“Magari domani resto” di Lorenzo Marone
Ed. I narratori,Feltrinelli, 2017, pag.315
Ho letto questo libro su consiglio di Maris (qui trovate il suo parere) e dopo aver apprezzato “La tentazione di essere felici”, di cui ho raccontato qui.
Il romanzo narra la storia di Luce, una trentenne cresciuta nei Quartieri Spagnoli di Napoli con la madre ed il fratello Antonio.
Il padre è sparito dalle loro vite un giorno qualunque, fuggito per un motivo che sarà svelato solo alla fine del libro.
Luce, ancora nubile, è una donna forte e determinata, che fa l’avvocato in uno studio che si occupa, in sostanza, di sinistri stradali, in modo non proprio trasparente.
Il suo lavoro, però, nel romanzo è solo il pretesto per far conoscere alla protagonista un bimbo molto intelligente che, in qualche modo, la costringerà a fare i conti con il suo passato, ripensare il suo futuro e rivedere il rapporto con sua madre.
Il suo lavoro, però, nel romanzo è solo il pretesto per far conoscere alla protagonista un bimbo molto intelligente che, in qualche modo, la costringerà a fare i conti con il suo passato, ripensare il suo futuro e rivedere il rapporto con sua madre.
Una protagonista che mi è risultata subito simpatica, un anziano vicino di casa molto saggio, un bambino dall’intelligenza pronta, due figure materne molto diverse tra loro e un avvocato titolare dello studio insopportabile e disonesto: questi i personaggi principali per una storia che, come nel precedente romanzo dell’autore, non è fatta tanto di numerosi avvenimenti o colpi di scena, quanto di dialoghi e riflessioni, con le quali è facile essere d’accordo.
Sullo sfondo Napoli, città dalle mille contraddizioni.
Una lettura molto piacevole, con qualche parola in dialetto che non rende difficoltosa la comprensione, pur donando “colore” al testo.
Non mi è piaciuta solo l’immagine della professione di avvocato che lo scrittore ha deciso di veicolare.
Luce non si comporta come un legale, ne’ in realtà lo fanno gli altri avvocati del suo studio o, perlomeno, non sono affatto così la stragrande maggioranza dei legali italiani (anche se la piaga delle truffe assicurative nel Sud Italia è una triste realtà).
Questo ad ogni modo è il mio consiglio di lettura per un venerdì del libro che…arriva di sabato!!!
“Se questo ragazzino con il caschetto fosse davvero mio figlio, ora mi sentirei appagata nell’incrociare i suoi occhi felici che hanno dentro uno sfolgorio di luce accecante, un bagliore di fiducia nella vita, nel futuro e, soprattutto, in te stesso.
Quella luce è l’unico grande dono che possa e debba farci un genitore.
Tutto il resto è scarto.” Pag. 143
“Tutti bramiamo una vita di grandi avventure, amori impossibili, sogni da inseguire e idee da far valere. Tutti moriamo dalla voglia di lanciarci a braccia aperte nel mondo per mostrare le nostre capacità, per farci dire che valiamo qualcosa, per succhiare le attenzioni altrui e trovare un senso a questa cosa immensa eppure così piccina che chiamiamo vita.
La sera, però, tutti torniamo a casa e ci rimettiamo comodi sul divano, ad aspettare che qualcuno infili i piedi freddi sotto le nostre gambe o ci dica che è pronto in tavola. Non le chiamerei semplicemente abitudini, ma un modo per rendere il cielo sopra di noi meno imponente, per sentire di avere un posto dove bastano i nostri soliti piccoli gesti quotidiani a far funzionare le cose.
Essere abitudinari non è poi così da sfigati.
I bambini sono abitudinari. E i cani.
Il meglio che c’e in giro.” Pag. 146
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