Settembre, vento di rinnovamento, anche qui, sul blog.
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martedì 13 settembre 2016
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lunedì 12 settembre 2016
Quattro ore mamma e figlia, tra relax e risate alle terme.
Quest'estate, in un sabato di tempo incerto e minacciante pioggia, io e mia madre ci siamo regalate quattro ore speciali, da trascorrere in relax solo io e lei.
Siamo state alle terme di Champoluc, ai piedi del Monte Rosa, in Val d'Ayas (AO), a circa un'ora e mezza da casa.
Era da tanto che non stavamo insieme da sole, per cui anche il "viaggio" in auto è stato un piacere.
Abbiamo chiaccherato molto e guardato il paesaggio, facendo progetti per altri momenti insieme.
Nessuna di noi due era mai stata nella struttura, infatti nuovissima, anche se per me era la seconda volta alle terme.
Era tanto che evitavo di andarci, per paura di soffrire di nostalgia.
La volta precedente, infatti, era stato con la mia amica F., a Prè Saint Didier (AO): ci eravamo divertite tantissimo ed eravamo state davvero molto bene insieme. Purtroppo, non c'era più stato modo di replicare, prima per la mia gravidanza e poi per la sua malattia. Ancora adesso, è uno dei ricordi più belli di momenti trascorsi insieme e di lei che conservo nel cuore.
Per fortuna, però, ho retto bene l'emozione e, concentrandomi su mia madre e sul nostro stare insieme, mi sono divertita e rilassata tantissimo.
Abbiamo fatto l'ingresso piscina & benessere, approfittando dell'assenza del ricciolino biondo (l'area benessere è vietata ai minori di anni 14 e soltano due piscine sono accessibili ai bambini (quella ludico-sportiva, che prosegue all'esterno e quella "bimbi"), godendo appieno della compagnia reciproca, degli idromassaggi (compreso quello esterno, piccolo ma poetico) dell'acqua salata della vasca marina e dell'acqua calda di tutte le vasche, ridendo e scherzando, di noi, tra noi e con altri ospiti della struttura.
Prese dal desiderio di esplorare e provare tutte le possibilità, nelle aree relax siamo state poco, giusto il tempo di bere e mangiare i biscottini, passando dai due bagni turchi alle saune, dalla vasca idromassaggio alle diverse piscine, evitando solo la "vasca di reazione" con acqua a 5° gradi che farà pur bene agli scandinavi ma per me significa tonsillite assicurata!
venerdì 9 settembre 2016
Le letture di Mamma Avvocato: "Il ragazzo soldato"
Ho letto tutti i suoi romanzi tradotti in italiano, la maggior parte dei quali ha come protagonista Nick Stone, un agente SAS che si trova sempre invischiato in situazioni difficili in luoghi "caldi" del pianeta e che mi piace perché non è il classico buono, bensì un personaggio complesso e realistico (ne ho parlato qui, qui e qui).
Questo libro, invece, e' il primo di un'altra serie, scritta insieme a Robert Rigby.
Danny Watts ha diciassette anni, e' un orfano che vive in una casa famiglia e sogna di diventare un ufficiale dell'esercito. Peccato che, per farlo, abbia bisogno della borsa di studio dell'esercito per frequentare l'università.
Le selezioni vanno bene ma qualcosa, o meglio, qualcuno, infrange il suo sogno: il nonno latitante che non ha mai conosciuto. Danny si lancerà alla sua ricerca pieno di astio, scoprendo però presto che il legame di sangue non è qualcosa che si può ignorare.
Insieme verranno coinvolti in un intrigo, nel quale dovranno fare uso di tutte le tecniche che il nonno ha imparato in vent'anni di missioni come Special Air Service.
Un romanzo dal ritmo veloce e pieno di azione, anche se non adrenalinico quanto quelli che hanno come protagonista Nick Stone.
E' questo il mio consiglio per il venerdì del libro.
giovedì 8 settembre 2016
Su venetoforkids: i miei consigli per preparare lo zaino da montagna
Conoscete Stefania, alias Mamma Orsa Curiosona?
Lei e suo marito sono gli autori di Veneto for kids, un sito dedicato al Veneto ed a chi viaggia con i bambini, con tanti consigli ed informazioni su cosa visitare con i bambini, che si tratti di città, località di mare, campagna o, naturalmente, montagna.
E sono soprattutto i post dedicati alla montagna quelli che leggo io.
Ebbene, oggi sono ospite di questo utile sito, nella sezione "Consigli di viaggio", con un post di suggerimenti su come preparare uno zaino da montagna e un elenco per aiutare a non dimenticare nulla a casa, per voi ed i vostri bimbi!
mercoledì 7 settembre 2016
Gite fuori porta con i bambini: il rifugio degli Asinelli
In un ozioso pomeriggio estivo libero, la voglia di gita ci ha portato, con decisione dell'ultimo minuto, in un luogo speciale, non molto lontano da casa: Il rifugio degli Asinelli, a Sala Biellese, in provincia di Biella, nel Nord del Piemonte, non lontana da Ivrea e dalla Valle d'Aosta e rapidamente raggiungibile anche da Torino e Vercelli.
Su un vasto appezzamento di terreno, l'associazione senza scopo di lucro "Il Rifugio degli Asinelli
ONLUS" dal 2006 ospita asini, muli e bardotti in difficoltà o sofferenti, a causa di malattie o perchè hanno subito maltrattamenti o sono stati privati di cure o cibo e se ne occupa, facendo conoscere ad adulti e bambini curiosi questi teneri animali.
La sede si trova immersa nel verde delle colline moreniche ed ci ha stupito perchè è grande, curata, pulita e ben tenuta, come gli animali che ospita.
L'ingresso è gratuito e si possono guardare ed accarezzare muli, asini e bardotti in sicurezza e rispettando la loro volontà (sono gli animali ad avvicinarsi agli steccati se e quando vogliono essere coccolati - praticamente sempre! - e non viceversa).
Inoltre, parcheggiata l'auto nell'ampio piazzale gratuito, i bimbi possono correre e muoversi tranquilli per le sterrate che conducono ai recinti, poichè non circolano auto. Tra l'altro, in quasi tutto il luogo ci si può muovere anche con passeggini e cani (purchè al guinzaglio).
La struttura ospita anche una fontana, i servizi igienici (con fasciatoio), macchinette automatiche di acqua e snack e un negozio con tanti articoli, comprando i quali si può contribuire a sostenere l'associazione.
Eh sì, perchè essa vive delle donazioni e dei contributi dei privati (compreso il 5x1000).
Si possono anche "adottare a distanza" uno o più animali oppure persino prenderli in affidamento, in casa propria, naturalmente alle condizioni poste dall'associazione, a salvaguardia degli animali.
Noi ci siamo stati in un pomeriggio qualunque, trascorrendovi un paio d'ore, però credo sia meglio programmare la visita in modo di partecipare ai grooming days organizzati periodicamente (qui il calendario).
Cosa sono? Giornate in cui il personale del rifugio insegna ai visitatori a prendersi cura di asinelli, muli e bardotti con brusche e striglie (ossia fare "grooming"), all'interno dei recinti.
Noi contiamo di farlo presto!
Cos'altro fare nei dintorni?
Una visita al Parco della Burcina ed alla Biella Alta sono d'obbligo,
ma c'è anche la riserva naturale della Bessa, miniera d'oro a cielo aperto di epoca romana, di cui un giorno vi racconterò, oppure potreste spingervi fino a Ivrea, per visitare la cittadina ed il suo castello dalle rosse torri!
N.B. Post non sponsorizzato.
lunedì 5 settembre 2016
Centro estivo: tra polemiche, alternative ed assenze (nostre)
Quest'anno, a maggio, l'amara scoperta: la Comunità montana non avrebbe più organizzato il servizio di centro estivo, per paventata "assenza di fondi". Parimenti, il Comune aveva deciso di non finanziare neppure più il servizio di tate familiari "estivo" del paese.
Vero che noi non ne avevamo usufruito, preferendone uno privato più lontano ma anche più economico e, soprattutto, più flessibile.
L'esperienza era stata positiva, dal mio punto di vista, un po' meno da quello del ricciolino che, pur non trovandosi male, non aveva però reagito bene. Forse per stanchezza, forse per il caldo eccessivo, forse per età o inclinazione caratteriale. Chissa'. Comunque, come vi avevo raccontato, parte dei dubbi iniziali si erano dissipati ed alla fine era andata, anche grazie all'alternativa "nonni".
Era stata, però, una faticaccia, fisica e morale. Così, quest'anno ero partita convinta: più settimane al centro estivo e ne proviamo pure un altro, da scegliere insieme ai suoi amichetti, possibilmente.
Certo, ma quale?
Il panico si era diffuso, soprattutto considerato che l'alternativa trovata dai Comuni era apparsa, a me ed a molte altre mamme, alquanto discutibile: finanziare l'oratorio perché coprisse il "buco" di servizio, ma solo per i bambini dai sette anni (o comunque a prima elementare conclusa) e con contributo economico a carico delle famiglie non economico.
Meglio che niente, certo, ma pur sempre un "centro estivo" confessionale finanziato con fondi pubblici (du questo anche di atei e appartenenti ad altre fedi religiose) e tale da non coprire la fascia di età della scuola materna.
Purtroppo, però, la maggioranza ha vinto e così è stato, alla faccia dei discorsi sullo Stato laico e l'integrazione religiosa.
Abbiamo perciò optato per un centro estivo fuori regione, a qualche km di distanza.
La scelta è stata più azzeccata (e pure più economica) e il ricciolino, a parte il primo giorno, ha reagito meglio al distacco e ha sempre riferito di essersi divertito.
Eppure, ha anche sempre cercato di evitarlo, pregando i nonni di tenerlo con se' e facendo leva sui miei onnipresenti sensi di colpa. Perciò, passato luglio tra centro estivo e nonni, ad agosto, quando ho avuto meno lavoro, e' stato molto con me, oltre che con i nonni. Poi ci sono stati dieci giorni di vacanza, tutti e tre insieme.
Questa settimana, l'ultima di vacanza, avrebbe dovuto rientrare al centro estivo ma ha protestato con fervore, pregandoci spesso di non mandarlo o, se proprio necessario, solo un giorno o due.
Alla fine, visto che pare che la disponibilità dei nonni ci sia, io ho ceduto.
So già che me ne pentirò, però un paio di domande del ricciolino mi hanno messo alle strette: "Se pensate che sia tanto divertente, perché non ci andate voi?!?"
E soprattutto: "Voi, al centro estivo, ci andavate o no?"
La risposta è stata no, per entrambi. Certo, le condizioni familiari erano diverse ma la realtà è che ne' io ne' l'Alpmarito avremmo neppure mai voluto andarci e, anche quando c'erano momenti di noia a casa, non avremmo mai fatto cambio.
Forse a torto, perché non avendo mai provato non sappiamo cosa ci siamo persi, ma tant'è.
Così, grazie ai nonni (con i loro difetti, certo, ma pur sempre nonni disponibili), il ricciolino ha vinto.
E voi, come vi siete organizzati? Che alternative avevate? Cosa ne pensate della trovata di finanziare l'oratorio?
venerdì 2 settembre 2016
Le letture di Mamma Avvocato: "Bassa stagione" di Jorn Lier Horst
D'estate non disdegno thriller e gialli.
Questa volta, la scelta è caduta su un autore norvegese, che è stato davvero poliziotto a Larvik, la cittadina dov'è ambienta i suoi romanzi, prima di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
"Bassa stagione" di Jorn Lier Horst, ed. Rizzoli, 2015, pag. 316
Un fine settimana d'autunno, tra i cottage estivi di un luogo di villeggiatura affacciato sul mare della Norvegia, si scatena il male: omicidi e furti, in un intreccio che si svela a poco a poco, coinvolgendo stranieri e locali, persino la figlia dell'ispettore, William Wisting.
Un ispettore tranquillo ma preciso, che ispira simpatia, che non esita a mettere a rischio la sua vita per trovare i colpevoli e che non si è ancora arreso al cinismo, rifiutandosi di tracciare una linea di distinzione netta tra buoni e cattivi.
Io ho trovato molto interessanti anche alcune considerazioni dell'ispettore sull'aumento della criminalità nei paesi scandinavi (e non solo) a seguito dell'allargamento dell'Unione Europea a paesi molto più poveri della media e la descrizione, funzionale all'indagine, delle "rotte del crimine"
Di più non posso dire, per non rovinare una lettura che prende, piacevole e intricata, che consiglio agli amanti del genere e dei climi nordici.
E' questo il mio consiglio di lettura per il venerdì del libro.
giovedì 1 settembre 2016
La piccola falesia e la mini ferrata di Gressoney La Trinité
Siamo stati via poco ma abbiamo condensato un numero notevole di escursioni a piedi ed in bici e visite culturali, perciò potrò annoiarvi per molto tempo con i miei racconti.
Oggi però, visto che l'autunno è ormai alle porte ed il tempo per le escursioni estive in montagna e' ormai agli sgoccioli ma ancora ci sono tanti buon weekend, vorrei suggerirvi un posticino adatto a far arrampicare i bambini e persino a fargli provare il divertimento di una ferrata, la falesia di Gressoney La Trinite', comune alla fine della Val di Gressoney (AO), dal lato sinistro della Valle, nei pressi di un ampio prato con tanto di fontanella, in cui fermarsi per un pic nic e quasi di fronte ad un bel parco giochi (questo), posto sull'altro lato del torrente.
La "chicca" di questo luogo e' la splendida vista sul complesso del Monte Rosa.
venerdì 19 agosto 2016
Le letture di Mamma Avvocato: "Balzac e la piccola sarta cinese" e non solo
D'estate, complici le serate più lunghe e minor lavoro, riesco a leggere di più. Ecco dunque le mie ultime letture.
"Balzac e la Piccola Sarta cinese" di Dai Sijie, ed. Adelphi, euro 7,00, pag. 176
Un romanzo breve (meno di 200 pagine) ma dalla forza evocativa e dal potere quasi ipnotico della narrazione che lo rendono un gioiellino.
E' capace di raccontare, in modo delicato e in qualche modo "leggero" una pagina buia e ignorata ai più della storia cinese: il periodo della dittatura comunista di Mao e la "rieducazione" forzata dei giovani e dei "nemici del popolo".
E' il 1921 e due ragazzi "di città" di 17 e 18 anni, vengono mandati in uno dei villaggi sperduti di una montagna chiamata "La fenice del cielo", per essere "rieducati", attraverso il lavoro nei campi e nelle miniere con i contadini, sorvegliati dal capo del villaggio.
A differenza della maggior parte dei loro coetanei di città e degli altri "figli di borghesi", tutti costretti a periodi di rieducazione in campagna o in montagna di circa due anni, i protagonisti hanno dinnanzi a se' la prospettiva di rimanere in quei luoghi per tutta la vita, con "tre possibilità su mille" di tornare a casa prima, e ciò solo perché sono figli di due importanti medici, un dentista ed uno pneumologo, considerati "nemici del popolo" per aver manifestato idee contrarie al regime e perché loro stessi hanno ricevuto una istruzione "borghese", che poi nel loro caso si è fermata alla licenza media.
Eppure, si sa, la cultura e' nemica delle dittature, in specie quelle comuniste.
La vita angosciosa dei due ragazzi tra le montagne cambia però improvvisamente quando scoprono che il ragazzo "in rieducazione" di un altro villaggio, possiede una valigia di "libri proibiti", ossia romanzi, per di più i classici (almeno per noi) di autori stranieri, tra cui molti romanzi di Balzac.
Saranno quei libri a insegnare ai ragazzi cosa sia la libertà, la spinta individualistica al progresso, l'amore, il sesso, la gestione del potere e la sfida, fino a coinvolgerli in una "missione" che vede coinvolta la bellissima, ma ignorante, piccola sarta cinese, di cui entrambi finiranno per innamorarsi.
Non posso svelare di più ma devo ammettere che il finale, amaro come lo spaccato di regime che racconta, mi ha sorpreso.
N.B. Facendo una piccola ricerca on-line, pare che i "Campi di rieducazione", di cui parla anche Terzani in un suo romanzo, siano ancora una realtà attuale, in Cina, seppure nascosta. Infatti, nessuno sa con precisione quanti siano ancora attivi ma si parla di migliaia, con reclusioni che possono durare anche tutta la vita e questo per reati "minori" e politici.
***
"55 vasche. Le guerre, il cancro al quella forza dentro" di Mimmo Candito, ed. Rizzoli, 2016, euro 17,59, pag. 225
L'autore, Mimmo Candito, e' giornalista, scrittore e docente universitario di Linguaggio giornalistico, firma de "La Stampa" dal 1970, corrispondente di guerra in Iraq, Medio Oriente, Asia Africa e Sudamerica, Libia.
In questo libro, che mi ha attirata dal titolo, che rimanda al nuoto che amo, racconta la sua guerra contro un cancro, intrecciandolo con l'evocazione di alcuni episodi vissuti come corrispondente di guerra, parlando dell'amicizia con un gruppo di colleghi, con il quale condivide una sorta di cameratismo cementato da finalità simili, creatosi in mesi e mesi vissuti in angoli pericolosi del pianeta, a raccontare (e un po' sfidare) la morte.
Il messaggio dell'autore emerge in modo da molto chiaro (anzi, forse è ripetuto fin troppe volte): la voglia di vivere, il dominio della mente sul corpo e la capacità di accettare il pericolo eppure lottare strenuamente, possono fare la differenza anche con una diagnosi di cancro.
Infatti l'autore, a cui trovano un tumore grosso e collocato in zona "impossibile" da operare, ha, secondo il suo oncologo: "zero virgola zero probabilità di sopravvivere".
Invece lui sopravvive e non sono alla prima massa tumorale, ma anche alla seconda, quando la bestia si ripresenta dopo quasi dieci anni.
Perché "55 vasche"? Perché è facendole, spinto dalla sola voglia di vincere il male, che l'autore comprende quanto forte possa essere la forza che si può attingere dentro di se' e dalle proprie esperienze di vita, per non soccombere.
Il giornalista e' altresì costretto a prendere coscienza che quel cancro e' frutto delle polveri metalliche e dei gas che ha respirato svolgendo il suo lavoro di reporter di guerra e dunque racconta di una tragedia che non termina quando le luci dei riflettori si spengono sullo Stato o sul dramma della popolazione bombardata, non finisce con una tregua, un convergono di transizione o l'arrivo delle forze di pace, ma perdura per generazioni, nel DNA dei nuovi nati e nei polmoni, bronchi, gole e sistemi digestivi di tutti coloro che in quei luoghi hanno combattuto, raccontato o, ancor di più, rimarranno a vivere.
Eppure l'autore afferma di non nutrire dubbi: la sua vita è valsa mille vite e ne valeva comunque la pena.
Un libro che si legge scorrevolmente, interessante e non banale, capace di affrontare con un messaggio di speranza e ottimismo un male purtroppo presente ormai quasi in ogni famiglia.
Unici difetti, secondo me: il messaggio ripetuto forse troppe volte e alcune espressioni abbondantemente utilizzate che a me hanno insegnato essere colloquiali, adatte al linguaggio parlato o alla classica "lettera ad un amico" ma non ad essere traspose su carta. Insomma, espressioni da "giornalisti", non proprio corrette, a causa delle quali non nutro grande stima delle capacità di scrittura della categoria.
***
"La classe" di Francois Begadeau, ed. Mondadori, 2009, pag. 223
Il racconto di un'anno di scuola in una media della periferia di Parigi, scritto da un insegnante che non ha ancora perso del tutto la speranza che l'istruzione possa fare la differenza ma si confronta tutti i giorni con una realtà sconfortante, sia dal punto di vista degli studenti, in una classe alquanto multietnica in cui la religione è spesso un pretesto per saltare giorni di scuola, che da quello degli insegnanti.
Dal libro e' stato tratto anche un film che ha vinto alcuni riconoscimenti. In effetti, la scrittura e' più simile ad una scenografia che ad un romanzo, poiché è una successione di rapidi dialoghi di classe.
Francamente, non mi è piaciuto particolarmente, sia per lo stile, che si avvicina al modo di parlare degli studenti, sia per le figure degli insegnanti, tutti svogliati, assonnati e pronti alla lamentela (e ne conosco moltissimi così, ahimè!), mentre lo scrittore, che pur se ne differenzia, non mi ha ispirato simpatia.
Secondo me, però, merita una lettura per coloro che nel mondo della scuola ci lavorano.
Con questi tre suggerimenti di lettura (o meglio, due suggerimenti) partecipo come di consueto all'appuntamento con il venerdì del libro di Paola.