giovedì 24 aprile 2014

Succede.

Succede che ricevi un invito per un addio al nubilato di un'amica.
Succede che le organizzatrici hanno pensato ad un intero weekend al mare, possibilmente dal venerdì sera.
Succede che intorno a te fioccano notizie di persone a cui vuoi bene malate e non c'è molto che tu possa fare per loro.
Succede che tuo figlio, forse preda dei "terribili due anni", si lasci andare un pò troppo spesso a scenate e capricci interminabili.
Succede che il suo pianto e piagnucolio insistente e continuo ti faccia innervosire finchè, tentate le strade della persuasione, delle promesse e della dolcezza, tenti anche quella del ricatto, della minaccia e delle urla.
Succede che in quel momento ti vedi come da fuori e ti senti una pessima madre, perchè odiavi quando mia madre faceva così conte e ti sei promessa tante volte di non cascarci.
Succede che se provi ad osservare gli eventi e le richieste tue e degli altri adulti dal suo punto di vista, quello di un bambino di due anni e mezzo, ti accorgo che pretendi/pretendono troppo da lui.
Succede che, però, disgraziatamente le vacanze siano lontante, i giorni di festa un cumulo di impegni, il lavoro non possa essere trascurato e i problemi di salute delle persone intorno non possano essere ignorati.
Succede che bisogna andare avanti così lo stesso.
E allora ti chiedi se vorresti andarci davvero, a quel weekend.
Se sarebbe utile a staccare la spina e tornare migliore.
Se non sarebbe la via di fuga momentanea di cui hai bisogno.

Poi lui ride felice, saltella per la cucina, fa la pipì sul water pieno di orgoglio, mangia il prosciutto con le mani, spingendosi fette intere tutte in bocca con le manine paffute.
Poi lui chiacchera senza sosta, inciampando nelle parole per la voglia di dire tutto e subito, cercando espressioni che non conosce e termini appropriati.
Poi lui ti salta al collo all'improvviso e ti abbraccia forte, dicendo "la mia mamma".
Ti chiede se domani dopo l'asilo potrai giocare con lui.
Spiega alla nonna, che si lamenta delle previsioni metereologiche per i prossimi giorni, che "pazienza, a volte c'è il sole, a volte no e viene la pioggia".
Poi lui convince la nonna ad andare al supermercato a piedi, a comprare il "prosiutto" per la nonna bis che è malata, così mangia e guarisce, "ma a nonna bis piace il prosiutto ?" e si preoccupa di chiederlo.
E lo vedi grande, alto, forte, con la sua personalità ben definita, i suoi ragionamenti arguti, bellissimo.
E ti si apre il cuore e non riesci a capire come possa essere già cresciuto tanto e così bene, come sia possibile che "lo hai fatto tu", proprio tu, che perdi la pazienza e alzi la voce quando fa i capricci.

Poi stai guidando nel buio della sera, per una statale quasi deserta, Virgin Radio ad alto volume, stanca e sola.
Ti fermo ad un semaforo e guardi lui, che dorme tranquillo sul seggiolino, i ricciolini d'oro sparsi sullo schienale rosso, un pò arruffati, la manina che stringe il suo doudou, il ciuccio più grande della sua bocca, gli occhi chiusi dalle ciglia perfette, un mezzo sorriso sul volto. Tranquillo, silenzioso, sereno, fiducioso.
E succede che capisci che anche se ti farebbe piacere un weekend al mare con le amiche dell'università, preferiresti un weekend, anche a casa, con lui.
Nonostante i capricci, la stanchezza e la diversità.
Forse è solo che sai che la tua vita è cambiata e non ti troveresti comunque più a tuo agio in quella situazione.
Forse è solo che sei invecchiata.
Forse non tene frega niente del perchè e del come e ti godi il silenzio.

Succede.



Chissà perchè certi pensieri, come questo, si sviluppano naturalmente in terza persona.

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