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lunedì 20 aprile 2015

L'appetito vien mangiando, la salute viene educando.

Venerdì la nostra famigliola è stata ad una "apericena con l'esperto", organizzata dalla biblioteca dle paese, dal servizio mensa del Comune e dalle istituzioni scolastiche, per imparare qualche cosa di utile sulle regole per un'alimentazione equilibrata e sulla prevenzione dei disturbi alimentari.

 (Le foto sono mie...della serie: cosa scegliereste di istinto? E i vostri figli?)

A tenere banco, dopo un buffet a base di frutta e verdura (quindi io ho praticamente digiunato, visto le mie allergie), è stato uno psicologo psicoterapeuta comportamentale specializzato in disturbi alimentari, che lavora all'Asl locale.

Era previsto anche un servizio di baby sitting con le stesse maestre del nido/materna (sarebbe stato dai tre anni ma hanno accolto tutti): ovviamente nostro figlio ha preferito stare in braccio al papà ad ascoltare "il dottore".

Il relatore è stato molto bravo, considerando che è riuscito a tenere vivo l'interesse per un'ora e mezza praticamente da solo, con battute degne di Zelig e considerazioni non banali.
Si è parlato molto della influenza della televisione e degli spot sui bambini, sulle loro scelte alimentari. Ci è stato infatti fatto notare che, mentre noi adulti abbiamo discernimento a sufficienza per distinguere le false promesse dalla relatà, i bambini potrebbero non saperlo fare.
E, comunque, il marketing è subdolo ("all'acqua che elimina l'acqua o che rende belli dentro e puliti fuori" credono anche in molti adulti!!)
I nostri figli potrebbero davvero pensare, ad esempio, che mangiando un certo .... di cioccolata, troveranno un aereo in grado di volare davvero o che mangiando una merendina, diventeranno "naturologi" (ma ne vogliamo parlare ?!?)

Secondo l'esperto, dovremmo aiutare i nostri figli ad avere un approccio più realistico e critico, non illuderli che tutto sia possibile ed abituarli ad esaudire ogni loro desiderio, poichè ciò potrebbe portarli a non saper reagire, da adolescenti o adulti  (quando non sarà più possibile proteggerli e dare loro tutto ciò che vorrebbero), con il rischio di depressioni, crisi di ansie, tossicodipendenza, tentati suicidi (non ci è andato certo giù leggero!) e, ovviamente, disturbi alimentari.
In questo, credo che abbia ragione: la frustrazione bisogna saperla gestire, come la delusione e la fatica.
Nello stesso tempo, però, personalmente credo che sia come al solito una questione di equilibrio, perchè altrimenti si rischia di crescere dei piccoli cinici e pessimisti, seppur forti.

Si è parlato dell'importanza di dire di no, di imporre le nostre scelte educative quando i bimbi sono piccoli, se in gioco c'è la loro salute, non facendosi condizionare dal giudizio altrui (ad esempio, gli altri clienti in fila al supermercato mentre il bimbo piange per avere la caramella, le altre mamme ai giardinetti ecc.), delle teorie pedagogiche di moda e, in certa misura, dei parenti.
Soprattutto, dei nostri sensi di colpa.
Giustamente, il dottore ci ha fatto riflettere su come ormai tendiamo, almeno nell'Europa occidentale, a fare meno figli e ad investire eccessivamente in loro, a proteggerli troppo, acontentarli troppo, finendo così per danneggiarli, rendendoli dei "piccoli budda" incapaci di accettare, da grandi, un no o una regola.
Per contro, se non ci facessimo così attenzione,  non saremmo neanche andati alla serata, vi pare?


Non è stato tralasciato neppure il tema della percezione del proprio corpo, dei modelli imposti da società e media, fatti apposta per "omologare" e convincere a comprare.
Dell'importanza di accettare ed esaltare la propria diversità e di ricordare ai nostri figli che sono BELLI così come sono.
E su questo, nulla da dire, figurarsi che io sono anche contro i grembiulini e le divise a scuola, perchè ritengo inutile fingere una parità che non esiste e che traspare comunque!!

Soprattutto, però, lo psicologo psicoterapeuta ci ha parlato di nutrizione e ci ha letteralmente terrorizzato, parlando per un'ora della pericolosità e dannosità del consumo di zuccheri semplici!!!

Io, che pensavo di sentire ripetere lo stesso ritornello sulle cinque porzioni di frutta e verdura al giorno (che c'è stato, ovviamente) e sui pericoli dei grassi, sono rimasta sconvolta e basita dall'enfasi riservata agli zuccheri.
Non perchè non sapessi, sia chiaro, ma perchè numeri e cifre sono impressionanti, l'esperto era convincente e ci parlava vis a vis.
In sintesi, noi ci siamo evoluti con un'organismo fatto per assimilare una certa quantità di zuccheri, preferibilmente non semplici, e amare (il paradosso!) il gusto dolce.
Siamo geneticamente portati ad amare il dolce ma, negli ultimi 50 anni o giù di lì, il nostro consumo di zuccheri, soprattutto semplici e magari pure ultra raffinati è cresciuto in modo spaventoso e il nostro corpo non riesce ad assimilarlo, ne è "drogato" e danneggiato.

I bambini amano il dolce ma non bisogna assecondarli, solo per conmodità.
Bisogna preferire il fruttosio e la frutta al saccarosio, pane e pasta ai dolci ecc.
Peraltro, ci è stato fatto notare come lo zucchero sia stato introdotto ovunque per compensare la perdita di gusto dovuta all'eliminazione dei grassi che invece, in giusta misura, fanno molto meno male e sono necessari.
In questo modo, si è arrivati ad una sorta di parificazione del sapore degli alimenti, eliminando tutte quelle caratteristiche organolettiche che li rendono speciali.
Solo riducendo gli zuccheri (e il sale, questo lo dico io per esperienza diretta), si può rieducarsi ed educare i nostri figli a sentire ed apprezzare il sapore vero dei cibi.

I suoi consigli per un'alimentazione corretta ?
Le vi li scrivo domani, che ora devo andare.
Volete sapere come siamo messi in casa nostra?
Anche questo lo saprete domani (altrimenti il post viene troppo lungo e nessuno lo legge, ammesso che siate arrivati fino a qui!).

Vi dico già, comunque, che qualche errore a mio parere lo sta già facendo anche il servizio mensa o meglio, le maestre.
A volte elargiscono cioccolata e caramelle così, del tutto gratuitamente, anche se i bimbi hanno già mangiato il dolce per merenda. Io, su questo, non sono d'accordo fin dall'inizio ma per ora accennarlo non è servito.
Speriamo correggano il tiro!

venerdì 17 aprile 2015

"Come sopravvivere...ai capricci." Ovvero trucchi, consigli e suggerimenti per contrastare pianti isterici e inopportune richieste!

"Come sopravvivere ...ai capricci. 99 consigli per risolvere il problema e non perdere la calma" di Michelle Kennedy, Fabbri Editore, 2006, Euro 9,00, pag. 127.


Il manuale pratico (e tascabile) di una americana madre con una certa esperienza personale (quattro figli), scrittrice e giornalista, con tanti consigli, trucchi e suggerimenti per affrontare i capricci dei figli nella vita quotidiana.
Tanti i capitoli, divisi per situazioni e con indicazione, per ogni suggerimento  dell'età del bimbo in cui  potrebbe applicarsi (2-4 anni, dai 3 anni in su, 3-6 anni, 2-6 anni).


Il più utile e originale, a mio parere, e' quello di "entrate in scena", buttandosi a terra, scalciando e rotolando come il bambino stesso, fingendo di piangere istericamente, battendo i pugni sul pavimento.
In teoria il bimbo, soprattutto se piccolo, dovrebbe rimanere talmente spiazzato da interrompere immediatamente il capriccio e calmarsi. Se più grande, poi gli si può spiegare che quello che ha visto lui è ciò che vediamo anche noi quando lui fa i capricci.
In pratica, con una mia amica ha funzionato.
Con il mio ricciolino, no.
La prima volta, ha iniziato a piangere ancora più forte e si è anche spaventato.
La seconda,  si è bloccato e mi ha apostrofato con un: "Mamma, ma sei matta? ", poi mi ha ignorato e ha ricominciato a piangere.
Ad ogni modo, direi che è meglio provare ad utilizzare questa strategia solo dentro casa, onde evitare di essere internate in manicomio (o case di accoglienza sostitutive) o subire un TSO !!!


Altro consiglio, che ho trovato utile, e' stato di rispondere piagnucolando come il bimbo, se lo fa lui per troppo tempo, facendogli notare quanto è fastidioso e quanto impedisca di comunicare efficacemente.
E poi, ricordarsi che noi siamo l'esempio che seguiranno i nostri figli e quindi per primi dobbiamo parlare senza alzare troppo la voce  ed evitando vocaboli da scaricatore di porto (mi vogliano scusare gli scaricatori di porto), nonché ponendo in essere comportamenti civili ed educati (non gettare le cartacce per terra, indossare le cinture, salutare cortesemente, ringraziare ecc.).
Insomma, non possiamo pretendere che siano migliori di noi!!!


Alcuni suggerimenti mi sono parsi banali e scontati (forse perché ormai sono quasi due anni che ho a che fare con i capricci) , altri invece mi hanno fatto riflettere e mi sono piaciuti o li sto utilizzando come spunto per trovare le strategie più adatte a mio figlio.

Ovviamente, anche per l'autrice, come per quasi tutte le mamme, una delle soluzioni migliori e' cercare di evitare, per quanto possibile, le situazioni a rischio e tenere conto dell'età e del carattere di nostro figlio nel programmare gli impegni quotidiani.

Inoltre, l'autrice non manca mai di sottolineare che, a parte fronteggiare "l'emergenza" del capriccio, poi è necessario interrogarsi sulle sue motivazioni, per escludere che alla base ci sia un problema reale, come il sonno, la fame, la paura ecc.

Dunque, questo è il mio consiglio per il venerdì del libro di questa settimana.





giovedì 16 aprile 2015

Orgoglio di mamma. E di donna.

Sei anni fa, la mattina di un sabato di aprile, io e l'Alpmarito eravamo cosi'.


Uno dei giorni più felici della mia vita, grazie al nostro amore.


Chi l'avrebbe detto che, esattamente sei anni dopo, ci saremmo ritrovati a guardare, emozionati ed orgogliosi, una scena come questa:


Nostro figlio che pedala per la prima volta sicuro, senza rotelle.




E invece, a tre anni e cinque mesi, tu, mio piccolo grande amore, hai superato la paura e, forte dell'equilibrio appreso sugli sci e con la tua amata bici senza pedali, sei partito.

Come i grandi, senza rotelle.
Con il campanellino verde trovato nel l'uovo di Pasqua.
Con la tua bici arancione, il colore vivace che tanto ti piace e ti rispecchia.



Fiero, felice.
Cantando e ridendo mentre pedalavi, cercando di raggiungere la cuginetta grande.

Mentre in giardino, spuntavano i mughetti, gli stessi del mio bouquet da sposa.


Sei anni dopo, una giornata in cui non avevamo programmato nulla di speciale, e' diventata, all'improvviso, molto speciale, grazie al nostro bimbo ed  alla meraviglia della primavera.

E ora si che mi tocca correre per stargli dietro!!!



sabato 21 marzo 2015

Musica è... (pianoforti, sassofoni, tradizione bandistica e bambini).

La zona in cui viviamo ha una tradizione bandistica di tutto rispetto.
Quasi ogni paesino ha la sua banda, oppure i pifferi. A volte entrambi.
Nel paese in cui risiediamo ed in quello limitrofo, vi sono due scuole musica affiliate al Liceo Musicale del capoluogo di provincia, che formano maestri di musica e musicanti, futuri membri della banda locale o semplici appassionati musicisti.
Nella mia cittadina di origine, c'è il liceo musicale, la banda municipale ed i pifferi.
Sia nel carnevale di Ivrea che in quello di Pont Saint Martin banda e pifferi hanno un ruolo fondamentale e non mancano marce e pifferte, con tanto di gruppi ospiti e gemellaggi.



  Carnevale di Pont Saint Martin

 Io ho sempre amato la musica, pur essendo stonata, con poco orecchio e scarso senso del ritmo.
Trsite ammetterlo ma è cosi'.
Il solfeggio, per me, era una tortura.
Eppure suonare e' una delle attività che mi dà più gioia nella vita.
Produrre musica, essere artefici di quella meravigliosa emozione che ti cresce dentro quando senti le note risuonare, quella sintonia ed empatia profonda che solo la musica può regalare, secondo m,e e' semplicemente meraviglioso.
Anche se suonare, soprattutto suonare bene, costa fatica, sacrificio e dedizione.


                                                           Pifferata del lunedi' sera, carnevale di Ivrea

Lo so io, nel mio piccolo.
Ho iniziato suonando una pianola Yamaha, a circa 8 anni, per poi passare al pianoforte, non appena i miei genitori hanno capito che ci tenevo davvero.
Ho smesso di prendere lezioni quando mi sono iscritta all'Universita' e per frequentarla o viaggiavo quasi tutti i giorni o stavo direttamente nella città dell'Ateneo.
Poi, andando a convivere, il pianoforte e' rimasto a casa dei miei e io ho praticamente smesso anche di suonarlo saltuariamente.
Perché senza costanza non c'è soddisfazione e fa male al cuore sentirti dentro la musica e non riuscire a renderla realtà.
Però il pianoforte mi è rimasto dentro.
Sogno il giorno in cui la casa nuova sarà ultimata e lui tornerà ad essere una presenza quotidiana,  a portata di mano.
Sempre che i miei me lo lascino portare via!!!

Nel frattempo, ascolto la radio, i cd e le cassette (già, io in auto ho - anzi avevo fino a ieri -  un mangia cassette!) in occasione di ogni viaggio in auto e molto spesso anche a casa o mentre lavoro in ufficio.
Quando ero ragazzina, per anni, la domenica pomeriggio sono andata a sentire concerti di musica classica dell'orchestra sinfonica giovanile del Piemonte, con il mio miglior amico.
Ed era pura gioia, trasporto, atmosfera (almeno per me, il mio amico qualche volta apprezzava, altre quasi si addormentava!)

Lo sa l'Alpmarito,
che suonava il sassofono nella banda del paese, talmente numerosa, varia e di alto livello da partecipare a tanti raduni bandistici anche internazioni, vincendo pure, e suonare a livello di una vera e propria orchestra.
Per molti anni, il suo impegno e' stato tale che era membro anche della banda di un altro paese e dell'orchestra nazionale dei Vigili del Fuoco, con il quale ha suonato a Roma, alla Festa della Repubblica, ed al Lingotto di Torino.
Mi scocciava non poter mai uscire insieme il venerdì sera, perché lui aveva le prove, però ammiravo la sua costanza, la sua capacità ed adoravo andare ai suoi concerti ed esibizioni, tutte, sempre.
Lui alla fine si è stancato degli impegni, forse diventati davvero troppi, soprattutto in un momento di forte impegno negli studi e nel lavoro.
Tuttavia, credo che un po' gli dispiaccia ancora.

Quando ero incinta, oltre a suonare ogni volta che passavo dai miei, non parlavo con il fagiolino ma cercavo di ascoltare la musica, con una mano sulla pancia.
Alternavo rock e country alla classica.
Quando il nano ha compiuto un anno, io e l'Alpmarito gli abbiamo regalato un tamburo e uno xilofono ed uno dei primi miei acquisti per lui e' stata una tastiera da lettino.


Fra un paio d'anni, abbiamo in programma di proporgli l'iscrizione al corso di gioco- musica organizzato dalla scuola di musica del paese e sono contenta che alla materna facciano tutte le settimane lezione di ritmo e percussioni.

Spero sinceramente che la musica diventi una parte importante della sua vita, un elemento della stessa, possibilmente come musicista attivo (amatoriale va benissimo, non è che pretendo un vero professionista, anzi forse sarebbe troppo) ma va bene anche come ascoltatore, purché consapevole !
E voi?
Suonate? Vi piace la musica?
Sperate di trasmettere questa passione ai vostri figli? E se si', che strada avete scelto per avvicinarli alla musica?

lunedì 16 febbraio 2015

Il mio piccolo Salasso e lo spirito carnevalesco

La mia assenza sul blog non è dovuta a malattia mia o del nano, per fortuna.
E' solo che ho dovuto correre sul lavoro per ricavare spazio al Carnevale e poi, iniziare a fare Carnevale, naturalmente!
Che qui è una cosa seria, eh? Mica pizza e fichi!

Il giovedi' mattina io e l'Alpmarito siamo stati "di turno" per la preparazione del Carnevale di bambini della scuola materna regionale.
Perchè di giovedi' grasso, nel paese in cui va a scuola il nano, i piccoli di materna ed elementare mettono in scena lo stesso storico Carnevale dei "grandi" su scala "ridotta", ma solo di dimensioni!
Il mio biondino quest'anno ha fatto il Salasso, l'antica popolazione locale, addirittura piu' antica dei celti, pare.
E devo dire che i suoi "colori" erano adeguati al ruolo!


Qui per mano alla sua amica ...in un bel contrasto cromatico.

I personaggi sono stati presentati sul palco ad uno ad uno, accompagnati dai "grandi" in carica della scorsa edizione del Carnevale.



E poi hanno sfilato per le vie della citta, come gli adulti.

Io ero talmente emozionata che sono uscita di casa con la Reflex, il teleobiettivo, il fisheye , il 18-55 e due schede di memoria...per poi accorgermi mentre attendevo l'inizio, che avevo entrambe le batterie (due!) completamente scariche!
Mamma degenere!!
Per fortuna l'Alpmarito è corso in auto a cercare la compattina di emergenza: le foto sono mosse e un po' sfocate, ma almeno ci sono!

Oltre ai Salassi, c'erano le Insulae romanae, con i loro colori e stemmi, la mini banda musicale, i mini pifferi, gli sbandieratori, il Console romano, San Martino ed il Diavolo, i tribuni, i romani e le romane, la Ninfa e le sue Ancelle.











E, per non farsi mancare nullo, lo spettacolo di ballo popolare e percussioni: perchè a scuola una volta a settimana i nostri piccoli imparano i rudimenti del ritmo e della musica!
Inutile aggiungere che il mio ricciolino era talmente intimorito che ha sfilato serissimo, senza neppure fngere di suonare e ballare!!!







Infine, il tanto atteso falo' del Diavolo (anch'esso creato e dipinto dai bimbi della materna)!!


Cosi' simpatico che è stato un peccato bruciarlo!



Poi tutti a far merenda!

E' stato bello vedere tutti quei piccoli vivere con emozione ed impegno una tradizione locale molto sentita e, ancor di piu', è stato bello vedere l'impegno e l'enorme lavoro svolto con zelo e passione dalle maestre e la collaborazione attiva dei genitori.
Non ci hanno chiesto di cucir vestiti, questo no, ma di portare bibite, allerstire l'area merenda, vendere ciondoli dipinti a mano dai bimbi per raccogliere fondi per la scuola, regger striscioni e trasportare materiale, diavolo e bighe da una scuola all'altra con i furgoni ecc.
E tutti hanno dato volentieri una mano, facendo sentire quel senso di partecipazione e comunanza tipico di un paesone in cui si sente ancora, magari anche solo in occasioni ome queste, quell'aria di solidrietà ed aggregazione che fa bene al cuore e chemi ricorda il Carnevale della mia cittadina.

p.s. Ho detto "tutti" ma non è vero. Sembrerà poco "politicamente corretto" ma è solo vita vera: i genitori dei bimbi stranieri, non hanno portato le due bibite a testa richieste, non hanno aiutato in alcun modo, non hanno acquistato i ciondoli ad offerta libera.
In compenso, erano in prima fila con schiere di donne di famiglia e neonati a fare fotografie con tablet e smartphone, a sbaffare bugie e bere.
Bell'esempio di integrazione, davvero!!!!





lunedì 9 febbraio 2015

Sugli sci a tre anni

Premesso che non sono un medico ma solo una mamma amante della montagna, mi sono interrogata su quale fosse il momento opportuno per  iniziare a mettere sugli sci mio figlio.

La pediatra, come al solito interpellata per prima e che non a caso viene da una valle montana, mi ha spiegato che non ci sono controindicazioni da quando è stabile nel camminare, a patto di non fargli prendere freddo, che lo viva come un gioco, che non sia uno sforzo eccessivo e che i maestri siano preparati (e quindi sappiano che movimenti fare fare e quali no).

Sul web ho letto di tutto: dal consiglio di iniziare con lo sci alpino perchè il fondo "è noioso" (chiaramente scritto da chi non lo ha mai praticato e forse non ha neppure mai fatto sci alpino con dei bambini), da quello di aspettare almeno 6 - 7 anni per l'equilibrio (il che è veramente eccessivo, perchè più sono piccoli più i bimbi hanno il baricentro basso e sono stabili).

Durante il nostro viaggio in Svezia e Norvegia, in inverno, avevamo scoperto che lì iniziano a mettere gli sci ai piedi dei bimbi a due anni.

Gli sci club della nostra zona, prendono i bimbi "locali" dai quattro anni per lo sci alpino (il c.d. sci di discesa), talvolta anche tre, "turisti" dai cinque.
Francamente, però, visto che il nano ha poco più di tre anni e le piste da sci alpino sono diventate molto più affollate e pericolose di quando ero bambina io, per svariati motivi, non ce la siamo sentita.
Anche perchè, pur credendo che l'insegnamento precoce sia utilissimo per apprendere la tecnica al meglio, non vedo la necessità di essere "così precoci"!

Desideravamo, però, avvicinarlo alla montagna di inverno più che con sci giocattolo e bob e, possibilmente, dovertirci insieme e poter sciare un pò anche noi.
Soprattutto, volevamo farlo stare all'aria aperta e fargli sfogare tutta l'energia fisica che in questo periodo, più di prima, sembra aver bisogno di esternare.

E allora abbiamo scelto lo sci di fondo.
Siamo anche fortunati, perchè la maestra è una ragazza bravissima, nonchè una di famiglia (cugina), che ha inserito il nostro biondino in un corso per i bimbi della scuola materna del paesino di montagna vicino, la domenica nelle ore centrali (per sfruttare il sole).
Risultato?
Ieri era la terza lezione, da un'ora e mezza l'una, con 7-9 bimbi e un paio di aiutanti (ragazzine/i che si fermano dopo la loro lezione per aiutare e divertirsi) e il nano si è, come al solito, divertito tantissimo!!!


Le prima volta, al momento del saluto, è scoppiato a piangere, per poi smettere appena sono scomparsa dalla sua vista e mettersi a chiaccherare con gli altri bimbi (se vi state chiedendo come faccio a saperlo, sappiate che mi sono nascosta dietro una casetta per controllare!!! Cuore di mamma!)

E quando siamo andati a prenderlo aveva le guanciotte rosse, gli occhi luccicanti dalla felicità e ci ha accolto con un: "Mi sono divertito tantissimo! Ho fatto tante salite e discese a cagnolino e le capriole, è bellissimo!!"
Poi ci ha fatti mettere in fila dietro di lui e ci ha "insegnato", girandosi a controllare, dandoci consigli e facendo il maestro in tutto e per tutto!

La seconda  volta non voleva andare ma, dopo il solito piantino, il copione si è ripetuto.
Compresa la sua lezione finale a mamma e papà!



Ieri, pur avendo protestato per tutto il viaggio che non aveva voglia del corso ma solo di sciare con noi, non ha neppure pianto ed è partito salutandoci tranquillo.
E alla fine non voleva più tornare a casa!


Insomma, un'esperienza veramente positiva che continuerà almeno per altre tre lezioni (poi dipenderà dalla neve).
I pro: esercizio fisico all'aria aperta con altri bimbi, equilibrio e coordinazione, confidenza con la neve e divertimento, senza pericoli o rischi  (le cadute ci sono ma la velocità è molto contenuta, gli scontri con algtri sciatori nel fondo sono praticamente assenti e la postura è naturale), freddo non eccessivo (niente salite in seggiovia e  bassa quota).
Anzi, il nano dopo è sempre bollente!
Certo, non apprenderà la tecnica così piccolo (e lo scopo, in effetti, non è quello) però la voglia di sciare sì!

E noi intanto ci possiamo dedicare di nuovo un'ora intera allo sci di fondo, insieme, in un ambiente così...




 Con la vista sul nostro amato Monte Rosa!


Finita l'ora e trenta di lezione e di sci, noi siamo distrutti.
Il biondino?
Pronto per una passeggiata sulla neve, con la sua amata bici senza pedali, naturalmente!!


Quanto vorrei avere la stessa energia, soprattutto di lunedì!!!

E voi, che esperienze avete fatto con i vostri bimbi?