sabato 29 marzo 2014

Scelte educative e corso accelerato di guida in montagna

Negli ultimi tempi ho trascurato questo blog, presa da troppi eventi (ahimè quasi sempre negativi), impegni, lavoro e malattie di stagione che ci hanno colpito a turno senza sosta da gennaio, in una spirale infernale che spero la primavera interrompa via presto, almeno fino al prossimo autunno (di più, non oso sperare).
Nel frattempo però, ho accumulato pensieri e riflessioni che premono per uscire e tediare i pochi (ma buoni e molto graditi) che passano da queste parti.
Per dire, una sola giornata sulla neve con nano e bob ha generato numerosi interrogativi e qualche, acidula, riflessione.
Premessa: astenersi permalosi!
Riflessione 1: perché nei giorni in cui sono, evidentemente, in vacanza (essendo giorno infrasettimanale o domenica), i genitori non si occupano dei loro figli e preferiscono godersi il relax al sole, lasciando che siano gli impiantisti e gli altri utenti a cercare di far loro osservare delle elementari regole di educazione, buon senso e sicurezza, ovviamente senza esito (ma solo perché non possono sequestrare loro il biglietto o mollargli un buon ceffone, come verrebbe voglia di fare)?
Non si vergognano della maleducazione dei loro pargoli?
Come sperano di poterli gestire se, a sette - dieci anni, non li fermano quando si lanciano con lo slittino addosso a bimbi di due anni, non li redarguiscono quando cercano di fare i furbi e non rispettano la fila, quando si lanciano palle di neve sullo scivolo che li conduce in cima colpendo, nel mentre, i poveretti che hanno avuto la sfortuna di salire tra loro, peraltro soprattutto mamme con bimbi piccoli e infanti già alle prese con le difficoltà delle prime sciate?
No, perché capisco il desiderio di relax, ma poi se capitano incidenti e' inutile gridare alla mancanza di sicurezza della pista o incolpare i responsabili degli impianti o, peggio ancora, dare la colpa alla violenza che i figli vedono in tv: li hanno cresciuti loro così!
Senza considerare che ai genitori costerebbe meno lasciarli in qualche garderie, centro estivo, area giochi in città che portarseli in ameni luoghi di villeggiatura, pagare loro lo skipass, il pranzo, la merenda, l'abbigliamento da sci ecc., per poi comunque lasciarli in balia di loro stessi.
Bambini arroganti e irrispettosi degli altri e del lavoro altrui a 5 - 8 anni, che ragazzi e adulti diventeranno?

Seconda riflessione: turisti, villeggianti, passanti occasionali, mi rivolgo a voi.
E' così difficile imboccare un tornante senza invadere la corsia dell'opposto senso di marcia E (sarebbe già una conquista se fosse un "o" anziché "un "e") senza fermarsi prima? E' eccessivo pretendere che scendiate andando a più di 40 - 50 kg/h, con vergognose punte di 10 nei tornanti, ovviamente viaggiando sempre a cavallo della linea di mezzo? A scuola guida non si insegna più a tenere il margine destro della carreggiata?
Farsi da parte per lasciare passare le auto che si sono incolonnate dietro, no? Pensare che gli altri magari, dico solo magari, hanno fretta e non sono in vacanza come voi? Perché, apparentemente, più la macchina e' grossa più e' guidata da incapaci??
Sapete che la vostra auto ha più di due marce, vero?E che il cartello "attenzione tornanti" non significa: fermi tutti, allargate bene poi pian pianino imboccate la curva?

No, perché io vi voglio bene, sappiatelo. Anche se non vivo di turismo e non sono neppure molto favorevole ad un certo tipo di turismo, dal forte impatto ambientale.
Riconosco che tutti hanno il diritto di godere delle bellezze della natura, della gioia di una discesa con il vento tra i capelli e dell'ebrezza di un cielo blu senza nuvole e nebbiolina di smog, del bianco accecante della neve, del verde dei boschi, del cinguettio degli uccelli ecc. ecc.
Riconosco che alcuni di turismo ci vivono e per loro siete importanti.
Riconosco che venite con le migliori intenzioni e per questo vi assicuro che siete i benvenuti, però vi prego, vi supplico, connettete il cervello alle mani e, la prossima volta che guidate in montagna, riflettete sul fatto che se per voi dieci minuti di coda o una quarto d'ora in più nel percorrere una valle non fanno la differenza, abituati come siete a impiegare ore per arrivare da un capo all'altro della stessa città, a noi, che qui ci viviamo, fanno lo stesso effetto di una doccia gelata e significano ore perse tutte le settimane. Perché per andare a comprare il pane qui noi facciamo chilometri, idem per farmacie, scuole & co.
E i freni ci servono, non possiamo sputtanarceli tutti con un solo viaggio, capito?
Senza contare che nel periodo in cui voi siete in vacanza o nel fine settimana, la maggior parte dei valdostani sta lavorando e quindi non ha tempo da perdere.
Ci spazientiamo, diventiamo antipatici, litighiamo....a meno che, dove siamo costretti in coda, non ci sia un bar in cui fermarsi per un aperitivo o un caffè corretto grappa, naturalmente!
P.s. Il discorso camper non lo affronto neanche, i camperesti per me non dovrebbero neppure avere accesso alle vallate alpine!

Sono antipatica lo so, ma non me ne vogliate, quando ci vuole ci vuole!

venerdì 28 marzo 2014

Di librerie, biblioteche e piacevoli scoperte

Quando nulla gira come dovrebbe, l'unica cosa che da sempre ha il potere di risollevarmi il morale o almeno rasserenarmi un po', e' un buon libro.

Possibilmente da comprare dopo un'oretta passata in libreria, a sfogliare pagine, ammirare copertine e annusare l'odore di carta nuova, per poi scegliere quel piccolo scrigno di tesori che senti già tuo e non vedi l'ora di stringere tra le mani con possesso, pronta a tuffarti dentro (tanto che inizi a leggere mentre cammini per strada, che sbirci ai semafori e giri e rigiri per coglierne peso e sfumature).

Ultimamente, però, l'opzione libreria e' diventata un lusso.

Non tanto per motivi economici, quanto perché non ce ne sono minimamente forniti nel raggio di trenta chilometri, un'ora da passarci dentro proprio non ce l'ho e, soprattutto, la casa ha raggiunto un livello di saturazione tale che per farci entrare un altro libro deve uscire qualcosa d'altro e proprio non saprei da che parte cominciare. Quindi biblioteca.

L'aspetto bello e' che ne ho tre nel raggio di 5 kilometri, tutte ben fornite, accoglienti e dotate di bibliotecari/e gentili e disponibili, nonché di stanza per i piccoli lettori, dove puoi prenotare anche i titoli che vuoi e averli nel giro di una settimana al massimo. E poi ci sono gli scaffali delle novità, con tutte quelle copertine nuove esposte in bella mostra e quindici giorni di prestito per rubarne l'anima, se riesci ad arraffarle prima degli altri pretendenti (che, vi assicuro, sono molti ad ogni ora del giorno!)

Proprio tra quegli scaffali sabato scorso, dopo aver appena letto la recensione Lucia, (che a mio modesto parere, e' una garanzia) ho adocchiato questo romanzo, primo di una serie, per ora, di tre volumi:

"L'Allieva" di Alessia Gazzola, ed. Tea, novembre 2012, 12 Euro, 374 pagine.

Le mie aspettative non sono andate deluse, anzi.

Complice l'influenza e qualche altro virus (intestinale e non) che continua imperterrito ad accanirsi su casa nostra, colpendoci a turno ripetutamente da gennaio ad oggi (non se ne può più voglio la disinfestazione!) e che forse spiega la mia forzata assenza dal blog, l'ho divorato, lasciandomi prendere dalla protagonista, svagata (pure un po' troppo per essere credibile, eh) ma simpatica, dalle indagini e dall'atmosfera dell'edificio di medicina legale dove Alice Allevi, specializzanda, lavora a fianco del Supremo, del Boss, della Wally e di un affascinante superiore sciupa femmine.

C'è il giallo, c'è l'indagine, c'è il sentimento e ci sono le avventure professionali, c'è il lato comico e quello ironico, c'è la morte e la vita, l'amicizia e l'amore...c'è tutto in un romanzo leggero e divertente, ben scritto.

Una Patricia Cornwell più simpatica e meno cruenta, di casa nostra per di più. Inoltre, visto che l'autrice e' davvero un medico legale, quando parla di autopsie non credo faccia scivoloni.

Un romanzo che certo non è un capolavoro (e non aspira ad esserlo) ma tiene "... buona compagnia soprattutto in momenti di noia come lunghe attese o demoniche senza di meglio da fare, momenti in cui si ha bisogno di un libro che decomprima, in cui non si discuta dei massimi sistemi.Spero che in questi momenti in cui avevate voglia di leggerezza abbiate trovato il mio libro e ne siate rimasti soddisfatti", proprio come auspica l'autrice nelle note conclusive.

Ringrazio Lucia e Paola, che ha inventato l'iniziativa del venerdì del libro, cui partecipo di nuovo con questo post, per avermelo fatto scovare nel mare delle novità, proprio nel momento in cui ne avevo bisogno!

 

venerdì 21 marzo 2014

"Il bordo vertiginoso delle cose"

Gianrico Carofiglio, " Il bordo vertiginoso delle cose", ed Rizzoli, 2013, 315 pagine.

Carofiglio e' un autore che ho conosciuto e apprezzato attraverso i romanzi della serie dell'Avv. Guerrieri, che sentivo in qualche modo vicini alla mia realtà, per affinità di professione, seppur ambientati in un'atmosfera così diversa e dai ritmi molto più lenti e "allungati" rispetto a quelli cui siamo abituati ad altri latitudini (non fosse altro che per ragioni di clima ed orari).

Non avevo idea di cosa aspettarmi da questo romanzo così diverso, dal titolo particolare, così ho iniziato la lettura con poche aspettative, temendo un senso di straniamento, quasi una delusione.

Lo straniamento c'è stato, la delusione no.

La trama non è particolarmente ricca di avvenimenti ma la scrittura poetica, quasi sospesa, suggestiva e riflessiva, che già mi era piaciuta negli altri romanzi, e' la stessa, la scelta accurata di lessico e sintassi, idem, in un libro che ti prende per mano e ti conduce per le strade di Bari, sfondo di un lungo percorso a ritroso nel tempo e nello spazio,alla ricerca, insieme al protagonista, Enrico (che si rivolge al lettore in seconda persona singolare) del te stesso studente e adolescente, rievocando un anno di vita e frammenti di esperienze.

Io ho sentito quella nostalgia e quel senso di stupore che mi prendono sempre quando mi capita di confrontare la me stessa di allora con quella di oggi, di rievocare la forza dei sentimenti (la prima cotta, le amicizie, le interrogazioni, le ansie prestazioni sportive) dell'infanzia e dell'adolescenza e di chiedermi come e' che sono diventata così, se era questo il futuro che immaginavo, cosa e' successo a quelli che sono stati compagni del mio percorso di crescita. Insomma, quella distanza e quell'aurea di mistero che neppure facebook può colmare, anzi, sembra amplificare, gettando qua e la' pillole di informazioni slegate le une dalle altre e non verificate.

 

Enrico sta prendendo un caffè al bar, una mattina, quando l'occhio gli cade su una notizia di cronaca nera: un nome, un mare di ricordi.

Fa la valigia spinto da una forza invisibile e parte, per tornare in quella che una volta era la sua città e ricordare, rievocare, cercare.

Risposte, soprattutto su se stesso, attraverso la supplente di filosofia, il compagno di classe che milita nella sinistra estrema, l'amica di sempre, il rapporto con i genitori, il fratello così diverso ma ugualmente caro, la prima macchina da scrivere tanto desiderata, le cotte dell'adolescenza ecc.

Di più non posso svelare senza rovinare il gusto di questa lettura, assolutamente consigliata.

 

"Qualcuno si chiede per quale motivo si studi la filosofia, cioè una disciplina che in apparenza non ha alcuna utilità pratica. Ebbene, la filosofia serve a 'non dare per scontato'. Nulla. La filosofia e' uno strumento per capire quello che ci sta attorno - per capire quello che ci sta dentro probabilmente e' più efficace la letteratura -, ma capiamo davvero quello che ci sta attorno se non diamo per scontato la verità che qualcun altro ha pensato di allestire per noi.

Fare filosofia - cioè pensare - significa imparare a fare e a farsi domande.Significa non avere paura delle idee nuove. Significa non fermarsi alle apparenze. Significa essere capaci di dire di no a chi vorrebbe imporci il suo modo di pensare e di vedere il mondo. Cioè a chi vorrebbe pensare per noi.....ve ne sto parlando perché e' un grande racconto sulla capacità di dire di no, che è una delle manifestazioni fondamentali del pensiero e della libertà."

Un concetto forse scontato ma così importante da ricordare a noi stessi, tutti i giorni, quando ci troviamo a camminare sul bordo vertiginoso delle cose.

 

Con questo post e questo romanzo, che consiglio di leggere, partecipo all'iniziativa del Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

 

 

lunedì 17 marzo 2014

Non è colpa del guardaroba (purtroppo).

Ieri, tra le altre incombenze ed avventure domenicali, abbiamo fatto una capatina veloce ad un piccolo centro commerciale all'aperto, a prova di nano (che si è stufato comunque, come l'Alpmarito, del resto), per lui, che cresce più velocemente della nostra voglia di shopping (molto più velocemente).
Incidentalmente, però, mentre il nano giocava sullo scivolo sotto lo sguardo vigile del papà, ho pensato bene di fare una capatina in un paio di negozi, a curiosare tra le novità primavera - estate e provare qualche cosina.
Non lo avessi mai fatto. Sembrava starmi tutto da schifo.
Perché il problema, come argutamente mi ha fatto notare il poco sensibile Alpmarito, non e' il mio guardaroba, non proprio all'ultima moda ma comunque fornito, ma io, che proprio non mi vedo bene in questo periodo sempre...e in primavera e' anche peggio.
Così alla fine indosso sempre gli stessi indumenti, che mi rassicurano ma mi hanno stufato e nei quali, forse, non mi ritrovo più e continuo a criticare la mia immagine riflessa, a volte addirittura pensando a quale sarà il giudizio degli altri guardandomi (che poi lo so che gli altri, come me con loro, hanno di meglio da fare che osservare come mi sono conciata io).
Le altre mi sembrano tutte più sicure di se stesse, più a loro agio, più adeguate alle circostanze, più eleganti, più femminili, più tutto.
Per fortuna c'è la natura, con i suoi colori e le sue esplosioni di fiori, a rimettermi in pace con il mondo.

Però. Però, però, mi piacerebbe sapere osare, ogni tanto.
Cambiare pelle, almeno qualche volta.
Spogliarmi del bianco, nero e marrone dell'inverno e sbocciare di tinte decise, audaci.
Capita solo a me?!!?
Se conoscete qualche trucco, vi prego, vi supplico di rendermi partecipe del segreto.
Ne farò buon uso, promesso!

venerdì 14 marzo 2014

Open

"Open" di Andre Agassi, ed. Stile Libero Extra Einaudi, 20 Euro.
493 pagine sottili non proprio da leggere tutte d'un fiato, soprattutto se si conosce poco il tennis e le sue regole (io ho giocato da ragazzina con qualche corsetto, nulla di più).
Eppure vale la pena prendersi tempo per leggerlo, davvero.
Io ho trovato il libro in biblioteca ma so già che lo comprerò e lo regalerò presto, perché credo sia una di quelle biografie che vale la pena avere su propri scaffali e rileggere.
L'amicizia con Barbra Streisand, il matrimonio con Brooke Shields e poi la scoperta dell'amore vero, quello della vita, con Stefanie Graf (un'altra delle più grandi tenniste di tutti i tempi), gli amici, il college para militare, i coach, il preparatore atletico, l'amicizia, l'infanzia a Las Vegas in mezzo al deserto, il rapporto con i fratelli, le grandi cadute e le fantastiche ascese, l'impegno umanitario, la scoperta dell'importanza dell'istruzione, l'incontro con Mandela, l' amore per i figli sopra a tutto.
Nella vita di Agassi non è mancato nulla e nulla manca nel libro.
Agassi Inizia a giocare per compiacere il padre, un padre autoritario che vuole il meglio per il figlio, che cerca un riscatto e pensa di poter far raggiungere il successo a suo figlio tramite il tennis, un padre che in fondo ama suo figlio ma a modo suo, tanto da comprare una casa in mezzo al deserto solo perché ha un cortile abbastanza grande per edificare un campo da tennis, che costruisce una macchina diabolica, che Andre soprannomina "drago sputa palle", dinnanzi al quale lo costringe tutti i giorni a estenuanti allenamenti;
continua perché e' l'unico cosa che crede di saper fare, per sopravvivere alla solitudine e alla scuola;
continua perché pensa di non avere alternativa.
E poi continua perché decide di sceglierlo.
"Forse sono confusi perché non ho raccontato loro la storia per intero, non gli ho spiegato del tutto cos'è che mi spinge. Non posso perché sto prendendo coscienza io stesso solo a poco a poco delle mie motivazioni.Gioco e continuo a giocare perché ho scelto di farlo. Anche se non è la tua vita ideale puoi sempre sceglierla. Quale che sia la tua vita, sceglierla cambia tutto."
Un campione che si racconta senza veli nella sua ricerca della perfezione, di se stesso, della serenità.
"Penso a una cosa che Mandela ha detto una volta in un'intervista: Dovunque tu sia arrivato nella vita, c'è altra strada da percorrere. E penso ad una delle citazioni preferite di Mandela, dalla poesia Invictus, che gli ha dato forza nei momenti in cui pensava che la sua strada fosse stata interrotta: Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima".
Un campione che odia il tennis ma forse alla fine lo ama anche o, più semplicemente, ne è dipendente, perché volente o nolente e' parte di lui.
"Non strafare, dice. Non cercare di essere perfetto. Sii te stesso.Penso di sapere come seguire quel consiglio su un campo da tennis, ma con una donna sono perso.Andre, dice, certe persone sono termometri, altri termostati.Tu sei un termostato. Non registri la temperatura in una stanza, la cambi. Perciò sii fiducioso, sii te stesso, assumi il controllo. Mostrale chi sei veramente."
"Anche diversi giornalisti sportivi riflettono sulla mia trasformazione e quella parola mi amareggia. Penso che non colpisca nel segno. La trasformazione e' un cambiamento da una cosa in un'altra, ma io quando ho cominciato non ero niente. Nonno mi sono trasformato, mi sono formato. Quando ho cominciato a giocare a tennis ero come la maggioranza dei ragazzini: non sapevo chi ero e mi ribellavo al fatto che fossero i grandi a dirmelo. Penso che i grandi facciano sempre questo errore con i giovani, trattandoli come prodotti finiti quando in realtà sono in fieri. E' come giudicare un match prima che si sia concluso e io ho recuperato troppo spesso e ho subito troppe furiose rimonte per pensare che sia una buona idea.
Consigliato, consigliato e ancora consigliato.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma che ringrazio perché è solo grazie alla sua recensione di qualche mese fa (http://www.homemademamma.com/?s=Open) che ho scoperto questo libro.



martedì 11 marzo 2014

"Cose" belle

Il vocabolo "cose" non mi è mai piaciuto. Continuo ad associarlo al mio professore di greco, che lo segnalava in rosso che più rosso non si può e ti dava insufficiente solo per aver osato tanto, che se ti sbagliavi a pronunciarlo durante un'interrogazione si accendeva di rabbia e partiva con una filippica sull'importanza della scelta dei sostantivi e sulla nostra superficialità.
Eppure ci sono occasioni in cui mi sembra che abbia quel carattere di neutralità, quell'aurea di indefinito, che lo rende perfetto.
Questa e' una di quelle.

Di questi tempi mi aggrappo alla felicità che riesco a strappare alla vita, cerco di goderne appieno, facendo scorta per la notte, quando le preoccupazioni e i pensieri agitano il mio sonno, già messo a dura prova dall'allergia.
Come al solito, la felicità e' prima di tutto lui, il mio pulcino che diventa grande alla velocità della luce.

Siamo stati al Carnevale di Ivrea, nonostante il clima inclemente e lui, con la casacca che solo l'anno scorso gli stava addosso abbondante e ora calza quasi a pennello, e' riuscito ad addormentarsi nel rumore della gente, del corteo, della battaglia.
Ha tirato un paio di arance allo zio sul carro, raccolto caramelle che ha voluto conservare "per dopo a casa", guardato i cavalli con la solita ammirazione, osservato tutto il resto senza alcuna paura ma con seria imperscrutabilità.



















Siamo stati ad un altro carnevale, godendoci il sole, i colori, l'allegria, i carri ed i coriandoli...no quelli no, infatti il nano ha tenuto il cappello di lana per proteggersi i capelli dai fiocchi di carta e, anche questa volta, e' riuscito a schiacciare un pisolino nonostante la musica e la folla.












Per la festa della donna mi sono regalata da sola le primule, che adoro e che risvegliano in me tanti ricordi.


Domenica, invece, abbiamo giocato sulla neve, consumando un pic nic al sole.
Siamo scesi come dei pazzi sul bob, io e il mio piccolino stretti stretti, tra tante risate e qualche capitombolo.

E poi ci sono le prime fioriture, che oltre all'eczema e agli occhi rossi, regalano gioia e speranza.

E le mie orchidee, sbocciate in tutto il loro splendore.

E scusate se e' poco.

venerdì 7 marzo 2014

"Per dieci minuti" vs "Fermate gli sposi"

Chiara Gamberale "Per dieci minuti" vs Sophie Kinsella "Fermate gli sposi".

No, scherzo, questa non è una sfida ( però il titolo attira eh?)
E' che sono stata un po' assente dal blog: il funerale di una persona cara, l 'aggravarsi della malattia di un'altra, il lavoro che per fortuna c'è ma sempre tutto insieme, casini vari, malanni di stagione per me ed il nano, carnevale ecc. ecc.
Però ho letto molto e molto bene.
E allora ecco due dei romanzi che mi hanno accompagnato negli ultimi giorni.

Belle le copertine, di entrambi.

Accattivanti, ecco.
Idem per i titoli.
A leggerli, poi, entrambi i romanzi lasciano un senso di leggerezza, di evasione (e io ne ho bisogno in questo periodo), non scevro da riflessioni.
Forse perché se vuoi pensare, puoi farlo prendendo spunto da qualunque cosa, qualunque parola, qualunque libro.
Nel libro della Gamberale, poi, io ho trovato alcune piccole perle di saggezza.

Pensieri che c'erano anche nella mia testa ma non avrei saputo esprimere così chiaramente, con due parole.
Volete un esempio?
Eccolo.

"Una minore intensità di aspirazioni senza dubbio permette una maggiore coincidenza con la propria vita.
Certo. Certo che è così.
Ma il punto e': come?
Come si fa?
Dovevo accettare, quietamente, che Mio Marito negli ultimi tempi fosse sempre stanco, sempre distratto? ...se non mi macerassi con la nostalgia per Vicarello e per la Mia Rubrica, coinciderei di più con la mia vita? Ed e quella cosa, che chiamano felicità? O è' il modo per rinunciarci a prescindere, alla felicità? Dunque dobbiamo scegliere? Tutti?"

"Improvvisamente mi domando se, a furia di confrontarmi con le infinite variazioni che la vita consente allo stare insieme, non abbia perso di vita dei fondamentali che ledono tutte uguali, le famiglie.
per esempio tollerarsi,
Rassegnarsi all'odore delle rispettive cacche.
Dare per scontato che gli altri sono la nostra grande occasione, certo: ma sono anche la nostra più infinita fonte di guai, la nostra disperazione, una tremenda rottura di palle.
...come se non fosse diritto di tutti, ogni tanto, essere fastidiosi. Puzzolenti. Logorroici, Muti. Un po' stronzi.Insopportabili.
"Forse Mio Marito e io non ce lo aspettavamo", penso a voce alta.
"Che cosa?" Mi domanda Claudia.
"Che l'altro esistesse a prescindere da noi, Che non fosse esclusivamente a nostra disposizione."

E poi riflessioni sui libri ed i lettori, come queste:
" Chi sono dunque, i lettori?
Sono senz'altro persone molto diverse fra loro.
Anche le uniche due che, in dieci minuti, hanno comprato lo stesso libro, a vederle hanno davvero poco, pochissimo in comune:....
Siamo diversi, appunto. Molto diversi fra noi. Leggiamo per noia, per curiosità, per scappare dalla vita che facciamo. Per guardarla in faccia, per sapere, per dimenticare, per addomesticare i mostri fra la testa e il cuore, per liberarli.
Non ci somigliamo per niente anche se teniamo in mano, amiamo, detestiamo, e se per Natale regaleremo a chi ci è più caro, lo stesso libro.
Non ci somigliamo per niente.
Fatalmente, e' proprio per questo che, si: non c'è dubbio.
Esistiamo
.....Uguali solo a noi stessi, con la speranza di affidare a un'altra storia, la nostra. per perderla, per ritrovarla.
Per rimediare, in qualche modo, all'esistenza."

Non è forse vero? Non è capitato anche a voi di sentire affinità con una persona e poi scoprire che avete gusti agli antipodi in fatto di libri o di musica? O viceversa? E vi chiedete come sia possibile? A me spesso.
Forse, però, la frase che più racchiude il senso del libro e' questa:
"Semplicemente, fra tutti quei benedetti - maledetti fenomeni che bucano la cortina dell'indifferenza generale e la forzano fino a schiuderla nell'immaginario collettivo, capita che qualcuno ci passi sopra la testa, ci strisci sotto i piedi.
E che non ci raggiunga. perché stavamo pensando ad altro, perché stavamo bevendo un caffè, perché eravamo nel posto giusto al momento sbagliato, nel posto sbagliato al momento giusto.
Capita.
...
perché in effetti il meglio della vita sta in tutte quelle esperienze interessanti che ancora ci aspettano: con il gioco dei dieci minuti lo sto imparando.
Dunque sta anche nei libri che tutti hanno letto, ma che per qualche imprecisato motivo noi ancora no."

Perché, come mi ricorda sempre mia nonna: quando si chiude una porta, si apre un portone.
E dal dolore si può imparare, molto, se si è disposti a rimettersi in gioco.
C'è tutto questo nel romanzo della Gamberale, però scritto in modo lieve, pagine che scivolano via veloci e piacevoli.
E devo ringraziare verdeacqua, perché se non avessi letto la sua recensione (in questo post : verdeacqua: di strizzacervelli, altalene e cambiamenti cercati ), questo libro non lo avrei mai cercato perché mi sembrava semplicemente "troppo di moda" e invece...

Lieve, piacevole e scorrevole anche il romanzo della Kinsella, che in più fa ridere e sorridere, con quelle strambe situazioni, così surreali da sembrare credibili, che sono la caratteristica di questa autrice.
Può una donna di trent'anni delusa dal fidanzato gettarsi tra le braccia di un ex e decidere di sposarsi così, su due piedi?
Quando si conosce veramente qualcuno? Quanto c'è di vero nei nostri ricordi?
Quanto è giusto intromettersi nella vita degli amici e dei parenti, anche se a fin di bene?
Quanto di noi proiettiamo sugli altri, anziché vederli per quel che sono?
Si possono rivivere certi momenti, certe sensazioni, certe emozioni del passato?
Io credo di no e forse è questo che li rende così magici, la loro irrimediabile irripetibilità.
Che cosa ne pensano i protagonisti di questo romanzo, però, non ve lo dico.

Leggeteli, tutti e due, e rilassatevi!!!
P.s. Secondo me sono proprio lettura giuste per la primavera imminente.


Con questo post partecipo all'iniziativa del Venerdi’ del libro: Un colpo all’altezza del cuore | di Home Made Mamma.