lunedì 30 marzo 2015

Le grotte di Toirano ed il mio piccolo eploratore

Iniziano, finalmente, le prime giornate di sole e di temperature miti e io non posso che ripensare all'estate.
E allora mi viene in mente che avevo raccontato le mie "vacanze" nel mare della Liguria, in pieno ferragosto, lasciando da parte la nostra giornata alle grotte di Toirano.



E' stata la giornata più bella della mia permanenza in Liguria, , una delle poche (due?), passate tutti e tre insieme, sicuramente quella che più è rimasta impressa anche nei ricordi del nano.
Forse perchè la Natura sa meravigliare sempre, forse perchè l'entroterra ligure è veramente meraviglioso, anche se meno conosciuto, della costa e sicuramente meno affollato (e più fresco).



Toirano, in provincia di Savona, a pochi minuti di macchina dall'uscita autostradale di Borghetto Santo Spirito, è un piccolo borgo mediovale ben tenuto, che merita una passeggiatina lenta ed un pò indolente (e magari una visita al museo etnografico della Val Varatella, che noi abbiamo saltato per la stanchezza del nano),




magari con sosta al colorato parco giochi, accessibile anche ai disabili (così dice il cartello).



Tra l'altro, si mangia pure bene.

Poi, un paio di chilometri più in alto (le indicazionui stradali ci sono tutte), si raggiungono le grotte.
Già la passeggiata per raggiungere l'ingresso, dopo la biglietteria, è piacevole


Dentro, è una meraviglia, pieno di suggestione e fascino, soprattutto se si pensa che tutto questo è opera del trascorrere del tempo.





In queste grotte è passato l'uomo preistorico, da 200.000 a circa 12.000-12.500 anni fa, come dimostrano "le  impronte di piedi, mani e ginocchia e, nella “sala dei misteri”, di numerose palline d’argilla attaccate alla parete contro la quale furono scagliate, probabilmente con significato rituale. Queste tracce sono riferibili a uomini del Paleolitico superiore, cacciatori-raccoglitori che frequentavano la regione e utilizzavano questa grotta non come abitazione ma probabilmente per scopi rituali."





 E poi in una delle prime grotte, quella della Bàsura, vi sono frammenti di ossa, impronte di zampe e traccie delle unghiate dell'orso delle caverne (Ursus spelaeus), che per millenni pare vi si sia recato per trascorrervi il letargo.
In uno dei laghetti della grotta, sopravvive un piccolo crostaceo preistorico sopravvissuto all'estinzione (però è praticamente invisibile).



C'è di che affascinare i bambini, novelli speleologhi o piccoli esploratori.
Basta accendere la loro curiosità!

Le stalagmiti e stalattiti, spesso ricoperte di cristalli di aragonite, sono impressionanti.
Il colore dipende dalla differente concentrazione dei minerali e varia da una grotta all'altra, lungo il percorso di visita.


Non vi sembrano delle appetitose caciotte?!?

La nostra guida era davvero brava e sapeva coinvolgere i bambini.
Il nano è stato attento e ha camminato volentieri per quasi tutto il percorso (circa un'ora/un'ora e mezza).

Si sbuca esattamente dall'altra parte della montagna, a godersi il paesaggio...


 e il mondo che torna a tingersi di verde



Con una piccola deviazione in salita (un minuto o due) si può raggiungere il piccolo santuario rupestre intitolato a Santa Lucia,




per poi, con un altro suggestivo sentiero, rientrare alla biglietteria.
Merita, veramente.
Io, lo confesso, ho sofferto un pò di claustrofobia!!!


Info utili:
La biglietteria è in cima ad una scalinata: dotarsi di biglietto prima di imboccare il sentiero che porta all'ingresso delle grotte.
le visite sono guidate ed a gruppi,  quindi può essere necessario attendere un pò.
All'ingresso vi è un piccolo negozio di souvenirs (quasi tutti minerali), un bar  con tavolini,  una stanza adibita a minuscolo museo con uno scheletro e pareti rocciose, giusto per ingannare l'attesa, fuori tavolini per pic nic per fare uno spuntino e bagni pubblici.
Non ho visto nessun fasciatoio.
All'interno delle grotte, logicamente, è più fresco che fuori, quindi è bene dotarsi di una maglia (noi personlamente non l'abbiamo indossata, altri sì).
Le scarpe devono essere comode e adatte a scalini e superfici scivolose.
Si può fotografare, a volte anche con il flash.
Non è possibile entrare con carrozzine e passeggini e non ci sono servizi igienici dentro le grotte.
Quindi, bambini in braccio o a piedi e dopo aver fatto la pipì!
p.s. Io escluderei anche lo zaino porta bimbi, a meno che non lo togliate e portiate in braccio  in certi punti, poichè a volte bisogna chinarsi ed il soffitto è molto basso.

Qui trovate tutte le informazioni utili.

venerdì 27 marzo 2015

"Nic e la nonna": un libro che affronta un tema difficile.

Negli ultimi mesi il mio ricciolino mi ha visto affrontare un lutto importante e partecipare a numerosi funerali, purtroppo.
A volte si è trattato di persone anziane e ciò ha reso in qualche modo tutto più semplice da spiegare, altre volte no, e nascondere la tristezza ed il dolore è stato impossibile.
E poi, anche se anziani, erano sempre i nonni o nonni bis di qualcuno .

Io ho scelto di lasciar trapelare i miei sentimenti, di fronte a mio figlio, e di non raccontargli troppe bugie o meglio, di non negare l'esistenza della morte e la sua condizione di irreversibilità.
L'unica emozione che ho cercato di non mostrare,  è la paura: paura che possa accadere di nuovo a persone vicine o a me stessa, paura che possa accadere qualcosa di male a lui (pensiero che ogni genitore, penso, non riescce nemmeno a contemplare, tanto è atroce), paura della malattia e della morte.
Penso che sarebbe un fardello troppo grande, per lui, e che mio compito principale, soprattutto a questa età,  sia proprio rassicurarlo.

Però l'assenza è una realtà, il dolore pure e quando anche a scuola un maestra ha perso la mamma e si è trovata ad affrontare l'argomento con i bimbi, il nano ha cominciato a parlare sempre più della morte, chiedendo spiegazioni.

Allora ho cercato l'aiuto dei libri, con una certa difficoltà, anche perchè molti affrontavano la questione da un punto di vista religioso, che io non volevo.
Tra quelli trovati, la storia che mi è parsa più adatta, bella e dolce, è stata questa.

"Nic e la nonna. Quando si perde una persona cara" di Roberto Luciani, 

 edizione Giunti Porgetti Educativi, collana , "Io sto bene. I libri che si prendono cura di te", Euro 6,50, pag. 63, 2011




E' un libretto comodo da portare in borsa, con illustrazioni a mio pare bellissime e molto delicate, ed una storia originale, tenera e fantasiosa, eppure efficace, che sembra parlare al cuore dei bimbi e degli adulti.


Le pagine sono tante ma si leggono in fretta, perchè le righe non sono molte. Noi l'abbiamo sempre letto per intero senza problemi.

Nic è un topolino che adora la sua nonnina, con cui trascorre molto tempo mentre i genitori lavorano.
Con lei si diverte, viene coccolato, gioca e soprattutto impara.
Perchè la nonna è molto saggia e "quello che diceva la Nonna risultava sempre vero, anche quando sembrava impossibile": sapeva, ad esempio, che la paura della scuola sarebbe passata presto, e che "E' inutile cercare: perchè quando una cosa si è stufata di giocare a nascondino, si fa viva da sè".

Purtroppo, però, la Nonna è anche tanto anziana ed un giorno, non si sveglia più.
Nic più che triste è furioso, si sente tradito da tutti, soprattutto dalla persona che sentiva più vicina,  distrugge tutta la sua cameretta, scappa in un nascondiglio e non vuole parlare più con nessuno.
La Nonna, tuttavia, ha fatto testamento e lasciato al suo adorato topolino un grosso foglio di carta che sembra vuoto.
All'inizio Nic si arrabbia ancora di più, poi ricorda gli insegnamenti della nonna e...trova tanti amici, scopre un dono meraviglioso e comprende che la nonna rimarrà sempre nel suo cuore.
E, naturalmente, che aveva ragione lei!!

Un racconto delicato che, a mio parere, è adattissimo a tutti i bimbi, anche quelli che non devono affrontare brutti distacci!

Con questo post partecipo, come sempre, al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

mercoledì 25 marzo 2015

A teatro, con Pinocchio.


La prima volta a teatro, per il mio ricciolino, è stata Pippi Calzelunghe, recitato da sola, con l'ausilio di immagini ed effetti sonori,  da una bravissima attrice,  nella biblioteca del paese.
Era primavera, il nano aveva 2 anni e mezzo, la sala era affollatissima e lui, dopo un pò, avrebbe voluto tornare a casa ma eravamo incastrati e non siamo potuti uscire.
Forse la storia non era ancora alla sua portata (mentre a me è piaciuta moltissimo) ma non deve essergli sembrato poi così male, perchè la seconda volta è venuto volentieri.

Ed è stato in un teatro vero, con Piripù Bibi, a giugno 2014.

Venerdì scorso, invece, nel salone polivalente del paese ( grazie all'organizzazione della biblioteca, sempre attivissima) siamo stati ad assistere a una rappresentazione teatrale su Pinocchio, ispirata a "La filastrocca di Pinocchio" di Gianni Rodari, messo in scena dalla Compagnia teatrale di Aosta, con Stefania Ventura e Livio Viano, tutta in rima.




Lei è stata bravissima, si vedeva molto bene (anche se il salone non è comodo come un teatro, ha però il lato positivo di garantire vicinanza tra scena e piccoli spettatori), però il nano non si è entusiasmato.
Era stanco e dopo i primi 30 minuti ha iniziato a patire, pur seguendo poi fino alla fine.
Ha raccontato alle nonne ed a noi che gli era piaciuto molto, però era stato troppo lungo.
Ciò che lo ha colpito di più e' stato un finto colpo di fucile a Pinocchio, con tanto di fumogeno e rumore e lo squalo.
Ora, ogni tanto chiede quando possiamo tornare a teatro!


A me lo spettacolo è piaciuto veramente tanto anche se, devo ammettere, per qualche ragione Pinocchio non è mai stata una delle mie storie preferite.
Io adoravo Cappuccetto Rosso, Barbablù e il Gatto con gli stivali o la storia di Pollicino.
Mio fratello piccolo amava i Tre porcellini.

Chissà perchè.
Pensandoci ora, forse quello che non mi ha mai convinto di Pinocchio è questa idea che contino più le buone intenzioni che i fatti, che il "pentimento" alla fine vada  sempre premiato, mentre chi è stato bravo fin dall'inizio, come il buon Geppetto, raccoglie tanti guai e nessuno lo premia.

O forse è solo che mi hanno ripetuto talmente tante volte che a dire bugie mi sarebbe venuto il naso lungo come Pinocchio, che il povero burattino ha finito per risultarmi un pò antipatico.

Soprattutto perchè già all'epoca avevo capito che gli adulti, di bugie, ne raccontano ancora più dei bambini, anche se con fini nobili e senza creare danni, e non mi capacitavo che loro potessere e io no.

In ogni caso, trovo che questi spettacoli siano un buon modo per educare al bello, alla musica, all'arte, ai valori della vita.
E naturalmente per divertirsi, a tutte le età!
Infatti la sala era strapiena (tra l'altro, era ad ingresso gratuito)!!!

E voi, amate il teatro? Vi portate i bambini?
E quali erano le vostre storie "classiche" preferite?

martedì 24 marzo 2015

Tamponando si impara..ovvero 10 cose che ho imparato sulle auto

Tutto nella vita può essere di insegnamento.
Anche se, a volte, proprio non lo vorremmo!
E allora ecco che cosa ho imparato io dal mio piccolo incidente.

1) Ammettere immediatamente di avere torto, quando si ha torto, semplifica i rapporti e calma gli animi. In più, può evitare pure contravvenzioni.

2) In termini di sconti o incentivi delle case automobilistiche, vale  più una macchina da rottamare, anche se incidentata, che una in buono stato, non vecchia e con meno di 100.000 km.
Cosa non si fa per incrementare il consumismo!! ( E io mi sento in colpa)

3) Non basta girare dieci concessionarie ed essere pronti a pagare subito l'intero prezzo, per avere un auto nuova in pochi giorni.
No, perché adesso le auto le costruiscono o assemblano solo quando hanno gli ordini, mica prima. Quindi bisogna mettere in conto da un minimo di 30 a un massimo di 50 giorni per avere la vettura scelta.
Se non si hanno auto sostitutive imprestate da familiari o amici a cui abbondano (???? Ma davveo qualcuno li ha? ) e non si è serviti da mezzi pubblici, non resta che cercare tra quelle in pronta consegna o già in arrivo, ed accontentarsi

4) Eh sì, accontentarsi, anche se a caro prezzo.
Perchè, non illudetevi, anche così ci vorrà almeno una settimana per i passaggi burocrati e le auto saranno immancabilmente o nere o bianche e piene di accessori  che non avevate chiesto e di cui non vi importa nulla,  ovviamente pure molto costosi.
O così o nulla, tocca trovare un compromesso con il portafoglio ed i desideri.

5 ) Le pubblicità mentono, spudoratamente, senza ritegno ne' pietà.
Dicono un prezzo e poi scopri che non corrisponde a nessuna auto reale.
Il 50 % in più è il minimo da aggiungere, più spesso e' il 70% perché, quando indaghi, scopri che praticamente è tutto di serie, anche ciò che non vuoi.
Pressochè inutile girare concessionarie per trovare il prezzo migliore: all'interno di ciascun segmento di auto e decisa la motorizzazione, le differenze sono minime, come gli allestimenti e, a mio modesto parere di persona non particolarmente interessata all'estetica del mezzo, pure esternamente simili.

6 ) I progettisti e produttori di auto evidentemente pensano che i guidatori siano deficienti patentati, letteralmente.
Altrimenti non si spiegherebbero: sensori di parcheggio, allarmi sonori per le porte aperte, i finestrini aperti, le luci accese, le cinture, l'abbassamento della temperatura esterna e la pressione degli pneumatici, la riserva ed i tagliandi da fare.
La mia auto nuova suggerisce persino quando è il caso di scalare le marce (e sbaglia, questo l'ho già appurato!!!)
Manca solo che mi avvisino quando ho la febbre  e mi ricordino di pagare bollo e assicurazione e recuperare il nano a scuola...

7) Ciascuno si sorprende, emoziona e delude per cose diverse: l'Alpmarito era interessato al motore, alla estetica, ai sensori di parcheggio in retro  (che poi, io non ho mai bocciato in retro!!), ai consumi, alle ruote ed al limitatore di velocità; io mi preoccupavo della visibilità offerta da lunotto posteriore e anteriore durante le manovre, della luce nel bagagliaio, dell'Isofix e degli airbag; entrambi ci siamo assicurati che si potesse disattivare l'Esp (pericolosissimo sulla neve).
Il nano era deluso del colore: lui avrebbe voluto un'auto arancione o al massimo viola, possibilmente arancione fuori e viola dentro, anche se era disposto a tollerare anche il rosso.
E poi voleva solo appurarsi che ci fosse posto per il suo seggiolino, giustamente.
I negozianti, invece, ci hanno annoiati per ore con storie sul telefono collegato senza fili, l'uscita usb nella radio, il computer di bordo, la radio con volanti ai comandi (e lettore cd nel cruscotto lato passeggero, comodo eh?!?!!) ed il vano portaoggetti refrigerato (serve per i preservativi secondo voi? Io non osato chiedere!)
Uno ha avuto il coraggio di dirmi che potevo scegliere se usare le app preferite mentre guido: ma secondo te, se mi distraggo senza nulla, e' il caso di giocare su facebook?!? Dovrebbe essere fuori legge!
Ma davvero che ci sceglie un auto per queste cose?!?

8) La possibilità di chiedere il rimborso del bollo auto in caso di rottamazione del veicolo o la compensazione con il nuovo, e' prevista per legge, riconosciuta in tutta Italia ed è indicata anche sul sito della Regione Autonoma Valle d'Aosta, eppure no, qui non si può fare, non si sa perché.. Parola di Aci e ufficio trasporti (nel dubbio, io la domanda la farò comunque, poi si vedrà!)
Sempre caro mi fu quest'ermo paese.

9) La legge di Murphy non risparmi le auto: il giorno del ritiro dell'auto nuova dalla concessionario, l'altro mezzo di casa e' finito dal meccanico per riparazioni al motore (NON causati da incidenti!)
Quando si dice aver fortuna!
Come dite? Mezzi pubblici? Qui non esistono proprio e mentre il mio ufficio e' raggiungibile a piedi, la scuola del nano no, salvo partire con 45 minuti di anticipo.
E ovviamente fa freddo e piove.

10) Avere un'auto nuova significa farsi mille paranoie in più e perdere tempo, tanto tempo.
A lavarla, a cercare il parcheggio giusto, a controllare che non vi urtino con una portiera, a trovare i pulsanti giusti per ogni cosa, a connettere il telefono (!!), a riempire l'abitacolo degli oggetti INDISPENSABILI (fazzoletti, torcia, assorbenti di riserva, salviettine, copertina, parasole, telecomando, cd, taccuino, modello cid intonso, penna, cartine stradali, calzascarpe, appendiabiti pieghevole, raschietto togli ghiaccio, panno, triangolo, ruota di scorta, cacciavite a stella - sì, l'Alpmarito pernsa che forare capiti spesso e si prepara di conseguenza - catene da neve - qui obbligatorie fino al 14 aprile - ecc.).

Queste cose le sapevate già? Sono scontate?
Si vede che non sono passati 9 anni da quando avete comprato la vostra ultima auto!

P.s. Ode alla mia amica Citroen dal cuore granata come il mio, che mi ha accompagnato per 160.000 km e 9 anni, classe 2003 e  200.000 Km segnati: mi mancherai, tanto e comunque.
Tu, compagna di avventure e viaggi, tu che hai portato a spasso la mia panza e visto nascere il nano. Tu, vittima innocente dei miei riflessi rallentati da stress e stanchezza.

sabato 21 marzo 2015

Musica è... (pianoforti, sassofoni, tradizione bandistica e bambini).

La zona in cui viviamo ha una tradizione bandistica di tutto rispetto.
Quasi ogni paesino ha la sua banda, oppure i pifferi. A volte entrambi.
Nel paese in cui risiediamo ed in quello limitrofo, vi sono due scuole musica affiliate al Liceo Musicale del capoluogo di provincia, che formano maestri di musica e musicanti, futuri membri della banda locale o semplici appassionati musicisti.
Nella mia cittadina di origine, c'è il liceo musicale, la banda municipale ed i pifferi.
Sia nel carnevale di Ivrea che in quello di Pont Saint Martin banda e pifferi hanno un ruolo fondamentale e non mancano marce e pifferte, con tanto di gruppi ospiti e gemellaggi.



  Carnevale di Pont Saint Martin

 Io ho sempre amato la musica, pur essendo stonata, con poco orecchio e scarso senso del ritmo.
Trsite ammetterlo ma è cosi'.
Il solfeggio, per me, era una tortura.
Eppure suonare e' una delle attività che mi dà più gioia nella vita.
Produrre musica, essere artefici di quella meravigliosa emozione che ti cresce dentro quando senti le note risuonare, quella sintonia ed empatia profonda che solo la musica può regalare, secondo m,e e' semplicemente meraviglioso.
Anche se suonare, soprattutto suonare bene, costa fatica, sacrificio e dedizione.


                                                           Pifferata del lunedi' sera, carnevale di Ivrea

Lo so io, nel mio piccolo.
Ho iniziato suonando una pianola Yamaha, a circa 8 anni, per poi passare al pianoforte, non appena i miei genitori hanno capito che ci tenevo davvero.
Ho smesso di prendere lezioni quando mi sono iscritta all'Universita' e per frequentarla o viaggiavo quasi tutti i giorni o stavo direttamente nella città dell'Ateneo.
Poi, andando a convivere, il pianoforte e' rimasto a casa dei miei e io ho praticamente smesso anche di suonarlo saltuariamente.
Perché senza costanza non c'è soddisfazione e fa male al cuore sentirti dentro la musica e non riuscire a renderla realtà.
Però il pianoforte mi è rimasto dentro.
Sogno il giorno in cui la casa nuova sarà ultimata e lui tornerà ad essere una presenza quotidiana,  a portata di mano.
Sempre che i miei me lo lascino portare via!!!

Nel frattempo, ascolto la radio, i cd e le cassette (già, io in auto ho - anzi avevo fino a ieri -  un mangia cassette!) in occasione di ogni viaggio in auto e molto spesso anche a casa o mentre lavoro in ufficio.
Quando ero ragazzina, per anni, la domenica pomeriggio sono andata a sentire concerti di musica classica dell'orchestra sinfonica giovanile del Piemonte, con il mio miglior amico.
Ed era pura gioia, trasporto, atmosfera (almeno per me, il mio amico qualche volta apprezzava, altre quasi si addormentava!)

Lo sa l'Alpmarito,
che suonava il sassofono nella banda del paese, talmente numerosa, varia e di alto livello da partecipare a tanti raduni bandistici anche internazioni, vincendo pure, e suonare a livello di una vera e propria orchestra.
Per molti anni, il suo impegno e' stato tale che era membro anche della banda di un altro paese e dell'orchestra nazionale dei Vigili del Fuoco, con il quale ha suonato a Roma, alla Festa della Repubblica, ed al Lingotto di Torino.
Mi scocciava non poter mai uscire insieme il venerdì sera, perché lui aveva le prove, però ammiravo la sua costanza, la sua capacità ed adoravo andare ai suoi concerti ed esibizioni, tutte, sempre.
Lui alla fine si è stancato degli impegni, forse diventati davvero troppi, soprattutto in un momento di forte impegno negli studi e nel lavoro.
Tuttavia, credo che un po' gli dispiaccia ancora.

Quando ero incinta, oltre a suonare ogni volta che passavo dai miei, non parlavo con il fagiolino ma cercavo di ascoltare la musica, con una mano sulla pancia.
Alternavo rock e country alla classica.
Quando il nano ha compiuto un anno, io e l'Alpmarito gli abbiamo regalato un tamburo e uno xilofono ed uno dei primi miei acquisti per lui e' stata una tastiera da lettino.


Fra un paio d'anni, abbiamo in programma di proporgli l'iscrizione al corso di gioco- musica organizzato dalla scuola di musica del paese e sono contenta che alla materna facciano tutte le settimane lezione di ritmo e percussioni.

Spero sinceramente che la musica diventi una parte importante della sua vita, un elemento della stessa, possibilmente come musicista attivo (amatoriale va benissimo, non è che pretendo un vero professionista, anzi forse sarebbe troppo) ma va bene anche come ascoltatore, purché consapevole !
E voi?
Suonate? Vi piace la musica?
Sperate di trasmettere questa passione ai vostri figli? E se si', che strada avete scelto per avvicinarli alla musica?

venerdì 20 marzo 2015

"Un karma pesante"...come il mio di questi giorni!

Niente, ancora non riesco a scrivere di nuovo con regolarità.
Troppi impegni, troppe scadenze, troppi problemi.
Però l'appuntamento con il Venerdì del Libro non voglio saltarlo di nuovo.
E siccome son giorni impegnativi, vi parlo di un libro non proprio allegro e rilassante.

"Un karma pesante" di Daria Bignardi, ed Mondadori, 2010, pag. 190


Avevo comprato questo libro a luglio, quale supplemento di un settimanale femminile, mentre risalivo una vallata montana per trascorrere un fine settimana sereno.
Poi, però, presa dalle passeggiate e dalle esplorazioni del nano, non lo avevo letto.

Non sempre si è capaci di fare più mestieri o si hanno più talenti e, considerando che ritengo la Bignardi presentatrice de "Le invasioni barbariche" molto brava e la Bignardi che avevo conosciuto in un rifugio di montagna, dove lavoravo, ormai molte estati fa, mi era stata subito simpatica, temevo che come scrittrice si sarebbe rivelata una delusione.

Poi nei giorni scorsi ho letto le recensioni positive di due blogger, in occasione del Venerdì del Libro (scusate, non ricordo di chi si trattasse), anche se relative ad altri romanzi della Bignardi, e l'ho ripreso in mano.

Ecco, non è che il libro non mi sia piaciuto, però non mi ha neppure entusiasmato:
è scritto abbastanza bene, il personaggio principale, la regista Eugenia, e' complesso e sfaccettato, come piace a me, nonchè ben descritto, però la storia, che poi è il racconto di episodi della vita della protagonista, raccontati in prima persona, non mi ha convinto.
Mancano avvenimenti, un filo conduttore chiaro e c'è un non so che di abbozzato e incompleto, anche nel racconto del rapporto con il marito e con il fratello.
In compenso, ci sono rilfessioni profonde e dal sapore autobiografico, sentimenti che sembrano veri, perchècontrastati, contrastanti e non univoci, come accade nella realtà.
Non c'è molta allegria, questa no, però il finale è ricco di speranza e di consapevolezza.

Insomma, non da scartare ma neanche da non perdere.
In ogni caso, la lettura conferma la mia impressione che l'autrice sia  una persona completa e interessante.

"Nessuno sopporta il tuo dolore, la tua tristezza, nemmeno chi ti ama di più. Soprattutto chi ti ama di più. È più facile che a darti una mano sia il primo che passa, che quelli che ti vogliono bene."
(A volte è vero, l'ho provato sulla mia pelle. Altre, per fortuna, no.)

"Le bambine mi danno così tanta gioia che quasi non riesco a parlarne: è come se fosse troppa, per me, come se non me la meritassi del tutto.
Crescerle e' faticoso, molto più difficile che fare film, e sono meno brava, ma è la cosa più importante che faccio, quello che mi ancora a terra, il senso che cercavo, per banale e primordiale che sia.
Nono sarei stata capace di vivere, senza di loro. Sarei volata via, come un pallone troppo gonfio che spezza il filo: qualcuno mi avrebbe vista sparire in cielo e poi - puf - sarei esplosa, disintegrata nel niente.
Non che pensi di lasciare tracce sulla Terra - ricordo già poco io dei nonni, niente dei bisnonni-, in cent'anni, uno sputo di tempo, spariamo tutti. È il loro amore a tenermi qui: da sola, non so se sarei stata capace di volermi bene abbastanza per restare, per cercare di essere una persona degna, o almeno decente.
Vivere per cosa? Per il piacere? Che noia.
Il male sarebbe già un poco più interessante, un sentimento meno effimero, ma l'unico male accettabile e' quello che possiamo fare a noi stessi, e non è un progetto vincente.
La sola possibilità che abbiamo, quaggiù, e' vivere per gli altri."
(Io, per molti versi, condivido).

Voi avete letto altri libri suoi? Vi sono piaciuti? E questo?

lunedì 16 marzo 2015

Parola di bimbo.



Lui: "Mamma, giochiamo al dottore?"
Io: " Si' nano."
Lui: "La bambola e' malata, ha la febbre."
Io: "Misuragliela, allora." 
Lui: "Si' mamma. Dammi il metro!!!"


In negozio, provo un vestito.
Esco dal camerino e chiedo a marito e figlio: "Come sto?"
Il nano: "Sei bella mamma, adesso sembri una donna!"
Risate di tutti gli altri clienti: inutile specificare che era tempo di saldi ed era pienissimo!

Pomeriggio, ai giardinetti, io ed il nano passeggiamo.
Una signora anziana ci passa accanto.
Il nano saluta con il suo solito "Ciao" allegro, io sorrido.
La signora si ferma ed esclama: "Che bella bambina!"
Il nano protesta: "Sono un maschio."
La signora continua: "Che bei riccioli biondi! Proprio una bella bimba!"
Il nano si gira, mi guarda e sentenzia: "Mamma, andiamo. Questa signora e' vecchia."
E parte trotterellando.

Forse è ora ch gli tagli un po' i capelli.

Domenica, in auto: "Mamma, papà, cos'è un pensiero?"

..... e adesso, cosa rispondiamo?!?

venerdì 13 marzo 2015

"Piccole donne rompono. Diario di una mamma imperfetta."

Sono sparita dal blog da una settimana e anche oggi, il tempo e' tiranno.

Il fatto è che alle incombenze ordinarie e straordinarie, lavorative e non, si è aggiunto un bel tamponamento a catena.
Quindi il tempo per il blog è stato interamente assorbito da camminate forzate, ricerca di auto in prestito, attesa di treni (sulla cui non puntualità si può sempre contare) e amene gite in concessionarie/ officine/ venditori di auto usate.
Mi sto facendo una cultura in fatto di auto che non immaginate neppure, anche perché l'Alpmarito latita (non volontariamente!)

Comunque, rimandati a tempi migliori i post che conservo in testa (giuro che ci sono!), non volevo perdermi l'occasione di parlarvi di un libro che mi ha divertito molto.

"Piccole donne rompono" di Lia Celi, ed. Rizzoli, pag. 260, Euro 16,00


Non si tratta di un romanzo, ma di una raccolta di post/ articoli scritti dalla autrice, scrittrice, giornalista e blogger (anche se il suo blog a me pare non sia più stato aggiornato dal 2011, però potrei sbagliarmi o potrebbe aver cambiato indirizzo), relativi alla sua vita familiare di mamma di quattro figli, tre femmine e un maschio.
L'unico difetto, a mio parere, e' la mancanza di continuità temporale e di un discorso unitario, però i singoli capitoli sono molto divertenti e ben scritti, con considerazioni sincere, ironiche, consapevoli e piene di amore per i figli.
Persino la copertina, secondo me, è azzeccatissima.

Certo, non è da tutti essere due genitori che lavorano da casa, la madre praticamente part-time, abitando in una località di mare.
Però neppure avere quattro figli e saper prendere difficoltà e stanchezza con tanta ironia, riuscendo comunque a lavorare.

Insomma, uno spaccato di vita che regala risate e momenti di piacevole svago, forse il libro più bello di quelli del genere "imprevisti della maternità" fino ad ora letti, a parte "Quello che le mamme non dicono", a suo modo, tuttavia, molto più "tragico" di questo.
Tra l'altro, mi pare di essere abbastanza in sintonia con le idee educative dell'autrice e del marito.

Consigliato per il Venerdì del Libro di Home Made Mamma!

"Essere fratelli e' una specie di matrimonio combinato. Magari da single stai benone, ma i tuoi genitori la pensano diversamente. E da un giorno all'altro ti ritrovi unito per la vita ad un individuo che non hai mai visto e, bello o brutto, simpatico o antipatico, devi tenertelo. Anzi, sei obbligato a volergli bene, anche se col tempo si rivela manesco e prepotente. Il guaio è che nel rapporto tra fratelli non è previsto il divorzio, nemmeno in caso di evidente incompatibilità. L'unico rimedio è la poligamia- cioè introdurre un terzo fratello, sperando che si interfacci meglio con uno dei due. Da noi, almeno, è andata così."

Da sorella di mezzo di due fratelli maschi, non posso che confermare in toto!

giovedì 5 marzo 2015

Febbraio

Dall'idea di Mamma Piky (il bel banner e' suo) e sulla scia dei "trenta di'" mensili di Shulalala e degli "ultimamente", sempre mensili, dii Verdeacqua, vi racconto il mio febbraio "in pillole".

È stato un mese corto solo calendarsticamente parlando: nella realtà è sembrato non finire mai.

Io e l'Alpmarito abbiamo lavorato come dei matti, sommersi da scadenze ed impegni.
Ho affrontato sfide professionali importanti e pure emotivamente coinvolgenti e la soddisfazione di farcela, almeno quella, e' stata tanta.

In compenso ho rimediato mal di stomaco e mal di testa a gogo' e le discussioni in casa sono state all'ordine del giorno.
L'insonnia, poi, orami e' una compagna fissa e non si profilano miglioramenti all'orizzonte.

Siamo scampati al l'influenza, almeno a febbraio...cosa ci riserverà marzo ancora non si sa.
Non siamo scampati al raffreddore, in compenso, nè alle preoccupazioni per la salute dei familiari più anziani.

L'Alpmarito, nel tempo libero, ha lavorato alla casa nuova a ritmo sostenuto, inchiodando assi, piazzando travi, tirando su muri ecc., scoprendo nel fatello un valido aiutante e rinsaldando un legame che ha avuto alti e bassi.

Abbiamo vissuto intensamente il Carnevale:
quello di Ivrea, con il nostro piccolo Tuchino ed il tiro delle arance, che come al solito ci ha visto in prima linea, io anche con un'amica blogger a cui ho cercato di mostrare la magia di una tradizione e di una fa festa unica;

quello di Pont Saint Martin,  tra diavoli, ninfe, carri e piccoli amici in festa,

e quello storico dei piccoli, a cui il nano ha partecipato per la prima volta, facendoci anche apprezzare una volta di più la dimensione del piccolo paese.



 Senza farci mancare pifferate,


erate di presentazione dei personaggi, spettacoli pirotecnici e serate inmaschera.
Perché anche con un bambino piccolo, si può. Basta ridisegnare gli orari e attrezzarsi di bici senza pedali e spalle forti!!!
E pazienza se a volte faceva freddo e nevicava o pioveva: ci sono luoghi in cui il clima è sempre più difficile del nostro, eppure mica vivono tappati in casa!

Ho corso poco, pochissimo, fermata dal vento (quello si', vero nemico) e dagli impegni carnevaleschi e lavorativi.
In compenso abbiamo dedicato tutte le nostre domeniche allo sci di fondo, come già a gennaio.
Il nano ha dimostrato equilibrio e capacità insolite in un bimbo di tre anni, imparando molto con il corso, noi abbiamo sfruttato la sua ora di lezione per darci dento con gli sci e macinare chilometri di aria fredda, silenzio, fatica, soddisfazione ed endorfine.
Tutti e tre ci siamo divertiti un mondo.




Ho capito di aver trovato un'amica nuova e chi trova un'amica, trova un tesoro.

Ho cucinato la mia prima millefoglie e anche una specie di tiramisù, che si presentava male ma era
buonissimo.



Abbiamo goduto delle nevicate e non perso nessuna occasione per giocare tra i fiocchi e fotografarli.



Abbiamo "perso" il nostro aiuto domestico, trovato giusto un anno fa e che da qualche mese già veniva due ore sole ogni quindici giorni ed ora nulla: così, il nostro weekend e' tornato ad accorciarsi e le nostre serate ad allungarsi, per stare dietro a tutto.
E no, non è che ci riusciamo tanto bene.

Sono piovuti inviti per matrimoni.
Non siamo ancora ai numeri dello scorso anno, ma poco ci manca e visto che siamo solo a febbraio....
Inutile aggiungere che il mio biondino non vede l'ora di mangiare e festeggiare, noi siamo felicissimi per gli amici e un po' meno per le nostre tasche ma va bene comunque: le occasioni di questo tipo sono sempre le benvenute!

Il nostro desiderio più grande non si è ancora avverato ma, seppur tristi e delusi, non smettiamo di crederci.

Entrambe le auto di casa danno seri segnali di cedimento ai chilometri a cui le sottoponiamo da anni e stiamo disperatamente cercando una soluzione che ci consenta di far fronte alla emergenza "quattro ruote".

Io ho fatto lunghe chiacchierate di sfogo con le amiche, l'Alpamarto ha sfogato le sue tensioni in discussioni casalinghe e in tutto questo, il nano ha iniziato a risponderci in modo insolente e provocatorio.
Salvo poi tornare di colpo un angioletto biondo e sorprendendoci con massime di saggezza che proprio non ti aspetti da un treenne.

E poi è cresciuto, tantissimo, in altezza (lasciandomi con tre pigiami e canottiere corte e nessun sostituto, così, da un giorno all'altra) e in maturità.
Io e la mia amica F., pensate un po', abbiamo persino scoperto che i nostri figli si sono sposati in un bar, con officiante il primo amore di lei, che pare non sia disturbato dall'idea di un trio.
Però: "Non preoccuparti mamma. Ho anche bevuto il caffè. Non siamo stati a sposarci senza prendere nulla!"
Per dire, se questa non è una crescita precoce!!

Infine, credo di essermi meritata una laurea ad honorem in architettura e meccanica: non si contano più le case ed i veicoli di Lego Duplo che io ed il nano costruiamo giornalmente, dando prova di una capacità, di una creatività e di un pizzico di follia costruttiva che neanche Le Corbusier!!!
Solo che al posto del calcestruzzo, usiamo i mattoncini colorati più famosi al mondo.


Ah, dimenticavo: in un mese intero, credo di essere arrivata in orario a prendere il mio biondino a scuola giusto una volta, penso per puro caso.
Ormai le maestre progettano il mio linciaggio collettivo, lo vedo dai loro sguardi.
Ed il brutto è che hanno proprio ragione!!!