Le
mie tre esperienze di allattamento dei miei figli sono state molto
diverse tra loro,
sia per questioni fisiche, sia per questioni di consapevolezza
personale, sia per la differenza intercorrente tra nutrire un neonato
e nutrire due in parallelo.
Durante
l'attesa del
primogenito
ho diligentemente frequentato un corso
pre parto,
in cui si è affrontato anche il tema dell'allattamento.
Io
da sempre, pur non provando alcun fastidio nel vedere le altre donne
allattare, non mi riuscivo ad immaginarmi nei loro panni e la
prospettiva mi suscitava disagio, mi faceva in qualche modo “senso”.
Per
fortuna l'ostetrica del corso preparto non era rimasta affatto
sorpresa quando, contrariamente alle altre future mamme, che
sembravano entusiaste all'idea, avevo esternato la mia scarsa voglia
di allattare, spiegandone le ragioni.
Mi
aveva tranquillizzato, assicurandomi che la sensazione di stranezza
sarebbe sparita quando avessi avuto in braccio mio figlio e,
comunque, per fortuna esisteva l'alternativa del latte artificiale.
Ero
percio' entrata in ospedale con l'idea di provarci e poi decidere.
Quando
il ricciolino si è attaccato al seno non ho provato in effetti
nessun senso di disgusto.
Tuttavia,
come ho raccontato in questo post,
l'eperienza
è stata abbastanza fallimentare:
poco latte e arrivato tardi, il ricciolino che perdeva peso e
piangeva disperato giorno e notte, il dolore, le infermiere prima,
l'assistente all'allattamento poi, che sembravano non capire e
insistevano che fosse solo questione di mie scelte e “scarsa
resistenza al dolore”,
nessuna possibilità di scelta in un ospedale in cui il latte
artificiale, i copricapezzoli in argento o silicone, le coppette
assorbilatte, il tiralatte ecc. erano tutti argomenti vietati.
Alla
fine ho allattato il mio primogenito in modo misto per tre mesi, con
fatica e e sentendomi spesso inadeguata, pur con momenti di
tranquillità, prima di passare al solo latte artificiale,
ascoltando il sensato consiglio del mio ginecologo.
Nonostante
lo strascico dei sensi di colpa, il
latte artificiale è stata una svolta per la salute del ricciolino ed
una liberazione per me.
Con
i gemelli, paradossalmente è stato tutto più semplice.
Durante
la gravidanza non ho ricevuto alcun consiglio o pressione esterna e,
nell'ospedale dove ho partorito,
piu' grande e specializzato anche in gravidanze gemellari e
situazioni a rischio, nessuno
si aspettava che allattassi in via esclusiva due neonati.
Cosa
che, tra complicazioni durante il parto e ricovero in TIN delmaschietto, nell'immediatezza in effetti sarebbe stato impossibile.
I
primi giorni, percio', pur provando ad attaccare la mia bimba al
seno, chiedevo e ricevevo ad orari regolari il biberon, seguendo solo
il mio istinto.
Ed
il
mio istinto
mi diceva che mia figlia era troppo piccola per rischiare di
aumentare il calo di peso fisiologico, io non avevo abbastanza
lucidità e forza per allattarla a richiesta e, comunque, la
preoccupazione per il maschietto e la necessità di dividermi tra i
due era troppo forte per consentirmelo.
Dopo
qualche giorno, pero', il team di medici della TIN mi spiego', con
molto tatto, quanto fosse importante il latte materno, anche in
piccole quantità, per i prematuri e come tirarmi il latte per il mio
bambino, per quanto non “obbligatorio”, potesse aiutarmi a
sentirmi meno impotente durante al suo ricovero e più vicina a lui.
Così,
quando poco dopo una delle infermiere del reparto aveva insistito
perché provassi il tiralatte almeno una volta, avevo deciso di
provare, anche per ingannare il tempo nelle lunghe giornate in
reparto e, arrivato il latte, attaccavo mia figlia per stimolare la
produzione, salvo poi continuare anche con il biberon e usare il mio
latte rimanente per il maschietto.
Lo
scopo era dare quel che potevo ad entrambi ma senza far perdere alla
bambina l'abitudine al biberon, cosi' da potermi far aiutare da mio
marito e dai familiari e non collassare io!
Per
il maschietto, l’allattamento misto è continuato per mesi
ma con il biberon ed uno di latte materno sui suoi 7/8 pasti
abituali: andava bene anche cosi', perchè sapevo che lui aveva
bisogno di aumentare rapidamente di peso, mangiando regolarmente e io
avevo necessità di riposare qualche ora, soprattutto di notte.
Con
la femminuccia l’allattamento è diventato quasi esclusivo, ad un
certo punto:
saltavo solo una o due poppate notturne, per poter dormire e, se il
mio latte non bastava a placare la sua fame, integravo.
La
mia maggiore consapevolezza e tranquillità, la necessità di nutrire
in parallelo due bimbi e di farli crescere regolarmente, l'esigenza
di sopravvire a 16/14 pasti giornalieri e alla fatica dei primi mesi
con i gemelli, hanno certamente fatto la differenza rispetto
all’esperienza con il primogenito.
Non
ho avuto particolari sensi di colpa, ragadi, mastiti o dolori, anzi è
stato un piacere allattare mia figlia e, a parte un po' di malinconia
nel salutare una fase della loro crescita, non ho avuto particolari
remore neppure ad iniziare lo svezzamento a sei mesi.
Soprattutto,
pero', le
minori pressioni esterne
e la scelta di non prestare ascolto a nessun sostenitore delle due
opposte fazioni estreme “solo
allattamento materno, a richiesta ed a oltranza”
e “latte
artificiale sempre, che geniale invenzione”,
mi hanno consentito di trovare un compromesso ad
hoc
per la nostra situazione.
Mi
rimane solo il rammarico di non essere stata compresa ed ascoltata
proprio dalle figure professionali che avrebbero potuto farlo, perchè
sono certa che se si fosse scoperto per quale motivo il ricciolino
non riusciva a ciucciare efficacemente (sembra che avesse il frenulo
linguare corto, oppure semplicemente era un mangione), forse avrei un
ricordo piu' roseo anche di quell'aspetto dei nostri primi mesi
insieme.
A
posteriori, pero', posso assicurare che avevano ragione il mio
ginecoloco e l'ostetrica del corso pre parto: non conta tanto quale
latte dai ad un figlio, ma come glielo dai.
Infatti,
anche quando davo il biberon, latte materno o artificiale che fosse,
mi sono sempre goduta il contatto fisico e la vicinanza con i miei
bimbi allo stesso modo che nell’allattamento, né i miei figli
hanno mai dimostrato una minore serenità rispetto a quando li ho
allattati al seno.
Inoltre,
il latte artificiale ha consentito anche al papà, alla nonna ed al
ricciolino che mi sostituivano o mi aiutavano nel dare il biberon, di
creare un legame fortissimo con i piccoli che perdura tutt’ora.
E voi, che esperienze avete avuto con l'allattamento e/o il latte artificiale?
Ciao! Io non ho potuto allattare mio figlio grande, nato prematuro e rimasto in Tin due mesi. Come racconti tu, mi tiravo il latte affinché potesse prenderlo col biberon perché per lui era importante, ma, sarà perché non potevo allattarlo o perché doveva andare così, di latte ne ho avuto poco e quando il bambino è uscito dall'ospedale non ne avevo quasi più.
RispondiEliminaCon la seconda ho dovuto scegliere l'allattamento misto. E' stata una soluzione presa da me e da mio marito poiché i pediatri dell'ospedale ci avevano detto di attaccarla al seno a richiesta, ma dopo il primo giorno a casa passato con la bambina perennemente attaccata al seno (non appena la staccavo si disperava) e vedendo che non prendeva peso, abbiamo deciso per l'aggiunta di latte artificiale.
Mi ritrovo nelle tue parole, avrei voluto maggior comprensione e ascolto (con la secondogenita fui redarguita dal personale del reparto perché la bambina non ciucciava a sufficienza, si addormentava al seno e io dovevo svegliarla a tutti i costi). Non sono stata contenta di dover ricorrere anche al latte artificiale (anche perché ha un costo), ma avendo già un bambino di due anni a cui pensare non potevo passare tutte le mie giornate ad allattare una neonata e alla fine ho deciso da me.
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EliminaE di sicuro hai preso la decisione giusta per voi!infatti, va bene l'informazione sull'allattamento ma poi ci vorrebbero anche comprensione e ascolto non giudicante dei genitori, non fanatismi o pressioni in un senso o nell'altro. Grazie del tuo commento!
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