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venerdì 28 ottobre 2016

"Spy story love story" e "La meccanica del cuore" : le letture di Mamma Avvocato

Le mie ultime letture sono stati due romanzi molto diversi tra loro ma ugualmente apprezzabili.
Dovendo scegliere, direi che quello che mi è piaciuto di più, è il primo, visto che ne ho preferitp lo stile.


 ***

"Spy Story Love Story" di Nicolai Lilin

 ed. Einaudi, 2016, Euro 18,00, pagine 248



"Sta pensando che la memoria e' un corpo unico, non può essere mutilata, ridotta a pezzettini. O
vive integralmente o muore per intero. Continuano a volare tutti verso l'incognito, le mostre orbite
si intrecciano all'infinito, e la nostra memoria. A quanto pare. Vale quanto una scarica elettrica nel
vuoto assoluto: e' tutto e niente allo stesso tempo." Pag. 248

Di Nicolai Lilin avevo già letto, parlandone sul blog, la trilogia autobiografica composta da "Educazione siberiana" (da cui è anche stato tratto un film), "Caduta libera"  ed  "Il respiro del buio".

Questo libro, invece, è un vero proprio romanzo che narra la fine della carriera di Alesa.
Alesa è  un killer russo professionista che appartenente alla "Fratellanza", un mondo criminale che ormai non esiste più. 
Ha trascorso la vita ad uccidere per un boss mafioso che dopo anni di delinquenza ha deciso di darsi alla politica, cancellando il passato.
Alesa ha compiuto azioni terribili ma ha le sue regole e, soprattutto, orami la sua umanità o la sua coscienza premono  per prendere il sopravvento. Così decide di ritirarsi, pur essendo consapevoli che dal mondo criminale è difficile uscire vivi.
Per avere speranza di cambiare vita, ha bisogno del consenso del suo capo, il quale gli affida un ultimo incarico.
Un incarico contrario alle sue regole e che deve accettare per sopravvivere.
E' allora che la sua vita si incrocia con quella di Ivan, giovane russo a cui deve insegnare il mestiere, che si porta dietro i traumi della guerra in Cecenia e molto altro.
Insieme, Alesa e Ivan sceglieranno di sfidare il loro destino. 
Perché si può sempre scegliere tra la bestia o l'angelo che è in noi, come insegna loro Marta, una donna che di fronte alla prospettiva della morte non si spaventa ma cita il principio di indeterminazione di Heisenberg, risvegliando tutta la voglia di libertà e l'umanità di Alesa.

Un romanzo introspettivo, che scava nelle coscienze di Alesa e Ivan, ma nello stesso tempo cattura con il ritmo serrato delle azioni, in puro stile thriller, con un racconto diretto e crudo eppur sentimentale.
 


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"La meccanica del cuore" di Mathias Malzieu

ed. Feltrinelli, 2012, euro 15,00, pag. 145


Mathias Malzieu, l'autore di questo romanzo che ho cercato dopo aver letto il parere di Erika (che ne ha rassunto perfettamente la trama) è anche cantante e scrittore, leader dei Dionysos: "Uno dei migliori gruppi rock francesi", secondo quanto recita il retro di copertina.

Si tratta di un romanzo sull'amore, breve ed originale, che mostra la capacità, tipica dell'infanzia e dell'adolescenza, di buttarsi nei sentimenti senza inganni, senza maschere. 
Quel vivere ogni emozione senza sovrastrutture, con il cuore che batte a mille, che purtroppo, normalmente, si perde con la crescita.
Ma c'è anche la paura di ogni genitore di veder soffrire il proprio figlio, di proteggerlo il più possibile, che talvolta può condurre a scelte discutibili.
C'è la voglia di amare e di avventura, che portano Jack, dopo la prima uscita "nel mondo" a dieci anni, a conoscere la piccola cantante che sbatte contro gli oggetti e inserirsi nel mondo della scuola, che si dimostra ricco solo di derisione,  a causa della diversità e disabilità che caratterizza Jack.
E poi il viaggio attraverso l'Europa, da Edimburgo all'Andalusia, per rincorrere il sogno dell'amore a 14
anni, in compagnia del precursore del cinema, un altro "cacciatore di sogni", un orologiaio illusionista. L'amore, la gioia travolgente e poi, la gelosia, il dolore, la delusione.
Quella che fa crescere e cambia, irrimediabilmente e non sempre in meglio.

Un racconto tra il fantastico e l'onirico, con lo stesso titolo di un album del 2007 del gruppo, che ne
costituisce la naturale, e molto bella, colonna sonora (per quanto a me non sembri poi tanto rock, ma non sono un'esperta di generi musicali).



 "Non sarai mai più come un tempo," mi aveva detto Meliers prima dell'operazione. I rimpianti e i
rimorsi si affollano sull'orlo di un abisso tempestoso. Pochi mesi e sono una stufo di questa vita in
versione dietetica. Una volta finita la convalescenza, voglio tornare in ballo senza la maschera
barbuta e i capelli incolti. Non mi rattrista crescere un po', ma devo superare lo scoglio della
finzione dell'incontro causale.... Tornare al tempo un cui amavo senza stratagemmi, quando mi
lanciavo a testa bassa senza paura di sbattere contro i sogni, tornare indietro!il periodo in cui non
avevo paura di niente, un cui potevo salire sul missile rosa dell'amore senza allacciare la cintura.
Oggi sono più grande e anche più ragionevole, ma di colpo non oso più tentare il grande salto
verso colei che per me avrà sempre dieci anni...." pag. 138


Con questo post partecipo all'appuntamento del "Venerdì del libro" di Home Made Mamma.

venerdì 13 novembre 2015

"Il respiro del buio"

"Il respiro del buio" di Nicolai Lilin, ed. Einaudi, pag. 297

In questo terzo romanzo, dopo "Educazione Siberiana", in cui l'autore racconta la sua infanzia di bimbo siberiano nella comunità di criminali onesti della Transinistria e la sua detenzione in un carcere minorile, e "Caduta Libera", racconto del successivo periodo vissuto quale cecchino e sabotatore nell'esercito russo, in cui è stato costretto ad arruolarsi, fino al congedo, Lilin ci mostra le difficoltà di inserimento nella vita "civile" della Russia post comunista e la sua difficile ricerca di una nuova vita.

L'autore si trova catapultato in una società in cui regna la corruzione ed il consumismo, in cui la popolazione cerca solo di dimenticare guerre e regime e di emulare lo stile di vita dell'Europa Occidentale.

Gli ex soldati, che meriterebbero ringraziamenti e sostegno dopo aver combattuto per il proprio paese e rischiato la vita in condizioni disumane (spesso in conflitti che non hanno scelto e che non condividevano) non sono ben accetti, anzi, vengono continuamente emarginati e respinti.

"Io sapevo di morte ed ero una minaccia per la gente, minacciavo l'assoluta delle loro coscienze, la sacralità delle loro vite. io conoscevo da vicino l'oggetto delle loro più grandi paure. credevo di aver abbandonato la guerra, e invece la guerra ero io." Pag. 176

Un periodo di ritorno alle origini ed alla famiglia, in Siberia, aiuta l'autore a cacciare i propri fantasmi e a non cadere preda di depressione, alcool o droghe.

"Da quando ero andato in Siberia a trovare nonno Nikolaj per la prima volta, a otto anni, percepivo la differenza tra la vita nella mia città e quella nel bosco. La gente di quei posti era umile e vera, come se assorbisse il proprio carattere dalla terra. La Natura e menava l'unico potere possibile, più ti avvicinavi a lei, più sentivi la tua debolezza, la tua inutilità. Bastava inoltrarsi nella Taiga per dimenticare l'ambizione è le manie di grandezza, il treno viaggiava in mezzo ai boschi e i boschi non finivano mail e chilometro dopo chilometro il tuo ego rimpiccioliva a misure embrionali. Nel bosco apparire non serviva a niente, serviva solo vivere, sapere che ogni cosa esistente seguiva il suo corso, e lo stesso valeva per te, piccolo uomo in mezzo all'immenso regno degli alberi, perso tra nevi, fiumi, laghi e paludi. Nel bosco la mia vita si sarebbe dissolta, io stesso sarei diventato una goccia nel grande oceano della Natura." Pag. 66

L'equilibrio ritrovato non basta, tuttavia, a fargli trovare un lavoro.

Così l'ex- soldato e' costretto a inserirsi in una società che, con una organizzazione para- militare, fornisce protezione ed un politico influente.

Un incarico che, da un lato, lo aiuta a sentirsi utile e a ritrovare lo spirito cameratesco di un tempo, dall'altro però, gli mostrerà chiaramente che ne ha abbastanza di quella vita.

Ancora una volta, quindi, ripartirà alla volta dell'ignoto ma con una speranza nel cuore.

Consigliato, anche solo per conoscere un pezzo di storia di cui non si parla abbastanza e avere una idea di un luogo selvaggio e particolare che pochi riescono a visitare.

Tuttavia, visto che ne costituisce il seguito, secondo me va letto dopo Educazione Siberiana, da non perdere, e Caduta Liibera.

 

giovedì 5 settembre 2013

Caduta Libera

Nicolai Lilin, Caduta Libera


Ho già parlato (qui: http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/07/una-educazione-non-convenzionale.html) di quest'autore e del primo romanzo della sua trilogia autobiografica, Educazione Siberiana.

Oggi voglio parlare del secondo libro, che racconta, con uno sguardo lucido, non scevro di giudizi e cinismo, della guerra in Cecenia vista da un soldato di leva russo, "obbligato" a combattere nei sabotatori ma comunque, per esperienze di gioventù, per origini e per educazione, forse più dotato di altri, così abile da diventare un ottimo cecchino.
Un libro che, in realtà, e' la storia di un'intera squadra, che parla di un comandante straordinario, sempre in prima linea a combattere a fianco dei suoi ragazzi, ottimo stratega e acuto osservatore della realtà, quella vera, che si nasconde dietro i conflitti e le scelte belliche della Grande Madre Russia (e di tutte le altre guerre) e non la nasconde agli uomini ai suoi ordini, pur facendo il suo "dovere".

Parla di morte, azioni militari e armi, ma anche di grande umanità.

Ho letto questo libro d'estate ma non direi proprio che è una lettura estiva, tutt'altro, pesa come un macigno e impressiona.

Tuttavia, lo consiglierei a tutti perché quello di Nicolai e' un punto di vista sincero e inusuale, da conoscere, e perché è davvero ben scritto, come il suo primo romanzo.
E l'ultimo capitolo....le riflessioni che contiene meritano da sole la lettura di tutto il romanzo.

Percepivo con ogni molecola del mio corpo l'ipocrisia della pace, una pace forzata, portata la limite delle possibilità umane, in una gara in cui se vincevi avevi il diritto di essere morso da una di quelle tante chimere. Era meglio se me ne stavo per i fatti miei.

Sono rimasto seduto davanti al televisore rotto per tutta la notte, pensando a noi, che obbedienti come pecore al macello avevamo sacrificato le nostre vite in nome di un ideale di cui al resto del Paese non fregava niente.Mi sono alzato dalla poltrona quando ormai era mattino, e continuava a girarmi in testa una frase che mi aveva detto una volta un prigioniero arabo:" La nostra società non merita tutto l'impegno che noi mettiamo in questa guerra.". Solo in quel momento ho capito quanto avesse ragione quello che io mi ostinavo a chiamare nemico.
Più mi avvicinavo alla Siberia, più mi sentivo parte di quella terra: era come se lei mi stesse chiamando per accoglierei, per aiutarmi a superare tutte le mie difficoltà, per darmi le forze. Sapevo che stavo tornando a casa, nel posto a cui appartenevo e dove potevo trovare la mia pace. Era come un risveglio, quel momento di approccio con la tua realtà che ti fa venire voglia di alzarsi dal letto, di passare la tua giornata, di vivere.
Come buttarsi dall'aereo in volo e godersi la caduta libera, prima di aprire il paracadute.
E ora non vedo l'ora di leggere il terzo capitolo della storia straordinaria di questa persona decisamente non convenzionale (non appena l'avrà' finito l'Alpmarito, naturalmente!)

Questo post partecipa al Venerdì del Libro, la bellissima iniziativa di Home Made mamma

venerdì 12 luglio 2013

Una educazione non convenzionale

Educazione siberiana di Lilin Nicolai
Quando l'Alpmarito ha acquistato questo libro, non lo ha fatto perché indotto dalla prossima uscita della trasposizione cinematografica, ma perché aveva già letto il seguito, Caduta Libera, e gli era piaciuto molto.A giudicare dal titolo e dalla copertina, io ho storto il naso ed affermato che sicuramente sarebbe stato troppo violento e non mi sarebbe piaciuto.
Mi sbagliavo di grosso.

Si tratta di un'autobiografia lucida, chiara e sincera, scritta in modo scorrevole, che ti prende e ti trasporta in una realtà totalmente diversa dalla nostra (o almeno dalla mia), in una infanzia che non avrei mai immaginato, in una Russia che, invece, purtroppo immaginavo, grazie allo studio della storia ed altre letture.Una comunità criminale che però è difficile definire tale, almeno per come la intendo io, come violenza gratuita o ingiusta, contra legem ma soprattutto contro regole sociali accettabili.Quella che racconta Nicolai e' piuttosto una comunità con valori, sentimenti, tradizioni forti, radicate, profonde e in gran parte condivisibili, nata in contrapposizione ad uno Stato di prevaricazione ed occupazione.
Una società in cui la violenza c'è ma, pur non essendo certo per questo giustificabile, e' controllata e orientata verso bersagli ben definiti, in cui gli anziani sono rispettati ed i bambini anche, in cui i tatuaggi non sono ornamenti per apparire, ma raccontano una storia o garantiscono riconoscimento e protezione.Una società in declino, travolta da una criminalità senza senso e misura, di stampo moderno, che ingoia vite, futuro e tradizioni.Il tutto visto con gli occhi di un ragazzo dalla sensibilità profonda e dalla grande intelligenza, la cui sola colpa, per la Grande Madre Russia, e' di aver ricevuto una educazione siberiana.
In altre parole, soldi e tempo ben spesi per un libro che consente di scoprire una realtà diversa e nascosta, a patto di affrontare la lettura senza pregiudizi e preconcetti (come sempre, del resto).E non è neppure troppo violento o impressionante.
Quanto al seguito dell'affascinante vita di Nicolai.....corro a leggerlo!!!!!
Questo post partecipa al Venerdì del Libro di Home Made mamma Homemademamma.