venerdì 9 settembre 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "Il ragazzo soldato"

"Il ragazzo soldato" di Andy McNab e Robert Rigby, ed. TEADUE, 2009, pag. 264, Euro 8,60
Andy McNab e' uno dei miei scrittori contemporanei preferiti e sicuramente il preferito nel genere dei romanzi di spionaggio.
Ho letto tutti i suoi romanzi tradotti in italiano, la maggior parte dei quali ha come protagonista Nick Stone, un agente SAS che si trova sempre invischiato in situazioni difficili in luoghi "caldi" del pianeta e che mi piace perché non è il classico buono, bensì un personaggio complesso e realistico (ne ho parlato qui, qui e qui).
Questo libro, invece, e' il primo di un'altra serie, scritta insieme a Robert Rigby.
Danny Watts ha diciassette anni, e' un orfano che vive in una casa famiglia e sogna di diventare un ufficiale dell'esercito. Peccato che, per farlo, abbia bisogno della borsa di studio dell'esercito per frequentare l'università.
Le selezioni vanno bene ma qualcosa, o meglio, qualcuno, infrange il suo sogno: il nonno latitante che non ha mai conosciuto. Danny si lancerà alla sua ricerca pieno di astio, scoprendo però presto che il legame di sangue non è qualcosa che si può ignorare.
Insieme verranno coinvolti in un intrigo, nel quale dovranno fare uso di tutte le tecniche che il nonno ha imparato in vent'anni di missioni come Special Air Service.
Un romanzo dal ritmo veloce e pieno di azione, anche se non adrenalinico quanto quelli che hanno come protagonista Nick Stone.
E' questo il mio consiglio per il venerdì del libro.

giovedì 8 settembre 2016

Su venetoforkids: i miei consigli per preparare lo zaino da montagna

Conoscete  "Venetoforkids" ?
Conoscete Stefania, alias Mamma Orsa Curiosona?

Lei e suo marito sono gli autori di Veneto for kids, un sito dedicato al Veneto ed a chi viaggia con i bambini, con tanti consigli ed informazioni su cosa visitare con i bambini, che si tratti di città, località di mare, campagna o, naturalmente, montagna.
E sono soprattutto i post dedicati alla montagna quelli che leggo io.

Ebbene, oggi sono ospite di questo utile sito, nella sezione "Consigli di viaggio", con un post di suggerimenti su come preparare uno zaino da montagna e un elenco per aiutare a non dimenticare nulla a casa, per voi ed i vostri bimbi!





mercoledì 7 settembre 2016

Gite fuori porta con i bambini: il rifugio degli Asinelli

D'estate ma anche nelle mezze stagioni, in settimana o nel weekend, a volte si ha voglia di fare una gita, vedere qualcosa di nuovo, arricchire il proprio bagaglio di conoscenze o esperienze o, semplicemente, divertirsi. E si ha voglia di farlo con i bambini.

In un ozioso pomeriggio estivo libero, la voglia di gita ci ha portato, con decisione dell'ultimo minuto, in un luogo speciale, non molto lontano da casa: Il rifugio degli Asinelli, a Sala Biellese, in provincia di Biella, nel Nord del Piemonte, non lontana da Ivrea e dalla Valle d'Aosta e rapidamente raggiungibile anche da Torino e Vercelli.



Su un vasto appezzamento di terreno, l'associazione senza scopo di lucro "Il Rifugio degli Asinelli
ONLUS" dal 2006 ospita asini, muli e bardotti in difficoltà o sofferenti, a causa di malattie o perchè hanno subito maltrattamenti o sono stati privati di cure o cibo e se ne occupa, facendo conoscere ad adulti e bambini curiosi questi teneri animali.



La sede si trova immersa nel verde delle colline moreniche ed ci ha stupito perchè è grande, curata, pulita e ben tenuta, come gli animali che ospita.
L'ingresso è gratuito e si possono guardare ed accarezzare muli, asini e bardotti in sicurezza e rispettando la loro volontà (sono gli animali ad avvicinarsi agli steccati se e quando vogliono essere coccolati - praticamente sempre! - e non viceversa).


Inoltre, parcheggiata l'auto nell'ampio piazzale gratuito, i bimbi possono correre e muoversi tranquilli per le sterrate che conducono ai recinti, poichè non circolano auto. Tra l'altro, in quasi tutto il luogo ci si può muovere anche con passeggini e cani (purchè al guinzaglio).
La struttura ospita anche una fontana, i servizi igienici (con fasciatoio), macchinette automatiche di acqua e snack e un negozio con tanti articoli, comprando i quali si può contribuire a sostenere l'associazione.
Eh sì, perchè essa vive delle donazioni e dei contributi dei privati (compreso il 5x1000).
Si possono anche "adottare a distanza" uno o più animali oppure persino prenderli in affidamento, in casa propria, naturalmente alle condizioni poste dall'associazione, a salvaguardia degli animali.



Noi ci siamo stati in un pomeriggio qualunque, trascorrendovi un paio d'ore, però credo sia meglio programmare la visita in modo di partecipare ai grooming days organizzati periodicamente (qui il calendario).
Cosa sono? Giornate in cui il personale del rifugio insegna ai visitatori a prendersi cura di asinelli, muli e bardotti  con brusche e striglie (ossia fare "grooming"), all'interno dei recinti.
Noi contiamo di farlo presto!

Cos'altro fare nei dintorni?
Una visita al Parco della Burcina ed alla Biella Alta sono d'obbligo,



 ma c'è anche la riserva naturale della Bessa, miniera d'oro a cielo aperto di epoca romana, di cui un giorno vi racconterò, oppure potreste spingervi fino a Ivrea, per visitare la cittadina ed il suo castello dalle rosse torri!




N.B. Post non sponsorizzato.


lunedì 5 settembre 2016

Centro estivo: tra polemiche, alternative ed assenze (nostre)

Quest'anno, a maggio, l'amara scoperta: la Comunità montana non avrebbe più organizzato il servizio di centro estivo, per paventata "assenza di fondi". Parimenti, il Comune aveva deciso di non finanziare neppure più il servizio di tate familiari "estivo" del paese.

Vero che noi non ne avevamo usufruito, preferendone uno privato più lontano ma anche più economico e, soprattutto, più flessibile.

L'esperienza era stata positiva, dal mio punto di vista, un po' meno da quello del ricciolino che, pur non trovandosi male, non aveva però reagito bene. Forse per stanchezza, forse per il caldo eccessivo, forse per età o inclinazione caratteriale. Chissa'. Comunque, come vi avevo raccontato, parte dei dubbi iniziali si erano dissipati ed alla fine era andata, anche grazie all'alternativa "nonni".

Era stata, però, una faticaccia, fisica e morale. Così, quest'anno ero partita convinta: più settimane al centro estivo e ne proviamo pure un altro, da scegliere insieme ai suoi amichetti, possibilmente.

Certo, ma quale?

Il panico si era diffuso, soprattutto considerato che l'alternativa trovata dai Comuni era apparsa, a me ed a molte altre mamme, alquanto discutibile: finanziare l'oratorio perché coprisse il "buco" di servizio, ma solo per i bambini dai sette anni (o comunque a prima elementare conclusa) e con contributo economico a carico delle famiglie non economico.

Meglio che niente, certo, ma pur sempre un "centro estivo" confessionale finanziato con fondi pubblici (du questo anche di atei e appartenenti ad altre fedi religiose) e tale da non coprire la fascia di età della scuola materna.

Purtroppo, però, la maggioranza ha vinto e così è stato, alla faccia dei discorsi sullo Stato laico e l'integrazione religiosa.

Abbiamo perciò optato per un centro estivo fuori regione, a qualche km di distanza.

La scelta è stata più azzeccata (e pure più economica) e il ricciolino, a parte il primo giorno, ha reagito meglio al distacco e ha sempre riferito di essersi divertito.

Eppure, ha anche sempre cercato di evitarlo, pregando i nonni di tenerlo con se' e facendo leva sui miei onnipresenti sensi di colpa. Perciò, passato luglio tra centro estivo e nonni, ad agosto, quando ho avuto meno lavoro, e' stato molto con me, oltre che con i nonni. Poi ci sono stati dieci giorni di vacanza, tutti e tre insieme.

Questa settimana, l'ultima di vacanza, avrebbe dovuto rientrare al centro estivo ma ha protestato con fervore, pregandoci spesso di non mandarlo o, se proprio necessario, solo un giorno o due.

Alla fine, visto che pare che la disponibilità dei nonni ci sia, io ho ceduto.

So già che me ne pentirò, però un paio di domande del ricciolino mi hanno messo alle strette: "Se pensate che sia tanto divertente, perché non ci andate voi?!?"

E soprattutto: "Voi, al centro estivo, ci andavate o no?"

La risposta è stata no, per entrambi. Certo, le condizioni familiari erano diverse ma la realtà è che ne' io ne' l'Alpmarito avremmo neppure mai voluto andarci e, anche quando c'erano momenti di noia a casa, non avremmo mai fatto cambio.

Forse a torto, perché non avendo mai provato non sappiamo cosa ci siamo persi, ma tant'è.

Così, grazie ai nonni (con i loro difetti, certo, ma pur sempre nonni disponibili), il ricciolino ha vinto.

 

E voi, come vi siete organizzati? Che alternative avevate? Cosa ne pensate della trovata di finanziare l'oratorio?

 

venerdì 2 settembre 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "Bassa stagione" di Jorn Lier Horst

D'estate non disdegno thriller e gialli.

Questa volta, la scelta è caduta su un autore norvegese, che è stato davvero poliziotto a Larvik, la cittadina dov'è ambienta i suoi romanzi, prima di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.

"Bassa stagione" di Jorn Lier Horst, ed. Rizzoli, 2015, pag. 316

 

Un fine settimana d'autunno, tra i cottage estivi di un luogo di villeggiatura affacciato sul mare della Norvegia, si scatena il male: omicidi e furti, in un intreccio che si svela a poco a poco, coinvolgendo stranieri e locali, persino la figlia dell'ispettore, William Wisting.

Un ispettore tranquillo ma preciso, che ispira simpatia, che non esita a mettere a rischio la sua vita per trovare i colpevoli e che non si è ancora arreso al cinismo, rifiutandosi di tracciare una linea di distinzione netta tra buoni e cattivi.

Io ho trovato molto interessanti anche alcune considerazioni dell'ispettore sull'aumento della criminalità nei paesi scandinavi (e non solo) a seguito dell'allargamento dell'Unione Europea a paesi molto più poveri della media e la descrizione, funzionale all'indagine, delle "rotte del crimine"

Di più non posso dire, per non rovinare una lettura che prende, piacevole e intricata, che consiglio agli amanti del genere e dei climi nordici.

E' questo il mio consiglio di lettura per il venerdì del libro.

 

giovedì 1 settembre 2016

La piccola falesia e la mini ferrata di Gressoney La Trinité

Ebbene sì, sono tornata dalle ferie e mi sto riconnettendo con il mondo.
Siamo stati via poco ma abbiamo condensato un numero notevole di escursioni a piedi ed in bici e visite culturali, perciò potrò annoiarvi per molto tempo con i miei racconti.
Oggi però, visto che l'autunno è ormai alle porte ed il tempo per le escursioni estive in montagna e' ormai agli sgoccioli ma ancora ci sono tanti buon weekend, vorrei suggerirvi un posticino adatto a far arrampicare i bambini e persino a fargli provare il divertimento di una ferrata, la falesia di Gressoney La Trinite', comune alla fine della Val di Gressoney (AO), dal lato sinistro della Valle, nei pressi di un ampio prato con tanto di fontanella, in cui fermarsi per un pic nic e quasi di fronte ad un bel parco giochi (questo), posto sull'altro lato del torrente.
Si tratta di una piccola falesia per principianti e bambini, molto soleggiata che presenta, su un lato, vie facili, appoggiate e chiodate vicino, poi una breve ferrata a lato, con ponticello sospeso che, quando ci sono le guide alpine, può terminare con una discesa in tirolienne, ed infine qualche tiro più impegnativo, per far divertire anche i genitori!
Per il ricciolino biondo e' stata la prima ferrata, accompagnato dal suo papà. Superfluo dire che se ne è innamorato.
Dal prato, si può anche imboccare il largo sentiero che conduce, in un'oretta, alla frazione più sopraelevata del Comune, Staffal, dove finisce la strada asfaltata, costeggiando il torrente e superando il piccolo e suggestivo borgo di Biel.
La "chicca" di questo luogo e' la splendida vista sul complesso del Monte Rosa.

venerdì 19 agosto 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "Balzac e la piccola sarta cinese" e non solo

D'estate, complici le serate più lunghe e minor lavoro, riesco a leggere di più. Ecco dunque le mie ultime letture.

"Balzac e la Piccola Sarta cinese" di Dai Sijie, ed. Adelphi, euro 7,00, pag. 176

Un romanzo breve (meno di 200 pagine) ma dalla forza evocativa e dal potere quasi ipnotico della narrazione che lo rendono un gioiellino.

E' capace di raccontare, in modo delicato e in qualche modo "leggero" una pagina buia e ignorata ai più della storia cinese: il periodo della dittatura comunista di Mao e la "rieducazione" forzata dei giovani e dei "nemici del popolo".

E' il 1921 e due ragazzi "di città" di 17 e 18 anni, vengono mandati in uno dei villaggi sperduti di una montagna chiamata "La fenice del cielo", per essere "rieducati", attraverso il lavoro nei campi e nelle miniere con i contadini, sorvegliati dal capo del villaggio.

A differenza della maggior parte dei loro coetanei di città e degli altri "figli di borghesi", tutti costretti a periodi di rieducazione in campagna o in montagna di circa due anni, i protagonisti hanno dinnanzi a se' la prospettiva di rimanere in quei luoghi per tutta la vita, con "tre possibilità su mille" di tornare a casa prima, e ciò solo perché sono figli di due importanti medici, un dentista ed uno pneumologo, considerati "nemici del popolo" per aver manifestato idee contrarie al regime e perché loro stessi hanno ricevuto una istruzione "borghese", che poi nel loro caso si è fermata alla licenza media.

Eppure, si sa, la cultura e' nemica delle dittature, in specie quelle comuniste.

La vita angosciosa dei due ragazzi tra le montagne cambia però improvvisamente quando scoprono che il ragazzo "in rieducazione" di un altro villaggio, possiede una valigia di "libri proibiti", ossia romanzi, per di più i classici (almeno per noi) di autori stranieri, tra cui molti romanzi di Balzac.

Saranno quei libri a insegnare ai ragazzi cosa sia la libertà, la spinta individualistica al progresso, l'amore, il sesso, la gestione del potere e la sfida, fino a coinvolgerli in una "missione" che vede coinvolta la bellissima, ma ignorante, piccola sarta cinese, di cui entrambi finiranno per innamorarsi.

Non posso svelare di più ma devo ammettere che il finale, amaro come lo spaccato di regime che racconta, mi ha sorpreso.

N.B. Facendo una piccola ricerca on-line, pare che i "Campi di rieducazione", di cui parla anche Terzani in un suo romanzo, siano ancora una realtà attuale, in Cina, seppure nascosta. Infatti, nessuno sa con precisione quanti siano ancora attivi ma si parla di migliaia, con reclusioni che possono durare anche tutta la vita e questo per reati "minori" e politici.

***

"55 vasche. Le guerre, il cancro al quella forza dentro" di Mimmo Candito, ed. Rizzoli, 2016, euro 17,59, pag. 225

L'autore, Mimmo Candito, e' giornalista, scrittore e docente universitario di Linguaggio giornalistico, firma de "La Stampa" dal 1970, corrispondente di guerra in Iraq, Medio Oriente, Asia Africa e Sudamerica, Libia.

In questo libro, che mi ha attirata dal titolo, che rimanda al nuoto che amo, racconta la sua guerra contro un cancro, intrecciandolo con l'evocazione di alcuni episodi vissuti come corrispondente di guerra, parlando dell'amicizia con un gruppo di colleghi, con il quale condivide una sorta di cameratismo cementato da finalità simili, creatosi in mesi e mesi vissuti in angoli pericolosi del pianeta, a raccontare (e un po' sfidare) la morte.

Il messaggio dell'autore emerge in modo da molto chiaro (anzi, forse è ripetuto fin troppe volte): la voglia di vivere, il dominio della mente sul corpo e la capacità di accettare il pericolo eppure lottare strenuamente, possono fare la differenza anche con una diagnosi di cancro.

Infatti l'autore, a cui trovano un tumore grosso e collocato in zona "impossibile" da operare, ha, secondo il suo oncologo: "zero virgola zero probabilità di sopravvivere".

Invece lui sopravvive e non sono alla prima massa tumorale, ma anche alla seconda, quando la bestia si ripresenta dopo quasi dieci anni.

Perché "55 vasche"? Perché è facendole, spinto dalla sola voglia di vincere il male, che l'autore comprende quanto forte possa essere la forza che si può attingere dentro di se' e dalle proprie esperienze di vita, per non soccombere.

Il giornalista e' altresì costretto a prendere coscienza che quel cancro e' frutto delle polveri metalliche e dei gas che ha respirato svolgendo il suo lavoro di reporter di guerra e dunque racconta di una tragedia che non termina quando le luci dei riflettori si spengono sullo Stato o sul dramma della popolazione bombardata, non finisce con una tregua, un convergono di transizione o l'arrivo delle forze di pace, ma perdura per generazioni, nel DNA dei nuovi nati e nei polmoni, bronchi, gole e sistemi digestivi di tutti coloro che in quei luoghi hanno combattuto, raccontato o, ancor di più, rimarranno a vivere.

Eppure l'autore afferma di non nutrire dubbi: la sua vita è valsa mille vite e ne valeva comunque la pena.

Un libro che si legge scorrevolmente, interessante e non banale, capace di affrontare con un messaggio di speranza e ottimismo un male purtroppo presente ormai quasi in ogni famiglia.


Unici difetti, secondo me: il messaggio ripetuto forse troppe volte e alcune espressioni abbondantemente utilizzate che a me hanno insegnato essere colloquiali, adatte al linguaggio parlato o alla classica "lettera ad un amico" ma non ad essere traspose su carta. Insomma, espressioni da "giornalisti", non proprio corrette, a causa delle quali non nutro grande stima delle capacità di scrittura della categoria.

***

"La classe" di Francois Begadeau, ed. Mondadori, 2009, pag. 223


Il racconto di un'anno di scuola in una media della periferia di Parigi, scritto da un insegnante che non ha ancora perso del tutto la speranza che l'istruzione possa fare la differenza ma si confronta tutti i giorni con una realtà sconfortante, sia dal punto di vista degli studenti, in una classe alquanto multietnica in cui la religione è spesso un pretesto per saltare giorni di scuola, che da quello degli insegnanti.

Dal libro e' stato tratto anche un film che ha vinto alcuni riconoscimenti. In effetti, la scrittura e' più simile ad una scenografia che ad un romanzo, poiché è una successione di rapidi dialoghi di classe.

Francamente, non mi è piaciuto particolarmente, sia per lo stile, che si avvicina al modo di parlare degli studenti, sia per le figure degli insegnanti, tutti svogliati, assonnati e pronti alla lamentela (e ne conosco moltissimi così, ahimè!), mentre lo scrittore, che pur se ne differenzia, non mi ha ispirato simpatia.

Secondo me, però, merita una lettura per coloro che nel mondo della scuola ci lavorano.

 

Con questi tre suggerimenti di lettura (o meglio, due suggerimenti) partecipo come di consueto all'appuntamento con il venerdì del libro di Paola.

 

mercoledì 17 agosto 2016

12 "cose" che odio dell'estate


12 "cose" che odio dell'estate:




1. Il caldo, che fiacca il corpo e l'animo, mozza il respiro e brucia la pelle. Lo attendi tutto l'inverno, lo saluti con gioia in primavera, lo sogni nei giorni di pioggia e poi, quando splende nel cielo azzurro senza nuvole, lo rifuggi e maledici, almeno una volta (due, tre, venti), anche se ti eri ripromessa di non farlo mai più;

2. Le creme e quel senso di "sempre unto", creme da spalmare, da spalmarsi e da lavare via. Quella solare, perchè non bisogna scottarsi e bisogna proteggere e proteggersi, quella idratante o doposole per la pellw seccata dal sole e dal vento, quella per viso e collo, che deve essere meno unta e pesante ma altrettanto utile a respingere i raggi dannosi, quella antistaminica per le irritazioni cutanee, quella cortisonica per le punture di insetto o le reazioni allergiche più forti, quella lenitiva quando la pella è arrossata e bruciante....una farmacia ambulante, in pratica.
Quella solare, inoltre, avanza sempre nel tubetto e dicono che d'inverno dovresti usarla come idratante, perchè poi per l'estate dopo non sarà più efficace ma in realtà, finita l'estate, solo a sentirne l'odore ti vengono insieme nausea e nostalgia e rimane lì, per l'anno dopo, alla faccia di tutte le date di scadenza e le raccomandazioni degli "esperti"; 

3. Le mani sempre bagnate tra lavandini, lavatoi e stendini, perchè è tutto un lavare e stendere costumi, asciugamani, magliette e pantaloncini e reggiseni ecc. ecc., senza sosta, con la lavatrice che fa gli straordinari e grida "pietà"!!! 
E che sia mare, montagna o città poco importa: la mole di panni da lavare, stendere e stirare sembra triplicarsi con l'arrivo del caldo;

4. Le macchie difficili, perchè tra melone, pesche, more, lamponi, gelato al cioccolato (che cavolo ha il gelato al cioccolato????), l'erba e il fango è tutta una macchia che non va mai via al primo lavaggio e spesso neppure al quinto e allora vai di lavaggio a mano strofinando e strofinando, di limone, aceto, bicarbonato, candeggina e qualunque altro rimedio astruso suggerito dalla nonna o dal vicino di ombrellone o chalet, ovviamente dopo che il preammollo con smacchiatori di ogni marca non ha funzionato.
E se ci sono dei bambini e se, in più, passano le giornate ai giardinetti o al centro estivo, il gioco delle macchie si fa duro davvero e i cambi si moltiplicano, tra un cappellino dimenticato al lago e una maglia sparita al centro estivo.

5. I programmi tv, tra tg che parlano di gente che si butta nelle fontane e raccomandano di andare nei luoghi con aria condizionata e un servizio sulle spiagge prese d'assalto, sempre le stesse parole ogni estate, spesso anche sempre le stesse immagini, una tiritera che chiamare telegiornale o giornalismo è un insulto. 
E ancora, repliche di film dell'anteguerra, serie tv sospese e palinsesti vuoti. Più le serate si allungano, più i programmi latitano. Per forza che leggo di più, d'estate! E meno male che ci sono i gelati con gli amici e le passeggiate serali!
Perchè anche i cinema, ad agosto, chiudono.

6. L'umidità che a volte persiste nell'aria e ti fa sentire sempre bagnato e sudato e ti entra nelle ossa come neppure a novembre.

7. Le grandinate o i nubifragi improvvisi o le "tempeste di fulmini", perchè sembra che in estate non piova, no, quando il cielo si arrabbia, son dolori.

8. Le previsioni del tempo: "Si preannunncia un fine settimana bellissimo, caldo e soleggiato, tranne al Nord, sulle Alpi dove saranno possibili isolati temporali/rovesci sparsi." E io penso, ma vaffa...., lo capisci o no giornalista dei miei stivali che non tutti gli italiani vivono o vanno in vacanza al mare o al Sud???? Ma la smetti di dire: "Bel tempo su tutta l'Italia, tranne qualche nuvola la Nord" come se non te ne fregasse un fico secco di chi ci vive, al Nord o sulle Alpi??? Grrrr...!
E se fa brutto, è sempre nel fine settimana o in quei sette giorni che fai di ferie, garantito. 

9. I titoloni dei giornali sulla montagna che miete molte vittime e giù di discussioni sui pericoli della quota e sulla stupidità di veri o sedicenti alpinisti, quando le statistiche vere parlano chiaro: si muore molto di più al mare/lago che in montagna e comunque, a me dispiace per chi muore e non me ne frega niente che sia colpa della sua avventatezza o del caso, che sia sulle autostrade, annegato o in un crepaccio. 

10. Le tentazioni culinarie, tra salsiccia e polenta in montagna, focacce e pizzette in ogni dove e gelati in città ed al lago. Resistere è dura, soprattutto quando il gelato diventa il pretesto per trovarsi e chiaccherare...altro che "prova costume"!

11.  Le domande sulle tue vacanze: "E tu (o la variante "Scusi, ma Lei"), non vai in vacanza?", "Io sono stato /andrò a...e tu/Lei?", "Quando parti, quando torni, quando resti?", "Hai già prenotato? No?!? Non troverai posto", "Hai già prenotato? Si??? Oh, che esagerata, con così tanto anticipo, tanto non c'è mica il pienone!", "E perchè non vai da nessuna parte?" , " Perchè il mare/la montagna" ecc. ecc. 
Farsi i fatti propri, mai? E poi, vabbè, alla fine le faccio pure io (giuro che è una sorta di malattia!)

12. La difficoltà di trovare il momento giusto per una corsa o un giro in bicicletta. In pausa pranzo è un suicidio, la sera il caldo sale dall'asfalto fino a ben oltre il tramonto, oltre il tramonto c'è il bimbo a casa da (giustamente) guardare e la cena da preparare, la mattina presto (ma presto presto, perchè il sole sorge, eh?), se il marito non c'è cinque giorni su sette come a casa mia, nessuno che possa stare con il bambino che (giustamente) dorme. 
E allora una corsa la rubi implorando la nonna perché "tanto hai da portare a spasso il cane di E. presto, che ne dici subito dopo di venire mezz'ora a casa nostra?", un'altra la incastri appena prima di cena, facendoti divorare dalle zanzare con lo spray che ti cola negli occhi insieme al sudore e il caldo che ti soffoca, un'altra ancora la tenti dopo cena, con il bimbo in bicicletta, finchè i moscerini non ti entrano negli occhi e in bocca e lui si lancia nelle pozzanghere come se non si fosse appena fatto la doccia...insomma, l'inferno della mamma (che prova a fare la) runner! 

E voi, anche voi trovate che l'estate abbia dei risvolti odiosi? Se sì, ditemi pure quali, che ridiamo in compagnia!

giovedì 11 agosto 2016

I momenti piu' belli

I momenti piu' belli, a volte, giungono inaspettati
I momenti piu' belli, a volte, sgorgano da idee nate per caso
I momenti piu' belli, a volte, sono i piu' semplici,
i piu' spontanei, i piu' "normali".
I momenti piu' belli, quasi sempre, sono insieme.
 Insieme a te.


Come dipingere sotto il sole, in giardino, a torso nudo, pantaloncini strappati e strapazzati, i colori a dita e piena libertà.

Espressione, scoperta, esperimenti cromatici, risate, arte allo stato grezzo, libertà di sporcarsi..







Piedini e manine, piedoni e manone, di bimbo, di mamma, di cuginetti...e un grande foglio steso al sole, mentre la bocca si riempie di more mature appena colte...

..e allora si puo' lasciare spazio alla fantasia, vestire i panni del supereroe, ridendo mentre le dita dipingono il pancino...


Come tuffarsi nelle acque verde e scure del lago, tenendo per la prima volta li' le sue manine nelle tue, vederlo agitare le gambe, prendere confidenza e vincere la paura, con un giubbotto salvagente piu' grande di lui ma dalla perfetta tenuta...perchè sulla sicurezza non si scherza..


...e poi, finlamente, lo scivolo giallo che lancia nel lago...un attimo senza respiro e poi una risata liberatoria...e ancora e ancora..



un momento in acqua, un momento in sabbiera, un momento in pedalo'...



E non essere al mare ma ancora in città, perde completamente di importanza.

Come i giri in bicicletta nel verde, con mamma e papà, sfidando il vento e guardando l'orizzonte..




...perchè i momenti piu' belli sono energia pura. Sempre.



mercoledì 10 agosto 2016

Apprendere con i cartoni: "Il viaggio di Arlo"

Nell'inverno appena trascorso abbiamo portato al cinema il ricciolino biondo per la prima volta, a guardare due cartoni: "Il viaggio di Arlo" ed "Il piccolo principe".

Il primo era certamente più adatto alla sua età (quattro anni e mezzo) del secondo ma devo dire che li ha apprezzati tantissimo entrambi e, nonostante con "Il viaggio di Arlo" l'emozione della prima volta e l'eccitazione della scoperta fosse elevatissima, ha poi sentenziato di aver comunque preferito "Il piccolo principe".

In ogni caso, io dalla visione ho capito che i cartoni possono essere un valido strumento educativo, oltre che fonte di intrattenimento.

Questo purché, ovviamente, siano ben fatti e i due sovra citati lo sono senz'altro.

Ecco perché mi è piaciuto

"Il viaggio di Arlo" ("The good Dinosaur")

1. Innanzi tutto la colonna sonora: è strepitosa. Ho fatto qualche ricerca e scoperto che è del compositore canadese Mychael Danna. Nella versione italiana, nei titoli di coda c'è anche un brano di Lorenzo Fragola, (che io non avevo mai sentito nominare ma pare abbia vinto l'ottava edizione di "X Factor ") "La nostra vita e' oggi". Come canzone non mi fa impazzire però il suo messaggio secondo me è ottimo.

Ascoltare buona musica fa sempre bene, sfido chiunque a negarlo e inoltre sono stati usati anche strumenti antichi ed esotici, per aumentare l'effetto "primitivo" della musica;

https://m.youtube.com/watch?v=_LUr9bAzFpQ

2. Le immagini, comprese quelle dei titoli di coda, sono magnifiche. Pare che i paesaggi preistorici siano anche realistici, poiché gli animatori avrebbero riprodotti fedelmente il deserto rosso del Wyoming, le praterie del Montana, i geyser e le cascate di Yellowstone. Quel che è certo è che non lasciano indifferenti neppure i bambini, mostrando tutta la meravigliosa grandiosità della natura;

3. Consente di guardare al passato con uno sguardo nuovo, ribaltando i ruoli e rimettendo in discussione la presunta superiorità degli esseri umani. Nel cartone, ad essere "evoluti" sono infatti i dinosauri. I brontosauri, erbivori, sono ritratti come contadini; i tirannosauri, carnivori, come allevatori, ed il selvaggio e' il piccolo Spot, un bambino di sei/ sette anni rimasti solo. Una bella doccia di umiltà non fa mai male, ne' agli adulti ne' ai bambini;

4. Trasmette valori: l'importanza dell'aiuto reciproco, del "fare gruppo" (Arlo e Spot si aiutano a vicenda è solo così sopravvivono, per poi essere aiutati dai tirannosauri e aiutarli a loro volta, formando squadre sempre vincenti, contro la sopraffazione e la violenza), l'amicizia e l'affetto veri, quelli che ti spingono a mettere il bene dell'altro dinnanzi al tuo e che non si esaurisce nel possesso, in quel possesso malato che spesso è la molla di molti fatti di cronaca nera e che anche quando non è patologico, come per i genitori nei confronti dei figli, e' comunque difficile da affrontare e superare, aiutando i figli a lasciare il nido.

Arlo lo capisce ed è per questo che incita il piccolo Spot ha tornare dalla sua famiglia, distaccandosi da lui, lottando contro l'egoistico ma naturale desiderio di tenerlo con se'.

5. Aiuta a superare la naturale diffidenza verso "il diverso" e a comprendere che "famiglia" non è solo quella in cui nasci, ma anche quella che ti crei, quella che ti ama;

6. Affronta il tema della paura e del distacco, sempre attuale e universale, con sguardo intelligente e molta sensibilità : come insegnano Papo Henry (il papà di Arlo) con il suo esempio e il papà Tirannosauro- cowboy, la paura non è un sentimento da cui fuggire ma una forma di protezione naturale che ti consente spesso di salvarti la vita e che si può e si deve affrontare a testa alta; quanto al distacco, la scena in cui il papà di Arlo lo aiuta in sogna a superare un momento drammatico mostra chiaramente ai bambini che le persone care non ci abbandonano per davvero mai, perché portiamo il loro ricordo e i loro insegnamenti nel cuore.

E che si cresce attraverso le prove della vita.

7. Infine, come molti cartoni Disney (oggi Disney-Pixar), attraverso le situazioni tragiche che rappresenta, ha un effetto catartico, un po' come le tragedie del teatro greco. Senza contare che, per una volta, a morire non è la mamma, di solito la prima ad essere sacrificata, ma il papà !

E poi, ovviamente, è anche molto divertente!!!!

Io, alla prima visione, ho riso molto ed alla fine avevo le lacrime agli occhi per la commozione e pure il ricciolino biondo è stato molto coinvolto emotivamente, uscendo però dalla sala cinematografica sereno.

E voi, avete visto questo cartone? Vi è piaciuto? La pensate come me?

 

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