venerdì 31 ottobre 2014

Tra le mie letture: "Colpa delle stelle"

"Colpa delle stelle" di John Green, ed. Rizzoli, pag. 347



Un romanzo che prende, colpisce e affonda.
Triste, molto triste, come solo la malattia ed il dolore delle persone giovani sa essere.

Duro, sincero, onesto, privo di fronzoli e con poca retorica.
Una storia d'amore tra adolescenti malati di cancro.
Una storia di famiglie e affetto.
Dialoghi veloci e diretti, molto all'americana.

Non posso dire di più, rovinerei la lettura.
Posso consigliarlo, però, e lo faccio con convinzione.

Devo ammettere che mi sono avvicinata a questo romanzo con molto scetticismo, un po' per il successo presso i media dello scrittore, che tende a far salire eccessivamente le aspettative, con il rischio di grandi delusioni, un po' perché arrivavo dalla lettura di "Bianca come il latte, rossa come il sangue" di Alessandro D'Avenia, che tratta un tema molto simile.

Lo stile di D'Avenia a me personalmente piace molto di più, lo trovo più delicato e ricercato.
In compenso, questo romanzo di Green ha molto meno punti deboli, figure più verosimili o, forse, solo una visione della vita e della morte molto più vicina alla mia, senza religione, senza false, ma rassicuranti, speranze di redenzione.

Leggetelo.
Io l'ho fatto in un momento in cui è ancora fortissimo il dolore per la perdita di una carissima amica, quasi farmi del male.
In realtà, però, forse è ciò di cui avevo bisogno, al pari del romanzo di D'Avenia.
In fondo, i benefici della catarsi (quella indotta da rappresentazioni teatrali o dalla lettura di un libro, attraverso l'immedesimazione nei personaggi e la finzione scenica) erano già noti ai tempi degli antichi greci.

Con questo post partecipo, come sempre, al venerdì del libro di Paola, alias Home Made Mamma.

mercoledì 29 ottobre 2014

Una domenica in sagra

Non so se per voi sia lo stesso, ma i sabati e le domeniche mi stancano quasi più di tutta la settimana lavorativa.
Dobbiamo condensare piccole riparazioni di casa e auto, commissioni, lavatrici e spese rimandate in settimana, per non parlare del tempo da dedicare al nano, che sembra sempre troppo poco.
Finisce che in casa ci stiamo lo stretto necessario, a meno di non invitare amici, come cerchiamo di fare spesso.
Anche in quel caso, però, c'è da fare, pur restando un piacere.

Questa domenica, visto che il nano alla scuola materna sta "studiando" le pannocchie ed il mais (il filo conduttore dell'anno sarà l'alimentazione) e che adora i trattori, abbiamo dedicato la mattinata alla Sagra del Pignoletto Rosso di Banchette (TO), a due passi da casa.

Il nano, che la mattina non avrebbe avuto voglia di uscire, alla fine ne è stato entusiasta.

 C'erano chicche piemontesi, come il Caffè Antico Piemonte...
e ovviamente il mais rosso (se non sapere cos'è, vi consiglio di leggere al link di cui sopra)
 
Noi abbiamo fatto scorta di farina "grossa" per polenta, ovviamente!
E poi il classico mercatino tra le vie del paese "vecchio"..cavalli e animali da cortile per la fattoria dei bambini...

 
 Abbiamo fatto tappo obbligata per gustare le miasse (una specie di piadina con farina da polenta, non saprei come definirla, che si può mangiare con ripieno dolce o salato) con il salignun (ricotta con peperoncino ed erbe aromatiche)..un altro classico cibo canavesano..


Per poi goderci l'esposizione degli antichi trattori, con tanto di mietitrebbia!!






(questo carretto dipinto non ho capito cosa c'entrasse, però era bellissimo!!)

Erano davvero tanti e il nano, ovviamente, è salito SU TUTTI, anche più di una volta!!!











Ma non bastava.
C'era anche una mostra di bici, auto e moto d'epoca, nel bocciodromo...davvero una splendida sorpresa!!!

 E mentre io e l'Alpmarito osservavamo estasiati queste mitiche Bianchi, usate da grandi campioni,

 il nano preferiva le moto, meglio ancora se complete di carretti!!!




E poi le vecchie macchine da scrivere Olivetti, ricostruzioni in legno degli antichi laboratori artigiani e la storca fabbrica di mattoni rossi di Ivrea, ovviamente Olivetti.

 Non so voi, ma a parte l'indubbia comodità di poter cancellare e riscrivere senza ricominciare da capo del personal computer, io ho sempre pensato fosse molto più romantico e bello scrivere con queste macchine che con l'asettico pc.
Non so se è perchè vengo dalla patria dell'Olivetti o se perchè le mie prime ricerche per la scuola le ho scritte con una Olivetti ma ogni tanto mi faccio prendere dalla nostalgia!


Senza dimenticare un tocco di modernità!

Nel pomeriggio, invece, dopo il pranzo in campagna, ci siamo dedicati alla raccolta delle castagne nel bosco, alle foto (io) ed alle caldarroste, ovviamente, anche se io per l'allergia non le posso più mangiare e..alle feste di compleanno.... ma questa è un'altra puntata, che vi racconterò domani, se ci riesco!

Insomma, una domenica mattina ricca di curiosità, buon cibo (perchè abbiamo comprato anche un pezzo di prosciutto crudo con i fiocchi, salame di cinghiale e pecorino - si lo so che non c'entra ma la gola è la gola) e calore paesano.
In queste occasioni sono molto felice di non abitare in una grande città!

venerdì 24 ottobre 2014

"Bianca come il latte, rossa come il sangue"

"Bianca come il latte, rossa come il sangue" di Alessandro d'Avenia, 254 pag.



"Ogni cosa e' un colore. Ogni emozione e' un colore. Il silenzio e' il bianco..." 
E' questo l'incipit di questo romanzo e mi ha subito colpito, perché io ho da sempre l'abitudine di classificare cose, persone ed emozioni, persino azioni, in colori.
In effetti, mi sono sentita vicina ai protagonisti per tutto il libro.

Forse perché l'autore è praticamente un mio coscritto ed anche io ho frequentato il liceo classico.
Forse, più semplicemente, perché non ho dimenticato la paura del bianco dell'adolescenza, quel voler riempire la paura di rumori e suoni, il desiderio di scrivere e il timore di perdere ciò che non metti nero su bianco, dimenticando ciò che ho appreso.
Così come non ho dimenticato quel senso di estraneità della vita quotidiana da quella interiore, il senso di utilità e inutilità, a intervalli più o meno regolari, della scuola, che a volte mi prendeva.
E neppure l'amicizia e l'amore...insomma, tutto quello che fa di un ragazzo/a un ragazzo/a.
E credo anche di essere stata, almeno in parte e senza l'epilogo amoroso del libro, la Silvia di qualcuno.

L'unica figura che non mi ha convinto, di questo libro, e' il prof. Sognatore.
Nel mio percorso scolastico ho avuto molti bravi insegnanti, che mi hanno dato molto anche in termini di educazione alla vita.
Però un rapporto come quello che descrive il romanzo, mai, e stento a credere che sia possibile.
Forse non è nemmeno augurabile: ad ognuno il suo ruolo.

La scrittura e' scorrevole e semplice, i pensieri del protagonista a volte ripetitivi, per chi i sedici anni li ha superati da un pezzo, ma non per questo superficiali.
Anzi, ricordarli fa solo bene.

Certo, avrei fatto meglio a risparmiarmi la malattia ed il dolore della perdita, almeno nella scelta delle letture, visto che è un tema che, purtroppo, questo periodo mi ha toccato e mi sta toccando troppo da vicino.
Però senza non sarebbe un romanzo sulla crescita, sull'amore e sui tormenti dell'adolescenza.

Il difetto: il richiamo continuo a Dio, negli ultimi capitoli.
Per me, pensare ad una divinità non è di nessuna utilità e consolazione e più vedo malattie e dolore, più mi allontano inesorabilmente da una fede, che non sono mai riuscita ad avere.
Questo, che per me  è  un "difetto" della narrazione (anche perché la facilità molto), per altri lettori può comunque essere un punto di forza.

"Avevo bisogno dell'essenziale, e in montagna e' più facile trovarlo" 

" E' bello quando stai male avere una famiglia che ti sta vicina. Come fai se non hai una famiglia, una moglie, dei figli? Chi si prende cura di te quando stai male?...perché le cose, finché non ci sei dentro, non le capisci o non riesci a vederle. E allora i genitori ti sembrano due rompiballe professionisti, che stanno li' solo a vietarti di fare le cose che vorresti.
L'Elefante, sua moglie e i figli invece me lo hanno mostrato con chiarezza: da grande voglio una famiglia unita come la loro. Perché anche se stai male rimani tranquillo, e questo è il senso di una vita ben spesa: qualcuno cheti ama anche quando stai male. Qualcuno che sopporta il tuo odore. Solo chi ama il tuo odore ti ama davvero. Ti da' forza, ti da' serenità. E mi sembra un bel modo di mettere una diga ai dolori che capitano nella vita."

Durante l'anno scolastico Leo capisce che il miglior modo per sconfiggere un uomo o un popolo intero, e' bruciare i suoi sogni, anche attraverso i roghi di libri.
Rubando i sogni, si ruba la vita.
E su questo, credo non ci siano dubbi.
Molti libri lo dicono, molti lo dimostrano, come pure i fatto che la storia ci racconta. Eppure tanti, nel mondo, ancora ci rubano i nostri sogni.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home made mamma.

giovedì 23 ottobre 2014

Per Natale, ricordate di regalare un libro!

Lo so che il Natale è ancora lontano.
In casa nostra, in mezzo ci sta anche il terzo compleanno del nanetto.

Però non vorrei che perdeste la fantastica inziativa di Federica.
Quale?


"Regala un libro per Natale 2", ovviamente!

E già, perchè sianmo già alla seconda edizione!
Lo scorso anno per noi è stato un successone.

Il nano ha molto apprezzato i doni che gli sono pervenuti, come avevo raccontato.






E anche la Grazia e la sua bimba ne sono state felici, come avevano scritto qui.




Si vede, no?

Anche quest'anno, quindi, noi siamo pronti!

Se volete partecipare all'iniziativa, leggete le semplicissime istruzioni di Federica e...correte in libreria!!!

Tra l'altro, mi associo a lei nell'appello alle librerie perchè pratichino uno sconticino a chi parteciperà!

Infine, ricordate: non serve avere un blog per partecipare, basta un profilo facebook!!!
E se poi qualcuno che non ha un blog, volesse raccontare la sua esperienza qui, sarà felice di accoglierlo/a in casa mia!!!
Insomma: non avete più scuse per tirarvi indietro, capito?

mercoledì 22 ottobre 2014

Una mamma di m.

E' così che mi sento, da un pò di giorni a questa parte.
Il nano è in modalità "capricci a raffica" e "lagne continue".

Tutto è una lotta, dal mangiare (farlo stare seduto composto a tavola...un miraggio) al vestirsi, al lavarsi, all'andare a dormire e a qualunque altra attività gli si chieda di compiere.

E io sono sempre più stremata e nervosa.
Perchè si comporta così solo quando ci sono io, a volte quando c'è l'Alpmarito, comunque mai se è solo con nonni/maestre/zie.

Io cerco di ragionare con lui, tento con le moine e poi con il contenimento fisico, con abbracci rifiutati e infine perdo la pazienza, urlo, qualche volta faccio pure partire uno scapaccione, ricatto a tutto spiano, sequestro giochi, metto in punizione e, quando proprio sono stremata, mi chiudo nel silenzio.
Poi certo, passata la tempesta, tento di recuperare e capire con coccole e abbracci ma non basta.
Dopo un pò, si ricomincia.

Sono nervosa, certo.
Anzi, siamo nervosi, io e l'Alpmarito.
E pure stanchi

Non c'è yoga e corsa che tengano.

Forse sono solo  le preoccupazioni economiche e pratiche legate alla casa in ristrutturazione ed al lavoro (che quando c'è è troppo, quando non c'è, vai in crisi perchè vedi nero, perchè essere liberi professionisti in questo senso è uno schifo al quadrato).

Forse è che non passa giorno che non giunga una notizia nefasta: persone che muoiono, anche giovani, troppo giovani, persone che si ammalano gravemente, persone che si separano, persone grette e meschine che iniziano battaglie contro chi sta già soffrendo abbastanza.

Persino la nostra gatta è ammalata e le sto facendo punture di antibiotico e l'aereosol, tutte le mattine.

Forse è solo che ho perso la mia amica e vedo il mio amico combattere contro dolore e cattiveria e non sono ancora riuscita a buttare fuori tutta la rabbia e la tristezza che ho dentro.
Forse è solo che è più forte di me: non riesco a trovare una fede che non ho mai avuto, nè a rassegnarmi a non avere risposte e non trovare giustizia.
Ci provo, perchè mi aiuterebbe, ma nulla.
Quanto invidio chi riesce a mentire a se stesso.

Forse è solo che ha ragione lui: la vita è troppo breve per perdere anche solo un minuto a fare qualcosa che non ci piace, se non è strettamente indispensabile e necessario.

Ci penso, ci rifletto e mi rigiro questa consapevolezza nello stomaco.
E mi sento ancora più di m. perchè il tempo che passo con la mia famiglia è rovinato da capricci, stanchezza e nervosismo, tanto che finisco per desiderare che sia notte o che vada alla scuola materna, per poi stare male tutto il giorno perchè non sono con lui.

Mi sforzo di sorridere.
Guardo le fotografie, che rappresentano sempre momenti felici (per fortuna) e cerco di cacciare fuori tutto il resto.
Però non è facile.
Da domani solo post positivi per un pò, giuro.


martedì 21 ottobre 2014

Premio curiosità

Ieri le simpaticissime Mimma e Drusilla mi hanno conferito una sorta di premio, quella della curiosità, invitandomi a inserire un banner, rispondere a cinque domande e nominare altre cinque blogger.

Non amo molto queste catene però le domande sono davvero "curiose" e quindi raccolgo "la sfida".

Ecco le cinque domande e le mie risposte.
 1) Esponici il tuo abbigliamento tipo di quando avevi 14 anni
Si inizia subito nel difficile.
Per rispondere sono andata a cercare foto di me a 14 anni. Terribili!!! forse per questo avevo rimosso l'abbigliamento....
Comunque: jeans e maglietta extralarge, in prevalenza. Sopra, felpe extralarge o maglioni di lana fatti a mano (l'unico capo bello dell'insieme) e giacca di pelle scamosciata nelle mezze stagioni, barbour in inverno. Extralarge pure quello.
Mi stava malissimo ma ce lo avevano tutti e mi sono adeguata. Comodo era comodo.
Scarpe: sempre e solo da ginnastica. Ci vivevo, con quelle.

2) Qual è il modo più stupido in cui ti sei fatta/o male?
Proprio verso i 14/15 anni, ho sfondato un vetro della porta interna della mia camera con le mani, mentre "giocavo" a rincorrere il mio miglior amico cne non voleva fare la versione: mi sono tagliata un polso, facendone uscire tanto tanto sangue. Corsa al pronto soccorso e punti. Ho ancora la cicatrice. Soprattutto, però, il medico del pronto era convinto che avessi cercato di suicidarmi e mi ha fatto un'interrogatorio in piena regola.
Ero solo stupida, tranquilli.

3) In quale principessa Disney ti identifichi maggiormente e perchè?
Mamma mia, non saprei.
Forse, tra quelle attuali, la Ribelle (ma non mi ricordo il nome), tra quelle "d'epoca", Jasmine, di Aladdin o Ariel. Però non avrei mai rinunciato alla mia pinna per amore.
In realtà, i miei cartoni Disney preferito erano:  La spada nella roccia, Peter Pan e gli Aristogatti.
Altro che noiose principesse!!!

4) A che età hai imparato ad usare la lavatrice?
Direi al secondo anno di università, andando a vivere a Torino.

5) Descrivici il tuo comfort food per eccellenza, ossia, per la rubrica “Speak as you eat”, cosa mangi per tirarti su di morale?
 Caffè e miele!!!
Salame o prosciutto crudo, se ho voglia di salato.Rigorosamente SENZA pane!
Oppure meringhe o bignole, se ho voglia di dolce.


Ed ora, ecco i nomi dei 5 blogger che dovranno (o meglio, potranno, se lo vogliono, come spero) proseguire la catena.

 Trasparelena
Shaulalala
Maris
Mamma al cubo
Agnieszka

Buon lavoro amiche virtuali!!

venerdì 17 ottobre 2014

La Pimpa!!!

Oggi, per il consueto appuntamento del Venerdì del Libro, più che di un solo libro vorrei scrivere di una intere serie, anzi di più serie, che hanno come protagonista un mito della mia infanzia (grayie alle striscie su "Il corriere dei piccoli"), ancora oggi molto conosciuto (anche se solo in Italia), che il nano ha amato fin da piccolissimo e adora ancora adesso.

Per fortuna, molto più della maialina malefica e Giulio Coniglio (quest'ultimo piace anche a me ma Francesco Tullio Altan secondo me è molto meglio di Nicoletta Costa).

Avete capito di chi sto parlando vero?

La Pimpa!!!


Abbiamo iniziato con i cartonati piccolini e i libri per imparare, colori, azioni ecc.


Poi siamo passati, verso i due anni, a storie molto più complesse e complete, aventi sempre come protagonisti Pimpa ed il simpatico Armando, che al nano piace ancora di più, se possibile.





E infine ci siamo dedicati anche alle storie degli amici di Pimpa.


A me piace il fatto che in tutte le storie vi è tanta fantasia, di quella ingenua e dolce dei bambini che, ad esempio, non trovano affatto strano pensare di entrare in un quadro o di far maturare i pomodori in forno, anziché al sole, dialoghi semplici e un po' ripetitivi ma mai scontati, un pizzico di buon senso e tanta tanta bontà e amicizia, manifestata con gesti semplici e gratuiti.

Ad esempio, Pimpa conosce un nuovo amico? Lo invita subito a fare merenda a casa sua, anche se viene da paesi lontani e Armando ha un po' paura.
La stella rimane senza luce? Pimpa chiede il permesso alla radio, prima di prendere le sue pile e portarle a Lulu'.
Insomma, i giochi si scambiano e condividono, gli altri si rispettano e insieme ci si diverte di più!

Inoltre, ci sono libri per tutti i gusti e le lunghezze!!!
Tra l'altro, hanno un costo molto più contenuto di altri in commercio (8,90 quelli con DvD in formato A4 e 4,50 i cartonati piccoli)  ed una buona qualità grafica, a mio modesto parere (di non esperta) e nella ultima serie edita sono completi di DVD con la storia del libro e di sovra copertina.



Noi andiamo in biblioteca almeno una volta ogni quindici giorni, spesso ogni settimana, è il nano se ne porta a casa tre o quattro per volta, più un dvd.
Non avendo la televisione, quello glielo concedo, anche perché dura al massimo 10 minuti ed è davvero a misura di bimbo.

In conclusione: consigliato, soprattutto dal nano!!!



mercoledì 15 ottobre 2014

Tra monotonia culinaria e passione per il punto croce

Ho iniziato l'anno inaugurando una nuova "rubrica", Mamma avvocato in cucina, che nelle mie intenzioni avrebbe dovuto essere settimanale.

Dopo un paio di post convinti però, mi sono arresa all'evidenza.
La cucina non solo non è il mio forte ne' la mia passione, ma neanche un interesse.
Quando mi applico riesco anche, intendiamoci, solo che non riesco ad applicarmi.

Leggo di mamme che studiano menù settimanali perfettamente bilanciati, ascolto mamme e nonne che preparano e prozio nano il weekend cibo per tutta la settimana, vedo foto di manicaretti che mi fanno venire l'acquolina in bocca e poi....i pasti della nostra settimana tipo, soprattutto ora che pranzo sempre sola (e di corsa) e l'Alpmarito non c'è mai neanche alla sera, cinque o sei giorni su sette, si riducono a: pasta (rigorosamente "ruote", nano imperat) olio e parmigiano o al massimo panna o panna al salmone (grande invenzione!!!), insalata o verdure bollite o in insalata, qualche volta carote o zucchine passate in padella, uova al tegamino o alla coque, formaggio di tutti i tipi, banane o uva, qualche volta affettati.
Non tutto nello stesso pasto, ovviamente.
Polenta e spezzatino / arrosto nel fine settimana.

Fortunatamente, il nano pranza a scuola, con menù ottimo e bilanciato.

Questa lunga premessa per dire che no, la cucina non è una mia passione ma..il punto croce si!!!

In questi giorni mi sono dunque dedicata ad arricchire il corredino per la materna, poiché mi sono subito accorta che con l'inverno alle porte e impegni vari, non sarei mai riuscita a lavare, far asciugare e e stirare bavaglini e federe settimanalmente.
Ecco allora la seconda federa



La copertina, che avevo iniziato lo scorso inverno

Un pile singolo su cui ho cucito, centrale, questo ricamo.

E tanti bavaglini, alcuni realizzati in gravidanza e altri subito dopo.








Oltre all'asciugamano per il bagno di casa, visto che gli altri due ora sono destinati alla materna!


Cosa ve ne pare?Voi preferite cucinare o ricamare/cucire/ Tricottare?

E soprattutto, quanti cambi avete preparato per la scuola materna???




lunedì 13 ottobre 2014

Senza ciuccio, no, non è che si stia bene!

Martedi' il nano, con una delle sue solite improvvise e imprevedibili decisioni, ha detto addio al ciuccio.
Sono andata a prenderlo a scuola al pomeriggio, ultima (ma a pari merito con un'altra) delle mamme (io, madre degenere e ritardataria già dopo un mese scarso di scuola!), e l'ho trovato con la maestra che leggeva, tranquillo e senza ciuccio.
Mi ha subito informata che Il ciuccio era rotto e che quindi lo aveva messo nell'armadietto, poi lo ha preso e ha dichiarato deciso di volerlo buttare.
La circostanza che fosse l'ultimo, che ormai i negozi fossero chiusi e che comunque ai bimbi grandi sia vietato per legge (????!!!) vendere altri ciucci, non lo ha fatto desistere.
E dire che da quando è entrato alla materna non se lo era più tolto di bocca, mentre prima lo usava solo per dormire e viaggiare in auto o per consolarsi in caso di cadute.
Io stessa, con la maestra e l'inserviente, abbiamo cercato di farlo ragionare e appurare se si trattasse di una decisione consapevole e definitiva e lui, come al solito, si è mostrato determinato.
La sera ha faticato un po' ad addormentarsi, ma è andata senza drammi. Dalla mattina dopo, invece, e' diventato nervoso, ribelle e irrascibile.
A scuola no, pare che venerdì abbia fatto il sonnellino senza proferire verbo.
A casa sembra indemoniato e mette a dura prova sia me che l'Alpmarito (che si salva con la scusa del lavoro, arghhh!!)
Venerdì ci abbiamo messo un'ora e trenta minuti di pianti e proteste ininterrotti (giuro!) per uscire di casa e l'ho consegnato alle maestre scalzo, senza neppure le calze.
O così o pomi', come diceva una nota pubblicità dei tempi antichi.
Sabato ha pianto per due ore, dico DUE, prima di addormentarsi sfinito e dopo non c'è stato verso di portarlo al corso di nuoto.
Ecco. Ora ditemi.
Questo insolito nervosismo, questa assurda ribellione, la circostanza che sembri caricato a molla e il fatto che abbia ricominciato a venire nel lettone, dopo che tutto era appena tornato alla normalità in seguito agli incubi post nserimento a scuola, possono dipendere dell'abbandono del ciuccio?
Perché io, sia chiaro, su questa decisione, che peraltro è stata sua, non torno più indietro, ma almeno vorrei capire.
E magari anche sentirmi dire che passerà presto ed è "normale", qualunque cosa possa significare questa espressione.

venerdì 10 ottobre 2014

"La compagna di scuola"

" La compagna di scuola" di Madeleine Wickham, alias Sophie Kinsella, pag. 285, Modadori
Questo venerdì del libro una recensione veloce e all'ultimo, ma non volevo mancare!
Un romanzo rosa per passare piacevoli ore di sfago, con tutti gli ingredienti per un bel libro leggero: amore, amicizia, personaggi femminili dai tratti molto enfatizzati ma non del tutto inverosimili, tradimenti, sensi di colpa, maternità, lavoro, problemi familiari (tra parenti assenti e suocere fin troppo presenti) protagoniste simpatiche e, soprattutto, un lieto fine assicurato, anche se dal sapore dolce e amaro.
C'è persino, descritto in modo egregio, il senso di solitudine e di malinconia del post partum, quel sentirsi insieme tremendamente felici e tremendamente escluse dal mondo sociale e lavorativo abituale, così, all'improvviso, con la difficoltà di chiedere aiuto e ammettere le proprie debolezze.
E poi i dialoghi, sempre fulminanti e veloci, come i film americani ma con humor un po' inglese.
Ciò che mi piace di più dei romanzi di questa autrice.
In sintesi, non un capolavoro ma un romanzo rosa molto piacevole.