mercoledì 30 luglio 2014

Di montagna, di 4000 mt, di ghiacciaio, di amici, di sogni, di fatica, di passione

Della mia passione per la montagna, in estate ed in inverno, ho già parlato.

Con l'ABC della montagna,
con i racconti delle nostre escursioni con il nano,
suggerendo come preparare zaino e valigia ,
riferendo delle nostre gite di scialpinismo e di sci alpino,
che mi fanno sentire fortunata,
giocando con il nano e la neve e sognando di essere una madre migliore,
girando per sentieri con un nano ciclomunito e una macchina fotografica al collo,
sorvolando in elicottero,
senza dimanticare le tragedie,
in fondo, non per caso in montagna è nato il nostro amore.


E ho già parlato anche di una vallata bellissima, la Val d'Ayas, e della gita fino al Pian di Verra ed al suo splendido lago.
Un anno fa, una vita fa.
Guardavo il Monte Rosa innevato e, mentre mi godevo la compagnia del nano e dell'Alpmarito, non potevo fare a meno di provare anche un pò di nostalgia, per quel ghiacciaio tanto amato, impossibile da raggiungere con un bimbo piccolo.

Sognavo gite sulle cime, di salire ancora in cresta e raggiungere la vetta, di pestar neve e ghiaccio, di vedere il mondo dall'alto, il miracolo dell'alba che si riflette nel bianco, il suono del mio respiro un pò affannato, il vento freddo ed il sole caldo, la corda che unisce e rende complici, creando amicizie solide ed eterne.
Sognavo tutto questo, di nuovo, ancora.

E qualche fine settimana fa, il mio sogno si è avverato.

Siamo partiti un venerdì pomeriggio, proprio dal quel Pian di Verra, questa volta arrivandoci in Jeep da Saint Jacques (mt 1700 circa) per abbreviare un pò il dislivello.




Abbiamo proseguito verso il rifugio Mezzalama e,




anche se il tempo non era dei migliori (per usare un eufemismo!)


 Rifugio Ottorino Mezzalama, mt.3004

 Dopo una fetta di torta ed un thè caldo, abbiamo proseguito per il rifugio Guide d'Ayas, altezza 3.420 mt..immersi nella nebbia e nella neve.



Trovando ad attenderci questo scenario quasi primaverile ...


Le previsioni per il giorno dopo, però, erano buone, quindi ci siamo goduti la cena, la compagnia di gestori, guide alpine e clienti.
Perchè quando fuori nevica, scende la sera e i clienti sono pochi, i rifugi di montagna sono luoghi accoglienti, calorosi, pieni di voglia di vivere, conversare e bere insieme..un grappino o due in compagnia non si può proprio rifiutare!

 mentre fuori il paesaggio si tinge sempre più di bianco..
E' anche questo che adoro della montagna, perchè quel senso di cameratismo e uguaglianza, al di là di ogni professione, posizione sociale, reddito e abilità, razza e religione, che trovi oltre i 3.000 mt., non l'ho mai vissuto in nessun altro luogo.
La mattina, sveglia alle 5, colazione, preparazione zaino, imbrago indossato, cordata pronta e via...con vento forte, tanta neve fresca e un pò di apprensione per il tempo, non ancora così bello e stabile come speravamo..


La meta? Il Polluce, mt. 4091, dalla via normale.
Sarebbe dovuta essere una cresta di roccia non particolarmente difficile, ma la neve ed il freddo l'hanno resa ostica, almeno per me, visto che i miei compagni di cordata, l'Alpmarito ed un amico di lunga data, non erano affatto in difficoltà!




Il forte vento, la nebbia che andava e veniva e, devo ammetterlo, la mia lentezza in cresta e la mia fifa nell'afforntare la via di misto esposta, ci hanno impedito di raggiungere la cima vera e propria.
Non di andare un pò a zonzo per il ghiacciaio, però!
Il resto, non ha bisogno di parole.


















L'Alpmarito ed M. sono rimasti un pò delusi dal non aver potuto raggiungere la cima mentre devo ammettere che, se anche un pò di amarezza mi resta, io sono stata così felice di essere lì, di nuovo, a godere dell'azzurro, del bianco, del vento, della grandiosità della montagna, della fatica (sì, anche di quella) e della loro compagnia, che mi sono sentita a casa, serena, appagata.

E pazienza se poi il tempo è ancora peggiorato ..

  e se quel giorno abbiamo camminato quasi dieci ore di seguito..

...i piedi guariscono, le gambe si riprendono e la stanchezza passa.
La soddisfazione, quella no, e solo questo conta.


Distrutta, ma felice.

Grazie Alpmarito (lo sai, vero, che è anche per giornate come questa che ti ho sposato?) e grazie a M., un amico di quelli veri, su cui puoi sempre contare e con cui è davvero bello condividere queste esperienze, di quelli che sanno accettare i limiti degli amici e non farli pesare.

E adesso....non vedo l'ora di tornare in ghiacciaio !


venerdì 25 luglio 2014

Quando la giustizia diventa un racconto

Sono giornate impegnative, lavorativamente parlando e non solo.
Sto leggendo un po' meno, perché mi sono imbarcata nel grato ma lungo compito di ricamare il "corredo" per la materna del nano, anche se come al solito in gran ritardo.
Tuttavia non voglio e non posso saltare l'appuntamento del Venerdì del Libro, per me diventato una bellissima e utile abitudine.
E allora eccomi qui, con un consiglio veloce.
" La panne. Una storia ancora possibile" di Friedrich Durrenmatt, Einaudi, 63 pagine

"Ci sono ancora delle storie possibili, storie per scrittori? Se uno non intende raccontare di se', ne' romanticamente, liricamente, generalizzare il proprio io, se non si sente affatto obbligato a parlare con assoluta veridicità delle proprie speranze e delle proprie sconfitte, o del proprio modo di fare all'amore, come se la veridicità ne facesse un caso universale e non piuttosto un caso clinico, psicologico, se uno non intende farlo, e vuole invece tirarsi da parte con discrezione, difendere garbatamente le proprie faccende private, ponendosi di fronte al proprio tema come uno scultore di fronte alla materia prescelta, lavorandoci e sviluppandosi attraverso di essa...allora scrivere diventa un mestiere più difficile, più solitario e anche più insensato."
Se si è uno scrittore dello spessore di Durrenmatt, di storie possibili ce ne sono sempre.
Io, che non amo i racconti ed i romanzi brevi, di fronte a questo autore non so resistere.
Dopo "La morte della Pizia", che per me e' stata una folgorazione, anche questo racconto mi convince.
Un agente commerciale in viaggio si trova con l'auto in panne in un paesino. Potrebbe cercare un mezzo di trasporto alternativo e tornare a casa, da moglie e figli. Invece sceglie di passare fuori la notte e trova ospitalità da un vecchietto.Peccato che costui abbia alcuni coetanei ospiti per cena.
L'agente si prepara ad una serata tra anziani noiosa e soporifera e invece si trova coinvolto in un gioco oratorio, un finto processo alla ricerca della giustizia.
Che però, forse, non trionfa sempre.
Un racconto che sradica certezze, un gioco processuale e morale, abilità oratoria e riflessioni, tutto condensato in sessanta pagine dal finale, per me, assolutamente inaspettato.
Se ne avete la possibilità, leggetelo e, intanto, preparatevi.
Il prossimo venerdì spero di potervi parlare di un libro che mi sta colpendo come un pugno nello stomaco ma anche appassionando fino alle lacrime, "Il bambino della Casa numero 10".
Poi, finalmente, spero che riuscirò a leggere il libro delle "Mamme nel deserto"!


mercoledì 23 luglio 2014

Vacanze in montagna: cosa portare!

Questo post nasce da una risposta, quella che mi sono messa a scrivere dopo aver letto questo post di Lucia.

Perchè è da quando sono nata che vado in montagna e sono ormai anni che mi preparo relativi valigia e zaino  (anche se un pò meno che lo preparo per il nano), mentre quando si tratta di prepare una valigia per il mare vado un pò nel panico.
E allora ho pensato di condividere con voi un piccolo elenco di oggetti e vestiti secondo me utili e/o indispensabili se state progettando di partire per località di montagna.

Premetto che molto dipende, ovviamente, dalla quota a cui intendete andare e da che tipo di escursioni intendete fare ma, presumendo escursioni con bambini, darò per scontato che non intendete cimentarvi in salite particolarmente impegnative, nè per quota (per impegnative intendo sopra i 3500 mt) nè per difficoltà.
Anche perchè, in caso contrario, vuol dire che ne sapete abbastanza, forse anche più di me e trovereste questo post insulso e inutile.

Per le escursioni, cosa indossare:
- maglietta, se possibile quelle sintetiche sportive ma solo perchè asciugano più in fretta e non rimane l'umido sulla pelle. Ovviamente, se non dovete portare lo zaino (ad esempio, quindi, per i bimbi), suderete meno e andrà benissimo anche il cotone;
- pile o maglione. La lana è perfetta per il caldo ma non tiene il vento ed è pessima per l'acqua (si impregna e vi troverete a camminare bagnati e con chili aggiuntivi addosso), le felpe di cotone sono sconsigliate perchè il sudore non asciuga in fretta e comunque non riparano dal vento, il pile in genere è il migliore, anche per velocità di asciugatura e leggerezza, ma ovviamente dipende anche dai gusti;
- eventuale "secondo strato", ossia pile leggero da mettere sotto il maglione o quello pesante; meglio ancora un gilet di pile o antivento, sempre utile, in questo caso da indossare sopra il maglione o il pile di cui al punto due;
- pantaloni comodi, meglio se lunghi (i sassi e i rovi possono graffiare, l'erba infastidire, piccole cadute creare sbucciature) o di quelli che si accorciano all'occorrenza, però se fa caldo anche corti. Elasticizzati e sintetici sono preferibili e asciugano prima, oltre ad essere più leggeri, però vanno bene pure quelli della tuta;
- calze. Sempre di lana o quelle da sport sintetiche (mai quelle di cotone normale o, orrore, spugna: se vi vengono le bolle sappiatelo, è colpa delle calze sbagliate, non degli scarponi);
- scarponcini o scarpe da trekking (sembrano da ginnastica ma sono più robuste, con suola antiscivolo e impermeabili) o sandali sportivi, preferibilmente di quelli con suola in vibram e sopra goretex o simili impermeabili, anche per i piccoli, non scarpe da ginnastica o sandali normali (non tengono sulle rocce, specie se bagnate). Per i piccolini noi abbiamo utilizzato anche i sandali della chicco con il paradita davanti, ossia quelli non completamente aperti, e ci siamo trovato beni per le passeggiatine poco impegnative. Adesso il nano usa gli scarponcini della Decathlon, economici ma perfetti, con l'unico grave difetto di non essere impermeabili;
- scarpe di ricambio, almeno due per i piccoli, visto che in montagna non è sempre facile far asciugare le calzature. Ovviamente, meglio se sono scarpe comunque adatte o quasi a camminare in montagna.

Nello zaino per l'escursione:
- maglietta e calze di ricambio. Restare bagnati o sudati mentre si mangia o quando va via il sole può essere pericoloso, specie se quella arietta fresca da cima (e di solito c'è);
- cappellino di lana per tutti e per i piccoli, soprattutto se stanno seduti sullo zaino porte-enfant, anche guanti di lana (no, non è esagerato, dalla testa si disperde la maggior parte del nostro calore e in montagna la temperatura può precipitare in un attimo),
- maglia/pile, se non lo avete addosso;
- eventuale secondo strato o gilet in pile o anti vento;
- giacca a vento o c.d. guscio (quello che vedete nella foto insieme ad un buff leggero e' la mia) ossia una giacca a vento senza imbottitura ma impermeabile e antivento, che in alta quota o per sciare si usa con sotto un piumino leggero o un pile pesante;

- giacchetta impermeabile  sottile e leggera (io non amo la mantella, perché ho sempre paura di inciampare, ma può andare benissimo anche quella). Se ne può fare a meno se si ha una buona giacca a vento impermeabile o un guscio,
altrimenti se la giacca e' in tessuto con un acquazzone si
arriva comunque fradici, se non si è messo sopra una mantella/giacchina impermeabile;
- borraccia ed eventuale copri borraccia termico;
- coltellino per tagliare mela/pane/formaggio o estirpare erbacce;
- eventuale occorrente per medicazioni di emergenza, cerotti;
- macchina fotografica;
- pomata antistaminica;
- crema solare ad alta protezione;
- fazzoletti di carta ed eventualmente, salviette e umidificate. Oltre al naso, possono servire in caso di mal di pancia, per pulire piccole escoriazioni o anche solo manine sporche di terra;
- copri zaino impermeabile. Ci sono modelli di zaino praticamente impermeabile per cui non serve, altri c'è lo hanno incorporato, per i più va comprato a parte, utile soprattutto in caso di grossi acquazzoni;
- sacchettini di plastica per infilare i vestiti di ricambio (così se lo zaino si bagna come voi, avrete vestiti asciutti da indossare), eventualmente da utilizzare per raccogliere funghi, se consentito dalla legge nella zona in cui siete, altrimenti i sassolini tanto cari ai bimbi!
- altro sacchettino di plastica per i rifiuti (compresi i fazzoletti che usate per i bisogni) perché e' molto importante non lasciare altra traccia del nostro passaggio che le nostre orme sul terreno;
- con i piccoli, ricordate anche mutande e pantaloni di ricambio, visto che ogni ruscello e' un'attrattiva o può scappare una pipì aggiuntiva (anche per questo e' utile un sacchetto di plastica in più da tenere
di riserva);
- sempre per i piccoli, se stanno seduto nello zainetto porte - enfant, anche un piumino o gilet di piumino. Non muovendosi, non producono calore e si raffreddano facilmente;
- buff anziché sciarpine. I buff hanno il vantaggio che non si impigliano nei rami, possono essere
usati anche come cappello o fasciatura di emergenza e piacciono ai bimbi. Ne esistono sia di cotone
che di lana e di tutti i colori, oppure una bandana in cotone o un fazzoletto e annodato per i piccoli;
- cibo. Qui ognuno ha i suoi gusti  ma noi abbiamo sempre pane, salame e affettati, formaggio e cioccolata., se ci sta frutta secca o mele/ banane o altro di simile.
- bastoncini da trekking telescopici o di legno, per aiutarvi nelle passeggiate particolarmente rigide, soprattutto in discesa, per le ginocchia. Ovviamente, questi non sono indispensabili;
- se proprio volete esagerate e siete tipi apprensivi, copertina termica, di quelle usa e getta, con la speranza di non usarla mai!

Nella foto, guscio, pile pesante e pile leggero, più gilet di piumino, del nano.

E poi, fondamentale, zaini appropriati.
Devono essere adatti all'altezza di ciascuno, perchè non vanno mai lasciati bassi sul sedere, altrimenti viene il mal di schiena, meglio se con ampia cintura in vita per scaricare il peso sulle anche, meglio
ancora se con il retro traspirante e un pò staccato dal corpo, non appiccicato alla schiena.
I veri alpinisti usano quelli senza troppi nastrini esterni (che si possono impigliare nelle rocce e creare situazioni di pericolo) ne' taschino laterali di tutti i tipi, che sbilanciano il peso e ingombrano.
Voi fate come volete!



Zaino porte- enfante, se vi muovete con bimbi sotto i tre anni.
 Noi abbiamo un modello della Salewa, completo di cappottina per il sole aggiuntiva e copertura
impermeabile integrale, con tasche che si possono aggiungere o togliere a piacimento (per il motivo di cui sopra noi le abbiamo tolte).
Abbiamo iniziato ad usarlo che il nano aveva sette mesi e lo usiamo ancora adesso, che ha quasi tre
anni, poiché e' regolabile, abbastanza leggero e molto robusto.

Mai l'ombrello: attira i fulmini e non ripara se salite o scendete dai sentieri e poi è meglio avere le
mani libere o impegnate con i bastoncini.

In valigia:
- tutto quanto inserito negli elenchi di cui sopra, quanto ai vestiti moltiplicato per il numero di escursioni che intendete fare (oppure riutilizzate la stessa maglietta puzzolente, tanto siete all'aria aperta e non muore nessuno...);
- tanti libri per riposare dopo la fatica, magari all'ombra di un pino o un larice, mentre i bimbi si divertono al parco giochi o semplicemente nell'erba.
Perché loro no, non si stancano mai!

Infine, la cosa più importante: tanta voglia di camminare, di respirare a pieni polmoni, di lasciare che lo sguardo vaghi lontano, di fare il pieno di verde e di blu e...di tanto buon cibo...ve lo sarete meritato!