martedì 17 settembre 2013

Difficili domande, impossibili risposte. O forse no.

Nel fine settimana appena trascorso mi sono trovata a riflettere, con l'Alpmarito, su quanto sia determinante la nostra influenza, in quanto genitori, sul futuro del nano e dei figli in generali.
Ho iniziato a rimuginarci dopo due episodi apparentemente banali.
Uno.
Andiamo in montagna, con l'intenzione di fare una passeggiata tranquilla a mezza costa di un paio d'ore con il nano, biciclettina munito.
Dimentichiamo il casco, nei soliti faticosi preparativi del mattino.
Il nano parte in bici per un sentiero sali-scendi disseminato, ovviamente, di radici di alberi, sassolini ecc.
Io freno, chiedendo di non stare vicino alla riva, di andare piano, di prestare attenzione, "perchè è pericoloso".
L'Alpmarito sbuffa.
Poi si prosegue a bordo strada: il nano sempre sul filo del marciapiede e io già che immagino una caduta con colpo in testa sullo spigolo del marciapiede.
E insisto con le raccomandazioni.
Poi il nano sbanda un pò e, reso insicuro dalle mie parole, in pratica si appoggia a terra, più che cadere, scende dalla bici, si mette a spingerla a mano e mi dici che è troppo pericoloso.
Mi sono sentita uno schifo.
Gli sto facendo venire paure che forse non sono così motivate.
Perchè si può cadere e battere la testa ovunque e mica viaggiamo sempre tutti con il casco.
Ho esagerato, come mi capita spesso quando si tratta di mio figlio.
L'Alpmarito me lo ha fatto notare e mi sono imposta di riflettere di più prima di parlare, di selezionare in anticipo i casi in cui vi è davvero motivo di insistere per la sicurezza e gli altri in cui saremmo comunque disarmati rispetto agli eventi (il casco, però, cercherò di ricordarlo sempre!).

Due.
Un'ora dopo, visita da parente che ci racconta di non essere soddisfatta delle scelte scolastiche e pre-professionali delle sue figlie, ormai maggiorenni. Pensa che stiano accontonando i loro personali talenti e che prendano con leggerezza il cammino scelto. Dice che non si rendono conto che la vita è breve e che quasi mai si fa in tempo a ricominciare o tornare indietro, perchè poi ci si mettono di mezzo tante altre questioni e persone.

Noi, risaliti in auto, pensiamo ad alta voce: quanto si è consapevoli, da ragazzini, quando si sceglie la scuola superiore? Quanto si capisce davvero che aprire una porta significa chiuderne un'altra? E dopo, quando si sceglie (ammesso che si possa) una facoltà universitaria o un mestiere?
Quanto pensiamo di essere liberi e invece di fatto non scegliamo, perchè nella nostra testa "gli altri" hanno già eliminato ogni diversa possibilità?
E quanto influiscono i genitori, in questo? Quanto ne sono consapevoli?
Temo che la risposta sia troppo per la penultima domanda e troppo poco per l'ultima.

Ci ripromettiamo di non in fluenzare eccessivamente i figli, di lasciarli liberi di seguire le loro inclinazioni, di non dare troppi giudizi, di fargli scegliere autonomamente.
E magari ci sembra pure che sia così quando chiediamo loro che sport vogliono praticare e che scuola superiore vogliono frequentare (solo per fermarci alle "grandi" domande).
Eppure, probabilmente, è già tardi: abbiamo già espresso giudizi, con il nostro esempio, con la scelta delle persone da frequentare, con le nostre amicizie, con il nostro stile di vita ecc., e, da piccoli, abbiamo già deciso per loro un'infinità di volte. Volonti o nolenti.

Ed allora, mi chiedo se la casa che abbiamo comprato sia quella giusta, se non a lungo termine almeno per ora. Se l'asilo nido sia quello giusto.
Vivere in un certo luogo NON è indifferente.
Ho avuto amici e compagni che hanno smesso di studiare perchè farsi quasi un'ora di pulmann all'andata e uno al ritorno tutti i giorni, la mattina presto, era troppo.
Che si sono trovati isolati, perchè i loro amici coetani erano restati in paese/città e loro per studiare si erano dovuti spostare.
Per non parlare del'ooferta di sport/corsi/occasioni culturali e sociali che ogni scelta del luogo di residenza comporta.
E sono tutte decisioni che compiamo noi genitori a monte, per i nostri figli.

Vivere in città significa un certo numero di possibilità alternative di frequentazioni e attività.
Vivere in un paese di provincia signofica averne molte meno, forse guadagnando in serenità, rapporti umani e benessere ambientale.
Però dipende da caso a caso.
Decidere di vivere in baita in mezzo alle piste da sci significa sacrifici per figli e genitori, a fronte di un contatto con la natura e una semplicità di vita senza uguali. Forse.
Noi ci abbiamo pensato e ripensato, a dove comprare casa, ma tutto ha un prezzo, ogni soluzione ha svamtaggi e vantaggi e non sappiamo ancora qauli saranno i desideri del nano, quali i suoi bisogni e le sue necessità. Possiamo solo ipotizzarli sulla scorta della nostra esperienza personale, ahimè limitata e soggettiva.

Chi vince, chi perde?

I dubbi rodono, anche se pensi di far bene.
Quando sento di scelte di stili di vita più "estremi", poi, le mie perplessità aumentano.
Bello vivere "tutto naturale", rinunciare a un pò di cose per crearne altre da sè, reciclare, spostarsi a piedi o non spostarsi affatto, rinunciare alla TV ed al PC, essere vegetariani o vegani,trasferirsi in un paese lontano, magari radicalemnte diverso dal nostro, ecc....magari i figli sembrano felici, da piccoli. Crescendo, però, cosa ne penseranno? Siamo così sicuri che non si tratti di una scelta egoistica e che, a sua volta, non sia stata "determinata" dalle decisioni dei nostri genitori.
Non credo.
Forse il segreto, in questo come in tutto, sta nell'equilibrio.
Fosse semplice trovarlo...

Non ho facili risposte perchè non sono facili domande.
Anche questo è essere genitori.

26 commenti:

  1. Domande difficili....domande che spesso mi pongo anche io...domande da genitori...
    Faremo del nostro meglio e poi...speriamo...

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  2. Mi pongo spesso queste domande. Quando Darcy ed io ci siamo sposati lavoravamo entrambi qui, nella nostra città natale, dove vivono anche i nostri genitori. Ci è sembrato naturale comprare casa qui! Ora io ho un lavoro ballerino e lui lavora a Torino, anche se x fortuna a volte può lavorare da casa. La nostra città sta diventando una città dormitorio, non c'è più lavoro, non ci sono sbocchi, opportunità....e ora mi domando: è stato giusto rimanere qui? Nostra figlia cosa farà? Dovrà spostarsi, perchè qui forse ci sono tranquillità, sicurezza e rapporti umani, ma non ci sono oportunità e lavoro. Si fa quello che si pensa sia meglio e per il resto possiamo solo sperare di aver fatto bene.

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    1. Forse ora che è piccola è meglio dove siete, poi crescendo potrebbe essere meglio avere opportunità e lavoro...veramente arduo scegliere, sapendo che ciò che decidiamo avrà ripercussioni anche sui nostri figli, che neanche se lo immaginano.

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  3. non credo ci siano risposte alle tue domande, che sono quelle di tanti genitori. e penso che di sicuro domani mio figlio mi rinfaccerà almeno alcune delle scelte fatte. anche io lo faccio con i miei.
    io vado avanti cercando di fare del mio meglio. di più non si può!

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  4. Se ci sono risposte devo ancora trovarle...
    Chiaramente mi piacerebbe offire al mio Thor il meglio (in termini di "qualità" di vita, vai a capire poi cos'è...), d'altro canto la nostra "eredità" è fatta anche da ciò che siamo noi, legato indistricabilmente a dove abbiamo vissuto.

    per me è difficile parlarne, ho sempre desiderato andarmene da dove sono vissuta, e vivo...


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    1. Le radici sono fondamentali, però il rischio è sempre quello di trasformarle in colla per le nostre ali.

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  5. il fatto di influenzare i nostri figli è sicuro al 100%...loro crescono e da chi devono imparare se non seguendo cosa accade loro intorno!? naturalmente per noi genitori non è facile...speriamo sempre di fare la scelta giusta....io mi sono sempre detta che voglio bene ai miei figli e cerco sempre la soluzione migliore per loro, per il menage familiare e altro....vivo in una grande città e penso che questo per loro sia una vantaggio in alcuni casi e svantaggio in altri....ho scelto una scuola in base alle raccomandazioni di altre mamme al mio intuito e in base alle mie esigenze "territoriali" ....le nostre scelte sono sbagliate? potevano essere migliori? Ai posteri l'ardua sentenza, intanto qui incrociamo le dita!!

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  6. Soprattutto credo che non ci ano risposte giuste. Facciamo quello che ci detta l'istinto ed ancor più il cuore, di sicuro facciamo dl nostro meglio, forse questo e' l'importante.

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  7. Ogni scelta ha in sè il bianco e il nero, ... è l'incognito. Credo molto nel cercare di guardare avanti, di mettere nel cassetto il "se avessi..." o eventuali rimpianti nostalgici.Il presente e quello che ci rimane di fronte è quello che conta... è lui a venirci in contro non quello che non abbiamo fatto. E' l'equilibrio di imparare ad amare le proprie scelte e "spremere" il bello e il bene di ciò che abbiamo fatto entrare nella nostra vita...

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    1. IO fatico a non ripensare al passato, anche se non lo faccio con atteggiamento nostalgico.
      Credo, però, che la nostra storia sia maestra e quindi analizzo e ripenso...
      Devo imparare a "spremere" di più il presente!

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  8. "Se l'asilo nido sia quello giusto"... questa frase mi tocca profondamente, proprio in questi giorni in cui ho ripensamenti che mi fanno mancare il respiro... posso scriverti una mail in privato?

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  9. Uhh quanto ci penso. Penso che ognugno di noi cerchi di fare le scelte più giuste e appropriate, sicuramente un giorno ci renderemo conto di aver sbagliato qualcosa.

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    1. E questo mi fa paura, perchè non sarà più possibile rimediare!

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  10. Grandi domande, si!
    Per quanto riguarda il primo punto, in psicologia si dice che la mamma è un po' come un coccodrillo: porterebbe sempre i figli in bocca per paura del mondo che sta fuori.
    Il padre invece deve essere il bastone che tiene aperta quella bocca per far si che i figli possano finalmente uscire!

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    1. Bellissima questa similitudine con il coccodrillo!
      Se è così, noi rispettiamo perfettamente i ruoli!

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  11. Nessuno è completamente libero. Qualsiasi "educazione", anche col significato migliore del termine, lo rende di fatto impossibile. Penso che il compito dei genitori dovrebbe essere quello di dare ai figli degli strumenti di crescita e di scelta, che saranno necessariamente limitati, ma del resto per chi non é stato così? Poi credo sia una responsabilità del singolo individuo, man mano che cresce, trovare la propria strada, già nota o sconosciuta, e plasmarla in basta quello che sente di essere. Facile, no?!?!?!

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  12. Essendo io una insicura, in molte situazioni, vorrei evitare di trasmettere la stessa insicurezza a mio figlio. E' veramente difficile, però, quando si tratta di lui!

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  13. Mi faccio tante domande anche io e a volte mi sembra di sbagliare tutto. Il semplice fatto di porti delle domande e' già sinonimo di intelligenza e sensibilità, quindi già sei un buon genitore. Credo poi nella bontà delle azioni, delle scelte fatte con amore. potranno non essere delle migliori, ma sono le migliori nel momento in cui le avete prese. Non c'è ricetta che ci aiuti ad essere migliori, sicuramente metterci in discussione e domandar i e domandare anche a loro cosa desiderano credo che sia una buona partenza. Il resto e' amore e fortuna.
    Raffaella

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  14. L'amore c'è, la fortuna spero arrivi e per il resto,hai ragione. Si cerca di vagliare tutte le possibilità ed immaginare il futuro però poi si deve decidere sulla base degli elementi che si hanno nel presente e sperare che siano sufficienti.
    E' rincuorante sapere che siamo tutte sulla stessa barca e tutte ci proviamo...chissà che un giorno una di noi trovi una formula magica per non sbagliare!!!

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  15. io cerco di fare quello che ritengo più giusto per lui.. solo il tempo mi potrà dire se avevo o no ragione...
    non sbagliare è comunque impossibile...

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