I quattro giorni appena trascorsi sono
stati all'insegna del Carnevale.
Dopo giovedi' grasso ed il minicarnevale storico del mio biondino e della sua scuola materna, è
stato un susseguirsi di momenti intensi, divisi tra il paese
dell'Alpmarito e la mia cittadina.
Domenica e lunedi' sono stati dedicati
ad Ivrea ed alla battaglia delle arance.
Il Borghetto, rione dei Tuchini, pronto per la battaglia dei "corvi neri"!
Il carnevale di Ivrea è difficile da
descrivere, suscita ogni anno sterili polemiche e cori di protesta in
chi non lo conosce e non lo vive e parla di sprechi (in realtà
inesistenti).
Nello stesso tempo, agli eporediesi e a
chi vuole davvero cercare di capirlo, almeno un po', regala emozioni
irripetibili, gioia, allegria, sfogo, colori, odori e impressioni.
Regala un'esperienza di aggregazione,
di socialità e di festa senza eguali.
Difficile spiegarlo a parole, sarebbe come spiegare il parto a chi non è ancora madre, la musica a chi non ha mai ascoltato nè suonato.
Per questo è stato bello, quest'anno, portare
un'amica blogger e suo marito a viverne un pezzettino (QUI trovate il suo racconto).
Solo un pezzettino, perchè il
carnevale di Ivrea è talmente ricco di momenti storici, riti e
battaglia che bisognerebbe passare 7 giorni in città per vedere
tutto, provare tutto cio' che offre.
E non basterebbe.
I preparativi e le prime cerimonie
iniziano all'epifania ed il fermento delle squadre di arancieri non
si esaurisce in pochi giorni, dura un po' tutto l'anno, come il fuoco
cova sotto le ceneri, come la nostra voglia di fare festa, per
esplodere poi nella battaglia, a partire da domenica.
I miei tuchini, piccolo e grande, si avviano per andare a tirare!
Perchè Ivrea è il suo Carnevale.
Perchè per apprezzarlo bisogna viverlo in prima persona, possibilmente fin da bambini ed, in ogni caso, sentendosi a casa propria.
Borghetto in battaglia contro i carri da getto, che rappresentano i feudatari contro cui il popolo si ribella!
E questo: bandiere, cavalli e colori.
Il suo simbolo è Violetta, la figlia
del mugnaio che ha liberato Ivrea dal tiranno, Ranieri di Biandrate, ed il berretto frigio
(non un cappello rosso qualunque o una strisciolina rossa che non
significa niente!!), che il proclama del Generale ordina di indossare
da giovedi' a martedi' sera e senza il quale non è prudente
attraversare le piazze del tiro.
Tiene anche caldo, il che non guasta a febbraio!
Le sue radici, affondano nella storia, come le sue tradizioni, e spaziano dall'anno 1000 all'ottocento, con qualche modifica dopo la sconda guerra mondiale (come l'introduzione delle prime squadre di arancieri a terra).
Ed anche i piccoli possono tirare in sicurezza, ai carri ed ai canestri improvvisati!! (p.s. L'unica parte dle corpo da proteggere sempre, grandi e bambini, sono gli occhi: il resto non patisce!)
E vi assicuro che il tiro di alcuni bimbi è moooolto potente (e pure un po' fuori mira!!), mentre dal carro si lancia con dolcezza, per non fare male ai piccoli arancieri.
In casa nostra, poi, non manca neppure la goliardia!
Perchè non è mai troppo presto per pensare all'istruzione ed alla università, vero?
Come sempre, quando tutto finisce, rimane l'odore di arancia, la melma per le strade e sui vestiti, le braccia che fanno male e si fatica un po' ad alzare, la stanchezza, qualche livido e tanta tanta soddisfazione mista a tristezza.
Perchè ora, con nostalgia, non resta che aspettare il prossimo anno, tornando al
lavoro, tra scrivania, telefoni, divise e scarpe da lavare (il lato
negativo del nostro carnevale), lavatrici arretrate da recuperare,
raffreddori, vacanze d'inverno (le scuole in basse Valle d'Aosta sono
chiuse fino a lunedi' prossimo) e "incastri nonni".
Quante a te, cara amica, che so che mi
leggi: non crucciarti, il prossimo Carnevale arrivera' in un lampo e
tu sarai ancora piu' carica del solito e pronta a dar
battaglia...magari davvero sul carro!!! (E io sotto a cercare
l'occhio nero!!!)
"Arved'ze a giobia n'bot"