venerdì 19 settembre 2014

"Voglio le coccole!" e Torey L.Hayden

"Voglio le coccole" di Carol Roth e Valeri Gorbachev , ed. Nord - Sud, 2004

E' già qualche mese che il nano si è letteralmente innamorato di questo libro illustrato, tanto da farselo leggere più volte al giorno e non solo prima di andare a nanna.
Lo abbiamo preso in biblioteca una volta, due, tre...e ogni volta riportarlo e' un dramma.
Peccato che non si trovi più in commercio e che tutte le librerie dei dintorni non lo abbaino più.
Ho anche scritto alla casa editrice ma non mi hanno neppure risposto (il che non fa loro per nulla onore e mi fa passare la voglia di comperare altri libri della Nord - Sud).


L'albo racconta la dolcissima storia di Ricciolino, un agnellino che vive in una fattoria.
Al tramonto, quando arriva l'ora di andare a nanna, Ricciolino non trova la sua mamma ed è triste: "Oh, chi mi rimbocca le coperte adesso?"
Tutte le "mamme" animali della fattoria, la gatta, la maialina, la cavallina, l'anatra e l'asinella si offrono di aiutarlo, come se fosse il loro cucciolo ma....nessuna di loro e' la mamma!!!
Per fortuna, quando Ricciolino sta ormai per perdere le speranze, ecco che la sua mamma ritorna e lo mette a letto nel modo giusto, con il "loro" rito speciale.


Perché la mamma e' sempre la mamma! (E le illustrazioni di questo libro davvero belle!!)
&

"L'innocenza delle volpi" di Torey L. Hayden, ed. Corbaccio, pag. 353, Euro 16,90

 

Dixie ha perso suo figlio e vive con Billy, un uomo insensibile ed insulso che ogni tanto la picchia ma che lei, per qualche ragione, ama e giustifica, perché "in fondo non è cattivo".

Tennesee ha nove anni, una madre che non lo vuole troppo spesso tra i piedi ed un padre, 

Spencer, che non lo considera neppure suo figlio e non lo chiama per nome, perché lui è' un divo del cinema che considera gli altri solo nel limite in cui gli sono utili.
Fa così anche con Sidonie, giovanissima e bellissima ragazza che gli fa da segretaria, amante e tutto fare.
Spencer, come altri attori famosi, ha acquistato un enorme ranch nel Montana, ad Abundance, cittadina spersa in mezzo alle montagne, un tempo fiorente e oggi ridotta a parco divertimento per ricchi riservati, che non vogliono mischiarsi alla gente del posto. Preferiscono giocare a fare i cowboy, mentre quelli veri, come Billy, si arrabattano a sopravvivere e si bevono i magri guadagni al bar.

Poi un giorno, Dixie incrocia Spencer, Billy incrocia Tennesee e la vita di tutti e quattro ne esce stravolta.
Un rapimento che diventa un legame, un'occasione di crescita e di redenzione e che aiuterà tutti a rivedere le proprie scelte e riconsiderare i propri valori.
Fino ad un finale solo parzialmente lieto, come nella vita vera.

Un bel romanzo, che invita a continuare a leggere, non manca di introspezione, sentimenti e spunti di riflessione e che lascia qualcosa dentro.
Soprattutto per il personaggio di Dixie, una donna forte dall'infanzia difficile, con pochi soldi, praticamente nessuna istruzione ma tanto buonsenso, spirito pratico, affetto da donare e la saggezza della persone che vivono a contatto nella natura e hanno imparato a loro spese ad arrangiarsi da sole.
Mi aspettavo un libro che raccontasse una delle sue esperienze di insegnante con bambini sfortunati, come "Una bambina" (bellissimo!), "La figlia della tigre" e molti altri (li ho letti tutti), invece questo e' un romanzo ma il bambino in difficoltà c'è e pure una donna coraggiosa.
Consigliato, anche se diverso dai suoi libri "autobiografici".
Alcuni passaggi che mi sono piaciuti molto.

"...Ecco perché Phoebe e' vegetariana.Lei non mangia niente che abbia una faccia."
"Si uccide comunque. Anche le piante sono vive. Per la nostra sopravvivenza, altre cose devono morire. E' così che funziona il mondo", replico' Dixie.
"Le piante non sono come gli animali" ribatté il ragazzo. "Loro non sentono le cose."
"Come fai a saperlo? Solo perché una cosa non ti somiglia, non è detto che non provi qualcosa. E, solo perché ti somiglia, una cosa non ha più diritti di qualcos'altro che è diverso da te.Comunque, vedi qui?" Dixie sollevo il labbro superiore con un dito. "Questi denti si chiamano canini. Servono per mangiare la carne. E noi abbiamo uno stomaco per mangiare la carne. Se Dio avesse voluto lasciarci mangiare solo vegetali, ci avrebbe dato un sacco di interiora in più, come le mucche, per poterli digerire meglio, ma Lui non lo ha fatto. E, secondo me, Dio non fa errori. La questione non è se e' giusto ammazzare le piante ma non gli animali. Il punto e' apprezzare ciò che deve morire per mantenerti in vita, e quindi non devi mai darlo per scontato, ne' sperperarlo, ne' considerarlo con leggerezza." (Pag. 265).

"Ti capisco. Sono i tuoi genitori, ed e' un bene che i bambini prestino attenzione a quello che dicono i genitori. Ti comporti bene quando mi racconti tutto quello che pensano Phoebe e tuo padre. Ma la verità, Joker, e' che i genitori ci sono per guidati, non per farti diventare come loro. E' giusto che tu sia quello che sei, anche se nessun altro la pensa così." (Pag. 278).

"..Nei film le cose brutte accadono solo ai cattivi, e i buoni hanno sempre il loro lieto fine, Ma questi sono solo sogni.Il mondo reale non funziona così. Nel mondo reale, non abbiamo quel genere di controllo.Le brutte cose accadono a tutti, anche a quelli buoni, e non c'è nessun lieto fine."
Il ragazzo comincio' a piangere:"Perché mi dici questo?"
"Perché è importante saperlo.Altrimenti e' troppo facile lasciarsi sviare e credere che se si guadagneranno abbastanza soldi, o si apparirà abbastanza belli, o se si si innamorerà della persona giusta, allora tutto andrà come nei film. Così si finisce per passare la vita tentando di ottenere un minimo di controllo delle cose, che in realtà non esiste. E non si capisce che la felicità non sta nella perfezione del mondo. Sta nell'accettare il fatto che non è perfetto." (Pag. 350).

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma, a cui, peraltro, appartiene la recensione che mi ha spinto a cercare questo volume in biblioteca.




martedì 16 settembre 2014

Aggiornamento dal fronte "scuola materna"

Eccoci arrivati al quarto giorno di scuola materna  (o scuola dell'infanzia, come la chiamano adesso, anche se io continuo a parlare di "asilo" - son vecchia, che volete farci).

Giovedì, primo giorno, il nano, dopo l'iniziale eccitazione (durata il tempo dei preparativi il giorno prima e svanita nell'atrio della scuola)  ha  pianto sia al mattino sia quando siamo andati a prenderlo, alle 16.30.
Stava giocando in giardino, ci ha visti e la tensione che probabilmente aveva accumulato si è sfogata in un pianto liberatorio.
Venerdì, pianto a casa prima di arrivare a scuola, poi un saluto magonato ma senza lacrime.
Peccato che quando l'Alpmarito è andato a prenderlo, il nano ha chiaramente dichiarato che lui in quella scuola non ci sarebbe tornato.
E lo ha ripetuto per tutto il fine settimana, tra un pianto e l'altro, nei momenti più improbabili.
Ieri, tragedia ad andare, momenti di crisi durante la giornata e piantino all'uscita.
Questa mattina, pure peggio, con tanto di lettone di notte, incubi notturni e dichiarazioni d'amore e fedeltà al "suo asilo nido" e alla "sua maestra Marina".

Devo ammettere che sono rimasta spiazzata.
Forse nella vita è sempre così, in quella di mamma in particolare.
Ti aspetti problemi e difficoltà, ti prepari psicologicamente e non al peggio, ti armi di pazienza e temi il peggio e invece...tutto fila via liscio e veloce, qausi senza sforzo, e tu ti senti una stipuda per esserti fatta per giorni settimane inutili paranoie (vedi "spannolinamento" e "inserimento al nido").

Pensi che sia tutto pronto, che sarà facile me parti fiduciosa e tranquilla e invece...difficoltà e ansie che non ti aspettavi.
Persino quello che pensavi sarebbe stato un punto di forza, avere a fianco della scuola nuova il nido, a portata di saluto, con i giardini separati solo da una siepe e le maestre che si salutano e chiaccherano, si rivela invece un'arma a doppio taglio, alimentando la nostalgia del nano.

Non gli piace neppure più la cucina, che è rimasta la stessa e che adorava!

Mi sto ricredendo sulla storia dell'inserimento graduale, che pensavo non essere necessario, visto che aveva già frequentato senza problemi il nido.
Come al solito, non si sa finchè non si prova sul campo.

Per ora tengo duro e continuo ad andarlo a prendere alle 16.30 (già un'ora prima della ruotine prevista), tanto domani è mercoledì e le scuole qui il mercoledì fanno solo il mattino, sino a dopo pranzo.
Ditemi che è normale, però, e che passerà presto, perchè fingo serenità e tranquillità ma magono e soffro, eccome se magono!!! (Tra l'altro, forse il verbo "magonare" neppure esiste, però rende l'idea di quella stretta allo stomaco, alle viscere, che non molla e ti salire il groppo in gola).

p.s. Per non farci mancare nulla, pare ci siano già i pidocchi in giro, al secondo giorno.
Che dite, si inizia con trattamenti preventivi? Servono? Suggerimenti?

venerdì 12 settembre 2014

Tra "Ragazze mancine" della "Torino bene", fattorie francesi, ispettori di polizia e contadine scontrose

Nel mese di agosto, avendo trascorso gran parte delle mie "vacanze" a casa, ho avuto modo di leggere molto (c'è sempre un aspetto positivo!).
Siccome dopo "Non dirmi che hai paura" e "Il bambino della casa numero 10", bellissimi ma forti, avevo bisogno di un po' di leggerezza, ho cambiato genere, regalandomi l'ultimo romanzo dei Stefania Bertola (autrice di "La soavissima discordia dell'amore", "Ne parliamo a cena", La luna di Luxor, "Il primo miracolo di George Harrison" e di molti altri romanzi, di cui vi parlerò, prima o poi), che adoro, e un libro in francese che è stato una vera rivelazione.
"Ragazze mancine" di Stefania Bertola, ed. Einaudi, Euro 18,50, pag. 277
Adele ed Eva sono due ragazze completamente diverse, anche se accumunate dal vivere entrambe un po' in un mondo tutto loro.
Adele nella vita ha un'unico obiettivo: non lavorare. Vuole andare ai concerti, visitare i musei, leggere e studiare ma senza alcun fine professionale. Tutta la sua infanzia, il suo percorso scolastico ed universitario e le sue scelte sono sempre state dirette a trovare un buon partito da sposare. E' c'è riuscita, sino ai 30 anni.
Eva, invece, mantiene se stessa e la figlia facendo mille lavori diversi, spesso in contemporanea.
Eppure e' serena, perché ha un segreto.
Quando le due ragazze si incontreranno, ad un casello autostradale, in un momento difficile per entrambe, troveranno il modo di aiutarsi e cambiare la propria vita.
Animatori di villaggio, proprietari di aziende agricole, avvocati di grido, madame e madamine torinesi, autisti e domestiche, si intrecciano alle protagoniste, in espisodi surreali e divertenti.
Avvenimenti improbabili, rocambolesche avventure, nuovi amori, nuovi lavori e tante risate, nel consueto scenario della bella Torino, per una lettura distensiva e piacevole ma non scevra di ironia e riflessioni sulla società, l'amore e le scelte di vita.
In questo romanzo, Stefania Bertola non delude: consigliato!
*****
"Marie d'en haut" di Agnes Ledig, ed. Pocket (www.pocket.fr), Euro 6,70 (In Italia), pag. 318.
C'era una volta un ispettore di polizia appassionato di VTT (velo' tout terrain, in pratica montain bike), molto asociale e un po' acidello, chiamato a indagare su un caso di lesioni, che si trovo' ad interrogare una contadina dal carattere scontroso ma molto carina, che abitava tutta sola nel bel mezzo di una zona montagnosa e isolata della campagna francese, e poi scopri'...un amico, un cane e...
no, il romanzo non inizia così, questa e' solo l'estrema sintesi della vicenda che da avvio ad un rapporto speciale, tra l'ispettore, una contadina originale e l'amico di lei e non solo
E' un romanzo divertente, ironico, che parla di infanzia difficile, di infanzia felice, di una maternità non convenzionale, di una procreazione un po' particolare, di amore, quello tra un uomo ed una donna e quello tra amici, quello filiale e quello materno, in un intreccio in cui non mancano sentimenti, colpi di scena, situazioni esilaranti e commozione.
Scorrevole e piacevole, anche per i molti giri di parole (che io non sempre ho colto), per il linguaggio semplice, con qualche "gros mot" senza mai essere volgare con protagonisti difficili da dimenticare, immersi nella montagna e campagna francese.
Vermante carino e, naturalmente, consigliato.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Paola.

mercoledì 10 settembre 2014

Un nuovo inizio

Fra poco andrò a prendere il mio bambino al nido e, come al solito, metterò le sovra scarpe e entrerò nell'aula, parlerò con le maestre, vedrò gli altri bimbi nei lettini o cullati sul passeggino per cercare di farli addormentare, chiccherero' e sorriderò a quelli svegli che aspettano i genitori o in bagno sul fasciatoio che vengono cambiati e poi magari scambiaro' due parole con altre mamme e papà.
Per l'ultima volta.
Eh, si', perché da domani il mio bimbo varcherà un'altra porta (affianco alla solita, non è una distanza chilometrica, quella da affrontare, per fortuna), avrà nuovi compagni, nuove maestre, spero presto nuovi amici, un nuovo armadietto, nuovi giochi, nuovi spazi, nuovi prati in cui correre.
Cambieranno orari e abitudini, non solo per lui ma anche per me, che ancora una volta dovrò rimodulare i miei ritmi lavorativi per renderli il più possibile compatibili con il suo orario di entrata e uscita.
Confesso di avere il magone perché se sono certa che il nano si troverà bene ed è pronto, tuttavia mi dispiace lasciare queste educatrici che gli hanno fatto un po' da mamme, con la quale e' stato facile instaurare un rapporto di fiducia e che mi hanno supportato e facilitato in ogni passaggio, in ogni fase, sempre con il sorriso sulle labbra, la voglia di essere li' con i bimbi e tanto affetto.
E le notizie che trasmettono i Tg in questi giorni mi ricordano come tutto questo non è scontato, anche se dovrebbe esserlo.
Ora, però, e' tempo di guardare avanti.
E allora spunto ad una ad una le voci della lista che ci è stata consegnata alla riunione di giugno:
Pennarelli, forbici, quadernone e colle sono state etichettate ad uno ad uno in modo molto artigianale ma, speriamo, efficace.
Astuccio e grembiuli di plastica per la pittura (due, tanto so già che non dureranno), hanno fatto conoscenza con il pennarello indelebile, come faranno questa sera i sandaletti in uso al nido, che sostituiranno le pantofoline.
Nel dubbio ho contrassegnato anche il pacco di salviettine e la confezione di fazzoletti di carta.
Il resto? Ecco i frutti del mio lavoro serale di agosto!!!
Bavaglini e porta tovagliolo
bavaglini e porta tovagliolo..

Particolari di asciugamani e sacchetto porta cambio...

Particolare della federa...la seconda, quella di ricambio, e' ancora in lavorazione...
Il tutto, ovviamente, con anche primo e secondo nome del nano (che poi sarebbe un unico nome, in realtà), rigorosamente nelle varie sfumature di arancione e giallo, con qualche puntatina in rosso...
Avete dubbi sul suo colore preferito?!?
Questa, invece, e' la copertina preparata da mia suocera...in alto c'è ricamato anche il nome del nano..
Voi mamme più esperte, dite che mi serve pure la copertina di ricambio o ho dimenticato qualche cosa? Perché se si, devo provvedere.
Ora non mi resta che preparare lo zaino, salutare il nido e...incrociare le dita per domani!!!



venerdì 5 settembre 2014

Le mamme nel deserto: un libro e tante emozioni!

"Mamme nel deserto. Ma come ci siamo finite in Kwait?" di Drusilla Galelli e Mimma Zizzo, pag. 156, Carsa Edizioni, Collana Expat, storie di italiani nel mondo.
Era da tre settimane che volevo scrivere di questo libro, ci pensavo anche mentre lo divoravo, in tre serate, dopo averlo accolto, con gioia e gratitudine, in casa mia.
Però avevo bisogno di lasciar sedimentare le impressioni, districare i pensieri, trovare il tempo e le parole.
Perché e' bello e me lo sono goduta dalla prima all'ultima pagina.
Ha solo due difetti, a mio parere:
1. forse presuppone un po' troppo che il lettore abbia seguito le due autrici tramite il loro blog (come ho fatto io!), che tra l'altro meritava e merita, molto;
2. e' troppo corto!!!
Eh si', perché crea dipendenza e stimola la curiosità, al punto che alla fine io ho dovuto rileggermi e leggermi un sacco di post, per rispondere a molte delle domande che si erano formate nella mia testa, e comunque avrei voluto e vorrei saperne di più e ancora.
Su cosa?
Sulla loro vita quotidiana in Kwait, sulla loro organizzazione domestica, sulla loro famiglia, sulle loro amiche e sulle tante donne che hanno incrociato e con le quali hanno intessuto relazioni più o meno strette, donne di cui si intravede l'intelligenza, che stimolano la voglia di conoscere e sapere.
E poi, naturalmente, vorrei sapere di più sul Kwait, sulle usanze, le credenze e i modi di vivere di Expat e locali.
Perché devo ammetterlo: questo libro e il blog delle autrici mi hanno consentito di prendere coscienza della mia ignoranza di molte realtà, nel senso letterale del termine, pur confermando, al contempo, alcune idee che mi ero già fatta.
E io adoro saperne di più, soprattutto se da una fonte attendibile e vicina come l'accopiata Mimma e Drusilla!
Il libro, però, non è solo questo.
E' un diario a due voci, un racconto intimo e senza filtri, dei pensieri, dei sogni e delle delusioni delle mamme nel deserto. E' la storia di una amicizia e di due mamme.
Non nascondo che inizialmente sono rimasta un po' perplessa per il tono enfatici ed entusiasta con cui vengono sempre descritti l'esperienza di expat e la vita in Kwait. Poi, leggendo e riflettendo, ho capito il senso del modo di affrontare il Kwait e l'esperienza di vita all'estero delle autrici, ho capito che le difficoltà ci sono state e ci sono, la nostalgia e qualche rimpianto,forse, anche.
Eppure, di pessimismo e note negative e' pieno il mondo, di ironia ed autoronia, positività, coraggio, ottimismo e voglia di vivere e sorridere, invece, non c'è n'è mai abbastanza.
D'altro canto, le citazioni iniziali scelte da Mimma e Drusilla, dicono tutto.
E poi, tutti noi preferiamo ricordare e trasmettere il meglio di noi!
Certo, ciò non toglie che io non condivida del tutto le opinioni delle autrici e la loro scelta di vita, perché ho l'impressione che in questo momento storico ci voglia la stessa dose di coraggio a restare in Italia o partire.
Inoltre, anche se mi spiace ammetterlo, per una donna perdere la propria indipendenza economica e rinunciare ad un mestiere che piace e paga e' veramente una decisione che si potrebbe pagare cara.In questo, però, forse sconto l'influenza della mia professione e delle vicende che hanno toccato la mia famiglia anche recentemente.
In utilmo, la condizione di molte persone, in primis le donne, in paesi come il Kwait, per quello che ho letto e ascoltato da varie fonti, non e' certo invidiabile e non so se sarei disposta a vivere e lavorare in un posto così, contribuendo ad alimentare un sistema che non condivido.
Si tratta, comunque, di considerazioni personali che nulla tolgono al libro.
Dopo aver letto e apprezzato questo diario, mi ha fatto veramente commuovere la notizia che Drusilla non farà ritorno in Kwait e come non mai, ho sentito il desiderio di incontrare lei e Mimma, di farmi travolgere dai loro racconti, dal loro entusiasmo e dalla loro creatività.
Sarebbe bello avere due amiche così!
Intanto, attendo che esca un altro libro della collana e, soprattutto, che Mimma e Drusilla si rimettano a scrivere (avete capito?!!!?E' un vero e proprio appello)!
In sintesi: ovviamente consigliato, soprattutto a tutti quelli che apprezzano il blog delle mamme nel deserto e/o le storie anticonvenzionali e sono curiosi di natura.
Con questo post, in extremis, partecipo al Venerdì del Libro di Paola.
P.s. Il libro lo trovate in vendita qui e su amazon.
Informazioni sulla collana Expat e sulla storia di Mimma e Drusilla, oltre che sul loro blog, anche qui.



giovedì 4 settembre 2014

Il regalo dell'estate

Questa estate mi ha fatto vivere grandi dolori (ma voglio lasciarli fuori da questo spazio, anche per rispetto ad una precisa richiesta di riservatezza), ma mi ha anche fatto un dono immenso.

Il tempo trascorso con te, mio piccolo grando uomo, mon petit parresseux.

In città, al parco, al fare la spesa, a casa (negli interminabili giorni di pioggia), alle feste di compleanno, la lago, in montagna e nei pochi giorni di mare.
Spesso ci sono stati anche i nonni, qualche volta amici e/o cuginetti, talvolta (sempre troppo poco), il papà.
Piu' spesso, pero', siamo stati solo io e te, insieme.


Ho ascoltato i tuoi discorsi sempre piu' complessi ed articolati, mi sono stupita sempre di piu' della tua intelligenza.
Ho sopportato (con scarso autocontrollo, lo ammetto) i tuoi capricci...

riso di gusto alle tue battute,
ho dormito con i tuoi piedini dappertutto,
ti ho osservato compiaciuta mentre divoravi una pizza da adulto intera, una sera dopo l'altra e nonostante il gelato a merenda (sempre al biscotto!), io e te (e Nanna!) da soli in pizzeria, a giocare a domino o con le macchinine nell'attesa e godermi le tue parole...


ti ho guardato fermarti ad ammirare stupito vele e acquiloni...,



...lamentarti dei sassolini che facevano male ai piedini e poi correre felice a raccoglierne interi secchielli,
perchè per te sono tutti belli, semplicemente perchè tutti diversi, come le persone.


Ti ho accompagnato alla scoperta di questo mare, pulito ma mosso, che dopo l'esperienza dell'Oceano della scorsa estate, ti faceva un po' paura...
...e tu mi hai dolcemente confidato che, in fondo, erano meglio il lago o la piscina, perchè questo mare:
 "Mi aggredisce, mamma!!!"

 Ti ho guardato assorto nei tuoi pensieri e nei tuoi giochi fantasiosi di bambino, rispettando il tuo bisogno di solitudine e raccoglimento, quel tanto che durava..


....mentre mi domandavo cosa stava passando in quella tua testolina riccioluta...

Abbiamo camminato tanto, tra le strade di borghi liguri, sentieri di montagna e prati, marciapiedi e bagnasciuga, a volte con la tua fedele bici, a volte in spalla a me o al papà, a volte mentre spingevi (tu) un passeggino sempre piu' malconcio..



Mi sono goduta i tuoi abbracci caldi e  le tue manine appiccicose, che mi fanno sentire viva..
Mi si è stretto il cuore a vederti triste per l'assenza del tuo amato papà...



Ho cercato inutilmente di farti dormire il pomeriggio, osservando gli altri adulti (non genitori) stesi al sole...
Ho lavato alla meglio vestiti "fuori stagione", tornati utili in questa pazza estate.


 Ho giocato con te nella sabbia, scavando buche e immaginando storie, riflettendo su quanto vacanza, da quando ci sei tu, non faccia piu' rima con liberta' e riposo, pur essendo ancora e sempre, bella.




Ho cercato di imprimermi momenti, parole e gesti nella memoria, stupendomi continuamente di quanto sei bello e perfetto, con le fossette sui gomiti, le gembette lunghe e forti, le spallucce robuste, il nasino a patata e gli occhi fubetti, dello stesso colore dei miei.

Perchè non voglio che questi momenti, che forse non ricorderai in modo consapevole, si dissolvano come sabbia tra le dita...


Perchè, nel vortice degli impegni quotidiani, delle preoccupazioni e dei momenti bui, è fin troppo facile dimenticare quanto sono fortunata ad avervi con me, miei uomini...
...anche se è evidente che preferite la montagna!!!


 

mercoledì 3 settembre 2014

Lo sport a casa mia

Prendo spunto dai post di Mary Doc e  Mamma Orsa Curiosona  per ribadire quanto lo sport sia importante, a casa mia.

Che amiamo la montagna, lo sci in tutte le sue salse  e varianti (anche quelle più faticose), le scarpinate e l'arrampicata, credo che ormai lo abbiate capito.

In passato, però, io ho fatto anche danza classica e scherma, oltre a tennis (molto saltuarimente) ed all'onnipresente nuoto, una delle costanti della mia vita.
Ci andavo tre volte alla settimana e mi ha accompagnato in gravidanza e nel post parto, aiutandomi a rimanere in forma  rilassarmi.
In piscina ho avuto molte piacevoli sorprese e riflettutto molto, nel bene e nel male.

Per questo abbiamo portato il nano a fare acquaticità fin dai primi mesi, continuando a cicli di otto lezioni con costanza almeno due volte l'anno.
Contiamo di fare lo stesso anche quest'anno.

C'è la bici, nostra e del nano, compagna di tante avventure, viaggi e ore di svago.

E la corsa, a cui mi sono dedicata dallo scorso anno, più che per tentare di tornare in forma che per passione, che correre non mi piace ancora molto.
Però il gruppo di facebook, running for mammies, aiuta.
Come le scarpe nuove, ovvio. Quale migliore scusa per un pò di shopping?

Infine l'arrampicata, in palestra e fuori, anche a scopo "educativo".
Ci portiamo il nano da quando è nato, perchè stia con noi e giochi sul tappetone.
Ora che è cresciuto, scalare con lui intorno è più difficile, tra la paura che qualcuno gli caschi in testa, le richieste di aiutarlo a salire e la sua voglia di partecipare.
Però è bellissimo vederlo apprezzare, osservare come prende confidenza con il suo corpo, come scopre il senso della verticalità.
In fondo, salire è uno degli istinti prinmordiali dell'uomo, in senso fisico e metaforico.

Ho già raccontato della festa della palestra che frequentiamo lo scorso anno.
Ora vorrei drivi che quest'anno è andata ancora meglio.
Ed è così, a parte il fatto che sto invecchiando e sono sempre più fuori allenamento.

La palestra, nata dalla voglia di fare e l'idea di un fortre arrampicatore locale, per l'allenamento dei climbers dei dintorni e come luogo di ritrovo "sano" per i bambini e ragazzi del paese è da sempre autogestita.
Io e l'Alpmarito siamo stati tra i primi ad esserci e crederci, anche se con la nascita del nano il tempo da dedicarle si è ridotto e abbiamo, per così dire, lasciato "ai giovani".
Il ritorno c'è stato, soprattutto in termini di afflusso di ragazzi e bambini, consentendo il trasferimento in uno spazio più ampio, che si apre su un bel prato.

E la festa è stata al contempo occasione per celebrare la chiusura della stagione e l'apertura dei nuovi locali.
Il nano ha partecipato a modo suo, un pò infastidio da tutta la gente che affollava la parete.



Ha disegnato, giocato con le macchinine, arrampicato con le sue scarpette (poco), girato in bicicletta (molto)...





...fuggendo ogni tanto al vicino parco giochi, per qualche acrobazia...
Noi?
Noi abbiamo gareggiato, tra una chiacchera e l'altra, tra una corsa per cercare il nano e l'altra, tra un gioco e l'altro...

Ci siamo sentiti scarsi e vecchiotti ma anche tanto, tanto orgogliosi del nostro ometto.



E poi ci siamo divertiti, abbiamo mangiato bene (grigliata seria, eh!!!) e ci siamo goduti lo spettacolo delle finali, perchè di gente forte ce n'era davvero tanta!!!










Che gesti!