lunedì 30 maggio 2016

‪#‎ceravamotantoamati‬: Giorno dopo giorno



Sarà la mia professione.
Sarà un caso.
Sarà che ormai i miei amici e conoscenti si sono quasi tutti sposati e spesso hanno anche procreato.
Sarà che, per via dell'età di mio figlio, ormai frequento tendenzialmente famiglie.
Sarà che sono uscita dal tunnel dei primi tempi con un neonato ormai da un pò e questo ridà prospettiva ai momenti trascorsi (ovvero aiuta a dimenticare molte difficoltà e ricordare con nostalgia i momenti di gioia).
Sarà quel che volete ma ultimamente mi pare di essere circondata da coppie che scoppiano.
E sì che negli scorsi due anni ho partecipato ad un numero elevato di matrimoni!

Oppure, più banalmente, si scoprono crisi coniugali (o personali che coinvolgono anche la coppia) di persone riguardo alle quali proprio "non lo avresti mai detto".

E' la vita.
La statistica ricorda che è un fenomeno tutt'altro che raro e, soprattutto, per esperienza personale ormai so che i figli non risolvono i problemi di coppia, come molti si ostinano a pensare, semmai li aumentano, almeno nel breve periodo.

Perchè prima, al di là del lavoro, le preoccupazioni sono meno.Per non parlare delle coppie che si sono formate ai tempi delle superiori o dell'università (come nel mio caso), in cui al massimo si litigava in preda la nervosismo pre-esame.

Perchè prima, se c'erano risorse economiche limitate, ne soffrivate solo tu e lui e non c'era il pensiero del futuro da offrire ai propri figli.

Perchè prima era un attimo decidere di uscire al sera, cenare a latte/caffè e biscotti (no, vabbè, questo con l'Alpmarito non è mai stato possibile, però con qualcosa di freddo sì), partire per un viaggio o prendersi la giornata per andare a sciare insieme.
Era un attimo posticipare l'orario della cena, passare una giornata di pioggia guardando un film dopo l'altro o andare a fare una via lunga di arrampicata con il frontalino (così se proprio tardiamo e viene buio, almeno riusciamo a scendere).

Perchè prima, banalmente, c'erano meno responsabilità e pure meno incombenze domestiche.

Soprattutto, però, il sentimento era spesso ancora "fresco", l'amore non ancora logorato da anni di compromesso, le incomprensioni non ancora trasformate in muto rancore.

Io non so come si vivesse "lo stare in coppia" e come si gestissero i sentimenti 30 anni fa, 50 anni fa, 80 anni fa. Non lo so e non saprei dire se era peggio di adesso, uguale o se "si stava meglio quando si stava peggio".
Mi pare, però, che la spinta a soddisfare immediatamente ogni desiderio, anche comprando a rate un viaggio esotico o un televisore al plasma o l'ultimo modello di smartphone (non certo bisogni primari) non sia mai stata così forte. Basta guardare le pubblicità, per accorgersene.
Il "diritto alla felicità", d'altro canto, è una idea moderna: condivisibile, per carità, ma forse non quando viene interpretata come "convizione" di aver diritto ad essere "sempre soddisfatti", ad ottenere sempre e comunque, non importa a che prezzo, ciò che si vuole (o si crede di desiderare, salvo poi accorgersi che non basta non appena lo si è ottiene).

Così, quando questa convizione viene frustrata dalla realtà, perchè ci si trova alle prese con un esserino che dipende completamente da noi e i suoi bisogni primari diventano la priorità, è facile cadere nel vortice dell'insoddisfazione, sfogarsi con l'altro membro della coppia e, magari, addossare a lui/lei la colpa di tutto.

Oppure, più banalmente, le elucubrazioni di cui sopra non c'entrano nulla.
Solo che nasce un figlio e tutto il resto passa in secondo piano. E si è più stanchi, per tutto e tutti.
Non a caso la privazione del sonno è considerata una vera e propria tortura.

Perchè, siamo sinceri, chi di noi una volta diventato genitore, non ha pensato, almeno una volta al giorno, alla settimana, nella vita,  di aver FATTO DI PIU' del partner, di essere PIU' STANCO, di aver PIU' DIRITTO DI LAMENTARSI ?
E, spesso se non sempre, questa sensazione è vissuta in contemporanea da entrambi i genitori, che finiscono per non capirsi più.

Allora, l'unico modo per restare a galla è forse guardarsi negli occhi e ripensare a cosa ci aveva fatto innamorare l'uno dell'altra, armarsi di pazienza e trovare mille e una strategia per restare a galla nel quotidiano, emergendo ogni tanto da soli e/o in due per prendere fiato e aria, fino a che il peggio sarà passato, accettando che l'innamoramento sia solo una fase, intensa, bellissima, certo, ma solo una fase (o forse intensa e bellissima proprio perchè una fase), ma comprendendo che l'amore, quello vero, è qualcosa di più e di diverso,
qualcosa di cangiante,
qualcosa di capiente.

Tanto da saper contenere prima una coppia e poi una famiglia, che sia di due, tre, quattro o più persone.

Non credo sia facile. Non credo sia sempre per sempre.
Credo, però, che valga sempre la pena provarci. Comunque vada poi.
E se andrà,  allora la coppia post - figli diventerà una squadra imbattibile e il pre-figli sembrerà solo una copia sbiadita della vita vera.

Con questo post, dico la mia sul tema del mese delle Stormoms




venerdì 27 maggio 2016

Le letture di Mamma Avvocato: " Mamme sull'orlo di una crisi di nervi"



Questo venerdì, dovrete avere pazienza con me.
Avrei almeno tre libri per bambini, un saggio di sociologia/psicologia ed un libro sulla PMA,di cui parlarvi.

Però è stato così assorbente scegliere ed editare le foto per il post di ieri e così lungo prepararlo che oggi non ho voglia di tante parole. E neppure tempo.
E poi il ricciolino si è ammalato proprio mercoledì sera e ha perso la sua gita di fine anno, in questo periodo nella famiglia allargata la salute è un tema delicato e ho vari altri motivi di pensiero, tra cui il minore è ciò che ha a che fare con le mie ultime foto su facebook.

Quindi la parola d'ordine è RELAX, ma anche IRONIA, senza stupidità, si intende.
E allora non potevo che parlavi di questo libro:

"Mamme sull'orlo di una crisi di nervi" di Gwendolin Raisson- Magali Le Huche

Ed. Clichy (quelli che pubblicano anche bellissimi libri per bambini), Maggio 2016 - fresco di stampa-,pag. 125, Euro 17,00

Il retro di copertina, dice tutto.


125 pagine di racconto a fumetto che si leggono in un fiato e poi si rileggono e osservano con attenzione per cogliere tutti i particolari dei disegni, e ancora si rileggono, per gustarsele o farsi una risata.


 
Una storia di madri che assomiglia un pò a quella di tutte le madri, pur con le variabili del caso, o vi ha assomigliato per un periodo della vita.
Una storia che racconta senza veli come la maternità possa essere devastante ed impegnativa, nonchè come ciascuna cerchi le proprie strategie di sopravvivenza.
Salvo, alla fine, ricascarsi, perchè a quella altalena di emozioni, una volta provata, in fondo non rinunceremmo mai!



In parole povere, io lo consiglio per questo appuntamento settimanale con il venerdì del libro, anche se il prezzo non è proprio economico (ma forse mi sono abituata troppo bene in biblioteca).

giovedì 26 maggio 2016

La Venaria Reale ed i suoi Giardini

Il Piemonte è una di quelle regioni d'Italia che nasconde tesori di arte, cultura e paesaggi magnifici e tuttavia è poco valorizzata turisticamente.

Eppure, ogni volta che organizzo gite fuori porta, mi accorgo di quanto sia bella e ricca.
Spesso si viaggia in capo al mondo, trascurando luoghi geograficamente piu' vicini, pensando che si avrà tempo sempre per vederli. Poi, quando li si visita, si scopre che meriterebbero intere settimane di vacanza!

Due anni fa, io ho scoperto la Reggia di Venaria, altrimenti detta la Venaria Reale.


"Un grandioso complesso alle porte di Torino con 80.000 metri quadri di edificio monumentale della Reggia e 60 ettari di Giardini, beni adiacenti al seicentesco Centro Storico di Venaria ed ai 3.000 ettari recintati del Parco La Mandria, è un capolavoro dell’architettura e del paesaggio, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997 e aperto al pubblico nel 2007 dopo essere stato il cantiere di restauro più rilevante d’Europa per i beni culturali."
Cosi' lo descrive il sito internet.

Io posso aggiungere che merita piu' di una visita!

Giungendo a Venaria (TO), si è subito stupiti della grandiosità del complesso e dell'ampiezza delle piazze..


 Il ricciolino biondo vi ha corso in lungo ed in largo, senza mancare di godere dei giochi d'acqua della Fontana del Cervo nella Corte d'Onore.


Gli interni della Reggia, seppur privi di arredi, sono magnifici.
La Galleria Grande, dell'archittetto Filippo Juvarra, è un capolavoro dell'architettura settecentesca che incanta grandi e piccini, con i suoi 80 metri di lunghezza per 12 metri di larghezza ed un’altezza al centro volta di circa 15 metri.
Le sue 44 grandi finestre ed i suoi 22 "occhi" ovali, formano meravigliosi giochi di luce, colore ed ombre, lasciando spaziare lo sguardo sui giardini reali.



Io ci sarei rimasta l'intera giornata!

Poi c'è la Cappella di Sant'Uberto, altro capolavoro di Filippo Juvarra, iniziata nel 1716 e ultimata nel 1729.
Ariosa e luminosa, noi ci siamo persi con lo sguardo alla cupola...


I corridoi, ampi ed eleganti, ma vuoti, rendono sicure anche le corse dei bimbi ed il passaggio con il passeggino (ci sono anche delle scalinate, pero', in cui sollervarlo).

C'è la magnifica Sala di Diana, progettata da Amedeo di Castellamonte e altre sale affrescate...


Le Scuderie Juvarriane non abbiamo fatto in tempo a visitarle, poichè la bellissima giornata e la presenza del ricciolino ci hanno fatto optare per la visita ai giardini.

Credo che le fotografie possano raccontarli meglio di qualunque parola..





C'è un trenino, che piacerà tantissimo ai piccoli, che permette di dare loro uno sguardo di insieme e riposare le gambe dopo la visita interna...





Nel giardino, ci sono anche installazioni artistiche ed architettoniche e un Fantacasino dedicato ai bambini, con laboratori e giochi in legno..


Noi ci siamo arrivati quando era già chiuso, dunque vi consiglio di controllare gli orari perchè credo che meritasse la visita!



E prima di ripartire, non saranno sprecati due passi per il centro storico di Venaria.

Tutte le info per organizzare la vostra visita, le trovate qui.www.lavenaria.it

p.s. Adiacente vi è anche il Parco Naturale della Mandria, 3.000 ettari di verde recintati che i torinesi conoscono bene e che noi ci riserviamo di scoprire presto!

Il post, come mia consuetudine, non è sponsorizzato.

lunedì 23 maggio 2016

Before I die

Da una idea di Lucia.

Before I die... 


vorrei mettere al mondo un altro bimbo o bimba
vorrei fare colazione nella "casa nuova". In realtà lo vorrei anche prima dei 40 anni ma mi permetto di dubitarne
vorrei scalare a vista, da prima, una 6c di placca, ma mi accontenterei anche di un 6b
vorrei rifare la Vallee Blanche con gli sci ma, stavolta, con il ricciolino oltre che con l'Alpmarito
vorrei salire sulla cima del Monte Bianco godendomi l'ascesa (=senza arrivarci stremata)
vorrei visitare l'Australia e la Nuova Zelanda
vorrei fare un trekking in Patagonia ed uno in Tibet
vorrei tornare in Irlanda e girarla tutta in auto
vorrei tornare in Scandinavia in inverno e vedere finalmente l'aurora boreale
vorrei festeggiare il giorno del diploma e/o della laurea di mio figlio
vorrei guardare dal vivo le cascate del Niagara
vorrei vedere mio figlio innamorato
vorrei fare un'altra vacanza in bicicletta, ma questa volta di 15 giorni e con il ricciolino, dormendo in campeggio
vorrei conoscere i miei nipoti (e quindi che mio figlio avesse dei figli) e magari anche avere la fortuna di vederli crescere
vorrei fare una discesa in rafting
vorrei suonare alle perfezione l'Aria, l'Aria da capo e tutte e trenta le variazioni Goldberg del mio amato Bach e pure la Toccata e fuga in Re minore, sempre di Bach, adattata per pianoforte (ma saperla suonare con l'organo sarebbe il massimo)
vorrei correre una maratona o un ultra trail, non di quelli più tosti, mi accontento dei più semplici, ma in montagna
vorrei fare un volo con il parapendio
vorrei correre a perdifiato in un campo di lavanda in fiore
vorrei mangiare di nuovo una pizza margherita, una pasta al pomodoro e basilico e la lasagna di mio padre e magari, esagerando, gustarmi una pesca noce e delle ciliegie senza stare malissimo
vorrei vedere mia madre di nuovo serena, se non felice e non per pochi istanti, ma per un periodo duraturo
vorrei pratica yoga all'alba, da sola, su una spiaggia deserta e farlo senza vergognarmi se qualcuno mi vede
vorrei imparare tutti i punti del lavoro a maglia ed a usare la macchina da cucire e vorrei impararli da mia nonna.

E poi per ora basta, domani si vedrà!

E voi, cosa vorreste fare prima di morire? Dando per scontato di avere tutti tantissimi anni in salute davanti a noi, ovviamente!

I "Before I die" di Lucia li trovate qui.

venerdì 20 maggio 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "La fatica non esiste"

Per questo venerdì del libro, vorrei consigliarvi

"La fatica non esiste" di Nico Valsesia, con Andrea Schiavon

ed. Mondadori, collana "Strade blu", pag. 12, 16,00 Euro, ebook disponibile



Probabilmente avrò già annoiato i miei lettori, a forza di proporre libri scritti da sportivi.
Tuttavia non posso farne a meno perchè, per me, sono indispensabili come i romanzi rosa, i gialli, i romanzi a tema legale e qualche saggio.

Mi piace variare e mi piace non solo immergermi in mondi di fantasia ma anche, seppur per il tempo di una lettura, nella realtà quotidiana di uomini e donne allo stesso tempo normali e straordinari, come molti sportivi sanno essere.

In questo caso non avevo mai sentito nominare l'autore ma solo una delle sue imprese: dal mare della Liguria alla cima del Monte Bianco in 16 ore e 35 minuti, prima in bici e poi a piedi. Un record mondiale.
Tuttavia non è per questo che ho cercato il suo libro ma perchè ho saputo che verrà presto a parlare ad una serata organizzata dalla biblioteca locale. 
E io ci devo arrivare preparata, ovviamente!
Il titolo del libro, poi, mi ha subito incuriosita.

Così ho ordinato il suo romanzo e devo ammettere di essere rimasta sbalordita dal racconto delle sue imprese, senza dubbio "estreme" in termini di impegno e fatica.
Ancor di più, però, sono rimasta piacevolmente sorpresa dal leggere in quanti luoghi lontani lo hanno condotto le sue passioni e quante belle persone ha incontrato sul suo cammino.

Non ci sono solo record e sfide, c'è la voglia ed il gusto di scoprire e tentare, sin dall'infanzia, con quel pizzico di incoscienza e follia che può rendere davvero grandi!!!

"A mettere in fili gli incontri fatti così, in giro per il mondo, mi rendo conto di quanti sorrisi e aiuti abbia ricevuto da persone che non avevo mai visto prima e che non avrei mai più incrociato dopo. Certo, si sono anche gli episodi spiacevoli, i tentativi di furto e i tipi loschi da cui girare alla larga. Ma le persone disposte a darmi una mano ed a permettermi di andare avanti sono state di gran lunga più di quelle che mi hanno creato ostacoli. Credo che ciò abbia a che fare con la disponibilità verso il prossimo, che certi popoli non hanno perso.Poi, certo, caontato lo spirito e il modo con cui ci si presenta: un viandante a piedi o in bicicletta non è mai percepito come una minaccia. Anzi, cè la curiosità di sapere da dove arriva, com'è giunto sino a lì e dove lo porterà la sua tappa successiva. Così gli incontri divenano parte integrante del viaggio e una zuppa in scatola, condivisa davanti al fuoco, vale un firmamento di stesse Michelin. Perchè ci sono servizi che puoi comprarti con il denaro, ma ci sono terre in cui i soldi tornano a essere ciò che sono: carta che non può scaldarti, non può nutrirti e non può toglierti dai guai."  (pag. 49).

"Credo che viaggiare insieme sia il modo migliore per conoscere una persona: sei lontano dal tuo ambiente quotidiano, dalle sicurezze e dalle comodità che scandiscono le tue giornate. Se poi il viaggio è in bicicletta, entri nel terriotiro della fatica, che trasforma le persone e da ciascuno tira fuori ciò che è nel profondo. Il sudore scioglie gli strati superficiali, quelli con cui ci camuffiamo al lavoro e, a volte, anche in mezzo agli amici. Più sei stanco, meno schermi hai. Sei tu, nel bene e nel male..."  (pag. 22).

Tra l'altro, Nico Valsesia nomina una strategia che anche io utilizzo sempre, quando mi sento in difficoltà o affaticata, con le scadenze o gli impegni lavorativi, con la scrittura, in montagna e nello sport. 
Non che sia una genialata ma sapere che la usa anche un atleta così, mi fa piacere!
"La parola magica è: "scomporre". Tutti gli obeitti ambizioni all'inizio possono sembrare irraggiungibili, ma dopo esserti convinto a partire, dipende da te. Per non farti schiacciare dal peso di un traguardo apparentemente lontanissimo devi creartene altri intermedi e più abbordabili, tappe mentali che gratifichino i tuoi sforzi e, al tempo stesso, ti facciano sentire la meta alla tua portata. Più vicino di ieri e più lontano di domani, fino al giorno a cui sei arrivato...." (Pag. 108)

"Troppe volte ci sentiamo schiacciati dalla quotidianità, eppure continuiamo nella stessa vita, senza avere il coraggio di fermarci. Per poi magari farci travolgere e mollare tutto, quando ormai la misura è colma. Meglio rallentare, prendersi un break e poi ripartire. Anche in una direzione diversa da quella che si stava seguendo." (pag. 109).

Se vi ho incuriositi, sappiate che Nico Valsesia ha anche un blog, all'interno del suo sito (oltre che un negozio di biciclette).

 

giovedì 19 maggio 2016

Una nuova falesia: quella di Fiorano Canavese (TO)

Una delle gioie della vita, secondo me, e' viaggiare e scoprire nuovi luoghi e non importa se si tratta di macinare chilometri in auto, prendere un volo transoceanico, andare lontani in treno o camminare per sentieri inesplorati, per giungere su una vetta o in un rifugio ancora sconosciuto.

Ci saranno sempre il gusto della scelta della metà, l'adrenalina della preparazione, l'attesa, il desiderio di partire, la voglia di arrivare, la curiosità è l'emozione della conoscenza.

Questo, per chi ama arrampicare, vale anche quando si tratta di provare una nuova falesia o una nuova via lunga. Cerchi le informazioni sulle guide, su internet, tramite il passa parola, prepari il materiale, anche in base alle impressioni ed ai dati che riferiscono amici e conoscenti.

E poi arrivi.

Guardi la parete, scegli la via, tocchi la roccia e provi a salire. Bellissimo!


Domenica, noi siamo andati a vedere per la prima volta una falesia vicina a casa, inaugurata a settembre dello scorso anno, quella di Fiorano (TO).
Ovviamente, essendo nuova, e' ben attrezzata e con materiale nuovo di pacca.

L'accesso e' comodissimo. Strada, parcheggio, due minuti esatti a piedi su una larga strada sterrata. Un ampio prato alla base, due tavoli di legno con relative panchine per pic nic, una bella vista sulla campagna.

Tre settori, di cui uno con tre monotiri chiamati QUI, QUO e QUA, dedicati ai piccoli.

Noi, in pratica, abbiamo fatto solo quelli, perché il ricciolino, entusiasta di arrampicare, ha voluto iniziare da quelli e, una volta saliti, aveva esaurito la sua capacità di attenzione e sopportazione ed ha iniziato a lagnarsi per tornare a casa. D'altro canto, avevamo a disposizione solo due ore.

Gli altri due settori contengono monotiri decisamente più impegnativi, ma non proibitivi per climber normali (io sono scarsa), con gradi dal 5C al 6C e lunghezze segnalate tra i 10 mt ed i 30 mt.

Uno, il muro giallo, è più asciutto, l'altro rimane più umido, visto che c'è praticamente una cascata a fianco ed il giorno prima aveva piovuto.

Settore muro giallo

Settore muro giallo

I gradi a me ed all'Alpmarito, per quell'unico monotiri che abbiamo provato, sono parsi "giusti", non generosi, ma è decisamente troppo presto per giudicare e, d'altro canto, conosciamo i tracciatori e chi ha attrezzato la falesia, quindi non è che ci aspettassimo di meno!

Insomma, da tornarci sicuramente.

Visto il lungo e l'esposizione, direi che è preferibile nel periodo autunnale o primaverile, anche in giornate freddine, perché in piena estate si sarebbe sempre al sole.

Unica avvertenza: a me avevano avvisato che la parete "scarica" un po' ed abbiamo visto che è vero, quindi il casco e' altamente consigliato!

Inoltre, personalmente consiglio di portarsi un antizanzare per stare nelle ore serali.

Per i climber o aspiranti tali, qui trovate le info utili.