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venerdì 3 luglio 2020

Acchiappa le farfalle: un gioco da creare facilmente con i bambini!


Dai #3anni con assistenza, un giochino facile e veloce per sviluppare coordinazione motoria e riflessi. 
Da farsi seduti ad un tavolo o correndo in giro per una stanza.
Un gioco perfetto per caldi pomeriggi estivi.
L'idea non è mia ma viene dalle insegnanti di una vicina scuola materna.
CACCIA ALLE FARFALLE!

Occorrente:
 - due fogli di carta
 - una bacchetta di legno a bambino + 1 per l'acchiappa farfalle; in alternativa cannucce di plastica
 - colori ( matite,pennarelli o tempere, a scelta)
- nastro adesivo
- forbici



Procedimento:
Disegnare una farfalla per  bimbo sul foglio, colorarla a piacere, ritagliarla lungo il contorno o, ancora meglio, lasciando un ovale e poi fissarla a bastoncino o cannuccia sul retro,con il nastro adesivo.
Disegnare un reticolato quadrato o rettangolare su un altro foglio di carta, ritagliarlo e fissarlo ad un'altra cannuccia o bastoncino

Un bambino gioca a essere la retina acchiappa farfalla e gli altri le farfalle.
La retina deve prendere le farfalline svolazzanti, schiacciandolo sul tavolo o toccandole in volo, se si gioca in movimento.





Ai miei bimbi è piaciuto molto, anche se farfalle e retino hanno rischiato presto la distruzione!!!

Se volete che durino un po' piu' a lungo, consiglio di usare dei cartoncini e dei bastoncini di legno, anzichè carta e cannucce. E' anche vero che, come realizzate da noi, sono innocue anche se i bimbi decidono di colpire la testa dei rispettivi fratello/sorella, anzichè le farfalle!

giovedì 25 giugno 2020

Il vaso delle emozioni: creare con i bambini!


Il vaso delle emozioni. 

 

Prendendo spunto da un video delle educatrici del nido dei gemelli, durante la quarantena io ed i bambini abbiamo preparato questo vaso delle emozioni e i fiori colorati che esprimono gioia, rabbia, paura, stupore e tristezza, per aiutare i piccoli a riconoscere ed esprimere le loro emozioni e comprendere anche quelle,non sempre positive, di mamma e papà!

Occorrente:
- 5 Cannucce colorate o 5 bastoncini di legno
- Cartoncini colorati (5 colori + uno per foderare il vasetto,se volete) e bianchi o cartoncini bianchi e pennarelli colorati.
- Matita, gomma, colla, scotch e forbici
- Un vasetto di plastica (noi abbiamo usato quello dello yogurt da 500 gr, ben pulito)
- Un disco di poliestere del diametro del vasetto o altro materiale in cui "infilzare" i bastoncini/cannucce (noi abbiamo usato il coperchio della vaschetta del gelato). Procedimento:
Come si realizza?

Tracciate con la matita, con l'aiuto di un compasso o di un oggetto rotondo, 5 dischi di cartoncino bianco, su cui disegnare le espressioni dei fiori : gioia, rabbia,paura, tristezza, stupore/curiosità.
Ovviamente potete anche cambiare le emozioni o aggiungerne altre, a vostro piacimento.
Ritagliate i dischi.
Poi disegnate le corolle dei fiori usando cartoncini colorati o bianchi da colorare, ritagliateli ed incollate il disco bianco in centro.

Attaccate una estremità della cannuccia o del bastoncino dietro a ciascun fiore, con lo scotch.
Rivestite con un altro cartoncino il vasetto o coloratelo e decoratelo direttamente.
Preparate all'interno del vasetto un disco su cui praticare dei fori per "piantare" i fiori 
..et voilà, il vostro vaso delle emozioni è pronto e fiorito!
In questo modo potrete giocare con le emozioni con i bimbi piu' piccoli e intrattenere nel "lavoretto creativo" i piu' grandi. Tra l'altro, sono fiori che non appassiscono mai e possono decorare una finestra o mensola spoglia!


martedì 23 giugno 2020

Auguri Orsetto e Principessa ! TRE ANNI !

Dopo lunghi mesi di assenza dal blog, ho scelto oggi per tornare su questo schermo.
Perchè oggi voi, miei piccoli gemelli monelli, compite 3 anni.

TRE ANNI
TRE ANNI
(nei vostri colori preferiti)



tre anni da quel pomeriggio in cui decisero di indurmi il travaglio, facendomi firmare che accettavo di correre il rischio, purtroppo nel mio caso molto alto, di rimetterci la vita per farvi nascere.
Tre anni da quel pomeriggio, dopo 15 lunghi giorni di ricovero, in cui mi dissero: "Finalmente sapremo se il maschietto è sano o no". Quando il no significava una "malformazione incompatibile con la vita".
Tre anni da quel pomeriggio in cui delle mie paure, di queste paure, di queste possibilità nefaste, avevo parlato solo con mio marito e mia madre, perchè nessuno poteva farci nulla e, con il fatalismo che a volte mi contraddistingue, sapevo che dal parto avrei dovuto passare e dunque tanto valeva affrontarlo cercando di restare serena, per quanto consentito dalla situazione. E sia quel che sia.

Ho rischiato davvero e c'è stato un momento in cui ho creduto che non avrei aperto gli occhi, eppure alla fine me la sono cavata con poco e loro pure.
Tre anni da quella notte in cui siete nati, con un travaglio lampo, piccoli, per me all'epoca minuscoli ma perfettamente sani.

Tre anni dall'esperienza di avere un figlio in TIN,che non dimentichero' mai.
Tre anni da un ricovero pre e post parto pesante, in cui ho capito su cui potevo davvero contare.

TRE ANNI DIVERSI DA COME LI AVEVO IMMAGINATI, CERTO. MA DI SICURO MOLTO INTENSI !


Tre anni di voi, oggi gemelli monelli piu' uniti e simpatici che mai.



Con tutti i difetti e i pregi di ogni bambino di tre anni ma la forza di un legame speciale, tra voi e con il vostro fratellone.
Tre anni di caratteri tosti e radicalmente differenti, che vi rendono unici e speciali. Come i vostri sorrisi ed i vostri discorsi.

Anche voi avete patito, in questi ultimi mesi, ed ancora vi manca la vostra "vita normale" di nido, amate educatrici, giochi con gli amichetti che conoscete ormai da tempo e nonni.
Mi avete fatto pentire piu' di una volta di aver desiderato un secondo figlio, ma poi passava ed è solograzie a voi e a vostro fratello, solo grazie a voi tre, se ho continuato a sorridere in questi mesi, se siamo stati e siamo felici, se ridiamo, giochiamo e guardiamo al futuro.


Voi, in tutti i sogni miei da tre anni e...anche un po' negli incubi,

 a partire dal ricordo dei viaggi divisa tra di voi, uno in TIN a Torino, l'altra a casa in Valle d'Aosta, per passare alle difficoltà di far mangiare l'uno e saziare l'altra, alle 12 poppate al giorno, ai malanni, al badare da sola a voi con un ginocchio rotto, all'impossibile conciliazione tra figli e lavoro, all'operazione, al trasloco in una casa ancora in cantiere, praticamente da sola, con due gemelli prematuri di tre mesi, un sienne ed un marito all'estero.

Voi, che fate impazzire a momenti alterni, di amore e disperazione, sia noi che il vostro fratellone.

 

Eppure siamo qui, insieme, pronti a spegnere le candeline per voi.

Perchè tre anni non sono piu' "dui" e vi aspettano tante nuove meravigliose avventure, ogni giorno.

E a noi con voi !

🎂🎂🎂  💜💙💛

Buon compleanno Orsetto e Principessa !!!




domenica 19 aprile 2020

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE
 


In questi giorni leggo spesso esaltazioni della capacità dei bambini di essere piu' forti, resistenti, adattabili e resilienti di noi adulti.
Leggo (meritati) elogi dei bambini. 
Ascolto rassicurazioni generiche sulla loro salute ad uso e consumo degli adulti (state tranquilli, i bambini stanno bene, a loro basta poco, per essere felici).
Chissà perchè, in molti credono che i bambini abbiano tutte le risposte, ovvero che conti solo essere con le persone che amiamo e piu' o meno in salute, per essere felici.
Agli adulti che si interrogano sull'efficacia di questa chiusura (o clausura?), che si angosciano per l'assenza di piani per il futuro, che faticano sempre a piu' a rispettare regole rigide imposte a suon di sanzioni, si risponde di prendere esempio dai bambini che si adattano senza lamentarsi e senza preoccuparsi del domani.



Io penso che la realtà sia diversa da questa visione zuccherata e sdolcinata.

Penso che i bambini obbediscano perchè è cio' che gli imponiamo di fare e perchè come tutti i cuccioli del mondo si affidano ai loro genitori.
Penso che si lamentino, solo che lo fanno senza scrivere su facebook, senza scrivere, a volte senza neppure parlare.
Penso che si stiano adattando (come noi adulti, peraltro, perchè altrimenti ci saremo già lanciati dalla finestra), ma che non lo facciano in silenzio bensi' silenziati.
Non conosco tutti i bambini del mondo.
Forse non conosco davvero neppure i miei.
Pero' li osservo, ascolto i racconti delle amiche e leggo i commenti di altre mamme riguardo i propri. E raccontano di una realtà diversa.
 
Nei loro disegni, vedo domande e non risposte,
non tratteggiano la speranza ma urlano i loro bisogni;

Sento l'incertezza e la paura,
nei pianti notturni dei piccoli, che erano spariti da un pezzo e ora sono tornati,
negli sfoghi isterici del grande,
nell'opposizione ad ogni proposta, nel tentativo di avere il controllo su una qualunque decisione,
nella loro richiesta di vicinanza e coccole, che aumenta in modo proporzionale al tempo che passiamo insieme, anzichè viceversa;

percepisco la tristezza e la nostalgia
nelle lacrime che si affacciano agli occhi non appena chiama l'educatrice,
al sentire la voce dei nonni al telefono,
nel rifiuto di salutarmi quando esco per fare la spesa, senza poteri portare con me,
nella testolina che si china e nelle spalle che si afflosciano, alla ripetizione del divieto di oltrepassare il vialetto di casa,
all'ennesimo "no, anche oggi non si va al nido, è ancora chiuso",
alla negazione anche della possibilità di andare a vedere i fiori, nei campi vicino a casa,

sento crescere l'insofferenza e la rabbia,
quando si affrettano a spegnere la tv o a cambiare canale, ad ogni ipocrita richiesta di "aiutare chi ci aiuta", ad ogni nausente ripetersi di parternalistiche e sciocche raccomandazioni ("programmate le vostre giornate in casa, fate esercizio fisico e tenete l'ambiente pulito"), ad ogni incomprensibile snocciolare di dati di decessi e contagiati,
quando chiediamo loro di aiutarci a preparare tavola,
li invitiamo a rimettere in ordine i giochi o andare a dormire,
nei loro litigi,
nel loro chiudersi in camera sempre piu' spesso, tagliando fuori noi e ora l'uno o l'altro dei fratelli, come precocissimi adolescenti in cerca di riservatezza;

colgo la ribellione,
nel rifiuto a videochiamare i nonni o gli zii un'altra volta,
nello scrivere un tema su questi giorni a casa da trasmettere alle maestre,
nel disegnare ancora "segnali di speranza",
nel cantare e ballare guardando video sul tablet,
nell'iniziare un lavoretto creativo,
nel cimentarsi in un percorso motorio,
quando nei primi giorni accoglievano con entusiasmo ognuna di queste proposte,


Queste attività non gli bastano piu' , ormai. 
           Hanno compreso che sono solo un palliativo alle mancanze.
Noi non gli bastiamo piu' noi, ormai.


Cerchiamo di rassicurarli come possiamo ma loro lo hanno capito, che non abbiamo risposta a cio' che ci chiedono.
Che neppure noi sappiamo quando potremo tornare a correre nei prati, camminare per i sentieri di montagna, mangiare con gli amici, guardarli giocare ai gardinetti, abbracciare i nonni, accompagnarli a scuola, a musica e agli allenamenti sportivi.


E allora i bambini tornano a giocare, ad inventare scenette e canzoncine, a rifugiarsi in un libro, a guardare un cartone. Tornano a ridere, saltellare e sorridere. Ci offrono un abbraccio o un fiorellino, cercando di resistere e rassicurarsi, esattamente come noi con loro.

I bambini sanno vivere nel presente meglio di noi, questo è certo.

Sono ancora abbastanza sereni ed allegri.
Eppure.

Io leggo domande, negli occhi dei miei figli, 
vedo insofferenza, nei loro gesti, percepisco incertezza, nei loro pianti, sento crescere l'insofferenza e la rabbia, colgo la ribellione.
Sento i loro momenti di tristezza.
Intravedo i primi segnali di una ancor piu' pericolosa apatia.
E la delusione.

Pero' forse quest'ultima è solo mia e non sono certamente i bambini, a deludermi.
























venerdì 14 febbraio 2020

È per questo che i figli si ammalano

È per questo che i figli si ammalano.

Per ricordarci quanto bisogno abbiamo, loro delle coccole,noi delle loro braccine strette intorno al collo.
Per costringerci a fermarci e perderci a guardare i loro occhi lucidi di febbre e pieni di amore.
Per spazzar via ogni altra preoccupazione che non sia in primis per la loro salute.
Per farci ridimensionare le aspettative, riprogrammare le giornate e rinviare il rinviabile,
constatando che sì,si può.
E a recuperare ci penseremo poi, ché è vero che a tutto c'è rimedio,quando c'è la salute,come ci diceva la nonna.


È per questo che i figli si ammalano.
Per ricordarci l'importanza dei piccoli gesti di cura, il potere nutriente di una minestrina, il valore di un abbraccio, il piacere dei grattini sul pancino,l'avvolgente della copertina sul divano, l'ipnosi sonnacchiosa indotta da una maratona di cartoni.
Per farci eccheggiare, nei gesti e nella mente, l'eco delle raccomandazioni materne.
Per rammentare quanto sia indispensabile per guarire, l'amore.

È per questo che i figli si ammalano.
Per fare tornare unico, anche solo per una manciata di ore, il figlio che non lo è più.
Per fare assaporare l'esclusiva a chi non l'ha mai provata.
Per avere il privilegio di ascoltare la sua vicina un po'incerta eppur squillante, nel silenzio delle ore normalmente dedicate al lavoro.
Per indurci a tenere stretta la sua manina nella  nostra,n accorgendoci di quanto sia già cresciuta.
Per indurci a vegliare il loro sonno, come quando erano neonati, accarezzando i capelli sudati ed il visetto arrossato, sospirando ad ogni colpo di tosse.

È per questo che i figli si ammalano.
Per darci una buona scusa per acquistare un pacchetto di figurine,un giochino inutile, un giornalino, anche se diseducativi.
Per spingerci ad offrire una caramella,anche prima dei pasti, anche con i denti appena lavati.
Per vederli cresciuti, dopo, di qua che centimetro, come saggezza popolare vuole.

È per questo che i figli si ammalano.
Per mostrarci quanto sono forti e non farci dimenticare quanto sono ancora piccoli, e fragili.
Per amarli ancora di più, mentre il mondo corre dietro i vetri della cameretta.

Perché non c'è amore come il loro per noi, innamorato più innamorato di noi per loro.
Anche se è San Valentino.

giovedì 13 febbraio 2020

Come organizzare vestiti, materiale scolastico e armadi con Stikets

Qualche giorno fa, dopo aver completato l'iscrizione on line dei gemelli, Orsetto e Principessa, alla scuola materna o scuola dell'infanzia, come si chiama ora (non sto a scrivervi con quanta emozione e con quale miscuglio di sentimenti ambivalenti!), ho iniziato a pensare a preparare il loro "corredo". 

L'esperienza del nido con tre figli e quella con il ricciolino, sia a scuola che durante le attività sportive, mi ha insegnato che vanno applicate etichette personalizzate su tutti i vestiti ed oggetti personali perchè altrimenti, se non spariscono per sempre (nel nostro caso, prima o poi ogni singolo calzino, canottier, federa, asciugamano a e maglietta è tornato a casa), a volte non si trovano per mesi, presi per sbaglio da altri nonni o genitori, dispersi  in mezzo ai giochi o alla biancheria della scuola ecc.

Ho già usato e continuo ad usare le etichette personalizzate adesive e termoadesive per oggetti e vestiti, che avevo provato per la prima volta un paio di anni fa, però per questo nuovo ciclo scolastico "formato doppio", ho pensato di provare un sistema più rapido e pratico.
Considerate, infatti, che con i gemelli devo apporre etichette personalizzate sul doppio dei corredi per la scuola e dei cambi di vestiti, senza dimenticare l'abbigliamento del ricciolino (soprattutto per i centri estivi, le gite e le gare con il pulmino con la squadra di mountain bike e di sci di fondo) ed il materiale scolastico di ricambio, quaderni in primis, che altrimenti si potrebbe perdere o essere scambiato con quello dei compagni.


Così ho pensato di provare un timbro personalizzato.
Quello proposto da Stikets è adatto sia agli indumenti che agli oggetti e si può personalizzare sia nel testo che nel simbolo, scegliendo tra due fomati (rettangolare e rotondo).

Un consiglio pratico: se come me avete più figli e volete economizzare oppure comunque pensate di dover etichettare e personalizzare oggetti e vestiti per tutto il ciclo scolastico e per le attività sportive, vi conviene di personalizzare il vostro timbro con un soggetto non troppo infantile, adatto alla crescita, e usare il cognome anzichè il nome, così da poter usare lo stesso timbro personalizzato su vestiti e quaderni di tutti ed ottimizzare tempo e spesa.

Ordinato il 4 febbraio a mezzogiorno, la mattina del 7 febbraio il pacco con il timbro personalizzato era già alla mia porta!
Non ho resistito e l'ho aperto subito, cominciando a timbrare biancheria, felpe, magliette...



Il timbro è molto simile a quello che uso in ufficio, dunque non ho avuto difficoltà ad inserire l'inchiostro. In ogni caso, la scatolina in cui è contenuto riporta le istruzioni illustrate.



Sui vestiti, si è rivelato un sistema di etichettatura pratico e rapidissimo, con ottima resa (più di quanto immaginassi), a patto di stendere con accuratezza i vestiti o l'etichetta prima dell'applicazione e di non lasciarlo usare ai bambini (io ad un certo punto ho ceduto un paio di volte ..ahimè..).
Con i vestiti più scuri, ho "timbrato" le etichette con la taglia o le istruzioni di lavaggio, con gli altri direttamente il tessuto.
Ho potuto "timbrare" anche libri e quaderni di scuola del ricciolino ed i jeans!


Poi, siccome sono come San Tommaso, prima di scriverne qui sul blog, ho voluto "testare" la tenuta del timbro, che è garantita per 60 lavaggi a 30°.
Peccato che io avessi memorizzato il contrario e abbia provato a lavare a 60°!
Ecco il risultato (no, non stiro i vestiti dei figli, tranne le camicie, quindi portate pazienza per la stropicciatura..): invariato. Timbro promosso!
p.s. Voi però non fate come me e tenetevi sui 30°/40°, non si sa mai... altrimenti, male che vada, ritimbrate!


p.s. Sul sito Stikets vengono vendute anche le cartucce di inchiostro di ricambio, così da usare il timbro all'infinito.

Già che ero sul negozio on line per l'ordine, ho preso anche una toppa dei pirati ricamata, per provarla sui jeans del piccoletto di casa, che segue le orme del fratellone quanto a rapidità e destrezza nel bucare i pantaloni, e le etichette di lavagna adesive per cucina / mobili/ scatole, per provare a fare ordine negli armadi e nei pensili.

La toppa termoadesiva è arrivata imbustata con le istruzioni per il fissaggio illustrate e persino il foglio di carta forno da usare sotto il ferro da stiro.
Colori brillanti, ben rifinita e facile da applicare, la sera stessa l'avevo già usata, con soddisfazione di Orsetto, che ha potuto rimettersi i suoi jeans, "come il mio papà".
Inoltre il prezzo della toppa (2,95 Euro) - c'è anche la versione femminile, ovvero la piratessa - è inferiore a quello che pago di solito acquistando in merceria (qui le toppe rettangolari piccole costano almeno 4 euro l'una e, purtroppo, non c'è molta scelta di soggetti per bambini, a meno di non guardarle a catalogo ed ordinarle con anticipo..).

Mi sono trovata bene anche con le etichette di lavagna adesive, perchè si può scrivere sia con i pennarelli a gesso liquido, sia con i classici gessetti che già usano i bambini per disegnare, che avevo già in casa.



Se siete interessati a provare il timbro personalizzato o altri prodotti Stikets, sappiate che potete utilizzare un codice sconto (del 10%),  dedicato a voi che mi leggete:

MAVVOC10 

valido fino a fine febbraio.
 
Io l'ho già usato, questa mattina stessa, per acquistare altre toppe termoadesive, ricamate e non (tra l'altro, dopo la prima toppa inserita nel carrello, le altre vengono scontate di 0,50 centesimi l'una, quindi diventano ancora più convenienti e la spedizione è gratuita dai 10,00 Euro), a mie esclusive spese.

*Post sponsorizzato

venerdì 7 febbraio 2020

Le letture di Mamma Avvocato: "Gustavo senza coccole" di Alberto Pellai

Le letture di Mamma Avvocato: "Gustavo senza coccole" di Albero Pellai



"Gustavo senza coccole", di Alberto Pellai (Ed. Erickson 2012, pag. 59)
è una storia per grandi e bambini.
"Una storia per imparare ad amare e a sentirsi amati", come indica il sottotitolo.
Una storia che risponde all'interrogativo: "Si puo' diventare grandi senza sapere cosa sono il sapore, l'odore e il suono delle coccole?"
Una domanda da un milione di dollari, come scrive l'autore, che è medico, psicoterapeuta dell'età evolutiva, nonchè padre di quattro figli.
Una domanda che tutti i genitori, almeno una volta nella vita, dovrebbero porsi.
I bambini, invece, forse non ne hanno bisogno o, per lo meno, i miei non hanno avuto dubbi: NO!



Gustavo è un bambino cresciuto senza coccole, senza nessuna coccola, da nessuno.
La sua tipica giornata viene descritta in modo semplice, sintetica e simpatica, portando i piccoli e grandi lettori a comprendere come sia diversa, la vita senza coccole.
Triste, fino a far perdere l'appetito anche ad un bambino, nonostante i mille manicaretti tutti i giorni a disposizione.
Triste, fino a fargli perdere interesse anche per una intera stanza piena di bei giochi tutti per lui.
Triste, sbagliato, solo, pur essendo perfettamente "curato", "accudito".
Per fortuna, pero', una stella cadente aiuterà Gustavo a cambiare la realtà, per un giorno solo.
Basterà per far comprendere l'importanza delle coccole ai suoi genitori?!?


La storia è arricchita da un cd audio con canzoncina introduttiva, la lettura della storia e, infine, un commento dell'autore sull'importanza educativa dei gesti di coccola e della fondamentale differenza tra "curare" o "accudire" e "coccolare".
Credetemi, pero', la storia è di per sè esaustiva e istruttiva, se vi metterete in ascolto con il cuore, oltre che con le orecchie.
Al ricciolino, poi, è piaciuta moltissimo.
"Si puo' diventare grandi senza ricevere le coccole? Senza sentire il piacere di un grattino sulla pelle, il brivido di bacini e morsichini sulle guance e sulla schiena? Senza essere chiamati con un milione di parole che vengono utilizzate alposto del tuo nome?
Ecco il mio consiglio per questo venerdi' del libro, il bell'appuntamento dedicato alla lettura ideato da Paola.
Da leggere, rileggere e tenere ben a mente.

venerdì 22 novembre 2019

Le letture del ricciolino biondo e dei gemelli: "Siete tutti i miei preferiti" e "Ti amerò sempre"

 "Siete tutti i miei preferiti" 

Essere mamma di tre è complicato, per tutta una serie di motivi, organizzativi, economici, gestionali ma anche emotivi.
Perchè come mamma io amo tutti i miei tre figli, però non ho quasi mai la possibilità di dedicare del tempo esclusivo a ciascuno di loro e, comunque, anche quando accade a loro non basta mai.
Così come non basta loro mai il mio cercare di farli sentire tutti e tre speciali, voluti e importanti allo stesso modo per me.
D'altro canto, un pò di gelosia tra fratelli è normale e i sensi di colpa materni in questo ambito purtroppo pure.

Ben venga allora una storia semplice, adatta anche ai piccoli, che racconta in modo facile e universale perchè tutti i nostri figli sono i nostri preferiti.


Considerando poi che i protagonisti sono proprio tre dolci cucciolotti, come i miei bambini, e che le illustrazioni sono molto tenere, poteva non piacerci?!?

***

 "Ti amerò sempre"

Avrete di sicuro già letto o sentito parlare di questo albo, della casa editrice "Il leone verde".
Se no, correte ai ripari e procuratevelo.
Perchè è dolce, emozionante, tenero, sincero, vero, persino crudo.

Perchè racconta l'essenza dell'amore di ogni genitore verso il proprio figlio, senza se e senza ma, malgrado le diverse fasi, non sempre facili, della crescita del bambino (non solo quando sono teneri frugoletti ma anche nell'adolescenza, ad esempio, o nei terrible two) e dell'invecchiamento del genitore.


Semplicemente poetico.



Con questo post, partecipo al consueto appuntamento del venerdì del libro ideato da Paola.

venerdì 8 novembre 2019

8 anni. Otto anni.

Oggi compi 8 anni.
Otto anni.
 Otto, 8. Lo senti il suono tondo tondo di questa parola?


Io non ci credo, che siano già passati 8 anni.
Eppure dovrei, visto che ho appena regalato ad un'amica molte delle prime tutine e dei primi vestitini.
Dovrei, visto che ho riempito tre hardisk esterni delle tue foto, dalla nascita a ieri. E non sono hardisk piccoli.
Eppure mi sembra incredibile.

Riguardo quelle stesse foto, tu con il cappellino rosa con scritto "Born in 2011", che ti ha messo il tuo papà dopo il primo bagnetto in ospedale.
Tu in braccio a me, stanca ed incredula dopo il parto.
Tu giallino per l'ittero e poi pustoloso per l'acne neonatale.
Tu, bellissimo, dagli occhi grandi curiosi e la testolina perfetta, tonda e pelata.
Tu, biondo e ricciolino.
Tu, che non gattoni ma ridi tanto e ti tiri su dritto come un fuso.
Tu, che muovi i tuoi primi passi a neanche 10 mesi.
Tu che parli senza sosta, allora ed ora.
Tu, sempre avanti su tutto, sempre perspicace, curioso, attento, intelligente.
E nello stesso tempo tu, un bimbo di incontenibile energia che non sai tenere in ordine la sua camera neanche sotto minacce, che dimentica vestiti per terra in tutta la stanza, che non hai mai voglia di farsi una doccia ("Ma perchè? Mi sono già lavato due giorni fa!!!!"), che indossi abiti giusti giusti, meglio un pò corti, perchè se appena più lunghi gridi al fastidio.
Tu, che vuoi coccole e baci ma non davanti ai tuoi compagni di classe.
Tu, che mi aiuti con i tuoi fratelli e li adori quanto loro adorano te ma qualche volta, lo so, vorresti solo liberartene momentaneamente e tornare ad essere un figlio unico.
Tu, che quando hai voglia di concentrarti prendi 8 e 9, quando ha solo voglia di correre a giocare, collezioni errori su errori perchè vuoi solo finire in fretta e non ti importa di nulla.
Tu, che mangi sempre e sempre tanto e non sei mai sazio, eppure ti si vedono le ossa dappertutto.
Tu, forte e muscolo, agile e scattante.
Pure troppo, a volte. Perchè un'attività tranquilla con te è impossibile, saltelli sul divano o sulla sedia anche mentre guardi la tv.
Tu, che preferisci "Hazzard" e "Walker Texas Ranger" ai cartoni e, se li guardi, scegli sempre "Alvinn", anche se sono puntate che sai a memoria.
Tu, che mi hai fatto penare nella lettura perchè non volevi saperne di leggere da solo ed alta voce e che ora divori un libro dopo l'altro, un fumetto dopo l'altro e leggi pure per i tuoi fratelli.
Tu, che scrivi in modo disordinato come me, buchi i quaderni quando cancelli (come facevo anche io) e ami la matematica (e io proprio per nulla!).
Tu, che da grande vuoi fare la guardia forestale in MTB e vincere il Giro d'Italia ed il Giro di Francia ma "però il francese non mi piace, io non lo voglio parlare neanche se vinco!".
Tu, che toglietemi tutto tranne la bicicletta.
Tu che vai forte in bici e sugli sci e ancora fatichi in piscina ma ti impegni e si vede.
Tu, che preferisci andare in montagna anzichè al mare, a meno che non sia quello della Sardegna, che ti è rimasta nel cuore.
Tu, che riesci ad impastare perfettamente in poco tempo, perchè hai sempre le mani caldi, l'entusiasmo nel cuore e la forza nelle braccia.
Tu, che sei con me sempre da otto anni.
Tu, che anche quando mi fai perdere la pazienza poi sai sempre farti perdonare (e farmi sentire in colpa).



Quante attività, quanti sport, quanti viaggi, visite e camminate, abbiamo fatto insieme.
Quante letture, sciate, corse e giochi, in questi otto anni.
Quante parole, per te e con te.
Non so cosa ti rimarrà delle nostre giornate, quando sarai grande.
Cosa rammenterai a livello cosciente e cosa ti resterà dentro.
Quali ricordi serberai, da adulto, della tua infanzia.
Non so come sarai, fra altri 8 anni e poi a 18, 28,38, 48, 58, 68, 78, 88, 98, 108...
Spero, però, che manterrai questo tuo strano miscuglio di pragmatismo e creatività, magia e realismo, che non ho mai trovato in nessun altro prima d'ora.
E la capacità di piangere e provare empatia che dimostri ora, così come quella di ridere, fare lo sciocchino e sognare, che ti contraddistingue da sempre.
Spero ricorderai che ti ho sempre voluto e ti voglio bene e sempre te ne vorrò, senza se e senza ma.

Auguri bimbo mio.

8 anni. Lo senti il suono tondo tondo di questa parola?
A me piace tantissimo.

giovedì 24 ottobre 2019

Son notti travagliate

Son notti travagliate

Attenzione: astenersi dalla lettura stomachi delicati !

Ogni genitore lo sa (e pure i nonni, se non hanno preferito dimenticarlo):
Signor Diarrea e Signorina Vomitina arrivano sempre di notte.
Possibilmente nel cuore della notte e nel pieno della fase REM.
Fanno la loro comparsa silenziosamente, senza bussare, senza telefonare prima per avvertire. Maleducati!
Quando si manifestano, è già troppo tardi per intervenire e salvare, per lo meno, letto e piumoni.
Sì, perché Signor Diarrea e Signorina Vomitina arrivano preferibilmente in autunno/inverno, meglio se quando diluvia da giorni.
Se è primavera, è di quelle piovose, 
se è estate, allora è quando si è in vacanza, rigorosamente in albergo o in casa altrui.


Signorina Vomitina io me la immagino come una donna alta alta e secca secca, nubile e senza figli non per scelta, resa acida e pettegola dalla solitudine.
Lei gode, a impossessarsi dei nostri pargoletti e renderli dei mostriciattolo che rigurgitano latte o cibo acido, squassati dai tremori e indifesi.
Lei ride, mentre il povero genitore di turno (di solito la mamma, più rapida a reagire, interpretare i rantoli notturni e fiondarsi fuori dal suo letto in quello del nanerottolo cercando con tuffo carpiato di salvare dal disastro appiccicoso e rancido almeno il piumone ed i pupazzi per la nanna preferiti!) 
finge una pazienza che non ha e fa la doccia al figlio piagnucolante, mette a mollo in acqua calda e sapone o lava subito pigiamo, lenzuola, coprimaterasso, doudou, guanciali e quant’altro, riveste il bimbo, lo dota di capiente bacinella a bordo letto e poi riprepara il suddetto letto e somministra acqua rigorosamente gelata o coca-cola fredda, che conserva in dispensa proprio per queste evenienze (e per bersela di nascosto dai figli nei momenti di sconforto).
Il tutto imprecando tra se’ e se’ o bassa voce, contro il destino beffardo o incolpando l’altro genitore o addirittura se stesso di non aver messo - proprio quella notte li’- il coprimaterasso cerato o aver usato -proprio quella notte li’- il piumino d’oca!
Se tutto va bene (bene un paio di balle!), mente il figlioletto riprende sonno in un nano secondo, il genitore stremato può collassare su letto o divano e cercare di riprendere sonno.
Ovviamente con orecchio vigile e attento ad ogni cambio di sospiro o colpo di tosse che potrebbero preannunciare un altro attacco di vomito.
Se va male, il genitore stremato ed assonnato dovrà pure lavare il pavimento e, proprio mentre starà ancora rivestendo i figlio o, appunto, disinfettando per terra o ancora -diabolica Signora Vomitina!- non appena collasserà sul letto,
il bambino ricomincerà a espellere, non beccando neppure di striscio la bacinella, giustamente.
Altro giro, altre docce, lenzuola, pigiamo, coperte, lavaggi, vestizioni, fino al mattino, quando al suono della sveglia, il piccolo miracolosamente si addormenterà tranquillo.
 LUI/LEI, non il genitore.
Perché Signora Vomitina e Signor Diarrea arrivano sempre durante la settimana, quando il giorno dopo la sveglia suona inesorabile e sono in programma miliardi di impegni, possibilmente richiedenti un alto livello di attenzione e capacità neurologiche.
Se giungono di venerdì sera, è perché sabato almeno uno dei genitori lavora.
Se giungono di sabato, è perché si è in viaggio o in procinto di partire, magari pure con mezzi pubblici dai servizi igienici notoriamente puliti o per un luuuuuunghissimo tragitto in auto.
Diabolici Signorina Vomitina e Signor Diarrea!!!

Signor Diarrea io me lo immagino tondo, basso, calvo e con un aspetto solo apparentemente innocuo e bonaccione. 
Tutto vestito in varie sfumature di marrone, colore con cui lui ama dipingere pelle, vestiti, lenzuola e coperte dei poveri bambini che prende di mira.
Ancor più silenzioso di Signorina Vomitina, che di solito manda avanti per seguirla a ruota appena lei ha terminato il suo sporco lavoro, il suo transito lo riconosci dall’odore. 
Terribile e temuto risveglio olfattivo.
Le sue tracce sono ancora più difficili da mandare via dai tessuti, però, grazie al cielo, anche quando le vittime sono molto piccole, alla terza o quarta limonata ben zuccherata che il genitore li costringe ad ingurgitare tra pianti e divincolamenti, non potendo somministrare medicine, di solito Signor Diarrea si ritiene soddisfatto e toglie il disturbo.
Per ricomparire la notte successiva, tra crampi ed effluvi maleodoranti, nel fratellino/sorellina di turno, per poi concedere una visita anche ai genitori.
Personcina educata, eh!

Cari miei Signor Diarrea e Signorina Vomitina, lasciate che ve lo dica con il cuore, una volta per tutte e a nome dei genitori di tutto il mondo: ci avete rotto!!!

P.s. L'illustrazione è opera di Elisabetta
grafica, ispirata dal post! Grazie Elisabetta!


lunedì 30 settembre 2019

Ode ai genitori del mattino

Ode ai genitori del mattino 

Ode alle mamme che si svegliano stanche come se non fossero ancora andate a dormire
e preparano la colazione o l’ennesimo biberon con gli occhi stropicciati di sonno, stiracchiando comunque un sorriso.
Ode alle mamme che a dormire non ci sono ancora andate
e prima di concedersi il meritato riposo dopo una notte di lavoro
trovano la forza di accompagnare i figli a scuola.
Ode alle mamme che si svegliano all’alba, 
per una corsa in solitudine, 
un momento di meditazione,
una pratica di yoga,
un caffè in pace,
prima che la casa si risvegli,
e si ricominci a correre.
Ode alle mamme che si svegliano all’alba,
per accendere la lavatrice,
stendere i panni,
stirare le camicie o svuotare la lavastoviglie,
prima che piedini infantili saltellino in giro
manine afferrino le sue e vocine esigenti chiedano attenzione.
Ode alle mamme che accolgono in cucina,
con torta o biscotti appena sfornati,
l’odore buono dell’impasto nell’aria e sulla pelle
o merendine e biscotti confezionati
l’odore buono del gusto preferito
Ode alle mamme che ingurgitano la colazione in piedi,
facendo la spola tra un figlio e l’altro,
perché tutto funzioni
e a quelle che la colazione della madre è sacra, nessuno disturbi.
Ode alle mamme già esaurite alle sette del mattino,
che dopo coccole e moine e tentativi di imbonimento vario,
senza alcun apprezzabile risultato,
gettano la spugna e iniziano a urlare,
che è tardi, tardissimo, bisogna sbrigarsi,
buttando giù dal letto i pargoli,
lanciando vestiti,
sequestrando la colazione
e caricando di peso in auto figli piangenti.
Ode alle mamme che non ci provano nemmeno,
con coccole e moine,
e alla fine, comunque, i figli a scuola li portano in orario 
e i bambini sono sereni e contenti.
Ode alle mamme con gli occhi lucidi,
dietro la porta di nidi e asili,
che si è chiusa trattenendo il bimbo in lacrime,
e il loro cuore stretto in una morsa.
Ode alle mamme allegre,
che cantano ascoltando la radio,
in cucina, sotto la doccia, in auto,
scherzando mentre camminano mano nella mano al loro bambini,
verso una porta che varcano sorridenti,
per uscirne fiduciose e un po' più serie,
già proiettate alle incombenze quotidiane.
Ode alle mamme che corrono con i figli in braccio,
facendo slalom su un marciapiede troppo affollato,
e veloci accompagnano e baciano i loro bimbi,
per poi schizzare via nel traffico congestionato.
Ode alle mamme che già pregustano il caffè con le altre
al bar davanti alla scuola,
libere dai bambini e dai pensieri,
per cinque minuti almeno, di chiacchiere in compagnia.
Ode alle mamme che salutano gli altri genitori,
che ricordano i nomi degli altri bambini,
che dispensano sorrisi e parole gentili,
anche nella frenesia del mattino.
Ode alle mamme che non salutano nessuno,
chiuse nei loro pensieri 
o assorbite dalla propria intimità materna.
Ode alle mamme che si alzano in silenzio,
in silenzio si vestono, mangiano ed escono,
lasciando i bimbi ancora addormentati
e un bacio lieve sulle loro guance morbide,
sospirando perché vorrebbero esserci,
ad accompagnarli al suono della campanella,
mano nella mano dentro quel cortile chiassoso
e invece…eppure forse…
Ode alle mamme che ridono guardando i bimbi saltare nelle pozzanghere 
con gli ombrelli o le mantelle colorate e un po’ sbilenche
e non importa se si bagnano, che tanto poi si asciugano
e quelle che no, per carità non ti bagnare, non prendere freddo, non ti sgualcire, che se ti ammali poi, come facciamo?
Ode alle mamme che fanno le trecce, pettinano, lavano e sistemano,
abbinando vestiti e calzature,
e ode a quelle che non ci pensano neppure
e magari capita che il figlio lo portino a scuola in pigiama.
Ode alle mamme che parcheggiano dove c’e’ posto, 
anche se significa fare una parte del tragitto a piedi.
Ode anche a quelle che parcheggiano dove capita, 
che la doppia fila è routine e i posti riservati sono riservati a loro.
D’altronde hanno il suv, vuoi mettere?
Ode alle mamme di gemelli,
che ai commenti “li avrei voluto tanto anche io, che fortuna”,
sorridono pensando “è solo perché non sai cosa significa!”.
Ode alle mamme di gemelli,
che avanzano con passo lungo, doppio zainetto, doppio passeggino, doppio grembiulino, un bambino per parte, il sorriso in viso,
la soddisfazione di essere arrivate in tempo, senza troppi drammi,
felici di essere mamme di gemelli.
Ode alle mamme che di figli ne portano uno
e a quelle che ne portano due, tre, quattro, cinque o anche di più,
magari in scuole diverse, in orari diversi
ed alla fine dovrebbero concedere loro il patentino da tassista,
così, ad honorem.
Ode alle mamme che i figli li svegliano, nutrono e preparano con una sola mano,
l’altra a tenere il cellulare,
basta non anche a guidare.
Ode alle mamme organizzate, 
che hanno già pronto al risveglio,
i vestiti da indossare, la borsa da afferrare e la tavola a cui mangiare.
Ode alle mamme che improvvisano,
sempre,
dalla sveglia al suono della campanella,
e ci riescono pure bene.
Ode alle mamme di bimbi disabili,
che oltre che contro il tempo e la sveglia,
devono lottare con le istituzioni e l’indifferenza
e gli immancabili maleducati che occupano il posto auto loro riservato
e riescono pure a non mandarli a stendere.
Ode alle mamme riposate e rilassate, che si svegliano con calma 
e con calma e gentilezza preparano i bambini
arrivando in perfetto orario o addirittura un po' in anticipo.
Sempre che esistano, queste ultime mamme.

Ode ai papà, che fanno come le mamme di cui sopra
o anche diverso, ma lo fanno.


Ode ai genitori del mattino, 
perché sono bravi.

Sì, comunque vada.