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sabato 19 agosto 2017

Top ten dei regali per bebè: dieci doni utili per i neo genitori e i neonatii

Top ten dei regali per bebè 

In occasione della nascita di un bambino (o di due gemelli), parenti e amici hanno spesso piacere di offrire un dono ai neo genitori ed ai nuovi arrivati.
Solo che non è sempre semplice capire cosa regalare.
Scartando l'idea della lista nascita, che non rientra nelle tradizioni del luogo in cui vivo e non mi piace, poiché mi sembra una pretesa eccessiva e limitante verso persone che devono sentirsi libere di decidere se (non è assolutamente un obbligo!) e cosa donare, ecco la mia top ten dei doni più graditi ed utili, ovviamente sulla base della mia esperienza personale e tenendo presente che gusti e necessità possono divergere anche molto da famiglia a famiglia.
Dunque, in ordine sparso: 

1- "Torta di pannolini”



 Dopo il primo figlio, vince secondo me il podio nella classifica dei regali più utili, arricchita o meno da uno più “accessori” o giochi (bavaglini, ciucci, biberon, sonagli, carillon, giochini per il bagnetto ecc.).
In genere, infatti, l’essenziale è già stato acquistato da genitori e parenti prossimi o recuperato da garages e cantine per i secondogeniti.
I pannolini, invece, servono sempre e non sono mai abbastanza!
In più, se si vuole donare anche un oggetto che duri più a lungo, si può scegliere un modello con meno pannolini e più accessori.
Tra l’altro le torte vendute nei negozi per la prima infanzia hanno prezzi variabili, da adattare al proprio budget, e sono bellissime esteticamente.
Nulla vieta, infine, di confezionarne una a casa, armandosi di un po’ di pazienza e tanta volontà!
Occhio solo alla taglia dei pannolini scelti: informatevi sul peso del neonato nei giorni appena precedenti l’acquisto oppure acquistate una taglia più grande di quella teoricamente adatta alle settimane di vita del piccolo.
Sarete così sicuri che i pannolini verranno utilizzati.

2- Bodies e vestitini

Anche in questo caso, bisogna prestare attenzione alle taglie ed alla stagione e, pur trattandosi di un regalo sempre utile (nonchè bello, visto che ci si può davvero sbizzarrire con fantasie e colori), a mio parere è perfetto soprattutto per i primogeniti o per i figli successivi di sesso diverso dai precedenti, altrimenti rischia di essere meno sfruttato.
In alternativa, con un occhio alle stagioni, acquistate capì più grandi, da usare più avanti: in questo modo, la mamma vi ringrazierà!

3- Asciugamani per il bagnetto del neonato 
(con il classico triangolo da un lato per la testolina) o piccoli accappatoi. 
Non bastano mai e, soprattutto gli asciugamani si usano sempre, per anni ed in molti modi (copri sdrietta, copri fasciatoio o passeggino, salviette per le mani ed il viso, asciugamano per la scuola ecc.), visto quanto si sporcano i bambini piccoli, neonati o meno!


4- Bavaglini
Non sono certamente tra i doni più gettonati, forse perché sembrano un regalo “povero” ed invece sono utilissimi sempre, perché non se ne ha mai abbastanza.
Inoltre, se ne trovano di tutte le dimensioni, disegni e colori.
Se poi siete amanti del ricamo, potete personalizzarli: saranno ancora più graditi dai genitori attenti!

5- Olio, latte detergente, crema per il viso, salviette, crema per il pannolino, detergente per il bagnetto.
In questo caso l’unica accortezza è informarsi di eventuali preferenze di marca, tipologia o allergie di genitori o bambini.
Infatti non a tutti piacciono gli stessi prodotti e conosco mamme (non io) che usano solo acqua e detergente per la pulizia ad ogni cambio pannolino, preferendo evitare qualunque salvietta, olio o latte detergente.
Male che vada, comunque, li useranno gli altri membri della famiglia!

6- Copertine
 Di cotone, lana, microfibra. Servono, soprattutto se abitate in luoghi freddi per molti mesi all’anno, però se non si tratta di un primo figlio, meglio non esagerare, visto che occupano spazio negli armadi e non si consumano, dunque i secondogeniti ne avranno già a disposizione.

7- Doudou

Per me, sono la salvezza, al pari del ciuccio, soprattutto dopo i primi mesi, nei momenti di distacco da mamma e papà, per l’ingresso la nido o la permanenza da nonni e baby setter, quali oggetti transizionali.
E poi, volete mettere la loro bellezza e tenerezza?!?

8- Album del neonato


Per una amante delle foto come me, è immancabile. 
Credo comunque che possa piacere a tutte le mamme (e ai papà), anche perché certi ricordi, se non vengono immediatamente fermati e registrati, tendono a sbiadire con il tempo. Inoltre ce ne sono di veramente carini e potranno essere sfogliati da genitori e figli, a differenza delle foto digitali e dei diari online, quando i piccoli saranno cresciuti, ricordando momenti preziosi trascorsi insieme e i traguardi che commuovono le mamme di tutto il mondo!
Io me lo sono comprato da sola, sia per il ricciolino che per i gemelli (per i quali, per la verità, ho trovato solo due modelli) e sono molto soddisfatta del mio acquisto!

9- Sdraietta


È un regalo di sicura utilità, pur se economicamente più impegnativo. Si trovano comunque anche modelli semplici e leggeri, peraltro comodissimi, a costi molto contenuti. 
A noi ne hanno regalate due, una alla nascita del ricciolino, usata sino verso i nove mesi ed una, da un'amica lungimirante, alla nascita dei gemelli. Le sto usando moltissimo entrambe, avendo due neonati!!!
Prima dell’acquisto, però, informatevi presso genitori o amici comuni: a meno che non abbiano due gemelli, è meglio non regalarla se ne hanno già una, poiché si tratta di un oggetto comunque ingombrante, a meno che non pensiate possa servire per la casa dei nonni!
Lo stesso consiglio vale per il prossimo suggerimento di dono.

10- Sterilizzatore
A me è giunto in prestito e, sinceramente, prima di utilizzarlo non pensavo fosse utile.
Con il ricciolino avevo usato il classico sistema della bollitura per dieci minuti,
pero' era inverno, dunque faceva freddo e, soprattutto, iera un solo bimbo!
Con i gemelli ed il caldo di questa estate, mi sono resa conto in fretta che avere costantemente un calderone bollente in cucina era tutt’altro che una situazione ideale, dunque stavo valutando l’acquisto di uno sterilizzatore elettrico da sei biberon.
Poi è arrivato il prestito e …mi ci trovo benissimo!
In commercio esistono vari modelli, elettrici e a microonde (attenti però alle dimensioni, affinché entri in quello dei destinatari) e di vari prezzi.
Potrete così facilitare la vita delle mamme che non allattano o usano l’allattamento misto, nonché di papà, nonni ecc. !!!
Tra l’altro, lo sterilizzatore evita anche un’altro inconveniente: l’accumulo di calcare sul biberon, la tettarella e la ghiera, che si verifica con le bolliture quando l’acqua dell’acquedotto locale è molto calcarea.
Basterà lavare accuratamente la vaschetta dello sterilizzatore una volta al giorno e/o usare acqua distillata.

11- Libri
(Lo so, ho scritto "top ten" ma..solo perchè era un titolo piu' accattivamente)
Libri di stoffa, tattili, cartonati o in plastica per il bagnetto, da passeggino ecc.
Oppure una bella raccolte di fiabe.
Non è mai troppo presto per incominciare a leggere una storia ai bambini e lasciare che prendano confidenza con i libri!

E per la mamma? 
In fondo, è lei che ha fatto e fare il grosso del lavoro i primi mesi e dunque un dono lo merita di certo!
Quale? A breve su questo blog.

martedì 8 agosto 2017

Giochi di carte e da viaggio per bambini

Negli ultimi due anni, da quando il ricciolino ha imparato a distinguere 
i numeri e le lettere, in famiglia abbiamo iniziato a usare diversi giochi da tavolo, soprattutto di carte, portandoli anche in viaggio e nelle gite ed uscite fuori porta.



Hanno il vantaggio di coinvolgere piacevolmente anche noi adulti (non so voi, ma io mi annoio in fretta a giocare alle macchinine o ai travestimenti), sono perfetti per una pausa calmante, in alternativa al sonnellino, nonché per ingannare le attese, al ristorante, in coda dal medico, sotto l’ombrellone…
E poi il formato li rende comodi da portare in giro ed in viaggio!

Se poi fa brutto tempo ed i bambini, fratelli, cugini o amici, sono più d’uno, i giochi di carte e quelli da tavolo in formato “pocket”, hanno il pregio di riuscire nel difficile obiettivo di far giocare insieme persone di età diverse.

Alcuni, poi, sono un ottimo ausilio per l’apprendimento delle operazioni matematiche e della logica, per sviluppare la memoria e…pensare le prime strategie!

Ecco allora i nostri preferiti del momento, alcuni acquistati ad hoc, altri gradito regalo.

I “moderni”

MISTIGRI

Indicati dai 4 ai 7 anni, è il primo gioco della Djeco arrivato in casa nostra.
Ora ne abbiamo altri due, entrambi divertenti e molti altri ne abbiamo regalarti. Piacciono a tutti, la qualità delle immagini ed i colori sono ottimi ed il costo è contenuto: è dunque anche un’ottima idea regalo.
Questo gioco, in particolare, è semplicissimo e divertente: si tratta di formare coppie di carte “pescando” da quelle che hanno in mano gli altri giocatori, evitando il “gatto”, carta spaiata che fa perdere il giocatore che se la ritrova in mano quando termina il gioco.
Esiste anche la versione con le figure fosforescenti che si illuminano al buio.

PIRATATAK


Acquistato come dono per il ricciolino alla nascita dei gemellini, ci piace per il tema piratesco: ci sono infatti carte cannone, carte dobloni d’oro, carte pirata e le carte vascello, in quattro colori diversi.
Scopo del gioco è infatti costruire il proprio galeone, che si compone di sei carte vascello del colore assegnato al giocatore.
Per farlo, si possono comprare i pezzi dagli altri giocatori pagando in dobloni o sperare nella fortuna pescando dal mazzo sul tavolo.
Attenzione però: se si pesca un pirata, si salva la vita con carte vascello e carte dobloni, a meno di possedere un cannone per neutralizzare il pirata!
Le istruzioni consigliano un’eta dai 5 ai 99 anni.

ZANIMATCH

Stessa età consigliata per questo gioco incentrato sulla capacità di osservazione e la prontezza di riflessi.
Pochissime regole e semplicissime, allena lo sguardo e l’attenzione e, volendo, insegna il nome corretto delle specie animali raffigurate, opportunamente indicati in un’apposita carta, disponibile in diverse lingue.




KLONG BOING AUTSCH !

Gioco della Haba, è più divertente se si gioca in tre o quattro, anziché in due e richiede una certa mobilità, oltre che velocità e prontezza.
Tra tutti, è però anche quello che ci fa discutere di più!
Si tratta di comporre una torre con elefante, panda e geco dello stesso colore il più in fretta possibile, pescando dalle carte coperte sparpagliate sul tavolo, per accaparrarsi la noce di cocco del colore corrispondente e vincere punti.
Occhio alla tigre, però!





DUMMY

Gioco della Dal Negro, come Solo, e regalo dell’Epifania 2017.
È una sorta di “ruba mazzetto” rivisitato, perfetto per imparare a contare divertendosi, dal momento che, giocando da una a tre carte per turno, bisogna accaparrarsi le file di carta in tavola, prima che lo facciano gli avversari!
Ogni fila è composta da un numero di carte corrispondente a quello sopra indicato (da 3 a 7) e vince chi al termine del gioco ha un mazzetto personale più alto degli altri.
Veloce e adatto a ogni età, purché si riconoscano i numeri, è uno dei miei preferiti.


 I classici intramontabili

DOMINO

Chi non ne ha uno, in casa?
Noi ne abbiamo una versione  da “adulti” classica e due “per bambini”, entrambi in legno.
Uno con più tessere, degli animali della foresta ed un più piccolino e contenuto in una pratica scatolina, colorato e dai disegnino accattivanti.
L’ho acquistato alla vigilia della nostra prima vacanza in campeggio, quando il ricciolino aveva due anni e lo usiamo da allora.

DAMA e TRIA

In versione “tascabile” (io ne ho anche una magnetica, con la base piatta, davvero pratica da portarsi in giro ma con i pezzi troppi piccoli per i bimbi, che tendono a perderli), naturalmente.
Il ricciolino ha imparato a giocarci questa primavera e qualche volta facciamo dei tornei serali a tre.
Le regole non sono semplicissime da apprendere ma il gioco è stimolante e di solito piace a tutti, bambini ed adulti di ogni età!

SOLO o UNO

Sono solo leggermente diversi ma il principio e le regole del gioco sono 
pressoché  identiche.
Noi li abbiamo entrambi, retaggio dell’adolescenza e, fino ad ora, non ho mai conosciuto alcun coetaneo mio o ragazzino che non sapesse giocarci.
Anche per il ricciolino e le sue cuginette, apprendere le regole è stato un gioco da ragazzi.

Spiderman ed il “gioco della famiglia”

Abbiamo trovato queste carte nell’uovo di Pasqua ed, in pratica, sono una versione semplificata di UNO, senza le carte di “inverti il turno”, “scegli colore” e “pesca due o più carte”.
Inutile dire che, visti i personaggi rappresentati, al ricciolino ed ai suoi amici piace moltissimo.

E voi, che giochi di carte preferite? Li usate con i vostri bimbi? Avete altri consigli di giochi “da viaggio” o da tavolo in formato pocket?



martedì 1 agosto 2017

Un mese con i gemelli

Il 25.07.2017 era la mia DPP, anche se ginecologi ed ostetriche mi avevano spiegato che i gemelli si considerano a termine alla 37esima settimana e dunque avrei dovuto considerare come DPP il 4.07.2017.
Invece a 35+3 mi hanno indotto il parto.



Così i miei bimbi sono nati di otto mesi, 1670 gr lui, 2200 gr lei.
A più di un mese dalla nascita, i miei piccoli hanno recuperato più che bene, prendendo circa 1200 gr ciascuno!


È stato un mese intenso, emotivamente e fisicamente.
Un mese iniziato con sette giorni di ospedale post nascita, divisa tra malessere fisico, la piccola in camera con me, il tiralatte e la TIN, ovvero la terapia intensiva neonatale, distante solo un piano di ospedale ma, nello stesso tempo, praticamente un altro mondo.
Un mese proseguito con lei a casa, l’Alpmarito di nuovo all’estero, lui in TIN a Torino ed io a fare su e giù per stare con entrambi e dare al mio ranocchietto un po' del mio latte e, soprattutto, del mio amore e del mio incoraggiamento.
Senza dimenticare pratiche e burocrazia necessarie a riportalo a casa.
Con il cuore diviso, le lacrime sempre agli occhi, le gambe deboli, la mente colma di pensieri, paure e speranze. Sempre in piedi, sempre attiva, perché chi si ferma è perduto.
Un mese terminato con le sue dimissioni, il viaggio verso casa, io e lui, e una nuova famiglia a cinque che nasceva.

E poi poppate al seno, tiralatte, tiralatte, biberon, biberon, biberon, pannolini, pannolini, pannolini e ancora pannolini.

Perché se c’e una cosa che abbiamo capito subito, mio marito ed io, è che quello che con il primogenito ci era sembrato un periodo duro è stancante, era una passeggiata in confronto a questo.
Lui che mangiava otto volte al giorno (e dunque con minimo otto cambi di pannolino) ed impiegava un’ora intera per ogni singolo biberon, a cui aggiungere tempi di digestione e cambio, lei con sette pasti al giorno, seppur più veloci.
Fate un rapido calcolo, aggiungete tre ore giornaliere al tiralatte e capirete che non rimaneva spazio per null’altro, ne’ di giorno ne’ di notte.

Nello stesso tempo però, è stato stranamente tutto più semplice: sapevamo già che latte, prodotti e pannolini acquistare e dove, come preparare i pasti, cambiare, pesare e far digerire. E molti timori li avevamo già affrontato e gestiti. Abbiamo ripreso la manualità ed il ritmo rapidamente.
E poi non c’era il tempo per dubbi e incertezze e, per me, neppure più per lacrime e malinconia.
Anche perché, in tutto questo, c’era pure lui, il primogenito.
Con i suoi bisogni, i suoi impegni, le sue richieste di attenzioni.
E c’era il cantiere, con materiale da scegliere e ordinare, lavori da fare e coordinare, spese da affrontare e burocrazia da espletare.
Il baby blues che avevo sperimentato i primi tempi dopo la nascita del ricciolino e che temevo, è svanito alle mie dimissioni, inghiottito dall’urgenza di prendersi cura dei miei due piccoli amori, di essere presente, di fare, di curarmi e curarli.
E dalla gioia di averli entrambi sani e a casa.


Dopo un mese e molti grammi, poppate, ml di latte tirato, preparato e somministrato, pannolini, ruttini e nottate come le giornate, il tempo continua a non esserci e  i pasti sono passato rispettivamente a sette per lui e sei per lei. Non esattamente una rivoluzione.
La casa, sempre quella vecchia, è un casino.
Il cantiere edile è ancora un cantiere ed il ricciolino inizia ad accusare il colpo e, se verso i fratellini è attento ed affettuoso, con noi è diventato una sfida continua.
Ma va bene così perché io sono stanca, stravolta e felice.

P.s. E questo anche grazie all’affetto ed all’appoggio che ho ricevuto da parenti, amici e persino semplici conoscenti. Un senso di comunità amica che non mi aspettavo e che mi ha colmato di riconoscenza. 

Anche questo aspetto, come la TIN però, meritano un post a parte.

martedì 6 giugno 2017

L'entroterra sardo: la Domus de Janas di Sedini

Durante il nostro viaggio estivo in Sardegna, oltre a godere del magnifico mare, abbiamo dedicato ampio spazio a incursioni nell'entroterra, facendo piacevolissime scoperte.

Tra queste, la Domus de Janas del Comune di Sedini, Anglona (SS) a cui siamo giunti quasi per caso.



Le domus de janas, ovvero, in lingua sarda, le case delle fate (da quel che ho capito il termine indica infatti le persone minute, piccoline, per cui le strette stanze e corridoi sembrano creati), sono strutture sepolcrali preistoriche, costituite da tombe scavate nella roccia, risalenti al Neolitico (4000-3200 a.c.), spesso unite da corridoi fino a formare vere e proprie necropoli, tipiche delle culture prenuragiche.



Quella presente nel Comune di Sedini, da noi visitata, viene considerata una delle piu' grandi della Sardegna e, soprattutto, è facilmente accessibile perchè si trova nel centro storico del paesino e all'interno di un enorme masso non interrato. Viene infatti detta "la cattedrale delle domus de janas" e gli abitanti del luogo la chiamano "la Rocca".

Nel tempo, la domus de janes di Sedini è stata adibita anche ad usi diversi. 
Nel piano inferiore si vedono ancora le nicchie usate per le sepolture (con tanto di scheletri che hanno attirato il ricciolino), mentre ad uno dei piani superiori, accessibile mediante una stretta scala scavata nella roccia, si puo' vedere come veniva utilizzata, come focolare, nel Medioevo.


All'ultimo piano, usato come abitazione fino agli anni '50, è stato allestito dal Comune (che ha acquistato la struttura e gestisce le visite), un museo etnografico permanente, costituito da due stanze in cui è stato riprodotta una abitazione tipica, con oggetti e utensili utilizzati dal 1700 a poche generazioni fa.

A me ha impressionato molto perchè sono esattamente gli stessi oggetti ed arredi che si trovano nelle vecchie case piemontesi e valdostane, magari abbandonati in cantine o fienili.
Infine, vi è una piccola mostra fotografica sul territorio di Sedini (una stanza).

La visita guidata (spiegazione breve ed essenziale), costa 2,5 Euro a testa: davvero poco!
Il paese, tra l'altro, è caratterizzato da altre abitazioni ricavate nella roccia, visibili con una breve passeggiata nel centro storico.


Insomma, un altro angolo di Italia, in questo caso di Sardegna, da scoprire, che piacerà molto anche ai bambini. Un tuffo nel passato, tra un bagno al mare e l'altro!
Sedini, infatti, si trova a soli 20 minuti di auto (circa 16 km) dal borgo sul mare di Castelsardo, nel nord della Sardegna.

mercoledì 24 maggio 2017

Recita di fine anno: riflessioni di una mamma in equilibrio sul filo.

Nella scuola materna del ricciolino vige una tradizione: la recita di fine anno scolastico è quasi interamente organizzate e svolta dai bambini dell'ultimo anno e dai loro genitori.

In pratica, le maestre preparano comunque una canzoncina o un siparietto da far fare ai bimbi tutti insieme, poi siedono con i piccoli ed i medi e lasciano lo spazio ai "grandoni" ed ai loro genitori, che devono intrattenere la platea per una mezz'ora abbondante almeno.
Infine, tornano in scena le maestre che consegnano i diplomini ai bimbi e si termina con il rinfresco (ciascuno porta qualcosa).

Ora. I pro.
La recita è certamente un momento molto emozionante per i genitori che vi assistono.
E' formativa per i bambini, perchè consente loro di imparare a organizzarsi e fare gruppo, provare a superare blocchi e timidezze, mostrare ai genitori il loro gruppo di compagni.
Inoltre in genere si tratta di piccole scene da imparare e canzoncine e balletti divertenti, dunque è anche un gioco diverso dal solito.

Le maestre, poi, nella nostra scuola sono un vulcano di iniziative, attività e fantasia.
Creano, organizzano, fanno. Tanto, sempre. L'ho già scritto e raccontato (qui, qui e qui, ad esempio, senza dimenticare il Carnevale dei Piccoli).
Quindi, lasciare la recita di fine anno scolastico, a differenza di quella di Natale, in mano ai genitori dell'ultimo anno è anche un modo per ripagarle della fatica fatta e far sentire i "grandoni" protagonisti.
Infine, è un modo per socializzare tra genitori, anche se è un peccato che avvenga alla fine dell'ultimo anno.
Il tutto per dire che capisco l'importanza di questo evento e il motivo di questa tradizione.
Però.

Le criticità ci sono:
Innanzi tutto, bisogna trovarsi, parlarsi e farsi venire una idea originale.
Quest'anno ci è andata bene. Una delle mamme è una maestra delle elementari con molta fantasia che aveva già pensato ad una buona idea ed è bastato seguirla ed appoggiarla. Cosa che io ho fatto subito.
Trovarsi, è un'altra storia: deve essere di pomeriggio dopo la scuola, ovviamente, poichè si usufruisce dei locali della scuola stessa e per rispettare gli orari lavorativi. 
Solo che non tutti escono alle 17 dall'ufficio e possono essere alle 17.30 alle prove.
Non deve essere troppo tardi, dunque non oltre le 18,00 e non dopo cena, altrimenti c'è il problema dei bambini stanchi, di eventuali fratellini/sorelline e del lavoro il giorno dopo.
Ogni giorno della settimana c'è qualcuno che ha una attività sportiva e ricreativa, dunque bisogna turnare i giorni per far partecipare ora l'uno ora l'altro.
Insomma, vi lascio immaginare.

Trovata l'idea e organizzati gli incontri, l'impegno si fa ancor maggiore. 
Perchè di tempo libero, non è che ce ne sia tanto, no?
Un mese e mezzo di incontri settimanali in aggiunta alla vita quotidiana non sono una passeggiata.
Soprattutto se ci metti alcuni genitori.

Va bene, organizziamo la recita e facciamo le prove con i bimbi.
Ma perchè, ditemi, perchè inventarsi ogni volta qualcosa di più, dalla maglietta tutti uguali da dipingere a casa, al disegno da portare, alla registrazione di una intervista, alla foto di gruppo gigante (di cui ho il sospetto che le maestre abbiano le p....e piene) ecc. ecc.
Perchè complicarsi la vita???

A me sembra, a volte, che per alcune mamme questa storia della recita sia troppo importante. Una missione. 
Eppure, se ci pensate, chi di noi ricorda qualcosa di specifico degli anni della materna? Io qualcosa ma non certo le recite o se avevamo la maglietta tutti uguali l'ultimo anno!
E il giudizio di chi guarderà, perchè dovrebbe interessarci? Io davvero non capisco.
Non comprendo dove trovino, queste madri, la voglia ed il tempo di dipingere a casa magliette, scrivere testi per la recita, ordinare foto ecc. ecc.
E perchè non pensare che magari altri genitori hanno impegni lavorativi o familiari più importanti o danno meno peso a queste cose e non hanno voglia di sbattersi così tanto?

Io apprezzo il lavoro altrui, comunque.
Dunque, dopo aver provato a protestare e scoperto che ero in minoranza, mi sono adeguata.
E faccio tutto quel che devo fare, comprese tutte le prove. Ringraziando che ci sono mamme con più voglia e tempo o spirito di sacrificio di me che fanno il grosso del lavoro.

Qui, però, spunta l'altra criticità: i genitori che non vengono MAI o vengono una sola volta e poi protestano perchè si sentono esclusi, perchè i loro figli quel giorno saranno a scuola (e loro a vederli) ma non sono preparati, non hanno fatto nulla, non hanno la maglietta o simili.
Perchè LORO sono impegnatissimi.
Perchè LORO hanno altro da fare.
Perchè LORO non ci tengono (ma i loro figli sì e non è giusto escluderli, mamme cattive che non siete altro, dicono).
Perchè LORO, sai, vanno sempre di fretta.
Perchè LORO non sanno la lingua italiana, le mogli non guidano/non escono senza marito, non è nella loro tradizione culturale/religiosa.

E a me questa cosa fa incavolare. Di brutto.
Soprattutto se si tratta di stranieri che si dice dovremmo integrare.
Soprattutto se qualcuna delle mamme (non io, per fortuna), si fa in quattro per incontrarli, parlare, spiegare, lasciare loro bigliettini con data e ora degli incontri, proporre soluzioni.
Soprattutto se si tratta di genitori che fanno gli insegnanti o i dipendenti pubblici, magari part-time, ed alle cinque, cari miei, sono a casa da un pezzo.
Soprattutto se hanno schiere di nonni a disposizione e mentre noi facciamo gli incontri loro vanno in palestra.

Non te ne frega niente o non puoi davvero?
Va bene. Capisco.
Anche all'Alpmarito non frega nulla e mica lo crocifiggo per questo.
Non venire, non fare. Non è un problema, davvero.

PERO'
NON CRITICARE, non fiatare, non protestare, non presentarti il giorno della recita imponendo la tua presenza, non dire alle maestre che ti hanno escluso, per questo o quel motivo o addirittura per razzismo.Non farlo.

E poi, vogliamo parlare della scarsa coerenza?
"Ho preparato il video ma alcuni bimbi non ci sono. Meglio non proiettarlo, allora, non vorrei che si sentissero esclusi", dice qualche mamma.
"E no, dico io. Noi siamo venute e ci siamo sbattute, ora il video lo proiettiamo e ce ne freghiamo, Punto. Altrimenti non ci vengo io, alla recita."
Un minuto dopo, all'ultimo incontro pre prova generale: "Però a pensarci le magliette tutti uguali almeno per i bambini, DEVONO esserci!" incalza una mamma.
"Sìììì!", approva la maggioranza.
"Scusate, ma prima non discutevate che è brutto escludere i bimbi i cui genitori non si sono mai presentati, per non far pagare loro le colpe dei grandi?"
"Come si sentiranno quel giorno, senza maglietta?" dico io.
Poichè certamente salteranno all'occhio.
"Oh bè, pazienza, facciamole lo stesso" , concludono.

Perfetto, coerente e ragionevole.
Come l'atteggiamento di chi parla di integrazione ed uguaglianza e accoglienza religiosa e poi commenta che sono sempre gli stranieri a non venire!!!

Infine: perchè "genitori dell'ultimo anno" si traduce sempre in "mamme dei bambini dell'ultimo anno"?
I papà, infatti, si scoprono tutti sommersi dal lavoro, si offrono come baby sitter per i fratellini/sorelline o si inventano cuochi di famiglia che devono stare a casa a preparare la cena. Tutto, pur di non partecipare attivamente. 
Alpmarito compreso.
Il quale, però, probabilmente alla fine sarà quello che canterà e reciterà al fianco del ricciolino visto che la prossima eco me l'hanno fissata giusto quel giorno. Anche se le prove le ho fatte io.
Non so se ridere o piangere.





martedì 16 maggio 2017

Mamma avvocato in cucina: farinata di ceci e...millefoglie ai savoiardi

Da un paio di sabati a questa parte il ricciolino mi chiede di pasticciare un pò insieme in cucina.
Così sabato scorso, aperta la dispensa e trovata mezzo chilo di farina di ceci ancora sigillata, ho pensato fosse il caso di provare a preparare la classica farinata per pranzo.

Ovviamente, non conoscendo la ricetta, non sapevo che tutti consigliano di lasciare riposare il composto  4/5 ore, per poi "schiumarlo", e io però avevo solo un'ora e mezza e, soprattutto, non riuscivo a trovare risposte alla domanda: perchè dovrebbe stare a riposo così tanto?

Ho quindi deciso di provare abbreviando l'attesa.

Vi dirò, il risultato ci ha stupiti in termini di gusto e la semplicità della preparazione è talmente elevata che non posso che condividere con voi la ricetta.
In fondo, andiamo sempre tutte di fretta, vero?



Ingredienti

300 gr di farina di ceci
900 ml di acqua tiepida
Un cucchiaio di olio d'oliva
Sale fino, quanto volete

Procedimento

Versate la farina in una terrina, poi aggiungete l'acqua poco per volta, mescolando con la frusta a mano, fino ad ottenere un composto liquido senza grumi.
Coprite (io ho usato un panno) e lasciate riposare il tempo che avete. Nel mio caso, mezz'ora/45 minuti.
Se dopo l'attesa si è formata della schiuma (a me no), toglietela con l'apposito attrezzo (che io non avevo, dunque è andata bene così).
Aggiungete il cucchiaio d'olio e sale fino quanto ritenete, a seconda dei vostri gusti e di ciò con cui progettate di mangiare la farinata (da sola o con affettati o formaggi ecc.), mescolando ancora con la frusta.

Prendete una teglia dai bordi un pò alti (io ho usato due tortiere) e mettetvi la carta forno.
Versate il composto liquido e infornate.
ATTENZIONE: la farinata non deve risultare spessa, quindi curate di avere uno strato sottile di liquido, non più di mezzo centimetro. 

La cottura deve avvenire ad alta temperatura, quindi forno a 250° gradi, se possibile.
Avendo due tortiere di composto, io ho alternato la parte alta e bassa del forno tra le due, lasciandole circa 15 minuti sotto e 20 minuti sopra.

Ecco il risultato.


La crosticina dorata che caratterizza la farinata è venuta bene ed è piaciuta a me ed all'Alpmarito, mentre il ricciolino l'ha accuratamente tolta prima di mangiare. Tuttavia il resto gli è piaciuto.
Insomma, un successo!

N.B. Consumatela ben calda e comunque appena sfornata!

I due triangoli che abbiamo avanzato, mangiati a cena, non erano infatti altrettanto buoni.

***


Ovviamente, avendo deciso di cucinare, io e il ricciolino non ci siamo limitati alla farinata, NO!!!!
Abbiamo preparato anche il dolce per la sera: millefoglie con crema pasticciera fatta in casa.

La ricetta della crema è la stessa che avevo spiegato qui, con la differenza che questa volta non ho messo nessun liquore (Marsala o Cognac) e, a mio parere, è venuta ancor più buona.
Il ricciolino poi, si è divertito un mondo a sbattere le uova, mescolare e.....assaggiare la crema!!!



Infine, dal momento che la quantità di crema preparata era il doppio di quanto necessario per gli strati di pasta sfoglia che avevamo comprato, ho disposto in un piatto una fila di biscotti savoiardi (non inzuppati nel caffè, visto che l'avrebbe mangiata anche il ricciolino), sparso la crema e poi proseguito con un'altra fila di biscotti sopra, per tre volte.


Ebbene: il ricciolino è impazzito per la millefoglie ai savoiardi, che gli è piaciuta molto più di quella tradizionale!!!
Purtroppo, però, non ho pensato di fotografarla.