai
capito niente...Se la persona che volevo imitare ero io stesso, non avevo margini di miglioramento,
ero bloccato e non potevo guardare con umiltà tutti coloro che erano superati da mio idolo.
Quando smarriamo la strada, quando il treno su cui viaggiamo si ferma perché ormai ha
attraversato tutte le stazioni che voleva attraversare, è allora che ci accorgiamo di non averne
attraversata nessuna, che nessun traguardo è reale, che nessuna vittoria è valida, se non dentro di
noi.

Alba sparì, ma andandosene mi fece capire che le vittorie hanno l'importanza che gli attribuiamo, e
che, per quante vittorie si ottengano, saranno valide solo per noi è che, fuori da questa cornice,
sicuramente saremo dei perdenti. Ognuno può essere re a casa sua, pero all'estero sarà
vulnerabile e si sentirà smarrito. E questo non mi demotivò affatto come se fossi un Forrest Gump
che correva, correva molto, ma non sapeva fare nient'altro, bensì mi diede la forza per trovare altri
idoli: quelli che sono in ogni persona. Mi spinse a cercare la forza in coloro che mi circondavano,
perché non è più forte colui che arriva per primo, bensì colui che gode maggiormente facendo ciò
che fa
". Pag. 141

Le parole dell'autore mi hanno colpita molto, per la loro lucidità, consapevolezza ed umiltà, che non ti aspetti da un campione di questo calibro.
E poi c'è una caratteristica di Kilian Jornet che me lo fa apprezzare e che ho notato anche quando ho avuto occasione di sentirlo parlare dal vivo, nel corso di una conferenza nel paesello vicino in cui raccontava della corsa al Cervino e della montagna.
Una caratteristica che si nota subito guardando un qualsiasi suo filmato di corsa e che traspare da ogni pagina del libro.

Kilian Jornet non si limita a correre. Lui salta tra le rocce ed i sentieri con vitalità ed entusiasmo. Lui corre sempre FELICE.
Guardate questo breve video, per capire.


Trasmette voglia di uscire, di andare in montagna, di mettere le ali ai piedi, di muoversi, di cercare il contatto con la natura, di fare.

Come una persona che fa esattamente quel che sente di essere nata per fare e che ama alla follia.
E non ce ne sono tante di persone così.

"La montagna è tornata grande e io sono diventato una semplice foglia il cui destino dipende da
come tira il vento. Però, alla fine, non è questo che cerchiamo quando andiamo in
montagna.Quando andiamo a correre sui crinali? Sentirci umani, sentirci insignificanti in questo
mondo, piccoli, circondati da una natura con una forza spropositata.
Come un neonato smarrito
che cerca sua madre per proteggersi dall'immensità di un mondo sconosciuto. E lottare per vincere
o, che poi è lo stesso, passare inosservati,
senza far rumore per non svegliare l'orco, tra questi
giganti che ci circondano, fino a raggiungere le braccia materne."
Pag. 114

Io, che già avevo apprezzato molto un altro suo libro, "La frontiera invisibile" (di cui ho parlato qui), più incentrato sulla montagna e sull'alpinismo e ricco, come questo, di riflessioni e pensieri capaci di colpire al cuore di ciascuno di noi, non posso che consigliarlo a tutti coloro che amano o vorrebbero amare la corsa o la corsa in montagna, o entrambi o comunque una pratica sportiva in generale, quale che sia.


Con questo post partecipo al consueto appuntamento con il Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

mercoledì 8 marzo 2017

A tutte le donne. A me. A voi.



Donne che studiano,
spesso più e meglio degli uomini,
donne che lavorano,
spesso più e meglio degli uomini,
perchè nascere donne significa anche presto
imparare che dovrai essere più brava, bella e competente,
per essere considerata nel mondo dello studio e del lavoro
almeno pari ad un uomo medio.
Donne che, nonostante questo,
guadagnano di meno dei colleghi uomini,
qualunque professione facciano o posizione rivestano.
Donne che lottano contro i pregiudizi
e le discriminazioni
Donne che non possono ancora scegliere
Donne che si interrogano incessantemente,
su come conciliare lavoro e maternità,
lavoro e femminilità,
su come crescere al meglio i figli,
su come aiutare i parenti,
su come contribuire alla salvaguardia ambientale,
su come proteggere la coppia dalle tempeste della vita.
Donne che si pongono mille dubbi,
anche quelli apparentemente futili,
il vestito giusto,
il trucco giusto,
la tinta sì o no.
Donne che corrono,
non solo dietro ai figli.
Donne che cadono
ed alla fine si rialzano
in un modo o nell'altro.
Donne che piangono,
per un amore finito
per un cuore spezzato
per un'amicizia perduta,
per i propri bambini
per un film commovente,
per il troppo ridere.
Donne che nuotano,
praticano arti marziali,
vanno in palestra,
fanno yoga.
Donne che alzano la testa e denunciano sopprusi
Donne che subiscono inermi
Donne che denunciano
Donne che hanno paura e non ce la fanno
Donne che chiedono aiuto
e muoiono inascoltate
Donne che chiedono aiutono
e poi aiutano a loro volta altre donne
Donne forti
Donne deboli
in gonna o pantaloni,
tacchi o
scarpe da ginnastica.
Donne da rossetto,
lucidalabbra o
burrocacao.
Mamme,
adottive, grazie alla fecondazione assistita,
di figli del partner,
di figli persi,
di figli trovati dopo tanto cercare
o per caso,
comunque mamme.
Figlie, compagne,
single per scelta o per caso,
ma comunque donne e complete,
perchè in coppia o no,
donne sono.
Donne che amano cucinare,
donne che lo odiano.
Casalinghe o in carriera,
expat o in patria.
Donne,
semplicemente donne.
Dolcemente complicate,
sempre,come diceva la famosa canzone.

A tutte le donne
(tranne quelle che scelgono consapevolmente di essere schiave di un uomo o di una gabbia
 o tramandano pregiudizi e discriminazioni, a quelle no o forse ancor di più, proprio a loro),
l'augurio di lasciarsi andare ad una piccola follia,
che faccia stare bene,
almeno oggi.
Che sia un bignè, una corsa con i capelli al vento,
uno smalto fucsia o una ciocca blu,
un acquisto assurdo o
una scelta importante, di pancia.
Che sia grande o piccola,
purchè sia.
A tutte le donne.
A me.
A voi.

lunedì 6 marzo 2017

Carnevale 2017: compendio

Anche quest'anno, il Carnevale è arrivato e passato.
Cosa mi ha lasciato?
Meno fotografie e meno partecipazione attiva dello scorso anno, per vari motivi, ma tante emozioni.


Il giovedi' pomeriggio è il stato il giorno del ricciolino, per l'ultimo anno nelle vesti di personaggio  dello storico carnevale di Pont Saint Martin dei piccoli, organizzato dalla sua scuola dell'infanzia.

Rispetto agli scorsi due anni, ha vissuto l'evento con piu' attesa e trepidazione ma anche con piu' timore, vista l'aumentata consapevolezza delle persone che lo avrebbero guardato sfilare ed il ruolo di maggiore "prestigio" affidato ai "bimbi grandi" (con scelta a sorteggio).

E' stato come al solito molto serio e "preso dalla sua parte", pero' ha partecipato in modo attivo, mostrando quanto sia cresciuto, sia allo spettacolo di percussioni, sia alla presentazione.

Era il re dei Salassi !




La domenica è stato il giorno della battaglia delle arance di Ivrea.


Nella zona di tiro riservata ai bambini nel Borghetto, tra i nostri Tuchini.
Il ricciolino si è buttato nella mischia con entusiasmo e senza paura, ogni anno che passa sempre piu' attirato dal nostro meraviglioso carnevale ed entusiasta di parteciparvi.
E' anche stato "ferito", andando con orgoglio a chiedere il ghiaccio alla tenda della Croce Rossa e senza piangere...un vero eporediese ed un vero Tuchino del Borghetto !


La botta non lo ha fermato e dopo una pausa, ha ripreso a tirare!


Il lunedi' pomeriggio è stato il giorno della sfilata delle Insulae e della corsa delle bighe al carnevale di Pont Saint Martin, nonchè degli amici.


Il ricciolino ha voluto vestirsi di nuovo da Capitan America e ha guardato la sfilata, riconoscendo amici e compagni di scuola o attività, per poi darsi a corse sfrenate e giochi con gli amichetti.


Un pomeriggio di allegria e di spettacolo.

Il martedi' pomeriggio il tempo era incerto ed io decisamente stanca, perchè mentre il ricciolino stava con i nonni io le mattine lavoravo.


Pero' non ci siamo fatti scoraggiare e siamo andati a vedere, sempre con amichetti, la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati.
Quest'anno io ho apprezzato piu' la sfilata del lunedi', ad essere sincera, che di solito mi perdo perchè vado a tirare ad Ivrea, comunque è stato un pomeriggio di relax, giochi e chiacchere.


Gli spettacoli pirotecnici serali li abbiamo saltati tutti, perchè la sera il ricciolino crollava dal sonno, tranne Rio de Ponteiros di venerdi' sera, al quale abbiamo fatto una breve comparsa per scambiare due chiacchere con i genitori di compagni di scuola.

E' andata bene cosi' ed abbiamo salutato il carnevale con la fiduciosa consapevolezza che l'appuntamento con questa festa è piu' certo dell'andamento delle stagioni !
Per fortuna, perchè che anno sarebbe, senza il Carnevale???

 Arvédze a giòbia 'n bot!