martedì 15 settembre 2015

Amica mia

Oggi sono triste.

Oggi avresti compiuto 37 anni se, meno di un anno fa, un male subdolo e schifoso, lo stesso che si era portato via prematuramente mio nonno, mio cugino e tante altri conoscenti, amici e parenti, non te lo avesse impedito.

Amica mia.

Un anno fa correvo e pensavo a te.
Oggi lavoro e penso a te.

Rivedo il tuo sorriso, la tua cura nel vestire, le cene insieme, i pomeriggi di lavoro, fianco a fianco, quel tuo modo di pronunciare il mio nome, usando un'abbreviazione che sapevi  che concedevo solo a te di usare.

Avrei voluto essere capace di dirti di più, meglio, quanto contavi per me, quanto tenevo a te, ma credo che lo avessi capito.

Oggi, questa vita preziosa e mai scontata, la vivo anche per te.

Amica mia.


lunedì 14 settembre 2015

Ritornano a settembre.

Secondo anno di materna (perdon, scuola dell'infanzia, non mi abituerò mai), primo giorno.

16 gradi. Cielo nuvoloso con sprazzi di azzurro e qualche raggio di sole. Vento.

Il ricciolino biondo, con il suo cuscinone in mano, e' entrato tranquillo e sicuro, ha infilato i sandali, salutato le maestre, mi ha abbracciato e baciato e..e' partito a giocare, senza neanche chiedere di salutarmi dalla finestra, come aveva fatto fino all'ultimo giorno dello scorso anno.

Inutile dire con che cuore più leggero sono andata a lavoro, rispetto ad un anno fa. Meno timori, meno ansia, le stesse emozioni e la stessa dolce malinconia.

Sembra un'altra vita.

E così ritornano le corse mattutine, la difficoltà di farlo alzare, lavare, vestire e mangiare in tempi ragionevoali.

Ritorna il caos di parcheggi selvaggi davanti alla scuola.

Ritorna la mensa ed i pasti bilanciati della scuola, che il ricciolino siano ad ora ha sempre apprezzato.

Ritornano le riunioni, gli asciugamani, i bavaglini ed le federe da lavare nel weekend, i vestiti sporchi di terra/fango/pittura/cibo/pennarelli e altre macchie non identificate che riesci più a lavare via

Ritornano le corse del secondo pomeriggio, per uscire dallo studio in tempo per andarlo a prendere, possibilmente non per ultima

Ritornano le serate da sola con lui, a farlo giocare, preparare cena, mangiare, spreparare e i rituali della notte, stanchi dopo la giornata di lavoro ma anche felici di stare insieme

Ritornerà presto l'appuntamento con la palestra di arrampicata e forse, quest'anno, un corso di nuoto, magari il sabato

Ritornano i mercoledì pomeriggio con il ricciolino a casa (in Valle d'Aosta funziona così), con i nonni.

Ritornano le giornate corte e buie, la pioggia, il freddo, gli stendini sempre pieni in casa.

Ritornano i pranzi da sola e quelli saltati.

Ritorneranno i problemi organizzativi delle feste e vancanze scolastiche, gli scioperi, i giorni di crisi.

Ritorneranno le gite, le castagnate, le feste ed i colloqui con le maestre.

Ma ritornano anche le corse in pausa pranzo, senza dover chiedere aiuto ai nonni per andare, i post scuola al parco, fino a che il tempo lo consente, i saluti e i discorsi con le altre mamme, all'entrata e uscita da scuola e la felicità del mio ricciolino biondo di stare con i suoi amici.

Si ricomincia, si cresce, si lavora, si impara e ci si diverte.

Lui e noi.

 

venerdì 11 settembre 2015

"Corro perché mia mamma mi picchia"

"Corro perché mia mamma mi picchia" di Giovanni Storti e Franz Rossi, ed. Oscar Mondadori, euro 10,00 pag. 190

"A quelli che mi domandano perché corro, vorrei rispondere:

Andiamo! Ci sono cose che si fanno solo perché in quel momento ti gira di farle. Cantare sotto la doccia, fermarti a bere una birra con i colleghi, passeggiare lungo il mare in inverno....omissis..
In ogni caso, ci sono decine di buoni, documentatissimi e ragionevoli motivi per correre: ...omissis.
Ma io corro perché mi piace l'inutilità della cosa." Pag. 8

Questo libro è per chi corre o sta pensando di farlo. Per chi ama le passeggiate in montagna e lo sport.
Per quelli che apprezzano la comicità e l'ironia del trio Aldo - Giovanni - Giacomo.
Il libro, che non è un romanzo ne' un vero e proprio diario, bensì piuttosto il racconto di una passione comune ai due autori e delle avventure e riflessioni che ne sono state scaturite, e' scritto in modo divertente e scorrevole.
La prefazione di Giacomo, poi, a me ha fatto ridere di gusto.
" Tra tante attività fini a se stesse, abbiamo scelto la corsa come paravento dietro al quale nascondere la voglia di fare qualcosa per noi. Qualcosa di personale (anche quando è condiviso con gli altri), qualcosa di profondamente egoistico. Correre ti fa sentire bene.
Rubare un'ora alla routine, al lavoro, alla famiglia, e regalare quell'ora a te stesso ti fa sentire ancora meglio.
Correre significa muoversi velocemente da un posto all'altro senza necessità di altro che delle tue gambe. Il movimento e' vita. È' scoperta. È' avventura. la magia della corsa e' tutta qui. Correre ti fa sentire vivo." Pag. 190
Per quanti di voi che corrono e' così? per me, si'. Ma potrebbe trattarsi di nuoto, pallavolo, bici ecc.
A me questo libro è piaciuto molto, forse perché l'ho sentito molto vicino ad alcune mie riflessioni ed esperienze. Ho visto più volte Giacomo in montagna, ad esempio, poiché pratica sci di fondo.
Ho fatto da volontaria al Tor des Geants e ho parenti acquisiti, uno in particolare, e conoscenti, che vi partecipano regolarmente. E quindi ho vissuto il clima di aiuto, sostegno, voglia di essere parte di una gara eccezionale, anche se dalla parte di chi accoglie gli atleti, quel senso di ammirazione e timore reverenziale per chi arriva alla fine o comunque ci prova. Quella comprensione di motivazioni altrui difficile da spiegare.
"La domenica, durante la cerimonia della premiazione, indossando orgoglioso la giacca rossa da "Finisher" (che viene data solo a chi completa la gara) mi sono sentito parte di una cosa più grande di me. Di un popolo del Tor, che unisce chi ci ha provato e chi ci è riuscito, chi ha dato una mano e chi ha sostenuto con il tifo gli atleti. A un popolo che condivide tradizioni e valori.
Per me, però, la dimensione più importante resta quella individuale, quella che ho scoperto nei momenti di solitudine e di crisi. Al Tor del Geants la lunghezza della gara distilla quello che sei veramente. La fatica ti prosciuga di dosso le sovrastrutture culturali, le mode, gli atteggiamenti. Rimangono le persone messe a nudo, con tutte le loro peculiarità." Pag. 188
" La natura, quando entri in profondo contatto con lei, e' una maestra potente. La montagna e' un'aula in cui impari in modo indelebile delle lezioni di vita che poi applicherai sempre. In ogni ambiente.
..Perché è questo che la montagna ti insegna. A far conto unicamente con te stesso. hai fame? Freddo? Dovevi portare con te più cose nello zaino. Sei stanco? Dovevi girarti e tornare indietro prima. E magari allenarti di più. Anno esistono sconti o scorciatoie. È vero che se tagli il sentiero percorri meno strada, ma fai più fatica e probabilmente impiegherai più tempo. Non esistono trucchi. Ade non hai la forza necessaria nelle gambe non puoi salire fino in cima.
Il bello è che spesso il primo avversario è la tua testa. È lei che ti illude che c'è la puoi fare , ed è lei che sancisce che sei stanco morto. ma in montagna impari che non è vero. la testa si perde in mille giochetti, in mille pensieri e intanto le tue gambe continuano a macinare passi, il tuo cuore pompa sangue, i tuoi polmoni immagazzinano ossigeno. E tu sali. Poi la testa inizia a cedere, al sonno, alla paura, alla preoccupazione, e tu devi staccarla, fidarti del tuo corpo e dell'istinto (che è la parte più profonda del nostro bagaglio culturale)." Pag. 58-59
Consigliato!!!
Con questo post, torno a partecipare all'amato appuntamento con il Venerdì del Libro

giovedì 10 settembre 2015

Il rientro - ovvero l'arte di viaggiare in tre per 11 giorni solo con il bagaglio a mano - e sopravvivere

E siamo tornati.
Sono sopravvissuta alla partenza, con un incidente al mio mignolo destro due giorni prima dell'aereo, che mi ha costretto zoppicante nel mio primo giorno di vacanza e continua a farmi male dopo quindici giorni. Forse rotto, forse no, comunque dolorante e gonfio da far paura.
Sono sopravvissuta alla preparazione delle valigie. In questo momento, a pensarci, non mi viene in mente niente di più odiosi del preparare e disfare le valigie.
Quest'anno, però, mi sono superata.
A causa delle paturnie dell'Alpmarito, ho dovuto stipare l'occorrente per 11 giorni via per tre in tre bagagli a mano, senza neanche la borsetta o la reflex fuori.
Abbiamo sfiorato la separazione e io mi sono ridotta all'oro di un esaurimento nervoso, però, alla fine, ci è stato dentro tutto.
Con tutto intendo proprio tutto: tavoletta da nuoto, canotto e pallone gigante gonfiabili, occhialini, occhiali da vista di riserva per due quattro asciugamani grandi, un accappatoio piccolo, costumi, vestiti, felpe, giochi vari, SECCHIELLO, PALETTA E RASTRELLO (giuro!), reflex + compatta con obiettivi, caricabatterie ecc., due campi da corsa per me, uno per l'Alpmarito, 11 cambi completi per il nano, due libri a ciascuno (quattro sottili per il nano), medicine per me (e certificato medico autorizzativo), beauty, borsone da spiaggia piegato, borsetta per me, un paio di infradito e un paio di scarpe di ricambio ciascuno, ecc. Ecc. Ecc.

Prove alla mano, però, se no non ci credo.
Siamo sopravvissuti a problemi con il noleggio auto, al caldo torrido ed alla assoluta mancanza di connessione internet, smartphone e tablet, nonché navigatore.
E questo, devo dire, è stato un bene.
Certo, sono volati insulti per cercare di orientarsi con cartine stradali tradizionali e senza, abbiamo perso un po' di tempo girando a vuoto però...abbiamo staccato davvero, tanto che ora fatico a pensare di connettermi di nuovo per ragioni non lavorative.
Il rovescio della medaglia e' che ora siamo oberati di lavoro e non parlo solo di lavatrici.
Solo a smaltire mail e pec, credo impiegherò due settimane.
Quindi abbiate pazienza, ho tanto da raccontare, foto da mostrare, libri di cui parlare, le mie impressioni sulla Sardegna da condividere. Però con calma, prima il dovere.
Ed i matrimoni.
Eh si, perché il secondo dell'anno e' andato (e presto vi racconterò come ho vissuto il matrimonio sardo!), domenica avremo il terzo e il sabato prossimo il quarto.
Tre matrimoni in tre settimane. Anche questo, credo sia una specie di record.
Tra il fresco decisamente prematuro, gli impegni sociali, l'ultima settimana a casa del nano ed il lavoro, soffro di trauma da rientro. Aiuto!!!



mercoledì 26 agosto 2015

Bilancio di fine estate e..finalmente vacanza!

È inutile negarlo, l'estate volge al termine.

Dopo le prime pioggie, a metà agosto, il clima a casa nostra e' inesorabilmente cambiato. Non che manchino giornate calde e soleggiate, ma la notte è d'obbligo la copertina e la mattina senza una maglia e' difficile uscire.

Si respira la prima aria d'autunno, soprattutto in quelle giornate piovose e fredde, quasi novembrine.

E a me prende la nostalgia.

Perché è stata una estate torrida ed intensa, in cui abbiamo fatto molto.

Ci sono stati giochi in giardino con l'amichetta, in cui tutti noi abbiamo tirato fuori il nostro "talento artistico"!

Io per prima (contribuendo anche alla sicurezza della casa- cantiere, no???)

Ci sono stati Leolandia e tante camminate in montagna, per riempire polmoni, occhi e pelle di verde ed azzurro.

 

Ci sono stati pomeriggi al lago e nuotate nella piscina coperta, quando la pioggia di agosto si è fatta insistente.

Il ferragosto lo abbiamo trascorso così, prima una polenta sul fuoco da gustare a casa, con nonna e nonna bis, poi tanti tuffi e nuotate in piscina, come il giorno prima, quando hai preso coraggio e nella vasca degli adulti, ti sei lasciato andare, solo con la tua tavoletta. E hai scoperto di poter rimanere a galla semplicemnte battendo i tuoi piedini.

Un'altra inaspettata conquista, un'altra prima volta e tu, che ridi di cuore, felice, con la tua cuffietta, ora gialla ora azzurra, ed il costume delle Tartarughe Ninja, che ti piacciono tanto.

Poi Ci sono state feste di compleanno degli amichetti, sempre fuori, nel verde.

C'è stato San Savino.

E tante ore in falesia, ad arrampicare, noi tre o con i tuoi amici ed i loro genitori. Perché a voi bimbi, arrampicare viene naturale.

Mentre tu, un ragnetto ancora così piccolo, scalavi tranquillo e sicuro, usando anche il gergo degli scalatori, gli adulti nelle vicinanze si avvicinavano a farci i complimenti, come se dipendesse da noi, la tua abilità!

Non sono mancato neppure sguardi di preoccupata disapprovazione, ma quelli non venivano da climber, quindi non contano.

C'è stato il percorso avvenutura, con ponti sospesi, tirolienne e carrucole, che ti ha entusiasmato tantissimo.

Ci sono state mattinate e pomeriggi ad Aosta, io e il ricciolino biondo, a fare "commissioni" in Tribunale e visite allergologica. Ed è stata l'occasione per scoprire un magnifico parco giochi, da cui non volevi più andare via!!

C'è stata una intera giornata con un'amica che non vedevo da tempo, con scampagnata a Gressoney e tante chiacchiere.

Ci sono stati tanti libri, in biblioteca e sul comodino, per me (dieci da giugno ad oggi) e per ricciolino.

E pure tanti film e cartoni, che mi hanno fatto compagnia nella mia insonnia estiva (sperando che passi con l'autunno!!)

E poi l'esperienza centro estivo, con le sue attività e i miei dubbi.

Il Castello di Ivrea, che tanto il ricciolino biondo desiderava visitare.

Ci sono state lunghe pedalate in bicicletta. Io ed il ricciolino, in tre, addirittura con i nonni, la zia ed i cuginetti, in percorsi sempre più lunghi. Perché tu cresci e diventi sempre più forte e le tue gambette ancor di più!

E la bici arancione, compagna della tua prima garetta, quasi non ti basta più!!

Ci sono stati una montagna di gelati, dopo pranzo, dopo cena, a merenda, persino a colazione.

Quasi sempre uno solo al giorno, però!!!

Ci sono stati picnic sull'erba, piacevoli incontri, umani e non, in passeggiata,


momenti di pura beatitudine.

Eppure, per molto di ciò che avevo sognato, immaginato e progettato non c'è stato tempo e modo: niente giornata con l'amica di sempre S., prima della partenza per il mare, niente gita in ghiacciaio con l'Alpmarito, decine di sentieri non percorsi e rifugi non visitati in questa estate, niente giro allo Zoom di Torino o al Safari Park di Pombia, niente vallate montante percorse in bici con l'Alpmarito, non abbastanza corse, un balzo in avanti deciso della casa- cantiere che non c'è stato, nessuna giornata in Rhemes dallo zio.

E tanti post pensati e non scritti. Qualcuno molto pensato e non letto quanto speravo, perché d'estate ciascuno è preso dalle sue vacanze (giustamente) e c'è poco da fare.

I miei rimpianti dell'estate. Forse è solo che tutti gli anni mi illudo di essere più libera e serena, d'estate. E chissà perché mi trovo a pensare che sarà una luuuuunga estate, mentre se dura due mesi, due e mezzo nei caso più fortunati, e' già festa. E in mezzo c'è la fine della scuola, ci sono i centri estivi, i nonni a cui chiedere aiuto, il lavoro che assorbe e non molla, purtroppo ma anche per fortuna, la casa - cantiere, ecc.ecc.ecc.

Rimangono solo 10 mesi di odiate mezze stagioni e inverno, che volete che sia!

E rimane anche il mare e la vacanza, che ci aspettano. Noi partiamo, domattina.

Senza tablet ne' telefonini con connessione, solo noi e cellulari vecchio stile. E il cambio da corsa, naturalmente.

Non so se reggerò senza commettermi con voi, pec e mail di lavoro però è l'unico modo perché sia veramente vacanza!!!

 

 

14 anni insieme

"Dovunque tu andrai, amore mio, io ti seguirò.

Sarò la tua ombra e il tuo respiro.

Sarò per te quello che l'ape e per il fiore,

Quello che il convolvo azzurro è per lo stipite della casa a cui si attorciglia,

Sarò l'uccello che vola nel tuo cielo,

La luce che illumina i tuoi pensieri,

Il viso sorridente che ti viene incontro nel sogno..."


Da quattordici anni, niente altro che noi. Prima in due, ora in tre.

Ovunque, tranne che in Antartide!!! (Capito, Alpmarito?!?)

domenica 23 agosto 2015

13 cose che non mi piacciono della maternità e altrettante che adoro!

Ho letto questo post di Gina e questo di Lucia e mi sono piaciuti così tanto che non posso fare a meno di prendervi spunto.
Della maternità non mi piace:
1- essere identificata, almeno in certi contesti, come "la mamma di..."
2 - non conoscere i nomi dei genitori dei compagni e amichetti del ricciolino, perché tutti si presentato e sono chiamate, anche loro, "mamma di...", "papà di..."
3- dover cucinare SEMPRE due pasti al giorno, oltre alla colazione, possibilmente pure completi, anziché aprire il frigo e mangiare ciò che capita o decide di cenare con una tazza di tè e due biscotti
4 - "mi scappa la pipì" in ogni supermercato, cerimonia, negozio, viaggio o luogo pubblico e situazione inadeguata che si presenti
5- non poter restare seduta a tavola tranquilla, non dico il tempo di un pasto, ma neppure quello di una portata
6- la tovaglia sempre tirata e stropicciata, le briciole ovunque, pure nel bicchiere,l'acqua rovesciata e il ricciolino biondo che mangia SEMPRE in movimento sulla sedia, tutto scomposto
7- l'invasione di giochi in ogni più remoto angolo della casa, resistente a tutti i quotidiani tentativi di arginare il caos
8- dover lottare per far alzare il cucciolo la mattina nei giorni feriali e farlo dormire ancora un po' nei giorni festivi quando, ovviamente, e' sveglio come un grillo dalle sette
9- le discussioni per farlo lavare e andare a dormire, quasi quotidiane
10- le riunioni scolastiche, i giudizi delle altre madri
11- quando neppure mia nonna e mia madre si accorgono che mi sono tagliata (e tanto) i capelli, perché i loro occhi sono solo per mio figlio
12- gli armadi pieni di scatoloni di vestiti che non gli vanno più e "non riesci più a buttare via, nel labirinto della nostalgia", come direbbe la Pausini
13- più di tutto, la paura costante che gli accada qualche cosa di brutto, il peso di essere responsabile
sempre e comunque della sua salute, sicurezza ed educazione e il senso di colpa quasi onnipresente.

Eppure, il bilancio è sempre positivo. Perché?
Perché adoro:
- quando mi corre incontro sorridente, con gli occhi che brillano, e mi salta in braccio
- "stai benissimo così mamma!", anche quando ho indossato pantaloni da montagna e una t-shirt, manco coordinati, e sono pure spettinata
- le sue braccine calde strette intorno al collo, la sua guancia sulla mia spalla
- "mamma", "mamma", "mammamammamammaaaa", perché a volte mi scoccia un po' essere chiamata sempre ma sotto sotto mi riempie anche di felicità
- le coccole del mattino, i suoi riccioli arruffati, il corpo caldo, gli occhi stropicciati dal sonno e la voglia di stare vicino a me
- quando arriva nel lettone di notte e si fa spazio tra me ed il papà, a volte abbracciandomi forte
- l'entusiasmo che irradia e trasmette in ogni attività, la curiosità insaziabile, la capacità di essere felice sempre, con quello che ci sembra poco o niente. Il tutto in modo altamente contagioso
- "grazie mamma!"
- "ti voglio bene mamma", detti abbracciandomi, anche quando sono super sudata e puzzolente perché ho appena messo piede in casa dopo una corsa
- Osservarlo giocare, mangiare, dormire, con il sorriso sul volto, la serenità in viso e avere il privilegio di vederlo crescere e poter contribuire
- la gioia di essere lì, la prima volta che cammina, va in bicicletta senza pedali e poi con i pedali e senza rotelle, al primo tuffo, alla prima nuotata, alla prima parola, alla prima volta che mangia da solo ecc. Ecc. Ecc.
- l'amore è le attenzioni dei parenti, tutti per lui
- la consapevolezza di essere sua madre.

venerdì 21 agosto 2015

Quando "la tata ci ripensa"

"La tata ci ripensa" di Emma McLaughlin e Nicola Kraus, ed. Rizzoli, 2010, Euro 19,50, pag. 375

Dalle autrici del "Diario di una tata", che purtroppo io non ho ancora letto, di cui costituisce un seguito ideale ma comunque autonomo, un romanzo che racconta la vita "famigliare" dei ricchi americani, tra scuole private costosissime ed esclusive, shopping, apparenza, grandi attici e operazioni finanziarie, dove i figli servono a sfoggiare vestiti abbinati o uguali a quelli dei genitori nelle occasioni mondane, vengono cresciuti dalle tate, riempiti di oggetti e possibilità, possibilmente concepiti in uteri in affitto o comunque con la procreazione assistita, per non rovinare la linea delle madri o non costringerli a "lavorare" per ottenerli.
Tutto, purché non intralcino la vita dei genitori, purché questi ultimi non debbano pensare a loro.
Che stiano bene oppure no, pare essere completamente indifferente.
E l'amore? Non esiste o, almeno, non quello genitori- figli che concepiamo noi!
A dare affetto ai due figli della coppia protagonista, e' solo la tata, Nan Hutchinson, detta Nanny, che
giovanissima era stata incaricata di badare a loro e poi scacciata in malo modo, senza poter neppure
spiegare al primogenito, (ancora figlio unico), le motivazioni del suo licenziamento.

Nan non ha mai dimenticato quel bambino, così benestante eppure così trascurato, ed il senso di colpa per averlo lasciato e' di ostacolo al desiderio di maternità, che invece suo marito manifesta apertamente.
All'improvviso, però, Nan si troverà a fare i conti con il passato, a decidere se e quanto aiutare il suo ex pupillo e il fratellino ad affrontare la loro madre e i rancori e le incomprensioni di 10 anni prima.
Scoprirà così che nulla è cambiato, che quell'ambiente sociale così freddo e insensibile, eppure, per certi versi, così attraente,  non ha fatto che peggiorare e non pensa affatto al bene dei bambini.
In un susseguirsi senza sosta di colpi di scena, scoperte ed avvenimenti, in una girandola di personaggi ed incontri, Nan finirà per pacificarsi con il bimbo affidato alle sue cure, ormai ragazzo, e comprendere, insieme a lui, ciò che veramente e' importante e cosa desidera dalla vita.
Un libro che diverte, appassiona e fa riflettere, sia sul potere del denaro, sia sulla maternità, che sulla scuola ed il benessere degli studenti, non sempre al primo posto nelle scelte didattiche e politiche.

Perché se è verosomile anche solo la metà degli episodi raccontati, pur nella loro evidente (spero) esagerazione, allora non si può che capire il perché del suicidio e disagio di molti "figli d'arte" e del degrado di una parte della nostra società.
Un libro divertente, appassionante, profondo, che a tratti vi angoscerà e vi farà intenerire, sempre vi farà ringraziare di essere diverse dalle donne descritte nel libro.

Consigliato, anche perché dopo la sua lettura, vi sentirete delle ottime madri, garantito!!
Con questo post partecipo, come di consueto, al Venerdì del Libro di Paola.

lunedì 17 agosto 2015

Il Castello dalle Rosse Torri e la mia città

"....Salve Piemonte! A te con melodia

mesta da lungi risonante, come

gli epici canti del tuo popol bravo,

scendono i fiumi.

Scendono pieni, rapidi, gagliardi,

come i tuoi cento battaglioni, e a valle

cercano le deste a ragione di gloria

ville e cittadi:

...

Ivrea la bella che le rossi torri

specchia sognando a la cerulea Dora

nel largo seno, fosca intorno e' l'ombra

di re Arduino"...

Ode al Piemonte, di Giosuè Carducci.

Non è onore che abbian avuto tutte le cittadine, quello di essere menzionate da così insigne poeta.

Ivrea, l'antica Eporedia, di origine romana e fondata nel 100 a.c., si'.

Ed in effetti, benché non sia nota come meta turistica, ma solo come città della Olivetti e della Battaglia delle Aarance, ha molto altro da offrire, come tutto il verdissimo Canavese.

Ci si può specchiare nei laghi che circondano la città, numerosi e ameni, tra cui il Lago Sirio, il più grande del gruppo dei cinque laghi.

Passeggiare sul Lungo Dora, estate ed inverno.

Si possono ammirare le sue piazze principali, Piazza Ottinetti, tutta in porticato (qui durante la serata delle bande musicali, a Carnevale) e quella che tutti gli eporediesi chiamano "Piazza di Città" o "Pizza del Municipio" ma in realtà ha un nome (anzi due) molto più altisonante (nella foto, sempre a Carnevale, con la neve).

Notare lo scorpione, simbolo di una delle squadre degli aranciere, gli Arduini, ma anche della città, visto che c'è ne erano tantissimi.
 

E poi c'è "il Borghetto", con il suo "ponte vecchio", il borgo antico della città, dove tirano le arance i Tuchini, la mia squadra.

Come non menzionare la Serra Morenica, il rilievo morenico di origine glaciale, risalente al quaternario, che è la formazione di questo tipo più lunga d'Europa (circa 20 km)?

Foto tratta da Wikipedia

È ancora, la torre di Santo Stefano, in origine campanile dell'omonima abbazia benedettina del XI secolo, nel centro del paese,


Le vie principali, pedonali e non, rigorosamente a cubetti, i resti dell'anfiteatro romano ed il Duomo, sorto nel IV secondo lo sui resti di un antico tempio pagano.

nelle vicinanze del Duomo, il Castello dalle Rossi Torri, voluto da Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, nel 1385.

Domenica scorsa, vi abbiamo portato il nano, che ogni volta che ci passavamo sotto in auto, ormai da un anno a questa parte, immancabilmente ce lo chiedeva!

Purtroppo è privo di arredi, perché dal XVIII al 1970 e' stato adibito a prigione. Mia madre, che frequentava il collegio delle suore di fronte ad esso, d'altro lato della piazza, lo ricorda bene.

Si può visitare solo un'ala, al piano terra, osservando celle e cunicoli, tuttavia la visita e' suggestiva, perché i volontari che fanno da guida sono preparati e nei pannelli esplicativi inseriti nelle stanze si possono leggere notizie curiose ed interessanti, oltre a vedere una curata riproduzione in legno del castello stesso.

Il nostro ricciolino biondo, ne è stato entusiasta e, anche se sembrava non ascoltasse, a fine visita mi ha prontamente fatto notare che la torre che stavo guardando era quella maestra distrutta dall'esplosione indotta nella stessa (dove erano conservate le munizioni) da un fulmine, nel giugno 1676. Le fonti parlavano di un numero dai 59 agli 80 morti e di oltre cento case danneggiate. Quindi, stava ascoltando eccome!

La tenuta "originale" del biondino e' solo opera sua, tengo a precisarlo!

A dire il vero non era la sua prima visita, poiché ero andata con l'Alpmarito, dopo tantissimi anni di chiusura al pubblico, quando il nano era appena nato e in braccio al suo papà (l'interno non è accessibile con il passeggino ma si visita in poco tempo, quindi non è impossibile tenere i bimbi in braccio o, meglio ancora, in fascia) e, siccome era una giornata di apertura eccezionale, per le giornate del FAI del primavera, ci avevano consentito l'accesso a più locali di quelli solitamente visibili.

Comunque, è stata una bella occasione culturale, per ricordare, far conoscere al mio ricciolino un pezzo delle nostre radici e accorgersi del bello che c'è intorno a noi.

P.s. Il castello e' visitabile la domenica pomeriggio dal 1 maggio a metà ottobre, oltre al 1 maggio e 15 agosto, dalle 15,00 alle 18,30 o, su prenotazione, in gruppi. Qui le info.

 

 

venerdì 14 agosto 2015

Un "liquidatore" dal cuore tenero



"Sangue e neve" di Jo Nesbo, pag. 142, Einaudi editore, Euro 17,00

Olav e' un liquidatore. Non un liquidatore che cura il risarcimento danni per un assicurazione, come ha detto alla madre, ma un liquidatore di persone, un assassino su commissione. E i "pezzi" li sceglie un boss della droga e della prostituzione.
Però Daniel e' in un certo senso anche un cuore tenero, un buono, che divora libri e che ha scelto questo "mestiere" perché la dislessia ed il disprezzo di suo padre lo hanno ostacolato negli studi e lui per il resto è negato: non sa guidare l'auto della fuga, non sa rapinare banche, non è capace di fare il protettore perché non picchia le donne, si deve tenere lontano dalla droga perché sa di essere uno debole, che potrebbe cascarci.
E allora uccide chi, in fondo, merita di pagare le conseguenze delle sue scelte, non certo moralmente corrette.
Solo che quando il bersaglio diventa una donna bellissima ed è necessario coinvolgere il boss concorrente per sopravvivere, la storia acquista un'altra piega e i ruoli di cacciatrice e preda si confondono, fino al finale a sorpresa.

Un bel romanzo, che mi ha catturato tanto da finirlo in una sera, anche perché abbastanza breve, scorrevole ma introspettivo, con un protagonista sfaccettato e complesso, per il quale ho provato simpatia e per il quale ho parteggiato, nonostante le sue scelte di vita.
Certo, e' un giallo e non certo allegro, ma nel suo genere mi è piaciuto molto.
Dunque, consigliato per questo venerdì del libro, anche perché può aiutare a rinfrescarsi con il pensiero (visto che è ambientato ad Oslo d'inverno) mentre si è esposti al caldo sole estivo !