Avvertenza! Se arriverete in fondo a questo lungo post, probabilmente vi troverete a commentare tra voi e voi che manca di filo logico e a tratti e' contraddittorio. Lo so, ma che volete che vi dica, non ho ancora finito di farmi domande, figuriamoci se ho tutte le risposte!!!Non dite che non vi ho avvertiti.
In queste ultime ore mi è capitato di leggere più di un post sulla imperfezione delle mamme (ad esempio, quello di gab: di nuovo W.W. Imperfetta, quello di Giovanna, Le mamme della domenica fingono - 1 kg di costanza, quello di The yummy mom).
Ho letto i commenti e ho ripensato alla sensazione che ho avuto domenica quando, approfittando del sonnellino pomeridiano del nano, prima di una festa di compleanno in apposito locale per bimbi (= rumore, gonfiabili, paura di perderlo, urla, musica, genitori imbarazzati e bimbi felici e sovra eccitati), mi sono sciroppata le ultime puntate della serie mamme imperfette (alla sera, chi riesce a vederla?) e quella sul test della perfezione mi ha colpito particolarmente, per il discorso dei figli ai genitori.
Perché credo che sia giusto affrontare anche il nostro essere mamme con spirito critico, vedendone i pro e i contro, e con ironia.
Perché credo sia giusto poter dire la verità sulla maternità, sulla vita di coppia, sullo sconvolgimento provocato dal'arrivo di un figlio.
Perché sono certa che tutti noi abbiamo il diritto di lamentarci come di rendere gli altri partecipi della nostra gioia, quando e come vogliamo (sempre che qualcuno abbia voglia di leggerci, ma questo e' un altro discorso), senza che venga mai messo in dubbio il nostro diritto di essere madri o i nostro sentimenti verso i figli.
E non è giusto vergognarsi perché ci sono dei momenti in cui vorremmo solo stare da sole o tornare indietro, al prima, per qualche ora.
Così come il fatto che siamo in tempo di crisi non può e non deve impedire a chi soffre di lamentarsi del suo lavoro, quando crede di averne motivo, allo stesso modo, la circostanza che ci siano donne che non hanno la fortuna di poter essere mamme non significa che chi lo è debba sempre mordersi la lingua invece di parlare o fingere che la vita con bimbi e marito sia idilliaca.
Facendolo, tra l'altro, rischia di far del male alle altre donne, costringendole ancor più nello stereotipo di mamma che va per la maggiore (che è sempre quella della mamma che si sacrifica, secondo me, nonostante gli anni ed il femminismo).
Soprattutto sul web, nel suo blog, ma anche con le amiche, i parenti e i conoscenti, ciascuno di noi ha il diritto di dire ciò che pensa, anche se può apparire scomodo, purché lo faccia con tatto e senza offese, ovviamente.
Questo, però, vale per tutti/e, anche per quelle mamme a cui piace raccontare solo le emozioni, le esperienze, i giochi, le iniziative belle che affrontano con i figli, quelle a cui piace mostrarsi brave e capaci.
Anche perché, magari, il resto non hanno proprio voglia di raccontarlo e ricordarlo.
Si, certo, magari le c.d mamme perfette a volte mi stanno un po' antipatiche, magari sembrano irreali e penso che in fondo non la dicano tutta e non vedo niente di male a ironizzare un po' su di loro e di noi.
Pero' cerco anche di non dimenticare il pericolo che, per sfuggire alla mania di perfezione, all'ansia da prestazione, al senso del dovere sociale di essere madri, mogli, donne ineccepibili sempre e comunque, che assilla molte di noi donne (e madri), si cada in un elogio acritico e non costruttivo della imperfezione.
Insomma, non vorrei alimentare, io per prima, quella rappresentazione sempre e solo duale delle madri che ha denunciato con estrema acutezza Loredana Lipperini, nel suo "Di mamma ce n'è più d'una".
E temo allo stesso modo le mamme super bio-fai da te' e le mamme super tradizionaliste quanto le femministe integraliste. E sorrido e mi sento capita quando leggo post come quelli sovra citati.mi sento un po' meno sola, ecco.
Le c.d. mamme perfette che si sforzano di essere sempre positive e non lamentarsi mai, secondo me, rischiano di soffocare i figli che sentono, anche senza che venga esplicitato, il peso del sacrificio che il genitore compie per loro (anzi, in fondo per se stesso, secondo me, anche se non lo ammetterà mai) e forse non vedranno l'ora di scappare.
Io, invece, penso che i bambini debbano imparare da noi che mostrare cedimento o debolezza, essere tristi e un po' scocciate e saperci ridere su, affrontare con ironia i momenti bui e qualche volta piangere di stanchezza o sconforto, fa parte della vita, e' normale. Altrimenti, come faranno a reagire alle delusioni, alla noia e alla tristezza che prima o poi proveranno? Si sentiranno inadeguati, si vergogneranno?
Perciò non bisogna fare dell'imperfezione un mito, anzi.
Però neppure accontentarsi della mediocrità.
Come al solito, forse e' solo questione di cercare l'equilibrio, di tendere alla perfezione riconoscendo che e' uno stimolo a fare meglio ma non può sempre essere una realtà quotidiana, a volte mai.
Ammesso che si riesca a definire la perfezione, come mamma e come persone.
Ma questa e' un'altra storia!
P.s. A scanso di equivoci, preciso che con questo post non intendo accusare le scrittrici dei blog citati ne' chi li ha commentati di alcunché, tanto meno di aver esagerato in un senso o nell'altro. Anzi, mi sono serviti da spunto per riflettere.