martedì 9 aprile 2013

Scene di ordinaria -ma anche no! - quotidianità

Ci sono cose che sfuggono, che non si riescono a spiegare.
Sono giorni strani, frenetici sul lavoro, progettuali a casa, sospesi nel clima, faticosi nel vivere, con il sonno sempre appiccicato alle palpebre.
E in tutto questo o forse per questo, tu, nanetto mio, hai deciso di inaugurare una nuova stagione, quella del mi sveglio almeno due o tre volte per notte e chiamo mamma - papà in successione e piango e voglio venire "di là" (= lettone) e cambiare il pannolino NO urla, isterismi, contorcimenti e il latte al mattino non lo voglio più, nè in tazza nè in bibe, ma neppure yogurt, biscotti, muffin al cioccolato, nulla.
Vorrei capire perchè, cosa c'è
Fino ad un paio di settimane fa dormivi tutta la notte filato, salvo rari episodi, scolavi il tuo biberon come un alpinista la sua pinta di birra di ritorno a valle, mangiavi di gusto biscotti o plum cake, chiaccheravi durante il cambio e la vestizione del mattino, brontolavi appena nei pit stop del pomeriggio e della sera.
E invece ora no.
Domenica, poi, hai dato il meglio di te, con capricci grandi come una casa tutto il pomeriggio, che avevamo deciso di dedicare, con la solita poca voglia, agli acquisti di primavera.
Sei così faticoso, ora, in quei momenti.
La tua mamma, che di pazienza ne ha sempre avuta poca, si fa prendere dall'ansia e dalla rabbia, perchè non sopporta non capire.
E poi, c'è che dopo il pomeriggio di capricci hai dormito sereno un paio d'ore e poi riso, giocato, dispensato bacini e chiaccherato felice, illuminando la serata con un'energia contagiosa.
C'è che tu corri, non cammini.
Le tue pile sono inesauribili, specie la sera.
E dopo aver saltato la colazione, mangi pranzo facendo i bis all'asilo, merenda e due piatti di zuppa di legumi e cereali la sera, seguiti da una pera e una banana.
Non chiedi più caramelle e cioccolato.
Ti lavi i dentini per ore, giochi con l'acqua e ridi, adori i palloni e corri incontro ai nonni felice di stare con loro e facendomi ciao ciao con la manina.
E sabato sera, a cena con il prozio, ti sei seduto sul seggiolone composto, ti sei messo il tovagliolo sulle gambine come noi, usandolo per pulirti bocca e manine, hai mangiato una pizza intera da solo, senza pasticci e senza capricci e poi patatine fritte, anche se con le manine e sei stato seduto per bene più di un'ora, senza rovesciare neanche un pò d'acqua.
C' è che stai di nuovo mettendo i dentini, che è cambiata l'ora e inizi ad imporre i tuoi gusti e spero che i risvegli notturni cessino presto. 
Perchè altrimenti mi riduco così: stanca, nervosa e dolcissimamente innamorata di te.

lunedì 8 aprile 2013

Cicloviaggiando parte seconda

 Ciclabile della Drava, da Dobbiaco a Villach (circa 150 km)

Lago di Villach, Austria

Cimitero austriaco, Sillian
Agosto 2010.
Dopo aver preso confidenza con la mia nuova bellissima bici da corsa, io e l'Alpmarito, dopo l'esperienza cicolturistica in Francia (http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/03/cicloviaggiando.html ) e ancora senza nani, abbiamo deciso di lanciarci in una vera vacanza in bicicletta, senza auto, con bagagli - al minimo- al seguito.
Ovviamente, siccome siamo masochisti, abbiamo scelto la ciclabile della Drava, che attraversa tutta l'Austria sino alla Slovenia seguendo il corso del fiume Drava, quindi in mezza montagna.
Sempre per via del nostro insano masochismo, non siamo partiti da Sillian, come fanno praticamente tutti i tour operator e gli amatori di viaggi in bici, ma da Dobbiaco, Italia, così ci siamo fatti subito un bel dislivello in salita!
Il resto del viaggio, che avrebbe dovuto portarci fino in Slovenia a Maribor, sarebbe stato in piano o discesa. Peccato che non avessimo controllato e metà percorso era sterrato e quindi impossibile con la bici da corsa.
Risultato: su e giù per paesini austriaci sulla strada, in molti tratti e stop a Villach, perchè poi la ciclabile sarebbe diventata veramente impraticabile per i nostri "attrezzi".
Ovviamente, anzichè in cinque o otto giorni, come i tuor, noi siamo arrivati a Villach, in Austria, nella zona dei laghi, poi abbiamo deciso di fare tutto il giro del lago e di pedalare per i dintorni, in quattro giorni e tre notti.
Ritorno in un comodissimo treno con tanto di vagone porta biciclette (ma perchè solo in Italia siamo messi così male, perchè????!!)
Su quattro giorni totali, ha piovuto...quattro giorni!
Un paio proprio di pioggia torrenziale, con aggiunta di aria fredda da anticipo d'inverno (a Sillan c'erano 3 gradi!!!E ovviamente l'ostello in cui avevamo pernottato aveva la cladaia furoi uso, quindi niente acqua calda per la doccia), gli altri con acquazzoni a intermittenza...nonostante questo, però, è stato bellissimo e lo rifarei domani.
Viaggiare in bici, con bagaglio essenziale e nessun pensiero in testa, al ritmo delle nostre gambe, per prati, fiumi, boschi e paeesini incantevoli, nel verde dell'Austria...ti rendi conto di quanto poco davvero contano gli oggetti materiali, di cosa - e chi - sia veramente essenziale, di quanto siamo fatti per stare all'aria aperta e usare il nostro corpo anzichè le automobili, di quanti chilometri si possano fare pedalando e di quante idee geniali e riflessioni possano nascere così, dal nulla, solo perchè per una volta si lasciano i pensieri liberi di vagare con i prorpi tempi..
Non avendo prenotato nulla in anticipo, abbiamo rischiato di restare fuori tutte le notti, io sono caduta e mi sono tagliata con la catena (ho ancora i segni), le borse dell'Alpmarito si sono rotte ma...andava bene tutto.
Abbiamo persino fatto una ferrata da brivido, affittando l'attrezzatura, lungo una cascata che alimentava un tempo, un mulino per la lavorazione della pietra.
E po abbiamo visitato lo stabilimento della Loacher (facendo incetta di cioccolato, ma gustato subito perchè tutto ciò che non si consuma, pesa) e vi assicuro che era proprio come la pubblicità: in una vallata abbastanza selvaggia, con un paesino di montagna con il suo bravo campanile sullo sfondo, i prati verdissimi e le mucche al pascolo (non viola, però, quella è la Milka)..mancavano solo gli gnometti!
La zona dei laghi, poi, è splendida, anche se nulla più del lago d'Orta o del lago Maggiore...a parte i prezzi, folli per un italiano.
E ora, riguardando queste foto, non posso che augurarmi che la primavera arrivi presto e intanto progettaree altre ciclovacanze, non appena il nano avrà imparato a pedalare....mentre la bicicletta, ahimè, arruginisce in garage.

Questo post partecipa all'iniziativa di Francesca Papatofriendly, il Fotoviaggiando del lunedì: questa settimana http://patatofriendly.blogspot.it/2013/04/fotoviaggiando-irlanda-e-lamica-inattesa.html.

sabato 6 aprile 2013

Una settimana intensa

E' stata una settimana intensa.
Tre giorni di festa molto belli, trascorsi con la famiglia e cari amici.
Tre giorni che però hanno richiesto un intenso sforzo lavorativo nella settimana precedente e in quella appena trascorsa.
Quando il lavoro c'è non ci si lamenta, si lavora e basta, ma il tempo per scrivere scomprare, perchè la famiglia e gli impegni quotidiani prevalgono.
Ho voglia di raccontare tanto, di sfogarmi in questo mio piccolo angolo privato.
La decisione per la casa che si fa sempre più concreta, i dubbi e le paure, i problemi burocratici e le discussioni in famiglia, la crescita straordinaria del nano, che ogni giorno arricchisce il suo vocabolario e ci sorprende, che non ci lascia dormire bene la notte, che ha mal di denti e la congiuntivite ma anche tanta allegria, voglia di correre e giocare a palla in queste prime giornate di tiepida (molto tiepida) primavera.
HO voglia di belle foto e buone notizie, nonostante tutto.
Ho voglia di libri e poesie, da descrivere e riportare.
Ho voglia di riflessioni un pò "fuori tema" ma che mi appartengono, perchè gli spunti nella vita sono tanti e qualche volta è bello fermarsi e non passare in fretta ad altro.
E non ho abbastanza tempo.
Voglio pensare positivo.
Perchè questo è il mese in cui mi sono sposata, è il mese in cui è nato l'Alpmarito, è il mese di fioritura dei miei fiori preferiti.
Eppure non riesco a farmelo piacere, non riesco a dimenticare che in questo mese ho visto andarsene una persona cara.
E allora pensare ad altro a volte aiuta, almeno per un pò.

venerdì 29 marzo 2013

Mettici un'ora al nido e...

.......trovi positività
Ieri è stata una giornata intensa.
Io e l'Alpmarito, insieme alle mamme di altri due bimbi della stessa età del nano, siamo stati al Nido un'ora e mezza per vedere i nostri bimbi nel loro ambiente.
E' stato emozionante e bellissimo.
Il nano era sorpreso e felice di vederci, abbiamo giocato a fare travasi con la farina gialla e tanti vasetti e mulinelli, come quelli per la sabbia, a piedi nudi, con i tre piccoli e altri bimbi appena più grandi.
Tutti interagivano serenamente con noi, il nano mi lanciava la farina e sporcava i pantaloni tutto felice, ed incredibilmente, proprio i tre piccoli sono stati quelli che si sono concentrati più a lungo sul gioco, per quasi un'ora.
Forse forse, nei momenti di crisi potrei riempire la vaschetta del bagnetto di farina gialla e piazzarla in salotto!!!!
Poi ci siamo sposati in un'ampio salone dedicato a corse e capriole, abbiamo fatto una battaglia di palline asserragliati nel castello contro il papà e i bimbi fuori, e poi scivoli, saltelli sulla palla gonfiabile e tuffi in un mare di palline (ma quanto mi piacciono????)
Sono stati dei momenti gioiosi, spensierati, allegri, teneri e commoventi al tempo stesso.
E quando siamo usciti, lasciando i bimbi a prepararsi per il pranzo, il nano non voleva allontanarsi dal papà, poi però è bastato che la sua maestra preferita gli proponesse di aiutarla a riordinare i giochi, che le ha preso la mano e ci ha salutati.
E si vede che la maestra lo conosce bene, il mio nanetto già tanto grande, per molti aspetti, e tutto precisino.
Quando sono andata a prenderlo, un'altra maestra mi ha riferito che mentre mangiava la pappa continuava a racconatrle che aveva "oato" con la "faina" con mamma e papà.
Ho sempre saputo che al Nido il nano è ben inserito e si diverte, perchè ci va volentieri e fosse per lui, anche se è contento di vedermi quando arrivo, credo si fermerebbe anche qualche ora in più. Vederlo con i nostri occhi, però, è stato veramente bello e rassicurante.
Ho persino provato un pò di invidia per le maestre che trascorrono il loro tempo lavorativo con dei nanetti così simpatici, allegri, teneri. Io, che ho sempre pensato fosse un lavoro massacrante e che non farebbe per me prendermi cura di tutti quei bimbi non miei, in quel momento le ho invidiate.
Anche se ogni tanto il nano torna a casa con qualche graffio o livido, ho avuto la conferma che abbiamo fatto la scleta giusta per lui. Rassicurante.
E poi dopo cena sono anche andata al corso di fotografia ed è stato bello, anche se ora ho sonno da morire.
Ho bisogno di positività, in questo momento di difficili decisioni, conflitti e discussioni per una casa che non è quella che vorrei, perchè non so quello che vorrei e non riesco a trovare il coraggio di rischiare e la chiave per farmi capire, ma di cui non si può più fare a meno.
E incredibilmente, ora splende anche il sole.
Speriamo duri.


giovedì 28 marzo 2013

Di una bella collaborazione e di passeggini

Da oggi inizio una nuova piccola avventura.
Una collaborazione (free) con un bel sito, in divenire: http://www.consiglididonna.it, gestito da una coppia davvero gentile, competente e simpatica.
Quindi, ogni tanto, troverete dei miei articoli anche lì.
Niente di stratosferico, è solo un hobby, ma visto che mi piace scrivere e trovo molto bella l'idea di essere d'aiuto, nel nostro piccolo, ad altre donne e mamme alle prese con maternità, vita quotidiana e nanetti, ho colto questa bella opportunità.
Spero che abbiate voglia di andare a sbirciare su questo sito, tra l'altro molto carino...

Questa volta, vi racconto di come io e l'Alpmarito abbiamo scelto e trovato passeggino e trio (nel nostro caso, in realtà, duo): http://www.consiglididonna.it/durante-la-gravidanza/tempo-libero/acquisti-per-il-bebe/scelta-del-passeggino

lunedì 25 marzo 2013

Il suono dell'amicizia



Nel tempo, alcune amicizie mi hanno deluso e fatto soffrire.
Ho vissuto la fine di un’amicizia come una tragedia, l’emozione amplificata dall’adolescenza, la delusione accuita dal fatto di aver dedicato anni e anni a coltivare quel sentimento, a condividere la vita, i giochi, i pensieri, i sogni, gli amori con una persona che poi ha scelto altre, non all’altezza ma più in vista, più “famose”.
Ed è stato un perdersi per mai più ritrovarsi, troppo cose non dette, non chiarite, troppi silenzi, troppi torti o presunti tali e adesso non so più neanche perchè è finita, ma so che è stato un dolore forte e ora quando la vedo non c’è più nulla, neppure rimapianto, solo indifferenza.
Altre volte, l’amicizia si è persa in scuole diverse, studi diverse, “giri” diversi, stemperandosi con il tempo, come un’acquarello bagnato dalla pioggia.
E mi è rimasto un senso di nostalgia, perchè il filo che ci uniova ci è scivolato di mano in un torrente vorticoso di impegni e conoscenze e quando ce ne siamo accorti era ormai troppo tardi, troppo difficile, o forse, semplicemente, non ci univa più nulla.
Poi ci sono le volte, tante, troppe, in cui credevo in quel sentimento più di quanto ci credesse l’altra/o e qaundo pensavi di essere importante, un amico intimo, un confidente prezioso e scopri che non lo sei, fa male, anche se sei già “grande” e di delusioni ne hai già patite.
Il fatto è che per me l’amicizia è qualcosa che dura nel tempo e non nasce mica con tutti, ma quando c’è è profonda e duratura.
Per altri, però, evidentemente no.
E allora è ancora più bello ed emozionanate scoprire che certi amici, invece, non mi hanno mai lasciata.
Ci sono stati in momenti per me cruciali, anche se forse non lo sapevano neppure che per me fosse così importante. Ci sono al di là del tempo e dello spazio.
Sono quelli amici che senti poco, ma ogni volta è come se non vi foste mai lasciati. Quelli che anche se hanno fatto scelte di vita e percorsi diversi, se sono diversi per idee e opinioni, sono uguali a te o complementari a te e vuoi loro bene, perchè loro ne vogliono a te e sai che ti conoscono davvero e ti accettano.
Sabato sera, finalmente, ho avuto a cena un’amica così e mi ha detto quello che pensavo anche io: so che non ho bisogno di chiamarti tutte le settimane per restare amici.
Ed è stato bello e piacevole e non c’era bisogno di parlare di massimi sistemi perchè il bello era essere insieme e basta, così, con i nostri nani che giocavano e interagivano e le risate “di pancia”, uno sguardo complice e tutto come 28 anni fa...quando eravamo poco più grandi dei nostri nani e ci divertivamo.
E allora, amica cara, anche se non sai neppure di questo blog, perchè mi vergogno a dire che c’è, che scrivo, che sono anche questa,, ho sentito voglia di renderti parte di questo, in qualche modo.
E forse, alla fine, a te lo dirò, che mi trovi anche qui.

domenica 24 marzo 2013

Come zucchero filato



Monterosaski, per me, il più comprensorio di Piemonte e Valle d'Aosta (salvo Limone Piemonte e La Thuile, che ancora non conosco)




Ci sono giorni soffici, come un bastoncino di zucchero filato, freschi e leggermente frizzanti, come un bicchiere d’acqua gassata.
Ci sono giorni lievi e caldi, di un tepore che nasce da dentro.
Sono i giorni in cui ti prendi una pausa, anche se solo per una mattinata, e vai a sciare e ritrovi come d’incanto i sorrisi, la complicità, la leggerezza dell’amore e del tempo.
E la neve di primo mattino, di quella che sai già che all’una sarà sci d’acqua ma per intanto è perfetta e te ne freghi perchè tanto all’una sarai a mangiarti le mitiche crespelle alla valdostana nel tuo rifugio preferito, insieme a Lui e ad un bicchiere di rosso (e di troppo), dove ti senti sempre a casa perchè è anche casa tua, lì ci hai lavorato, lì conosci, lì hanno visto nascere il vostro amore.
E scii, con le piste quasi vuote, solo stranieri in settimana bianca e niente code e niente ressa, anche se qualche badòla riesce comunque a tagliarti la strada e non capisci come si possa essere così incapaci e noncuranti.
Ma pazienza.
Perchè è un giorno speciale e il cielo per il momento è azzurro e anche se poi si velerà non importa perchè vivi il presente e dopo ci sarà il nano da andare a prendere all’asilo e la casa e il lavoro.
Ma non ora.
Ora ci sono le piste per te, per Lui, per gli sci ancora nuovi, perchè da Natale a oggi non è che le occasioni siano state tante.
E si scia, una pista dopo l’altra, una nera dopo l’altra, senza fiato e senza soste, e piega le gambe, le lamine che mordono e il vento tra i capelli, che tanto comunque fa caldo.
Il sole in seggiovia, poche curve spinte e tanta velocità, che questi sono sci da gara e mica si possono far solo pascolare, bisogna mordere la neve, se no cosa li ho a fare e tanto la nera è tutta nostra e per una volta si può spingere al massimo.
Una discesa dopo l’altra.
Quattro ore di fuoco e di neve, che sudi e fili via e ti senti brava ed elegante, anche se non è tutto merito tuo, hai gli sci giusti e la neve perfetta e tanta potenza nelle gambe.


E poi, al pelo, l’ultima seggiovia consentita dallo skipass (che non si spreca nulla) e il rifugio e un amico che aspetta e le crespelle messe da parte, nulla lasciato al caso.

Chiacchere, bis e torta ai mirtilli, caffè e per qualcuno anche il pussa-caffè e poi l’ultima nera goduta fino in fondo, in un soffio, mentre superi i badòla della domenicache un pò ti fanno pena e un pò li ammiri, perchè se tu facessi così fatica a scendere non avresti mai la forza e la voglia di farti tanti chilometri per una pista.
 
Il nano che ci aspetta a casa, baci e risate, una doccia, un paio di mail, due telefonate, giochi e aperitivo con amici, che la giornata va vissuta fino in fondo..


E poi...... niente, si va a letto con le ginocchia gonfie e doloranti, le spalle anchilosate e due, solo due pensieri: se continuo così, con questi sci, è meglio che il casco me lo compri davvero e........ma come diavolo facevamo, solo qualche anno fa, beati universitari, a farlo tutte le settimane, più volte a settimana, tutto il giorno, con un panino al volo???????
E' l’età, ma l'essenziale, in fondo, resta.


p.s. Ma domani, riuscirò a camminare? Sonno profondo.

venerdì 22 marzo 2013

"Il problema è che viviamo"



“- Il problema non è il cibo, non è la fame a farci soffrire.
  - E allora cosa?
  - Il problema è che viviamo. Che troviamo sempre quel tanto che basta per tenerci in vita e così siamo obbigati a restare  in quest’inferno.”

Non credo e non voglio credere che un simile dialogo possa davvero avvenire tra due bambini di dieci  anni.
Forse, però, quando vivi in strada in una città come Bombay fin dalla nascita, dieci anni valgono una vita intera.
Chmadi, il protagonista di questo romanzo, così lirico e così drammatico nello stesso tempo, che è “Il bambino con i petali in tasca” di Anosh Irani,  sa  riconoscere i bambini orfani come lui dagli occhi, che hanno sempre una patina di tristezza che nulla sa far passare.
Però sopravvivono, almeno alcuni, e per questo si sentono fortunati e condannati al tempo stesso.
Chamdi soppravvive grazie al suo passato all’orfanotrofio, dove è stato in qualche modo amato e accudito e dove ha potuto fare scorta di sentimenti ed insegnamenti positivi.
Grazie ad essi, o forse perchè è la sua indole, Chamdi sogna ad occhi aperti e alimenta una speranza che non si infrangerà neppure dinnanzi alla morte di un amico, alla violenza di un “padrone”, alla tragedia di un omicidio.
Perchè , nonostante tutto, il cuore di Chamdi è  buono, come quello  della sua amica Guddu, c he vola con la forza di una canzone.
La speranza, la fantasia  e  l’amicizia sono paracaduti indistruttibili e preziosi, come i petali colorati di una bungavillea.

“L’uomo ha gli occhi chiusi ma parlotta tra sè. Anche Amma lo fa, pensa Chamdi. Una città di così tante persone, e loro non riescono a parlare con nessuno”.

Vale  senz’altro la pena di leggere questo romanzo ma forse, se stavate programmando un viaggio in India, ve ne passerà la voglia.
O forse no , e guarderete i bambini con altri occhi.

Questo post partecipa al Venerdì del Libro di HomeMade Mamma, http://www.homemademamma.com/category/venerdi-del-libro/

giovedì 21 marzo 2013

Blog che ispirano (ed inspirano)!

Una persona il cui blog conoscevo poco poco e che sto inparando ad apprezzare (http://ilmiograndecaos.blogspot.it/2013/03/very-inspiring-blogger.html)  mi ha fatto la gradita sopresa di mandarmi questo premio oltre che farmi dei complimenti che mi fanno piacere, un grande piacere.
E allora, non posso che stare alle regole, che pare prevedano dica sette cose di me, e passi il testimone ad altri.

1. Mi capita di ricordare intere frasi, poesie, copertine,titoli e autori, nomi dei protagonisti, luoghi e descrizioni di un libro ma dimenticare come finisce. Credo sia il mio subconscio che vuole che li rilegga.
2. Per restare in tema.....spesso leggo le ultime due pagine del libro dopo il primo capitolo. DEVO sapere come finirà o almeno illudermi di saperlo, altrimenti non riesco a godermi tutto quello che sta in mezzo, ossia la parte più bella.
3. Mi mangio le unghie e non metto mai lo smalto.
4. Non mi trucco perchè praticamente tutte le marche mi creano irritazione e dopo un paio d'ore non le sopporto.
5. Ho tantissime allergie, alimentari e no.
6. Adoro i cappelli e ogni tanto ne compro qualcuno anche se poi non oso metterli
7. Il pomeriggio, spesso lavoro o scrivo al computer con il nano in braccio che dorme, perchè mi piace averlo vicino e sentire il suo corpicino caldo e il suo respiro (ma non ditelo al papà, che penserebbe che lo vizi troppo!)

Quanto a chi inviare il premio...
http://contofinoa3.blogspot.it/ perchè questa donna, questa mamma, è forte e mi piace, anche quando è in crisi...
http://aspettandogiulia.blogspot.it/, perchè sua figlia, che si chiama come me, è un mito, perchè riesce a raccontare episodi di vita quotidiana con passione e amore, perchè la leggo sempre volentieri
http://dafidanzataamoglie.blogspot.it/, perchè l'ho scoperta da poco ma mi ha già fatto tanto ridere
http://quasigiovane.blogspot.it/, perchè le sue parole spesso sono poesie, perchè è giovane e saggia al tempo stesso, perchè leggo il suo blog da poco ma non ho intenzione di smettere
e infine a 
perchè mi sono accorta che spesso la pensiamo nello stesso modo e altre volte no, ma è sempre aperta al confronto schietto e la sua opinione è sempre motivata e ....niente, mi piacciono le persone coerenti e mi pare che lei lo sia.

mercoledì 20 marzo 2013

Sfide quotidiane e strategie di sopravvivenza

Questo post partecipa al blogstorming di genitoricrescono: http://genitoricrescono.com/sfide-quotidiane-strategie-sopravvivenza/

Il tema di questo mese mi ha portato indietro nel tempo, e poi costretto all'autocritica.

Mio padre aveva adottato la tecnica del "conto fino a tre e poi le prendi" (tranquilli, non c'è bisogno del telefono azzurro): quando stavamo esagerando e non c'era più spazio per trattative, partiva l'avvertimento e poi iniziava a contare.
In certi casi, il tre si dilatava all'infinito (uno, uno e un quarto, uno e mezzo, uno e tre quarti, due ecc.), ed era quando noi iniziavamo ad obbedire ma non avremmo mai potuto concludere in tempo (ad es. riordinare il caos della nostra cameretta o finire gli spinaci nel piatto o prepararci per andare a letto). In questi casi, se persisteva la disobbedienza, semplicemente ci sollevava di peso e ci aiutava fisicamente a fare ciò che dovevamo (di "darle" davvero, neanche il gesto).
In altri ancora, il tre era davvero tre e se non si obbediva, scattava la punizione, sotto forma di sottrazione del giocattolo oggetto di litigio, dipartita prematura dalla festa ecc.: niente di grave ma efficace, anche perchè poi difficilmente tornavano sulle loro decisioni (di solito si trattava di casi in cui questo tipo di conteggio lo usava la mamma).
Poi c'erano i fatti gravi, quelle disobbedienze che provocavano danni fisici al fratello /sorella, episodi di malaeducazione non tollerabile (es., parolaccia a mamma o papà), rottura di oggetti di valore o, gravissimi, comportavano il mettersi in situazioni di pericolo (almeno ad insindacabile giudizio dei genitori!): correre sul marciapiede, uscire dalla porta senza la mano, affacciarsi al balcono ecc.
Lì, il tre era un limite invalicabile. Dopo, se lo si ignorava, pacca sulle mani/sberla sul sedere o ceffone.

Io, da mio padre, ricordo una sola sberla. Da mia madre forse un paio (anche se facevano meno male).
Evidentemente, non ne abusavano. Anche perchè lo scopo non era fare male.
Non serviva: bastava sentire il tono e guardarli per capire che sarebbero stati guai.

Ora, il nano è ancora piccolo e per ora mi sono limitata a qualche lieve pacca sulle mani e basta, dubito che saprei arrivare allo schiaffo e non ho nessuna intenzione di farlo. Però in un paio di occasioni ho contato fino a tre e poi gli ho tolto il gioco.
Piange, certo, ma capisce. Io, invece, rimango con il magone a lungo, anche se dopo ci coccoliamo.
Quando si lancia in capricci (per fortuna raramente), lo lascio sfogare, se riesco tenendolo in braccio. Poi gli passa da sè.

Le sfide quitidiane, comunque, sono altre, come far quadrare tutti gli impegni, riuscire a lavorare e stare con lui senza trascurare troppo il marito ecc.
In qualche modo per ora siamo sopravvissuti, anche se ho avuto qualche crisi isterica di cui mi pento ma è così, quando ci vuole ci vuole.
E poi lavoro. 
Andare in ufficio o lavorare da casa, ma lavorare, mi fa sentire utile, mi appaga, mi ricorda che sono anche una professionista, che esiste ancora quella parte di me.
E poi, lo sport.
Di solito una sera a settimana io, l'Alpmarito andiamo in palestra ad arrampicare DA SOLI e qualche sabato o domenica mattina siamo andati a sciare o a fare scialpinismo, anche solo per tre ore, da soli di solito o con amici. Perchè ora siamo genitori,  ma rimaniamo persone con interessi e passioni e una coppia, anche.
Un'altra sera a settimana invece,  portiamo anche il nano in palestra con noi. Arrampichiamo poco ma lui ride, corre, salta sui tappetoni, gioca con le prese e la palla, si rotola nella polvere e gongola..e poi dorme profondamente. E il weekend a giocare fuori o a camminare o in piscina, ogni volta che è possibile, così si sfoga.

E questa non è strategia, è sopravvivenza.