venerdì 29 agosto 2014

Non dirmi che hai paura

"Non dirmi che hai paura" di Giuseppe Catozzella, pag. 236, I Narratori di Feltrinelli ed., Euro 15,00
Il romanzo racconta la storia di Samia Yussuf Omar, atleta somala, nata e vissuta a Mogadiscio, qualificatasi, a soli 17 anni, per le Olimpiadi di Pechino, senza un allenatore professionista, senza tabelle di allenamento, senza un'alimentazione adeguata o anche solo sufficiente, persino senza un campo di allenamento, mossa solo dalla passione per la corsa e dal desiderio di riscatto, per se' e per tutte le donne somale.
Destinata a partecipare a quelle di Londra del 2008, Samia, dopo essere stata costretta a dire addio al suo più grande amico, "vittima" di una guerra tra etnie tanto insensata quanto crudele, dopo essere stata costretta a lasciare la sua famiglia, a conoscere un lutto devastante, dopo aver cercato di allenarsi in burqua, sfidando di notte, per le strade di una città devastata, le bande armate e il coprifuoco, dopo aver tentato ogni strada, dopo tanta lotta e fatica, morirà nel Mar Mediterraneo, a pochi giorni da quella gara olimpionica in cui sognava di partecipare.
A cui lei, più di ogni altro, avrebbe avuto diritto di partecipare.
Un viaggio nella guerra, nel dolore, nella fatica, nella vita e nelle speranze di tanti profughi che continuano a sbarcare nelle nostre coste.
Soprattutto, però, un viaggio nel coraggio, nella passione, nella forza della vita e dello sport.
E' una storia di sacrifici ma anche di amicizia, quella vera, che supera pregiudizi e fazioni.
E' l'esempio di come alcuni di noi abbiamo un talento speciale, che può portarti lontano, se non fisicamente almeno con il pensiero.
E' la storia di come un atleta, prima Mo Farah per Samia e poi Samia stessa per molte donne, possa diventare un simbolo e alimentare sogni e speranze.
Non è un libro facile da descrivere e forse neppure da digerire.
E' un libro facile da leggere però, che prende e entra dentro, con la sua protagonista eccezionale, la sua famiglia, unita e saggia, il suo amico Ali', le numerose e mai inutili comparse, che lasciano il segno.
Come il padre di Samia:
"Poi si è sistemato sulla sedia come a guardarsi meglio, a osservarmi per la prima volta con altri occhi.'Sei una piccola guerriera che corre per la libertà', ha detto. 'Si', sei proprio una piccola guerriera.' Mentre parlava aveva preso ad aggiustarmi la fascia elastica sulla fronte. le nostre dita si sono toccate. 'Se davvero ci credi, allora un giorno guiderai la liberazione delle donne somale dalla schiavitù in cui gli uomini le hanno poste. Sarai la loro guida, piccola guerriera mia.'"
"Quel giorno, allo sparo dello starter, mi sono dimenticata di tutto. Non era mai successo, ma da allora non ha più smesso di succedere, ogni volta che ho vinto. La mia mente e' riuscita a creare il vuoto e fissarsi soltanto sulle cose positive.

Il giorno del mio decimo compleanno ho sentito che la corsa mi liberava dai pensieri. Aosi, metro dopo metro, chilometro dopo chilometro, la bambina magro linea era riuscita a superare la prima parte del gruppo, e a mettersi dietro ai quattro più veloci.
Nella testa avevo le parole di aabe, e il gesto con cui mi aveva calato la fascia di spugna sulla fronte. 'Un giorno guiderai la liberazione delle donne somale dalla schiavitù in cui gli uomini le hanno poste. Sarai la loro guida, piccola guerriera mia.'.
Ogni volta che ho corso, da quel giorno in poi, ho ingoiato metro su metro masticando queste parole salvifiche di mio padre, le parole di Yusuf Omar Nuru, figlio di Omar Nuru Mohamed.
La liberazione del mio popolo e delle donne dell'Islam.
Quel giorno ho vinto." (Pag. 48-49).

Come il suo amico Ali'.
"Facevamo sempre gli stessi discorsi, raccontarci il nostri futuro ci tranquillizzava, ci faceva stare bene. E non solo perché da fuori ogni tanto sentivamo arrivare gli spari dei mortai. No, era proprio il racconto in se'.
Ali' ma a raccontare, e io amavo ascoltarlo. Amavamo il modo in cui la storia si era evoluta da quando era uscita la prima volta dalla sua bocca, il modo in cui si era aggiustata sulle cose che piacevano di più a me o a lui. Era tranquillizzante sapere come sarebbe andata a finire, era un bel modo di passare le serate. non come la voce dolcissima di Hodan, ma quasi, In quelle settimane, in quei mesi, io è Ali abbiamo messo in comune tutto quello che avevamo, senza paure e avidità: ci siamo scambiati i sogni." (Pag. 68)
"Volevo diventare la velocista più forte di tutta la Somalia, cosa che significava andare a correre al Nord, a Hargeysa, in Somaliland. ma non era facile, perché avevo bisogno di qualcuno che mi accompagnasse, io i soldi non c'è li avevo, così come non li aveva Ali.E poi il Nord si era dichiarato indipendente, dicevano che detestavano la guerra, e quindi chi voleva andare al nord, anche soltanto per una gara, non era ben visto dai gruppo armati.

In più, proprio nelle settimane in cui Nassir aveva deciso di seguire Ahmed, tutto stava cambiando a Mogadiscio.
Al- Shabaab aveva preso molto potere, e si cominciava a parlare dell'apertura delle Corti islamiche. ...La vita in città, nel giro di poche settimane, era diventata impossibile. Soprattutto per le donne, ma non soltanto per loro.
Poi, in un solo giorno e' accaduto quello che mai dovrebbe succedere da nessuna parte.
un giorno, un giorno come qualunque altro, senza niente all'orizzonte, ne' cataclismi ne' rivoluzioni.
In un giorno tutto e' cambiato.
da un giorno all'altro e' stato vietato ascoltare la musica.
Non si poteva più, ne' nelle strade ne' nelle case....
....Da un giorno all'altro sono stati chiusi tutti i cinema....
...Da un giorno all'altro gli uomini sono stato obbligati a indossare i pantaloni lunghi, non potevano più farsi vedere per strada con quelli corti.E dovevano anche rasarsi i capelli a zero, oppure portarli lunghi, in stile afro, con le barbe lunghe. le mezze misure non erano più contemplate.
Le donne poi.Alle donne non era più consentito fare niente, rischiavano anche a camminare per strada.Provarci senza burqua era un azzardo che poteva costare la vita.
Da un giorno all'altro le tradizioni del nostro paese sono cambiate.La terra del sole e dei colori si è trasformata in un campo di addestramento a cielo aperto per estremisti.
Tutti i nostri garbasar, i jamar, gli hijab colorati non andavano più bene. Si potevano usare per lavare il pavimento. Avevamo l'obbligo di indossare il burqua nero, quello che lascia scoperti soltanto gli occhi.
Ma la cosa peggiore, perché sembrava una punizione, era stata la decisione di tenere spenti i pochi lampioni che di sera illuminavano alcune piazze del centro e qualche viuzza.
La sera, infatti, molti si radunavano nelle piazze, sotto i lampioni, a leggere.Pochissimi avevano l'elettricità in casa.
....Quei luoghi erano la nostra biblioteca a cielo aperto. Ora, come anche la biblioteca vera, tutto era precluso cancellato, vietato.
Al-Shabaab era riuscito a radere al suolo la speranza di un popolo intero. Tutto ciò che fino a quel giorno era stato difficile da realizzare ma possibile, era diventato impossibile.
Il sogno, la speranza e la libertà erano stati cancellati con un'unica mossa.
Da un giorno all'altro.
..E niente più correre." (Pag. 81-82).
E io mi domando una volta di più, il senso di questa nostra Europa che ci lascia soli di fronte al dramma dell'immigrazione, colpevoli solo di avere un Paese con chilometri di coste, e il senso di operazioni costosissime, come Mare Nostrum, che forse servono solo ad alimentare un sistema di traffici illegali, lasciando morire i più e non offrendo abbastanza a chi si salva.
Mi chiedo a chi convenga tutto questo.
"Ero talmente triste che non avevo paura di niente. La paura e' un lusso della felicità." (Pag. 160).

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma e ringrazio i suoi partecipanti, perché senza i loro suggerimenti non avrei scoperto questo bellissimo libro!


venerdì 15 agosto 2014

Il rifugio Bruno Piazza ed il sentiero delle anime da Traversella: sempre passeggiando ma....in Piemonte!

Nel nostro girovagare con il nostro piccolo escursionista tra le montagne, non ci siamo certo limitati alla Valle d'Aosta, anzi.
Vi ho già parlato di quante sorprese riservi il mio amato Piemonte?
Non abbastanza, credo!

La Val Chiusella, ad esempio, dove ho passato tante piacevoli settimane d'estate con i miei nonni, è incantevole ed ancora abbastanza selvaggia.
Ci si arriva da Lessolo (TO), ad un passo da Ivrea.
Si arrampica (e pure tanto e bene!), si mangia ottimamente (a Traversella c'è un allevamento di trote sempre aperto, da cui comprare pesce fresco all'ultimo minuti) e si passeggia...tra incisioni rupestri!

E' il sentiero delle anime, che passa dal Rifugio Bruno Piazza (circa mezz'ora dal centro di Traversella)



 Regala magnifici scorci...

 E le incisioni rupestri, davvero suggestive.




Nonchè cascate, borghi sperduti (qui Cappia e Succinto) e boschetti magici.









 E dopo tanto camminare (alla fine il giro circolare che abbiamo fatto ci ha portato ascarpinare per  piu' quattro ore), anche da parte del nano, un po' di sano "riposo" e svago all'immancabile parco giochi, peraltro nuovo, pulito ed accogliente!!!




 Arrivederci a presto, Val Chiusella!!!

martedì 12 agosto 2014

Quando a sposarsi sono gli amici...

Quest'anno, tra matrimoni, battesimi e prime comunioni, gli inviti fioccano e le nostre finanze piangono, altro che vacanze!

Pero' sono tutti inviti sentiti, per momenti in cui siamo onorati di esserci e di essere voluti.





 ...particolari da un battesimo...






 E poi, quando a sposarsi è un'amica degli anni dell'università, il matrimonio è anche un'occasione per ritrovarsi, per ricordare, per divertirsi.

Senza contare che tante cerimonie significato tante occasioni per vestirsi bene e cercare di essere al top!

Gli anni dell'università mi mancano.
Intendiamoci, non è che fossei meno ansiosa, piu' ottimista o felice di adesso.
Solo che avevo l'impressione di avere piu' tempo, mi sentivo piu' giovane e, soprattutto, c'era molto piu' spazio per lo sport e gli amici.
E' quindi stato un piacere rivederci e ritrovarci, pur consapevoli che "ogni esperienza ha il suo tempo" ed è giusto cosi'.
L'atmosfera e le emozioni erano quelli giusti (e non è affatto scontato, purtroppo), perchè loro sono una di quelle coppie solide ed innamorate, "rodate" da anni di fidanzamento ma, soprattutto, da scelte lavorative che li hanno tenuti a lungo lontani, anche se solo fisicamente, e da un pesante lutto in famiglia, una di quelle coppie "cresciute insieme", dagli occhi luccicanti di amore e promesse.
E in un periodo in cui vedo e sento di separazioni, crisi di coppia e "coppie pendolari per forza", situazioni rese piu' frequenti dalla crisi economica e lavorativa che tutti stiamo vivendo, ne avevo proprio un gran bisogno.
E cosi', in una rara giornata soleggiata e senza pioggia del luglio peggiore (metereologicamente parlando) della mia vita, si sono detti il fatidico "Si' ".

 (La sgranatura è voluta, non pensate male!)
 Il mio biondino, in camicia e pantaloni scuri, come il suo adorato papà, è stato bravo, anche se è scappato fuori dalla chiesa appena prima che entrasse la sposa e non vi ha piu' fatto ritorno...d'altro canto, alla religione non siamo avvezzi.

Tutto era semplice ma curato ed elegante.
 Gli sposi hanno scelto un luogo incantevole dove cenare (la cerimonia era pomeridiana, ottima scelta), a due passi dal centro di Torino ma...sembrava di essere in un altro mondo, senza traffico nè rumori, circondati dal verde di una meravigliosa villa di campagna antica...






L'aperitivo all'aperto e tutte le porte e vetrate sempre spalancate su un'ampio prato verde, sono state il tocco che ha permesso anche ai genitori come noi ed ai piccoli di godere del pomeriggio e della serata...

 (Per la cronaca, quella riflessa nel vetro sono io!)

 Gli sposi ci hanno pensato e io l'ho apprezzato davvero tanto, anche se i bimbi non erano poi molti, fatto che, ancora una volta, mi ha stupito molto.
Di nostri coetanei genitori praticamente non c'era nessuno.
Ovviamente, non sempre è questione di scelte pero' quando sento affermare da qualcuna che "si' certo, vorremmo dei figli ma c'è tempo", mi viene da dire loro che non è cosi' scontato che arrivino quando si decide di cercarli e che se è davvero un desiderio, aspettare troppo puo' essere pericoloso.
Poi, per fortuna, penso che sono argomenti troppo intimi e sto zitta, pero' ho l'impressione che siano loro "in ritardo" e non noi "in anticipo", come ci suggeriscono.
In ogni caso, visto come ti cambia la vita un figlio, ciascuno deve aspettare il SUO momento giusto.
Il nostro divoletto biondo, comunque, è stato bravissimo, come sempre in questi casi (per fortuna) e bello, bellissimo, nel suo abbigliamento elegante (che è durato poco poco!!!).
Ha apprezzato il menu' eccellente, assaggiando antipasti e i primi, ed alle 22.00 si è pacificamente addormentato nel suo passeggino, permettendoci di conversare ancora un po' ed assistere al taglio della torta ed all'apertura dei balli.





So che non tutti ritengono sia il caso di portare i bimbi con se' ai matrimoni ma...i momenti per stare insieme sono cosi' pochi e poi si tratta di un'occasione gioiosa e di socialità che è un peccato negargliela, anche se cio' significa qualche rinuncia per noi.

Ciascun cartoncino segnaposto di ogni tavolo riportava una frase sul matrimonio ed erano tutte simpatiche, ironiche, romantiche e vere...come quella sul nostro, davvero azzeccata!!!

"Una coppia è bel assortitata quando entrambi i coniugi sentono il desiderio di litigare nello stesso momento." - Jean Rostand

La vista notturna su Torino era incantevole ...

....anche se la foto da compatta senza cavalletto è un disastro e pure se la mattina dopo, quando il nano si è svegliato come al solito alle sette, non ci è stata di gran consolazione (e dire che siamo rientrati all'una, non alle quattro del mattino!)
Decisamente, non ho piu' il fisico di una volta!!!





 

lunedì 11 agosto 2014

Passeggiando in Valle d'Aosta con il nostro bambino

In questa estate che sa di autunno/primavera, dal tempo incerto e con un sole che si concede con parsimonia, ogni tanto riusciamo a fare qualche piccola escursione, con il nostro biondino sempre piu' felice di camminare.

Abbiamo iniziato in modo molto soft...solo 45 minuti (partenza da Gressoney Saint - Jean - AO - Loc. Dresal), anche se di quelli belli tosti, per raggiungere un villaggio Walser dal sapore di altri tempi, Alpenzu' Grande, per poi gustarci prosciutto e fontina in compagnia di mucche ed asinelli (e prendere la pioggia in discesa).



  Durante il rientro, tante meritate tappe, come quella al parco giochi di Issime (AO), sempre apprezzatissimo....


 E Lilliannes (AO), molto moderno ed originale!











Siamo tornati alle sorgenti del fiume Lys, in Valle di Gressoney (AO), un luogo per me speciale, perchè meta immancabile dell'infanzia e non solo...








Circa due ore e mezza di camminata (con partenza da Staffal, comune di Gressoney La Trinité) e una vista magnifica.

E poi ci siamo spostati in Val di Rhemes, per la precisione a Rhemes Notre-Dame  (AO), ovviamente facendo tappa alla mitica pasticceria e bar Dupont di Villeneuve (conosciuta per i torcetti ma fantastica per tutto, compreso il caffè Illy).

Abbiamo fatto un giro al Lago Peluad, con partenza dal centro del paese ...



 costeggiando il canale Grand Ru...

 e deviando, in salita, fino alla cascata..




......per poi scendere al lago ed alla sua area giochi, ovviamente!
Il giorno successivo abbiamo cercato di raggiungere il Rifugio Benevolo, anche questo meta classica delle nostre estati e passeggiata soft...il tempo non è stato clemente e abbiamo dovuto tornare indietro.
Non senza riempirci gli occhi di marmotte, pero'!


Se andate con i bambini, fate un salto anche al Centro Visitatori del Parco Nazionale del Gran Paradiso di Rhemes Notre-Dame, quasi interamente dedicato al gipeto, il piu' grande uccello d'Europa, recentemente reinserito nelle Alpi anche grazie agli sforzi del Parco.



p.s. Scendendo o salendo, se viaggiate con bimbi, fate un salto al parco giochi di Rhemes Saint Georges...il suo lungo scivolo a tunnel è la passione di molti piccoletti!!!