venerdì 22 marzo 2013

"Il problema è che viviamo"



“- Il problema non è il cibo, non è la fame a farci soffrire.
  - E allora cosa?
  - Il problema è che viviamo. Che troviamo sempre quel tanto che basta per tenerci in vita e così siamo obbigati a restare  in quest’inferno.”

Non credo e non voglio credere che un simile dialogo possa davvero avvenire tra due bambini di dieci  anni.
Forse, però, quando vivi in strada in una città come Bombay fin dalla nascita, dieci anni valgono una vita intera.
Chmadi, il protagonista di questo romanzo, così lirico e così drammatico nello stesso tempo, che è “Il bambino con i petali in tasca” di Anosh Irani,  sa  riconoscere i bambini orfani come lui dagli occhi, che hanno sempre una patina di tristezza che nulla sa far passare.
Però sopravvivono, almeno alcuni, e per questo si sentono fortunati e condannati al tempo stesso.
Chamdi soppravvive grazie al suo passato all’orfanotrofio, dove è stato in qualche modo amato e accudito e dove ha potuto fare scorta di sentimenti ed insegnamenti positivi.
Grazie ad essi, o forse perchè è la sua indole, Chamdi sogna ad occhi aperti e alimenta una speranza che non si infrangerà neppure dinnanzi alla morte di un amico, alla violenza di un “padrone”, alla tragedia di un omicidio.
Perchè , nonostante tutto, il cuore di Chamdi è  buono, come quello  della sua amica Guddu, c he vola con la forza di una canzone.
La speranza, la fantasia  e  l’amicizia sono paracaduti indistruttibili e preziosi, come i petali colorati di una bungavillea.

“L’uomo ha gli occhi chiusi ma parlotta tra sè. Anche Amma lo fa, pensa Chamdi. Una città di così tante persone, e loro non riescono a parlare con nessuno”.

Vale  senz’altro la pena di leggere questo romanzo ma forse, se stavate programmando un viaggio in India, ve ne passerà la voglia.
O forse no , e guarderete i bambini con altri occhi.

Questo post partecipa al Venerdì del Libro di HomeMade Mamma, http://www.homemademamma.com/category/venerdi-del-libro/

giovedì 21 marzo 2013

Blog che ispirano (ed inspirano)!

Una persona il cui blog conoscevo poco poco e che sto inparando ad apprezzare (http://ilmiograndecaos.blogspot.it/2013/03/very-inspiring-blogger.html)  mi ha fatto la gradita sopresa di mandarmi questo premio oltre che farmi dei complimenti che mi fanno piacere, un grande piacere.
E allora, non posso che stare alle regole, che pare prevedano dica sette cose di me, e passi il testimone ad altri.

1. Mi capita di ricordare intere frasi, poesie, copertine,titoli e autori, nomi dei protagonisti, luoghi e descrizioni di un libro ma dimenticare come finisce. Credo sia il mio subconscio che vuole che li rilegga.
2. Per restare in tema.....spesso leggo le ultime due pagine del libro dopo il primo capitolo. DEVO sapere come finirà o almeno illudermi di saperlo, altrimenti non riesco a godermi tutto quello che sta in mezzo, ossia la parte più bella.
3. Mi mangio le unghie e non metto mai lo smalto.
4. Non mi trucco perchè praticamente tutte le marche mi creano irritazione e dopo un paio d'ore non le sopporto.
5. Ho tantissime allergie, alimentari e no.
6. Adoro i cappelli e ogni tanto ne compro qualcuno anche se poi non oso metterli
7. Il pomeriggio, spesso lavoro o scrivo al computer con il nano in braccio che dorme, perchè mi piace averlo vicino e sentire il suo corpicino caldo e il suo respiro (ma non ditelo al papà, che penserebbe che lo vizi troppo!)

Quanto a chi inviare il premio...
http://contofinoa3.blogspot.it/ perchè questa donna, questa mamma, è forte e mi piace, anche quando è in crisi...
http://aspettandogiulia.blogspot.it/, perchè sua figlia, che si chiama come me, è un mito, perchè riesce a raccontare episodi di vita quotidiana con passione e amore, perchè la leggo sempre volentieri
http://dafidanzataamoglie.blogspot.it/, perchè l'ho scoperta da poco ma mi ha già fatto tanto ridere
http://quasigiovane.blogspot.it/, perchè le sue parole spesso sono poesie, perchè è giovane e saggia al tempo stesso, perchè leggo il suo blog da poco ma non ho intenzione di smettere
e infine a 
perchè mi sono accorta che spesso la pensiamo nello stesso modo e altre volte no, ma è sempre aperta al confronto schietto e la sua opinione è sempre motivata e ....niente, mi piacciono le persone coerenti e mi pare che lei lo sia.

mercoledì 20 marzo 2013

Sfide quotidiane e strategie di sopravvivenza

Questo post partecipa al blogstorming di genitoricrescono: http://genitoricrescono.com/sfide-quotidiane-strategie-sopravvivenza/

Il tema di questo mese mi ha portato indietro nel tempo, e poi costretto all'autocritica.

Mio padre aveva adottato la tecnica del "conto fino a tre e poi le prendi" (tranquilli, non c'è bisogno del telefono azzurro): quando stavamo esagerando e non c'era più spazio per trattative, partiva l'avvertimento e poi iniziava a contare.
In certi casi, il tre si dilatava all'infinito (uno, uno e un quarto, uno e mezzo, uno e tre quarti, due ecc.), ed era quando noi iniziavamo ad obbedire ma non avremmo mai potuto concludere in tempo (ad es. riordinare il caos della nostra cameretta o finire gli spinaci nel piatto o prepararci per andare a letto). In questi casi, se persisteva la disobbedienza, semplicemente ci sollevava di peso e ci aiutava fisicamente a fare ciò che dovevamo (di "darle" davvero, neanche il gesto).
In altri ancora, il tre era davvero tre e se non si obbediva, scattava la punizione, sotto forma di sottrazione del giocattolo oggetto di litigio, dipartita prematura dalla festa ecc.: niente di grave ma efficace, anche perchè poi difficilmente tornavano sulle loro decisioni (di solito si trattava di casi in cui questo tipo di conteggio lo usava la mamma).
Poi c'erano i fatti gravi, quelle disobbedienze che provocavano danni fisici al fratello /sorella, episodi di malaeducazione non tollerabile (es., parolaccia a mamma o papà), rottura di oggetti di valore o, gravissimi, comportavano il mettersi in situazioni di pericolo (almeno ad insindacabile giudizio dei genitori!): correre sul marciapiede, uscire dalla porta senza la mano, affacciarsi al balcono ecc.
Lì, il tre era un limite invalicabile. Dopo, se lo si ignorava, pacca sulle mani/sberla sul sedere o ceffone.

Io, da mio padre, ricordo una sola sberla. Da mia madre forse un paio (anche se facevano meno male).
Evidentemente, non ne abusavano. Anche perchè lo scopo non era fare male.
Non serviva: bastava sentire il tono e guardarli per capire che sarebbero stati guai.

Ora, il nano è ancora piccolo e per ora mi sono limitata a qualche lieve pacca sulle mani e basta, dubito che saprei arrivare allo schiaffo e non ho nessuna intenzione di farlo. Però in un paio di occasioni ho contato fino a tre e poi gli ho tolto il gioco.
Piange, certo, ma capisce. Io, invece, rimango con il magone a lungo, anche se dopo ci coccoliamo.
Quando si lancia in capricci (per fortuna raramente), lo lascio sfogare, se riesco tenendolo in braccio. Poi gli passa da sè.

Le sfide quitidiane, comunque, sono altre, come far quadrare tutti gli impegni, riuscire a lavorare e stare con lui senza trascurare troppo il marito ecc.
In qualche modo per ora siamo sopravvissuti, anche se ho avuto qualche crisi isterica di cui mi pento ma è così, quando ci vuole ci vuole.
E poi lavoro. 
Andare in ufficio o lavorare da casa, ma lavorare, mi fa sentire utile, mi appaga, mi ricorda che sono anche una professionista, che esiste ancora quella parte di me.
E poi, lo sport.
Di solito una sera a settimana io, l'Alpmarito andiamo in palestra ad arrampicare DA SOLI e qualche sabato o domenica mattina siamo andati a sciare o a fare scialpinismo, anche solo per tre ore, da soli di solito o con amici. Perchè ora siamo genitori,  ma rimaniamo persone con interessi e passioni e una coppia, anche.
Un'altra sera a settimana invece,  portiamo anche il nano in palestra con noi. Arrampichiamo poco ma lui ride, corre, salta sui tappetoni, gioca con le prese e la palla, si rotola nella polvere e gongola..e poi dorme profondamente. E il weekend a giocare fuori o a camminare o in piscina, ogni volta che è possibile, così si sfoga.

E questa non è strategia, è sopravvivenza.

lunedì 18 marzo 2013

Cicloviaggiando



Perdonatemi la scarsa qualità delle foto, ma non avrei potuto trovarne di migliori per viaggiare sul filo dei ricordi....
Il mio primo viaggio in bici, la mia prima bici da corsa...

Il LUBERON.

E' passato tanto tempo e ora non riesco ancora ad immaginare quando potremo farlo di nuovo, con il nano al seguito. Succederà, prima o poi.
Viaggiare con la bici da un senso di libertà e leggerezza inimmaginabile.
Quella volta, ci eravamo spostati in Francia in auto e dormivamo in albergo, girovagando in bici soltanto durante il giorno...una specie di esperimento; la volta successiva, solo bici e bagagli (minimi) sulla bici.....ma questa è un'altra storia.

Ricordo il sole, il caldo, il museo della lavanda, i fiori, le falesie, il verde elettrico dei prati, i paesini arroccati, le ciclabili e le strade di campagna tutte asfalto sconnesso o terra battuta.
Ricordo la fatica nelle gambe, le spalle anchilosate, i calli alle mani e il dolore al fondo schiena.
Ricordo i su e giù dalle colline, tra campanili e vigneti, ricordo il fresco della discese ed il caldo delle salite.
I colori fluo delle magliette "tecniche", il caschetto che spettina i capelli,  il giallo, il senape ed il rosso delle miniere d'ocra del Luberon e delle colline di Roussillon, ricordo cascate e fontane, panini al volo e macchie di grasso sulle gambe, ricordo le mangiate della sera, i lunghi discorsi fra i pedali, gli occhi brillanti ed i sorrisi innamorati dinnanzi ad un bicchiere di birra fresca, la tranquilla profondità del sonno notturno.
Ricordo un viaggio davvero a misura d'uomo, perchè la bici ti costringe a tappe commisurate alle tue forze e ti regala il tempo per guardarti  intorno e assaporare gli odori, i colori, il sapore dei luoghi e delle persone, ma con poca possibilità di sbagliare strada...perchè poi, indietro, ci devi tornare con le tue gambe!

Questo post partecipa al Fotoviaggiando del Lunedì di Francesca, http://patatofriendly.blogspot.it/2013/03/fotoviaggiando-del-lunedi-la-triste.html

venerdì 15 marzo 2013

Piccoli limoni gialli

"Piccoli limoni gialli" è un romanzo di Kajsa Ingermarsson, ed. Oscar Mondadori, ambientato in Svezia, tra Stoccolma e un paesino di provincia, Lanninge.
La protagonista, Agnes, è un maitre declassata a cameriera, che vive una travagliata relazione sentimentale con un musicista rock di scarso successo, traditore recidivo.
La storia, incentrata sull'apertura di un ristorante d'ispirazione mediterranea, è divertente e scorrevole.
Non mancano luoghi comuni sull'Italia, descritta come terra di limoni, sole e ritmi lenti e rilassati. Un'immagine ben lontana dall'Italia in cui vivo io, anche se forse solo per ragioni geografiche!
Al di là della storia in sè, che comprende innamoramenti, fraintendimenti, scene esileranti (come quella del cuoco - barbone), piatti che fanno venire l'acquolina in bocca, strade antiche, serate di divertimento e colpi di scena, ciò che mi è piaciuto di questo romanzo è "l'altra faccia" di Stoccolma, e della Svezia in generale, che descrive.
Un Paese reale, lontano dall'immagine idilliaca che io per prima mi ero fatta (prima di andarci sul serio), di Stato perfetto con cittadini  felici, donne "coccolate" e tutelate dallo Stato, uguaglianza in coppia e nel lavoro.
L'ambientazione sembra più vicina alla vera Svezia, con centri di collocamento che funzionano bene ma sono comunque affollati, offerte di lavoro che ci sono ma spesso in nero (tutto il mondo è paese, temo), fabbriche che chiudono per trasferirsi in paesi con manodopera a basso costo, cittadine di provincia allo sbando, spopolate e con poche prospettive, sussidi sociali e pensionamenti forzati, molestie sessuali sul lavoro, uomini che in casa non collaborano affatto...
Ma non solo.
E' anche una Stoccolma magica (ma forse perchè mi ricorda il mio viaggio in quella città) e una Svezia di persone che un lavoro se lo inventano ex novo, che sono disposte ad accettare qualunque lavoretto sottopagato pur di non restare con le mani in mano.

Bellissima la battuta sui diversi gusti in fatto di bevande alcoliche degli svedesi e degli italiani (e "sud europei" in generale): dinnanzi ad un cocktail troppo forte e con ingredienti non armoniosamente bilanciati, gli Italiani storcono il naso e si lamentano, gli svedesi tacciono soddisfatti e fra sè e sè ringraziano la dea fortuna per avere l'occasione di bere di più a basso costo!
Non mi pare poi così lontano dal vero!

Lettura piacevole, con tanto di lieto fine, e leggera, ma non troppo, dipende sempre da cosa si cerca perchè qualche spunto di riflessione non manca.

Questo post partecipa all'iniziativa del Venerdì del libro di http://www.homemademamma.com/2013/03/15/venerdi-del-libro-libri-in-6-lingue/.

mercoledì 13 marzo 2013

Il trionfo dell'egoismo

Ho la massima ammirazione per quelle donne o uomini che la mattina riescono a preparare i figli per l'asilo, fare colazione, vestirsi, portare i nani al nido e poi andare a lavoro in orario, tutto da soli.
So che ne è pieno il mondo ma comunque, mi pare un traguardo non da poco.
Questa mattina, causa assenza per lavoro dell'Alpmarito, ho impiegato mezz'ora in più per uscire di casa.
Sono giornate in cui mi accordo dell'aiuto prezioso del papà.

Comunque.
L'altro giorno ho visto per l'ennesima volta una pubblicità di un noto cibo d'asporto.
Al termine di una partita di calcio tra bambini, la squadra vincente esulta, stringendo la coppa, mentre il portiere della squadra avversaria è in procinto di piangere (o piange, ora non ricordo).
Allora il genitore, per consolarlo, compra questo cibo d'asporto per lui e, mi pare (e spero!), la sua squadra.
Così, stringendo il prodotto felice, il portiere sconfitto ride e fa la linguaccia ai bambini con la coppa, che immediatamente si intristiscono.
E così finisce.
Il trinfo dell'egoismo, della cattiveria gratuita, con genitori preoccupati di evitare al loro bimbo anche la minima frustrazione, come se non potessero sopprtare di vederlo deluso per nessuna ragione (a me hanno insegnato che lo sport serve anche per imparare a perdere con dignità, anche perchè vincere sempre è impossibile), a scapito della felicità di altri bambini, che la coppa l'avevano meritata, rovinando loro la festa e suscitando invidia.
Che differenza con le pubblicità di merendine o cibi per l'infanzia che ricordavo io!
Del tipo Ringo, con il bambino nero e bianco che dividono i biscotti e altre in cui il bambino fortunato perchè ha la merenda "buona" la condivide con lo sfortunato che ha il "solito panino"!
Saranno state pubblicità false,con scene di solidarietà e amicizia irrealistiche però mi sembravano più educative.
Facevano per lo meno sperare in un mondo migliore, in un futuro più roseo.
Questa, invece, mi mette solo infinita tristezza.
Che poi, dividere il prodotto e la coppa con l'altra squadra, sarebbe stato così brutto?
E comprare la merenda per tutti???
Ne vendi pure di più!!

Sono esagerata io o anche a voi danno fastidio questi "atteggiamenti"?


martedì 12 marzo 2013

Beautiful Blogger...grazie!!


Questa mattina ho apero il blog per scrivere ciò su cui ho rifletto ieri, durante una conferenza in parte già sentita (ho ascoltato comunque, eh!)..invece ho trovato un commento di CONTOFINOA3 che mi rinviava alla sua pagina, per ricevere questo premio...
che emozione!
Forse per chi è in rete già da più tempo non è così ma per me è veramente bellissimo scoprire che le mie "amiche" e conoscenti virtuali traggono piacere dal leggere ciò che scrivo e mi sentono vicina.
E allora, grazie ContoFino a 3! http://contofinoa3.blogspot.it/
Anche perchè grazie a questo premio ho scoperto che abiti vicina, che non sei una vatussa (e io anche!) e hai una personalità variegata e interessante.
E ora, faccio i compiti:
7 informazioni su di me..
amo il giallo, alla follia, del tipo che non resisto se vedo qualcosa di giallo e lo compro!
amo la fotografia ma
sono un disastro in fisica e matematica, quindi la mia tecnica fotografica lascia a desiderare
ho tantissimi hobby e pratico o ho praticato tantissimi sport ma non riesco a dedicarmi a nessuno quanto vorrei,
da piccola sognavo di esercitare la professione che oggi esercito per essere come il mio papà,
mi piacciono moltissimo i fiori in pianta (non in vaso perché muoiono subito) ma NON HO il pollice verde: in casa mia resistono solo le orchidee e riesco a portare in poco tempo ad una fine disgraziata anche le piante grasse, ahimè.

E ora, vorrei consegnare a mia volta il premio a:
Francesca http://patatofriendly.blogspot.it/, perchè mi fa sognare
Verdeacqua, http://ahsonounamamma.blogspot.it/, perchè vorrei starle vicina, in qualche modo, e perchè il suo stile di scrittura mi piace davvero molto
a Marimeri, http://clemsontheroad.blogspot.it/, perchè abbiamo delle passioni comuni e mi ritrovo un pò in lei
a Rahcele, http://racheleracconta.blogspot.it/ perchè mi fa ridere e sorridere
Quasi giovane, http://quasigiovane.blogspot.it/, perchè è stata una recente, piacevole, sorpresa
e poi..fosse per me, darei un premio a tutte le blogger che seguo, perchè se non mi piacessero, non le seguirei, no??Però non posso, perciò, perdonatemi!
Quanto ad avvisare tutti...devo correre in udienza, ma lo farò presto, promesso!



lunedì 11 marzo 2013

Un'atmosfera magica...

Questa foto risale al Dicembre del 2009, il nostro viaggio di nozze.
All'epoca, purtroppo, non possedevo ancora una Reflex, anzi, non sapevo neppure che esistessero.
Ed è stato un peccato.
I veri ricordi, la vera ricchezza, però, è quella che ci si porta dentro e io questo viaggio e questi luoghi, non li dimenticherò mai.
Faceva freddo, molto freddo, ma eravamo preparati al peggio.
Quello a cui non eravamo preparati, era la pioggia invece della tanto sognata neve, il buio che non se ne andava mai, che anche se te lo raccontano non sai comunque come reagirai, perchè la luce in Italia è quasi scontata,  e ancora: l'abitudine degli abitanti di compreimere in poche ore la propria vita sociale, l'apertura di musei, negozi, centri commerciali, ristoranti, monumenti, tutto, allo stesso ritmo delle cortissime giornate.
Parlando e parlando, abbiamo capito la dimensione intima e famigliare dell'inverno, vissuto da loro, così diversa dal nostro rifugiarsi nel caos, nella luce e nel rumore proprio quando le giornate si fanno fredde e corte.
Abbiamo guidato per centinaia di chilometri in mezzo a strade gelate, tra campi deserti e boschi immensi, senza incontrare nulla e nessuno, tranne, ogni tanto, come un'oasi nel deserto o un iceberg in mezzo al mare del Nord, posti come questo o uno scuolabus carico di alunni, che non capisci da dove venga e dove vada..
e tanto altro, ma tutto in una foto e in un post, non ci sta.
Qui ci siamo fermati, abbiamo scattato e ci siamo detti: restiamo qui, vogliamo vivere così...così fuori dal mondo, in una dimensione magica e surreale, così liberi, così tutt'uno con la natura, così "sospesi".
Invece poi siamo risaliti in macchina, con un sospiro, un brivido e già un pò di nostalgia, e abbiamo proseguito il nostro viaggio, in Svezia e nella vita.

Questo post partecipa all'iniziativa del Fotoviaggiando del lunedì, http://patatofriendly.blogspot.it/2013/02/fotoviaggiando-del-lunedi-emozioni.html, di Francesca Patato Friendly, http://patatofriendly.blogspot.it

venerdì 8 marzo 2013

A noi

A noi,
che ogni giorno all'alba ci svegliamo e iniziamo a correre
pur non essendo gazzelle della savana,
a noi,
considerate il sesso debole,
ma che facciamo girare il mondo,
a noi,
che sopportiamo tutto,
troppo spesso in silenzio,
a noi,
che sappiamo quanto un nuovo taglio di capelli possa influire sull'umore,
a noi,
che riconosciamo il potere delle parole,
a noi,
che abbiamo al responsabilità di crescere i futuri uomini del domani,
a noi,
bersaglio indifeso di uomini violenti,
a noi,
che incastriamo impegni e doveri con l'abilità di un'equilibrista,
a noi,
che improvvisiamo cene, merende e aperitivi,
per rendere tutti felici,
a noi,
che la macchina serve per spostarsi e non importano marca, modello, briciole sparse o colore,
ma solo che sia sicura per la nostra famiglia e..
vada avanti,
a noi,
maltrattate dal mercato del lavoro,
di cui però siamo la forza emergente,
a noi,
entrate con prepotenza in professioni per cui esiste soltanto, ancora, la definizione maschile,
a noi,
che dobbiamo faticare il doppio per raggiungere lo stesso risultato di un uomo,
a noi,
che se siamo belle siamo ritenute stupide
e se "normali", al massimo simpatiche
a noi,
che vorremmo parlare di amore e sogni,
e siamo costrette a farlo tra di noi,
a noi,
che sappiamo capire quando è davvero il momento di lottare,
e sappiamo farlo,
a noi,
vittime di pregiudizi, consigli e giudizi non richiesti,
a noi,
che piangiamo per nulla ma sopportiamo in silenzio il vero dolore,
a noi,
che inventiamo,
investiamo,
creamo,
procreamo,
cresciamo,
dialoghiamo,
discutiamo,
ci interroghiamo e ci rispondiamo,
a noi,
che lottiamo per i nostri diritti,
a noi,
che ancora non abbiamo reale possibilità di scelta,
a noi,
che ci emozioniamo per un paio di scarpe o una borsa nuova,
ma non siamo frivole,
o almeno,
non più di chi si emoziona per un calcio ad un pallone, visto in televisione,
a noi,
che leggiamo,
ci informiamo,
cuciniamo,
puliamo,
stendiamo il bucato,
ascoltiamo i nostri figli,
telefoniamo alle amiche,
tutto nello stesso momento,
e ce la facciamo davvero,
e neppure tanto male,
a noi,
che abbiamo i sensi di colpa quando ci dedichiamo a noi stesse,
a noi,
che amiamo gli sport
anche quelli ritenuti "maschili"
e ce ne freghiamo,
a noi,
che possiamo essere glamour
anche correndo o sciando,
a noi,
che ci trucchiamo in macchina, al semaforo,
a noi,
per cui fare acqusiti con le amiche è una terapia,
e qualche volta costa meno dell'analista,
a noi,
a cui un fiore è sempre gradito,
a noi,
in eterna lotta con una bilancia,
di cui in fondo, però, ce ne freghiamo,
a noi,
che un bacio appiccicoso
è meglio di un gioiello,
a noi,
che abbiamo la fortuna di sentirci chiamare "mamma",
a noi,
che spesso non possiamo decidere del nostro corpo,
ma non rinunciamo a decidere della nostra testa,
a noi,
che amiamo gli altri più di noi stesse,
a noi,
che quando vogliamo,
sappiamo trovare le parole giuste per un'amica,
a noi,
che conosciamo il potere di un abbraccio,
a noi,
che parliamo troppo,
ma mai a vanvera,
a noi,
che siamo brillanti nello studio,
a noi,
che l'organizzazione è il ostro forte,
anche quando non sembra,
a noi,
che qualunque cosa serva,
a chiunque,
è nella nostra borsa,
a noi,
che facciamo prima ancora che ci sia richiesto,
a noi,
che vediamo lavori ed incombenze che sfuggono anche all'uomo più attento,
a noi,
che troviamo vestiti nei cassetti e cibo in  frigo senza bisogna di domandarlo a qualcuno,
a noi,
che troppo spesso ancora chiniamo la testa,
a noi,
che sappiamo ironizzare su tutto,
anche su noi stesse,
a noi,
che la sindrome premestruale esiste davvero,
ma quanche volta la usiamo come scusa anche quando non c'è,
a noi,
che abbiamo pochi rappresentanti nella socità e nel potere,
ma solo perchè abbiamo troppo da fare nella vita quotidiana,
a noi,
per cui guerra uguale morte di persone care, nostre o altrui,
e null'altro,
a noi,
che l'economia domestica la padroneggiamo fin dalla culla,
a noi,
che con un sorriso e lo sguardo giusto,
sappiamo piegare le volontà maschili,
a noi,
che dietro un grande uomo,
c'è sempre una grande donna,
a noi,
che siamo disposte a riunciare a tutto,
tranne che ad essere donne.

A noi e a tutte le donne che ancora una festa non ce l'hanno, perchè è già tanto se hanno acqua potabile o possono uscire di casa senza rischiare la vita.


giovedì 7 marzo 2013

Il bambino più bello del mondo

"Chi è il bambino più bello del mondo?"
"Chi è il mio bambino?"
Lo chiedo al mio nano spesso, mentre lo cambio o me lo mangio di baci.
Fino a un paio di settimane fa, mi rispondevo da sola, mentre lui rideva.
Poi ha iniziato a rispondere dicendo il suo nome e a ridere soddisfatto.
Questa mattina, ha gridato: "Io!!" forte e chiaro, complici gli insegnamenti del nonno dei giorni scorsi.
E a me, sono venute le lacrime agli occhi.

Nano mio, che felicità poterti stringere a me e vederti crescere, acquistare consapevolezza della tua identità e sorridere e ridere allegro...momenti come questo compensano tutto, anche le ultime notti che ci hai fatto passare, incolpevolmente, quasi in bianco per la tosse.

E ricorda: per la tua mamma, sarai sempre tu il bambino più bello del mondo.