giovedì 23 luglio 2015

In questa calda estate, arrampicando in falesie di montagna, al Gabiet

In questa calda estate, stiamo riscoprendo l'arrampicata in falesia, con nostro figlio.
Erano ormai quattro anni che non riuscivamo ad arrampicare fuori così tanto, anche se su gradi a dir poco "basici".

Ma non mi importa.
Mi interessa solo stare insieme, arrampicare, guardarlo salire, possibilmente in montagna, così da respirare e sentire la gomma delle scarpette che fa presa.

Perciò domenica siamo stati in una falesia ben poco frequentata, solo perchè raggiungibile con un'ora di camminata a piedi in salita o 15 minuti più cabinovia e quindi non di quelli davanti alle quali parcheggi e campeggi.
Noi, visto il peso dei materiali + cambio per il ricciolino + vestiti perchè non si sa mai che siamo in quota + acqua e panini, abbiamo optato per la cabinovia, che è piaciuta moltissimo al piccolo di casa.



E poi eravamo lì, nella "nostra Valle", quella di Gressoney (AO), al Gabiet, non lontani da dove è iniziato tutto.
E a parte le piste che d'inverno servono a sciare e d'estate deturpano il paesaggio, ne è valsa davvero la pena.


La vista sul Monte Rosa, con la Piramide Vincent in bella mostra, uno dei miei primi 4.000 mt, la diga del Lago Gabiet e il nostro piccolo scalatore, che purtroppo questa volta era molto stanco e dopo pranzo ha fatto parecchi capricci.



Qualche goccia di pioggia, un caffè al Rifugio Gabiet (dove si mangia molto bene, se mai capitaste da quelle pari), con qualche chiacchera mentre il ricciolino si faceva un riposio rigenerante in braccio a papà, e poi di nuovo cabinovia.
Infine, sosta al parco giochi di Gressoney La Trinité, sempre più attrezzato ogni anno che passa, per la gioia di un piccoletto tornato di ottimo umore.





Un gioco nuovo, che non avevo mai visto primo, ci ha piacevolmente colpiti, questo :


Una vera escavatrice in miniatura, perfettamente funzionante e pure rotante, che tutti i presenti, a turno, si lanciavano a provare !!!

E dopo la sosta e la merenda, ancora ad arrampicare, in un settore facile chiodato apposta per i bimbi proprio dall'altro lato della strada e del fiume, con il nostro ricciolino tornato entusiasta e tutto orgoglioso delle persone che si avvicinavano curiose per guardarlo e fargli i complimenti.
Decisamente con un ego smisurato, come il suo papà!!!

Non so perchè, ma solo risalire le vallate montante, quella di Gressoney in particolare, ha su di me un effetto così rilassante e rigenerante. Nessun mare o viaggio all'estero mi ha mai regalato le stesse sensazioni.
E' come se sentissi i polmoni dilatarsi, la pelle distendersi, la mente respirare.

Anche se costa fatica prepararsi e preparare, mettersi in macchina e camminare. Anche se è solo per un giorno.

p.s. Per gli interessati, trovate indicazioni sulle falesie della Valle di Gressoney su questo sito. Non c'è il luogo in cui siamo stati noi, ma sono massi praticamente a due passi dal settore denominato "Gabiet" e si tratta di monotiri brevi dal  3 al 5C chiodate vicino, con sosta attrezzata in cima.
La roccia si sgretola un pò, quindi un casco per chi è in sosta non è una brutta idea.
Se invece volete fare i turisti, sappiate che la cabinovia si prende nel piazzale di Staffal, proprio dove finisce la strada della valle di Gressoney, che dunque dovete percorrere fino in fondo (circa 32 km dall'imbocco, a Pont Saint Martin, prima uscita autostradale della Valle d'Aosta provenendo dal resto d'Italia).
Dall'arrivo della cabinovia Staffal - Gabiet, in 15 minuti di salita si giunge al Lago/diga delle foto ed al Rifugio Gabiet. In alternativa, potete salire a piedi da Staffal in un'ora circa (almeno 1,30 con i bimbi). Il sentiero è ben battuto e piacevole ma molto ripido (non pericoloso, comunque), soprattutto nel tratto iniziale e finale.


martedì 21 luglio 2015

A casa di Peppa Pig ed in giro per l'Italia (formato mignon)

Una caldissima domenica di luglio, siamo stati a Leolandia, quella che per me e mio marito era semplicemente Minitalia.

Siamo partiti alle 6.00 del mattino, per evitare il traffico di Milano e perchè il ricciolino biondo dormisse in auto.
In un'ora e 40 eravamo a destinazione. Abbiamo fatto colazione in un bar ben fornito proprio all'ingresso di Capriate, a meno di un km dall'ingresso di Leolandia.
La proprietaria, gentilissima, compresa la nostra meta, mi ha domandato da quanto non andassi a Minitalia. Alla mia risposta, "più di vent'anni", si è messa a ridere e mi ha assicurato che ci sarebbe piaciuta moltissimo.

Alle 9.30 eravamo in attesa ai cancelli, poichè avevamo acquistato i biglietti on line un mese prima, ad una cifra comunque non tanto modica (26,50 ad adulto e 21,50 - mi pare - per il nano) ma sempre meno di Gardaland.

Ci siamo visti lo spettacolino di apertura ed abbiamo varcato il cancello per terzi ....uscendo poi alle 18.10 di sera!!!

Leolandia non ha deluso le nostre aspettative, anzi.
Il personale eera entuasiasta e gentilissimo, anche a fine fiornata, le attrazioni davvero a misura di bambino, abbiamo mangiato tranquillamente i nostri panini in un prato all'ombra (ma il parco è pieno di aree picnic e panchine)  e ci siamo divertiti come matti, soprattutto io ed il ricciolino !!!

Nonostante fosse domenica, non abbiamo mai fatto coda, giusto 10 minuti ai gommoni, per il resto abbiamo rifatto di seguito alcune attrazioni anche 5 volte, senza attese !!

Appena entrati siamo andati a trovare Peppa Pig, George ed il Signor Toro.
La casa non era ancora aperta (Peppa dorme fino alle 10.30!!!) ma ci siamo goduti indisturbati  il cantiere del Signor Toro, l'auto di Pappa Pig e le pozzanghere di fango



 Per poi visitare la mitica casetta, naturalmente in cima alla collina, e stringere la mano a Peppa e George.
Quest'ultimo è stato simpaticissimo con mio figlio, ha giocato a rubato il cappello e rincorrerlo...





 "Mamma, perchè George era grande quanto Peppa ? Doveva essere più piccolo!!!" - ops- attenti voi del parco, qui non sfugge nulla !

Ogni particolare è curato nel dettaglio e quasi tutto si può toccare liberamente!

E poi le giostre, quasi tutte accessibili anche al ricciolino, dall'alto dei suoi 98 centimetri o poco pi!
Le più apprezzate ? Le discese con i tronchi nell'acqua (non ho foto, la Reflex era al sicuro nello zaino impermeabile !), la battaglia delle caravelle (bellissima davero e molto originale), i vari trenini & co., da quelli tipo omntagne russe a quelli tranquilli, e naturalmente, il camion dei pompieri per spegnere gli incendi !



 e poi una gabbia piena di palloni e gonfiaboli morbidi, che si muoveva leggermente, per correre scalzi e stare in equilibrio.
Io ho trovato molto carine anche le biciclette volanti, ispirate ai desegni di Leonardo e gli avvoltoi (che ho fatto solo io), nonchè la classica ruota panoramica e le giostre con i cavallini e altri animali ruotanti, che io trovo sempre belle e romantiche ed il nano non ha affatto disdegnato, anzi.



                                          Gli avvolti visti dalla ruota paniramica.

L'Alpmarito ha fatto più volte con nostro figlio i barili rotanti (come le tazze) e gli è piaciuto molto il mini museo di Leonardo e il "simil auto scontro" con i gommoni.

Io e l'Alpmarito, poi, a turno abbiamo fatto anche alcune delle attrazioni non adatte al nano, come le rapide, una sorta di montagna russa (ma senza ribaltamento) e quella giostra a caduta che simula i G negativi.
In realtà, comunque, dai 105 cm si può fare praticamente tutto.

 Quanto all'Italia in miniatura, proprio nel centro del parco, circondata dall'acqua, mi è parsa una meraviglia.
Abbiamo passeggiato piacevolmente, noi attratti dalle risproduzioni, il ricciolino dal trenino !


 Non mancavano punti che spruzzavano vapore acqueo, nè gli spazi per giocare con e senza acqua, anche in costume. Nel nostro caso, la giornata si prestava !



L'unico difetto, a mio parere, sono le gabbie per gli uccellini. Non amo vedere gli animali in gabbie piccolissime, soprattutto se si tratta di pappagalli o volatili originari di ben altri ambienti.
Salvo una coppia, libera, gli altri mi parevano veramente sacrificati.
Abbiamo fatto il giro con il trenino panoramico e TUTTE le giostre a misura del nano, saltando solo fattoria, acquario e rettilario...sarà per la prossima volta.

Il ricciolino non ha neppure chiesto giocatolli o gadgets o gelati, tanto era preso dalla felicità di fare le giostre e vedere la casa di Peppa.

Insomma, una giornata un pò cara (30 Euro solo di autostrada), molto stancante ma anche molto divertente, grazie ad un parco migliore di quanto mi aspettassi !!!


venerdì 17 luglio 2015

"Elogio del limite.Sogna in grande e osa fallire." Il Tor de Geants visto e scritto con gli occhi di un concorrente

"Elogio del limite.Sogna in grande e osa fallire. Divagazioni sull'arte di correre" di Fabrizio Pistoni, Ed. Ediciclo editore, pag. 157, euro 14,50
Questo libro non è un romanzo ma neppure una autobiografia.
E' il racconto in prima persona del "Tor de Geants" , una gara di corsa in montagna dai numeri impressionanti: 330 km, poi di 24.000 mt di dislivello.
Una gara che si vince con la testa, prima ancora che con il fisico, privandosi del sonno, credendo in se stessi e conoscendosi bene, limiti compresi.
Lo scrittore, eporediese e dunque mio compaesano, è stato campione italiano juniores di canoa fluviale e tra i primi tre ai mondiali di rafting e, all'edizione del Tor di cui parla nel libro (2010), si è piazzato ventesimo.
Ma tra le pagine non si parla tanto della gara in se', e' il racconto del flusso di pensiero di un corridore.
Le riflessioni, gli incontri e i dialoghi di tre giorni di gara, giorno e notte.
Perché dietro una gara come questa ci sono ore e ore di preparazione in solitaria e in compagnia, ore di sogni ad occhi aperti, riflessioni e dialoghi con se stessi, mentre si corre e si va in montagna.
E c'è una organizzazione di tecnici, politici, medici, guide alpine e volontari, tantissimi volontari, che da alpeggi sperduti, rifugi in quota base- vita nelle vallate, offre assistenza, pasti, posti letto, conforto e aiuto a tutti i concorrenti, al solo prezzo di un grazie e di un sorriso, magari solo mentale. perché i corridori sono stanchi!
Perché lo fanno? Cosa li spinge a fare i volontari, in modo completamente gratuito?
E il pubblico, perché migliaia di persone in paesini sperduti e nelle vallate, anche a tarda notte incita applaude i concorrenti, che magari nemmeno conosce?
Si domanda spesso l'autore.
Io, che lo scorso anno, per la prima volta, ho fatto la volontaria, ho sposato un valdostano e vivo in Valle ormai da 8 anni, posso rispondere che ogni valdostano conosce almeno un concorrente, magari pure suo parente, anche alla lontana, e tutti ammirano la forza d'animo e quel pizzico di follia che spinge tante persone a mettersi in gioco in questa straordinaria gara di resistenza, nella quale anche solo arrivare alla fine per ultimi e' un traguardo degno di nota.
E poi c'è una sorta di invidia, la voglia di vedere in faccia i concorrenti, di capire i LORO PERCHE', di essere d'aiuto, lo spirito di solidarietà e fratellanza che è tipico della gente di montagna e di paese, la voglia di esserci, di far parte di qualcosa di grande che abbraccia l'intera Valle d'Aosta.
Un flusso di pensieri intelligenti, acuti, interessanti, che secondo me merita di essere letto, anche se non scritto alla perfezione, da tutti quelli che, guardando il Tg, si domandano chi sono "quei pazzi", oppure che amano correre o amano la montagna.
Con la consapevolezza che a volte non ci sono risposte, solo istinto di movimento!
E da oggi: "Sogna in grande e osa fallire" diventerà anche uno dei miei mantra.
"..e' il prezzo da pagare per il mantenimento di questo strano equilibrio:la morte del sogno. In un mondo dove puoi fare tutto, il desiderio non ha spazio, se manca la libido te la compri in farmacia e ogni bisogno si placa con una banconota di taglio adeguato. Ma la voce ne ha per tutti e a un certo punto mi chiedo quante volte i miei bimbi hanno ricevuto qualcosa senza il piacere di poterlo prima desiderare. domanda scomoda: credevo di essere il genitori è perfetto." Pag. 37
"..Una carrellata di frazioni disabitate collegate dalla mulattiera che stiamo percorrendo, sono tutte simili tra loro per esposizione delle facciate e costante presenza di un vecchietto, sempre solo, che toglie ortiche e innaffia le patate; quando se ne andrà anche lui, sarà tempi di convertire i ruderi in seconde case per quelli che arrivano dalle città nel weekend, per il popolo dei cibi bio, della filiera corta e dei cereali contro la stitichezza." Pag. 70
Mai definizione e' mai stata più azzeccata, per i turisti di città, il popolo delle seconde case.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

mercoledì 15 luglio 2015

Un gioco green (in tutti i sensi) per i pomeriggi estivi, lezioni di botanica e...di cucina creativa: tutto in uno !

In principio l'idea fu del nonno G.: raccogliere rametti e foglie di erbe aromatiche e piante, coprirsi  gli occhi a turno e cercare di indovinare dall'odore la pianta.

Un gioco semplice,  green (in tutti i sensi) ed economico, che si puo' fare sempre e aiuta anche ad apprendere qualche nozione di botanica di base.

Il mio ricciolino biondo mi ha "sottoposto il test" una sera al rientro dal lavoro: su cinque, vi dico solo che ho azzeccato solo il rosmarino, tra le grasse risate del nonno e di mio figlio !!!

Poi mi sono applicata e dopo una settimana..... cinque su cinque !

Cosi' quando siamo andati a trovare la nonna bis E., che ha un giardino in collina con tante erbe aromatiche, non ho sprecato l'occasione.
Abbiamo giocato e io mi sono segnata con pazienza il nome di ogni foglia accanto alla relativa foto, poi ce le siamo portate a casa, per mettere alla prova nonno G.

Rabarbaro

Rafano, detto anche "cren"

Ribes bianco

Maggiorana

Acero

Erba di San Pietro

Lauro

Dragoncello

Menta piperita

Menta - bergamotto

Erba cipollina


Come è andata ? Il nonno ne ha indovinate solo tre su undici!!!

Cosi' mi sono presa una bella rivincita, oltre ad imparare che:
- con il rabarbaro, del quale si usano solo le radici rosse, la nonna bis sa cucinare una torta deliziosa, che naturalmente mi sono mangiata (e pare non mi dia neppure allergia, ww!);
- con il rafano si puo' fare una salsa acre e forte, pungente, per accompagnare bolliti, formaggi, pesce affumicato e uova. Purtroppo, sembra che appartenga alla famiglia delle crocifore, come i ravanelli e i cavoli, quindi credo di esservi allergica, anche se forse solo da crudo (ma provero').
Nella cucina orientale  viene utilizzato per la salsa wasabi (ma quante ne da la nonna bis ?).
Il nome  "cren" secondo alcuni è veneto, per altri slavo ed, in effetti, pare sia una pianta originaria dell'Europa balcanica;
- l'erba di san pietro  è perfetta per insaporire le frittate e secondo la nonna bis, piemontese di nascita e valdosatana per amore, non c'è frittata da vero piemontese, nè orto degno di nome, che non la contenga;
- posso mangiare senza stare male il ribes bianco e piace molto anche a mio figlio,
- di menta ce ne è piu' d'una. E io, che conoscevo solo quella piperita !!

Che dite, utile vero?
Una idea per giocare nelle calde giornate estive, quando non mancano le occasioni di stare in giardino, al parco, in montagna o in campagna, oltre che un modo carino ed efficace per insegnare a mangiare sano e rispettare le ricchezze della natura.
Potete usare anche i classici rosmarino, basilico e salvia, oltre a timo, maggiorana, petali di rosa, fiori profumati ecc.

E, magari, giocare tra una scopracciata di ribes bianco, un saluto alle tartarughe e uno sguardo al cielo che si intravede tra le foglie di acero, come noi!