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mercoledì 15 luglio 2015

Un gioco green (in tutti i sensi) per i pomeriggi estivi, lezioni di botanica e...di cucina creativa: tutto in uno !

In principio l'idea fu del nonno G.: raccogliere rametti e foglie di erbe aromatiche e piante, coprirsi  gli occhi a turno e cercare di indovinare dall'odore la pianta.

Un gioco semplice,  green (in tutti i sensi) ed economico, che si puo' fare sempre e aiuta anche ad apprendere qualche nozione di botanica di base.

Il mio ricciolino biondo mi ha "sottoposto il test" una sera al rientro dal lavoro: su cinque, vi dico solo che ho azzeccato solo il rosmarino, tra le grasse risate del nonno e di mio figlio !!!

Poi mi sono applicata e dopo una settimana..... cinque su cinque !

Cosi' quando siamo andati a trovare la nonna bis E., che ha un giardino in collina con tante erbe aromatiche, non ho sprecato l'occasione.
Abbiamo giocato e io mi sono segnata con pazienza il nome di ogni foglia accanto alla relativa foto, poi ce le siamo portate a casa, per mettere alla prova nonno G.

Rabarbaro

Rafano, detto anche "cren"

Ribes bianco

Maggiorana

Acero

Erba di San Pietro

Lauro

Dragoncello

Menta piperita

Menta - bergamotto

Erba cipollina


Come è andata ? Il nonno ne ha indovinate solo tre su undici!!!

Cosi' mi sono presa una bella rivincita, oltre ad imparare che:
- con il rabarbaro, del quale si usano solo le radici rosse, la nonna bis sa cucinare una torta deliziosa, che naturalmente mi sono mangiata (e pare non mi dia neppure allergia, ww!);
- con il rafano si puo' fare una salsa acre e forte, pungente, per accompagnare bolliti, formaggi, pesce affumicato e uova. Purtroppo, sembra che appartenga alla famiglia delle crocifore, come i ravanelli e i cavoli, quindi credo di esservi allergica, anche se forse solo da crudo (ma provero').
Nella cucina orientale  viene utilizzato per la salsa wasabi (ma quante ne da la nonna bis ?).
Il nome  "cren" secondo alcuni è veneto, per altri slavo ed, in effetti, pare sia una pianta originaria dell'Europa balcanica;
- l'erba di san pietro  è perfetta per insaporire le frittate e secondo la nonna bis, piemontese di nascita e valdosatana per amore, non c'è frittata da vero piemontese, nè orto degno di nome, che non la contenga;
- posso mangiare senza stare male il ribes bianco e piace molto anche a mio figlio,
- di menta ce ne è piu' d'una. E io, che conoscevo solo quella piperita !!

Che dite, utile vero?
Una idea per giocare nelle calde giornate estive, quando non mancano le occasioni di stare in giardino, al parco, in montagna o in campagna, oltre che un modo carino ed efficace per insegnare a mangiare sano e rispettare le ricchezze della natura.
Potete usare anche i classici rosmarino, basilico e salvia, oltre a timo, maggiorana, petali di rosa, fiori profumati ecc.

E, magari, giocare tra una scopracciata di ribes bianco, un saluto alle tartarughe e uno sguardo al cielo che si intravede tra le foglie di acero, come noi!






giovedì 28 maggio 2015

Il gioco come trasformazione e occasione di crescita

Una sera della scorsa settimana io e l'Alpmarito abbiamo partecipato ad un incontro organizzato dalle Tate famigliari del paese con un esperto di educazione infantile, che lavora per due atenei universitari.
Il titolo era "il Gioco come trasformazione".



L'esperto ci ha parlato del fatto che le persone si trasformano e crescono per tutta la vita e dell'importanza che il gioco riveste per questo processo di crescita, nei bambini ma anche negli adulti e negli anziani.

In particolare, ci è stato detto e spiegato, attraverso delle attività in cui siamo stati coinvolti (scivere e leggere ad alta voce un anneddoto che ci riguardava, inventare in gruppetti una storia con i vari aneddoti e poi rappresentarla teatralmente), che l'apprendimento è stimolato dalla "testimonianza", ossia dall'esempio fornito dagli adulti, genitori e insegnanti in primis.

E su questo, credo non ci siano dubbi.

Poi, dalla "condivisione", ossia da giochi che prevedono delle interazioni, delle condivisioni del proprio vissuto e delle proprie idee con il vissuto altrui.
Sulle prime, non avevo capito il concetto, poichè l'esperto ha esordito affermando che i giochi proposti al bambino non dovrebbero mai essere solitari.
E io su questo non sono d'accordo: trovo che giocare da soli stimoli creatività, fantasia, conoscenza di sè, riflessioni, crescita personale, insegni a bastare a se stessi ed arricchisca l'io.

Successivamente ho compreso che l'intento non era quello di escludere il gioco individuale ma spiegare il ruolo importante  dell'interazione con gli altri per la crescita e stimolare noi genitori a giocare con i figli,  mettendoci del nostro, non restando soggetti passivi.

Tutto ciò senza, e questo era il terzo punto, "sostituirsi" ai bambini, ossia bloccare le loro idee o i loro tentativi, per accorrere in loro aiuto, a partire da tutti i gesti della vita quotidiana fino al gioco.
Senza proporgli sempre attività diverse e guidarli eccessivamente, anzichè lasciarli liberi, ad esempio, di disegnare ciò che vogliono, inventare regole, impersonare il personaggio che preferiscono ecc.

Spesso noi genitori tendiamo a voler proteggere i nostri figli dagli errori oppure non abbiamo il tempo di lasciare che sperimentino e provino a fare da soli o, ancora, temiamo che si annoino.
Così facendo, però, rallentiamo anche la loro crescita.
Peccato che a volte,  dalla teoria alla pratica, il passo sia lungo!

Infine, il professore ha posto l'accento sul valore positivo di un sentimento che tutti tendiamo ad evitare: l'imbarazzo.
Diversi studi avrebbero dimostrato che, invece, l'imbarazzo è positivo perchè stimola il nostro cervello a cercare risposte nuove e più efficaci, fungendo da stimolo positivo.
Dunque, non dovremmo mai evitare ai nostri figli situazioni di imbarazzo.

Per quel che mi riguarda, però, io non credo del tutto a questa ricerca: nelle situazioni imbarazzanti molto difficilmente riesco a dare il meglio di me e a trovare soluzioni alternative, soprattutto se si tratta comunque di situazioni in cui è in gioco qualcosa di importante, come sul lavoro.
Il discorso cambia se si tratta di giochi, spettacoli, esibizioni o situazioni di vita quotidiana da mamma: in quei casi tutto è rimediabile!
Certo è, comunque, che affrontare situazioni difficili e imbarazzanti spesso aiuta ad accrescere la propria autostima, le proprie capacità e la prorpia preparazione all'imprevisto.
Sempre se ne usciamo indenni, ovvio!
Con i bambini, credo che la differenza tra l'imbarazzo come situazione di crescita o come "trauma", stia nella capacità degli adulti di non denigrarli o sminuirli, neanche inconsapevolmente, e farli sentire comunque accettati.

Il consiglio finale ? Non smettere mai di giocare e di proporre attività e giochi differenti ai nostri figli, nonchè di lanciarci noi stessi in attività e situazioni nuove.
E su questo punto, non ho nulla da dire!!!

E voi, cosa ne pensate di questi quattro punti e dei consigli dell'esperto ?
E dell'imbarazzo ?

mercoledì 20 maggio 2015

Il veliero dipinto..ovvero come divertirsi quando fuori piove

Ormai sei mesi fa, al suo compleanno il mio ricciolino ha ricevuto un regalo che, lì, per lì, non aveva molto considerato,
all'apparenza poco interessante rispetto ad altri giochi prontamente utilizzabili, libri e magliette.
Io l'ho tenuto da parte per un pomeriggio di noia o brutto tempo e qualche giorno fa l'ho ripescato dall'armadio....


...scoprendo che è stato un ottimo regalo !!!  Ecologico, compatto (fino a che è confezionato), creativo, divertente, perfetto da fare anche in casa con mamma e papà (non a caso, lo ha scelto una mamma maestra di scuola elementare con due figli piccoli).


Un veliero, che ovviamente a casa nostra è diventato subito una nave pirata, tutto di cartone spesso, da assemblare in poche mosse ome da istruzioni sul retro del foglio di accompagnamento e dipingere con tempere o acquarelli.
Noi abbiamo scelto gli acquarelli regalatici come gesto di saluto dall'educatrice del nido, a settembre (io, madre degenere, non ritenendolo ancora pronto per queste attività e temendo disastri, li avevo nascosti !!!)

La prima volta ci siamo cimentati tutti e tre, famiglia la completo, la seconda solo io ed il nano e, in entrambe, un'ora/un'ora e mezza è volata....e non è ancora finito!!!





Il teschio è opera dell'Alpmarito

 Naturalmente prima di iniziare ho alzato il tappeto e steso per terra una tovaglia cerata, poi ho infilato al nano un grembiule plasticato per la pittura e predisposto le ciotoline con l'acqua (usando le basi delle uova di Pasqua, avete presente?)

E poi ci siamo dati all'arte....anche se è evidente che non siamo pittori nati!
Comunque, a noi il risultato è piaciuto.

Una volta asciugato, il ricciolino si è divertito a inventare storie e giocare ancora...




Nonostante alla materna usino ancora le dita per pitturare, io ho pensato di fargli usare i pennelli, pensando potesse essere utile a sviluppare la manualità, e devo dire che sono rimasta sorpresa delle sue capacità di tenere in mano il pennello e utilizzarlo.


E voi, conoscevate questo tipo di "gioco" ?
Vi piace?

Onestamenet non so neppure dove lo abbia comperato ma  lo terrò presente per eventuali feste di compleanno.

domenica 2 novembre 2014

Autunno

Autunno.

Tempo di castagne.
Da raccogliere nei boschi che si accendono di mille colori.



Tempo di caldarroste (magari la domenica pomeriggio, dopo un buon pranzetto e la Sagra del 
Pignoletto Rosso, come abbiamo fatto noi lo scorso fine settimana).







Oppure all'asilo, alla castagnata dei nonni (iniziativa bellissima che, a dire il vero, il nano non ha molto apprezzato, perché avrebbe voluto mamma e papà).

Tempo di cachi che maturano sui rami degli alberi da frutto.



Tempo di giochi in casa, davanti alla stufa.






Tempo di foglie colorate che ammiccano dalle vigne.



E pannocchie dorate.

 Tempo di polenta e cene con gli amici.

Tempo di corse in campagna, perdendosi tra sentieri dietro casa che neanche sapevi esistessero, solo tu e lui, insieme, almeno qualche ora.



 Tempo di feste di compleanno, a casa di amichetti del nano e tra i gonfiabili.


 Tempo di giochi scatenati e crescite sorprendenti.





 Tempo di colori, ancora e sempre.




Ed è bello vedere come si diverte, l'affiatamento con gli amichetti, sempre lo stesso gruppo nonostante la nuova scuola, la felcità di stare insieme e ritrovarsi.

E' confortante sapere che basta poco per stare insieme agli amici, vecchi e nuovi, grandi e piccoli,
 e stare bene.